Un programma politico, proposta di Giuseppe Carpentieri (aggiornato a marzo 2009)
Lista Civica “Salernoincomune” né di destra e né di sinistra ma per il bene comune
Prefazione Prima di iniziare è necessario chiarire alcune cose: chiunque abbia la velleità di condurre attivamente una strategia politica deve conoscere le regole del gioco a cui vuole partecipare. Quindi è necessario conoscere la regola principale: la Costituzione italiana ed i suoi valori. Poiché “la gara” si svolge a livello locale e non nazionale, riteniamo sia necessario sapere bene cosa si vuole introdurre, ed è importante conoscere lo Statuto comunale ed il funzionamento degli Enti Territoriali, per tanto l’attivazione di una scuola politica di educazione civica si renda necessario per formare ed auto formare un gruppo di cittadini consapevoli. L’elaborazione di un manifestino etico che individui anche conflitti di interesse è altresì importante per evitare di candidare persone “impresentabili”. Bisogna evitare di commettere l’errore di imbarcarsi strani personaggi che intendono avviarsi ad una ” professione”e dunque bisogna essere chiari e praticare la trasparenza. Ci impegniamo a sostituire l’attuale classe dirigente e dare sovranità al popolo, introdurre i mezzi necessari affinché chiunque, da domani, possa controllare come vengono spesi i soldi pubblici, e dare a tutti la possibilità di partecipare al processo decisionale della politica. “Nel tempo dell’inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario” (G. Orwell) (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2008/09/16/discorso-al-raduno-romano/) Trascorriamo la nostra vita ad ascoltare ordini e subire passivamente condizionamenti sin da piccoli, a scuola, all’università, a lavoro ci hanno raccontano non puoi fare questo. In maniera del tutto ossessiva ci ripetono Non puoi, non puoi, non puoi [...] I media ci programmano tutti i giorni – PIL/finanza – ed inventano paure e terrore – guerra al terrorismo, sicurezza, RFID. Ci trasmettono stili di vita consumistici e privi di valori scomparsi persino dai banchi di scuola. Le famiglie e la società in cui viviamo mortificano sin dalla nostra giovane età la nostra libertà creativa attraverso atteggiamenti oppressivi che mortificano emozionalmente il nostro io positivo. Rimuovendo i traumi e sciogliendo i nodi di questi cattivi ricordi possiamo migliorare il nostro atteggiamento verso noi stessi e gli altri. Per ribaltare il sistema oppressivo proponiamo di fare corretta informazione in ambito scolastico.
La proposta è quella di iniziare ad usare la tecnologia più potente al mondo: il cervello umano. Crediamo sia necessario avviare un percorso condiviso di conoscenza e risveglio delle coscienze, oggi oppresse dai condizionamenti esterni da parte di opinion makers, media, istruzione scolastica che programmano le nostre menti e che volutamente ignorano le evidenze. La rete di internet consente di condividere le informazioni e di comunicare, cerchiamo di usarla al meglio rispetto a quanto stiamo facendo oggi.
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Da giovani impariamo che la conoscenza è una cosa logica e magnifica che ognuno può usare a proprio piacimento purché, ovviamente, abbia la pazienza di leggere e di pensare. [...] I proprietari di questa conoscenza non vogliono che sia resa pubblica e certamente non gradiscono che lo Stato paghi qualcuno per "scoprirla". Si può discutere all'infinito se nelle biblioteche e nelle scuole la "proprietà privata" sia giustificata, ma è un dibattito puramente accademico. Nella realtà, i nostri diritti di apprendere sono già circoscritti. Spesso si fa fatica a parlare di questo problema perché si tratta di una questione - come fare bambini -, di cui le persone educate non desiderano discutere in modo esplicito. Invece, si preferisce sorridere e insistere nel dire che l'istruzione è importante e che i vari modi di sottrarre conoscenza - creando intenzionalmente confusione, ostruzionismo, menzogna e disinformazione - sono nocivi ma non al servizio di una cospirazione. Poi si veda la discussione in una nuova direzione e chi esprime preoccupazione finisce per essere considerato paranoico. (Robert B. Laughlin - premio nobel per la fisica 1998 -, crimini della ragione, Bruno Mondatori, 2009) Cambiare i termini di uso comune per cambiare la percezione che se ne ha: ecco come lo strumento principale utilizzato sin dalle origini dalla psicologia applicata alla propaganda, che oggi trova piena espressione grazie alla più moderne tecnologie di comunicazione, con particolare riguardo alla televisione. (Paolo Cortesi, potere e parole la manipolazione della realtà, in NEXUS New Times N. 78)
Post fazione Testo tratto da “Zeitgeist addendum” La retorica dello sciovinismo razziale, sessuale e religioso sino al rabbioso fervore nazionalistico, cominciamo a non funzionare più. Ciò che sono, se buono o cattivo, se sto avendo successo o no, tutto questo viene appreso lungo il percorso. E’ come una giostra, e possiamo cambiarla ogni volta che vogliamo. E’ soltanto una scelta. Nessuno sforzo, nessun lavoro, nessun impegno, nessun risparmio di danaro. E mi sono reso conto che stavo giocando male e che il gioco era scoprire chi ero davvero. Come stavamo dicendo, questi decenni molto importanti hanno fatto emergere nella mente della gente, la passione verso le rivoluzioni radicali. La crisi è una crisi delle coscienze. Una crisi che non può più accettare le vecchie norme, i vecchi modelli, le antiche tradizioni. E considerando quello che è il mondo oggi, con tutte le sue miserie, i suoi conflitti, la sua sconcertante brutalità, le sue aggressioni, e così via… L’uomo è ancora com’era in passato. E’ ancora brutale, violento, aggressivo, avido, competitivo. Ed ha costruito una società basandosi su questi principi. Non si può creare alcuna unità di misura efficace del benessere per una società profondamente malata (Jiddu Krisnamurti) La società oggi è composta da una serie di istituzioni. Dalle istituzioni politiche a quelle giuridiche, a quelle religiose. Fino alle istituzioni delle classi sociali, dei valori familiari e della specializzazione professionale. E’ ovvia la profonda influenza che queste sovrastrutture hanno nel dare forma ai nostri giudizi e alle nostre opinioni. Fra tutte le istituzioni sociali in cui siamo nati, diretti e condizionati…non sembra esser alcun sistema dato per scontato, e così poco compreso, come quello monetario. Dopo aver raggiunto proporzioni quasi religiose, le istituzioni monetarie riconosciute esistono come una sorta di dogma, fra i più forti mai esistiti. Come viene creato il danaro, le politiche che vengono perseguite e quali sono i veri effetti sulla società, sono però argomenti trascurati dalla maggior parte della popolazione. 2
In un mondo in cui l’1% della popolazione possiede il 40% della ricchezza planetaria, in un mondo in cui 34.000 mila bambini muoiono ogni giorno per povertà e malattie che si possono prevenire, e dove il 50% della popolazione mondiale vive con meno di 2 dollari al giorno… una cosa è chiara: c’è qualcosa di profondamente sbagliato. E consapevoli o no, il sangue che da vita a tutte le nostre istituzioni, e quindi alla nostra società stessa, è il danaro. Quindi comprendere le istituzioni del sistema monetario è fondamentale per comprendere perché il nostro stile di vita è così. Sfortunatamente, l’economia è spesso considerata caotica e noiosa. E lo scorrere di notizie in gergo economico, insieme a grafici e calcoli matematici che spaventano, è un ottimo deterrente per il suo studio. Comunque, la realtà è che: la complessità associata con il sistema finanziario è soltanto una maschera progettata per nascondere uno dei meccanismi socialmente più paralizzanti che l’umanità abbia mai introdotto. Nessuno può essere schiavizzato nel modo più desolante di colui che crede falsamente di essere libero (Wolfgang von Goethe) PARTE I Parecchi anni fa, la banca centrale degli Stati Uniti, la Federal Reserve, ha elaborato un documento intitolato “Funzionamento moderno della moneta”. Questa pubblicazione rappresenta nel dettaglio le procedure istituzionali per la creazione della moneta utilizzate dalla Federal Reserve e dalla rete di banche commerciali mondiali che sostiene. Nella pagine iniziale, si illustra l’oggetto della pubblicazione. “Lo scopo di questa pubblicazione è descrivere le basi del processo di creazione della moneta in un sistema bancario a ‘riserva frazionaria’ ”. Poi procede nella descrizione di questo processo a riserva frazionaria, facendo uso di terminologia bancaria varia la cui sintesi può essere qualcosa del genere… il governo degli Stati Uniti decide di aver bisogno di moneta. Così chiede alla Federal Reserve 10 miliardi di dollari, ad esempio. La FED risponde: “certo, compriamo 10 miliardi di titoli da voi”. Quindi il governo prende alcuni pezzi di carta, su cui ci stampa i suoi marchi ufficiali, e li chiama “Titoli del Tesoro”. Poi decide un valore di questi titoli fino all’ammontare prefissato di 10 miliardi di dollari… e li invia alla FED. A loro volta quelli della FED stampano anch’essi un mucchio di carte. Solo che queste vengono chiamate “banconote” della Federal Reserve attribuendo anche a queste un valore pari a 10 miliardi di dollari. La FED poi prende queste banconote e le scambia con i titoli. Una volta concluso questo scambio, il governo prende 10 miliardi di dollari della FED, e li deposita su un conto corrente bancario. E con questo deposito le banconote di carta diventano ufficialmente moneta avente corso legale, aggiungendo 10 miliardi di dollari alla base monetaria degli Stati Uniti. Eccoli! 10 miliardi di nuova moneta sono stati creati. Naturalmente, questa è una semplificazione. Perché in realtà questa transizione avviene elettronicamente. Senza carta. Infatti solo il 3% della base monetaria degli Stati Uniti è costituito di moneta “fisica”. Il restante 97% esiste solo negli archivi informatici. Ora, i “Titolo del Tesoro” sono per loro natura strumenti di debito, e quando la FED li compra con moneta che in realtà è creata dal nulla, il governo sta di fatto promettendo di restituire il denaro alla FED. In altre parole quel denaro è stato creato attraverso l’indebitamento. Questo paradosso che stupisce sul come il denaro (o valore) possa essere creato attraverso l’indebitamento (o passività), diverrà più chiaro proseguendo con questo esempio. Allora, lo scambio è avvenuto ed ora di 10 miliardi di dollari sono depositato sul conto di una banca commerciale. Qui le cose diventano molto interessanti. Basandosi sulla regola della ‘riserva frazionaria’, quel deposito di 10 miliardi di dollari istantaneamente diventa parte delle riserve di quella banca. Come tutti gli altri tipi di depositi. E, circa i requisiti di questa riserva, come detto nel “Funzionamento moderno della moneta”: “Una banca deve mantenere le riserve richieste dalla legge pari ad una percentuale prefissata dei suoi depositi”. Poi viene quantificata affermando: “Sulla base delle norme attuali, i requisiti necessari della riserva per la maggior parte dei conti correnti è del 10%”. Questo significa che con 10 miliardi di dollari depositati, il 10%, cioè un miliardo, è preso come riserva obbligatoria. Mentre i 9 miliardi di dollari è da considerarsi in eccesso, utilizzabili come base per concedere nuovi prestiti. Ora è logico dedurre che questi 9 miliardi usciranno dal deposito esistente di 10 miliardi. Ma in realtà non è questo che avviene. Quello che accade in realtà, è che quei 9 miliardi, vengono semplicemente creati dal nulla sulla base del deposito di 10 miliardi di dollari. Questo è il modo con cui la base monetaria si espande. Come ne “il funzionamento moderno della moneta”: “Ovviamente loro” le banche, “non concedono prestiti utilizzando realmente il denaro che ricevono nel deposito. Se facessero questo non verrebbe creata nuova moneta. Quello che fanno quando concedono un prestito è di accettare delle specie di cambiali – i contratti di mutuo – in cambio di concessione di credito (liquidità) sui conti correnti dei mutuatari. In altre parole, i 9 miliardi possono essere creati dal nulla semplicemente perché esiste domanda per quel tipo di mutuo, e che c’è un deposito di 10 miliardi che soddisfa i requisiti obbligatori della riserva.” Ora supponiamo che qualcuno entri in questa e prenda in prestito questi “nuovi” 9 miliardi a disposizione. Dopodiché costui probabilmente prenderà quel denaro e lo depositerà nel proprio conto corrente. Il processo quindi si ripeterà. Quel deposito entrerà a far parte di quella
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riserva di quella banca. Il 10% verrà accantonato, e a sua volta il 90% dei 9 miliardi, cioè 8,1 miliardi, è ora disponibile per creare nuovo denaro per nuovi prestiti e naturalmente questi 8,1 miliardi possono essere di nuovo prestati e ridepositati creando 7,2 miliardi, poi 6,5 miliardi, e poi 5,9 miliardi e così via. Questo ciclo di creazione della moneta e dei depositi può tecnicamente andare avanti all’infinito. Da un calcolo matematico risulta che si possono ottenere 90 miliardi di dollari sulla base degli iniziali 10 miliardi. In altre parole, per ogni deposito che viene creato nel sistema bancario, una somma di denaro circa 9 volte superiore può essere creata dal nulla. “Bisogno urgente di denaro? chiedi alla Bank of America te lo darà all’istante! Denaro fresco sotto forma di prestito personale.” Ora dato che sappiamo come viene creata la moneta attraverso il sistema a riserva frazionaria, una domanda logica, seppur illusoria, dovrebbe venirci in mente: cosa, da vero valore a questa moneta? La risposta è: il denaro che già esiste. La nuova moneta essenzialmente ruba valore alla base monetaria esistente. Ad ogni incremento di moneta complessiva in circolazione corrisponde un incremento della domande di beni e servizi. E, per la legge della domanda si ottiene equilibrio, i prezzi aumentano, riducendo il potere di acquisto di tutta la moneta complessivamente in circolazione. Questa viene generalmente chiamata inflazione. E l’inflazione è praticamente una tassa collettiva nascosta. Ron Paul: “Qual è il messaggio che si ottiene di solito? Che si sta inflazionando la moneta. Ma non dicono indebolendo la moneta. Non dicono che perde valore. Non dicono che le persone sono ingannate. Dicono “abbassiamo i tassi di interesse”. Il vero inganno è quello di distorcere il valore del denaro. Quando noi creiamo danaro lo facciamo dal nulla, non abbiamo risparmi. Tuttavia c’è il cosiddetto “capitale”. Quindi la mia domanda si può sintetizzare in questo: come possiamo nel mondo risolvere il problema dell’inflazione? Così aumentiamo l’offerta della moneta, ottenendo più inflazione!” Naturalmente non si può. L’espansione monetaria del sistema a riserva frazionaria è intrinsecamente inflazionistica. Attraverso l’espansione della base monetaria, senza che ci sia un proporzionale incremento di beni e servizi, si riuscirà sempre a far diminuire il potere d’acquisto. In effetti dando una rapida occhiata all’andamento del valore storico del dollaro USA, raffrontato con quello dell’offerta di moneta, si evidenzia questo definitivamente. La correlazione è inversa ovviamente. Un dollaro nel 1913 corrispondeva a 21,6 dollari del 2007. Si tratta di una svalutazione del 96% iniziata con l’introduzione della banca centrale (Federal Reserve). Ora se pensate che questa realtà dell’inflazione intrinseca e permanente sia assurda ed antieconomica, la vostra concezione verrà sminuita se consideriamo come il nostro sistema finanziario funziona realmente. Nel nostro sistema il denaro è debito, e il debito è denaro.
La nostra Costituzione 1. — L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Repubblica democratica: forma di governo nella quale tutte le cariche pubbliche, compresa quella che rappresenta l’unità nazionale (Capo dello Stato), si riconducono direttamente o indirettamente alla volontà e al consenso del popolo come loro unica fonte. Sovranità: potere supremo di governo. Appartiene esclusivamente al popolo nella sua globalità e non più a Dio (concezione teocratica) o al monarca (concezione dinastica), ma può essere esercitato soltanto nei modi e nelle forme previste dalla Costituzione. 2. — La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Diritti inviolabili dell’uomo: esprimono le libertà e i valori fondamentali e irrinunciabili della persona umana. Le pubbliche autorità possono solo limitarne temporaneamente 4
l’esercizio (col rispetto di precise garanzie), ma non sopprimerli, pena il sovvertimento dell’assetto costituzionale. Essi costituiscono sia una sfera intangibile della persona che un limite invalicabile per il legislatore. Sono, inoltre, inalienabili e non possono essere oggetto di rinuncia o perdita per mancato esercizio. Doveri inderogabili di solidarietà: posizioni giuridiche di obbligo a contenuto politico, economico e sociale alle quali nessuno può sottrarsi. Esempi sono: la difesa della Patria, l’obbligo di contribuzione alle spese pubbliche, la fedeltà alla Repubblica. L’adempimento di tali doveri trasforma l’individuo (volto al mero appagamento dei propri bisogni individuali) in membro effettivo e responsabile di una comunità. 4. — La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. 9. — La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. 32. — La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. a proposito della partecipazione, di NORBERTO BOBBIO, l'età dei diritti, in ET saggi [478], Einaudi, 1990 preso dal brano, la resistenza all'oppressione, oggi, p.167 A paragone della democrazia d'ispirazione rousseauiana, infatti, la partecipazione popolare negli stati democratici reali è in crisi almeno per tre ragioni: a) la partecipazione si risolve nella migliore delle ipotesi nella formazione della volontà della maggioranza parlamentare; ma il parlamento non è più nella società industriale avanzata il centro del potere reale, essendo spesso soltanto una camera di registrazione di decisioni prese altrove; b) anche se il parlamento fosse ancora l'organo del potere reale, la partecipazione popolare si limita a intervalli più o meno lunghi a dare la propria legittimazione a una classe politica ristretta che tende alla propria autoconservazione, e che è via via sempre meno rappresentativa; c) anche nel ristretto ambito di un'elezione una tantum senza responsabilità politiche dirette la partecipazione è distorta, o manipolata, dalla propaganda delle potenti organizzazioni religiose, partitiche, sindacali ecc. La partecipazione democratica dovrebbe essere efficace, diretta e libera: la partecipazione popolare nelle democrazie anche più progredite non è né efficace né diretta né libera. Dal sommarsi di questi tre difetti di partecipazione popolare nasce la ragione più grave di crisi, cioè l'apatia politica, il fenomeno tante volte osservato e deprecato della politicizzazione delle masse negli stati dominati dai grandi apparati di partito. La democrazia rousseauiana o è partecipante o è nulla. tratto PAUL GINSBORG, il tempo di cambiare, in ET Saggi [1359], Einaudi Torino 2004, p.162
(…)Gli individui che avvertono la necessità di avere parte attiva nella società civile e dispongono, a fine giornata, di tempo ed energie residue da dedicarvi, vanno probabilmente incontro in tutto il mondo a un'esperienza simile a quella appena descritta. In linea di massima le persone sono attratte a partecipare alla moderna società civile perché desiderose di affermare la propria individualità. Rifiutano di essere irreggimentate in un movimento politico militante come spesso avveniva nel secolo 5
scorso. Come ha scritto giustamente Marco Revelli, i moderni attori della società civile non hanno né un'uniforme né una bandiera: non sono soldati, bensì civili .
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Paolo Cortesi, parole e potere in Nexus 78 2009-03-28 Giorgio Ruffolo, èlite Da Buttare, Espresso 27 Nov 08 Dispensa Prima Parte ScuolaPolitica di Educazione Civ Dispensa Sec e Terza Parte File 01 ScuolaPolitica di Educazione Civ Dispensa Sec e Terza Parte File 02 ScuolaPolitica di Educazione Civ Carleen Hawn - La Follia Della Crescita - Intern_nov 08 Thomas Benedikter democrazia diretta
Fedeltà alla Repubblica Nel luglio del 2008 il Parlamento italiano all’unanimità ha approvato il trattato di Lisbona mentre in Gran Bretagna ben 206 parlamentari hanno votato contro il trattato di Lisbona, in Francia 52 contrari, in Germania 58 contrari, in Finlandia 27 contrari e cosi via. Tale trattato entra in vigore nel 2010 e contraddice la Costituzione italiana nei principi fondanti contro la tutela dei diritti umani universali e contro le normali democrazie rappresentative. Nel trattato viene contraddetto l’elementare principio della separazione dei poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), accentrandoli nelle mani di organi non eletti direttamente dal popolo quali la Commissione ed il Consiglio. Il trattato di Lisbona, Costituzione europea, vincola le direttive europee come norme superiori alle leggi italiane. L’assenza di un pubblico dibattito circa il trattato di Lisbona ha consentito al potere invisibile di deliberare nell’indifferenza totale dell’opinione pubblica per evitare che i cittadini venissero a conoscenza delle verità indicibili scritte negli articoli dell’antidemocratica Costituzione europea; lo stesso trattato che venne bocciato nel 2006 dai popoli: francese, olandese e, nel 2007 da quello irlandese poi approvato nel 2008, la sola assenza di trasparenza dimostra la cattiva fede dell’élite europea che instaura “legalmente” la dittatura dell’oligarchia in Europa. Al potere invisibile è bastato anestetizzare l’opinione pubblica relegando il dissenso di numerosi costituzionalisti, politici, giornalisti e cittadini europei nel silenzio dei media, infatti la denuncia circa l’inaudita truffa a danno della libertà di tutti è possibile raggiungerla solo a mezzo internet. Tutti i partiti italiani hanno venduto il popolo all’élite europea (BCE + SpA). Il popolo italiano, non solo, non sa cosa sia il trattato di Lisbona ma si troverà a vivere in un Paese che non ha voluto (assenza di referendum) in piena contraddizione con la sovranità popolare, caratteristica primaria per le democrazie ed in assenza di questa, come nel caso dell’UE, si parla solo di regimi autoritari, totalitari ed oligarchici per opprimere i popoli e garantire ricchezze ai pochi. Il Governo ed il Parlamento italiano deliberando per il trattato di Lisbona hanno contraddetto gli articoli 1 e 2 della Costituzione, essi col loro voto hanno tradito la Repubblica e non potevano farlo poiché i principi fondanti (articoli 1-12) non sono derogabili o cancellabili.
La critica di Attac al Trattato Costituzionale/Trattato di Lisbona (Fonte: http://www.attactorino.org/documenti/criticaAttac.doc, versione definitiva 31 dicembre 2008)
Processo non democratico, sovranità popolare esclusa Fin dall’ inizio, il processo di stesura di un nuovo fondamento giuridico dell’Unione Europea è stato una presa in giro dei principi democratici. I cittadini e i parlamenti nazionali sono stati emarginati, è stato reso loro impossibile avanzare proposte ed emendamenti. La Convenzione che ha redatto la “Costituzione “ europea non era stata eletta a suffragio universale diretto ed era composta per l’86% da 6
uomini1. I suoi componenti avevano pochissimi diritti, il potere era concentrato nella Presidenza. La Convenzione era uno strumento dei Governi2. La sua finalità consisteva nello stabilire modifiche costituzionali ma il processo è stato caratterizzato da una confusione totale tra potere costituente e poteri costituiti, rivelatrice del tentativo di questi ultimi di sottrarre ai cittadini europei la loro sovranità. Il risultato, una combinazione di Costituzione e Trattato, è stato denominato “Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa” e presentato all’opinione pubblica come “La Costituzione europea”. Ha una consistenza di circa 500 pagine che lo rende di difficile lettura3. Questa “costituzione” è stata respinta da due dei quattro referendum tenuti nel 2005. Il popolo sovrano di Francia e Olanda si è espresso per il no. Nel Lussemburgo, dove il 98% dei parlamentari aveva votato a favore, più del 40% dell’elettorato si è espresso per il No. In Francia, il 98% dei parlamentari aveva votato Sì, in Olanda l’85%. Il divario tra il popolo sovrano e i suoi “rappresentanti” non è mai stato così profondo. I Capi di Stato e di Governo hanno reagito togliendo la dicitura “Costituzione” e sostituendola con “Trattato” su di un testo al 96% identico al precedente, allo scopo di evitare i referendum4. Il nuovo Trattato di Lisbona è stato redatto a porte chiuse da burocrati dell’UE e approvato dopo appena due riunioni di una Conferenza Intergovernativa comprendente solo 3 (!) parlamentari europei e nessun cittadino. L’attuale testo è, se possibile, ancor meno leggibile del precedente ed è composto da sei elementi: Trattato dell’Unione europea, Trattato delle Comunità europee (rinominato Trattato sul funzionamento dell’Unione europea), due elenchi di Emendamenti ai due suddetti trattati, 37 Protocolli e 65 Dichiarazioni. È stato adottato dai Capi di Stato e di Governo a Lisbona il 13 dicembre 2007. Alla data del 9 maggio 2008, quando una serie di Stati Membri avevano già ratificato il Trattato, non era stato ancora pubblicato il testo ufficiale coordinato del Trattato stesso. Nel mese di giugno, il “nuovo/vecchio testo” è stato respinto dal popolo sovrano d’Irlanda, il solo che dovesse costituzionalmente ratificarlo con referendum. Contrariamente a quanto affermato dalla retorica ufficiale, i Governi non avvicinano affatto l’UE ai cittadini ma invece li allontanano sistematicamente dal pubblico dibattito e dalla partecipazione alle decisioni. In Austria, il Governo ha modificato la Costituzione per poter accelerare la ratifica ed evitare un dibattito pubblico; il Parlamento europeo ha votato contro una Mozione che chiedeva di rispettare la scelta del popolo irlandese sul Tratto di Lisbona. Il presidente della Commissione, José Manuel Barroso, ha dichiarato di voler proseguire con il processo di ratifica anche dopo il No in Irlanda. A tutti i popoli sovrani che vogliono votare (inclusi gli irlandesi) viene detto: “se dite No, distruggete l’Europa”: minacce al posto di un dibattito democratico. Al fine di far approvare il Trattato, i governi hanno deliberatamente disinformato i loro cittadini circa i contenuti e la necessità del Trattato di Lisbona. Per esempio, l’UE non ha smesso i funzionare dopo 1
La Convenzione è lo strumento adottato da Consiglio Europeo di Laeken nel 2001 per assicurare un approccio più democratico alla riforma dei trattati; non più una Conferenza intergovernativa ma una Convenzione di cui fanno parte anche 2 membri di ciascun Parlamento nazionale e 16 parlamentari europei. 2
Solo il Consiglio Europeo ha il reale potere di iniziativa per apportare modifiche ai trattati (48 TEU)
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A confronto la costituzione USA è di 14 pagine, quella francese di 15 e la “Grudgesetz” tedesca di circa 70 pagine.
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Come dichiarato esplicitamente da Giscard d’Estaing, il testo così rimaneggiato era “più facile da mandare giù”.
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l’allargamento. Al contrario, assume più decisioni di prima5: sono stati approvati sulla base del Trattato di Nizza i Gruppi tattici, l’Agenzia per la Difesa, un forte aumento del bilancio di Frontex6 e persino un mega progetto, la direttiva su servizi. L’argomento dell’urgenza è quindi inconsistente. Se il Trattato di Lisbona non entra in vigore, il Trattato di Nizza resta ancora per qualche anno il fondamento giuridico dell’UE. Un altro trucco dei Governi: la prevalenza della legge europea sulle leggi – e anche sulle Costituzioni degli Stati membri - è stata tolta dal testo principale (articolo 6 del Trattato Costituzionale) ma reintrodotta dalla porta di servizio con la Dichiarazione n. 17. Identica procedura è stata applicata per l’obiettivo UE di un “mercato aperto dove la concorrenza non è distorta”: non compreso tra gli obiettivi dell’UE, esso permane nelle politiche settoriali e viene reintrodotto formalmente dal Protocollo n. 6. La tanto sbandierata “vittoria sul neoliberismo” del presidente Sarkozy non è nemmeno simbolica: è una falsità. Troppo poca democrazia/ Nessuna separazione dei poteri Il Trattato di Lisbona non istituisce la separazione dei poteri che è un requisito minimo della democrazia7. Gli esecutivi nazionali, attraverso il Consiglio europeo, rimangono il legislatore più potente a livello UE. Il più debole resta la sola istituzione eletta a suffragio diretto, il Parlamento europeo (PE). Il Trattato di Lisbona estende il suo diritto alla co-decisione ma non in tutti i campi: sono escluse la politica estera e di sicurezza, la politica monetaria e il controllo valutario, le restrizioni al movimento di capitali, le tariffe; Euratom e, in parte, il mercato interno e la politica agricola. Nei settori di co-decisione (69 su 90) il PE può emendare e avere anche la decisione finale, ma la Commissione e il Consiglio possono sempre modificare o respingere gli emendamenti: gli rimane quindi un diritto di veto ma non il potere di rendere operanti le sue scelte come i Parlamenti nazionali. La Commissione continua a mantenere il monopolio dell’iniziativa legislativa. Il PE che dovrebbe essere il legislatore numero uno, può solo avanzare proposte alla Commissione ma non avere iniziativa legislativa propria (ad es.: ad oggi sei proposte del PE per una direttiva sui servizi pubblici sono state respinte dalla Commissione). Il PE non può candidare né eleggere i membri della Commissione. Può solo avallare le proposte del Consiglio europeo. Non può nemmeno revocare il mandato di singoli commissari, ma solo dell’intera Commissione, con una maggioranza dei due terzi. (Ad es.: il Commissario all’Industria, Günter Verheugen, sta gestendo una politica industriale insostenibile per l’ambiente (livelli più alti di emissioni auto) di stampo nazionalista a favore della Germania, ma il Parlamento non ha diritto di farlo dimettere per questo). I membri della Corte di Giustizia sono nominati dai Governi in spregio al principio dell’indipendenza della magistratura dal potere politico che è un aspetto essenziale della separazione dei poteri8.Di più: i giudici dispongono di un potere politico che dovrebbe essere riservato ai rappresentanti eletti. Le proposte di iniziativa Popolare hanno una soglia bassa di ammissibilità (0,2% della popolazione UE) ma non sono per nulla vincolanti: una presa in giro. In generale, la democrazia “partecipativa” funziona meglio per i lobbisti dei grandi gruppi economici e finanziari che per i cittadini. Il Trattato di Lisbona non sfiora nemmeno questo enorme problema.
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Secondo uno studio dell’European Institutions Observatory
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Frontex è l’Agenzia europea con sede a Varsavia per operazioni congiunte degli Stati membri nel campo della sicurezza delle frontiere
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È una battuta corrente che l’UE non potrebbe essere ammessa, se facesse domanda di adesione all’UE.
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Il mandato dei giudici è rinnovabile, il che aumenta la loro dipendenza.
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Analisi e riflessioni prima di partire: Salerno è un città media meridionale con circa 138.000 abitanti, e con la sua Provincia arriva ad 1.020.000 abitanti. Sul territorio comunale non ci sono più i grandi gruppi industriali, stanno chiudendo e delocalizzando tutti o quasi, infatti l’attuale l’Area a Sviluppo Industriale va sempre più riconvertendosi ad area commerciale. Dal punto di vista urbano è una città bella solo nella suo centro storico, parzialmente recuperato, mentre la parte moderna, costruita oltre il fiume Irno e sulle colline, è figlia della più selvaggia speculazione edilizia che va dagli anni del secondo dopo guerra sino ad oggi. Anche l’attuale Piano Urbanistico Comunale (PUC), approvato nel 2006, è privo di un’idea di città sostenibile, e mostra solo di voler costruire parti di città. Il piano attua l’obsoleta crescita urbana per aiutare la solita rendita urbana dei pochi ed influenti personaggi della città, mentre, negli ultimi quindici anni i dati ISTAT mostrano una “fuga” di 15.000 abitanti verso altri territori, forse dove la qualità della vita è migliore e/o dove le abitazioni costano meno. Il PUC ha subito forti critiche socio-politiche oltre che tecniche. Il Presidente dell’Ordine degli architetti, nel 2006, disse: «questo piano è un regalo alla criminalità organizzata» Il territorio urbano si presenta degradato ed inquinato grazie a scelte urbane sbagliate, dalla scarsa qualità architettonica degli edifici, soprattutto di quelli moderni, sino alle passate attività industriali dismesse ed a quelle presenti ancora attive. Le sue risorse naturali: il mare, i corsi d’acqua ed il suolo sono inquinati, così come hanno dimostrato la Carta geochimica ambientale ed i rilievi periodici dell’Asl e dell’ARPA. Vige sempre un divieto di balneabilità sulla costa cittadina, come dire: «si abbiamo il mare ma non conviene fare il bagno», tutto ciò è irragionevole. La mobilità è una ferita sempre aperta, e non si è mai deciso di affrontare il problema alla radice, cioè realizzare una rete stradale che poggi la sua filosofia sulla sostenibilità e non sull’ossimoro “sviluppo sostenibile”. Si dovrebbe mettere al primo posto la tutela della salute e non delle automobili. Applicando la decrescita felice sarà possibile costruire una città sostenibile. La gestione dei servizi pubblici è affidata alle SpA inventate ad acta per compiere assunzioni clientelari e gestire il consenso politico, come avviene in tutti i comuni d’Italia dopo l’immorale riforma degli Enti Territoriali (anni ’90). Per grandi linee è possibile asserire che ci sono circa un migliaio di salernitani (società comunali SpA) che rubano la vita alla maggioranza di cittadini. Questo accade soprattutto per l’ignoranza diffusa sui meccanismi del potere. La maggioranza dei cittadini vive di credenze ed infatti si illude ancora che esista una “destra” ed una “sinistra” e che le televisioni ed i giornali facciano comunicazione per informare. Conflitti di interesse, concorsi di interesse ed assenza di etica nei comportamenti politici chiudono le porte a giovani talentuosi che migrano verso territori più liberi e migliori. Il meccanismo vizioso isola la società salernitana dal contesto italiano ed europeo relegandola agli ultimi posti nelle periodiche classifiche che tentano di misurare la qualità della vita (107° posto, 2009). Le risorse naturali della Provincia, riconosciute da tutto il mondo, costiera amalfitana e cilentana, sono ostaggio dell’egoismo, del cinismo e del nichilismo locale che privilegia l’attuale sistema socio-politico basato sulla cooptazione, la parentela ed il servilismo verso i partiti politici. Introdurre un elemento di rottura contro questa prassi consolidata è estremamente difficile, ma se intendiamo creare un futuro sereno per i nostri figli è necessario non solo educare ai valori di una società basata sulla decrescita felice ma praticare la strada del merito e del sacrificio. I limiti dello sviluppo insensato sono sotto gli occhi di tutte le persone correttamente informate, e Salerno non è una città che brilla per questo. Essa è carente di biblioteche civiche, e di movimenti culturali consapevoli, dove i giovani possano attingere informazioni libere per poi discuterne. Salerno è la città dello svago, una sorta di paese dei balocchi che inganna il passante, mostrando di notte una “felicità” incosciente che ogni mattina fa i conti con la disoccupazione e l’assenza di idee creative. A Salerno è forte l’apatia politica, il senso del lamento e del disagio, ma non della critica costruttiva, non del ragionamento. In questo contesto è necessario fornire gli strumenti utili affinché i cittadini possano costruire un dibattito serio e motivato, volto al cambiamento reale del fare politica e della partecipazione al processo decisionale, fino ad oggi relegata ai soli partiti e divenuti forse, anche per questo motivo, comitati d’affari. «Un uomo che non si interessa dello Stato non lo consideriamo innocuo, ma inutile» (Pericle, discorso alla città di Atene, V sec. a.C.)
