Anno I, Numero 0 (140), Novembre 2008 - In attesa di Autorizzazione del Tribunale di Torino - Stampa Artale
Anno I, n. 0 (140) - 4 Novembre 2008
, Conservate il Fogliaccio aiuta la memoria!
4 Novembre 2008 ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Sciopero del 7 novembre
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Elezioni RLS
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Su la testa
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Precariato
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Opporanza e maggiosizione
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Colpisci il malato
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Giù le mani da diritti e stipendi
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Trattativa decentrata
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Formazione del personale
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Piano occupazionale - RSU
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Libro verde e le donne
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Le mani sui parchi
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DOMENICO AMATO CARLO BOGLIETTI NICOLA FRANZESE RAFFAELE MADARO GINO MISURACA MIMI’ SCIORTINO LALLA SPIONE
La redazione del Fogliaccio ha sede presso l’Ufficio Sindacale C.G.I.L. - Ente Regione Piazza Castello, 153 - Torino - Tel. 011.530263. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
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SCIOPERO ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SINDACATI DIVISI, LAVORATORI UNITI E’ arrivata, mentre scrivo, la notizia della firma di CISL e UIL del protocollo Brunetta sul rinnovo dei contratti e sul modello contrattuale del Pubblico Impiego. La notizia mi colpisce (come penso abbia colpito tutti voi) ancor più se penso alla straordinaria giornata vissuta oggi 30 ottobre, con centinaia di migliaia di giovani, studenti, insegnanti, famiglie in piazza contro il decreto Gelmini e per una vera riforma della scuola e dell’università. Una straordinaria giornata per la Democrazia del nostro martoriato Paese, una giornata di unità. In una giornata così Bonanni e Angeletti, accompagnati da segretari di categoria silenti e rassegnati hanno fatto un po’ di “ammuina” (circa 10 minuti) e poi, alla fine, l’hanno firmato, l’accordo-truffa. 70 euro medi lordi - tutto compreso - di aumento, nessuna certezza sulla restituzione del maltolto ai fondi per la contrattazione decentrata e una definitiva certezza: i lavoratori pubblici saranno, dal 1° gennaio del 2009, più poveri economicamente e con meno diritti. Questa, ridotta all’osso, la sostanza. Si chiuderebbe così il tragico cerchio disegnato intorno al lavoro pubblico. La lotta ai “fannulloni” del brevilineo ministro si è svelata infine per ciò che era fin dal primo momento: l’attacco alla condizione economica, professionale, sociale di 3 milioni e 600 mila lavoratrici e lavoratori. Siamo sempre più convinti, pertanto, di essere nel giusto quando affermiamo che l’obiettivo del governo, di riduzione e smantellamento del welfare pubblico, universale e solidale sta passando attraverso il degrado della qualità e la riduzione a servitù dei lavoratori pubblici, che del welfare e della sua riforma sono fattore decisivo. Decurtazioni dello stipendio per assenze varie, dalla malattia ai permessi all’assistenza ai congiunti handicappati (siamo quasi alla barbarie!), cancellazione del diritto al parttime, arresti domiciliari per chi è costretto a casa dalla malattia, fine della stabilizzazione dei precari e poi, ancora, cancellazione della contrattazione nazionale e decentrata, funzione poliziesca affidata alla Corte dei Conti, eliminazione di fatto delle rappresentanze democratiche dei lavoratori pubblici, gabbie salariali travestite da federalismo contrattuale, divieto di iscrizione al sindacato per la dirigenza e riconquista del dominio dei partiti sulla gestione della cosa pubblica. Il tutto imperniato su una politica di tagli draconiani alle risorse per la salute, l’assistenza, l’istruzione e, in genere al welfare regionale e locale. Stiamo parlando di questo e non altro. Ma a tutto ciò non ci rassegniamo, non dobbiamo rassegnarci: i lavoratori pubblici debbono rialzare la testa, sconfessare la scelta incomprensibile di CISL e UIL di rinunciare alla loro funzione di difesa e rappresentanza e scendere in piazza, spiegando a tutti i cittadini le vere intenzioni del governo e di Brunetta. Noi non rinunciamo al Contratto nazionale di lavoro, non vendiamo i lavoratori per un piatto di lenticchie. Noi pensiamo sia ancora possibile battere questa politica. Lo potremo fare, intanto, se il 7 novembre le lavoratrici e i lavoratori diranno un deciso e sonoro NO, scioperando e partecipando alla manifestazione che abbiamo indetto. A chi chiede: “ma cosa fa il sindacato?” possiamo solo rispondere che il sindacato, che la CGIL dovrà impegnarsi a guidare e sostenere un grande movimento di protesta e di proposta per ridare dignità al lavoro pubblico e speranza di cambiamento ai cittadini. Arrivederci in piazza venerdì 7 novembre, spero di ritrovarvi tutti lì. Salvatore Chiaramonte Segretario Generale FP Piemonte ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
