LETTERE AL DIRETTORE
Giornale di Brescia
GIOVEDÌ 13 GENNAIO 2005
UNA OCCASIONE DA NON PERDERE
NEGOZI E PARCHEGGI
Ghedi: le scuole dell’Arcioni da ristrutturare
La multa implacabile
a ristrutturazione dell’Arcioni: una occasioL ne da non perdere per rior-
o avuto la pessima H idea di acquistare un lampada in un negozio di
dinare il centro del paese. Circa due mesi orsono è stato presentato, presso la sala comunale di piazza Roma, il progetto vincitore del concorso per la ristrutturazione del vecchio edificio delle scuole elementari realizzato a fine Ottocento dall’architetto Arcioni. Come tutte le cose nuove destinate a modificare profondamente l’esistente, il progetto ha lasciato più perplessità che convinzioni. Questo è normale. Complice lo scarso brio dell’architetto Feroldi, la prosa un po’ datata di Giuseppe Franzoni e l’impraticabilità degli strumenti di presentazione, la riunione è risultata un po’ scontata e poco incisiva. Peccato. Eppure il tema è importante: si va a metter mano al cuore del paese. Si va a toccare una zona che urba-
nisticamente e socialmente è stata, in questi ultimi centoquindici anni di storia, massacrata e violentata. Cambiandone profondamente i connotati sociali e storici. Naturalmente nella presentazione della ristrutturazione dell’Arcioni, nessuno ha fatto, colpevolmente(!), menzione della storia di questo edificio. Nessuno ha parlato di cosa c’era, prima che l’architetto Arcioni nel 1890, su mandato di sciagurati amministratori, avesse l’incarico per costruire un edificio scolastico. Per circa 400 anni, su quest’area c’era un borgo medievale che ha rappresentato per secoli, il centro motore di tutta la vita della comunità. Come si evince dal catasto del Da Lezze del 1700 e dai rilievi catastali napoleonici e asburgici il centro di Ghedi era costituito da una cerchia di mura intorno al
Comune e alla Chiesa parrocchiale che racchiudevano all’interno edifici di pubblica utilità e case di cittadini. Con la costruzione dell’edificio scolastico, commissionato sul finire dell’Ottocento all’architetto Arcioni dall’allora Amministrazione Comunale, ha inizio la progressiva distruzione del centro storico quatrocentesco. L’Amministrazione comunale acquista tutte le abitazioni private entro le mura medievali e le rade al suolo, mura comprese. L’intento è probabilmente nobile. Si vuole, in aderenza alle leggi sull’obbligo scolastico, dare a tutti gli aventi diritto, un maestro e un’aula. L’impatto urbanistico e sociale di questa operazione è stato, però, terrificante: si è cancellato quasi completamente un centro storico quattrocenteco, si è sventrato un paese can-
cellando una memoria di secoli di esistenza. Molti abitanti furono sicuramente contenti di poter realizzare quattrini dall’esproprio comunale di quelle case, definite dalle cronache agiografiche dell’epoca «casupole malsane», probabilmente molti proprietari sollecitarono anche l’intervento, smaniosi di liberarsi di quelle case difficili da sistemare e di scarso valore immobiliare. Resta il fatto che Ghedi ha perso in un decennio (più o meno dal 1890 al 1912) la propria memoria urbanistica, i suoi connotati edilizi e storici precipui. Parlando dell’oggi è evidente che non è più possibile ricostruire ciò che è stato colpevolmente cancellato. Ciò che e necessario fare oggi, è cercare di ricostruire, seguendo una coerenza rinnovata una nuova identità unitaria nella zona dell’antico castello. Cercare di ridare alle aree adiacenti la Chie-
sa e il Municipio, il significato antico di centro motore delle attività sociali e umane della comunità. La ristrutturazione dell’«Arcioni» non deve essere vista come un’operazione urbanistica a se stante, ma, a fianco del recupero, si deve completare il riordino di tutta l’area del vecchio Castello compreso tra le vecchie mura medievali, in modo da poter ridare un respiro ampio e dignitoso ad una zona, che negli ultimi vent’anni è stata principalmente un luogo di produzione di pollo e salamine ai ferri. Se gli attuali amministratori sono convinti di avere fatto un atto di coraggio nell’ipotizzare questo recupero, ne compiano un altro assegnando un incarico che consenta di considerare in toto e in maniera definitiva il riordino di tutta l’area del vecchio borgo medievale. LUDOVICO GUARNERI Ghedi