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1.Idee e punti fermi del programma elettorale 1.1 Punti fermi (condicio sine qua non): L’obiettivo di questa Lista è quello di introdurre principi di democrazia diretta nello Statuto comunale e di governare con la filosofia della decrescita felice. Crediamo siano necessario applicare il principio sancito dalla Costituzione: la sovranità appartiene al popolo. Per fare questo si intende introdurre: • referendum (deliberativo) legislativo (vincolante); • referendum abrogativo; • referendum propositivo e abrogativo • Bilanci Partecipativi deliberativi (non consultivi); • Elezione diretta del difensore civico dai cittadini • Sostituire le aziende municipalizzate/partecipate s.p.a., concessionarie della gestione di beni demaniali, con vere public companies (società pubbliche) no profit – azionariato diffuso - con l’obbligo di reinvestire gli utili in servizi pubblici a tutela della salute e dell’ambiente nel territorio locale; • Inserire nel regolamento edilizio l’analisi del ciclo vita (LCA) e la certificazione energetica degli edifici; • proporre di cambiare la legge elettorale per la parte riguardante le circoscrizioni col fine di consentire ad ogni cittadino di candidarsi liberamente, senza l’aiuto dei partiti. (?) Nota: siamo perfettamente coscienti che per cambiare lo Statuto ci vuole il consenso di 2/3 del Consiglio comunale. Faremo comunque la proposta, nel caso si ottenesse anche solo un consigliere comunale, che svolgerà anche il ruolo di “difensore civico” e di “controllore” del res pubblica. Nel caso di vittoria elettorale e del mancato consenso per modificare lo Statuto, ugualmente si potrà creare un Assessore al Bilancio Partecipativo ed iniziare a praticare la democrazia diretta.
Democrazia diretta Appunti tratti da Jos Verhulst e Arjen Nijeboer, Democrazia Diretta: Fatti e Argomenti sull'Introduzione dell'Iniziativa e dei Referendum, traduzione: Emilio Piccoli, www.democracy-international.org, 2007
In una democrazia, la selezione delle idee è più efficiente. La democrazia non è altro che l'elaborazione sociale delle idee individuali. Le nuove idee hanno origine sempre da individui, perché solo gli individui possono pensare. Ma le idee individuali devono essere considerate, soppesate le une con le altre e adattate alle condizioni della società. Si ha bisogno l'uno dell'altro per correggere le imperfezioni di ogni idea altrui. Il cuore della democrazia è in realtà questo processo di formazione delle idee sociali, in cui l'idea o la proposta di una singola persona, spesso già accettata da un gruppo più piccolo (un partito politico, un gruppo d'azione o un gruppo di pressione), viene valutata nei suoi pro e i suoi contro dall'intera società. Questo processo di formazione delle idee porta a una scelta. Ma la scelta deve sempre essere vista in un contesto storico; la minoranza di oggi può essere la maggioranza di domani. In rapporto al continuo sviluppo di idee le decisioni reali sono come battiti di timpano all'in-terno di 10
un'intera sinfonia. Nel medio-lungo termine le decisioni democratiche saranno socialmente superiori alle decisioni dittatoriali. Obiettivi moralmente discutibili, che non servono all'interesse comune, per loro stessa natura cercheranno una loro via attraverso canali nascosti e lontani dalla luce dell'aperto processo decisionale democratico. In condizioni democratiche verranno filtrate le idee migliori, perché siamo più inclini a riconoscere le debolezze degli altri piuttosto che le nostre. Il processo di selezione, che opera durante il cammino della democrazia, può fornire alla società proprio ciò di cui essa ha bisogno. Questo non significa che la presenza di strumenti democratici garantisca necessariamente la qualità morale delle iniziative dei singoli membri della società. Possiamo solo avere fiducia che tali iniziative possano emergere. D'altronde ciò non significa che aspirazioni moralmente degne non possano concretizzarsi senza democrazia. La politica non può mai prescrivere comportamenti morali. Ma la politica può creare strumenti democratici che permettono al potenziale morale, che è latente negli individui, di essere liberato e messo ad operare per il bene della società. L'evolversi della Democrazia La democrazia non è mai perfetta. La crescita della democrazia deve essere vista come un processo biologico. La democrazia non può arrestare lo sviluppo e l'approfondimento, proprio come una persona non può smettere di respirare. Un sistema democratico che rimane statico e immutato degenera, e alla fine diventa antidemocratico. È solo un tale processo di degenerazione che causa l'attuale malessere della società. Siamo dinanzi al fatto che la democrazia nelle nostre società è in grave pericolo. La nostra attuale democrazia puramente rappresentativa è in realtà la risposta alle aspirazioni di oltre un secolo fa. Questo sistema era adatto a quell'epoca, perché la maggior parte della gente poteva riconoscere il loro punto di vista politico e i loro ideali riflessi in un piccolo numero di chiare credenze umane e sociali che erano incarnate e rappresentate, ad esempio, da gruppi cristiani, socialisti o liberali. Quest'epoca è passata da molto tempo. Le idee e le opinioni delle persone sono diventate sempre più individuali. La forma democratica appropriata in questo contesto è un sistema parlamentare integrato con l'iniziativa popolare referendaria obbligatoria (democrazia diretta), perché solo un tale sistema prevede un collegamento diretto tra i singoli individui e gli organi legislativi ed esecutivi. Quanto maggiore è la propensione dei cittadini verso le opinioni individuali e la perdita da parte dei partiti politici del loro monopolio, come punti di mobilitazione ideologica, tanto più elevata è la domanda di strumenti decisionali democratico-diretti. Infatti la maggioranza dei cittadini nei Paesi occidentali vuole che venga introdotto il referendum [v. 11]. Questo fatto da solo dovrebbe essere decisivo anche per la sua effettiva attuazione. Etimologicamente la parola democrazia deriva dal greco “Dêmokratìa” composta da Dêmos (popolo) e Kràtos (forza, governo): 'governo del popolo'. Il primo passo verso un autentico governo del popolo comporta necessariamente che le persone possano determinare autonomamente come questo governo popolare debba essere ideato e messo in pratica. Tuttavia vediamo che la maggior parte dei politici argomentano contro il referendum [v. 1-2]. Colpisce il fatto che più elevato è il livello di potere reale di cui dispongono, più vigorosamente molti politici fanno resistenza al referendum [v. 1-3]. Così facendo, essi adottano in pratica gli stessi argomenti che erano già stati utilizzati un tempo per opporsi al diritto di voto dei lavoratori e delle donne. Si può anche dimostrare che questi argomenti sono di valore molto scarso. Nel capitolo 6 esamineremo attentamente le principali contro-argomentazioni. Nei fatti però, basta uno sguardo alla democrazia diretta nella pratica per constatare come le obiezioni siano infondate. In Svizzera, in particolare, esiste da oltre un secolo un esempio molto interessante anche se non perfetto - di democrazia diretta (v. capitolo 5). Gli Svizzeri possono lanciare iniziative 11
legislative popolari a tutti i livelli amministrativi. In alcuni casi è chiaro che i cittadini sono direttamente in opposizione alle preferenze della élite politica ed economica. Nei referendum sugli emendamenti costituzionali e sul trasferimento di sovranità ad organizzazioni internazionali, che sono obbligatori in Svizzera, gli elettori respingono un quarto delle proposte del Parlamento; quando un gruppo di cittadini raccoglie firme per indire un referendum su leggi ordinarie, la metà delle proposte legislative viene respinta. Ma il popolo non ha mai usato i propri diritti democratici per trasformare la Svizzera in uno Stato disumano o autoritario! In Svizzera non c'è la pena di morte e i diritti umani non sono in pericolo nel Paese. Inoltre i cittadini svizzeri non hanno alcuna intenzione di rinunciare al loro superiore sistema democratico. (L'antipatia del popolo svizzero nei confronti dell'Unione europea è anche associata al carattere antidemocratico dell'Unione). La democrazia diretta però non deve essere idealizzata. Essa non fornisce soluzioni in sè. Tuttavia la democrazia diretta mette a disposizione il meccanismo essenziale per trovare soluzioni vantaggiose, utilizzabili per i problemi d'oggi giorno. L'introduzione della democrazia diretta non dovrebbe avvenire in base a un sentimento di improv-visa euforia, ma in uno spirito di 'attiva e consapevole disponibilità ad aspettare. 1-1: La gente vuole la democrazia diretta? Sì. Non c'è praticamente nessun paese occidentale in cui non ci sia una maggioranza del popolo (di solito larga) che non voglia la democrazia diretta. Nel 1995 il sondaggio 'stato della Nazione' mostrò che il 77% dei cittadini britannici credeva che dovesse essere introdotto un sistema "... in cui certe decisioni vengono rimesse al popolo per decidere con referendum popolare" (Prospect Magazine, ottobre 1998). Secondo un sondaggio pubblicato dal Sun (15 marzo 2003) l'84% dei britannici voleva un referendum sulla Costituzione europea. Contemporaneamente apparve un sondaggio sul Daily Telegraph secondo cui l'83% dei cittadini britannici voleva risolvere questioni di sovranità per mezzo di referendum nazionali; solo il 13% riteneva che questo fosse competenza del governo. Il Guardian (29 febbraio 2000) pubblicò un sondaggio secondo il quale il 69% dei Britannici voleva un referendum sul nuovo sistema elettorale proposto dal Primo Ministro Blair. Ciò dimostra chiaramente che il popolo britannico vuole l'ultima parola in merito all'organizzazione del loro sistema politico. In Germania più di 4 cittadini su 5 desiderano che l'iniziativa di referendum popolare venga introdotta a livello nazionale. Da un sondaggio Emnid nel 2005 apparve chiaro che l'85% dei tedeschi ne erano convinti (Readers Digest, 10 agosto 2005), e dati simili sono pervenuti da decine di altri sondaggi. Nel 2004 Emnid chiese anche ai tedeschi se volevano un referendum sulla Costituzione europea; il 79% rispose in senso affermativo. Precedenti sondaggi mostrarono che la preferenza tedesca per la democrazia diretta è trasversale a tutti i partiti: erano sostenitori il 77% degli elettori della SPD, il 68% degli elettori CDU, il 75% degli elettori FDP, il 69% degli elettori dei Verdi, il 75% degli elettori PDS. (Zeitschrift für Direkte Demokratie 51 [periodico per la democrazia diretta no 51], 2001, p. 7). Secondo un sondaggio SOFRES l'82% dei francesi sono a favore dell'iniziativa referendaria popolare; il 15% sono contrari (Lire la politique, il 12 marzo 2003). Secondo un sondaggio SCP del 2002, nei Paesi Bassi l’81% degli elettori sostiene l'introduzione del referendum. Nel 1997 un'indagine della SCP mostrava che c'era una larga maggioranza a favore della democrazia diretta in tutti e quattro i più grandi partiti politici: il 70% degli elettori del CDA (Cristiano Democratici), l’86% degli elettori del PvdA (Laburisti), l'83% del VVD (Liberali di destra), l’86% degli elettori del D66 (Democratici liberali di sinistra) (Kaufmann & Waters,2004, p.131). Secondo un sondaggio NIPO nell’ aprile 1998 il 73% degli elettori voleva un referendum sull’introduzione dell'Euro ed un sondaggio del settembre 2003 mostrava che l'80% voleva un referendum sulla Costituzione europea (che venne effettivamente tenuto nel 2005).(Nijeboer, 2005). Oltretutto il popolo olandese si aspetta molto dalla democrazia. Il Nationaal Vrijheidsonderzoek (indagine sulla libertà 12
nazionale) del 2004 mostra che la "promozione della democrazia" è stata scelta dalla maggior parte (il 68%) come una risposta alla domanda:"Che cosa, secondo voi, è particolarmente necessario per la pace nel mondo?" Gallup ha intervistato gli Europei, a metà del 2003, circa l'opportunità di un referendum sulla Costituzione europea. L'83% di essi consideravano un tale referendum come «indispensabile» o «utile ma non indispensabile», ma solo il 12% pensava a un referendum «inutile». La percentuale a favore era ancora più elevata tra i giovani e le per-sone con istruzione di livello superiore (Witte Werf, autunno 2003, p. 15) Anche la maggior parte della gente negli Stati Uniti vuole la democrazia diretta. Tra il 1999 e il 2000 venne effettuato il più ampio sondaggio sulla democrazia diretta che sia mai stato fatto. In tutti i 50 Stati membri si è constatato che ci sono come minimo il 30% in più di sostenitori rispetto ai contrari; la media per tutti gli Stati Uniti è stata di 67,8% pro e 13,2% contro la democrazia diretta. Era sorprendente come più referendum si erano tenuti in uno Stato nei 4 anni precedenti al sondaggio, più alto era il numero dei sostenitori della democrazia diretta. Negli Stati con pochi o nessun referendum i sostenitori erano in media il 61%; negli Stati con un numero medio di referendum i sostenitori erano il 68% e gli Stati con più di 15 referendum avevano una media del 72% a sostegno. "Le indagini del 1999-2000 hanno definitivamente dimostrato che l'esperienza di voto su iniziative popolari e referendum aumenta effettivamente il sostegno al processo", commenta Waters (2003, p. 477). Ci fu anche un sondaggio circa l'opportunità di una iniziativa di referendum popolare a livello federale (gli Stati Uniti sono paradossalmente uno dei pochi paesi al mondo che non hanno mai tenuto referendum nazionali, anche se la democrazia diretta è molto diffusa a livello statale e locale). In questo sondaggio, i sostenitori erano il 57,7% e gli oppositori il 20,9%.
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1.2 Bilanci Partecipativi deliberativi I Bilanci Partecipativi nascono a Porto Alegre, capitale del Rio Grande do Sul (Brasile), e sono delle assemblee deliberative dove i cittadini hanno la possibilità di decidere come spendere parte del Bilancio comunale. I cittadini non delegano ai partiti, o al consiglio comunale o al Sindaco; essi in base alla presa visione dei soldi disponibili pianificano la costruzione di servizi sociali, sanitari, educativi, di strade e tutto ciò che occorre alla comunità locale. Insomma i cittadini pianificano ed organizzano il territorio insieme ai loro rappresentanti eletti. Ciò che viene deciso nel Bilancio Partecipativo viene sempre messo in pratica. di Giovanni Allegretti: Il Bilancio Partecipativo è un percorso costituito da dibattiti successivi e aperti a tutti i cittadini che accompagna e sostanzia il processo di definizione dei Piani annuali di Investimento del Comune, cioè di una porzione del Bilancio Municipale che costruisce linee ed indirizzi delle “spese di capitale”, ovvero di quei fondi annualmente destinati agli investimenti in strutture e servizi in ambito cittadino. Esso propizia al suo interno una fusione di forme di democrazia assembleare diretta con modelli di democrazia rappresentativa, dove le scelte avvengono annualmente e in maniera diversa da quelle previste dalla normativa nazionale brasiliana per l’elezione dei Consiglieri Comunali, formalmente nominati ogni 4 anni. Esistono due tipi di rappresentanti popolari eletti nel Bilancio Partecipativo: i delegati e i consiglieri. Le nomine dei delegati popolari avvengono in numero proporzionale alla partecipazione dei singoli quartieri (bairros) all’interno delle assemblee pubbliche di ogni Regione comunale. All’incirca per ogni 10 suoi cittadini presenti, cioè, un quartiere ha diritto ad 1 delegato che lo rappresenti: in tal modo viene premiato in sede regionale l’interessamento degli abitanti nei confronti del loro territorio di residenza. In un Forum apposito, i delegati di quartiere (a cui spetta di mantenere il costante contatto con i territori di appartenenza) dialogano poi con i consiglieri di ogni regione, che sono 2 per ognuna (più 10 tematici) in via equitativa, per non penalizzarne nessuna nella distribuzione dei fondi di investimento comunali. Sono questi consiglieri (con i loro eventuali sostituti e alcuni membri di ONG cittadine) che compongono l’istanza di vertice del processo di Bilancio Partecipativo, ovvero il Consiglio Popolare di Bilancio (COP) dove essi discutono fra loro le priorità di bilancio presentate dalla popolazione durante le assemblee aperte all’intervento di tutti i cittadini. Sono i consiglieri a presentare la proposta di programma di investimento all’amministrazione, che lo fa proprio a seguito di vivaci discussioni tese a passare ai cittadini e ai loro rappresentanti tutte le informazioni tecniche e finanziarie necessarie per una seria valutazione del da farsi, anche attraverso appositi corsi di formazione sui meccanismi istituzionali previsti dalle Leggi Brasiliane per il governo ‘formale’ del territorio. Le Assemblee sono aperte a tutti i cittadini, organizzati ma anche singoli, aspetto – quest’ultimo – che costituisce il grande salto di qualità rispetto alle precedenti forme di partecipazione della Società civile alla formulazione delle politiche municipali, riservate solo a rappresentanti di specifiche Associazioni o Entità organizzate che agivano come ‘lobby’ togliendo al cittadino singolo o disorganizzato ogni ruolo attivo che andasse al di là del diritto di voto e di quello individuale di critica.
1.3 Governance (metodi di governo): Introdurre l’uso della pianificazione strategica in ambito pubblico come metodo valutativo e decisionale per l’adozione di piani e programmi, e nello specifico la Valutazione Ambientale Strategica (VAS). di Franco Archibugi: La pianificazione strategica - come è noto, e come comunque si spiegherà insistentemente lungo tutto il
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Corso - non è una speciale “tecnica” di gestione della Pubblica Amministrazione. Essa rappresenta un nuovo modo di concepire la stessa gestione degli affari nella Pubblica Amministrazione. Essa costituisce il fulcro di quella “riforma” di cui si parla da sempre e che negli ultimi tempi ha costituito la base di una cosiddetta “nuova gestione pubblica” (“new public management”), come viene comunemente definita in sede Ocse, e nei paesi di lingua anglosassone. Negli Usa, in particolare negli ultimi tempi, la formula che designa il movimento riformistico è quella di “reinvenzione del governo” (reinventing government) ed è considerata una “rivoluzione” piuttosto che una riforma,2 giacché viene considerato un nuovo modo di pensare, una nuova mentalità, prima ancora che la introduzione di particolari metodi e/o tecniche di amministrare. Al di là dello slogan politico che può inerire a questo linguaggio, vi è un coefficiente di reale novità, molto radicale, che nasce - dopo decenni di piccoli passi verso la pianificazione strategica - nella legge del Congresso del 1993, detta appunto della “pianificazione strategica” o dei “risultato” (Government Performance and Result Act, GPRA), che ha introdotto sistematicamente in tutti gli organi gestionali del Governo federale l’obbligo di elaborare “piani strategici” (quinquennali), piani di prestazione” (annuali), e conseguentemente il “bilancio di programma” (program budgeting). Tutta l’operazione di “riforma” dunque si traduce ovunque nell’introduzione nella Pubblica amministrazione di una programmazione (o pianificazione) “strategica” - fondata sulla ristrutturazione di qualsiasi intervento secondo “programmi” che diventa il nuovo modo di gestire le attività, di tutti i tipi. La pianificazione strategica (che può avere anche altre denominazioni) parte dalla definizione dei programmi. Il “Programma” diventa il punto di riferimento di ogni azione della PA, da qualsiasi parte, con qualsiasi ente e in qualsiasi settore essa operi e si sviluppi. Il Programma diventa il concetto chiave, la parola “critica” da cui prende le mosse ogni tipo di riforma. Programmazione e gestione diventano momenti di un unico agire, suggellato da una terza parolachiave, che è quella della valutazione. Ma quest’ultima, nei nuovi modi di concepire la “reinvenzione programmatica”, prende senso solo e soltanto se riferita al processo di programmazione e di gestione. L’intero sforzo di creare un metodo, (che chiamiamo della “pianificazione strategica”) è basato sull’obiettivo di migliorare la qualità delle decisioni che vengono prese a qualsiasi livello di gestione di affari pubblici. E vorremmo dare per acquisito (o presupposto) che: 1. Le decisioni sarebbero di migliore qualità se si sapesse che cosa si cerca di fare, se gli obiettivi dell’azione fossero ben fissati, e le risorse destinate al raggiungimento di un obiettivo fossero raccolte insieme. 2. Le decisioni sarebbero di migliore qualità se si disponesse di informazioni su come le risorse vengono attualmente impiegate, per i principali obiettivi in essere, sui modi nei quali gli obiettivi sono perseguiti, il tipo di persone che ne sono i beneficiari, e così via. 3. Le decisioni sarebbero di qualità migliore se si valutasse l’efficacia dei programmi in corso. 4. Le decisioni sarebbero migliori se si potesse considerare ed analizzare modi alternativi di raggiungere gli obiettivi. 5. E’ ragionevole avere un programma per il futuro e decidere che cosa fare nei prossimi anni; ed è ugualmente ragionevole decidere quali mutamenti ed interventi immediati (legislativi, regolamentari, finanziari) sono necessari per andare verso la direzione desiderata. 6. E’ bene essere “sistematici” circa le decisioni: cioè seguire una esplicita procedura per rivedere i piani a lungo termine alla luce di nuove informazioni, valutazioni ed analisi, e di trasferire i mutamenti dei piani nelle conseguenze legislative e di bilancio.
Questa metodologia consente di fare meno errori rispetto al passato poiché introduce come metodo la partecipazione al processo decisionale di più interessi, coinvolgendo anche i cittadini, che spesso sono tenuti all’oscuro di tutti e sono i destinatari delle decisioni prese da altri. Consente, prima di decidere, l’ascolto di soluzioni diverse (pluralismo delle idee). Consente di cambiare radicalmente la proposta iniziale. Consente di abbandonare il piano iniziale. Tutto ciò grazie ad una maggiore ricerca iniziale, un dialogo aperto, ed il confronto 15
continuo di studi indipendenti, una verifica continua dei vari passi intrapresi e la possibilità di tornare indietro. Considerazioni: i Bilanci Partecipativi (B.P.) e la pianificazione strategica “nascono” in aree geografiche diverse e sembrano ispirate da culture diverse. I B.P. sono stati applicati dal Partito del Lavoratori brasiliano, quello che per noi in Italia, una volta era il Partito Comunista Italiano, ed ha semplicemente attuato ciò che i movimenti locali richiedevano, cioè partecipazione diretta al processo decisionale politico col fine anche di controllare i loro rappresentanti eletti, una richiesta per nulla pretestuosa anzi, in piena regola col principio di sovranità popolare contemplato da tutte le democrazie. Invece la pianificazione strategica, di derivazione anglosassone, sembra essere un’evoluzione metodologica delle decisioni ristretta alla sola pubblica amministrazione, cioè a quei dipendenti nominati dai rappresentanti politici, che se fossero illuminati avrebbero la possibilità di compiere meno errori. Conoscere entrambi gli strumenti consente di fare un passo avanti a tutti: cittadini e rappresentanti. Consente di amministrare in maniera trasparente, chiara ed efficace, evitando gli errori e gli orrori del presente e del passato. L’ideale è perseguire ed introdurre entrambi i metodi, poiché nelle loro procedure hanno numerosi elementi di contatto e curiose coincidenze nei loro principi ispiratori: pluralismo delle idee, trasparenza e partecipazione. Tutto ciò non rappresenta nulla di nuovo. Questi principi: pluralismo, partecipazione e trasparenza, sono stati normati da alcune direttive europee, basta guardare le Agende21, e l’introduzione della VAS (Valutazione Ambientale Strategica), ma gli attuali Enti locali li osteggiano fortemente e fanno prevalere i soliti interessi di pochi. Il reale cambiamento sta nell’introdurre questi principi nello Statuto comunale e cioè non lasciare più discrezionalità al potente di turno se avvalersi o meno di tali metodi. I cittadini devono conoscere i propri diritti ed imporli.
Inoltre, in ossequio ai principi costituzionali riteniamo di ridurre gli sprechi della Pubblica Amministrazione (PA) derivati dallo Statuto comunale stesso ed eliminare la corruzione. Infatti, gli enormi poteri discrezionali conferiti al Sindaco consentono di distruggere, oltraggiare i valori alti della politica, quali la democrazia, la libertà, l’uguaglianza, la trasparenza, e la meritocrazia. Oggi la figura del Sindaco è quella di un monarca, egli se non è illuminato dall’interesse pubblico può tranquillamente “truffare” tutti i suoi concittadini. Infatti dallo Statuto del Comune di Salerno si legge: Art. 26 Nomina degli Assessori 1. Il Sindaco nomina il Vice Sindaco e gli Assessori, anche al di fuori dei componenti il Consiglio dandone comunicazione al Consiglio nella seduta di insediamento. CAPO V IL SINDACO Art. 32 competenze j) sulla base degli indirizzi dettati dal consiglio, con specifica determinazione, nomina, designa e revoca i rappresentanti del Comune presso Enti, aziende, società partecipate ed altre istituzioni;
Tutto ciò consente al Monarca di creare società di profitto, “municipalizzate e partecipate” dall’Ente locale, e dare loro tramite concessioni pubbliche la gestione dei beni demaniali. Insomma, si creano assunzioni clientelari, e posti di lavoro agli amici col fine di controllare l’elettorato. Zero meritocrazia. Questa è pura usurpazione dei beni demaniali. I cittadini 16
pagano bollette e tasse ad un gruppo ristretto di persone che godendo delle loro posizioni dominanti vivono sulle spalle di tutti. Questo sistema, oggi consente di far fare i milioni a pochi privati che partecipano nelle società municipalizzate anche attraverso la vendita dell’acqua, diritto inalienabile. L’obiettivo di questa Lista Civica e di ripristinare la legalità sciogliendo i vincoli con queste società municipalizzate/partecipate usurpatici dei beni demaniali. Intendiamo introdurre una gestione etica dei beni privilegiando l’interesse pubblico e creando il “Reddito Cittadino” da investire in servizi sul territorio locale. Ciò attraverso un'unica società no profit sotto controllo del Comune e degli utenti che pagano le bollette, quindi vere società pubbliche. Democrazia = governo del popolo = trasparenza, buon senso, legalità e meritocrazia. Sperimentazioni democratiche 8 dicembre 2009 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/10/16/sperimentazioni-democratiche/)
In Italia, il governo del popolo ancora non esiste, ma purtroppo solo la degenerata democrazia rappresentativa. Da qualche decennio ci sono fermenti di vera democrazia a Rovereto, a Bolzano, a Grottammare (AP), a Colorno (PR) dove si tenta di introdurre e praticare strumenti di democrazia diretta e partecipativa. Consiglio vivamente di spegnere le televisioni e, la lettura di due libri di educazione civica: Thomas Benedikter, democrazia diretta, Sonda e, Paolo Michelotto, democrazia dei cittadini, Troll edizioni. Dopo la lettura gli effetti saranno tutti positivi. Esiste un soggetto politico neonato, denominato “Per il Bene Comune” (PBC) che ha voluto affidarmi la “coordinazione” di un processo partecipato a mezzo internet. PBC usa un forum di discussione aperto a qualsiasi cittadino, anche non iscritto al movimento, per discutere liberamente. In questo contesto ho proposto una sperimentazione di “programma partecipato”. Il processo, ispirato al famoso bilancio partecipativo di Porto Alegre, è stato preso nella sua essenza deliberativa e diviso in tre fasi: • • •
Fase 1. diritto di proposta, dal 25 maggio al 6 luglio.; Fase 2 : condivisione, confronto e dialogo. Dal 7 luglio al 9 ottobre; Fase 3: votate le vostre priorità, dal 10 al 14 ottobre
La democrazia nella sua essenza non delega a nessuno ma delibera su come spendere i soldi degli stessi cittadini per il bene comune. Ecco cosa vogliono, fra le tante proposte scritte, i cittadini del forum-meetup di PBC: 1. (99%) Applicazione strategia RIFIUTI ZERO 2. (98%) Tutela e sovranità pubblica del ciclo dell’acqua 3. (93%) Promozione filiera corta prodotti agricoli e accordi tra aziende agricole locali e punti vendita 4. (92%) Stop al consumo di territorio 5. (90%) Introdurre la vera Class Action 6. (89%) Introdurre tutti gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa negli Enti Territoriali 7. (88%) decrescita felice 7. (88%) Facilitazione amministrativa nell’impiego di energie rinnovabili 9. (86%) Freno alla costruzione di nuovi centri commerciali e rivalutazione del piccolo commercio locale 9. (86%) Più alberi sul territorio, piantumazione in aree marginali (parcheggi, svincoli stradali), più orti, 9. (86%) Utilizzo del sito Internet del Comune per rendere trasparente l’attività della pubblica
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amministrazione 12. (84%) Favorire la diffusione di cisterne per raccolta acqua piovana per irrigazione orti e giardini 13. (83%) Introdurre per PBC una scuola politica di educazione civica: Capire come funzione la pubblica amministrazione 14. (82%) Incentivo all’efficienza energetica degli edifici 15. (81%) Compost da rifiuti organici 15. (81%) Miglioramento del trasporto pubblico (navette con orari coordinati con scuole e ferrovie) La democrazia rappresentativa non può essere sostituita dalla democrazia, per questa ragione si rende necessaria l’introduzione di una legge per le vere elezioni primarie a tutti i soggetti politici.
La democrazia c’è 26 ottobre 2009 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/10/26/la-democrazia-ce/)
Coraggio, coerenza ed onesta intellettuale, virtù che sembrano esser sparite dal mondo politico. Ferrara 24 e 25 ottobre il movimento “Per il Bene Comune” (PBC) ha dimostrato di possedere tali qualità. Coraggio: PBC è un movimento pragmatico fuori dagli schemi destra-sinistra, chiunque può aderire dopo aver letto il loro manifesto etico. Appena entri, nella sala della loro assemblea c’è in esposizione un tavolo con i riferimenti culturali, la loro bibliografia. Testi di democrazia diretta, di decrescita felice, di ecologia, di sovranità monetaria, di poteri occulti, e di cronaca giudiziaria. Coerenza: fui contatto da PBC per contaminarli sulle pratiche democratiche vere, ispirate al modello bilancio partecipativo (Porto Alegre) ed al modello svizzero di democrazia diretta (iniziativa popolare e referendum). PBC ha accolto le mie istanze ed ora studiano e chiedono di introdurre la democrazia diretta in Italia, praticano strumenti e metodi di democrazia partecipativa anche con la sperimentazione di un “programma partecipato” on-line che facesse emergere le opinioni di tutti, le diversità altrui e le priorità del forum-meetup di PBC aperto anche a non aderenti. Onestà: dal sito internet di PBC è possibile leggere il loro bilancio con l’allegato dell’estratto conto bancario originale, caso più unico che raro fra i soggetti politici italiani per nulla intenzionati ad applicare la trasparenza, invece per questi “pazzi” cittadini sembra essere tutto scontato. In questo fine settimana sono stato invitato da PBC, come osservatore e “consulente” esterno, e devo ammettere che questi cittadini, provenienti un po’ da tutta Italia – Lombardia, Campania, Puglia, EmiliaRomagna, Piemonte, Abruzzo, Lazio, Toscana, Veneto, Sicilia – hanno dato un pesante schiaffo morale a tutta la vecchia partitocrazia (PDL, PDmenoL, Idv, Udc, Lega, Sinistra e libertà….). Il giorno 24 l’assemblea di PBC ha deliberato praticando semplici regole democratiche, facendo emergere e valorizzando le diversità altrui in maniera civile e composta, accentando il dissenso interno e sostenendo il valore delle opinioni. Di questi tempi, un vero miracolo. Il giorno 25 dedicato alle “Teste libere”, PBC ha voluto ascoltare una serie di relatori – Michelangiolo Bolognini, Medicina Democratica, per un ambiente meno nocivo, Giuseppe Carpentieri, Comitato CAAL, per un programma partecipato, Marco Cedolin, saggista e co-fondatore MDF, per una decrescita felice; Domenico Finiguerra, Assoc. Comuni Virtuosi, per la salvaguardia del nostro territorio; Gianni Flamini, giornalista e scrittore, l’ “inesistente” Piano di Rinascita Democratica; Eufrosine Messina, Presidio No Dal Molin, il Nobel a chi rinuncia alle basi militari in casa altrui; Claudio Messora, blogger, alias Byoblu, per una rete libera; Claudio Moffa, docente universitario e storico, l’Italia e i poteri forti internazionali; Luigi Sertorio, fisico teorico e scrittore, per il futuro dell’ Italia e del pianeta; Carlo Vulpio, giornalista e
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scrittore, per un paese consapevole. La “stranezza” di tale movimento è propria questa, la volontà chiara e diretta di farsi contaminare da continue pratiche democratiche, per conoscere e comprendere. Dunque PBC assume l’atteggiamento opposto dei partiti odierni. Questi cittadini hanno avviato un processo democratico virtuoso per includere tutti e far emergere, attraverso la meritocrazia insita nei processi deliberativi, le persone realmente capaci. L’etica è alla base di questo di movimento che sta dimostrando con scelte concrete di perseguire il reale cambiamento di cui ha bisogno l’Italia e soprattutto noi italiani: una rivoluzione culturale libera dai poteri forti e dagli schemi divide et impera (destra e sinistra). Insomma, ridare la democrazia ai cittadini, questo il loro slogan, non sembra essere pura propaganda ma, questi fanno sul serio. E’ stato davvero entusiasmante ascoltare e vedere cittadini non perder tempo in questioni speciose ma attenti al dialogo, ai contenuti, al valore ed alle implicazioni etiche delle scelte politiche. La vera democrazia è realmente un metodo virtuoso che consente la condivisione culturale e la crescita delle comunità. PBC sembra essere la concreta e seria speranza politica per idee come la decrescita felice, la sovranità popolare e la vera class action, temi che da molto tempo cerco di condividere in internet per portarli all’attenzione di tutti. Ho trovato persone che ascoltano e che seriamente applicano ciò che promettono. Ho conosciuto persone che sostengono valori ed idee e, si battono per questo e non per la conquista di una poltrona, persone che hanno compreso i trucchi del potere invisibile insiti nella perversa e falsa “democrazia rappresentativa”. E’ inutile sostenere persone oneste se non si cambiano le regole del gioco. La vera democrazia non piace ai partiti ed ai “movimenti del rinascimento” perché fa emergere le persone competenti e meritevoli. Invece a PBC sembra che interessi valorizzare le idee e formare una nuova rappresentanza politica, dipendente del popolo sovrano. Ieri la provincia di Bolzano ha tentato di introdurre i più avanzati strumenti di democrazia diretta e col minimo scarto del 1,9% non è stato raggiunto il quorum di validità fissato al 40%. Questo risultato evidenzia il grande impegno civico di liberi cittadini e l’antidemocratico quorum di validità, soprattutto con queste alte soglie di validità.