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Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza
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E' tempo di votare Le delegazioni sindacali e di parte pubblica hanno sottoscritto un accordo decentrato che consente, dopo più di 10 anni, di indire nuove elezioni dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS) dell’Ente Regione. Si voterà il 25 e il 26 novembre. Ciascuno di voi riceverà il certificato elettorale con l’indicazione del seggio elettorale. Viste le innumerevoli sedi regionali esistenti, il territorio è stato suddiviso in 21 collegi: 14 collegi saranno a Torino e provincia e 7 collegi per le rimanenti province piemontesi. Come nel 1996, verrà presentata una lista unica per CGIL- CISL e UIL con l’indicazione di 1 candidato per singolo collegio. Ciascun elettore dovrà votare esclusivamente il rappresentante del proprio collegio. Le liste elettorali con gli elenchi nominativi dei candidati saranno pubblicate sulla intranet regionale dal 12 novembre. Possono votare tutti i dipendenti a tempo indeterminato (di categoria-dirigenti-direttori) che si presenteranno al seggio con il certificato elettorale. La regolarità delle elezioni sarà garantita da una Commissione elettorale che avrà, fra l’altro, il compito di ufficializzare il risultato che verrà reso pubblico, secondo quanto concordato con l’Amministrazione, nei primi cinque giorni di dicembre. E’ importante votare perché è l’unica opportunità concessa dalla normativa per salvaguardare, tramite i nostri rappresentanti, la sicurezza sui luoghi di lavoro. Dopo i fatti della Thyssenkrupp o le innumerevoli “morti bianche” nei cantieri di lavoro, sembra di poco conto una rivendicazione per la sicurezza in un luogo di lavoro che non comporta spostamento di carichi ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
manuali o contatto con sostanze pericolose. Ma anche se meno immediati ed evidenti, i rischi sono presenti anche nei nostri uffici: una scorretta postura al video terminale o la collocazione in un locale poco illuminato, rumoroso o inospitale, può causare a molti di noi problemi di vista o di dolori articolari. Senza contare poi che per salvaguardare la nostra salute non è sufficiente tutelare la sicurezza fisica, ma occorre porre attenzione anche all’integrità psicologica. Non lasciamoci sfuggire questa opportunità. Esercitiamo il nostro diritto di voto a tutela della nostra sicurezza sul lavoro. Nadia Bonsignore
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SU LA TESTA Brunetta: “Abbiamo avviato l’operazione trasparenza sull’assenteismo nella Pubblica Amministrazione. Il risultato è stato un crollo dei finti malati. Non è la soluzione di tutti i mali, ma è un passo in avanti.” Ma un passo in avanti verso dove? I monologhi del ministro hanno dell’incredibile e soprattutto Lui è come Dio, ovunque e in ogni luogo. Quotidiani, settimanali, televisioni. E parla sempre e sempre da solo o con interlocutori che gli danno ragione, che è come parlare da solo. Ma torniamo alla domanda, verso dove? Gli arresti domiciliari. Dalle 8 alle 8, in ufficio o a casa se si è malati. Forse in gioventù Brunetta, oltre ad essere stato un socialista era una guardia carceraria. Pare un ossesso. Tutti in prigione, passando prima da un tornello. Ma in prigione a fare cosa, non è problema suo. Non conta cosa fai o come lo fai, l’importante è inchiavardarti. Vorrebbe buttare anche la chiave, ma per ora non sa come. Il lavoro pubblico come punizione e Lui fuori a inaugurare tornelli. Sono diminuiti i tempi d’attesa per una visita in ospedale? Sono diminuite le code agli sportelli? Gli uffici hanno smaltito le pratiche in arretrato? I cittadini non vagano più smarriti da un ufficio all’altro cercando di capirci qualcosa? Non ci pare. Ma tutti siamo ben chiusi dentro. Malati compresi. Il popolo plaude. Le Amministrazioni (anche di centro-sinistra) fanno a gara per essere più Brunetta di Brunetta. I dirigenti (alcuni) mandano sub-circolari per vietare la pausa caffè. E’ arrivato il tempo di reagire. Non possiamo più assistere quasi storditi a tutto questo. E’ chiaro che i fannulloni di cui sbraita Brunetta siamo noi? “Punirne uno per educarne cento” anche così si è espresso il Ministro, citando uno slogan delle brigate rosse. Ma chi è stato punito? I malati, chi assiste i propri familiari non autosufficienti, le donne. Ci pare che la citazione oltre ad essere inopportuna è sbagliata. Nella sua foga ha colpito le categorie più deboli che le leggi e i contratti tutelano. E poi ha colpito la maggioranza dei dipendenti pubblici che da sempre lavorano con dedizione, cercando di arginare lo strapotere di una politica che spesso fa un uso privato della “cosa pubblica”. Il fannullone assenteista vive beato, deve solo fare lo sforzo al mattino di passare il tornello. La CGIL che non si è genuflessa, ricevendo in cambio dal Ministro un’altra famosa citazione “Me ne frego!”, ha proclamato gli scioperi regionali, per il nord venerdì 7 novembre. A Torino è prevista una manifestazione con corteo. Tutti dobbiamo essere in piazza quel giorno, la nostra protesta dovrà essere così forte da arrivare fino a Roma. Parafrasando uno slogan degli studenti: L’INDIFFERENZA UCCIDE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, ALZIAMO LA TESTA! Mafalda