via Pace a Brescia il giorno 27 dicembre alle ore 19.00. Per trasportare questo ingombrante regalo alto circa 2 mt e del peso di una decina di kg con la mia autovettura, ho parcheggiato sul marciapiede di fronte al negozio, prestando attenzione a non bloccare né il marciapiede né la sede stradale; pensavo prendo la lampada e me ne vado. Non l’avessi mai fatto. Mentre un’amica pagava e si rendeva conto che nella mia autovettura non ci sarebbe entrato, prendeva accordi con il commerciante per il successivo ritiro, si è materializzata la vigilessa matr. 204. Solo l’importo della multa è chiaro, 68.25+68.25? La vigilessa, non aveva ancora iniziato a scrivere il verbale, ma non c’è stato modo di spiegare cosa sta-
LA FOTO DEL GIORNO
vo facendo. Trincerandosi dietro l’arroganza e l’intransigenza di chi non vuol sentire nulla, se non quello di continuare a ribadire che eravamo degli incivili e che dovevo parcheggiare negli appositi parcheggi e venire a piedi, mi ha elevato la contravvenzione per divieto di sosta e per accesso in zona pedonale. Me lo deve spiegare la signora vigilessa come faccio a trasportare a piedi un collo così grande. Non contesto la multa in sé, ma il buon senso di un pubblico dipendente, che poteva anche invitarmi a spostare l’auto, invece mi ha invitato a fermarmi per redigere il verbale. Ho aspettato l’orario serale di chiusura per ritirare il regalo erano le ore 19.04, per evitare di creare problemi. Oltre alla mia autovettura c’erano altre due macchine parcheggiate vicino con i relativi proprietari ed a tutti e tre, è toccata la stes-
sa sorte. Non ha voluto sentir ragioni. Anche dei passanti che hanno assistito alla scena hanno solidarizzato con noi mentre il commerciante è rimasto ammutolito. Una persona ha addirittura chiesto se prendeva la percentuale sulle multe fatte. Mi chiedo, tra accattoni che ti bloccano al semaforo, venditori ambulanti, spacciatori di droga, phone center, ubriachi che circolano a tutte le ore per non parlare del resto dei problemi che ha la nostra città, i nostri vigili devono solo, solo e sempre fare cassa? Morale, grazie all’intransigenza e allo zelo fuori luogo di certi vigili è l’ultima volta che farò un acquisto nel centro storico con o senza la macchina. Visto che mi sono sentito dare dell’incivile, mi auguro che le feste di questa vigilessa siano state almeno belle come le mie. GIUSEPPE SANDONI Brescia
COGEME E IL TERMOVALORIZZATORE
«Rovato Civica» è fiera dell’acquisto... n questi giorni è passata sui giornali la notizia delIl’acquisto da parte di Cogeme del termovalorizzatore di Parona (Pv). Si aggiunge così l’ultimo tassello per la chiusura del ciclo dei rifiuti, attività primaria per la nostra municipalizzata. Rovato Civica si congratula con i suoi amministratori e consiglieri che, appena eletti, ritirarono la disponibilità incondizionata di Rovato alla dislocazione sul proprio territorio di un inceneritore in piena coerenza con il proprio programma ed in continuità con l’azione svolta dai rappresentanti dell’Ulivo per Rovato sui banchi dell’opposizione durante l’amministrazione Manenti. Con questo atto venne dato un chiaro segnale politico a Cogeme per ricercare altre soluzioni; oggi ci si congratula anche con chi finalizza questa nostra battaglia. Il presidente di Cogeme, Fabrizio Scuri, oggi esponente di Rovato Civica, ieri protagonista di una fiera opposizione durante l’Amministrazione leghista di Manenti quale capogruppo de L’Ulivo per Rovato, chiude efficacemente il cerchio di una battaglia civile e politica, da noi condivisa, dando
Le lettere vanno inviate a: «Lettere al direttore» Giornale di Brescia via Solferino, 22 25121 Brescia Fax al numero 030.292226
x E-mail:
letterexgiornaledibrescia.it