Tratto da Report 16 novembre 2006 MASSIMO VILLONE- Senatore DS Allora supponiamo che io sia uno eletto a funzione di governo, un sindaco, un presidente di provincia, un governatore, ho avuto una campagna elettorale complicata, difficile, costosa, ho avuto i miei ambienti di riferimento, amici, sostenitori, squadre di volontari, imprenditori vicini a me, adesso si aspettano che io dia delle risposte, niente di illecito, beninteso, ma c’è l’imprenditore che vuole il sostegno all’impresa, l’associazione di volontari che vuole l’affidamento del servizio sociale, tutta allora io che faccio, mi rivolgo al dirigente, dirigente messo là da una giunta precedente, persona per bene, rigorosa, onesta, pignolo, spacca il capello in quattro, osserva le virgole, dice che la Pubblica Amministrazione non deve fare nessun favoritismo, dirigente come tutti i cittadini vorrebbero naturalmente, però per me è un problema. Che cosa posso fare? Lascio lì il dirigente però riorganizzo l’amministrazione. Prendo pezzi degli uffici, li sposto, faccio un altro dipartimento, un’altra area. Le cose che mi interessano le metto da un’altra parte quindi il dirigente sta là ma non si occupa più delle cose mie. A capo di questa nuova struttura metto un nuovo dirigente, un esterno assunto a contratto, naturalmente un amico mio. Nei procedimenti che mi interessano, che producono gli atti che mi interessano metto un comitato di esperti. Naturalmente, nel comitato di esperti lì sono tutti amici miei. Posso fare ancora un’altra cosa: prendo un pezzo di attività che mi interessa, lo esternalizza per così dire. Lo metto in una società a partecipazione pubblico -privato, in una spa nella quale io partecipo come ente. Mi nomino il presidente, mi nomino i consiglieri di amministrazione, in tutto o in parte, revisori, sindaci e quindi sempre amici miei, beninteso, gente di cui mi
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fido e poi come effetto collaterale se devono svolgere questa attività magari fanno un pò di assunzioni, faccio assumere quei 30/40 giovanotti che mi hanno dato una mano ad attaccare i manifesti in campagna elettorale. In tutto questo non c’è nessun illecito diciamo. Io non firmo una carta, non tocco nessuno, non ci sono tangenti, non ci sono mazzette, si orienta l’amministrazione verso un risultato che quello della produzione del consenso. Salerno: ecco un esempio degli effetti negativi della riforma della pubblica amministrazione avvenuta negli anni ’90, modifica degli Statuti degli Enti territoriali, e questi sono i costi di una politica senza etica e morale, le cifre degli stipendi dei nominati/raccomandati dal Sindaco Vincenzo De Luca. Siamo di fronte ad una vera usurpazione dei beni demaniali. Il sistema è identico in tutta Italia.
Le ragioni per la revoca del mandato ci sono tutte 23 ottobre 2007 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2007/10/23/le-ragioni-per-la-revoca-del-mandato-ci-sonotutte-e-si-fondano-sui-principi-costituzionali-ampiamente-violati-e-traditi/)
Un “potere invisibile” trasversale che coinvolge rappresentanti e magistratura. Prima di iniziare bisogna riconoscere che il “merito” di questa crisi della democrazia va ascritto anche al processo di revisione degli Statuti comunali ed alla revisione della Pubblica Amministrazione (PA), iniziato negli 20
anni ‘90, senza dimenticare ovviamente il ruolo storico dei partiti, che non rappresentano più le istanze del popolo, ma “forse” solo quelle delle SpA pronte a pagare qualsiasi prezzo pur di continuare a dominare il mercato. Il risultato di quel processo: poteri accentrati al Sindaco, uso del diritto privato in ambito pubblico e discrezionalità nella PA, è sotto gli occhi di tutti. Le accuse maggiori di tangentopoli erano concussione, voto di scambio, corruzione etc. Oggi “non c’è più bisogno” del voto di scambio, gli statuti comunali e la legge 241/90 consentono una gestione molto più verticista ed oligarchica rispetto al passato, molto efficace per gli interessi delle associazioni per delinquere. Le dichiarazioni dell’on. Villone in una vecchia puntata di Report spiegano bene come gestire il consenso politico e distribuire favori agli amici tramite le aziende municipalizzate/partecipate che fanno i milioni con le concessioni pubbliche, senza merito e senza concorrenza. Questo tipo di sistema vizioso, partito negli anni ‘90, ha alimentato la corsa verso le società municipalizzate/partecipate, ha creato una serie di cortigiani al servizio del monarca pronti a “prostituirsi” per un posto di lavoro, ha creato una cooptazione diffusa, molto simile a quella praticata nel mondo universitario, che non guarda al merito ma agli interessi personali di pochi. Le aziende vengano create per soddisfare i bisogni economici dei sostenitori delle campagne elettorali, e non solo, tutto in barba ai minimi principi di etica e moralità, di trasparenza e meritocrazia. Tutti ricorderete, spero, del “terremoto politico” del dicembre 2005, allora vi era la Giunta De Biase, seguace di De Luca, dove ci fu uno scossone “forte” da parte della magistratura e vi ricordate come chi indagava ed indaga era controllato dai colleghi, con violazioni sul computer del Pubblico Ministero, per spiare le attività investigative ed avvisare gli amici politici circa le mosse dell’accusa. C’è da dire che tutti i Tribunali soffrono di problemi gestionali, dovuti a persone “poco zelanti” e che forse dimenticano di tutelare la Costituzione, questa non è una novità, e la puntata di Anno Zero che ha mostrato il caso De Magistris, con la testimonianza della dott.ssa Forleo indicano solo la punta dell’iceberg. Salerno non credo sia immune da questi casi (CSM docet), anzi credo si sia andati oltre, alla “co-gestione del potere fra dipendenti eletti e magistrati”. La tristezza è che tutti sanno (dagli addetti ai lavori politici sino ai giornalisti) e fanno finta di non sapere, di non vedere, tipico di noi meridionali omertosi, abituati, addomesticati, chinati. E tornando ai fatti, a mio avviso il mandato va revocato al Sindaco ed a tutti i consiglieri comunali che hanno approvato il Piano Urbanistico Comunale figlio della speculazione edilizia. «Affari e speculazione attireranno la malavita»; «il più grosso attentato perpetrato nei confronti di una città e dei suoi abitanti». Va giù duro il presidente degli architetti salernitani Pasquale Caprio che definisce «fuorilegge» il piano urbanistico comunale approvato ieri a palazzo Guerra. «Uno strumento importante solo per la classe padrona – sottolinea – ignobile per le situazioni equivoche che verrebbe a creare», parole che si leggevano sul Mattino dell’11 novembre 2006. Antonio Lombardi racconta l’entusiasmo dei costruttori per l’adozione del piano regolatore. Però chiede un intervento deciso dell’amministrazione comunale per evitare che il nuovo strumento urbanistico si impantani nei meandri della burocrazia. Soddisfatti della decisione del consiglio comunale? «Come Ance siamo davvero soddisfatti perché il Puc non è solo edificazione ma anche uno strumento economico e sociale. Infrastrutture e servizi riqualificano la città e la rendono più vivibile. Bisogna elogiare l’amministrazione per la decisione e la determinazione con cui ha portato avanti l’approvazione del piano e per le larghe intese poste in essere». Quali i risvolti economici del Puc? «È uno strumento che vale 10 miliardi di euro, nei prossimi 15-20 anni a Salerno dovendo costruire diecimila alloggi verranno incentivati gli investimenti. Secondo i nostri calcoli, una volta che il Puc sarà a pieno regime, ci saranno 1500 occupati l’anno nel settore più 500 nell’indotto. ADESSO ABBIAMO ANCHE IL VERO PADRONE DEL PUC, Lombardi, così potrà pagare gli stipendi ai calciatori. ( dal Mattino del 18 novembre 2006) Popolazione residente a Salerno 1981 abitanti 157.243 Popolazione residente a Salerno 1991 abitanti 148.932 21
Popolazione residente a Salerno 1999 abitanti 142.099 Popolazione residente a Salerno 2001 abitanti 144.078 Popolazione residente a Salerno al 1 gennaio 2002 138093 Popolazione residente a Salerno Marzo 2005 abitanti 135.681 Popolazione residente a Salerno al 1 gennaio 2006 134820 (Fonte: ISTAT, http://demo.istat.it/… ) Dall’andamento demografico dell’ISTAT è palesemente chiaro il calo dei residenti, sembra quasi una fuga, ma allora a chi serve approvare un Piano Regolatore basato sulla crescita urbana? Che fine fanno gli appartamenti lasciati dai residenti in fuga? Sono “scappati” dal 1981 al 1 gennaio 2007 ben 22423 salernitani: una città. Ma sostanzialmente in questi 15 anni di “feudo” De Luca non si è avvertito un progresso sociale diffuso e nemmeno la tutela del bene comune: la salute e l’ambiente, anzi si sentono solo minacce per la costruzione di impianti inquinanti, come l’inceneritore di rifiuti urbani, realizzati con grossi conflitti d’interesse e grazie ai soldi pubblici percepiti “illecitamente” per mezzo dei CIP6. La scelta dell’inceneritore è antieconomica, inquinante ed anti storica visto che la linea politica dell’Unione Europea rimane la prevenzione del rifiuto, della riduzione e del riciclo; e probabilmente eliminerà il concetto di recupero energetico tramite Combustibile Derivato di Rifiuti (CDR) entro il 2008. Inoltre si fa spregio delle norme più elementari previste dalle leggi e cioè la partecipazione dei cittadini in materia ambientale. Una sentenza della Corte di Conti dell’87: uno «degli strumenti di prevenzione (dell’ambiente) è proprio quello della responsabilizzante informazione dell’opinione pubblica sulle problematica della tutela del bene ambientale». Ed in questo concetto sono pienamente coinvolti i media locali. Rimangono irrisolti i problemi della città semplicemente perché non sono stati mai affrontati, perché non interessa risolverli. Invece, sono stati risolti i problemi economici degli amici ampiamente assunti nelle aziende municipalizzate/partecipate che gravano con i loro stipendi su tutta la comunità salernitana. Attualmente la società Salerno Sistemi SpA al 51% pubblica ed al 49% è privata. Grazie alla legge Galli, Salerno Sistemi gestisce un bene demaniale, cioè nostro, come l’acquedotto, diritto inalienabile, e consente di far guadagnare ad un’azienda privata con le vendita dell’acqua. Un privato, scelto arbitrariamente, guadagna soldi tramite la gestione di un bene demaniale, nella bolletta noi paghiamo i consumi dell’acqua. La Costituzione consente di far guadagnare i privati che hanno in concessione i beni demaniali solo in maniera occasionale, il contrario di quello che succede con la Salerno Sistemi SpA. L’esempio calzante è il gestore del lido, che guadagna, pagando l’affitto della spiaggia pubblica, solo nel periodo estivo, mica tutto l’anno come fa Salerno Sistemi SpA. Il mandato va revocato poiché il Sindaco, responsabile della salute pubblica, e poteva tramite ordinanza chiudere le fonderie Pisano trovate sprovviste, dagli stessi vigili urbani, di Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA). Inoltre non ha previsto, impugnando il principio di precauzione dell’UE, insieme ai medici dell’ASL nessuna indagine epidemiologica e tossicologica circoscritta all’area inquinata per verificare lo stato di salute dei suoi concittadini. Ed invece, contraddicendo il principio dell’Unione Europea: chi inquina paga; ha persino premiato l’azienda Pisano cambiando la destinazione d’uso dei suoi suoli, nel PUC approvato nel 2006, da area industriale ad area edificabile. Non ci illudiamo che con la revoca del mandato a questo o a quel potente di turno si risolvano i problemi dei salernitani. Auspico sempre l’introduzione della revoca, meglio di niente. I partiti sono i taxi delle lobby e delle corporations SpA. A mio avviso solo con un vera partecipazione dal basso si potranno cambiare le regole dello Statuto del Comune introducendo sani principi di democrazia diretta. Attualmente il Sindaco è un monarca e la corporation, con una semplice tangente, si compra il personaggio di turno, dobbiamo rendere sconveniente la corruzione distribuendo il potere decisionale al vero sovrano: il popolo. Quale corporation si sognerebbe di comprare una città intera? E’ troppo alto il prezzo da pagare. Sostengo sempre l’introduzione di: 22
* referendum (propositivo) legislativo; * referendum abrogativo; * referendum (propositivo) legislativo e abrogativo * Bilanci Partecipativi deliberativi (non consultivi); * Elezione diretta del difensore civico dai cittadini * Sostituire le aziende municipalizzate/partecipate s.p.a., concessionarie della gestione di beni demaniali, con vere public companies (società pubbliche) noprofit con l’obbligo di reinvestire gli utili in servizi pubblici a tutela della salute e dell’ambiente nel territorio locale; * Inserire nel regolamento edilizio l’analisi del ciclo vita (LCA) e la certificazione energetica degli edifici; * proporre di cambiare la legge elettorale per la parte riguardante le circoscrizioni col fine di consentire ad ogni cittadino di candidarsi liberamente, senza l’aiuto dei partiti. (?) Chi avrà visto la puntata di Report del 14 ottobre 2007 si sarà chiesto sicuramente, ma il Comune ha preso degli Swap (derivati) dalla banche? E chi controlla? Report a sue spese ha pagato dei consulenti finanziari altamente specializzati ed ha fatto calcolare l’indebitamento di alcuni Enti, ed il Comune di Salerno? E’ messo male come il Comune di Napoli? Il fallimento economico del Comune ricade ovviamente sui cittadini, abbiamo tutto il diritto di conoscere la situazione economica dell’Ente e delle sue società municipalizzate/partecipate.
Salerno e De Luca: psicosi della crescita 17 gennaio 2010
Bisogna esser sinceri: il nome della lista civica ideata dal Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca fu “Progressisti per Salerno”. Sin dal 1993 dopo il suo precedente ruolo da vice Sindaco nella prima coalizione di centro sinistra presieduta da Vincenzo Giordano (PSI) la radice culturale da cui l’attuale monarca proviene è sempre la stessa: il “progressismo” e la crescita infinita. Per cui il nodo politico non è il delirio ideologico di questo personaggio che sin dal suo primo mandato parla di progetti architettonici ed urbanistici faraonici ignorando totalmente le radici culturali della buona (socialmente utile) architettura e lo ribadisco il problema non è l’opinione di un De Luca ma la “cultura” dei cittadini che gli consentono di amministrare sin dal lontano 1993. Per cui dopo il più grande acquario d’Europa (progetto proposto mai realizzato), «il primo grande parco urbano d’Europa» (imbarazzanti dichiarazioni di De Luca alla presenza dell’allora Capo dello Stato Scalfaro, in occasione dell’inaugurazione del parco del Mercatello, normale e piccolo parco cittadino), la centrale turbo-gas (mai realizzata, per fortuna), l’inceneritore (mai realizzato, per fortuna) ora spuntano il mostro Crescent e la “vela”. Più che promesse o invettive pubbliche, le sue dichiarazioni spesso sembrano vere minacce alla pubblica incolumità, egli terrorizza i cittadini correttamente informati, poiché educati e formati civilmente mentre i suoi fedeli spesso ridono o banalmente volgono lo sguardo perso nel vuoto, quel nulla e quel nichilismo che il monarca locale alimenta poiché è facile addomesticare comunità che non credono a niente. Il sig. De Luca è stato sempre così, ha sempre sostenuto dichiarazioni pubbliche (attraverso la sua rete di riferimento – Lira TV) senza alcun contraddittorio (assenza di regole democratiche), forti, inadeguate, mai misurate, provocatorie e spesso piene di contraddizioni e di ignoranza con toni a dir poco arroganti che ridicolizzano la sua immagine dimenticando che egli rappresenta anche la città di Salerno. Non che tutto ciò non sia stato fatto notare al personaggio ma con le stesse tecniche oppressive e manipolative delle finte democrazie rappresentative De Luca, dal suo palco televisivo ha potuto occupare spazi mediatici che ogni dittatore della Storia si sogna senza essere contraddetto. La sua aggressività verbale rispecchia in maniera adeguata la violenza nel suo PD. Guerra aperta tra i giovani 23
del Pd la rissa di Salerno finisce in questura: “Prosegue la guerra fra i Giovani democratici, dopo la rissa di martedì al congresso provinciale di Salerno, dove 40 persone hanno impedito a Grimaldi e ai suoi di accedere all’ assemblea.“ Per non dimenticare: Alla vigilia di Natale del 2005 la Procura di Salerno notifica all’ex sindaco, ora deputato DS Vincenzo De Luca, per alcune torbide vicende di appalti. I reati vanno dall’associazione per delinquere, dalla truffa allo Stato all’abuso d’ufficio, dal falso alla violenza a corpo pubblico. I pm chiedono anche due volte di arrestarlo, ma il GIP lo lascia a piede libero. Poi invia alla Camera le intercettazioni di alcuni coindagati dell’onorevole, nelle quali compare anche la sua voce: per utilizzarle in base alla legge Boato del 2003, occorre il permesso di Montecitorio. Ma il 1° febbraio 2006 la Giunta per le autorizzazioni a procedere (destra e sinistra d’accordo) boccia la richiesta del giudice: le intercettazioni indirette su De Luca non valgono, né per lui, né per gli altri. (Fonte: Gianni Barbacetto, mani sporche, Chiare lettere, pag. 520) Chi può usare ed abusare del potere mediatico facilmente può autoassolversi nelle tribune asservite con “zerbini microfonati”, il monarca può manipolare la percezione dell’opinione pubblica disinformata ed apatica alla politica. Questo è ciò che accade a Salerno, sprofondata nel passato del peggior feudalesimo medioevale, amministrata da un feudatario e dai suoi vassalli in totale assenza di etica e democrazia. Il problema, lo ribadisco, sono quei cittadini salernitani che sostengono coalizioni politiche totalitarie: “Progressisti per Salerno” che rispecchiano la non cultura e l’autoritarismo più becero. L’arretratezza culturale della classe politica salernitana rispecchia esattamente l’atteggiamento autoritario di quella maggioranza che ha votato il sig. De Luca e, che vive nel mondo virtuale ed illusionistico delle “luci d’artista” e, che lotta ogni giorni con se stesso nella disoccupazione programmata per ragioni di ricatto politico e, nell’effimera e cinica esistenza dei non valori pronti a consumare i pochi euro messi da parte con fatica in uno dei tanti bar avviati negli ultimi anni. Le indicazioni delle annuali classifiche nazionali circa “la qualità della vita” dei salernitani li posizionano per ciò che “meritano”, colate di cemento senza valida ragione, inquinamento del mare ed atmosferico e, fuga delle nuove generazioni verso territori migliori (dati ISTAT mostrano un evidente calo demografico). Tutto questo andrà avanti fino a quando cittadini organizzati prenderanno coscienza di dover agire per cambiare il presente e tentare di costruire un futuro sostenibile. Per fare ciò bisogna cambiare il modo di leggere la politica, di informarsi e di ragionare per iniziare a studiare libri diversi dal pensiero dominante che ha distrutto la società umana: “il progressismo”. Tale cultura è figlia di quel capitalismo declinato sia dalla “destra” in maniera più spedita e sia dalla “sinistra”, ma appunto stiamo parlando di quella cultura materialista poggiata sul monetarismo e sul Prodotto Interno Lordo (PIL) come leve psicologiche di ricatto contro i popoli senza tener conto delle reali capacità umane e del contesto in cui viviamo: natura, ambiente, risorse (leggi della fisica). Ahimé, il contesto socio-culturale salernitano sembra privo di buon senso e spirito umano, un contesto che immagina l’architetto come strumento classico del costruire e l’impresa come strumento classico del realizzare un nuovo edificio in nuove aree, il laureato in giurisprudenza come avvocato ed il laureato in economia come commercialista e così via… Sembra quasi un’esistenza piatta priva di immaginazione e creatività. Nessuno sembra avvertire l’evidenza e cioè che viviamo in un pianeta con noti limiti fisici, e che la specie umana dovrebbe essere, a differenza delle altre, quella dotata di maggiore intelletto, bhé la politica salernitana è la dimostrazione scientifica che la ragione non alberga nelle istituzioni locali, lo testimoniano chiaramente il Piano Urbanistico Comunale (PUC) e le numerose dichiarazioni pubbliche dei vari dipendenti eletti. La vita è come un giostra, fatta di scelte, e si può scegliere di scendere dal treno in corsa che ci sta 24
conducendo all’autodistruzione. Cittadini liberi e consapevoli possono cambiare il corso degli eventi. Intanto persino neoliberisti convinti come i dipendenti del gruppo editoriale de ilsole24ore iniziano a misurare anche il Benessere Interno Lordo, diverso dallo stupido PIL. Dunque anche nelle roccaforti capitaliste italiane cominciano a cedere granitiche convinzioni ed invece di attendere altre aperture i cittadini possono, liberamente, informarsi circa la filosofia politica della decrescita felice che propone stili di vita ragionevoli, consumi critici, consapevolezza, uso razionale dell’energia, ed altri approcci decisamente innovativi che sostengono il reale sviluppo degli esseri umani. Contrariamente a quanto immagina il monarca De Luca la crescita di una città non avviene con inutili colate di cemento come il Crescent ma attraverso servizi essenziali (standard) che lui nega ai propri cittadini come la realizzazione di biblioteche civiche efficienti presenti in ogni quartiere, la sicurezza non è comprare manganelli ai vigili urbani ma è la consapevolezza di vivere in spazi urbani dotati di piste ciclabili e verde attrezzato; per esempio, il comfort ambientale è quel concetto di benessere legato anche al vivere in case passive (aria pulita e temperatura ideale) e/o spostarsi a piedi, e non nel gas (micro e nano-polveri) fra il traffico automobilistico. A piedi, dovrebbero bastare 5 minuti per raggiungere la scuola dei propri figli o recarsi al lavoro. Sono semplici regole di eco-densità insegnate nelle università pubbliche e che il sig. De Luca forse ignora ma, sono applicate in numerose città del mondo. Il sig. De Luca, anziché delirare nelle tv locali dovrebbe applicare la Costituzione a cui ha prestato giuramento e chiedere il risarcimento del danno ambientale al sig. Luigi Pisano condannato per inquinamento ambientale nel 2007 e dovrebbe intervenire con celerità per disinquinare il mare cittadino, ripristinare l’uso efficace del depuratore cittadino trovato mal funzionante dalla Procura negli anni passati con evidenti e documentati danni alla costa e rischi per la salute umana, De Luca dovrebbe adottare un normale piano di mobilità a sostegno dei mezzi non inquinanti (bike e car sharing) ed altro ancora. Insomma De Luca invece di rendere ridicoli i propri concittadini in azioni politiche irrazionali dovrebbe essere licenziato e sostituito dal buon senso che oggi non c’è e, per far questo ci vogliono cittadini con un minimo di educazione civica, etica, senso e dignità dello Stato. Alcune città nel mondo, attraverso strumenti di democrazia diretta e partecipativa stanno avviando un programma di transizione energetica consapevoli delle risorse finite del pianeta Terra, ovviamente si parla delle fonti fossili (petrolio e gas) e del “picco” di Hubbert. Le città italiane sono mostri energivori per l’ignoranza dei suoi rappresentanti eletti che hanno osteggiato la semplice applicazione di principi e norme di uso razionale in campo energetico. Alcuni Paesi, con un po’ di buon senso stanno adottando programmi pubblici per rendere interi quartieri autosufficienti dal punto di vista energetico. L’eliminazione degli sprechi energetici con l’abbinamento di mezzi di trasporto ecologici stanno facendo liberare importanti risorse economiche e stanno creando indotti lavorativi duraturi nel tempo. Applicare il buon senso significa risparmiare, non inquinare ed avere opportunità di lavoro, l’unico ostacolo, a Salerno, è rappresentato dall’ignoranza collettiva e dal Sindaco. Molte comunità stanno stampando monete locali pubbliche e quindi libere dal debito per sviluppare l’economia “del posto” che produce beni e non merci. L’idea della resilienza si riferisce alla capacità di qualsiasi sistema, dal singolo individuo a quelli economici, di resistere e di mantenere un proprio funzionamento nonostante un cambiamento o uno shock subito dall’esterno. (Tratto da Rob Hopkins, manuale pratico della transizione, Arianna editrice 2009)
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Come io vedo il futuro delle Municipalizzate Attualmente molte Municipalizzate si sono trasformate in S.p.A. con capitale misto pubblico privato, esse gestiscono la rete idrica, elettrica, del gas e la gestione dei rifiuti in situazione di totale monopolio, o di netta posizione dominante. Il consiglio di amministrazione viene scelto non in base ai curricula ma vengono nominati politicamente, infatti non è difficile trovarvi ex sindaci o ex assessori. Mentre prima le Municipalizzate tendevano al pareggio di bilancio ora fanno svariati milioni di euro di utili, in televisione sentiamo spesso i dirigenti di quest’ultime affermare che per colpa dell’aumento del prezzo del petrolio o del gas naturale le tariffe aumenteranno, ma stranamente aumentano anche gli utili invece di rimanere costanti. Essendo una situazione monopolistica, scusate se lo ripeto, i cittadini utenti non possono far altro che pagare, fra l’altro cose assurde come l’Iva sulle imposte. Gli utili generati dovrebbero permettere di fare manutenzione e migliorie agli impianti, invece vediamo strane acquisizioni finanziarie, fusioni. Dicono sempre che fanno investimenti sul territorio, ma non è difficile controllare i loro bilanci e trovarvi situazioni che lasciano perplessi come quella di Enìa che si dovrebbe occupare delle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia che controlla società in Messico o nella non “vicina” Calabria. Io ritengo che le Municipalizzate dovrebbero agire secondo principi di efficacia ed efficienza, ma avendo come obiettivo di primaria importanza il bene comune della totalità, o maggior parte dei cittadini. Perché evidenzio questo concetto, perché molto spesso sentiamo dire dai nostri politici che hanno intrapreso quell’azione per il bene dei cittadini, ora Benetton, Tanzi, Della Valle, Geronzi ecc. sono anch’essi cittadini, ma l’azione intrapresa fa il bene dei cittadini nel loro complesso o solo per qualcuno di loro? Le aziende Municipalizzate dovrebbero garantire che l’acqua degli acquedotti si buona da bere e che non vada dispersa per colpa di perdite o inefficienze strutturali, che l’energia dovrebbe essere non solo distribuita ma prodotta, magari in modo ecosostenibile. Trovo che il modo migliore per garantire il bene alla maggior parte della collettività sia quello di estromettere dall’interno della società sia i pochi privati che, come le leggi fondamentali del mercato, intendono solo massimizzare gli utili, sia il controllo della stessa dalle mani dei partiti politici che trovano nelle risorse generate il mezzo per affrontare campagne elettorali o altri interessi diversi da quelli che riguardano i cittadini utenti. L’esempio ci viene dalla Germania, più precisamente dalla cittadina di Schònau. E’ importante sottolineare i tre punti fondamentali sui quali si è basato il progetto dei cittadini della ridente paese della Foresta Nera: la ristrutturazione dell'industria energetica a livello locale in favore di una produzione energetica sostenibile senza energia nucleare; un nuovo modo di avere a che fare con il denaro, che non è più investito solo dove produce i più alti interessi finanziari, ma che è investito anche nel futuro delle generazioni che verranno; una nuova idea di democrazia, in cui i cittadini riacquistano responsabilità e il potere di decidere su importanti questioni politiche ed ecologiche. In breve i cittadini dopo l’incidente di Chernobyl, non ne volevano più sapere dell’energia prodotta da centrali nucleari, unirono i loro intenti e le loro risorse e dopo una lunga battaglia legale riuscirono a vincere la gara per la gestione della rete elettrica. Promossero progetti di microgenerazione. Cambiarono le tariffe, aumentando i ricavi per chi effettuava questo tipo di produzione di energia e riscaldamento, e facendo pagare in modo progressivo chi consumava di più. Il messaggio era chi più consuma energia più inquina e più deve pagare! Stimolarono incredibilmente Università e singoli cittadini per cercare forme di risparmio energetico. La produzione di elettricità da impianti di cogenerazione, non solo risparmia risorse ma contribuisce anche, da un punto di vista globale, ad una considerevole riduzione delle emissioni di CO2. In confronto a vari tipi di impianti energetici e alle loro emissioni di CO2 per kilowattora, i cogeneratori inquinano l'atmosfera addirittura meno degli impianti di energia nucleare perché la produzione di calore è parte della produzione totale (si confronti lo studio GEMIS del Ministero dell'Ambiente dello stato dell’Hessen). L'acquisizione del controllo della rete elettrica locale fu il primo passo verso un futuro energetico ecologico autodeterminato. Ora la Schònau Energy Initiatives, sostenuta da un ampio consenso di cittadini, deve realizzare la sua idea di una fornitura energetica sostenibile senza energia nucleare. Gli ideali guida della fornitura energetica dei cittadini sono differenti da quelli dei fornitori usuali. L'impegno della Elektrizitatswerke Schònau (in breve EWS) è prima di tutto verso obiettivi ecologici e non per la massimizzazione del profitto. Questo significa che agli azionisti hanno basse quote di interesse a partire dal 2,5% fino ad un massimo del
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5%. Se c'è altro denaro disponibile, verrà usato per promuovere l'idea ecologica. Oltre al rapporto economico annuale, la EWS deve presentare ai suoi azionisti il resoconto di quanto ha fatto dal punto di vista ecologico. La Elektrizitatswerke Schònau non produce ma distribuisce soltanto elettricità. In questo modo non è preoccupata di dover vendere più elettricità possibile. Essendo una semplice compagnia di distribuzione, è nella posizione di poter realizzare le linee guida sull’elettricità della EU che dettano una rigida separazione della produzione, trasmissione e distribuzione di elettricità. L’esperienza di Schònau mi ha profondamente colpito, ed ho iniziato ha ragionare su come io volevo che le risorse del mio territorio venissero sfruttate per il bene comune. Secondo me è opportuno trasformare le Municipalizzate in Public company, ovvero una società ad azionariato diffuso. Questo tipo di Governance, però, presenta un difetto importante. Molto spesso di fronte all’alta frammentazione dell’azionariato, i manager (consigli di amministrazione), detengono di fatto il pieno controllo della società. I consigli di amministrazione riescono a stabilirsi, in molti casi, anche i loro compensi che spesso finiscono in stock options e compensi milionari. E’ possibile eliminare, o quantomeno limitare, queste situazioni con uno statuto societario che preveda che i soci siano i singoli cittadini residenti e ognuno di essi sia proprietario di una singola azione. L’assemblea deve nominare gli amministratori in base ai curricula e prospettando loro obiettivi, raggiunti i quali verranno premiati con progressivi benefit. Questi obiettivi possono essere ad esempio: riduzione della CO2 nell’area dove essi operano, aumentare l’autosufficienza energetica del distretto, incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili, diminuire/eliminare gli sprechi dovuti dalla rete, migliorare la qualità delle risorse gestite come l’acqua. Credo che tutti insieme questi fattori diano un senso concreto alle parole Democrazia diretta e Democrazia partecipata, e l’esempio di Schònau dimostra che questa non è demagogia, ma un’idea di un futuro migliore. Marco Vagnozzi
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2. Idee per il programma elettorale ed obiettivi da perseguire 2.1 Sovranità monetaria Applicare la sovranità monetaria figlia della sovranità popolare (art. 1) consente di liberare il popolo dalla schiavitù delle banche private, che ci prestano la loro moneta privata: euro. La cessione della sovranità monetaria alla BCE determina l’indebitamento dello Stato, inoltre il debito è caricato di interessi. La moneta privata viene creata dal nulla col sistema della riserva frazionaria. Gli Enti territoriali possono deliberare l’uso di “monete complementari” o “buoni sconto” per aiutare i cittadini e le aziende locali. In altri Paesi (Germania, moneta Regio) ci sono esempi di moneta complementari utili a sostenere l’economia locale. Lo SCEC ideato da alcuni membri del meetup di Napoli è un “buono sconto” che accompagna l’euro e che gli esercenti decidono adottare per scambiarsi servizi e merci. La nascita di Distretti di Economia Solidale (DES), unione di Gruppi di Acquisto Solidali (GAS), può essere un mezzo importante per far veicolare “buoni sconto” o “moneta complementare pubblica” dove produttori della filiera agro-alimentare e cittadini consumatori critici (DES) possono scambiarsi merci e prodotti in maniera sostenibile, dal punto di vista economico ed ambientale/sanitario. I GAS sono gruppi di cittadini/consumatori critici e consapevoli. Essi hanno un rapporto diretto con fornitori e produttori e controllano il cibo che consumano. I GAS sono il ritorno al buon senso ed alla tradizione contadina italiana, dove i cittadini possono anche partecipare, accordandosi col contadino, alla produzione di beni, come mele, pere, arance ed altro. La Grande Distribuzione Organizzata (GDO) sta distruggendo l’ambiente ed eliminando i piccoli agricoltori, poiché essa agisce con la sola logica del profitto. Ci presenta sugli scaffali prodotti di fuori stagione, quindi più costosi e merci con Organismi Geneticamente Modificati (OGM) rischiosi per la salute umana. Bibliografia di riferimento: MARCO DELLA LUNA e ANTONIO MICLAVEZ, euroschiavi, Arianna editrice 2007 MARCO SABA, o la banca o la vita, Arianna editrice 2008 ANTONIO MICLAVEZ, euflazione, Arianna editrice Citazioni tratte da MARUSKA DISTEFANO, , LE BANCHE CENTRALI E IL SIGNORAGGIO, tesi di laurea 2008-09, http://studimonetari.org/tesibcesignoraggio.pdf Sir Josiah Stamp , fu presidente della Banca d’Inghilterra e il secondo uomo più ricco del Regno Unito negli anni ‘ 20 del secolo scorso . Egli in un discorso ufficiale alla University of Texas nel 1927 ebbe a dichiarare : “ Il sistema bancario moderno fabbrica denaro dal nulla . Il procedimento è forse il gioco di prestigio più strabiliante che sia mai stato inventato . Le attività bancarie sono state concepite nell’ingiustizia e nate nel
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peccato … i banchieri possiedono la terra . Toglietegliela da sotto i piedi ma lasciate loro il potere di creare denaro e con un guizzo di inchiostro creeranno abbastanza denaro per ricomprarsela … togliete loro questo grande potere e tutte le enormi fortune come la mia svaniranno , e allora questo sarà un mondo migliore e più felice in cui vivere … ma se volete rimanere schiavi dei banchieri e pagare il costo della vostra schiavitù , continuate a permettere loro di creare denaro e di controllare il credito .” Robert H . Hemphill , responsabile del Credito presso la Federal Riserve Bank di Atlanta al tempo della Grande Depressione , scrisse nel 1934 : “Noi siamo completamente dipendenti dalle Banche commerciali . Qualcuno deve prendere a prestito ogni dollaro che abbiamo in circolazione, in contanti o a credito . Se le Banche creano abbondante denaro sintetico , noi siamo ricchi ; altrimenti , facciamo la fame . Non abbiamo assolutamente un sistema monetario durevole . Avendo una visione globale della cosa , la tragica assurdità della nostra posizione senza speranza è quasi incredibile , ma è così . Si tratta del tema più importante sul quale le persone intelligenti possano indagare e rifletterci sopra “. Graham Towers , governatore della banca centrale canadese dal 1935 al 1955 , ammise : “ Le banche creano denaro . Servono a questo … il processo produttivo per creare denaro consiste nell’inserire una voce in un registro . Tutto qui … ogni volta che una Banca concede un prestito … viene creato nuovo credito bancario , denaro nuovo di zecca ” . Robert B. Anderson , Segretario del Tesoro sotto la presidenza Eisenhower, rilasciò la seguente intervista alla rivista U.S. News and World Report (pubblicata sull’edizione del 31 agosto 1959 ) : “ Quando una banca concede un prestito , essa aggiunge semplicemente al conto di deposito del mutuatario presso la banca l’ammontare del prestito . Il denaro non è preso dal deposito di nessun altro , non è stato versato in precedenza alla banca da nessuno . Si tratta di nuovo denaro , creato dalla banca per essere utilizzato dal mutuatario ”. Citazioni tratte da: SALVATORE TAMBURRO, , LA BANCA D’ITALIA, IL SIGNORAGGIO E IL NUOVO ORDINE MONDIALE, tesi di laurea 2006-07, http://www.signoraggio.com/pdf/tesi_tamburro.pdf In alcuni casi esistono delle banche centrali più o meno nazionalizzate, come per esempio la Banca d’Inghilterra. La Banca d'Italia è oggi tra le pochissime banche centrali con capitale interamente privato. Gli istituti centrali di Francia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo ma anche Canada o Australia sono ad esempio possedute al 100% dallo Stato. In Austria, Belgio o Giappone il capitale della banca centrale è invece metà pubblico e metà privato. […] La Banca d’Italia è parte integrante del Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC) che ha al vertice la BCE, organo che ha in esclusiva la definizione della politica monetaria unica per tutti i paesi membri dell’UEM. La Banca d’Italia può in sostanza definirsi una delle filiali della BCE. A questo risultato si è giunti per tappe con l’adeguamento della legislazione italiana alle disposizioni del Trattato e dello Statuto del SEBC. L’adeguamento definitivo dello Statuto è avvenuto nel marzo del 1998 e le modifiche sono state recepite da un decreto presidenziale alla fine del mese successivo. […] Tra miti e false credenze è possibile però riscontrare diversi collegamenti che legano appunto il cosiddetto governo “ombra”, ovvero quello che prende le direttive alle spalle dei governi votanti, e le istituzioni sovranazionali, le cui riunioni sono spesso tenute segrete. Il Governo invisibile sta operando in modo tale da creare uno stato di panico stabile e duraturo e una situazione di contrapposizione permanente che gli permetta di ottenere un successo decisivo e irreversibile sia sul piano politico (stato di polizia, censura, annullamento o limitazione della libertà personale, aumento dei controlli, messa al bando di gruppi minoritari dissidenti), sul piano militare (accentramento delle strategie, dei comandi, subordinazione di tutti gli Stati ad un comando centrale USA), sul piano economico (panico finanziario che ha permesso e permette a gruppi finanziari collegati di ottenere il controllo di strutture industriali, commerciali, di servizi con il minimo investimento; eliminazione della concorrenza utilizzando accuse di collaborazionismo terroristico; recessione per ridurre il potere di sindacati e organizzazioni padronali).