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Precariato
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NON E’ UN PAESE PER GIOVANI Sapevamo che il Governo non amava i precari, né quelli privati, né quelli pubblici e che i processi di stabilizzazione nelle Amministrazioni Pubbliche, avviati in questi anni in base alle norme delle Finanziarie 2006 e 2007, sarebbero stati in pericolo. E puntualmente Brunetta ha colpito. Un emendamento alla Finanziaria cancellava con un colpo di spugna ogni possibilità di stabilizzazione. Tutti a casa a fine anno. La forte azione di contrasto sviluppata dal sindacato, in particolare della CGIL, ha determinato una parziale modifica di quel testo, stabilendo che la soppressione delle misure delle Finanziarie 2006 e 2007 entrerà in vigore dal 1 luglio 2009. Inoltre entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge, tutte le Amministrazioni dovranno inoltrare al Dipartimento della funzione pubblica gli elenchi dei precari a tempo determinato in possesso dei requisiti per la stabilizzazione, il numero degli idonei da assumere, l’indicazione delle procedure concorsuali svolte. Entro 120 giorni dalla data di approvazione, con apposito decreto Brunetta saranno stabiliti i criteri e le modalità mediante i quali le amministrazioni potranno derogare al limite temporale del 1 luglio 2009, mantenendo in servizio il personale precario. Nonostante l’apertura ottenuta, permangono molti dubbi sulle finalità di questa operazione: - Migliaia di precari saranno comunque espulsi. Il termine del 30 giugno non consente infatti di recuperare coloro per i quali è stata prevista una stabilizzazione scaglionata nel tempo. In particolare i più colpiti rimangono i cococo e i somministrati, per i quali la soppressione delle norme speciali evidenzia da subito la drammaticità della loro situazione. - Si opera una lesione dell’autonomia legislativa ed organizzativa delle Regioni e delle Autonomie Locali, entrando nel merito delle procedure concorsuali e selettive messe in atto dagli enti. Infatti la Regione Toscana è partita con un ricorso. In Regione Piemonte il percorso di stabilizzazione è stato avviato con molto ritardo ed ha prodotto un accordo timido e parziale. La superficialità di alcune sigle sindacali (qualcuno ancora oggi confonde i cococo con i consulenti) e l’indifferenza, per non dire la contrarietà dell’Assessore Peveraro, hanno lasciato la CGIL a farsi carico, praticamente sola, del problema. Il 7 novembre sarà una giornata di lotta con e per i precari. Questa generazione che da anni lavora nei nostri uffici è il futuro di questo Ente e del sindacato. Non possiamo e non dobbiamo dimenticarcelo. P.S. Sempre più forti sono le voci di una leggina a fine legislatura per “sistemare” i portaborse dei gruppi consiliari e delle segreterie degli assessori. I precari e la CGIL aspettano al varco! Lalla Spione
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Opporanza e maggiosizione Non parliamo di destra o di sinistra. Ormai sembrano termini archeologici. Guardiamo a ciò che sta accadendo nella Pubblica Amministrazione. L’attuale guerra ai fannulloni-assenteistipubblici dipendenti, se ha le madri naturali nel governo Berlusconi e nel ministro Brunetta, ha la paternità spirituale nelle campagne di denuncia di Pietro Ichino contro i “nullafacenti”. Per condurre meglio la sua guerra, Ichino è stato portato in Parlamento dal Partito Democratico. Il quale partito, una volta all’opposizione, non si è opposto al gioco propagandistico di Brunetta. Tutt’al più ha espresso, con la ministra ombra Lanzillotta, qualche critica al troppo energico metodo brunettiano. Le differenze l’hanno colte in pochi. Guardiamo a ciò che accade nella nostra piccola realtà regionale. La Giunta si è allineata alla filosofia di Brunetta, e se neanche una qualche timida riserva è stata espressa a mezza voce è perché, sotto sotto, maggioranza e minoranza regionale plaudono al nuovo corso. Ma anche perché ben altro bolle in pentola. La riorganizzazione dell’Ente è in pieno svolgimento. Si tratta di riplasmare tutte le strutture e soprattutto gli incarichi dirigenziali. Grazie ai nuovi meccanismi introdotti con la legge regionale 23 del 28 luglio scorso, che lasciano le decisioni organizzative in mano alla Giunta e all’Ufficio di Presidenza del Consiglio, si può imperversare a piacimento. Abolendo alcune strutture, accorpandone altre, sostituendo dirigenti sgraditi con altri più graditi. Va bè, facendo finta di stabilire regole e fondamenti “scientifici” alle proprie decisioni. Approvando per esempio i “Criteri e le modalità per il conferimento e la revoca degli incarichi dirigenziali”. Oppure affidando alla società Praxi la “pesatura di n. 146 posizioni dirigenziali...”. Fumo. Ormai anche il più sprovvedu○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