Consegnato il nuovo impianto di pattinaggio disegnato dall’architetto Gae Aulenti per i prossimi Giochi di Torino 2006
UNA LETTERA A CHIARIMENTO
nel contempo una soluzione efficace alle esigenze operative di Cogeme. Con l’acquisizione del controllo di un inceneritore già esistente, sottoutilizzato, che ha già l’autorizzazione per avviare una seconda linea di trattamento dei rifiuti, tramonta definitivamente qualsiasi ulteriore prospettiva di sfruttamento del nostro territorio comunale che ha già pesantemente subito, di recente, l’insulto di un ampliamento di una cava a ridosso dei suoi confini e dell’apertura, nel contempo, di un’altra cava dagli sviluppi potenzialmente devastanti; inoltre, la dislocazione dell’inceneritore là, dove già forti sono gli interessi economici di Cogeme, là dove buona parte dei rifiuti industriali vengono acquistati, eviterà il sovraffollamento da traffico pesante delle nostre strade peggiorandone la viabilità. In sintesi Rovato Civica è fiera di aver visto permeare anche Cogeme di alcuni dei suoi valori fondanti: rispetto dell’ambiente e del suo territorio, efficacia ed efficienza nel gestire risorse economiche che sono patrimonio di tutta la collettività. GIAN LUIGI GUERRINI Coordinamento di Rovato Civica
MA POTREBBE ESSERE EVITATA
Per la Cina... non dimentichiamo
Attenzione: fine del mondo il 22-12-2012
acendo seguito ad una mia lettera di giovedì F 23 dicembre, all’indomani
22 dicembre 2012 casulla Terra un grosIsoldràasteroide con conse-
di un Convegno sull’occupazione nella Bassa Bresciana avente come titolo: «Impresa e territorio per una ripresa economica a misura d’uomo», desidero fare alcune precisazioni in merito alla stessa. Il tono della lettera, manifestamente in contrasto con i contenuti del Convegno di Manerbio, attraverso gli stimoli volutamente evocati, ha suscitato una serie di reazioni contrapposte sui temi dell’economia e della centralità della persona. Considerato il carattere provocatorio di alcune affermazioni, ritengo sia opportuno chiarire quale sia la effettiva rilevanza da me attribuita a temi importanti quali sviluppo, occupazione e rispetto dei diritti umani. È fuori discussione il carattere prioritario che le Istituzioni (Comuni, Province, Regioni e Stato) devono riservare all’impegno profuso per agevolare lo sviluppo delle imprese attraverso la riqualificazione del tessuto economico locale e nazionale: questo impegno non può tuttavia prescindere da una valutazione accurata dell’impatto che alcune scelte possono avere sull’assetto del territorio e sulle condizioni di vita dei lavoratori e delle rispettive famiglie, nonché su quelle di tutti gli altri cittadini residenti.
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L’occupazione è certamente da annoverare tra le emergenze immediate, soprattutto se consideriamo la precarietà dei nuovi posti di lavoro in termini di stabilità, salario e tutele previdenziali. La condizione di precarietà economica di molte persone rischia di condizionare negativamente la valutazione nella scelta di futuri insediamenti produttivi: senza una oculata programmazione dello sviluppo del territorio si potrebbe essere costretti a «fare di necessità virtù». Da questa considerazione scaturisce la proposta di un Coordinamento economico territoriale per la Bassa Bresciana in grado di interpretare la crisi e di pianificare la ripresa in una zona ricca di aree agricole e di infrastrutture. Per quanto riguarda il tema scottante del rispetto dei diritti umani, lo considero un tassello assai importante nella realizzazione di un «sistema economico globale intelligente», nel quale l’azienda che delocalizza alcune sue produzioni di beni lo fa per distribuire gli stessi nei paesi in cui vengono prodotti. La scelta dei paesi in cui investire tecnologia e risorse non può esimere dalla verifica delle reali condizioni di rispetto dei diritti umani e della democrazia, elemento questo indispensabile per una crescita equilibrata dell’azienda in quelle nazioni.