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Cap. V - La misurazione convenzionale del valore
La moneta come fattispecie giuridica, come modo di essere del valore del diritto di Giacinto Auriti, IL VALORE DEL DIRITTO (http://studimonetari.org/valoredeldiritto.html)
Prima di procedere alla definizione della moneta, occorre rimuovere i pregiudizi che pretendono di ricondurre il fenomeno monetario esclusivamente nell'ambito delle scienze economiche. Le definizioni che fino ad oggi sono state date della moneta sono tutte riconducibili, come è noto, alle due ipotesi di valore creditizio e valore convenzionale. Poiché, sia il credito che la convenzione sono delle fattispecie giuridiche, non v'è dubbio che la moneta costituisca oggetto della scienza del diritto. D'altro canto - una volta definito il diritto come strumento, ossia come bene - non v'è dubbio che la moneta possa costituire, come fattispecie giuridica, anche oggetto della scienza economica. Ciò premesso, occorre ulteriormente precisare quale sia fra le due ipotesi, convenzione e credito, quella da accettare, per poter poi validamente considerare la fattispecie. A nostro avviso, la definizione della moneta come valore creditizio non è accettabile, perché allora bisognerebbe anche definire l'oggetto di questo credito; e poiché la moneta serve come mezzo per estinguere i crediti, mentre la moneta continua a circolare dopo ogni transazione, non può la moneta nella sua natura essenziale essere definita ad un tempo come credito e oggetto del credito. E ciò anche se, a volte, il credito è usato come mezzo di pagamento e come surrogato della moneta. La moneta, a nostro avviso, è un bene immateriale di valore convenzionale e, allo stato attuale dei regimi monetari, gravata di debito. La moneta ha valore perché misura il valore dei beni. Poiché ogni unità di misura è convenzionalmente stabilita, la fonte dello strumento monetario è la convenzione. Ogni unità di misura ha la qualità corrispondente a ciò che deve misurare: il metro ha la qualità della lunghezza perché misura la lunghezza, il chilogrammo ha la qualità del peso perché misura il peso, la moneta ha la qualità del valore perché misura il valore. La moneta è inoltre un bene collettivo, in quanto è creato dalla collettività che accetta la convenzione monetaria. La moneta è un bene immateriale perché la sua strumentalità non risiede nell'elemento materiale del simbolo, ma nella realtà spirituale nella quale si consolida il valore monetario. A conferma di ciò sta il fatto che, se si dichiara una moneta fuori corso, il simbolo monetario, pur senza perdere la sua integrità fisica, perde il suo valore. Ciò proprio perché è venuta meno quella convenzione che lo causa. Il simbolo monetario è dunque la manifestazione formale di questo valore giuridico convenzionale. Andando in profondità su questo concetto, ci si avvede che convenzione significa, per coloro che ne partecipano, la previsione del comportamento altrui come condizione del proprio. Intanto si è disposti ad accettare in pagamento moneta contro merce, in quanto si prevede di poter dare moneta contro merce. Considerazioni conclusive Una volta dimostrato che la realtà spirituale del diritto si consolida in un rapporto tra fasi di tempo intersoggettivo, cioè a dire in una previsione collettiva contestualmente vissuta da tutti i partecipanti di questo valore convenzionale, appare evidente che l'elemento materiale del simbolo ha una strumentalità meramente accessoria rispetto a quella realtà spirituale in cui il valore convenzionale si realizza. Le tesi tradizionali che pretendevano di definire il valore come una qualità della materia ed in essa immanente, hanno dirottato le scelte culturali sui falsi binari di una concezione materialistica del 30
valore. Così ad esempio, nel linguaggio corrente è usuale l'espressione per cui l'oro avrebbe un proprio valore "intrinseco". Questa tesi non è accettabile, perché anche l'oro ha valore per il solo fatto che noi ci siamo messi d'accordo che lo abbia. L'elemento materiale non ha dunque altra funzione che quella di manifestare il bene, consentendo così di oggettivarlo come contenuto del diritto, attribuendo la proprietà di questo bene immateriale al portatore del documento. Le vecchie dottrine, che pretendevano di distinguere i beni materiali da quelli immateriali, in base alla circostanza che i primi sarebbero percepibili mediante i sensi, ed i secondi mediante l'intelletto, non sono attendibili, perché anche i beni immateriali si manifestano attraverso un mezzo sensibile. Ad esempio: carta ed inchiostro nel diritto d'autore, nei disegni del brevetto o nell'opera dell'ingegno. La verità è quindi che si può distinguere il bene materiale dal bene immateriale, perché nel primo la strumentalità risiede nella materia, e nel secondo in una realtà spirituale. Una volta ricondotto il concetto di diritto a quello di strumento, possiamo dire che anche il diritto è un bene immateriale perché l'elemento formale ha la mera funzione di manifestarlo, mentre la strumentalità della norma risiede nella tipica realtà spirituale, cioè la volontà normativa. Su queste premesse ci si rende conto della enorme potenzialità di valore della attività mentale di gruppo, capace di realizzare nel valore convenzionale monetario una quantità di valore pari a quello di tutti i beni reali misurati o misurabili nel valore. Un popolo che accetta la convenzione monetaria - una volta dimostrato che la moneta è misura del valore e valore della misura - realizza una duplicazione speculare della propria ricchezza.
La moneta di stato di Marco Saba, moneta nostra, e-book (http://www.pdfcoke.com/doc/20265666/Moneta-Nostra) Ogni governo può creare, emettere e far circolare tutta la valuta ed il credito necessario per soddisfare le proprie necessità di spesa ed il potere d'acquisto dei consumatori. Abraham Lincoln, sedicesimo presidente degli Stati Uniti Quando Benjamin Franklin venne chiamato a relazionare al parlamento britannico nel 1757 e gli venne chiesto di dar conto della prosperità delle colonie americane, rispose: "E' semplice. Nelle colonie emettiamo la nostra moneta, chiamata biglietto coloniale (Colonial Scrip). Lo emettiamo in proporzione alla domanda commerciale ed industriale per facilitare il passaggio dei prodotti dal produttore al consumatore. In questo modo, creando noi stessi la moneta, ne controlliamo il potere d'acquisto e non dobbiamo pagare interessi a nessuno". Fu la lotta per la sovranità finanziaria che dette origine alla rivoluzione americana, quando la Banca d'Inghilterra, obbligando le colonie ad abbandonare i loro biglietti e ad adottare esclusivamente la sterlina inglese, precipitò le colonie in un profondo stato di povertà e di crisi economica. Quella guerra non è mai finita. Durante la loro vita politica, Thomas Jefferson, James Madison e Andrew Jackson combatterono contro i tentativi dei banchieri europei di controllare la fornitura della moneta degli Stati Uniti attraverso una banca centrale. Quando Abraham Lincoln emise i verdoni (greenback) che privavano i banchieri privati del monopolio del controllo monetario, egli venne presto assassinato. I banchieri internazionali hanno combattuto per un secolo per ottenere il diritto esclusivo all'emissione monetaria da scambiare col debito pubblico, negli Stati Uniti, e ci riuscirono finalmente nel 1913 con l'istituzione della Federal Reserve, attraverso la legge Federal Reserve Act. Questa legge autorizzava un cartello privato a creare moneta dal nulla e a prestarla ad usura (interesse) al governo statunitense, controllandone la quantità che il cartello poteva espandere o diminuire a piacere. Il deputato Charles Lindbergh definì la legge "il peggior crimine legislativo di tutti i tempi". Cinquant'anni dopo, il presidente John F. Kennedy sfidò i banchieri centrali emettendo dei biglietti di stato liberi dal debito. Anche lui finì assassinato. L'operazione effettuata con la legge del 1913 era incostituzionale, così come lo è stata la sottoscrizione e recezione del
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Trattato di Maastricht da parte dell'Italia ottant'anni dopo, perché trasferiva il potere sovrano dell'emissione monetaria ad un cartello bancario privato. Il debito pubblico esponenziale che ne seguì è quello che ha portato gli Stati Uniti alla bancarotta, attraverso l'appropriazione indebita delle enormi risorse economiche e vitali del popolo nord-americano. Questo sistema monetario parassitario, basato sull'usura, da allora è diventato il modello del sistema bancario occidentale ed è stato adottato in 170 paesi del mondo. Il sindacato di questo sistema di banche centrali ha il suo quartier generale nella Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea (BIS). La BIS nacque nel 1930 ed oscura le sue operazioni con una serie incredibile di immunità legali che ne impediscono ogni forma di supervisione ed indagine. La BIS funzionava come "centro di riciclaggio per i nazisti" durante la seconda guerra mondiale, così dicono i vincitori. Sarebbe interessante confrontare il tipo di operazioni svolte dalla BIS tra il 1930 ed il 1944 con quelle svolte nel periodo 1945-2009, ma purtroppo questo tipo di informazioni non sono disponibili agli storici... Oggi la banca funziona come cassiere del casinò finanziario mondiale. Ogni banca centrale ha il monopolio esclusivo sul sistema monetario a corso legale del paese, con il potere di creare debito pubblico e di espandere e contrarre l'economia nazionale a volontà. Il coordinamento delle politiche monetarie tra le banche centrali avviene attraverso la BIS, i banchieri centrali si riuniscono a porte chiuse, nominano i loro governatori e stabiliscono le loro regole. Sono loro che decidono, per esempio, il rapporto delle garanzie necessarie per ottenere i finanziamenti, dividendo l'umanità in settori come: latifondisti, multinazionali, singoli individui. I loro libri contabili non sono soggetti a revisione da parte dei governi che li ospitano (altrimenti verrebbe subito fuori l'inganno del sistema d'emissione). Il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale sono i tentacoli di questa piovra che obbligano i paesi, attraverso gli "Aggiustamenti strutturali", ovvero pesante intromissione nelle politiche economiche interne, a derubare i contribuenti, a tagliare i programmi d'assistenza sociale, a privatizzare i beni pubblici e a cedere il tesoro delle nazioni ai predatori internazionali a prezzi stracciati. Le tesorerie dei governi sono l'ospite del parassita. Liberare l'economia globale da questa malattia sistemica presuppone la conoscenza del meccanismo con cui la banca centrale debilita il governo ospite attraverso il debito pubblico. L'autorità ed il potere sovrano dell'emissione monetaria è una funzione naturale dei governi, eletti dal popolo sovrano, per questo i banchieri cercano di ottenerne il monopolio dell'emissione attraverso leggi e trattati che hanno l'apparenza legale, ma che rappresentano dei veri e propri atti di alto tradimento.
Economia, debito pubblico Le informazioni sul sistema Stato, moneta, e mercati sono presenti in rete, ma anche in tutte librerie d’Italia. Ogni studente di economia avrà letto e studiato la domanda della moneta, come viene creata (moltiplicatore monetario) e su quali violazioni costituzionali viene ceduta alla BCE. Solo l’assenza di etica e morale consente di programmare economisti addomesticati al sistema vigente. Al vertice della piramide vi è la Banca dei regolamenti internazionali (la BIS) e sotto ci sono la Banca Mondiale (BM) ed il Fondo Monetario Internazionale (FMI). L’FMI interagisce con i Governi mentre la BIS con le banche centrali. L’FMI presta danaro raccogliendo contributi da 184 Paesi membri, ma anche la BM presta danaro. La BIS è frutto di un accordo delle banche centrali, l’accordo dell’Aja 20 gennaio 1930. La BIS controlla il sistema bancario globale e tre personaggi hanno giocato un ruolo importante per la sua nascita: Charles G. Dawes (direttore dell’ufficio statunitense del bilancio), Owen D. Young (industriale che fondò la Radio Corporation of America) e il tedesco Hjalmar Schacht. Come scritto più volte: in un sistema socio-politico dove si misura la ricchezza col quantitativo di danaro e con il Prodotto Interno Lordo (PIL) chi possiede il controllo e la proprietà del danaro possiede tutto. Si deduce che in Europa non esista alcuna democrazia rappresentativa, ma un teatro politico dove i banchieri tirano i fili dei burattini: rappresentanti eletti e cittadini. Dalle linee guide al debito pubblico. Il valore del debito complessivo delle Amministrazioni Pubbliche (AP) a fine 2006 è stato pari a 1.575.441 milioni di euro, ossia il 106,8% del PIL del medesimo anno. All’interno di questo aggregato il debito espresso in titoli di Stato, la cui gestione è affidata alla Direzione
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II del Dipartimento del Tesoro del Ministero dell’Economia, è stato pari all’80%. Per il 2007 il rapporto tra il debito totale delle Amministrazioni Pubbliche ed il PIL è previsto in discesa al 105,0%. [..] La politica di emissione del 2007, posta in essere a copertura del Fabbisogno del Settore Statale1, è stata ovviamente influenzata dall’andamento dei mercati finanziari dell’area euro, in particolare del segmento obbligazionario. In continuità con quanto già avvenuto nel corso del 2006, la politica monetaria attuata dalla Banca Centrale Europea (d’ora in poi BCE) nella prima metà del 2007 ha visto due ulteriori rialzi del tasso principale di riferimento - applicato alle operazioni di rifinanziamento principale dell’Eurosistema – a marzo e giugno, portato rispettivamente al 3,75% e al 4%, al fine di contenere le aspettative di aumenti di inflazione e quindi ridurre gli eventuali rischi per la stabilità dei prezzi nel medio periodo. Rendiamoci conto. Siamo in mano a persone che inventano un debito figlio di un prestito illegale, misurano la ricchezza con lo stupido indicatore del PIL e l’inflazione è la naturale conseguenza della domanda di moneta stampata col sistema del moltiplicatore monetario. Insomma una truffa colossale. L’esempio concreto sta nel fatto che i cittadini pagano delle tasse subordinate al “patto di stabilità economica” e al “debito pubblico“. Tolte le spese correnti per pagare i servizi le tasse vanno a coprire il debito pubblico, ma perché l’Italia ha un debito pubblico? (mercato dei Titoli di Stato) E nei confronti di chi? (l’elenco degli specialisti in Titoli di Stato).
Ricordiamoci lo Stato (NOI cittadini) chiediamo moneta in prestito alla BCE ed in cambio riceve obbligazioni: Titoli di Stato, e noi ci indebitiamo. Come dire, il marito presta l’auto alla moglie e poi si fa dare degli interessi per il prestito, cose da matti? Funziona così in Europa perché i soldi non sono più nostri (art. 150/A Trattato di Maastricht) violazione degli artt. 1 e 47 della Costituzione italiana. Insomma le scelte politiche sono condizionate da un vincolo di prestito. La Banca d’Italia non è più dello Stato e, pochi privati prestano soldi al popolo sovrano usurpando il nostro diritto a gestire da autonomamente la moneta e quindi l’economia di scambio. Un Presidente di una Regione vorrebbe usare la moneta per offrire servizi e beni, ammodernare le tecnologie per gli ospedali e per le scuole, ma non può farlo per il “patto” figlio dell’economia del debito inventata nel 1944 a Bretton Woods glielo vieta. Insomma regole inumane e figlie della truffa condizionano la qualità della nostra vita.
Vista la vendita di mutui bancari e di strumenti finanziari, come i derivati, agli Enti Territoriali, la domanda sorge spontanea: i Presidenti delle Regioni, Province e Sindaci lavorano per le banche o per il 33
popolo?
Finanza pubblica: tecniche di oppressione 20 settembre 2009 (http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/09/20/finanza-pubblica-tecniche-di-oppressione/)
Chiunque lavori, si interessi della res pubblica non può far finta o ignorare perché si debbano approvare bilanci. Può sembrare addirittura troppo banale tale affermazione ma, non riesco ancora a comprendere quale attinenza abbiano i bisogni degli esseri umani con leggi, norme e procedure palesemente improprie e scorrette derivanti dalla finanza (formule matematiche a servizio dei banchieri e non della specie umana). Entriamo nel merito. Chiunque può leggere un rapporto dal sito della Corte dei Conti, istituzione deputata a controllare i bilanci degli Enti pubblici e si può leggere: Il crescente indebitamento degli enti locali, la conseguente necessità di reperire nuove risorse finanziarie, i precisi vincoli di bilancio imposti dalle norme e, le continue limitazioni ai trasferimenti dalla finanza statale alla finanza locale, costituiscono l’insieme delle cause che hanno indotto molte amministrazioni locali a ricercare nuove soluzioni tanto innovative, quanto rischiose, per far fronte alle proprie necessità finanziarie. Tra queste soluzioni fenomeno emergente di questi ultimi anni è il ricorso alle ristrutturazione del debito, spesso utilizzando lo strumento dei derivati, rivelatosi in seguito particolarmente a rischio per i costi che può comportare in presenza di imprevedibili sviluppi dei mercati finanziari. Non ci vuole una laurea in economia per comprendere che gli Enti, per mezzo di leggi stupide ed inumane, debbano tener conto, innanzitutto, del proprio bilancio (soldi, entrate-uscite) e che gli stessi pur di pareggiare i conti per rientrare nei patti di stabilità economica stabiliti dall’Unione Europea si siano spinti ad usare strumenti finanziari (derivati…) con l’intenzione di far quadrare i conti ma peggiorando i bilanci e soprattutto svendendo beni demaniali, suoli pubblici e risorse fondamentali per la qualità della vita a vantaggio delle banche private. scrive Amura: le scarse risorse municipali non riescono ad esaudire le richieste che vengono dal basso a proposito di welfare, sviluppo, ambiente e territorio. E nei cittadini monta un senso di frustrazione. E poi ancora articoli che ci raccontano i debiti con l’inchiesta Derivati, Comuni in rosso Debiti per 27,2 miliardi di Sergio Rizzo. Le amministrazioni e gli effetti della finanza «creativa». L’allarme era stato già lanciato dalla Corte dei conti. Nell’articolo si legge: I Comuni che hanno contratti con le banche potenzialmente tossici sono 737. Oltre a 40 Province e 13 Regioni. Il debito complessivo dei Comuni con i prodotti derivati è di 27,2 miliardi: 1.429 euro per ognuno dei 19 milioni 75.781 abitanti compresi in quei territori. Leggete pure cosa pensa la chiesa sulla questione finanziaria, senza parole: Quindi il garbato botta e risposta tra Tremonti e monsignor Fisichella. Il presidente della Pontificia accademia della vita e il ministro dell’Economia dibattono sull’enciclica ‘In caritas veritate’ di Benedetto XVI. Sullo sfondo, la questione dei paradisi fiscali: Fisichella citando l’enciclica, spiega non c’è nulla di male se portare capitali all’estero vuol dire creare sviluppo e benessere. Mentre Tremonti ovviamente parla di nuovo ordine mondiale costantemente: Gubbio (Perugia), 12 set. – (Adnkronos) – “Abbiamo corso il rischio di avere gli effetti disastrosi di una guerra senza aver combattuto una guerra. Siamo andati vicini a una rottura del sistema, molto vicini all’interruzione radicale dei meccanismi finanziari con effetti sociali. E ne siamo usciti evitando gli effetti di una guerra che non abbiamo mai dichiarato con il principio di un nuovo ordine mondiale. E’ iniziato il disegno di una nuova ‘tabula mundi’”. E dopo l’inquietante visione della Chiesa sui paradisi fiscali, leggete cosa pensa una persona molto
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informata sui fatti e sulle tecnologie finanziarie, Moisés Naìm, sugli stessi. Tratto da Ferruccio Pinotti e Luca Tescaroli, Colletti Sporchi, BUR 2008, pag. 354 (intervista a Moisés Naìm, economista, direttore di Foreign Policy, già executive director della Banca Mondiale ed autore di Illicit): Quando menzionammo il fatto che quasi ogni giorno sembra che vengono inferti colpi mortali al sistema dell’illecito, con le televisioni che danno notizia di arresti eccellenti di trafficanti di ogni genere, anche di riciclatori, Naìm risponde: “Peccato però che la mole dei traffici sporchi non faccia che crescere a vista d’occhio, e quindi, per quanto abbiamo ripetuto finora, ciò significa che aumenta di pari passo il riciclaggio di denaro. Peccato anche che il numero dei territori che offrono servizi off shore cresca. Sì, arresteranno pure qualcuno, ma per ogni arresto “eccellente” ci sono mille nuovi canali illeciti che nascono, crescono e si riproducono alla velocità della luce. Non si tratta catturare questa o quella persona persona, qui si tratta di un problema di sistema, “sistema mondo” intendo, che sta appunto minacciando l’equilibrio globale”. Presa una certa visione sulla questione moneta, paradisi fiscali e finanza, qui sorgono dubbi e perplessità, se i soldi sono così importanti perché non si applica la Costituzione? (art.47 La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.) Perché non si cancellano questi stupidi patti di stabilità? La Corte dei Conti parla chiaro: crescente indebitamento degli enti locali, la conseguente necessità di reperire nuove risorse finanziarie. La questione è tutta qui: cos’è il debito pubblico? Perché c’è un debito pubblico? Se i soldi sono nostri perché ce li prestano? Ecco alcuni principi fondamentali che sono stati messi in secondo piano per stupide leggi finanziarie: Art. 2 La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Art. 9 La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Dal sito della Banca d’Italia si legge: Per conseguire la stabilità dei prezzi, la banca centrale influisce sulle condizioni del mercato monetario e, quindi, sul livello dei tassi di interesse a breve termine. Ed è altrettanto semplice vedere o rivedere Genius Seculi per comprendere che un sistema intrinsecamente inflazionistico non può tenere i prezzi stabili e, l’andamento del debito pubblico è, ovviamente, in costante aumento in tutti Paesi che adottano una Banca centrale privata col sistema della riserva frazionaria, non può essere diversamente. Infatti, in gergo la chiamano proprio economia del debito. L’illecito (poiché viola gli artt. 1 e 47 Cost.) scambio fra BCE e Governo con moneta privata creata dal nulla e titoli di Stato è aggravato di interessi e, questo lascia intendere a tutti che il debito è inestinguibile poiché, per pagare il debito ci vogliono altri pezzi di carta stampati dal nulla di proprietà della BCE. Cos’è l’usura? Il sistema inventato dalla FED è stato anche avallato dal neo presidente USA Obama che ha riconfermato il governatore della FED, insomma in perfetta linea con l’amministrazione Bush che premiava le persone che dovevano controllare la sicurezza nazionale (vedi 11 settembre). 3 settembre 2009 (MoviSol) – Annunciando il rinnovo del mandato per Ben Bernanke a capo della Fed, il 25 agosto, il Presidente Obama ha chiaramente segnalato la propria intenzione di continuare la politica di salvataggio del sistema monetario liberista anglo-olandese e di bancarotta dello stato Americano. La decisione non era nemmeno urgente, perché il mandato di Bernanke scade tra cinque mesi. Potrebbe benissimo averlo fatto per limitare l’impatto negativo delle cifre del deficit, annunciate nel pomeriggio dello stesso giorno. Obama non poteva fare diversamente dato che negli USA vige il sistema “democrazia SpA” cioè i partiti sono aziende e possono ricevere fondi privati, solo questo dovrebbe bastare per comprendere che non esiste alcuna democrazia rappresentativa negli USA. Obama è stato finanziato anche dalle banche che hanno fatto fallire l’economica mondiale, le stesse che hanno finanziato anche il suo concorrente per la presidenza. Il sistema USA è il trionfo dei conflitti di interesse ed il funerale dell’etica e della morale. In buona sostanza tutte queste norme, leggi e procedure di finanza pubblica vanno nella direzione opposta
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indicata dalla Costituzione e cioè obbligare gli Enti pubblici ad usare una moneta privata ed aumentarne la crescita nel suo utilizzo anche con mezzi tecnici finanziari incomprensibili ai più. Lo Stato aumenta il suo debito ed in cambio concede economia reale alle banche private mentre esse in cambio danno pezzi di carta stampati “dal nulla” (senza alcun controvalore, una volta era l’oro), cioè le banche non scambiano merci o beni tangibili, reali ed anche per questa ragione è possibile muovere causa contro gli istituti di credito com’è avvenuto nel 1969 negli USA (testo Zeitgeist Addendum), facendo invalidare un contratto di mutuo bancario. La poca disponibilità di moneta non consente di assolvere i compiti indicati dalla Costituzione ma, per risolvere il problema è sufficiente far prevalere buon senso e ragionevolezza al posto dell’economia inventata che oggi opprime i diritti di tutti i popoli. Antonio Miclavez con euflazione, suggerisce una soluzione del problema. Ma anche la JAK bank sembra essere una buona soluzione, una banca che non crea profitti, simile alla soluzione proposta da Miclavez. La condizione necessaria, però è che la banca sia dello Stato per annullare il debito. Purtroppo l’ignoranza di noi cittadini, sul tema della sovranità monetaria, si associa alla corruzione dei politici servi dei banchieri e, consentiamo che i nostri diritti fondamentali vengono usurpati tutti i giorni, costretti anche a morire, a volte, per procurarci quei pezzi di carta stampati dal nulla e strumento di debito pubblico poiché prestati a noi, per mezzo di una consuetudine illegittima ma consolidata e sostenuta nel tempo dai nostri dipendenti eletti spesso ignoranti ma anche molto corrotti.
Speculazioni edilizie, assenza di servizi primari, come sanità, istruzione sono tutti comportamenti illeciti figli di una cultura del consumo, della rendita, dell’avarizia che ha radici nel dogma religioso della moneta, quel mezzo divenuto, illegalmente, di proprietà privata. Quando il Trattato di Lisbona diventerà legge, la nostra Costituzione che ci tutela almeno sulla carta, passerà in secondo piano ma, soprattutto si legalizzerà l’usurpazione della sovranità monetaria ed il sistema economico inventato dai banchieri basato sulla crescita per la crescita dovrà esser accettato. La salvezza sarà uscire dall’Unione Europea ed imitare molti Paese liberi che usano vera democrazia e moneta popolare. Ma in questi giorni una speranza è affidata al popolo irlandese se voterà di nuovo NO all’antidemocratico Trattato di Lisbona.
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Usurai 1 dicembre 2009 (http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/12/01/usurai/)
Le parole sono importanti poiché sono legate ad idee e concetti utili a raccontare la realtà o a manipolarla a piacere dei potenti di turno. La figura dell’usuraio nella letteratura: Il pensiero della Chiesa, secondo cui l’usura era considerata un peccato, una colpa mortale, espressione degenerata di quel vizio capitale che è l’avarizia, ha sicuramente influenzato il giudizio comunemente sentito nei secoli secondo cui quella di chi avidamente raccoglie denaro, e ancor più chi presta a usura, è condotta disdicevole e l’usuraio, come ancor più dell’avaro, è additato al pubblico disprezzo. (tratto da Storia d’Italia, Annali VI Economia naturale, economia monetaria, (a cura di) Ruggero Romano e Ugo Tucci, Giulio Einaudi editore, Torino 1983) Premessa. Economia naturale, economia monetaria, economia creditizia sono formule introdotte nel dibattito storiografico da Bruno Hildebrand, e da allora gli storici ed economisti hanno dissertato e polemizzato a lungo sulla loro portata e sulla loro applicabilità all’uno o all’altro periodo storico. […] Fu Alfons Dopsch a fissare i termini del problema in un’opera del 1930 che ancora oggi ne costituisce un punto di riferimento obbligato. Egli definiva l’economia naturale come quella in cui «o lo scambio manca del tutto, e allora è economia pura, o le merci vengono barattate direttamente con merci (scambio in natura)»; e teneva in particolare a precisare che tale nozione andava distinta da quella di «economia domestica chiusa», formulata da Karl Bücher (1893) e anch’essa vivacemente contestata come estranea alla realtà storica. Non solo, ma bisognerebbe aggiungere, con Gino Luzzatto, che «sono appunto queste sopravvivenze di una economia di scambio in mezzo ad economie prevalentemente chiuse che preparano fin dal X secolo quella ancora lenta rinascita delle economie cittadine». (Storia d’Italia, Premessa, Giulio Einaudi editore, Torino 1983, pag. XXIII) Concretamente, nel contesto storico italiano, che cosa ha significato (che cosa significa ancora oggi) la compresenza della dimensione naturale di economia naturale ed economia monetaria? Sappiamo benissimo che l’Italia – da Bernardo Davanzati a Galiani, da Serra a Pompeo Neri, da Montanari a Gian Rinaldo Carli, passando per i Muratori, i Fabrini e gli Argelati – è stato paese fertilissimo delle monete. […] Da un magistrale lavoro del compianto Alfonso Silvestri apprendiamo che su 102 «obbligazioni» di mercanti alla fiera di Salerno del 1478, nove non erano stipulate in denaro. Riprendendo questi dati in un suo saggio, Armando Sapori argomenta: «Ultimo modo di pagamento era lo scambio di beni; non uso il termine baratto perché almeno nei casi che ho sott’occhio (cinque compravendite di diversa grandezza) non si tratta mai di passaggio simultaneo dei beni stessi del compratore al venditore». (Storia d’Italia, Monete e lotte sociali, Giulio Einaudi editore, Torino 1983, pag. 120) Un vivace quadro delle categorie sociali nel comune è fornito dalle compagnie di Siena, Firenze, e di altre città evolute d’Italia, il cui sostentamento era rappresentato dai fondi monetari e dalle operazioni monetarie. Nei secoli XIII-XIV le compagnie della Toscana diventarono i nuclei principali dell’attività economica e della stratificazione sociale del comune. L’esercizio su scala europea delle operazioni monetarie dei banchieriusurai di Siena, Piacenza, Asti, Pistoia, Firenze, le somme dei prestiti e dei giri d’affari che raggiungevano diversi milioni di fiorini d’oro, erano testimoni non soltanto dell’ampiezza delle operazioni che superavano di molto la cornice dei bilanci di comuni ordinari, ma anche della loro nuova specificità sociale. Nell’ambiente dell’Europa feudale e dell’Italia, pure feudale nel suo insieme, i capi di queste compagnie e i loro membri dirigenti più ricchi, di regola parenti o rappresentanti di famiglie imparentate o amiche dei capi della compagnia, non erano certo i Rothschild del medioevo, ma per il proprio tempo ne svolgevano il ruolo.