to dei dipendenti regionali ha capito come agisce chi ci governa. Chiunque esso sia o sia stato negli ultimi anni. L’abbiamo detto altre volte. La separazione delle funzioni amministrative da quelle politiche è morta e sepolta. Lo spoil system è il credo unico. L’ingerenza politica, anche negli atti apparentemente più innocui, è pane quotidiano degli amministratori. I dirigenti e i funzionari sono esautorati da stuoli di consulenti di fiducia. Le regole scritte sono carta straccia, perché tutto può essere falsamente motivato e niente deve essere giustificato. Nomine in testa. L’attuale maggioranza di centro sinistra ha rafforzato le basi di questo sistema. Ora è all’opera per trarne i frutti. La Giunta Ghigo in dieci anni aveva picconato la struttura della Regione. La Giunta Bresso ha portato a termine la demolizione. L’attuale opposizione di centro destra pregusta il momento in cui sarà di nuovo il suo turno. Mad
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4 Novembre 2008
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133: UNA LEGGE INGIUSTA
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COLPISCI IL MALATO Nell’ultimo numero del Fogliaccio, quello di luglio, abbiamo commentato gli articoli del Decreto 112 (Decreto Tremonti), ispirati da Brunetta, che ci riguardavano come dipendenti pubblici. Nonostante le proteste del sindacato e dei lavoratori, quel decreto è diventato legge. La legge 133. A furor di popolo vogliamo ritornare su uno di quegli articoli, il 71 : “Assenze per malattia e per permesso retribuito”. Tutti sappiamo di cosa si tratta. Ai dipendenti pubblici, per i periodi di assenza per malattia, qualunque sia la durata, nei primi dieci giorni di assenza viene detratta una quota di salario accessorio. Vengono escluse le malattie per infortuni sul lavoro o per cause di servizio, ricoveri ospedalieri e le assenze per patologie gravi che richiedono terapie salvavita. Per quanto riguarda i permessi retribuiti sono esclusi dalle decurtazioni, esplicitamente, i congedi per maternità anche anticipata, quelli per paternità, i permessi della Legge 104/92 per i soli portatori di handicap grave, i permessi per lutto e quelli per le funzioni di giudice onorario. Alla legge sono seguite circolari di Brunetta, della Regione Piemonte e della Conferenza delle Regioni. In un crescendo caotico e burocratico di interpretazioni, passi avanti e passi indietro. La sostanza però non è cambiata. L’obiettivo evidente di Brunetta di colpire il lavoro pubblico, fregandosene di leggi e contratti, ha trovato le Regioni, a cominciare dalla nostra, mere esecutrici degli ordini impartiti da Roma. La stessa nota della Conferenza delle Regioni, nella sua ragionieristica elencazione di quali voci del salario accessorio siano da decurtare o meno, ci è parsa timida e scontata. Non un rigo di critica. Eppure grazie al lavoro di tanti pubblici dipendenti la baracca va avanti. Eppure la ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
nostra Regione, quando vuole, fa la voce grossa. Il ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto (ormai legge) Gelmini, ne è la prova. Per parte nostra abbiamo chiesto di discutere preventivamente l’ennesima circolare, predisposta dalla direzione del Personale della Giunta. Cercheremo di limitare i danni, ma non può bastare. Il nostro obiettivo è che, insieme alle altre nefandezze contenute nella Legge 133, l’articolo 71 sia cancellato. Non sarà facile, né a breve termine. Lo sciopero del 7 novembre non è che l’inizio di una lunga stagione di proteste. Paperina
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133: UNA LEGGE INGIUSTA
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GIÙ LE MANI DAI DIRITTI E DAGLI STIPENDI! Berlusconi aveva giurato che non avrebbe messo le mani nelle nostre tasche. Brunetta aveva promesso di fare la guerra ai fannulloni del pubblico impiego. Falsi più di Giuda! Il governo fa la guerra a TUTTI i dipendenti pubblici e colpisce tutti – buoni e cattivi – alla stessa maniera. Per stanare gli assenteisti usa indiscriminatamente il napalm, decurtando il salario di chiunque si assenti per malattia, ogni volta che si ammala. Ne colpisce cento per educarne uno! Anche chi ha sempre fatto il suo dovere ed è sempre stato in ufficio, alla prossima influenza pagherà dazio. Ce ne accorgeremo presto, appena le decurtazioni saranno operativamente effettuate, di quanto può diminuire il nostro già falcidiato stipendio mensile. L’opinione pubblica è soddisfatta? La stampa esulta al prodigioso abbattimento statistico dell’assenteismo?