La notizia che la delegazione italiana formata da rappresentanti del Governo, di imprenditori e dal Presidente Carlo Azeglio Ciampi, in una delle rare sue uscite che mi ha trovato dissenziente, ha siglato accordi commerciali con la Cina senza prima verificare lo stato di salute della democrazia in quel Paese, mi induce a porre alcuni quesiti: possiamo dimenticare, a distanza di soli quindici anni, come il Governo cinese represse le manifestazioni studentesche di Piazza Tienanmen? Quale libertà di parola e di espressione di pensiero e di idee esiste oggi in Cina? Le morti bianche dei minatori cinesi e di altri lavoratori asiatici costretti a produrre in assenza di tutele per la propria salute è un prezzo equo che gli stessi debbono continuare a pagare per mantenere calmierato il costo dei loro manufatti sugli scaffali della nostra distribuzione? In nome della straordinaria opportunità che il mercato cinese può rappresentare per lo sviluppo dell’economia occidentale, possiamo accettare anche la fine dell’embargo sulla vendita di armi (presumo da guerra) nei confronti del Governo cinese? Considerata la scarsa conoscenza del livello di democrazia e di stabilità politica dello Stato cinese la mia risposta è: no! La centralità della persona nelle
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scelte di carattere economico si può realizzare anche attraverso l’uso intelligente della leva degli scambi commerciali per esigere da alcuni Stati il rispetto dei diritti umani qualora non esista. Spero di essere riuscito a chiarire il senso delle provocazioni contenute nella lettera precedente, finalizzate all’apertura di un dibattito, forse latente, su temi di grande importanza: certamente, la riorganizzazione economica del territorio della Bassa Bresciana, desideroso di un ritorno sollecito alle condizioni di prosperità e benessere del recente passato, non passa attraverso l’insediamento di industrie belliche! ALBERTO GOLDANI Portavoce Circolo G. La Pira La Margherita di Manerbio
guenze catastrofiche, se non sarà fermato in tempo. L’ho accertato dallo studio comparato di quattro volumi: «Codice Genesi», di Michael Drosnin (Corbaccio), «Il dodicesimo pianeta» di Zecharia Sitchin (Ed. Mediterranee); «Le profezie dei Maya» di Adrian G. Gilbert e Maurice M. Cotterel (Corbaccio); «Scritto nella pietra» di Peter Lemesurier (Armenia). Tutti acquistabili in libreria, tranne l’ultimo, introvabile. Dallo studio di questi volumi ho ricavato quanto segue. Secondo i libri sacri dei Sumeri, esiste, oltre i nove pianeti conosciuti, il Sole e la Luna, un dodicesimo corpo celeste, Marduk, che descrive un’ellittica intorno al nostro Sole e
CARMEN CONSOLI
La «cantantessa» artedì 4 gennaio a pagina 27 del giornale, M nell’articolo «Mina, aspettando Liga ed Eros» si legge testualmente: «Prima della pausa estiva si profilano i ritorni anche della cantantessa Carmen Consoli...». Confesso di non aver mai né sentito né letto la parola cantantessa. Non l’ho trovata nemmeno sul mio vocabolario Zingarelli -
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undicesima edizione. Qualcuno mi può spiegare se si tratta di un errore o se davvero questo vocabolo esiste nella lingua italiana? Grazie. GIOVANNA ALBINI Brescia «Cantantessa» è la definizione, accreditata dalla stessa Carmen Consoli, con cui è nota tra i suoi fans.