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(Storia d’Italia, Il ritorno della coniazione locale e la ripresa dell’influenza occidentale seconda metà del secolo XI, Le zecche di Salerno e di Amalfi, Giulio Einaudi editore, Torino 1983, pag. 204) Nel 1056, alcuni testi salernitani menzionarono per la prima volta un tarì coniato nella città. Seguono, regolarmente, menzioni simili, fino agli ultimi atti del Codex Diplomaticus Cavensis. E’ il principe Gisulfo II (1052-77) a rimettere in attività la zecca di Salerno, chiusa all’inizio secolo X; e il suo esempio viene seguito da Roberto il Guiscardo, il quale si impadronisce della città nel 1077. Questa nuova officina, oltre al tarì, conia dei folles. I tarì di buona qualità, imitano quelli di al-Mu’izz. Alcuni folles di Gisulfo II sono di tipo occidentale e si ispirano alle monete dell’arcivescovo Anno di Colonia (1056-75) che rappresentano le mura di una città; sono presenti anche i modelli bizantini. Fonte Zeitgeist addendum: […] nel 1969 ci fu una causa nel tribunale del Minnesota che coinvolse un uomo, Jerome Daly, che fece opposizione al rifiuto della cancellazione dell’ipoteca sulla sua casa da parte della banca che gli aveva concesso il mutuo per comprarla. La sua difesa verteva sul fatto che il contratto di mutuo richiedeva da ambo le parti, cioè da lui e la banca, l’uso di proprietà legittime per lo scambio. Giuridicamente questa viene chiamata la ‘causale’ del contratto [CAUSALE: elemento fondamentale che si fonda sullo scambio di una prestazione di una parte in cambio di un corri spetto dall’altra.] Il signor Daly, spiegò che il danaro non era in realtà di proprietà della banca, in quanto era stato creato dal nulla nel momento in cui il contratto venne sottoscritto. Ricordate cosa diceva “Il funzionamento moderno della moneta” sui prestiti? Quello che fanno quando concedono un prestito è di accettare della cambiali in cambio del credito concesso. Le riserve non vengono modificate direttamente dalle operazioni di prestito. Ma i prestiti che vengono depositati incrementano l’ammontare dei depositi bancari. In altre parole, il denaro non esce dal loro patrimonio esistente. La banca lo sta semplicemente inventando non mettendoci niente di proprio, eccetto che una solvibilità teorica, “sulla carta”. Nel prosieguo del processo il Presidente della banca, il sig. Morgan si presentò al banco dei testimoni e dalle memorie personali di un giudice egli ricordò che Plaintiff (un presidente della banca) ammise che, congiuntamente con la FED, aveva creato denaro e il credito dei suoi impieghi attraverso un’iscrizione contabile; cioè che il denaro e il credito iniziarono ad esistere nel momento in cui loro li avevano creati. Il sig. Morgan ammise che non esisteva alcuna legge o statuto degli Stati Uniti che gli dava il diritto di farlo. Per legge deve esistere una forma di corrispettivo legittima che viene offerta in pagamento a sostegno della banconota. Finanza pubblica: tecniche di oppressione: In buona sostanza tutte queste norme, leggi e procedure di finanza pubblica vanno nella direzione opposta indicata dalla Costituzione e cioè obbligare gli Enti pubblici ad usare una moneta privata ed aumentarne la crescita nel suo utilizzo anche con mezzi tecnici finanziari incomprensibili ai più. Oggi la percezione dell’usuraio è talmente mutata che i media e soprattutto i partiti elevano l’immagine dei banchieri manipolando la realtà dei fatti su documentati. I banchieri governano la politica (Banche centrali) attraverso lo strumento usuraio del moltiplicatore monetario, piccola formula matematica, che regola la domanda ed offerta di moneta nel sistema a riserva frazionaria usato da tutte le banche commerciali. Mentre i cittadini perdono anche la vita lavorando, altri seduti dietro un computer digitano cifre e creano “ricchezza” dal nulla. In questo periodo di crisi innescata dai banchieri circolano parole tossiche come “finanza etica o solidale”, ma tutto ciò è altrettanto paradossale ed ingannevole come il sistema finanziario inventato ad hoc per creare disuguaglianze sociali e concentrare “ricchezze” nelle mani dell’élite, come può esserci giustizia in un sistema truffaldino? Per definizione, all’interno di regole non etiche, scritte e controllate dalle banche centrali non potrà mai esserci nessuna banca etica. Solo ripristinando la giustizia cioè la sovranità monetaria potranno esserci regole etiche e quindi istituti di credito giusti poiché sotto il controllo e la gestione diretta dello Stato, dei cittadini e non più di SpA. La moneta deve tornare ad esser vista per quello che è: un mezzo e non il fine, per cui il concetto di utilità sociale è in netto contrasto l’idea di banca SpA e, con la reale natura di una banca (tipografia). La manipolazione dei banchieri è stata attuata nel tempo infiltrando le università per propagandare concetti finanziari che nulla hanno a che vedere con
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l’economia. Oggi le persone credono alla favola che le banche SpA e le borse siano cose utili dove si crea ricchezza. Siamo l’unica specie sulla Terra che usa pezzi di carta stampati dal nulla in cambio di cibo o di un riparo, siamo essenzialmente ridicoli. Il linguaggio dei politici è volto solo a mascherare la radice del problema con proposte inconcludenti e fuorvianti. Qualunque cittadino, con un po’ pazienza, può cercare il reale significato delle parole e leggere testi indipendenti arrivando a cogliere l’aspetto più immorale e degenerato della crisi figlia dell’usurpazione della sovranità monetaria. E’ a questo punto che cresce l’indignazione poiché svela l’essenza del teatrino politico che va in scena sui media nazionali. Non esiste né destra e né sinistra ma una pletora di attori, anche penosi, che diffondono la stessa idea di società degenerata basata sul nichilismo, sull’avidità e sulla crescita per la crescita e, gli attori politici si passano il testimone (alternanza delle maggioranze) col fine di approvare leggi indicate dalle SpA loro amiche. Come dicono in molti ormai, gli attori politici non discutono più di tutelare i diritti umani o di allargarne il bacino ma, al contrario, discutono solo della percentuale di riduzione di tali diritti. L’emissione di moneta è stata consegnata ai privati e si discute solo su come gestirla, l’acqua è stata rubata ai popoli e si discute su come gestirla. Gli attori politici non discutono per niente dell’usurpazione dei diritti naturali e non rappresentano gli interessi pubblici ma quelli esclusivi di chi li ha corrotti. Nel frattempo il “potere invisibile” va avanti: Il primo presidente della Ue, Herman Van Rompuy, ha dichiarato: “Il 2009 è anche il primo anno di governo globale, con la creazione del G20 nel bel mezzo della crisi finanziaria globale. La Conferenza sul Clima di Copenaghen sarà un altro passo avanti verso il governo globale del nostro pianeta“.
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2.2 Energia L’energia esiste in natura e l’uomo possiede le conoscenze per trasformarla ed usarla come vuole. Esistono tecnologie non diffuse in Italia che non inquinano (nella trasformazione dell’energia) e pertanto sostenibili: motori magnetici, pompe idrosoniche.. Inoltre, è stata ampiamente dimostrata e riconosciuta la realtà della fusione nucleare fredda (non inquinante, zero scorie) molto, molto meno costosa dell’inutile fissione nucleare. Solo in Italia, esiste un pesante occultamento di tali tecnologie per ragioni “particolari” della solita élite che tiene il popolo nell’ignoranza affinché tutti possano avere un contatore di energia a casa col fine di pagare una bolletta ai soliti monopolisti. Il 20 novembre 2009 ho potuto ascoltare a Milano al convegno promosso da ONNE, “Eppur si fonde”, lo stato dell’arte in Italia della ricerca nel campo della fusione fredda. L’idea che mi sono fatto, da neofita, è che nel nostro Paese ci sono autorevoli conoscenze e competenze “tenute all’asso” dal potere invisibile. Immaginate una piccola scatola che produce energia per la vostra abitazione senza alcun contatore, ENI, ENEL e le SpA monopoliste locali dove siedono i raccomandati dei Sindaci chiuderebbero prima di domani mattina. Linee guida. Prima fase: energia Passiva Per tanto la prima rivoluzione energetica che tutti possono fare: eliminare gli sprechi in edilizia. Come? Diagnosi energetica: conoscere l’utilizzo finale dell’energia (individuazione degli sprechi) ed intervenire con l’eco-efficienza cioè sostituire la fonte fossile con la fonte rinnovabile. L’applicazione di questa strategia consente di liberare risorse monetarie, utilizzate in precedenza per pagare gli sprechi, ed investirle in lavori virtuosi come il risparmio energetico e finanziare l’intera ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente portando la “classe energetica” da “F” ad “A”, come sta avvenendo per il mercato degli elettrodomestici. I dati dimostrano che usando i soldi della bolletta dei condomini spreconi si possono ristrutturare e rivalutare gli immobili creando nuova occupazione. Seconda fase: energia Attiva. E’ stata scientificamente dimostrata la validità della fusione fredda. Ci sono alcune SpA che stanno sviluppando il progetto di produzione energetica in segreto. Si rende necessario restituire al pubblico il finanziamento e lo sviluppo industriale di macchine che trasformano l’energia con la fusione nucleare fredda poiché è noto che non produce inquinamento. Altre SpA stanno commercializzando tecnologie rinnovabili: motori magnetici e pompe idrosoniche. Lo Stato ha tutto l’interesse di finanziare tecnologie eco-efficienti col fine di transitare da un sistema di distribuzione energetica centralizzata (SpA e monopoliconflitti di interesse) ad un sistema di generazione distribuita (democrazia partecipata-autosufficienza). La città: le unità urbanistiche, quartieri di 5000 abitanti, possono essere munite di piccole centrali ecologiche che producono energia e scambiano i surplus nella rete nazionale. Lo Stato non dovrà più pagare od essere ricattato dalle lobby straniere. Gli Enti territoriali possono redigere un Piano Energetico (competenza primaria delle Regioni) che abbia come prima priorità la riduzione della domanda di energia e poi l’autoproduzione energetica con fonti rinnovabili. Le utenze dei cittadini devono poter autoprodurre energia liberamente e, scambiarsi i surplus energetici in un sistema di rete. Eliminando le dispersioni energetiche è possibile ridurre la domanda energetica. Valutando l’esposizione al sole e le masse murarie è possibile calcolare la domanda energetica - per raffrescare gli ambienti - anche nel periodo estivo (micro trigenerazione – pompe di calore). Le ESCO (Energy Service COmpany) sono società che traggono profitto dai risparmi energetici 40
avvenuti dopo la ristrutturazione edilizia tramite il contratto Conto Energia. I cittadini e gli enti pubblici non pagano nulla e si vedono ristrutturare i propri volumi. A cura del gruppo Negawatt, un programma Negawatt per la Francia, in L’Ecologist N.5, set. 2006 I Negawatt sono l’energia non consumata per un uso più sobrio ed efficace dell’energia. Si tratta di dare la priorità alla riduzione alla fonte dei nostri fabbisogni energetici, mantenendo la stessa qualità di vita: consumare meglio invece di produrre di più. I “giacimenti” di Negawatt sono considerevoli: con soluzione oggi affidabili e sperimentate; rappresenta da soli più della metà del consumo mondiale attuale. L “produzione” di negawatt dispone di altre formidabili carte: assenza di inquinamento e danni, decentramento, creazione di posti di lavoro.
Strategie sostenibili 8 dicembre 2009 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/12/08/strategie-sostenibili/)
I nostri politici, “bravi” attori, raccontano la favola del debito pubblico come pretesto per impedire lo sviluppo umano della società, anche gli amministratori locali recitano bene la parte e raccontano di non avere soldi per realizzare opere e servizi. La favola del debito pubblico è l’inganno necessario per ricattare i popoli, ma è anche molto semplice uscire dal mondo virtuale e comprendere perché esiste un debito pubblico e chiedersi poi, nei confronti di chi? Per trovare le risposte, basta cliccare sul sito della banca d’Italia, che ormai non è più d’Italia, leggere l’art. 1 del relativo statuto; poi è necessario leggere l’art. 107 del trattato di Maastricht, gli artt. 1 e 47 della Costituzione e documentarsi sull’usurpazione di sovranità monetaria. In fine, vi è un’ampia letteratura internazionale. Spesso si sente la litania della crisi finanziaria e la scarsezza di risorsa monetaria in circolo, lo stesso Ministro Tremonti (ad Anno Zero) dice di non voler stampare la moneta della BCE per non aumentare il debito pubblico esistente. Dopo aver compreso l’inganno, bisogna comprendere che la moneta non è ricchezza ma un semplice mezzo, uno strumento di misura del lavoro e mai il fine. Una proposta concreta per attuare politiche utili può venire da idee creative e di buon senso. Ad esempio, il risparmio energetico può esser visto come misura di valore economico = moneta; allora è possibile ristrutturare l’intero patrimonio edilizio esistente con la conversione in “moneta” del risparmio energetico ottenuto ed indicato nel progetto tecnico edile. Gli Enti Territoriali dovrebbero essere i facilitatori di tale processo se fossero consapevoli dei loro obblighi costituzionali, cioè migliorare la qualità della vita dei cittadini. Le Regioni, che hanno il compito di redigere piani energetici, hanno il dovere di indicare nelle loro intenzioni anche le strategie economiche per attuare gli obiettivi prefissati, applicando etica ed ecologia. Il Governo e gli Enti Territoriali hanno l’obbligo costituzionale di controllare il credito (art. 47 Cost.) e possono scegliere di deliberare sia di stampare moneta di Stato libera dal debito e libera dall’usura degli interessi e, sia di produrre credito legato al risparmio energetico figlio di un’efficace progettazione. Il credito può essere riscosso da una ESCO (Energy Service Company) di proprietà pubblica ad azionario diffuso dove i cittadini eleggono direttamente il consiglio di amministrazione e, gli stessi utenti possono convertire il credito per sostenere l’economia locale. Il cittadino produttore di energia da fonti rinnovabili può spendere il credito in beni alimentari prodotti dal territorio locale. Uno scambio, come avviene normalmente attraverso una moneta. Quanto segue documenta il tentativo di politiche atte al recupero edilizio:
“La complessità dei problemi che riguardano il recupero dei quartieri di edilizia sociale delle nostre periferie è comune alle principali città europee che si trovano a fare i conti con l’esigenza di riqualificare il vasto patrimonio costruito durante gli Sessanta e Settanta con le tecnologie di 41
prefabbricazione pesante.” […] “Lo stato di degrado ambientale provocato dal nostro sistema di sviluppo è arrivato a livelli di emergenza che impongono il riesame delle modalità di sfruttamento delle risorse disponibili: in una sola generazione abbiamo consumato più risorse non rinnovabili di quanto non abbia fatto l’intera umanità dei secoli precedenti, creando così una crisi del sistema non più settoriale ma globale.” […] all’interno della sola Unione europea sono riconducibili agli edifici oltre il 50% del consumo totale di energia e circa il 40% dei rifiuti prodotti dall’uomo (Gallo, 200). Nel caso italiano, è stato stimato che nel 1999 i consumi energetici del settore delle costruzioni sono stati di circa il 40,5 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (TEP), pari al 30% dei consumi finali nazionali…”(tratto da Laura Elisabetta Malighetti, recupero edilizio e sostenibilità, ilsol24ore Milano 2004, pagg. 3-119) Nonostante gli strumenti giuridici, nonostante le conoscenze tecnologiche non possiamo dire che l’Italia abbia risolto i problemi relativi all’uso dell’energia, all’abitare ecologico neanche potremmo pensare che la maggioranza delle nostre città siano vivibili, siano sostenibili. Eppure, pensare, progettare e costruire in maniera razionale ed eco-efficiente dovrebbe essere utile e vantaggioso a tutti. Il D.M. 22 ottobre 1997 n. 238 introduce l’istituto-strumento “Contratti di Quartiere” per realizzare recuperi dell’edilizia pubblica in Europa. Altri piani e strumenti giuridici hanno avuto seguito ma le nostre città non sembrano essere tanto migliori di prima né possiamo dire che siano divenute città ideali. La libertà di un popolo avviene anche attraverso la conoscenza e l’applicazione di sistemi organizzativi “innovativi” (democrazia diretta e partecipativa) che consentono ai cittadini consapevoli di riappropriarsi di una crescita collettiva attraverso l’uso delle tecnologie migliori, cioè quelle che servono alle comunità per vivere in maniera sobria ed autosufficiente. Alcune buone pratiche amministrative sono documentate e si ispirano al concetto di territorialità o a percorsi di progettazione partecipata dove i progettisti dialogano direttamente con i cittadini. Ecco alcuni commenti: “tra i sistemi di pianificazione operanti nel mondo occidentale quello italiano è forse uno dei più burocratizzati e più lontani dal mondo della vita (Giusti, 1995). Colmare il burrone tra burocrazia del piano e corpo vivo della città è un compito così grande che è meglio sperimentare e incominciare da tutte le parti. Accrescere il grado di concretezza, vicinanza alla gente, e capacità di ascolto dei sistemi di pianificazione è quindi un obiettivo che è possibile avvicinare in molti modi.” (tratto da Alberto Magnaghi – a cura di -, Giancarlo Paba, il territorio degli abitanti, Dunod Milano 1998, pag. 98) Addirittura, Diego Caltana racconta (in il giornale dell’Architettura, dicembre 2009 n.79, Umberto Alemanni & C, pag. 26) di “35 anni di progettazione partecipata” a Vienna. “Un’esposizione dedicata al modello viennese lieve per il rinnovamento urbano racconta gli investimenti seguiti all’entrata in vigore della legge per il risanamento urbano varata nel 1974. Per contrastare gli aspetti più radicali di questo provvedimento legislativo un gruppo di sociologi, architetti e artisti, ma anche tecnici comunali e politici locali, presentano un programma di dodici punti per indirizzare il risanamento evitando che si trasformasse nella demolizione di intere aree degradate con la conseguente dispersione dei loro abitanti. Questi vennero invece coinvolti nei processi decisionali, dando vita ad un’esperienza apripista per la progettazione partecipata.” Questi “stralci” tratti da testi ed articoli testimoniano che esistono energie creative positive, capacità progettuali, persone capaci di organizzare e realizzare opere socialmente utili e vantaggiose. Manca la volontà politica per soddisfare i reali bisogni umani e comprendere chi stia osteggiando l’umanità non è difficile. Bisogna ripensare l’intera società, riportare al centro i reali valori umani considerandoli facenti parte di un sistema chiamato: Universo, natura.
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Le piante traggono vita perché c’è il sole e, non si scambiano nessuna moneta, lo stesso fanno tutti gli animali, cosa vorrà significare?
Obiettivo 2018: risanare le preesistenze a costo zero (Tratto da: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/11/12/obbiettivo-2018-risanare-le-preesistenze-a-costo-zero/) Fonte Arch. Stefano Fattor, docente a.c. al Politecnico di Torino e al master CasaClima, http://www.agenziacasaclima.it/uploads/media/KlimaHaus_CasaClima_Nr1_2009.pdf
Secondo il Ministero dello Sviluppo Economico quasi il 90% del patrimonio edilizio italiano (più o meno 13,5 milioni di edifici) ha un fabbisogno energetico di circa 220-250 kWh/m² anno, ovvero consumi di 25 litri di gasolio per m². Una quantità pazzesca di energia dissipata; il vero “buco nero” del sistema energetico nazionale. Se si vuole incidere veramente sui consumi energetici bisogna quindi pensare di ridurre innanzitutto i consumi termici delle preesistenze architettoniche. Il problema non è certamente tecnico (come fare a risanarle?) anche se l’accademia italiana pochissimo si occupa di queste cose, al contrario di quello che avviene oltralpe. Il problema è economico (come finanziare gli interventi?). La situazione dell’esistente. La caratteristica dell’edificio-tipo che abbisogna di un recupero di efficienza energetica e che percentualmente rappresenta la maggiore quantità di cubatura e di consumo è il condominio con decine di alloggi, costruito negli anni del boom economico e per tutti i successivi 35 anni. Questa tipologia edilizia è caratterizzata da una proprietà frammentata economicamente, socialmente ed anagraficamente (quindi con aspettative di vita e prospettive assai diverse), per la quale qualsiasi intervento che necessita di un accordo su spese che hanno tempi di ammortamento di almeno 7-10 anni risulta pressoché impossibile. Gli incentivi per la riqualificazione. Nel panorama europeo le strade da percorrere sono tradizionalmente tre: • incentivazione/detassazione delle ESCO (Energy Service Company) e delle relative attività di contracting, ovvero la promozione di società private che si offrono di risanare gli edifici a loro totale o parziale spesa in cambio dei vantaggi economici per un certo numero di anni derivati dalla conquistata efficienza energetica dell’edificio; • estensione della possibilità da parte delle ESCO di produrre Titoli di Efficienza Energetica (detti “Certificati Bianchi” in Italia) da vendere alle società erogatrici di energia che sono obbligate a conseguirli; • incentivi fiscali; l’Italia con la Finanziaria 2007 ha ideato un ottimo congegno fi scale (sgravi IRPEF del 55%). Tutto questo riguarda competenze dello Stato e ha il difetto di non essere per tutti. Puoi offrire tutti gli sgravi IRPEF che vuoi ma per una pensionata di 80 anni spendere 8.000 euro per la sua quota di cappotto termico con un tempo d’ammortamento di 8 anni è sempre troppo. E per quanto riguarda le ESCO, in Italia, nonostante i miglioramenti apportati nel 2007 al sistema dei Certificati Bianchi (innalzamento degli obbiettivi di risparmio portati a 6 milioni di tep e ridimensionamento del ruolo delle lampadine a basso consumo che avevano da sole coperto la prima emissione dei certificati) di fatto rimarranno fuori mercato. Le società che erogano energia continuano ad ottenere rimborsi di 100 euro per tep conseguita, che non vengono corrisposti al contrario alle ESCO. Nuovi strumenti per nuovi problemi. L’obbiettivo deve perciò essere uno: finanziare a costo zero questi risanamenti, perché se così non fosse le preesistenze sono destinate a rimanere i “colabrodo” energetici che sono. Ma i Comuni e gli enti locali in generale, in tutto questo non possono proprio farci nulla? Certo non con gli strumenti normativi tradizionali: ICI irrilevante ora più che mai; contributi in conto capitale ormai fuori dalla portata dei bilanci di chiunque; normative impositive impossibili anche solo da pensare perché di fatto scaricherebbero l’onere finanziario totalmente sui privati. E allora? L’unica soluzione è inventarsi strumenti nuovi di zecca per combattere problemi nuovi di zecca. La proposta: consentire l’innalzamento di
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un piano (o la costruzione di una quota determinata di cubatura) da immettere sul mercato a fronte del totale reinvestimento di quanto introitato a favore del risanamento energetico dell’edificio interessato. Si attiverebbero rapidamente forze economiche nuove; imprese edili, cooperative di artigiani, società con nuove specializzazioni, che in questo senso troveranno le formule più convenienti di contracting da proporre ai singoli condomini. Potrebbero nascere soluzioni esteticamente assai accattivanti e, nei casi dei brutti edifici anni ’60, certamente migliorative e sostitutive di tanti interventi che in Italia invece le varie normative locali hanno consentito sui sottotetti. Il vantaggio sarebbe molteplice: • si darebbe una risposta alla richiesta di nuovi alloggi a prezzi più contenuti (il costo del terreno incide in maniera praticamente discrezionale); • si ridurrebbero i costi energetici nell’ambito più energivoro delle attività umane; • non si consumerebbe suolo e verde pur potendo potenzialmente costruire migliaia di nuovi alloggi; • si svilupperebbero tecniche costruttive a secco, adatte alle sopraelevazioni, a minor impatto energetico rispetto a quelle tradizionali; • i risanamenti sarebbero a costo zero per i proprietari della preesistenza che si ritroverebbero oltretutto a suddividere le spese di condominio su più unità; • si assicurerebbe lavoro agli operatori del settore edile per una generazione, cioè a chi lavora veramente, tagliando fuori chi invece vive girando solo denaro e speculando sulla rendita fondiaria; • si avvantaggerebbero i Comuni, che vedrebbero attratti nuovi residenti senza grossi oneri di nuova infrastrutturazione. Ma soprattutto si garantirebbe un risparmio a tanti e per sempre (700-800 euro/anno per famiglia di spese di riscaldamento in meno) contro il tradizionale guadagno una tantum e per pochi che ha sempre caratterizzato il mercato edilizio. Un sogno possibile Un sogno? No. I conti tornano perfettamente e lo dimostra una tesi scritta dall’arch. Silvia Bardeschi, neo diplomata al master CasaClima di Bolzano con relatore il redattore di questo articolo. La simulazione è stata fatta su 5 edifici di 20-30-40 unità abitative degli anni ‘50-‘60-‘70 in un comune non favorevole (per i bassi valori immobiliari – 2.900-3.000 euro/m²), Buccinasco, in provincia di Milano. Gli interventi ipotizzavano di portare in classe B oggetti edilizi da una classe di partenza G o F. Nella tabella sottostante i risultati: a fronte di interventi radicali di risanamento (cappotto, finestre, caldaia, tetto) che oscillavano tra gli 0,8 e i 2,6 milioni di euro (compresa la sopraelevazione), il risanamento risultava autofinanziato in toto 3 volte su 5 e in due casi, cioè quando il rapporto superficie disperdente/sedime era maggiore di 6, quasi totalmente autofinanziato. Va da sé che, in caso di valori immobiliari solo un po’ più alti, l’autofinanziamento dell’intervento si estenderebbe a rapporti ben più elevati di 6, in pratica a quasi tutti gli edifici. L’obiezione che arriva sempre: e gli edifici storici? Il credito di cubatura (perché di questo si tratta) è spendibile anche per essi, assumendo altre forme di cui ci si potrà occupare in successivi articoli. Ma ricordiamoci due cose: gli edifici storici rappresentano per l’Italia non più del 6-7% del patrimonio immobiliare totale. Un intervento mirato a ridurre i costi energetici deve puntare al grosso dello spreco. E percentualmente, gli edifici storici rappresentano una minoranza poco significativa. Parlando di “normazione urbanistica creativa” ricordo un illustre precedente storico. Jules-Harduin Mansart nel ‘700 alzò Parigi di due piani per dare su ordine del re una risposta alla tensione abitativa che affliggeva la città. Nacque qualcosa che prima non c’era: la mansarda. E per problemi nuovi come i cambiamenti climatici e la crisi energetica bisogna inventarsi davvero strumenti tecnici, urbanistici, normativi diversi perché quelli tradizionali non bastano più.
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Edilizia: Architettura, coscienza e mode 4 dicembre 2008, dal blog di Peppe Carpentieri
Nel mese di febbraio del 1981 si è tenuto a Catania il Primo Seminario di Architettura Bioclimatica d’Italia. Erano gli anni di maggior fervore nel mondo accademico per tutto ciò che era Architettura Passiva e Bioclimatica. Lo stesso Consiglio Nazionale delle Ricerche aveva avviato un progetto Progetto Finalizzato Energetico che aveva, fra i vari sottoprogetti, quelle per le Energie Rinnovabili (RERE) e per l’energia solare. In sede internazionale nascevano i primi Congressi sull’Architettura Bioclmatica e fra questi si ricorda il PLEA (Passive Low Energy Architecture) ancora oggi stancamente esistente. Nel 1983 vi fu una rassegna organizzata dall’ENEA (Ente Nazionale per le Energie Alternative) e da IN/ARCH (Istituto Nazionale di Architettura). Seguirono alcuni concorsi nazionali e internazionali sull’architettura bioclimatica. Ma la passione e la voglia di ricerca di quel periodo si è spenta, come una moda, nell’arco di pochissimi anni, Lo stesso CNR ha chiuso e non più rinnovato il PFE e i temi bioclimatici sono rimasti ristretti a pochi intimi. Occuparsene non fa più moda! Non fa più cultura! Il numero di pubblicazioni su queste tematiche va sempre più diminuendo. Tutto è rinviato alla prossima crisi energetica. (tratto da Giuliano Cammarata, climatologia dell’ambiente costruito, dispensa del corso parte seconda Facoltà di Architettura Siracusa, 2006) La testimonianza del prof. Cammarata ci mostra come ben 27 anni fa il mondo della ricerca italiana fosse consapevole ed intellettualmente attrezzato per pianificare una transizione energetica. Ma come ogni cosa anche, e forse soprattutto, il mondo accademico è subordinato alle scelte politiche dei Governi che si alternano. Nonostante che per i Governi l’uso razionale dell’energia non sia la politica più importante da perseguire esiste comunque una nicchia, persino di industriali, che porta avanti alcune ricerche. L’Analisi del ciclo di vita (LCA) è una metodologia che permette di valutare il danno ambientale dovuto alla vita di prodotti e servizi. L’attività edilizia è uno dei settori a più alto impatto ambientale, che si esplica attraverso l’inarrestabile consumo del territorio, l’alto consumo energetico e le emissioni in atmosfera ad esso connesse. L’Analisi del Ciclo di Vita applicata al settore edilizio può essere uno strumento di analisi, che offre al progettista fin dalla fase di progettazione la possibilità di monitorare le proprie scelte, proiettandole nell’intero ciclo di vita all’edificio in quantità d’impatto ambientale, energetico e costo economico. Il metodo può essere uno strumento finalizzato ad una progettazione eco-efficiente che in ogni fase del ciclo di vita assicuri un basso impatto sul sistema ecologico, tramite l’interazione con il calcolo del fabbisogno energetico. Inoltre, il metodo LCA valuta l’impatto ambientale prodotto dai consumi energetici durante la vita dell’edificio e permette di confrontare soluzioni tecnologiche atte ad una progettazione a basso consumo energetico, quindi all’uso razionale dell’energia. M. Chiara Torricelli, Elisabetta Palumbo, Lisa De Cristofaro, Ciclo di vita di edifici in laterizio: analisi integrata ambiente, energia e costi.
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Queste poche note ricercate nella letteratura del mondo accademico mostrano una sensibilità alla tutela della salute, al risparmio energetico, al buon senso. Mentre il Governo in questi giorni “cancella” le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie volte proprio alla riduzione della domanda energetica con effetto retroattivito, si legge dal corriere: più difficile ottenere sgravi fiscali per chi risparmia energia. Il decreto, pubblicato domenica mattina sulla Gazzetta ufficiale e quindi in operativo dal 30 novembre, rende molto più complesso il percorso per ottenere le detrazioni fiscali del 55% delle spese sostenute per installare un pannello solare termico, sostituire un impianto di climatizzazione o cambiare gli infissi alle finestre. Sembra quasi una barzelletta ma è la realtà. Da Azzero notizie: “Governo impazzito sulle detrazioni fiscali” È questo lo scenario prefigurato dal decreto legge 185/2008, che all’art.29 modifica la procedura per usufruire dell’agevolazione fiscale riservata a chi ha effettuato interventi che migliorano le prestazioni energetiche degli edifici nel 2008, procedura prevista dall’articolo 1, commi da 344 a 347, della legge 296/2006, e prorogata dall’articolo 1, comma 20, della legge 244/2007. La norma infatti ha effetto retroattivo e impone a chi intenda usufruire della detrazione del 55% delle spese già effettuate nel 2008 l’obbligo di prenotare il beneficio fiscale inoltrando una richiesta, esclusivamente per via telematica (anche attraverso gli intermediari abilitati), all’Agenzia delle Entrate tra il 15 gennaio e il 27 febbraio 2009. A Salerno, la mia famiglia acquistò un appartamento in un condominio di edilizia economica e popolare nel 1983. La prima cosa che fece fu di dotarsi di un impianto di acqua sanitaria scaldata anche da collettori solari, la seconda fu coibentare l’intero condominio facendo risparmiare soldi sulla bolletta energetica ed inquinare meno. Tutte spese senza alcun aiuto dallo Stato, ma consapevoli degli investimenti fatti.
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A Parma, nel condominio in cui vivo costruito probabilmente negli anni ‘70, alto cinque piani con 4 appartamenti per piano, è dotato di un impianto centralizzato di riscaldamento e spendiamo 24.000 euro annui per i consumi energetici poiché l’edificio non essendo coibentato spreca più energia di quanto ne serva realmente. Sarà contenta ENIA SpA che guadagna sugli sprechi altrui. Ma questo spreco è figlio dell’ignoranza di alcuni cittadini che costringono altri a consumare e sprecare danaro, e questi non fanno nulla per cambiare le scelte politiche sbagliate. Inoltre gli sprechi economici potrebbero finanziare ristrutturazioni edilizie per rivalutare il patrimonio immobiliare esistente, è sufficiente volerlo fare.
In tutte le facoltà d’Architettura nascono corsi per la certificazione energetica, per il risparmio, ed i Governi ignorano la volontà popolare di risparmiare energia e di usarla meglio rispetto al passato costruendo edifici più razionali, meno inquinanti. Il Giappone iniziò a credere nel settore fotovoltaico dal 1975, la Germania è leader in Europa nel settore delle energie rinnovabili grazie ai Cip6 ed al conto energia, seconda è la Spagna. La Scozia adotta la strategia rifiuti zero, prima degli scozzesi ci ha pensato lo Stato della California ponendo l’obiettivo rifiuti zero nel 2020. Giappone e Spagna presentano ciclomotori col motore magnetico, cioè zero combustioni e zero petrolio. Nasce la Tesla motors, un’auto con un motore sviluppato dai brevetti di Nikola Tesla. Insomma nonostante lo spaventoso peso delle corporations SpA, nel mondo esiste un modo della ricerca sensibile e consapevole dell’uso dell’energia senza recare danno all’uomo ed all’ambiente. Purtroppo questo accade solo nel resto del mondo, mentre politici italiani ignoranti, arroganti e corrotti più degli altri limitano la crescita del Paese, osteggiano il rinnovo della classe dirigente. La generontocrazia e gli attuali dinosauri stanno distruggendo il nostro presente e futuro.
Motore magnetico (Fonte: http://www.pyromex.it/pdf/MOTORE_EBM.pdf - http://gammamanager.blogspot.com/)
Motore magnetico EBM (Energy by Motion) produzione di energia da campi magnetici,Prof. László Szabó.