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Sono cifre drogate: moltissimi colleghi stanno sacrificando giornate di ferie e di permessi per evitare le decurtazioni. Ci stanno togliendo - a colpi di legge - diritti conquistati con i contratti nazionali. Stanno operando un taglio alla spesa pubblica, diminuendo gli stipendi di tutti, altro che degli assenteisti! Dobbiamo levare la nostra voce. Brunetta e Tremonti devono rimangiarsi la loro legge. Chiameremo tutti i dipendenti regionali a manifestare, a partire dello sciopero del 7 novembre, e poi - con il cedolino in pugno - il primo mese che agli stipendi saranno applicate le decurtazioni. E lo faremo tutti i mesi finchè non sarà ritirata questa norma ingiusta. Chi non verrà a manifestare, sta dalla parte di Brunetta. E prima o poi, si ammalerà anche lui. Spartacus
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Trattative con l’amministrazione
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ANCORA NEBBIA Lunedì 6 ottobre si è svolto l’incontro tra l’assessore Peveraro, la RSU e CGIL CISL UIL. Successivi incontri tecnici si sono tenuti il 16 ed il 23 ottobre. Dei temi proposti nella Piattaforma RSU, alcuni possiamo considerarli positivamente archiviati: - l’incentivo all’uso del mezzo pubblico, che sarà operativo a partire dal prossimo 1 dicembre (abbiamo richiesto di estenderlo agli Enti strumentali della Regione); - l’accordo per le elezioni RLS, in base al quale si andrà al voto il prossimo 25 e 26 novembre; - l’integrazione del Piano Occupazionale 2007-2009, con la assunzione da alcune graduatorie di concorsi pubblici e l’attuazione della seconda tranche della progressione verticale C-D. Altri temi sono stati accantonati per l’improvvisa indisponibilità politica ed economica dell’assessore Peveraro, come la questione della risoluzione anticipata del rapporto di lavoro. Un parziale spiraglio sta nella ipotizzata riproposizione, nella legge finanziaria regionale, di una norma analoga a quella prevista nella legge statale 133 (chi ha 35 anni di anzianità potrà rimanere a casa con il 50% dello stipendio fino ai 40 anni, per poi ricevere la pensione). Poi ci sono argomenti su cui si tratta di concludere discussioni già impostate. Ad esempio sulle nuove tipologie di part-time, o sul protocollo per la formazione del personale di cui parliamo in altro articolo. Rimangono aperte le questioni più significative, soprattutto dal punto di vista economico. Per le progressioni orizzontali – l’Amministrazione (Giunta e Consiglio) ha fornito le seguenti cifre: - i dipendenti che hanno il requisito per la progressione (con due anni maturati nella attuale posizione) sono 485 nella categoria B, 402 nella categoria C e 970 nella categoria D; - quelli che non hanno i due anni sono 48 nella categoria B, 44 nella categoria C e 98 nella categoria D; - gli apicali (ovvero quelli che sono nella più alta posizione economica di ciascuna categoria, ovvero B7, C5 e D6) che non possono effettuare la progressione sono 31 nella categoria B, 195 nella categoria C e 515 nella categoria D; ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
- i costi ipotizzati per il 100% degli aventi diritto ammontano a euro 210.000 per la categoria B, 304.000 euro per la categoria C e 1.600.000 euro per la categoria D. Al di là dei numeri elencati, a parere dell’Amministrazione, le nuove disposizioni nazionali non consentono più di effettuare la progressione economica per tutti, nemmeno a scaglioni come successo finora: qualcuno dovrà rimanere fermo. Per noi tale soluzione è inaccettabile. Il bello è (!!!) che non c’è la copertura economica per attuare le progressioni. La disponibilità attuale è limitata a quanto disposto dal CCNL per la contrattazione decentrata, ovvero 520.000 euro sulle risorse stabili, 781.000 euro sulle risorse variabili più circa 400.000 euro provenienti da economie del fondo attuale. Infine c’è tutta la questione delle posizioni organizzative, da affrontare per intero. Secondo l’assessore Peveraro potrà essere discussa dopo la nomina dei dirigenti di settore. Abbiamo evidenziato, in modo netto, che l’argomento è oggetto di contrattazione e che non saremo assolutamente disponibili a stravolgimenti dell’attuale assetto. Abbiamo già detto che il giudizio che diamo come CGIL non è - ad oggi - positivo. Per la prima volta, si profilerebbe un contratto decentrato senza risorse aggiuntive messe a disposizione dall’Amministrazione. Non possiamo credere che sia così. Le soluzioni ci sono.