ad un altro Sole, molto lontano da noi. Ogni 3.600 anni circa, Marduk, enorme, piomba nel nostro sistema solare, passa tra Marte e Giove, creando sconquassi gravitazionali e sottrae dalla «Fascia del Martelletto», che è un agglomerato di asteroidi grandi e piccoli (risultato di un suo precedente scontro lontanissimo nel tempo) qualche asteroide, che viene strappato via e trascinato dalla sua immensa forza. E vicina è la Terra che, a sua volta, attrae l’asteroide, facendolo precipitare su di sè. Questo, ogni 3.600 anni. Finché un asteroide di grosse dimensioni cade sulla terraferma, il danno è relativo, anche se penso che l’asteroide che ha fatto un buco di Km 120 di diametro nell’Arizona sia stato la causa dell’estinzione dei dinosauri: migliaia di miliardi di tonnellate di polveri nel cielo, inverno glaciale per lunghi anni, morte di moltissime speci, a parte l’urto equivalente a 100.000 terremoti. Quando invece un asteroide di dieci chilometri di diametro cade in un oceano, il disastro è universale. Nell’8848 a. C., secondo il calendario Maya, è caduto nel Golfo del Messico un asteroide di dieci chilometri di diametro che ha fatto sollevare quelle che ora sono le Ande (c’è un porto a 4.000 metri di altezza!): due ondate di
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200 metri di altezza hanno fatto decine di volte il giro del globo, distruggendo Atlantide, migliaia di vulcani hanno fatto inverno per molti anni, è piovuto per quaranta anni (i quaranta giorni) insomma questo è stato, secondo tutte le civiltà del pianeta, il Diluvio universale! La grande civiltà di Atlantide è andata in fumo in una notte. Ho compreso che questo fu opera di Marduk. Inoltre, sempre secondo il calendario Maya, la fine del mondo è il 22 dicembre 2012. Ora le cifre danno ragione ai Maya e a me: ho sommato all’anno 8848 a. C. (diluvio universale) l’anno 2012 d. C., ricavandone il numero di anni: 10.860. So che Marduk passa ogni circa 3.600 anni, l’ho arrotondato a 3.620, l’ho moltiplicato per 3 passaggi; cioè 3.620 x 3 = 10.860, Cioè dal diluvio universale dell’8848 a. C. saranno passati, il 22 dicembre 2012, 10.860 anni, quanto cioè tre passaggi di Marduk! La data della fine del mondo secondo il calendario Maya coincide con la terza venuta di Marduk dall’anno del diluvio universale, secondo il calendario Maya: 2012. La prima venuta di Marduk dopo il diluvio è stata il 5.228 a. C. e la seconda il 1.608 a. C. L’ultima analisi l’ho fatta nel libro «Codice Genesi» dove racconto che un giornalista americano e
due matematici israeliani, oltre ad aver probabilmente evitato una Terza guerra mondiale nel 1996, hanno scoperto col computer che nei primi cinque libri della «Torah», dettati da Dio a Mosè (il primo è la Genesi), Dio ha segnato il passato, presente e futuro dell’umanità. Ad esempio, al computer, come nei cruciverba, compaiono scritte, una in verticale e una in orizzontale, delle verità inoppugnabili. Edison - lampadina, Newton - mela, John Kennedy - Oswald omicidio, e così a centinaia. Ad un certo punto i due matematici provarono a interrogare il computer, mettendovi la parola: Asteroide, naturalmente in ebraico. In verticale comparve: asteroide, in orizzontale: lo distruggerete! Conclude affermando che è necessario che questo pianeta sappia quello che già Nostradamus ha detto, cioè distruzione di migliaia di città costiere, che sappia il vero significato del terzo segreto di Fatima: «Moriranno milioni di uomini di ora in ora» (secondo le acque che avanzano) e infine delle lacrime della Madonna di Civitavecchia (per la distruzione di Roma) e di tutte le altre. Tutto ciò è terribile: «Parziale ricostruzione del progresso civile nel 2025», dice «Scritto nella pietra», che parla dei misteri della
piramide di Cheope e del passato, presente e futuro dell’Umanità. È dunque chiaro che Marduk, il 22 dicembre 2012, farà precipitare un asteroide di notevoli proporzioni sul nostro pianeta, distruggendo parzialmente la nostra civiltà. Ma c’è un’unica, grande speranza: distruggerlo con le bombe atomiche! O forse basta deviarlo di quel tanto, per cui non precipiti sulla Terra. Di fondamentale importanza sarà che dagli infiniti spazi si avvisti Marduk, che sta arrivando. A questo punto ritengo di aver spiegato il dovuto: sono 40 anni che studio passato, presente e futuro dell’umanità. So bene quello che affermo, lo so dal 2000, e ho allertato gli astronomi, fatica inutile. Ora ho capito, c’è solo un asteroide di forse dieci chilometri di diametro che è fermo, nella Fascia del Martelletto e che sta aspettando il suo destino: qualche mese prima del 22 dicembre 2012 l’enorme mole di Marduk lo precipiterà sulla Terra. Che grappoli di testate atomiche lo rimandino da dove è venuto! Dr. GAETANO DOLCE Lonato Credevo che i tempi dell’astronomia fossero assolutamente esatti, invece apprendo che possono essere approssimati, variabili e arrotondabili, tanto per far quadrare i conti.
GENNAIO... MEGLIO COL SOLE D’APRILE.