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Che cos’è ? un motore rotativo concepito usando acciaio laminato e bobine di rame. Un campo magnetico con una forma geometrica inconsueta, che si comporta diversamente da ogni altro campo, permette ad esistenti unità EBM di azionare un generatore elettrico. Come funziona? Un piccolo motore di avviamento a corrente continua fa ruotare, inizialmente, l’unità EBM finché essa non raggiunge la velocità operativa. La geometria unica del magnete fa si che il rotore produca una forza all’albero in continuo. L’energia viene trasformata in elettricità attraverso un generatore sincrono collegato all’albero dell’unità EBM. Una piccola quantità di questa energia elettrica (meno del 10%) viene utilizzata dall’unità EBM come corrente di eccitazione per mantenere la rotazione. L’energia prodotta in eccesso (circa il 90%) può essere sfruttata o venduta. Vantaggi: zero emissioni in atmosfera - 100% Ecologico , zero inquinamento acustico - Può lavorare in aree residenziali , zero residui da smaltire , non viene influenzato dall’andamento del petrolio, non viene influenzato dalle condizioni meteorologiche, non necessita costruzioni speciali o aree importanti, può essere installato interrato od in aree isolate, può essere una fonte unica di energia, può lavorare anche in assenza di linee di distribuzione, può lavorare sui voltaggi richiesti dalla rete elettrica, installazione in tempi relativamente brevi, rientro del capitale investito in tempi brevi , l’installazione può essere singola o modulare
La Caldaia Idrosonica di Andrea Rampado lunedì 12 settembre 2005
Sono venuto a conoscenza di questo straordinario apparecchio che produce acqua calda e non solo in poche righe di un numero di Nexus (1) nelle quali.. venivano elencate le tecnologie free-energy più promettenti nell’immediato futuro. A seguito di queste poche informazioni iniziai la mia ricerca trovando fin da subito un bellissimo articolo (2) che descriveva il funzionamento e le prestazioni della Caldaia Idrosonica; l’inventore, un certo James Griggs, oggi produce e vende queste “Pompe Idrosoniche” che garantiscono un risparmio energetico per il riscaldamento domestico e uso sanitario del 30%. È garantita un’efficienza di trasformazione dell’energia elettrica in calore del 100% e fin qui nulla di strano, se pensiamo che oggi le migliori caldaie a metano a condensazione arrivano a punte di efficienza superiori al 110% senza per questo violare nessuna legge fisica, ma ciò che mi ha incuriosito di più è il fenomeno che si crea all’interno di queste caldaie o pompe idrosoniche. Ero dell’idea che se questo fenomeno chiamato sonoluminescenza che si crea a seguito della formazione di violente onde di cavitazione fosse determinato da un principio fisico sconosciuto o meglio ancora poco studiato, probabilmente in futuro si sarebbero potute migliorare ulteriormente le efficienze di produzione d’energia termica, e a quanto pare così è stato. Recentemente un’altra università Americana, la Purdue University (3) ha dato conferma, a seguito di alcuni esperimenti di laboratorio, che il fenomeno della sonoluminescenza produce in effetti delle trasmutazioni nucleari o fusione di nuclei atomici rilasciando grandi quantità di energia termica e a quanto sembra (ma non ne sono sicuri ancora del tutto) anche dei neutroni; oggi viene chiamata sonofusione, in precedenza l’annuncio era stato dato dalla Impulse Device inc., una società di ricerca privata su cui ho scritto un articolo “Con 50 € l’energia di un milione di litri di benzina” (4); qualcosa è stato scritto recentemente anche su Focus (agosto 2005). Ma torniamo alle caldaie idrosoniche; la mia ricerca non si è fermata in America, anzi: praticamente è arrivata in Italia proprio sotto il mio naso, incredibile!!! Dopo il recente articolo apparso su Nexus (5) ad opera sempre del mitico Giorgio Iacuzzo, nel quale descrive e racconta di una piccola realtà nel Trevigiano che produce artigianalmente e vende delle caldaie idrosoniche, una semplice ricerca mi ha permesso di scoprire che in Russia esiste una vera e propria accademia delle scienze, che ha sviluppato e prodotto pompe idrosoniche per i più svariati utilizzi, fino ad arrivare ad utilizzare il principio della cavitazione acustica come sistema di propulsione 48
d’alcuni particolari siluri supersonici. Quindi i primi e i più avanzati nel campo delle pompe idrosoniche e nell’applicazione della cavitazione acustica sono i russi? Sembrerebbe di si, ma non è proprio così; i fenomeni che avvengono all’interno di una pompa a cavitazione acustica, o meglio le cause che producono il fenomeno che genera calore e quindi energia sono in verità molteplici e le cose non stanno come apparentemente sembrano, per questo motivo ad un certo punto della mia ricerca ho deciso di seguire un’altra strada, lo studio dei vortici, ma di questo ne parlerò ampiamente più avanti descrivendo il prodigioso tubo di Hilsh. Non solo i russi quindi e non solo americani; e in Italia, possibile che nessun italiano abbia mai sperimentato o prodotto anche per caso un sistema simile alla pompa idrosonica? Qualche tempo fa, a seguito del mio articolo sulla sonofusione, ho ricevuto una telefonata dall’Arizona; era un giovane italiano che mi raccontava una storia incredibile: questo italiano di nome Cristian, mi disse che da più di 25 anni stavano studiando, sperimentando e producendo pompe idrosoniche per i più svariati utilizzi. Telefonicamente e via email siamo rimasti in contatto fino al suo ritorno in Italia e a questo punto ci siamo incontrati. Durante questo incontro e negli incontri successivi, sono venuto a conoscenza di questa incredibile storia e di questa realtà “tutta italiana”; tutto ha avuto inizio tra il 1978 e il 1979, quando un parente stretto di Cristian (oggi ha solo 27 anni, all’epoca era praticamente ancora in fasce) si chiese come mai si fosse bruciato una mano toccando l’olio diatermico di una pressa idraulica, e da qui iniziarono degli studi che in seguito hanno prodotto il primo brevetto registrato in Svizzera nel 1982 e un secondo nel 1983, il “TERMOGAN” e l’“ERGOTHERM”; era iniziata un’importante collaborazione italo-svizzera per la ricerca e lo sviluppo delle applicazioni della caldaia idrosonica e della pompa idrosonica. Fino al 1990 molte importantissime società si sono aggiunte in questa collaborazione e sperimentazione, società che ancora oggi operano nel settore dell’energia soprattutto nucleare. Sono stati commissionati studi, progetti di fattibilità, proposte di realizzazione di centrali termiche da almeno un MW, sono stati fatti test, sono state rilasciate certificazioni che attestano e dimostrano che l’energia termica prodotta è superiore all’energia utilizzata in ingresso, le stesse importanti società che collaboravano allo sviluppo di queste pompe hanno eseguito presso i loro laboratori dei test rilasciandone in seguito dichiarazioni incontrovertibili. Poi, come purtroppo sempre accade gli interessi crescono a dismisura, diminuisce la comunicazione, aumenta la sfiducia e si rompono i rapporti; poco prima della rottura definitiva avvenuta nel 1990 tra inventore e finanziatori, nel 1989 viene registrato un ulteriore brevetto, questa volta italo-europeo: il riscaldatore dinamico “ECOTHERM”. Nel 1990 viene effettuata la prima fornitura di caldaie idrosoniche ad un importante ente religioso italiano, una potenza installata ad uso riscaldamento e sanitario di 22 kWh. Prima di ciò utilizzavano una caldaia a metano, con una spesa media in gas di circa 8 milioni di lire mensili; con la caldaia idrosonica non hanno mai speso più di 2-3 milioni di vecchie lire al mese in energia elettrica. In seguito altre strutture hanno avuto il “privilegio” di installare e in alcuni casi anche documentare i benefici e il risparmio ottenuto grazie alle caldaie idrosoniche. Un caso tra tutti emblematico è quello di una piscina dalle parti di Roma che utilizza la caldaia idrosonica da più di 14 anni senza aver mai fatto manutenzione!!! Facendo un passo indietro ed esattamente al 1983, leggo una relazione certificativa sulle prove svolte su una THERMOGAN installata presso un laboratorio artigianale sito in Poggio Berni nei pressi di Rimini, la potenza della caldaia è di 10 kWh, il rapporto fra potenza assorbita e ceduta è stato pari a 3,65, in poche parole un’efficienza pari al 365%. Altre certificazioni documentano un’efficienza del 149% altre ancora solamente del 109%, ma tutte sopra al 100% di efficienza. 49
Ma torniamo al nostro amico Cristian. La domanda che tutti vi sarete fatti è che cosa sia successo dal 1990 ad oggi, com’è possibile che in 15 anni non se ne sia saputo più nulla, che non sia stata avviata una produzione in serie e una commercializzazione mondiale di queste caldaie? La risposta a tutto questo non è facile, ma racchiude in se tutte le positività e le negatività dell’uomo in quanto tale. Avviare una produzione in serie e quindi una commercializzazione comporta grandi investimenti, studi industriali, tutte cose che con dei patners giusti sono facilmente realizzabili, ma se ti sei bruciato una volta con il fuoco, la mano non la metti più… In verità poi, aggiungo io, non esistendo una precisa spiegazione scientifica del fenomeno (il cui meccanismo è tutt’oggi incerto), le difficoltà aumentano a dismisura in questo confronto. In virtù di questi motivi, per più di dieci anni queste meravigliose invenzioni sono rimaste nel cassetto nell’attesa, per l’inventore, di diventare forte abbastanza da poter sostenere da solo questi progetti e poterli finalmente presentare al pubblico. Oggi finalmente una nuova generazione di persone ha fatto tesoro delle esperienze passate e procede verso un certo e sicuro miglioramento: Cristian ha costituito una società che si occupa solo di sviluppo e ricerca nel campo delle nuove tecnologie, è volato in America patria del Capital Venture e ha fondato la sua società nella meravigliosa Paradise Valley in Arizona. Gli sono stati commissionati studi per l’applicazione della pompa idrosonica nel campo petrolifero da importantissime società del settore, dato che è possibile miscelare acqua e diesel o olio in forma stabile e inscindibile, riducendo così in modo sensibile la produzione di gas inquinanti quando questi nuovi carburanti vengono utilizzati nei motori tradizionali. Oggi si stanno sperimentando applicazioni in campo medico, nella decontaminazione dell’acqua, nella miscelazione di sostanze chimiche immiscibili, nella distillazione, e in un mucchio d’altre applicazioni alcune delle quali non sono purtroppo autorizzato ad esporre. Ecco cos’hanno sviluppato in assoluto silenzio in questi anni: l’ultima nata ha il nome di BYMBA. Note: (1) NEXUS nr.i 12 e 13 (2) http://www.xmx.it/pompaidrosonica.htm (3)http://news.uns.purdue.edu/UNS/html4ever/2005/050712.Xu.fusion.html (4) http://www.progettomeg.it/art_rampado.htm (5)NEXUS nr. 54
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Piccola cronologia per l’architettura sostenibile Tratta da: l’architettura naturale N.40-41, Edicom edizioni 2009 1962 Rachel Carson scrive “silent Spring” il primo esplicito atto di accusa contro l’artificializzazione del pianeta. 1963 Victor e Aladar Olgyay scrivono “Design with climate” il primo e più conosciuto testo che da visibilità internazionale alla ricerca sull’architettura bioclimatica e regionalista iniziata negli anni ’50 e finalizzata ad ottimizzare le relazioni tra edificio, ambiente naturale e clima del luogo per ridurre o eliminare l’energia necessaria per climatizzare. Il tema era ed è di grande rilievo ma indubbiamente parziale. 1969 Anton Schneider è animatore in Germania del gruppo di lavoro “Gesundes Bauen + Wohnen” costruire abitare sano. L’area tematica di ricerca era la biologia del costruire (Bauniologie) ovvero il rapporto tra costruire / costruito e salubrità / comfort della vita degli umani. Il tema era ed è di grande rilievo ma indubbiamente parziale. 1977 In Italia l’architettura bioclimatica arriva alla fine degli anni ’70 grazie ai testi di Los, Silvestrini e Butera e alla traduzione di testi americani in particolare nella collana di Muzzio Editore diretta da Sergio Los. Contributi fondamentali ancora oggi attualissimi. In particolare a Sergio Los si deve lo sforzo di avere cercato una sintesi tra bioclimatica e ricerca tipologica regionalista. 1991 Viene varata la legge 10 “Norme in materia di uso razionale dell’energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia” 2002 Viene emanata la direttiva europea 2002/91/CE che evidenzia come “l’energia impiegata nel settore residenziale e terziario, composto per la maggior parte di edifici, rappresenta oltre il 40% del consumo finale di energia della Comunità. Essendo questo un settore in espansione, i suoi consumi di energia e quindi le sue emissioni di biossido di carbonio sono destinati ad aumentare”. 2005 La direttiva europea viene recepita in Italia dal D.Lgs. 192/2005 successivamente modificato dal D.Lgs 311/2006 2007 Il D.M. 19 febbraio 2007 introduce “Disposizioni in materia di detrazioni di imposta per le spese di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente” e individua le tipologie di spese ammesse e cioè in particolare: • riduzione della trasmittanza termica U dell’involucro • intereventi impiantistici concernenti le climatizzazione invernale
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2.3 Salute ed ecologia: • Creare un sistema di monitoraggio ambientale: o rilevare le polveri sottili PM2,5 ed i PM1 che causano gravi danni alla salute umana; o monitorare i corsi d’acqua. • Creare un sistema della mobilità che valorizzi l’uso di mezzi pubblici non inquinanti e di mezzi privati come la bicicletta. • Realizzare piste ciclabili sicure. • Vincolare e proteggere le colline dalla speculazione edilizia. • Creare Reti ecologiche • Inserire l’analisi del ciclo di vita nel regolamento edilizio (LCA, Life Cycle Assessment). • Incentivare l’uso delle fonti rinnovabili, iniziando a certificare i consumi degli edifici pubblici e mettere i pannelli fotovoltaici. Diffondere la microcogenerazione. • Liberalizzare la produzione dell’energia fatta con energia rinnovabile aiutando le singole famiglie ed i condomini. LCA, Life Cycle Assessment: Il fine è quello di promuovere un approccio sistemico alla valutazione della sostenibilità del costruire, volto a valutare le prestazioni ambientali in rapporto all’uso delle risorse, agli eco-sistemi e alla salute dell’uomo. LCA riguarda le prestazioni ambientali del prodotto stesso, degli elementi costruttivi con cui possono essere progettati e realizzati degli edifici. Seguendo la filosofia prestazionale sottesa alla direttiva europea sui prodotti da costruzione (DPC 89/106/CEE), anche l’approccio al tema ambientale fa riferimento all’elemento costruttivo definito in rapporto alla sua funzione edilizia e alle sue prestazioni, connesse alla performance globale dell’edificio sotto il profilo ambientale. La qualificazione energetica e la certificazione energetica degli edifici sono solo un utile tassello di un puzzle più complesso per rilevare l’impronta ecologica e da sole non sono sufficienti a ridurre l’inquinamento, l’analisi del ciclo di vita è la risposta generale a tale problema.
Salerno, fonderie Pisano, inspiegabile… 11 novembre 2008, tratto dal blog di Peppe Carpentieri
Da qualsiasi lato e punto di vista venga letta questa vicenda credo faccia rimanere tutti allibiti, basiti e scandalizzati. Non c’è nessuno che abbia fatto il proprio dovere, NESSUNO, cittadini compresi. Le fonderie Pisano inquinano? SI, l’ha sentenziato il Tribunale di Salerno (n.415/2007). Le fonderie Pisano sono responsabili di danni ambientali e biologici? SI, ma nessuno ha chiesto e chiede risarcimento dei danni. Ricordiamoci un attimo qual’è il colore politico che amministra la città da tanti anni: attuale Sindaco Vincenzo De Luca (ex PCI, ex PDS, ex DS ora PDmenoL), precedente Sindaco, Mario De Biase (ex PCI, ex PDS, ex DS, ora PDmenoL), prima ancora per due legislature consecutive vi era sempre De Luca e prima ancora vi era Vincenzo Giordano (ex PSI) con De Luca vice Sindaco. Insomma un vero feudo medioevale. Questo per sottolineare di chi sia la responsabilità politica se “qualcosina” non funzioni nei
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controlli e nella prevenzione primaria. Le denunce alla Procura della Repubblica risalgono all’anno 2003 ed oggi nel novembre 2008, le suddette fonderie sono ancora attive e lavorano. Il Sindaco di Salerno Vincenzo De Luca, responsabile civile e penale non ha ancora chiesto il risarcimento dei danni ambientali nonostante questi siano stati ben evidenziati dalla Carta geochimica ambientale redatta dal prof. Benedetto De Vivo, e nonostante il Comune di Salerno si sia costituito parte civile nel processo istruito dal PM Angelo Frattini e concluso con la condanna nei confronti di Luigi Pisano convertita in ammenda (n.415/2007).
Le responsabilità politiche del sig. De Luca sono evidenti visto che da Sindaco non mi risulti che sia ancora preoccupato di far controllare la salute dei cittadini adoperando il suo potere e coordinare indagini epidemiologiche e tossicologiche sulle popolazione limitrofa che da anni lamenta odori molesti, non lo ha fatto durante il processo concluso nel marzo 2007 e non capisco quale sia l’improbabile giustificazione. Le fonderie sono attive dal 1961 e questo la dice lunga sui ritardi della politica, di ARPAC, ASL/SA2 e medici di famiglia. Finora si sono mossi solo pochi cittadini sensibili denunciando l’incessante inquinamento in maniera poco incisiva e poco costruttiva visto che non si sono avuti risultati. In passato, quando il Sindaco era Mario De Biase, allora braccio destro di De Luca, vi fu persino una raccolta di firme coordinate da un ex consigliere comunale dei Verdi, ma la stranezza era che l’assessore all’ambiente fosse proprio un tesserato dei Verdi, come dire controllore e controllato erano dello stesso partito, purtroppo nulla di fatto. La parte politica del centro destra ha semplicemente sempre ignorato il problema. Ma già nel 27 novembre 2006 si potevano intuire quali fossero le reali priorità dell’amministrazione comunale. “Il PUC del Comune di Salerno – continua De Luca - è uno strumento prezioso che consentirà la delocalizzazione dell’attività produttiva ed una più generale riqualificazione dell’area di Fratte dove sono già in corso opere e lavori pubblici e privati di straordinaria importanza come la Lungoirno, la delocalizzazione MCM, la delocalizzazione dei Fonditori. Tali interventi hanno già dimostrato come sia possibile mantenere i livelli occupazionali e produttivi, rispettare l’ambiente e la salute, riqualificare il territorio con importanti ricadute economiche e sociali.” Al termine dell’incontro è stato deciso di comune accordo di costituire un Comitato Permanente che analizzi e proponga le possibili soluzioni tecniche ed amministrative per una rapida delocalizzazione dell’impianto della Fonderia Pisano tale da garantire produzione e lavoro in area idonea. Di tale comitato faranno parte un rappresentante dell’azienda, un rappresentante delle organizzazioni sindacali, gli assessori comunali De Maio e Calabrese. Questo è l’approccio del Sindaco De Luca a tutela della salute dei cittadini e cioè delocalizzare la fabbrica e non predisporre analisi del sangue dei cittadini che da anni respirano polveri tossico-nocive e che le stesse possono indurre l’insorgenza di neoplasie (cancro e tumori). Ma la sensibilità del Sindaco De Luca non finisce qua, come si può leggere da il Mattino ediz. di Salerno del 9 novembre 2008, Fausto Morrone (ex PCI, ex PDS, ex DS) afferma: nella redazione del Puc, con una forzatura che a suo tempo denunciai già all’Autorità Giudiziaria, abbia trasformato l’area dove è ubicata la fabbrica, da “produzione e servizi” a “residenziale”, attraverso l’artificio di garantire una premialità e un incremento sostanzioso delle superfici edificabili laddove
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insistono attività inquinanti. In pratica nell’area della fabbrica potrebbero essere realizzate abitazioni atte ad ospitare 1.050 abitanti.
Insomma, invece di applicare la Costituzione italiana che tutela i diritti fondamentali dell’uomo: diritto alla vita, alla libertà… in questo caso a Salerno un’azienda che inquinava e l’amministrazione lo sapeva, poiché furono i vigili urbani a riscontrare reati penali il 22 settembre del 2004, continuava la sua illecita attività senza tutelare i diritti dei cittadini, infatti dalla copia del verbale redatto dalla Polizia Municipale emergono diverse irregolarità riscontrate presso le Fonderie Pisano come il deposito di scorie, polveri provenienti dall’attività di fusione, all’aria aperta, la mancanza di VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale), e sversamento di acque meteoriche di primo dilavamento, che avviene tramite caditoia sifonata, quindi senza pozzi di decantazione, nel fiume Irno. Tuttora l’azienda ha altri procedimenti penali in corso sempre per danni ambientali, e viene premiata il 22 novembre 2006 dal Consiglio Comunale di Salerno votando il PUC (nuovo Piano Urbanistico Comunale - PRG). I Consiglieri non potevano non sapere, perché l’hanno premiata? Con quale grado di coscienza e di informazioni deliberano le scelte? I rappresentanti eletti si sono resi responsabili e complici di un modo di fare politico molto “etico e virtuoso” contraddicendo Costituzione ed i principi dell’Unione Europea: principio di prevenzione, chi inquina paga. A Salerno, “fuori dall’Italia e dall’Europa”, chi inquina viene premiato. I cittadini danneggiati, distratti, manipolati ed ingannati stanno ancora aspettando un Pubblico Ministero coscienzioso che predisponga indagini tossicologiche sulla salute delle persone ad area vasta, e che non si limiti al mero accertamento dei danni ambientali convertibili in ridicole ammende. Purtroppo anche la magistratura non è stata all’altezza della Costituzione ed anzi ha mostrato anch’essa assenza di sensibilità, così come i gruppi di famiglie residenti nei pressi dell’impianto che possono in qualsiasi momento recarsi presso laboratori pubblici o privati per ricercare l’eventuale presenza di diossine e metalli pesanti nel sangue. I cittadini hanno il dovere morale e politico di coordinandosi fra loro chiedendo di fare giustizia anche con un’azione collettiva (class action), che probabilmente entrerà in vigore nel 2009, chiedendo il risarcimento dei danni biologici a Luigi Pisano, e dei danni morali a Vincenzo De Luca ed a medici pubblici ove abbiano omesso obblighi ed atti dovuti. Per quale motivo nei pressi di un piccola fonderia di città si è consentito nel tempo un continuo inurbamento, civili abitazioni, da parte dei Consigli Comunali di Salerno e Pellezzano? Perché si consente palesemente di inquinare e le istituzioni preposte non esigono controllo efficaci e tempestivi? Si ha quasi l’impressione che questa fonderia sia protetta e che le proteste dei cittadini non contino nulla, perché? Qualcuno dichiara di aver visto camion “sospetti” entrare nello stabilimento, e ci sono fotografie che mostrano pneumatici depositati a terra, a cosa servono? I sospetti si allargano pensando al clima politico che si respira circa il business dei rifiuti speciali in Campania. Speriamo che fra i vari reati commessi da Luigi Pisano non c’è ne siano altri. Se da questa vicenda a dir poco controversa i cittadini non imparano una lezione importante e cioè smetterla di delegare ad altri ciò che si può fare direttamente, vorra dire che non migliorerà la gestione del bene comune. In altri Stati, 23 negli USA, in Svizzera, in Brasile, in 500 città al mondo, in Baviera, le persone hanno compreso che non bisogna più aspettare ed hanno deciso di unire le forze e di cambiare le “regole del gioco” introducendo strumenti di democrazia diretta per deliberare
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direttamente, per revocare il mandato elettorale ai dipendenti e per controllare direttamente l’amministrazione pubblica. E’ tempo di democrazia diretta. E’ auspicabile una nuova Assemblea di Zona sulla linea della precedente organizzata sempre da liberi cittadini per aggiornare le informazioni. Dossier fonderie Pisano aggiornato al mese di novembre 2008
Salerno, giustizia e tutela della salute? Chi le ha viste? 7 gennaio 2009, tratto dal blog di Peppe Carpentieri
Il Mattino (mercoledì 7 gennaio 2009, ediz. Salerno) titola a pagina 29. L’Arpac alla Procura: le fonderie inquinano. Polveri sottili, secondo gli accertamenti tecnici la quantità emessa nell’atmosfera è nociva. Antonella Barone scrive: Si. Le immissioni in atmosfera, prodotte dalle fonderie Pisano, superano i limiti consenti dalla normativa. E’ questo l’allarmante risultato comunicato dall’Arpac alla Procura della Repubblica, dopo una serie di controlli, disposti a novembre scorso dal sostituto procuratore Angelo Frattini, titolare della terza inchiesta sull’inquinamento prodotto dallo stabilimento di Fratte. […] Quest’ultima inchiesta del pm Frattini, avviata a novembre scorso, si affianca all’altra condotta dal suo collega Massimo Lo Mastro, che è in corso già da un anno e che nell’ultimo periodo ha subito un’accelerazione a seguito dell’ampia delega conferita ai carabinieri del Noe, dei Nas e del personale ispettivo dell’Asl per accertare non solo l’entità delle esalazioni, ma anche l’esistenza di un nesso di casualità fra le patologie delle vie respiratorie, che sarebbero state provocate dall’esalazioni e immissioni, provenienti dallo stabilimento. Il cittadino può misurare il livello di sensibilità del Sindaco De Luca, dell’Arpac e dell’Asl/SA2, da questa notizia, si legge da il Mattino dell’8 gennaio 2009: Le centraline per monitorare l’area? Ci sono ma non funzionano come dovrebbero proprio a Fratte. Nell’ambito dei controlli della qualità di quanto respiriamo, infatti, il Cria, centro regionale per l’inquinamento atmosferico, ha installato tre centraline a Salerno una a Pastena, una in via Vernieri, una a Fratte presso la scuola Osvaldo Conti. Ma la “sensibilità” ed il rispetto della Costituzione è “garantita”, leggete: «Come Comune non possiamo monitorare direttamente l’inquinamento - dice l’assessore Gerardo Calabrese - Intanto abbiamo avviato uno screening per trovare un suolo idoneo dove delocalizzare l’impianto ma i 200mila metri quadri richiesti dai Pisano a Salerno non ci sono. Nel Puc abbiamo inserito una norma che consente, in presenza di delocalizzazione di impianti industriali inquinanti, di poter costruire con l’indice di fabbricazione più alto del comparto proprio per favorire le Fonderie». Cosa c’entra la delocalizzazione di impianto col rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo? Perché il Comune non ha ancora chiesto il risarcimento dei danni ambientali a Pisano? Anzi l’ass. Calabrese “confessa” palesemente gli aiuti concessi e previsti nel piano urbanistico approvato. Ecco la risposta di Luigi Pisano: Ma per delocalizzare una fonderia come la nostra ci vogliono 200 milioni, chi ci aiuta.
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Il condannato Pisano, con due procedimenti penali in corso, ha la faccia tosta di voler essere aiutato. Dalla relazione fondo speciale rotativo per l’innovazione tecnologica risulta (contabilità speciale N.1728) una delibera della Corte di Conti (N.16/2002/G, adunanza 18 dicembre 2001) risulta che per le Fonderie Pisano & C siano stati destinati 1.685.842.000 di lire per mezzo della legge 219/81 (articoli 21 e 32) per stabilire la ripresa nei territori colpiti dal sisma degli anni 1980 e 1981. Questo è il mondo politico che “ragiona” alla rovescia, la vita non ha alcun valore e si aiutano i condannati invece di applicare la Costituzione. L’inutile, vergognoso e puerile scarica barile degli Enti istituzionali ed il delirio dell’a.d. delle fonderie è segnale evidente che nessuno di questi vuole prendersi le proprie responsabilità. I cittadini devono farsi coraggio e comprendere che siamo gestiti da persone senza scrupoli. I politici capiscono due cose, come disse il chimico Paul Connet a Gambettola parlando del problemi dei rifiuti, i soldi che noi non abbiamo ed i voti; ora dobbiamo organizzare i voti ed orientarli verso una Lista Civica fatta da liberi cittadini per applicare la Costituzione e cambiare le regole introducendo strumenti democratici diretti. Insomma la salute dei cittadini non viene monitorata e tutelata poiché le istituzioni preposte non impiegano risorse (le nostre tasse) per farlo e, quindi non hanno strumenti e non ci sono dati epidemiologici e tossicologici aggiornati. Le Istituzioni fanno il monitoraggio dei Pm 2,5 e Pm 1 e Pm 0,1, cioè le polveri ultra fini? Non credo proprio. Rischi e patologie da metalli. […] Le attività estrattive, metallurgiche e lavorazione dei metalli hanno comportato anche una loro dispersione nell’ambiente di vita finendo per rappresentare un rischio anche per gruppi di popolazione generale. In alcuni casi tali fenomeni sono stati di intensità elevata causando rilevanti problemi per la salute pubblica […] Tossicocinetica. Assorbimento. […] Nell’ambito lavorativo l’esposizione a particelle metalliche (polveri e fumi) è più frequente di quella a vapori propriamente detti, ad eccezione di alcune lavorazioni come quelle che espongono a mercurio in cui è l’inalazione di vapori a causare il maggior assorbimento. Come per le altre sostanze, deposizione, ritenzione e assorbimento dei metalli nell’apparato respiratorio dipendono dalle dimensioni delle particelle inalate e della loro solubilità. Esposizione a polveri, fumi, vapori e gas e flogosi cronica delle vie aeree. […] Per un corretto all’inquadramento diagnostico approccio delle broncopatie cronico professionali è pertanto necessario conoscere i fattori di rischio presenti nell’ambiente di lavoro (fattori esogeni professionali), poi i fattori di rischio presenti nell’ambiente di vita (fattori esogeni non professionali) e ancora quelli legati all’ospite (fattori endogeni). Inoltre è necessario conoscere e utilizzare correttamente le tecniche diagnostiche e statistico-epidemiologiche, essenziali per poter disporre di dati attendibili. (Fonte: Luigi Ambrosi, Vito Foà, trattato di medicina del lavoro, UTET 2000, pagg. 175, 315). il giorno 7 settembre 2007 il CAAL (Cittadinanza Attiva Ambiente Legalità) promosse un incontro al Centro Sociale di Salerno per condividere importanti informazioni in materia ambientale e non solo. Parlarono il prof. Benedetto De Vivo, docente di geochimica ambientale, Roberto Cavallo esperto di rifiuti e consulente per ACR+ e, Lorenzo Carmassi del coordinamento nazionale sulla Class Action vera. De Vivo mostrò la carta geochimica su Salerno evidenziando il pesante inquinamento causato dalle polveri sottili. Ricordiamo che le attuali norme in materia di limiti soglia sull’inquinamento atmosferico, colpevolmente, non prevengono la formazione di polveri ultrafini (nanometriche), più nocive e pericolose, di quelle grossolane di dimensioni macro. Il quotidiano di Caltagirone non ci racconta nulla di nuovo, ogni tanto accende un faro sul caso fonderie Pisano e non fa altro che sottolineare gli enormi e colpevoli ritardi delle Istituzioni (Sindaco e Procura). Che ci sia un nesso fra sostanze chimiche antropiche e le patologie umane, questo lo insegna la scienza. I cittadini salernitani prima di considerare la vicenda, devono dare uno sguardo al quadro generale della
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politica locale. La Procura salernitana non sembra brillare per efficienza, capacità, trasparenza e rispetto dei principi costituzionali visto il caos istituzionale sulla nota vicenda Salerno-Catanzaro dove il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha deciso di spostare quei pochi pubblici ministeri che svolgevano indagini sul potere politico (De Luca e suoi fedeli). Comparare il lavoro dei pm salernitani con quello di altri, caso Enel a Porto Tolle, pm Felice Casson che produce una montagna di verbali e ricerche scientifiche per dimostrare il nesso fra causa ed effetto affidando le indagini a periti specializzati e chiedere il risarcimento del danno biologico per i parenti delle vittime. Dopo anni i pm Frattini e Lo Mastro non hanno prodotto nessun risultato, perché? Per quale ragione la Procura solo adesso (la prima denuncia di un cittadino contro le fonderie mi risulta nel 2003) ricerca il nesso fra causa ed effetto? Perché la Procura non indaga sulle eventuali responsabilità civili e penali di Sindaco, Arpac ed Asl? Perché il Sindaco, responsabile della salute dei cittadini, non ordina l’immediata chiusura delle fonderie? Perché il Consiglio Comunale ha premiato, nel Piano Urbanistico Comunale (PUC), le fonderie? Qual è la relazione politica fra il PUC, il non intervento del Sindaco De Luca e le fonderie Pisano? Ricordiamoci anche, purtroppo, che il legislatore sui reati ambientali non prevede pene adeguate ai danni e che non ha alcuna intenzione di introdurre la vera class action, strumento giuridico determinante per avere giustizia. Tratto da Piero Sirini, nel paragrado 5.4; Il comparto aria. Per valutare in modo corretto la natura e l’entità dell’inquinamento dell’atmosfera, inteso come alterazione delle sue caratteristiche qualitative in grado di produrre effetti negativi sulle specie animali e vegetali e, più in generali sugli ambienti abiotici e biotici, si deve considerare che l’atmosfera risulta un sistema in equilibrio dinamico e in continua evoluzione. In tal senso, le caratteristiche dell’atmosfera devono essere intese come il risultato di un continuo scambio di energia, nonché di elementi e composti chimici tra l’atmosfera stessa e gli altri sistemi naturali (idrosfera, biosfera e litosfera). All’interno dell’atmosfera, inoltre, molte sostanze immesse per l’effetto di attività naturali (eruzioni vulcaniche, erosione delle rocce, trasporto eolico, incendi) o antropiche sono soggette a trasformazioni chimiche e fisiche che possono portare da un lato alla formazione di composti con caratteristiche più inquinanti di quelli da cui originano (inquinanti secondari), e dall’altro a rimozione di questi a seguito di processi di autodepurazione. I meccanismi di autodepurazione o di formazione di inquinanti secondari che hanno luogo in atmosfera possono essere di natura chimica (reazioni di ossidoriduzione, precipitazione chimica, adsorbimento …), fisica (trasporto o diluizione a opera del vento, deposizione secca e umida …) e biologica (fissazione da parte di batteri, …). Lo studio di meccanismi di trasporto degli inquinanti consente di individuare i bersagli che possono essere raggiunti da questi ultimi una volta che questi siano stati immessi in atmosfera da una o più fonti, nonché le rispettive concentrazioni. L’inquinamento atmosferico può dar luogo a effetti negativi provocati dall’alterazione delle caratteristiche dell’atmosfera stessa sia a livello locale (per esempio, aree urbanizzate, complessi industriali) sia a scala più ampia a seguito del trasporto e della diffusione degli inquinanti per effetto del moto delle masse d’aria. (Fonte: Piero Sirini, ingegneria sanitaria ambientale, McGraw-Hill, Milano 2002, pag. 164) Nella letteratura medica gli effetti sanitari sull’uomo degli inquinanti conosciuti dalla chimica (leggasi le sostanze elencate dall’IARC, o dall’OMS) sono notissimi, ed è del tutto anomalo che le Istituzioni preposte non abbiamo finora prevenuto e tutelato correttamente il diritto alla vita ed alla salute dei cittadini. Lo studio del benessere termico non può essere disgiunto da quello della qualità dell’aria all’interno degli ambienti confinati. L’osservazione di malesseri apparentemente strani in determinate condizioni ha fatto nascere una nuova corrente di studio rivolta alla qualità chimico-fisica dell’aria, oggi nota con l’acronimo IAQ (Indor Air Quality). I materiali adottati per le costruzioni, gli arredi, i combustibili utilizzati negli impianti, …, producono tutte sostanze volatici organiche (Volatile Organic Compound, VOC) che in concentrazione non controllato possono portare a malesseri di varia natura e pericolosità. Poiché si è visto come l’organismo umano stabilisca un equilibrio chimico-fisico e biologico con l’ambiente in cui vive si intuisce come il controllo della qualità dell’aria sia parte integrante del concetto stesso di benessere
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ambientale. (Fonte: Giuliano Cammarata, Facoltà di Architettura, dispensa del Corso impianti tecnici edili Vol. 1, pag. 96) Bisogna aggiungere come oggi sia stato “scoperto” dalla ricerca scientifica che la presenza di sostanze inorganiche di dimensioni nanometriche in tessuti organici, prodotte da combustioni naturali ed antropiche evitabili, siano la causa di reazioni chimico-fisiche negative per l’uomo. Queste sostanze inorganiche sono patogenetiche poiché non bio-compatibili.