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Piano di formazione del personale
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Un passo avanti e mezzo indietro Con un po’ di ritardo rispetto agli anni precedenti, si è avviato il conf r o n t o t r a A mmi n i straz i on e ed OO.SS.-RSU per la predisposizione del Piano di Formazione del personale per il 2009. La proposta dell’Amministrazione per i prossimi anni contiene alcune novità. In parte di tipo formale-organizzativo, come il passaggio dell’attività formativa dall’anno scolastico all’anno solare. In parte di tipo concettuale-organizzativo, come la semplificazione dei contenuti formativi da quattro a due soli segmenti, definiti delle conoscenze e delle capacità. Inoltre si punta allo sviluppo della formazione-obiettivo, della formazione linguistica individuale, della formazione d’ingresso per i neo-assunti, del formazione al ruolo dirigenziale, della formazione nell’area tematica della sicurezza e dell’ambiente, e infine della formazione per il personale precario. Va dato atto che l’impostazione della proposta tiene conto delle considerazioni critiche e dei suggerimenti più volte avanzati da parte sindacale e della RSU. In particolare per sostenere l’esigenza di un maggior nesso tra attività formativa e realtà lavorativa all’interno dell’Ente. Un più forte impegno in questa direzione si può considerare senz’altro un passo avanti, fermo restando che dalle parole ai fatti il cammino è ancora lungo. Ma cosa non ci convince? Il documento “strategico” (presumibilmente redatto da qualche società di consulenza) presentato alla conferenza dei direttori regionali il 26 giugno scorso e allegato alla proposta di Piano di formazione. Questo tipo di documenti a noi fa venire l’orticaria, in○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
nanzitutto per il suo linguaggio tecnocratico, infarcito di ideologia e di termini anglosassoni: il “latinorum” degli ultimi decenni, buono per abbindolare le persone semplici. Ma ci provocano allergia anche i contenuti, adattabili a qualsiasi situazione e che invece vengono rappresentati come prodotti su misura per la realtà del committente. Contenuti che dicono in modo complesso quello che si potrebbe spiegare con poche, chiare parole, Che offrono l’acqua calda come la più recente delle scoperte. Chiederemo lo stralcio di questo documento: abbiamo tempo per discutere del metodo e del merito.
MI È STATA PROPOSTA UNA ESPERIENZA FORMATIVA EMOZIONALE OUT-DOOR
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PIANO OCCUPAZIONALE Nell’incontro politico del 6 ottobre tra l’assessore Peveraro, Amministrazione ed RSU categorie, abbiamo registrato un passo in avanti sul fronte del piano occupazionale. E’ stata data via libera all’apertura della graduatoria per la progressione verticale C-D per altri 49 colleghi, che quindi firmano in questi giorni (il 3 novembre) il nuovo contratto individuale di lavoro. Abbiamo ripreso dunque il cammino che, però, non è ancora concluso. Manca all’appello la restante quota di 24 idonei ancora in graduatoria, ma per la prossima tornata chiederemo che, insieme a questi, siano inquadrati in categoria D anche i residui 15 colleghi risultati idonei alla selezione. La procedura per la selezione da B a C viceversa non registra novità. Ad oggi non è ancora stata costituita la commissione e, a questo punto, ci auguriamo che la prova scritta possa essere svolta nella seconda metà di gennaio 2009, dopo le vacanze natalizie (sempre che, nel frattempo, un ministro a caso non le abolisca!) per dar tempo alle colleghe ed ai colleghi di proseguire la preparazione, approfittando della pausa per le festività di fine anno. In ultimo, ma non per questo meno importante, è confermato l’utilizzo di alcune graduatorie di concorsi pubblici in scadenza entro la fine di quest’anno: entro dicembre saranno quindi assunti 2 laureati in scienze agrarie, 2 laureati in ingegneria/architettura e finalmente sarà esaurita la graduatoria del concorso per categoria B, assumendo le ultime 7 candidate idonee.
Altre novità nella RSU L’assemblea RSU, svoltasi il 28 ottobre scorso, ha registrato numerose novità. Alcuni rappresentanti, neo dirigenti dal 1° settembre, hanno dovuto lasciare il loro posto: Salvatore Femia, Salvatore Scifo e Raffaele Madaro. Nominato segretario del CRAL, anche Michele Ceruzzi ha rassegnato le dimissioni. Al posto dei 4 rappresentanti uscenti sono subentrati Riccardo Daniele e Giuseppe Tinnirello per la CISL, Francesca Giordano e Michele Marino per la CGIL. L’assemblea ha quindi eletto la nuova de-
legazione trattante, che è così composta: Domenico Amato, Alberto Crosio, Nicola Franzese, Gino Misuraca, Gianfranco Termini per la CGIL; Mauro Accornero, Italo Colombo, Davide Novara e Patrizia Suman per la UIL; Patrizia Della Morte, Alessandro Ferrero e Adolfo Melignano per la CISL; Anna Maria Arena per RDB; Mauro Carboneris per CSA-CIU. Infine la delegazione trattante ha designato al proprio interno, come coordinatore, Domenico Amato.
