Mistero Sulla Morte Di Mastrogiovanni -1-

  • June 2020
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€ 1.00 giovedì 13 agosto 2009 Anno XIX n° 191 Quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista chiusura ore 20.30 www.liberazione.it

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Simone Weil la santa laica della ribellione. Nata cento anni fa

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Honduras, torna la tensione, coprifuoco nella capitale

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Ora di religione Gelmini ricorre contro il Tar. E i vescovi appaludono

giornale comunista





Io, grazieea Dio, Vincere sono sempre molto peglio statodibib ateo che (Luis Bunuel) oi artecip

La lezione dell’Innse: come e perché abbiamo vinto Gianni Rinaldini*

I lavoratori e le lavoratrici dell’Innse hanno vinto una dura battaglia resistendo prima con un interminabile presidio dello stabilimento per 15 mesi e poi rispondendo alla prova di forza dell’intervento delle forze dell’ordine per fare entrare un gruppo di trasferisti per smontare le macchine lo hanno fatto con una azione audace e coraggiosa che non si limitava alla resistenza, ma rendeva di assoluta trasparenza l’oggetto dello scontro. Bloccare lo smantellamento degli enormi macchinari era la condizione per affermare la possibilità di una nuova soluzione industriale con un nuovo soggetto industriale ed evitare un’operazione scientemente orchestrata per compiere una speculazione immobiliare secondo la nota logica del “guadagno a breve”. Questo era l’intreccio costruito tra i proprietari dell’area ed il proprietario delle macchine, che dopo averle acquisite dall’Amministrazione Straordinaria, con una cifra equivalente ad un medio appartamento di Milano, la rivendeva a >> 5 prezzi ben più consistenti. > Massimo, Luigi, Vincenzo e Roberto festeggiano dopo essere scesi dalla gru all’interno dell’Innse che hanno ”presidiato” con un quinto compagno, Fabio, per più di una settimana > Matteo Bazzi/Ansa

La classe non è acqua Vincono gli operai. L’Innse è salva, grazie alla loro generosa, intelligente lotta. Vi subentra il gruppo Camozzi. L’accordo prevede l’immediata revoca dei licenziamenti, la riassunzione di tutti i lavoratori e l’integrità del parco macchine. I quattro saliti sul carroponte: «La riapertura della fabbrica non sarà semplice, ma ora non ci fa paura più niente: abbiamo imparato che abbassando la testa non si va da nessuna parte». Lo stanno capendo in molti, in questo agosto sempre più “caldo” servizi alle pagine 2, 3, 4e 5 IlfattosarebbeavvenutoaBengasi.Lapoliziaavrebbesparato

da verificare, gli agenti libici avrebbero anche utilizzato coltelli e bastoni. Una cinquantina di feriti che sarebbero stati riportati in carcere senza ricevere assistenza medica. Il sopravvissuto è riuscito a telefonare all’emittente somala Shabelle. Nel suo concitato racconto ha affermato di aver visto gli agenti libici utilizzare strumenti elettrici e di non aver mai assistito a simili brutalità. Un altro dei prigionieri, Abdullahi Arig, afferma che il problema dei detenuti somali in Libia è ancora da troppo tempo ignorato e che l’eccidio di lunedì è solo l’ultimo di una serie rimasta dimenticata. S.G.

Licia, proprietaria del campeggio Club Costa Cilento. E’ proprio lì che la mattina del 31 luglio decine di carabinieri e vigili urbani, «alcuni in borghese, altri armati fino ai denti, hanno circondato la casa in cui alloggiava dall’inizio di luglio per le vacanze estive». Uno spiegamento degno dell’arresto di un boss della camorra per dar seguito a un’ordinanza di Trattamento Sanitario Obbligatorio (competenza, per legge, solo dei vigili urbani) proveniente dalla giunta comunale di Pollica Acciaroli. Oscuri i motivi della decisione: si dice per disturbo della quiete pubblica.

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Reo di disturbo alla quiete, in Tso dopo fuga disperata

Daniele Nalbone

Francesco Mastrogiovanni è morto legato al letto del reparto psichiatrico dell’ospedale San Luca di Vallo della Lucania alle 7.20 di martedì 4 agosto. Cinquantotto anni, insegnante elementare originario di Castelnuovo Cilento, era, per tutti i suoi alunni, semplicemente “il maestro più alto del mondo”. Il suo metro e novanta non passava inosservato. Inusuale fra la gente cilentana. Così come erano fuori dal comune i suoi comportamenti, «dolci, gentili, premurosi, soprattutto verso i bambini» ci racconta la signora

Paolo Ferrero

I lavoratori dell’Innse hanno vinto. Se lo sono meritato, con mesi e mesi di lotta e, da ultimo, con una settimana di protesta sul carroponte. L’azienda non verrà frantumata e smantellata, i lavoratori non verranno ricollocati da qualche altra parte ma, al contrario, riprenderà la produzione – e quindi l’occupazione - con un nuovo padrone. Questa lotta deve diventare un esempio per i lavoratori in lotta di tante aziende in crisi, perché dimostra che attraverso la lotta è possibile vincere, è possibile cambiare le decisioni dei padroni e del governo. Nell’autunno la parola d’ordine del fare come la Innse (ma anche come l’Indesit e la Fincantieri) deve diventare un punto centrale della mobilitazione e della comunicazione sociale. Fare come l’Innse vuol dire innanzitutto costruire un’unità e una solidarietà molto forti tra i lavoratori. Senza l’unità dei lavoratori nulla sarebbe stato possibile. Unità tra i lavoratori vuole anche dire capacità di esprimere una propria soggettività autonoma, anche nei confronti delle proprie organizzazioni. In secondo luogo vuol dire chiarezza nei confronti degli obiettivi. La duttilità nell’utilizzare ogni margine di trattativa possibile non è mai diventata confusione sugli obiettivi da perseguire.

Libia, tentata fuga dal carcere Muore in reparto psichiatrico muoiono 20 migranti somali aveva polsi e caviglie legati Venti migranti somali sarebbero stati uccisi durante un tentativo di fuga dal carcere di Bengasi in Libia. Lo afferma il portale Libia Watanuna riprendendo la notizia dall’omologo somalo Shabella Media Network. Il fatto è stato raccontato da Abdinasir Mowlid, un giovane che sarebbe scampato al massacro. A detta del testimone, i prigionieri avevano tentato di fuggire forzando le porte del carcere – non è ancora chiaro se i reclusi fossero lì in quanto non disponibili posti nei centri di detenzione – la polizia avrebbe a quel punto aperto il fuoco sparando raffiche di mitra. Sempre secondo la testimonianza, tuttora

Un esempio da seguire. I compiti di Rifondazione

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