2.4 Cultura: • costruire biblioteche comunali per gli studenti e per i professionisti, offrire loro spazi di ricerca, di approfondimento e di confronto aperto; • creare occasioni di dibattito sulla decrescita felice anche nelle scuole medie inferiori e superiori;
Cos’è la decrescita? 31 maggio 2009 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/05/31/cos%E2%80%99e-la-decrescita/)
Il termine decrescita, ufficialmente, indica una filosofia politica alternativa al pensiero politico dominante, sia esso capitalistico, socialista, comunista. Infatti, in tutti i Paesi, cosiddetti occidentali, viene adottato e accettato, sin dal 1944, un modello di sviluppo omogeneo in base ad un indicatore come il Prodotto Interno Lordo (PIL) che misura la produzione di merci e servizi immateriali in un anno. Il concetto di ricchezza è stato propagandato dalla Banca Mondiale (BM), dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e dalla Banca dei Regolamenti Internazionali (BIS) in maniera tale che il PIL e l’uso di una moneta stampata da una Banca Centrale fosse l’unico e vero “valore” da tenere in considerazione. Siamo arrivati al punto tale che le corporations SpA, tramite l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), governano la politica mondiale e quindi anche locale e, non sono più le pubbliche istituzioni rappresentative democraticamente elette a decidere per conto dei popoli. Il modello errato di società che ci opprime è la crescita economica e monetaria per la crescita stessa, ignorando i diritti civili. In realtà questo modello di sviluppo è precedente alla seconda guerra mondiale, sorto negli USA con la nascita della Federal Reserve e con la nascita della “personalità giuridica”, società per azioni quale modello di società che dialoga con le istituzioni e scarica di responsabilità le persone fisiche. Pertanto sin dal dopo guerra è sorto un movimento culturale per porre critiche su questo modello sviluppo. Il dibattito politico-culturale negli anni ’50 e ’60 disse chiaramente che la misura del PIL non era sufficiente per capire il reale sviluppo e, specificatamente per crescita non si doveva intendere solo quella economica e monetaria (materialista) ma, anche culturale, etica, sociale e spirituale. E quindi il termine decrescita si contrappone alla crescita del PIL lasciando capire che non importa il segno positivo o negativo del PIL, poiché lo stesso non è un indice di crescita reale del Paese, ma uno stupido indicatore economico che non tiene conto dei diritti, della cultura, della salute, della qualità del cibo e della felicità umana. Un manipolo di banchieri ed industriali è riuscito a programmare le menti di milioni di cittadini attraverso le università ed i media (attraverso l’ignoranza in sostanza) elevando l’invenzione della moneta, da essi controllata e stampata “dal nulla”, (domanda ed offerta di moneta –> moltiplicatore monetario, in gergo signoraggio secondario) a dogma religioso, elevando la crescita monetaria ed industriale a dogma societario, a modello da imitare. Essi hanno manipolato il reale concetto di ricchezza, hanno manipolato i concetti di sviluppo e crescita. Il ricco non è quello che mangia più cibo inquinato, ma chi si nutre in maniera sana ed equilibrata. E la domanda di lavoro è l’efficace strumento 58
di ricatto per schiavizzare gli esseri umani, opprimerli nella continua ricerca di un pezzo di carta stampato dalla Banche Centrali prestato agli Stati e caricato di interessi tutto in maniera illegittima poiché il potere supremo spetta al popolo compresa la sovranità monetaria come indica chiaramente la Costituzione italiana (artt. 1 e 47), sovranità violata dal Trattato di Maastrischt prima e poi “legalizzata” da quello di Lisbona.(luglio 2008). La cosiddetta società “avanzata”, industriale, occidentale, dello “sviluppo” e dell’ossimoro “sviluppo sostenibile” è fondata su poche regole: una moneta privata “creata dal nulla” (perché non hanno il diritto di scambiare il nulla, moneta debito, con il lavoro degli uomini), l’assenza di etica nelle regole scritte, siano esse leggi e norme degli Stati e, trattati internazionali ed accordi commerciali internazionali illeciti. In sostanza banche e corporations usano le risorse del pianeta a loro piacimento, per conservare il potere e continuare il controllo sulla maggioranza dei popoli assoggettati da finte democrazie rappresentative istituite nella maggioranza dei territori. La decrescita si poggia sul concetto di bioeconomia, essa si contrappone alla teoria economica classica basata unicamente sulla crescita senza tener delle leggi fondamentali della natura e, quindi della fisica. Tutti noi abbiamo sentito parlare della teoria entropica, ebbene la bioeconomia tiene conto dei danni ambientali e sanitari causati da una cattiva produzione industriale delle merci. Questo deve accadere per il semplice fatto che il Pianeta Terra ha risorse finite e, chi le spreca deve pagare un danno alle comunità. Oggi questo non accade perché il modello di sviluppo è basato sulla crescita per la crescita e questo non rispetta i diritti dell’uomo, invece se lo facesse dovrebbe ridistribuire quei proventi ricavati in maniera illecita, cioè ricavati dall’usurpazione delle risorse con la conseguenza di rendere meno ricchi i ricchi. Purtroppo i potenti delle Terra sopravvivono grazie al nostro sostegno politico, perché essi hanno influenzato, manipolato e programmato il pensiero dominante dell’élite, purtroppo esiste un’élite perché siamo stati abituati a vedere “qualcuno sopra di noi”, siamo stati programmati a vivere come schiavi e, noi cittadini non riusciamo a vedere la gabbia mentale intorno a noi poiché condizionati da uno stile di vita eccessivo, assurdo ed inumano. Un nostro errore è che siamo abituati a delegare e, non a decidere direttamente. Abbiamo uno stile di vita talmente stupido ma non riusciamo a rendercene conto perché mentalmente condizionati, immaturi e bloccati. Subiamo passivamente gli stili di vita che le stesse corporations SpA comunicano attraverso i media che controllano. E’ incredibile ragionare sul fatto che in realtà il “maestro di vita” è quella stupida scatola chiamata televisione. I principali condizionamenti provengono dalla TV, poi dagli studi (scuola ed università) e dall’ambiente. Ambiente inteso come famiglia, relazioni sentimentali, amicizia e lavoro. La decrescita intende semplicemente ribaltare gli stili di vita e ripristinare l’uso razionale del cervello umano e l’uso razionale dell’energia. Si intende riscoprire il piacere del vivere sociale in maniera non più egoistica ma altruistica. Riscoprire il piacere dei cibi autoprodotti, della vita conviviale, dello stare insieme per affrontare i problemi della comunità locale avendo un approccio olistico e pragmatico dei temi affrontati. Decrescita significa riappropriarsi dei beni comuni e tutelarli. Significa bere acqua del rubinetto ma sicura, significa affidare la gestione della stessa a società realmente pubbliche fatte anche dai cittadini e non da una corporation SpA. Per tutti questi motivi la decrescita felice non è collocabile fra gli schieramenti politici attuali, siano essi di destra o di sinistra, per la banale ragione che i diritti non sono di una parte politica, ma di tutti. Mangiare cibi sani e di qualità, bere acqua pubblica e pulita, usare l’energia razionalmente, tutto questo ed altro sono pure scelte di buon senso, sono il frutto di azioni politiche che non hanno una bandiera 59
politica. Se ci fossero rappresentanti eletti non corrotti, questi parlerebbero di come eliminare gli sprechi energetici dalla rete nazionale e locale, applicherebbero l’uso delle tecnologie e delle fonti energetiche rinnovabili. Ma tutto questo non avviene perché la riduzione dei consumi e quindi della domanda energetica è opposta alla cultura della crescita del PIL, è opposta alle strategia dei monopolisti energetici nazionali e locali che guadagnano soldi proprio dagli sprechi e dai consumi e non dai risparmi energetici. Con questo semplice esempio ci rendiamo conto di come le attuali forze politiche siano del tutto obsolete, corrotte ed immorali. Si intuisce che la decrescita è un cultura politica moderna e contemporanea perché tiene conto del vivere sobrio utile al pianeta e quindi all’essere umano. Detto ciò è necessario condividere, studiare e mostrare quanto sia possibile vivere meglio e superare tutte le barriere mentali oggi esistenti. Si può iniziare applicando la strategia “rifiuti zero”, che imita le leggi della natura eliminando gli errori di progettazione industriale delle merci e riutilizza gli scarti inserendoli nel ciclo commerciale. La strategia rifiuti zero riduce al massimo i rischi ambientali e sanitari e, sostituisce gli obsoleti inceneritori con gli impianti di riciclo, molto meno costosi e più razionali. Negli ultimi tempi alcune comunità locali hanno proposto città sostenibili denominate “transition town” consapevoli del “picco del petrolio”. Le tradizionali fonti energetiche fossili, petrolio e gas, ovviamente finiranno. Per cui alcune comunità hanno deliberato di non usarle più e diventare anche energeticamente indipendenti. Nel settore della mobilità di massa esiste anche una soluzione ecoefficiente: il treno a levitazione magnetica
Oltre la bioeconomia 26 dicembre 2009 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/12/26/oltre-la-bioeconomia/)
Lo “spezzatino” degli studi scolastici ed universitari, cioè lo “spezzatino della conoscenza” diffusa fra gli studenti ed i cittadini aiuta l’élite del potere invisibile (“mafia, camorra, logge massoniche anomale, servizi segreti incontrollati e protettori dei sovversivi che dovrebbero controllare” Norberto Bobbio) ad addomesticare le coscienze. Decenni di “insegnamenti deviati” hanno contribuito a formare perfetti schiavi che hanno smesso di immaginare un mondo migliore di questo, diverso da questo e soprattutto hanno smesso di sognare un mondo fatto dagli esseri umani per gli esseri umani senza ingiustizie e disuguaglianze. La maggioranza dei cittadini sogna ciò che programmi scolastici non etici, e la pubblicità delle SpA insieme alle religioni hanno ordinato loro di pensare ed aspirare. L’irragionevole modello competitivo instillato nei nostri stili di vita e modi di pensare non ci consente di esser liberi e di vivere come dovrebbe fare un vero essere umano indipendente dagli sciocchi dogmi inventati dal potere invisibile per controllare le masse. In sostanza, la maggioranza dei cittadini non è neanche libera di sognare qualcosa che assomigli ai reali bisogni degli esseri umani confondendo la capacità di spendere una “moneta privata” con la libertà di scegliere. Sembra assurdo pensarlo, ma nel medioevo le persone che intendevano studiare con le scarse conoscenze reperibili, avevano un reale rapporto con la natura e l’universo rispetto ad un laureato italiano. I cittadini di oggi conseguono un titolo di studio da “spendere nel mercato” ma non sembrano essere colti, e né consapevoli di chi siano realmente; essi sono “specializzati” ma non sembrano avere una capacità di orientarsi nella società. Si ha l’impressione che le nostre famiglie siano addomesticate alla “non cultura delle SpA” e credono che il presunto prestigio acquisito dai propri figli sia un obiettivo onorevole nella società in cui 60
viviamo. Trascorriamo un’intera “vita” ad inseguire obiettivi indotti senza mai sapere chi siamo realmente, la maggioranza degli “occidentali” trascorre l’intera esistenza senza vivere realmente. Infatti, la maggior parte dei risultati (diplomi, laurea, master, denaro, “prestigio”, “incarichi”), a volte sono privi di significato sociale ed etico per il bene comune e per le comunità locali ma sono solo tasselli di un percorso egoistico per appagare un bisogno indotto dalle SpA che non rappresenta lo stile di vita che una coscienza umana ambisce, non è un caso che molte persone “ricche e benestanti” siano infelici. I percorsi di vita che noi abbiamo fatto sono pieni di contrasti poiché il nostro io interiore è “stordito”, confuso, manipolato contrastato fra amore possessivo ed amore incondizionato. Alcuni confondono l’amore col possedere qualcuno. Fra le coppie in “amore” la competizione prende spazio rispetto alla cooperazione e la comprensione reciproca ed accade che uno dei due partner obbliga l’altro a compiere scelte indotte ed addomesticate dalla società e l’ambiente in cui vivono; questo avviene in maniera dogmatica anche quando i genitori obbligano i propri figli a seguire percorsi di studio valutando le convenienze economiche e finanziarie rispetto alle capacità creative dei ragazzi poiché la moneta debito è divenuto il metro di misura di riferimento. La coscienza è comunque in grado di fare valutazioni etiche e pertanto nasce un conflitto interiore tenuto nascosto. E’ forse questa la radice di psicosi, infelicità, frustrazione e depressione? In un contesto sociale in cui le necessità vitali di ogni persona si possono soddisfare solo producendo merci per avere un reddito monetario con cui acquistare merci, i rapporti interpersonali si fondano essenzialmente sulla compravendita che, a sua volta, si fonda sulla diffidenza reciproca e sulla competizione. […] Se invece di rapporti sociali basati esclusivamente sulla mercificazione, le persone che vivono in città instaurassero legami di collaborazione, si donassero reciprocamente tempo, attenzione, solidarietà, mettessero gratuitamente a disposizione degli altri le proprie competenze professionali, si ridurrebbe la loro necessità di acquistare e vendere per soddisfare tutte le esigenze vitali. Farebbero decrescere il PIL (Prodotto Interno Lordo), ma non si priverebbero di nulla. Al contrario, migliorerebbe la qualità delle loro relazioni interpersonali e il loro benessere psicofisico. (Tratto da: Maurizio Pallante, la felicità sostenibile, Rizzoli 2009, pag. 81) Le università italiane ed il sistema educativo in generale è del tutto anacronistico per i tempi e le difficoltà che la nostra società sta vivendo. Ad esempio, le facoltà di economia programmano mentalmente gli studenti su modelli dell’economia “classica” e sulla matematica finanziaria ignorando gli effetti etici di questi metodi sulla società ed ignorando le leggi della natura. L’intero sistema produttivo delle merci ignora l’etica e l’uso razionale delle risorse poiché è figlio di un dogma religioso: la massimizzazione dei profitti e l’accumulo della “moneta debito”. Altro esempio (conflitti di interesse): come può, un ingegnere meccanico che ha studiato solo le macchine termodinamiche figlie del ciclo di Carnot progettare un motore che non comprenda la combustione? Come può un docente ordinario, coordinatore di un dipartimento di ricerca finanziato per progettare macchine a combustione, pensare di insegnare motori elettromagnetici immaginati da Tesla? La ricerca italiana non solo è priva di fondi ma è completamente addomestica alla volontà delle SpA. Ecco un esempio famoso di stupidità, ignoranza e corruzione. L’Unione Europea aveva deliberato una direttiva per inventare e sostenere un nuovo mercato: l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Corruzione: nel 1992 il decreto italiano che raccoglie tale direttiva era stato manipolato per rubare soldi alle fonti energetiche rinnovabili a favore di fonti non rinnovabili: inceneritori, centrali termoelettriche etc. Insomma un regalo di miliardi di euro a sostegno di vecchi imprenditori italiani. Un esempio concreto di come il Parlamento italiano non deliberi per applicare la Costituzione ma per aggirarla e defraudare il popolo italiano. 61
Ignoranza e stupidità: in questi anni i media collegati ai costruttori di inceneritori non hanno mai informato i cittadini circa l’inganno dei contributi Cip6 e se lo hanno fatto se ne sono accorti in pochi. Interi dipartimenti di Università prestigiose hanno sprecato anni di ricerca per ottimizzare il rendimento energetico degli inceneritori. L’attuale segretario del PD, Bersani, si scagliò contro i medici dell’Emilia Romagna perché chiesero, giustamente, una moratoria contro gli otto impianti di incenerimento presenti in Regione. In Francia, l’ordine dei medici francesi aveva già, in precedenza, chiesto una moratoria nazionale contro i termodistruttori. La ricerca scientifica e medica dimostra da anni la connessione fra incenerimento dei rifiuti e cancro e tumori, si insegna anche nei manuali di medicina la connessione fra la dimensione di micro e nano particelle presenti nei gas prodotti da tali forni e l’ingestione delle stesse sostanze attraverso un semplice respiro o il cibo inquinato.
E’ sufficiente aprire i libri delle scuole medie superiori e rivedere i principi della fisica classica, della chimica e delle biologia per comprendere che i “rifiuti” sono la prova di una progettazione industriale sbagliata e, che queste materie “prime-seconde” conviene non produrle e, riusarle e riciclarle infatti, non è un caso che altri Stati abbiano deliberato la strategia “rifiuti zero” (Zero Waste). Per tanto le domande sorgono spontanee: quale essere umano investe in ricerche rischiose per salute umana? Mentre il sistema immorale Italia regredisce, il Giappone ha iniziato ad investire nel tecnologie da fonti rinnovabili sin dal 1975 ed ora è uno dei Paesi leader nella produzione di pannelli fotovoltaici, gli italiani, nel Paese del Sole, si limitano ad assemblarli. Mobilità: in questo dicembre 2009 il Governo Berlusconi e Fs SpA inaugurano l’alta velocità in Italia, tecnologia applicata già obsoleta ed importata dalla Francia. Facciamo un confronto col treno a levitazione magnetica per capire: “[…] esaminiamo brevemente la nozione di tecnologia a “impulso”. L’esempio più noto è il sistema ferroviario Maglev, ampiamente utilizzato in Giappone e Cina, il quale sfrutta un sistema d propulsione a impulso magnetico: è talmente efficiente che consente ai treni non solo elevate velocità ma anche di scalare pendenze superiori al 10 per cento! I magnetici pulsanti inducono correnti elettriche inverse nelle piastre di alluminio che costituiscono il binario. Le correnti indotte creano i propri campi magnetici opposti a quelli del treno. Tramite l’ausilio di sensori ottici, i campi pulsano in fase “on” proprio quando il magnete passa il punto mediano delle piastre e, per repulsione, sospingono il treno avanti. La tecnologia Maglev opera con questa elettricità pulsata per far procedere il treno, riducendo al minimo la quantità di potenza richiesta.” (J.J. Hurtak PhD e Desiree Hurtak PhD, propulsione ET e velivoli ad alta frequenza, in Nexus new times N. 83, pag. 44) Ecco cosa vuol dire responsabilità ed apatia politica: non avere né un presente e né un futuro. Se il popolo italiano avesse maggiore dignità umana e rispetto per se stesso avrebbe potuto avere le tecnologie migliori: autoproduzione energetica distribuita da fonti rinnovabili ed un sistema di trasporti ecoefficiente, senza dimenticare l’enorme ricaduta occupazionale negli indotti del: riciclo dei rifiuti, produzione di tecnologie rinnovabili e ricerca universitaria virtuosa. Nel 2009 noi italiani non abbiamo né l’uno e né altro, altri popoli si. Con questa visione – crescita per la crescita – imposta dal potere invisibile e, dall’addomesticato mondo accademico la percezione ed il concetto di ricchezza (accumulare danaro) sono mutati e degenerati mentre in un sistema come il nostro, la natura ha regole opposte e diverse dall’invenzione della finanza. La bioeconomia calcola gli effetti inquinanti dei sistemi produttivi per incidere sui bilanci delle corporations SpA. Purtroppo nonostante la connotazione bioeconomica più corretta rispetto a quella dell’élite, il reale potere, che non risiede nelle istituzioni elette da molti decenni, non ha mai avuto intenzione di adottare modelli diversi dal controllo privato dell’emissione di moneta e del cosiddetto 62
“turbo-capitalismo”, “neoliberismo” delle borse telematiche che inventano ricchezze dal nulla a scapito dei diritti umani dei popoli. Chiunque compia studi e ricerche in tal senso può comprendere che il modello politico globale non è etico e, cosa più assurda, i popoli auspicano che sia la stessa élite a mutare tale modello per renderlo equo e sostenibile, tutto ciò è delirante. Non è affatto ragionevole attendere che gli inventori dei cicli economici basati sul debito per ricattare i popoli attraverso la promessa di un lavoro ed attraverso la stampa della moneta dal nulla siano gli stessi ad introdurre l’etica nella politica. Il sistema è stato inventato per accentrare poteri nelle mani di pochi e quei pochi non sono neanche eletti direttamente dai popoli (modello Unione Europea – trattato di Lisbona – fine della democrazia rappresentativa e dittatura “legalizzata”). I popoli hanno l’opportunità di risvegliare se stessi grazie alla condivisione della consapevolezza umana che si raggiunge solo scollegando le menti dal sistema indotto dal potere invisibile. E’ un semplice percorso di conoscenza del buon senso. La reale ricchezza: affetti, passioni, capacità creativa, cibo di qualità, stile di vita sobrio, aria pulita, acqua pulita, biodiversità, studio e sport ricreativo, relazioni umane di qualità, è alla portata di tutti i popoli se e solo se una maggioranza critica e costruttiva smette di sostenere l’attuale sistema mascherato dai partiti politici (PD-PDL-Lega-Idv) e se questa nuova maggioranza (società civile) inventa una “nuova” educazione civica per integrare la democrazia rappresentativa con strumenti di democrazia diretta volti ad applicare il principio di sovranità popolare. In Italia esiste una piccola minoranza di persone consapevoli e capaci di cambiare l’attuale stile di vita degenerato nel nichilismo, nel cinismo e nei non valori. Se tale minoranza riuscisse ad organizzarsi al meglio e crescere per diventare massa critica allora la speranza di una società civile potrebbe concretizzarsi e le future generazioni potrebbero vivere da esseri umani liberi ed indipendenti. I cittadini possono praticare le vere elezioni primarie (appositamente ignorate dai partiti tradizionali per osteggiare la partecipazione a persone libere) per scegliersi rappresentati eletti facenti parte di un nuovo e genuino soggetto politico ma, che abbiano prima di tutto frequentato la scuola politica autogestita figlia dell’etica aristotelica e delle decrescita felice.
La partecipazione popolare è una forma di democrazia diretta, definibile come il complesso di istituti che consente alle comunità di prendere parte dall’attività di formazione delle politiche pubbliche che le riguardano, attraverso espressione diretta e non mediata della volontà popolare. Gli istituti di partecipazione popolare disciplinati dal Testo unico degli enti territoriali sono: • la partecipazione popolare in generale; • i referendum; • le azioni popolari; Internet può essere lo strumento che tiene uniti i cittadini consapevoli mentre i contenuti saranno figli della condivisione di esperienze e culture, in un dialogo e ripristino dell’agorà democratica dove ognuno ha pari opportunità per esprimersi in libertà. Le priorità possono essere scelte con metodi democratici consolidati.
Class action e decrescita 4 novembre 2009 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/11/04/class-action-e-decrescita/)
La filosofia politica della decrescita poggia le sue basi sul concetto di bioeconomia, cioè una maniera di intendere l’economia che conosce le leggi della natura e precisamente anche dei danni ambientali recati dai processi industriali che producono le merci. Oggi sappiamo che non avviene così. Invece la progettazione industriale che segue regole di ecodesign previene l’immissione di sostanze tossiche 63
nell’ambiente. E’ sufficiente imitare la natura (ciclo chiusi “a cerchio”) che non produce rifiuti invece, i processi industriali lineari che producono spesso scarti e scorie nocive possono indurre anche l’insorgenza di neoplasie, e quindi danni biologici quantificabili. Il concetto di bioeconomia tiene conto di tutti questi danni ed indica una strada alternativa, cambiare i processi industriali dalla progettazione applicando un uso razionale delle risorse, non più mosso dalla massimizzazione dei profitti considerando gli errori progettuali per far diminuire i ricavi. Nel frattempo la logica eversiva ed irrazionale della massimizzazione dei profitti uccide esseri umani e biosfera. La class action all’americana è lo strumento giuridico più ecologista che si possa pensare di avere perché in un sistema economico degenerato regolato, principalmente, sulla massimizzazione dei profitti previene la ricchezza monetaria prodotta illecitamente dalle SpA ed è l’arma più efficace che i cittadini e la natura stessa potrebbe avere. Non è un caso che nell’Unione Europea ed in Asia non esista, le SpA sarebbero costrette ad emigrare o modificare il modo di produrre merci. Da diverso tempo liberi cittadini si preoccupano di diffondere consapevolezza ed informare tutti circa le regole immorali del sistema socio-politico. Senza la conoscenza e la corretta informazione non sarebbe possibile progettare una società migliore di questa ma, soprattutto diversa e basata sull’etica fatta per gli esseri umani e non per le SpA. I cittadini devono esser consapevoli sul fatto che essi detengono il potere supremo e possono cambiare le regole del gioco (Costituzione e Statuti degli Enti Territoriali) attraverso un approccio olistico e pragmatico circa le vicende che ci preoccupano. Tutti sanno che i partiti sono degenerati in comitati di affari ma pochi propongono un cambiamento. Con un risveglio collettivo delle coscienze, con la corretta educazione civica ed informazione libera possiamo coordinarci ed introdurre cambiamenti necessari. La VERA class action mira a quantificare i danni ambientali e biologici per dare un minimo dignità ai cittadini. Le SpA coinvolte cambieranno atteggiamento per non perdere i propri profitti. La VERA class action è gratis perché gli avvocati diventano imprenditori di se stessi pronti ad ingaggiare i migliori specialisti per far quantificare i danni e saranno premiati solo in base al loro operato. La VERA class action aiuta a ridurre i carichi di lavoro per i Tribunali già intasati da cause civili che durano i media dieci anni. Infatti nell’84% dei casi, le cause collettive si avviano e si risolvono in accordi stragiudiziari perché le stesse SpA, che sanno di essere colpevoli, non vogliono rischiare di pagare più del doppio con l’accertamento del danno punitivo conducendo la classe di cittadini in Tribunale con l’evidente rischio di vedersi ridurre anche il valore economico dei titoli azionari quotati in Borsa, sensibili all’immagine della società coinvolta in scandali. Questo tipo di legge poteva esser costruita ed approvata più efficacemente se in Italia ci fosse stata un procedura di iniziativa popolare (democrazia diretta) altrettanto efficace come quella che c’è in Svizzera o come è stata proposta nella Provincia di Bolzano. Non attendiamoci che TUTTI gli attuali partiti seduti in Parlamento prendano in seria considerazione la VERA class action poiché l’hanno già ignorata ed osteggiata in passato con l’approvazione della FINTA class inserita nella finanziaria 2008. Quindi la VERA class action è una concreta applicazione del concetto di bioeconomia perché quantifica i danni ambientali e biologici provocati dai processi industriali, toglie gli illeciti profitti per darli alla classe di cittadini.
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2.5 Urbanistica: Il territorio è una risorsa finita e va tratta con molta cura. Quello salernitano è molto inquinato e poco rispettato. Gli interessi di pochi hanno prevalso nel corso dei decenni mostrando un ambiente urbano poco razionale. Per un Comune il Piano Regolatore Generale (oggi PUC) è il documento più importante, esso decide il futuro sociale ed economico del territorio, decide il futuro stesso dell’intera città.
Rivedere il Piano Urbanistico Comunale (PUC) coinvolgendo il sovrano, i cittadini, ascoltando le esigenze di tutti e coniugarle insieme (pianificazione partecipata) tenendo presente i vincoli naturali, rispettando l’ambiente e renderlo più vivibile, riducendo i consumi. Le tecniche di pianificazione partecipata hanno consentito di risolvere numerosi problemi alla vivibilità dei luoghi urbani, consentendo un’efficiente distribuzione ed organizzazione dei servizi sul territorio. E’ accaduto a Porto Alegre, ma avviene anche in Italia. Inoltre, i piani urbanistici elaboratori ed deliberati in questo modo hanno consentito persino, all’approvazione di piani a “crescita zero” poiché riutilizzano suoli e volumi abbandonati, questo significa che certamente non c’è speculazione edilizia. Bibliografia di riferimento: ALBERTO MAGNAGHI (a cura di), il territorio degli abitanti, società locali e autosostenibilità, Dunod, Zanichelli Bologna 1998 GIOVANNI ALLEGRETTI, l’insegnamento di Porto Alegre, Alinea Firenze 2003
Applicazioni di buon senso 10 ottobre 2009 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/10/10/applicazioni-di-buon-senso/)
In numerose riflessioni potrete leggere nel mio blog come il sistema politico, sociale ed economico globale influenzi, ovviamente, anche quello locale in maniera “errata” ed obsoleta per cinici interessi di controllo e potere da conservare nelle mani di pochi, i soliti. Esiste un modo etico? E’ possibile vivere da esseri umani? Si, è possibile. Tutti noi possiamo informarci e comprendere che le SpA amministrate dai banchieri controllano, da un lato, le risorse energetiche globali e dall’altro lato, tengono basso il livello di conoscenza dei popoli sulla fisica, la matematica ed in generale sulla reali potenzialità umane. Questo controllo sta per cedere, se non interverranno contro la rete di internet. In realtà ci stanno già pensando. Ma andiamo avanti. Chiunque può informarsi su cosa sia la fusione fredda e comprendere che essa è attuabile (lo sviluppo di tale tecnologia, verificata le sua potenzialità, è stata tolta dal controllo pubblico – Rapporto 41 – ed ora viene sviluppata da alcune SpA), molto più economica della fissione nucleare (inquinante), è fonte energetica rinnovabile e non inquinante. Ma le buone notizie non finiscono qua. Il mondo accademico ed i tecnici dell’architettura e dell’urbanistica sono pienamente consapevoli di come realizzare città del buon senso, ecologiche. Manca la volontà politica di farlo.
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Dal sito eddyburg (sorto da un’idea del prof. Edoardo Salzano) si può leggere: Eco-Densità, la densificazione ecologica, è uno degli strumenti fondamentali per assicurare abitabilità futura alla città e rendere i suoi quartieri più adattabili, sani ed economicamente competitivi di fronte ai cambiamenti globali determinati dal mutamento climatico e dal pesante sfruttamento dei combustibili fossili. La densificazione ecologica ha molteplici ruoli nel contribuire a ridurre l’impronta ecologica della città. Una maggiore densità edilizia consuma meno energia e acqua. Gli abitanti di quartieri più densi e a funzioni miste si muovono di più a piedi e in bicicletta, guidano meno la macchina. La densità significa usare meno superficie per alloggiare più persone, e quindi riduce la pressione dell’insediamento diffuso sulla regione e le terre agricole produttive. Principi Guida di Eco-Densità 1. Utilizzare la sostenibilità ambientale come criterio principale per prendere le decisioni urbanistiche e edilizie riguardanti la città. 2. Costruire un quadro strategico di interventi, strutture e servizi (uno structure plan) basato su densificazione, edilizia verde, sistemi energetici, alimentari e dei trasporti sostenibili. 3. Sfruttare tutte le attività, sistemi e servizi consentiti o resi più efficienti dalla densità, come l’energia condivisa, gli spostamenti a piedi, in bicicletta e coi mezzi pubblici, una grande diversificazione dei beni ambientali. 4. Migliorare l’accessibilità alla casa in proprietà e in affitto attraverso un incremento dell’offerta, della gamma di tipi, delle dimensioni, qualità, posizione, e attivando programmi mirati in tutti i quartieri della città. 5. Pianificare spazi e servizi che devono cresce parallelamente alla densificazione, a sostegno di quartieri abitabili, sani e sicuri, pensando in modo creativo alla diversificazione e varietà di spazi pubblici e fasce di rispetto. E’ ormai chiaro che si possono realizzare/trasformare quartieri e quindi città intere eliminando gli sprechi energetici, riducendo la domanda di energia ed, usando fonti attive come la fusione fredda per generare quell’energia necessaria. La perfetta combinazione dell’uso di strumenti di democrazia partecipativa e diretta per amministrare i territori con la conoscenza delle migliori tecnologie consente ai cittadini di progettare una società migliore fatta per gli esseri umani. Tecnologie del buon senso: Secondo l’EPA, l’Ente per la Protezione Ambientale statunitense, non esiste oggi sul mercato un sistema di riscaldamento e di condizionamento più efficiente dal punto di vista energetico e più pulito per l’ambiente rispetto alla tecnologia geotermica (report EPA-DOE: Space Conditioning : The Next Frontier – 430-R-93-004). Gli impianti geotermici infatti consentono di ridurre il consumo di energia fino al 40% confrontati con pompe di calore aria-aria e fino al 75% confrontati con il riscaldamento elettrico ed a gasolio. In estate poi si può utilizzare il calore estratto dall’ambiente per avere acqua calda quasi a costo zero, e comunque durante tutto l’arco dell’anno si può risparmiare anche il 30% sulla produzione di acqua calda rispetto ai sistemi elettrici ed a gas. La trigenerazione implica la produzione contemporanea di energia meccanica (elettricità), calore e freddo utilizzando un solo combustibile. Le tradizionali centrali termoelettriche convertono soltanto 1/3 66
dell’energia del combustibile in elettricità. Ciò che resta si perde sotto forma di calore. L’effetto negativo, derivante da questo spreco, sull’ambiente è evidente. Ne consegue l’esigenza di incrementare l’efficienza della produzione elettrica. Bisogna ribaltare il falso concetto di ricchezza e di sviluppo propagandato dai banchieri in mala fede. Lo sviluppo sostenibile è un ossimoro, ormai è cosa certa, utile a sedicenti capitalisti “verdi” per continuare a rubare le risorse di tutti. Per tanto invece di produrre profitti dai consumi energetici e dagli sprechi è possibile farlo dal risparmio energetico e dall’eliminazione degli sprechi stessi, questa è la funzione delle società ESCO. Prendiamo ad esempio il caso amministrativo dei servizi pubblici locali. I cittadini pagano consumi consegnando risorse monetarie alle attuali SpA che operano in regime di monopolio per mezzo di concessioni pubbliche “regalate” dai Sindaci. Spesso in queste SpA si trovano gli amici nominati dai Sindaci. In questo sistema e con queste regole immorali difficilmente si potranno cambiare le cose, per cui è necessario cambiare regole e modello di sviluppo. Introducendo strumenti etici di democrazia diretta e partecipativa, la società civile può inserire il modello delle società ad azionariato diffuso, dove gli utenti sono proprietari, con la funzione di guadagnare risparmiando energia (bisogno popolare). Tramite contratti pubblici sul modello del conto energia è persino possibile ristrutturare l’intero patrimonio edilizio a costo zero per i cittadini. Ma ancor di più, applicando la sovranità monetaria (artt. 1 e 47 Cost.) è possibile offrire servizi e merci a tutti senza creare debito pubblico. Insomma, in questo modo è possibile arrivare al modello di produzione energetica distribuita opposto all’attuale modello dei monopolisti nazionali governati da potenti SpA multinazionali. Riassumendo, in una comunità realmente libera, dove la moneta è di proprietà del popolo e dove esistono strumenti democratici veri è possibile predisporre piani politici virtuosi, eliminando il ricatto del debito pubblico ed offrendo merci e servizi realmente necessari a tutti i cittadini. La conoscenza delle migliori tecnologie consentirà di non usare mezzi inquinanti e di produrre beni alimentari sani, mezzi di trasporto ecologici, abitazioni che consumano pochissima energia e verde pubblico ben mantenuto. Il costo di questi servizi è pagato interamente dalla partecipazione attiva di tutti potendo scambiare i servizi in qualsiasi modo o, con un pezzo di carta di proprietà del popolo (quindi diverso dall’euro che produce debito) o con la banca del tempo.