“Moglie, buoi (e impiegati) dei paesi tuoi” Così recitava un proverbio. Ma tutto evolve, quindi aggiorniamolo aggiungendo l’auspicio che anche l’aspirante dipendente pubblico sia territorialmente corretto, un funzionario a marchio DOP, magari per rivolgersi in dialetto stretto ai propri concittadini. Sembra essere questa la lettura di un recente emendamento al disegno di legge sulla delega al Governo in materia di lavori usuranti e di riorganizzazione di enti, misure contro il lavoro sommerso e norme in tema di lavoro pubblico e di controversie di lavoro. Nonostante siano già stati sventati recenti tentativi di avviare concorsi padani, non sembra cessare questa voglia di affermare scampoli di federalismo ad ogni costo, per confermare che in materia si naviga a vista. La norma in questione prevederebbe di valutare quale titolo preferenziale, in caso di parità nella graduatoria finale, la qualità di risiedere nella ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
regione che ha bandito il concorso. Tale assunto vìola i diritti di libera circolazione e residenza dei Cittadini della Comunità Europea garantiti dalla nostra Costituzione e dal Trattato dell’Unione. E ciò basterebbe per chiederne la cancellazione. Va rilevato inoltre che esistono già titoli preferenziali basati su parametri oggettivi (età, carichi familiari, handicap, ecc.). Sinceramente non si sente la necessità di aggiungere un ulteriore criterio “territoriale”. Piuttosto, l’essere troppo vicini rischia di annacquare la già debole imparzialità che dovrebbe essere garantita, magari inducendo a valutare identicamente candidati che poi occuperanno posizioni diverse in graduatoria grazie appunto alla “vicinanza”. Con buona pace delle coscienze degli esaminatori che a questo punto non dovranno attribuire valutazioni palesemente ingiuste, potendo semplicemente lasciare la costruzione della graduatoria nelle mani del domicilio.
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BERLUSCONI, TREMONTI, GELMINI E BRUNETTA PARLANO ALLE DONNE
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Il silenzio sarebbe d'oro La situazione politico economica e sociale del nostro Paese è grave. Questo Governo sta smantellando il sistema sociale attuale, prefigurando un modello dove si riducono i diritti. Con la Legge 133/2008 e con il Decreto 137/2008, presentato alle Camere, abbiamo visto materializzarsi una vera e propria politica che attacca il sistema di formazione pubblica e realizza una vera politica antifemminile. Gli attacchi sistematici nei confronti dei dipendenti della pubblica amministrazione sono volti a demolire il sistema pubblico a vantaggio del privato. Le donne nel pubblico impiego sono vittime di una cattiva letteratura, secondo la quale hanno scelto la P.A. soprattutto per avere più tempo da dedicare alla famiglia anche accontentandosi di una retribuzione inferiore e minore prospettiva di carriera. Secondo questa immagine, il personale donna non sarebbe un fattore di innovazione, ma di resistenza al cambiamento. La nostra idea è esattamente contraria. Le donne sanno unire una forte specializzazione professionale ed una costante attenzione al fattore umano, sono abituate alla gestione della complessità, sono più orientate ai bisogni delle persone, sanno utilizzare le nuove tecnologie. Il Governo con questi provvedimenti sta mettendo concretamente in discussione l’impianto dell’istruzione pubblica che come sappiamo è tra i più alti in Europa, ma al tempo stesso, si sta colpendo il ruolo delle donne nella società e quella eman○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
cipazione conquistata attraverso decenni di lotta sia da noi che dalle nostre madri. Il Libro verde del Ministro del Welfare, insieme ai provvedimenti messi in atto dal Governo, produrranno un danno enorme che sarà impossibile recuperare. Nel giro di una generazione si stravolgeranno in peggio gli attuali assetti sociali aumentando il divario tra i cittadini e le cittadine. Serve oggi, più che mai, un intervento di noi tutte come azione di controinformazione. Ne parliamo insieme alla Consigliera Regionale di Parità Alida Vitale Lunedì 10 novembre dalle ore 9,30 alle ore 13,30 presso il salone “Pia Lai” Via Pedrotti 5 a Torino Laura Seidita Segretaria CGIL Piemonte
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IL TESTO UNICO IN COMMISSIONE
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LE MANI SUI PARCHI Un vecchio e un bambino, la ricordate la canzone di Guccini dove un vecchio pensa tristemente ai “miti passati”? Questa è un po’ la sensazione che si ha leggendo il DDLR sui parchi attualmente in Commissione ambiente e alcuni altri atti che la Giunta ha assunto in questi ultimi mesi. Per anni la politica dei parchi in Piemonte è stata copiata e invidiata in tutta Italia. La Regione ha, dagli anni settanta, istituito decine di aree protette gestite da ventinove enti strumentali. Questi enti con un bilancio e organi politici propri hanno cercato di gestire al meglio il territorio. Nel corso degli anni ci si è resi conto che ogni parco tendeva ad andare per conto proprio, con notevoli diversità di applicazione delle norme e dei contratti. Si è sentita quindi l’esigenza di fare “sistema”, sia per quanto riguarda il modo di lavorare e sia per quanto riguarda le applicazioni e le interpretazioni contrattuali. A seguito di tale esigenza, negli anni 90, abbiamo dato vita ad un tavolo di trattativa regionale, con il compito di discutere tutte quelle materie che altrimenti sarebbero state soltanto trattate nei singoli enti. Tale strumento ha permesso di porre delle regole comuni in modo da tutelare in modo uniforme tutte le lavoratrici e i lavoratori dei parchi. Grazie a questo tavolo abbiamo portato a casa i nuovi profili professionali per i dipendenti dei parchi e istituti importanti quali le progressioni verticali e le stabilizzazioni dei precari. Ma ancora grazie a questo tavolo abbiamo risolto grandi e piccoli problemi, che a livello di singolo ente non erano più gestibili se non con enormi fatiche interne. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
CANCELLATI IL TAVOLO REGIONALE E L’UCIRCA Una delle conquiste di questo tavolo è stata l’istituzione del famoso UCIRCA: l’ufficio di controllo interno sui contratti decentrati. Questo ufficio, previsto dal Contratto Nazionale, certifica la legittimità contabile dei contratti decentrati. Avere creato un ufficio unico per tutti gli enti ha evitato singole e pericolose autocertificazioni. Alcuni mesi fa è approdato in commissione regionale ambiente il testo unico sulle aree protette. Questo disegno di legge, conosciuto come legge sugli accorpamenti, in quanto riduce da 29 a 13 il numero degli enti, rivede sostanzialmente la politica regionale sui parchi. Sul testo approvato dalla Giunta, il sindacato aveva dato un parere favorevole, per le parti riguardanti il personale, seppure con molte osservazioni. Il disegno di legge prevedeva fra i compiti della regione “il coordinamento sull’applicazione omogenea degli istituti giuridici ed economici dei contratti di lavoro dei dipendenti degli enti di gestione in armonia con la regione” (leggi tavolo di trattativa regionale). La formalizzazione per legge dell’ufficio di controllo interno, con il compito di certificare i bilanci ed i contratti integrativi. Infine istituiva formalmente l’osservatorio sulle aree protette con compito di “fornire alla regione ed ai soggetti gestori il supporto per il coordinamento delle metodologie da adottare nella programmazione strategica e nella rendicontazione sociale”. Oggi dopo le valutazioni della commissione questi articoli sono spariti. Ma altri articoli sono stati modificati in commissione dall’originale testo di legge.
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SPOIL SYSTEM L’incarico di direttore è attribuito con contratto di lavoro di diritto privato, a tempo determinato, per una durata non superiore a cinque anni ad un dirigente di ruolo dell’ente o a persona esterna all’amministrazione dell’ente. E lo spoil system arriva anche nei parchi. Direttori di nomina politica, graditi al padrone di turno, alla faccia della professionalità e dell’imparzialità. Per non parlare dei regolamenti, questi saranno “adottati dal consiglio dell’ente di gestione o, per le aree protette la cui competenza è trasferita ad enti locali, dai rispettivi organi”. Questo significa che i comuni, le comunità montane o le province potranno emanare regolamenti che saranno diversi se non completamente divergenti gli uni dagli altri, con sempre più buona pace del sistema parchi. IL SISTEMA SMANTELLATO Al disegno di legge si aggiungono una serie di atti assai preoccupanti. La convenzione fra la Regione e la Provincia del VCO del luglio di quest’anno. Alla provincia “viene trasferita la gestione delle aree protette in ambito provinciale con esclusione di quelle di competenza nazionale, fatto salvo l’unitario esercizio a livello regionale della promozione degli interventi” (?). Inoltre nel testo si legge anche che “tale modello potrebbe essere oggetto di applicazione anche nella restante parte del territorio regionale”. Per non esse-
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re da meno la Comunità Montana Alta Valle Susa approva un documento nel quale rivendica le deleghe anche delle aree protette e in ultimo, la convenzione fra Regione Piemonte e Corpo Forestale dello Stato che prevede che quest’ultimo possa svolgere funzioni di vigilanza nelle aree protette di interesse regionale. Un pezzo alla volta e il sistema si sbriciola. QUALE POLITICA NEI PARCHI Questa è l’attuale politica dei parchi in Piemonte, una politica di smantellamento, dove saltano gli strumenti di contrattazione e controllo unitario dei parchi, dove gli enti parco vengono regalati a province, comuni, comunità montane, dove non più i guardiaparco vigilano sull’area protetta, ma la forestale. Questa politica ci sembra tremendamente in linea con la politica nazionale dell’attuale ministra Prestigiacomo (eppure mi pareva che la ministra e la Bresso fossero di partiti diversi) la quale sostiene che i parchi sono solo una sorta di “poltronificio” da chiudere o privatizzare. E noi che abbiamo lavorato anni nei parchi pensando (era un sogno?) a un futuro unitario, di sistema, un punto di riferimento per la fruizione, la cultura ambientale, la sperimentazione scientifica. Ma si sa i vecchi subiscono le ingiurie degli anni e non san riconoscere il vero dai sogni. Gianni Abbona
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