Il potere della “dittatura dolce” è nel controllo della moneta. Il potere del popolo è nella coscienza. 27 dicembre 2008 dal blog di Peppe Carpentieri In un sistema socio-politico che misura la ricchezza con la moneta ed il Prodotto Interno Lordo (PIL) chi detiene la proprietà ed il controllo di emissione della moneta possiede tutto. Oggi la moneta è di fatto controllata da soggetti privati violando palesemente la Costituzione (la sovranità appartiene al popolo) ed usurpando i diritti fondamentali dei popoli: vita, libertà e democrazia. Ecco alcune ‘prove’ e testimonianze di quanto il potere di emettere moneta condizioni la vita ed i diritti umani ed ovviamente le scelte politiche dei rappresentanti eletti. Quando un Presidente o un Sindaco viene eletto deve subito “fare i conti” con la disponibilità di soldi utili al bene comune. Una serie di scelte politiche nel corso degli ultimi anni hanno violato i nostri diritti e ”regalato” la sovranità monetaria alla
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Banca Centrale Europea (BCE), società fuori dal controllo democratico dei popoli, aiutando poche corporations SpA amiche degli amici banchieri. I commenti che seguono dimostrano, a chi ancora non l’avesse capito, quanto, chi controlli la moneta come la BCE, incida nella nostra società. “Le ragioni della frenata del mercato immobiliare – ha commentato Bellicini – sono note e condivise: naturale esaurimento del ciclo espansivo della domanda dopo 10 anni di crescita, eccessivo aumento dei prezzi nella fase finale del ciclo, rilevanti incremento dei tassi di interessi dei mutui, restringimento della liquidità da parte del settore bancario. Oggi la domanda si è ridotta e la capacità di accesso alle abitazioni ai prezzi raggiunti è molto meno facile che in passato”. (Fonte: Rosetta Angelici Chiara Maranzana, il grande sonno, in Costruire N. 307, dicembre 2008, pag. 21) Negli ultimi anni la spesa per investimenti in opere pubbliche è in costante diminuzione. Mentre nel resto d’Europa a un incremento di finanziamenti per l’ammodernamento delle infrastrutture, il nostro Paese presenta un rallentamento della spesa dovuto a varie cause. In primo luogo, una evidente e generalizzata carenza di risorse, seguita dalla necessita di rispettare il vincolo del tetto di spesa del 2% fissato dal patto di stabilità e, soprattutto, della cronica mancanza di adeguati strumenti di intervento. (Fonte: Federico Della Puppa, nel secolo degli Urban, in Costruire N. 307, dicembre 2008, pag. 25) E’ del tutto ridicolo i popoli umani, con tutte le loro potenzialità, si facciano comandare da un’oligarchia di persone fuori dal circo democratico rappresentativo. E’ del tutto ridicolo ed immaturo l’uso dell’economia, della moneta e della finanza come regole vincolanti per le scelte vitali di una società umana o comunque naturale. In sostanza i commenti ci dicono che l’uomo non può soddisfare il bisogno naturale di avere un riparo (casa) adeguato ai tempi, ed adeguato alle moderne tecnologie (uso razionale dell’energia solare, vento…) perché c’è un patto di stabilità o una carenza di moneta, ed è tutto riconducibile alla BCE. Ma questo è un mondo irrazionale. Il diritto alla casa, come gli altri diritti, è subordinato a scelte politiche errate figlie dell’usurpazione monetaria ed una cattiva cultura dello sviluppo legata alla crescita solo per la crescita. Queste evidenti degenerazioni sono il frutto di una diseducazione e di una formazione scolastica prevalentemente competitiva non attenta ai valori costituzionali ed alle leggi della natura. Purtroppo oggi, nell’immaginario collettivo “fare i soldi” è più importante di come farli e, soprattutto, averne è più importante degli affetti e della cultura personale, potremmo dire in definitiva, con immensa desolazione, che per molti: avere è più importante di essere. Queste riflessioni sono al centro dibattito culturale internazionale da tanti decenni e non solo. Paolo Soleri, architetto italiano emigrato negli USA, ha posto il problema etico dell’essere come priorità delle sue scelte architettoniche ed intuì che una visione materialistica della vita potesse prevalere su quella spirituale (non religiosa) e sostenibile. Soleri è stato un precursore dei temi ecologici in architettura ed il fatto che non abbia trovato spazio in Italia per sostenere i suoi pensieri la dice lunga sulla sensibilità ecologica italiana. Auspichiamo che la sua visione della vita possa diffondersi e prevalere e, ribaltare il pensiero dominante odierno. Un rappresentante eletto onesto, come potrebbe aiutare il popolo se la regole scritte lo vietano palesemente? L’assenza di valori umani, l’assenza di etica e di morale nelle leggi scritte è incompatibile con la vita. E’ necessario che il sovrano, e cioè il popolo raccolte le informazioni corrette per cambiare gli attuali rappresentanti eletti e, agisca per cambiare le regole odierne per ripristinare condizioni politiche di vera democrazia. Il ripristino della proprietà popolare della moneta attraverso “banche del popolo” è la banale applicazione dei principi costituzionali (art.1 e 47). Lo Stato non paga interessi per l’uso di una carta moneta pubblica, di proprietà del portatore, e la stessa deve essere stampata in maniera proporzionata alla produzione di beni, merci e servizi immateriali (assenza di inflazione). Inoltre non è corretto misurare la ricchezza col quantitativo di danaro posseduto e col PIL. La reale ricchezza è ben altra cosa. La ricchezza è possedere conoscenza, cultura, saper fare le cose, mangiare cibo sicuro e vivere in un ambiente naturale; ricchezza è vivere in una società equa e solidale, con relazioni affettive di qualità; una vita senza amore non
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è vita e, questo mondo non risulta essere pieno di amore, ma fatto, principalmente, di regole giuridiche ed economiche per ingannare le persone e trarre profitti in danaro. Il risveglio collettivo delle coscienze potrà cambiare gli eventi.
2.6 Connettività e digital divide: • Incentivare l’installazione di reti internet a “banda larga” e tecnologia Voip che consente le telefonate gratuite; • Introdurre l’uso di “programmi aperti” (open source) gratuiti nella pubblica amministrazione avendo una notevole riduzione dei costi di gestione nel settore informatico;
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2.7 Rifiuti: Obiettivo: Piano Rifiuti Zero. I comuni, tramite le loro aziende municipalizzate/partecipate, hanno la responsabilità di praticare un’efficiente raccolta dei rifiuti. La legge dello Stato prevede la prevenzione dei rifiuti e l’adozione di metodi di raccolta virtuosi che incentivano la riduzione dei consumi di merce non riciclabile. La strategia della prevenzione e della riduzione dei rifiuti innesca stili di vita virtuosi che creano nuova occupazione. Ciò che non si può riciclare e/o compostare è figlio di una cattiva progettazione industriale e deve essere illegale. Prevenire i rifiuti passando a sistemi “alla spina”, disincentivare “l’uso e getta”; passare dalla Tassa (TARSU) alla Tariffa con la raccolta differenziata “porta a porta” spinta. Applicando i principi della riduzione alla fonte, del recupero e del riuso si possono creare numerosi posti di lavoro, dalla raccolta finalizzata al riciclo sino all’impiego di nuove tecnologie nel settore industriale: applicare l’ecodesign. L’obiettivo è non produrre più rifiuti ed eliminare le discariche. I Sindaci hanno la responsabilità civile e penale della salute dei cittadini. Per cui qualsiasi deliberazione degli Enti pubblici volta a mettere a rischio la salute dei cittadini deve essere perseguita per legge. Rifiuti Zero 28 maggio 2009 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2009/05/28/rifiuti-zero/)
Cos’è Rifiuti Zero? “I rifiuti non sono un problema tecnologico ma un problema di progettazione industriale“, prof. Paul Connett. La “natura” è un sistema in equilibrio, che si basa su di un modello a catena chiusa, detto anche di tipo circolare; quello che si presenta come uno scarto di una pianta o di un’animale diventa il cibo per una altro organismo vivente. La natura non conosce il concetto di rifiuto come noi umani lo consideriamo e prima delle rivoluzioni industriali neanche l’uomo produceva rifiuti, parliamo di circa 150 anni fà. Quello che a noi viene propagandato come sviluppo e crescita in realtà è un regresso, in quanto le attuali attività antropiche hanno creato un disequilibrio nell’ecosistema. Le merci che noi compriamo sono frutto di un processo industriale di tipo lineare. Alla base della filosofia industriale il rifiuto non è contemplato come voce di profitto e/o danno economico, lasciando ricadere gli effetti negativi sulle popolazioni e sui consumatori. Estrazione delle materie prime, trasformazione (assemblaggio e produzione), commercializzazione, utilizzo (consumo) ed infine “rifiuto”. Questo tipo di sistema ha creato uno stile di vita vizioso, non compatibile con la natura. Noi umani abbiamo dimenticato che siamo parte della natura stessa. Per poter continuare a soddisfare i nostri bisogni in questo modo abbiamo necessità di un altro pianeta Terra da cui approvvigionarsi delle materie prime. Dal 1987 un gruppo di ricerca si è occupato di misurare l’impronta ecologica, ridurre gli sprechi e conservare le risorse in tutti gli Stati Uniti ed in Canada. Questo gruppo ha condiviso la sua esperienza lavorando con aziende, governi ed organizzazioni no-profit. Questi ricercatori usano un indice ambientale dei consumatori basato sul ciclo vita dei rapporti economici ed il relativo stile di vita. Tramite questo indice calcolano i rifiuti, l’energia e gli impatti delle sostanze tossiche causati dalle tre 70
fasi di produzione, uso e smaltimento di merci e servizi acquistati ogni anno da parte dei consumatori. Il gruppo attraverso i suoi studi ha evidenziato l’insostenibilità dell’attuale sistema socio-politico e proposto un’alternativa imitando i processi naturali, in quanto i rifiuti sono un segno di inefficienza. La strategia proposta prende il nome di rifiuti zero (Zero Waste). Questo obiettivo esprime la necessità di progettare un circuito chiuso per il sistema sociale/industriale. Con l’uso dei termini “rifiuti zero” si vuole esprimere anche “zero rifiuti solidi”, “zero rifiuti pericolosi”, “zero sostanze pericolose” e “zero emissioni”. La strategia suggerisce che il concetto attuale di rifiuto deve essere eliminato. I rifiuti dovrebbero essere pensati come “residui di prodotto” o più semplicemente come una “potenziale risorsa”, per contrastare la nostra base di accettazione dei rifiuti come un normale corso degli eventi. L’opportunità per la riduzione dei costi, l’aumento dei profitti e la riduzione dell’impatto ambientale si evidenziano quando si riducono questi prodotti residuali e le risorse come cibo per il sistema industriale e naturale. Ciò comporta la riprogettazione dei prodotti e dei processi al fine di eliminare le loro proprietà pericolose che li rendono inutilizzabili ed ingestibili, in quantità tali da non sovraccaricare le industrie e l’ambiente. Per ottenere Rifiuti Zero occorrono tre cose: 1. responsabilità industriale (a monte) 2. responsabilità della comunità (a valle) 3. una buona leadership politica (per saldare insieme entrambe le cose) Ad esempio un’industria che produce macchine fotocopiatrici la Xerox, recupera le vecchie macchine dismesse o non funzionanti da tutto il mondo per poterle smontare in enormi depositi e poterne recuperare oltre 95% dei materiali i quali vengono riutilizzati o riciclati per le future macchine fotocopiatrici; con un risparmio del 76 milioni di dollari ottenuti per il solo anno del 2000. Alla comunità spetta la responsabilità di conferire i materiali in discarica rispettando sei principi cardine: evitare di generare rifiuti attraverso iniziative di prevenzione dei rifiuti, ad esempio con l’acquisto di prodotti che presentano l’imballaggio ridotto al minimo, acquistando prodotti che realmente verranno utilizzati ed in caso di disuso donare o rivendere il prodotto ancora utilizzabile. Consegnare presso aree di raccolta materiali riutilizzabili, come ad esempio prodotti tecnologici non di ultima generazione. Materiali compostabili, cioè tutti i materiali di natura organica dai quali è possibile produrre biogas e compost. Materiali riciclabili, composti da materiali che possono essere riciclabili per la loro natura chimica ed in quanto separabili. Individuazione e separazione dei materiali tossici. In fine tutti quei materiali che oggi non sappiamo recuperare rientrano nella categoria dei residuali. In Italia il concetto di comunità è stato manipolato per garantire facili profitti economici a pochi soggetti industriali divenuti monopolisti del ciclo integrato dei rifiuti. Invece negli Stati Uniti i suoli delle discariche sono di proprietà pubblica, inoltre la gestione delle stesse o di un impianto di riciclo può anche essere affidato ad un soggetto privato diverso da quello addetto alla raccolta. In questo modo separando i ruoli della filiera del ciclo dei rifiuti si evitano conflitti e concorsi di interesse a vantaggio della comunità che paga le tasse. Gli studi statistici ed economici hanno evidenziato fino ad ora che l’unico modo per poter raggiungere in breve termine l’obiettivo rifiuto zero è l’adozione della raccolta domiciliare “porta a porta”, tramite lettura di un microchip che misura il peso e/o numero di bidoncini svuotati. (Fonte: P. Gentilini e N. Belosi, Le buone pratiche, Bollettino dell’Assise di Napoli, ott.-nov. 2007, pag. 18). Dall’analisi dei dati, la raccolta domiciliare con separazione secco/umido, sia per l’intero campione, sia per le diverse fasce di grandezza dei comuni, presenta in modo netto i migliori risultati rispetto agli altri sistemi di raccolta perché comporta: 71
- la minore produzione di rifiuti pro capite, in ossequio al primo criterio di prevenzione alla produzione di rifiuti; - le maggiori rese di raccolta differenziata, in ossequio ai criteri di massimo recupero di materia e di minimo smaltimento; - i minori costi pro capite del servizio di igiene urbana,in ossequio al criterio di economicità. Le altre alternative attuali al sistema “porta a porta” sono la raccolta stradale (cassonetti) e quella mista, entrambe inefficaci. Inoltre la raccolta mista è quella con peggiori rapporti costi/benefici poiché non riesce ad ottenere le priorità indicate dalle norme mantenendo in vita entrambi i metodi, stradale e domiciliare, che vanno in conflitto tra di loro. E’ necessario chiarire che le industrie producono due tipi di “rifiuti”: urbani e speciali. Oggi il 90% dei “rifiuti” urbani non sono più un rifiuto perché riciclabili, compostabili e riutilizzabili, per cui solo il 10% residuale deve essere studiato da centri di ricerca e rimesso nel mercato come gli altri. Questo 10% non rappresenta un pericolo per la salute umana poiché inerte ma purtroppo oggi vengono inceneriti recando danni ambientali. I “rifiuti” speciali per ben l’85% sono riciclabili e solo il restante 15% va conferito in discariche speciali. Quindi per applicare la strategia rifiuti zero la politica deve rendere illegali le merci non riciclabili, imponendo nuove regole di progettazione industriali dei prodotti e favorendo le università con i centri di riciclo dove poter studiare un modo di recuperare le attuali merci residuali. Al progetto rifiuti zero partecipano interi Stati, contee, regione, città di milioni di abitanti e piccoli centri urbani sparsi in tutto il mondo. In Italia, Capannori (LU) è stato il primo Comune a deliberare tale strategia, seguito successivamente da altri. Poiché la strategia è lungimirante ha prodotto dei risultati nel tempo al di sopra delle aspettative ipotizzate e, prevede continui miglioramenti, ad esempio l’intero Stato della California raggiungerà l’obiettivo rifiuti zero entro il 2020. pubblicato in La Voce di Parma, 13 maggio 2009. Scritto da Vincenzo Bruno ed in collaborazione col sottoscritto (Giuseppe Carpentieri).
Salerno, TARSU: opprimere i sudditi a norma di legge 26 dicembre 2008, dal blog di Peppe Carpentieri
Non ci crederete, ma nella piccola ‘monarchia consiliare’ salernitana (attenzione: la definizione di ‘monarchia consiliare’ o ‘parlamentare’ è corretta, pertanto si invitano i lettori a ricercare il significato delle parole: democrazia, oligarchia e monarchia), infatti chi possiede un’abitazione di edilizia popolare e cioè non superiore ai 110 mq arriva a pagare una TARSU (tassa sui rifiuti urbani) alla società Salerno Energia SpA, società al 100% controllata dal Comune che dovrebbe gestire l’inceneritore immaginato dal Sindaco, cifre come 428 euro, da versare in quattro “comode” rate da 107 l’una. Questa è la politica del Sindaco Vincenzo De Luca che in grave e colpevole ritardo, solo nel 2008 inizia una raccolta “differenziata sperimentale”. De Luca predica sciocchezze nei canali televisivi locali paragonando un’industria insalubre come l’inceneritore, che vorrebbe costruire, ad una “fabbrica sicura” e preleva tanti soldi direttamente nelle tasche dei cittadini disinformati tramite la TARSU. De Luca non è nuovo in quanto a manipolazioni ed omissioni gravissime. Il tema della corretta gestione dei rifiuti, l’ho raccontato molto volte nel mio blog. Purtroppo come ognuno può intuire l’ignoranza è uno dei migliori strumenti di controllo che il potere possa usare contro i sudditi. E per questo una cittadinanza ignara non protesta contro un inganno che va avanti da troppo tempo. Da anni, le leggi prevedono che i Comuni sostituiscano l’illegittima TARSU con la virtuosa TIA. Dal dossier di cittadinanzattiva è possibile leggere come gli altri come abbiano alzato la tassa: Il Decreto Legislativo n.22 del 1997 (c.d. Decreto Ronchi) ha introdotto la Tariffa di Igiene Ambientale (TIA),
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quale corrispettivo per il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani. La TIA avrebbe dovuto (ha già subito ripetute proroghe) sostituire la TARSU (tassa smaltimento rifiuti solidi urbani) a partire dal 2006 per i comuni con più di 5 mila abitanti e dal 2008 per gli altri comuni e per i comuni in deficit di bilancio. La TIA è finalizzata ad una gestione eco-compatibile ed economica dei rifiuti, incentivando, mediante riduzioni ed agevolazioni, la raccolta differenziata, sia da parte delle famiglie che delle aziende. Dal dossier del 2006 si legge che il costo medio nazionale è di 206 euro (TARSU o TIA). La TARSU è un tassa impropria che fa pagare indiscriminatamente tutti i cittadini misurando i mq dell’abitazione dei cittadini, e poiché ognuno può intuire che non c’è alcun nesso logico fra l’estensione di una casa ed i materiali post consumo (rifiuti) l’Unione Europea ha giustamente indicato di usare l’onesta Tariffa puntale (TIA), e pesando i rifiuti differenziati e conferiti nei bidoncini muniti di chip o codice si ricava il corrispettivo da pagare. Ma a Salerno invece si opprimono i cittadini a norma di legge poiché nonostante la presenza di isole ecologiche che pesano i rifiuti conferiti, il Sindaco De Luca pretende di usare ancora la TARSU, e così non importa lo stile di vita del cittadino poiché a Salerno Energia SpA servono quei soldi prelevati indiscriminatamente e direttamente nelle tasche di tutti per mezzo di un sistema vecchio, inadeguato e “truffaldino” e cioè la misurazione dei metri quadrati dell’abitazione. Non bisogna fare molti chilometri per vedere un’amministrazione onesta e virtuosa, basta arriva a Mercato San Severino – “più ricicli più risparmi” - che da anni misura il peso dei rifiuti urbani tramite il “codice a barre” facendo pagare il giusto ai propri cittadini. Gli esercenti che conferiscono maggiore materia pagano di più mentre i cittadini che hanno consumi moderati molto meno. E per vedere la normalità è sufficiente ricercare il Consorzio Priula della Provincia di Treviso dove tramite chip posti nei cassonetti gli addetti alla raccolta differenziata ‘porta a porta’ riescono a gestire in tempo reale la materia da riciclare e conferirla presso il Centro riciclo di Vedelago dove si recupera il 100% dei materiali post consumo. In generale, il potere poggia su tre pilastri: il meccanismo del profitto, i meccanismi della persuasione, i meccanismi della regolazione dei rapporti – tre pilastri cui corrispondono tre campi del sapere e della tecnica applicata: l’economia, la psicologia collettiva (includente l’informazione pubblica e la religione come instrumentum regni), il diritto (la legislazione e la giurisdizione). L’insegnamento pubblico (ossia quello accessibile alla generalità delle persone) di queste tre discipline è organizzato in modo tale da tenerle separate, così da strutturare, nei loro rispettivi cultori, formae mentis chiuse su se stesse, e da prevenire chi le studia possa arrivare a una loro visione di insieme, che possa capire a che cosa effettivamente ciascuna di esse serve, integrandosi con le altre, ai fini del potere. […] nessuno gli spiega come ogni potere politico reale si regga su un consenso prodotto mediante la violazione delle proprie leggi ufficiali. Il consenso e il sostegno politico sono prodotti con la distribuzione del dividendo degli abusi. Il politico è il primo a sapere che la democrazia è un’illusione; il giudice è il primo a sapere che la legalità è un’illusione; l’economista è il primo a sapere che è un’illusione il libero mercato; tutti e tre sanno però che il loro prestigio e il loro potere si basano sul mantenimento di queste illusioni. (Marco Della Luna, Antonio Miclavez, euroschiavi, la Banca d’Italia la grande frode del debito pubblico i segreti del signoraggio, 3 ediz. Arianna editrice 2007 pag. 16)
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Parma, un esempio di confronto fra l’incenerimento ed il riciclo che dimostrata l’incompetenza dei rappresentanti eletti. La Provincia di Parma ha deliberato un “Piano Provinciale di Gestione di Rifiuti” che prevede l’incenerimento. Nel processo deliberativo il Comune di Parma ha svolto il doppio ruolo di controllore e controllato – conflitto di interessi - poiché l’Ente pubblico ha una partecipazione in ENIA SpA, società che costruirà l’inceneritore.
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2.8 Occupazione: La questione del lavoro è un falso problema, e come tanti hanno mostrato e detto nei decenni e nei secoli trascorsi, è un mezzo di ricatto contro i popoli che il potere usa per autoconservarsi. I Governi scrivono i programmi scolastici, mentre le Università perseguono anche la logica del profitto a servizio delle lobby. La cultura dell’etica è alla base di comportamenti socialmente utili e solo questo può eliminare la schiavitù a servizio delle SpA col fine di vivere in uno Stato sociale equilibrato e sapere che il lavoro è tempo investito per un reale bisogno umano e non più spreco per gli interessi del potere invisibile. Incentivare le scuole e l’università a formare risorse umane nell’applicare la decrescita felice, nei settori dell’architettura e dell’ingegneria, nell’uso razionale dell’energia, nell’analisi e nella Valutazione Ambientale, e nella corretta gestione dei rifiuti urbani.
3.Come raggiungere l’obiettivo? Creare subito una ‘scuola politica di educazione civica’. Studiare i metodi democratici veri esistenti e praticarli. In questo, i testi di Benedikter e Michelotto sono molto esaustivi. Poi scegliere i candidati attraverso le primarie vere (diritto di autocandidatura). Le primarie devono partire circa 12 mesi prima del voto. E la scuola politica deve partire diversi mesi prima dell’inizio delle primarie poiché gli aderenti al progetto politico saranno gli arbitri delle primarie. Dunque conoscere il funzionamento e le competenze degli Enti Territoriali (Regione, Provincie, Comuni) e conoscere le esperienze degli strumenti di democrazia diretta. Per iniziare proporrò la costituzione di tre gruppi di studio e di auto apprendimento che insegneranno agli altri: 1. decrescita felice • • • • •
SERGE LATOUCHE, la scommessa della decrescita, Feltrinelli 2007 MAURIZIO PALLANTE, la decrescita felice, Editori Riuniti, Roma 2005 MAURIZIO PALLANTE, la felicità sostenibile, Rizzoli, Milano 2009 WUPPERTAL INSTITUT, per un futuro equo, Feltrinelli 2007. ROB HOPKINS, manuale pratico della transizione, Arianna editrice 2009
2. diritto pubblico e pubblica amministrazione • MARCO CAMMELLI, la pubblica amministrazione, in farsi un’idea [104], il Mulino Bologna 2004 • FRANCO ARCHIBUGI, introduzione alla pianificazione strategica in ambito pubblico, Alinea 2005 • NORBERTO BOBBIO, l’età dei diritti, in ET Saggi [478], Einaudi Torino 1995 • Un Manuale di Diritto Pubblico, anche scolastico 3. democrazia diretta e partecipativa • GIOVANNI ALLEGRETTI, l’insegnamento di Porto Alegre, Alinea Firenze 2003 • THOMAS BENEDIKETER, democrazia diretta, Sonda 2008 • PAOLO MICHELOTTO, democrazia dei cittadini, Troll edizioni 2008 • GUSTAVO ZAGREBELSKY, imparare democrazia, Einaudi
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4. Appendice 4.1 L’”organizzazione” come oggetto di studio e di professionalità autonoma Tratto da Franco Archibugi, introduzione alla pianificazione strategica in ambito pubblico, Alinea 2003 L’organizzazione infatti, si incomincia a vederla come un raggruppamento di persone che si mettono insieme o vengono messe insieme per svolgere un lavoro in comune, finalizzato a fare qualcosa. Differentemente dagli aggregati sociali tradizionali (come la “società”, la “comunità” o la “famiglia”), la organizzazione è qualcosa che esiste in funzione di uno scopo (o più scopi o obiettivi). Essa non è fondata sulla “natura” psicologica dell’uomo o su alcune necessità biologiche. Pur essendo una creazione umana, essa si propone di durare, se non per sempre almeno per un considerevole periodo di tempo; comunque fino a quando svolge il suo compito o non raggiunge i suoi scopi. Insomma, la società, la comunità, la famiglia sono; le organizzazioni fanno. Ma per fare, occorre saper fare. Non basta sapere. Oggi il termine “organizzazione” è diventato un termine quotidiano, applicato a qualsiasi tipo di attività. E l’insieme delle attività all’interno di un paese, di una società, di una città si svolgono attraverso organizzazioni di ogni tipo. La società stessa è essenzialmente una società di organizzazioni, nella quale la maggior parte, se non tutti, dei compiti sociali sono compiuti in e da una organizzazione: l’impresa, il sindacato, le forze armate, l’ospedale e gli altri servizi sanitari, la scuola, l’università, un insieme di servizi pubblici e privati, urbani, nazionali ed internazionali, le chiese, e tutti i servizi culturali e ricreativi, i teatri, i musei, le orchestre sinfoniche, le fondazioni, le associazioni politiche, culturali, ricreative, sportive, ecc. Malgrado la odierna onnipresenza delle organizzazioni, cioè le istituzioni che svolgono attività e che producono beni e servizi, qualcuno ha acutamente rilevato che fino a tempi recenti esse non erano ancora entrate nella coscienza e nel vocabolario degli studiosi. Né sorprende che il diritto e i giuristi non si sentano coinvolti nella definizione dell’organizzazione, giacché “organizzazione” non è un termine più giuridico di quello di “società” o “comunità”. Né, d’altra parte, “organizzazione” è un termine economico. Alcune organizzazioni possono perseguire obiettivi economici, possono influenzare l’economia, ed essere a loro volta influenzate da essa (per esempio le imprese e i sindacati). Altre, come le chiese, i boy-scouts, o le università non potrebbero propriamente definirsi delle attività economiche. Le organizzazioni potrebbero essere un oggetto appropriato per sociologi e politologi; potrebbero divenire un termine sociologico. (Infatti si è cominciato a parlare di “sociologia dell’organizzazione”). Ma come mai i politologi e i sociologi hanno largamente ignorato il fenomeno dell’organizzazione che ha invece un peso così rilevante sulla vita politica e sulla società? Il più volte citato Drucker si è posto anch’egli questa domanda. Ma la sua risposta, benché si avvicini molto ad una migliore spiegazione, non è ancora del tutto soddisfacente. Egli ha insinuato che tale fenomeno è stato ignorato proprio perché l’organizzazione ha un impatto così rilevante sulla politica e sulla società ; perché essa “è incompatibile con quanto sia i politologi che i sociologi assumono ancora come ‘normale’”. Secondo Drucker, essi assumono come normale una società unitaria, piuttosto che una società pluralista, mentre la società delle organizzazioni è profondamente pluralistica. Un altro fattore della scarsa attenzione rivolta alla organizzazione è — sempre per Drucker - il fatto che esercito, chiese, università, ospedali, imprese, sindacati, ecc. sono staticertamente studiati finora, ciascuno, a lungo ed in dettaglio: ma sono stati studiati come “unici” e sui generis. Solo recentemente si è realizzato che essi appartengono tutti alla stessa specie, che sono tutti ‘organizzazioni’. Come tali, quelle organizzazioni hanno tutte in comune qualcosa che le accomuna, rispetto a tutte le altre istituzioni sociali integrative. E questo le può fare oggetto di ‘scienza’.
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4.2 Cos’è la decrescita? Tratto da Serge Latouche, la scommessa della decrescita, Feltrinelli 2007 Decrescita è semplicemente uno slogan che raccoglie gruppi e individui che hanno formulato una critica radicale dello sviluppo e interessati a individuare gli elementi di un progetto alternativo per una politica del doposviluppo. Decrescita è dunque una proposta per restituire spazio alla creatività e alla fecondità di un sistema di rappresentazioni dominato dal totalitarismo dell'economicismo, dello sviluppo e del progresso. I limiti della crescita sono definiti, nel contempo, sia dalla quantità disponibile di risorse naturali non rinnovabili sia dalla velocità di rigenerazione della biosfera per le risorse rinnovabili. Storicamente, nella maggior parte delle società, queste risorse erano considerate essenzialmente beni comuni (commons) che, nella maggioranza dei casi, non appartenevano a nessun singolo individuo. Ciascuno poteva goderne nei limiti delle regole d'uso della comunità. La stessa cosa avveniva per le risorse rinnovabili: l'aria, l'acqua, la fauna e la flora selvatiche, i pesci degli oceani e dei fiumi, e, con alcune restrizioni, i pascoli, gli alberi secchi o il legno marcio e i pezzi di legna. L’uso delle risorse non rinnovabili, i minerali del sottosuolo (tra cui l'olio di terra, il petrolio), era governato da regimi di regolamentazione posti sotto il controllo del principe o dello stato affinché vi si attingesse con criteri consoni alla loro esauribilità. Più generalmente, l'assenza di sistematica mercificazione dei beni "naturali" e la "consuetudine" limitavano l'uso di queste risorse a livelli accettabili. La rapacità dell'economia moderna e la scomparsa dei vincoli comunitari, quelli che Orwell chiama "decenza comune", hanno trasformato l'uso di queste risorse in saccheggio sistematico. Decrescita e bioeconomia L'interesse "ufficiale" per l'ambiente da parte dei governi dei vari paesi si è manifestato per la prima volta alla Conferenza delle Nazioni Unite di Stoccolma del 1972. Lo stesso anno, Sicco Mansholt, allora vicepresidente della Commissione europea, scriveva una lettera pubblica a Franco Maria Malfatti, presidente della Commissione, in cui gli consigliava di riflettere sullo scenario di una "crescita negativa"! Una volta diventato presidente della Commissione, Sicco Mansholt ha nuovamente affrontato la questione cercando di mettere concretamente in pratica le sue convinzioni, riscontrando un certo consenso. All'interno di un'intervista pubblicata dal settimanale "Le Nouvel Observateur", all'osservazione del giornalista, "Si è detto addirittura che lei fosse per la crescita zero", Mansholt ha risposto: "Su questo punto sono stato frainteso. [...] E davvero possibile mantenere il tasso di crescita attuale senza modificare profondamente la società? Se si affronta lucidamente la questione, risulta evidente che la risposta è negativa. Addirittura, non è neanche più opportuno parlare di crescita zero, ma di una crescita al di sotto dello zero. Diciamolo chiaramente: bisogna ridurre la nostra crescita economica, per sostituirla con un altro concetto di cultura, felicità, benessere". Per essere sicuro di essere stato realmente compreso ha affrontato nuovamente il tema in un altro testo: "Per noi, all'interno del mondo industrializzato, la diminuzione del livello materiale della nostra vita è diventata una necessità. Ciò non significa una crescita zero, ma una crescita negativa. La crescita, è semplicemente un obiettivo politico immediato che serve gli interessi delle minoranze dominanti". L’intuizione dei limiti della crescita economica risale certamente a Malthus, ma trova il suo fondamento scientifico solo nella seconda legge della termodinamica di Carnot. La non completa reversibilità delle trasformazioni di energia sotto diverse forme (calore, movimento ecc.) e il fenomeno dell'entropia hanno conseguenze dirette sull'economia, che si fonda su questo tipo di trasformazioni. Tra i pionieri dell'applicazione delle leggi della termodinamica all' economia, merita particolare attenzione Sergej Podolinskij che ha sostenuto un' economia dell' energia cercando di conciliare socialismo ed ecologia. Tuttavia, la questione ecologica è stata introdotta nell' economia solo negli anni settanta, per merito soprattutto del grande intellettuale ed economista rumeno Nicholas Georgescu-Roegen. Adottando il modello della meccanica classica newtoniana, osserva questo autore, l'economia esclude il concetto di irreversibilità del tempo. L’economia ignora dunque il concetto di entropia, ovvero la non reversibilità delle trasformazioni dell' energia e della materia. I rifiuti e !'inquinamento, che sono un prodotto dell'attività economica, non rientrano dunque nelle funzioni di produzione standard. L’ultimo legame con la natura è stato reciso attorno al 1880, quando la natura è stata eliminata dalle funzioni di produzione. A partire da
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allora è stato soppresso qualsiasi riferimento a un substrato biofisico e la produzione economica in quanto tale è stata concepita dalla maggior parte dei teorici neoclassici come attività senza alcun limite ecologico. Si realizza così un incosciente spreco delle risorse non rinnovabili disponibili e un ridotto uso del flusso abbondante di energia solare. Come sostiene Yves Cochet, "la teoria economica neoclassica contemporanea nasconde sotto un'eleganza matematica la sua indifferenza per le leggi fondamentali della biologia, della chimica e della fisica, soprattutto quelle della termodinamica". Da un punto di vista ecologico, l'economia non può reggere. "Una pepita d'oro puro contiene più energia libera di quella dello stesso numero di atomi d'oro diluiti uno a uno nell'acqua del mare." In pratica, il processo economico reale, a differenza del modello teorico, non è un processo puramente meccanico e reversibile, ma è di natura entropica. Si sviluppa all'interno di una biosfera regolata da un tempo orientato. Secondo Nicholas Georgescu-Roegen, ne consegue !'impossibilità di una crescita infinita all'interno di un mondo finito e la necessità di una bio economia, ovvero di una concezione dell'economia che tenga conto della biosfera.
4.3 Movimento della decrescita felice di M. Pallante Proposte per una politica energetica Nell’ottica della decrescita la politica energetica va indirizzata prioritariamente verso la riduzione dei consumi, che per più del 50 per cento sono costituiti da sprechi e usi inefficienti. La diffusione delle tecnologie che consentono di ridurre gli sprechi e aumentare l’efficienza è il pre-requisito per lo sviluppo delle fonti rinnovabili, perché la diminuzione della domanda di energia: - accresce il loro contributo percentuale alla soddisfazione del fabbisogno; - libera grandi quantità di denaro che può essere reinvestito nel loro acquisto. Se il paradigma della crescita non viene messo in discussione, la politica energetica viene impostata sulla ricerca illusoria di fonti rinnovabili illimitate e pulite che siano in grado di sostituire la carenza crescente di fonti fossili, eliminando al contempo l’impatto ambientale che generano. Il contesto culturale di riferimento di questa impostazione è l’ossimoro dello sviluppo sostenibile. In questo contesto la riduzione dei consumi ha un ruolo accessorio e si limita per lo più a richiami moralistici sulla necessità del risparmio energetico ottenibile con comportamenti improntati alla sobrietà. Ecco alcune proposte per realizzare una politica energetica finalizzata a dimezzare la domanda e a sostituire progressivamente l’offerta di fonti fossili con fonti rinnovabili: 1. Incentivazione finanziaria e fiscale delle ristrutturazioni energetiche finalizzate a ridurre gli sprechi e le inefficienze. 2. Incentivazione finanziaria e fiscale di costruzioni ad alta efficienza energetica. 3. Certificazione energetica degli edifici, da inserire come clausola vincolante negli atti notarili di compravendita e nei contratti d’affitto. Istituzione di un organismo indipendente di certificazione e controllo. 4. Incentivazione finanziaria e fiscale di fonti rinnovabili inserite in edifici di cui sia prevista contestualmente la ristrutturazione per aumentarne l’efficienza energetica e solo se una percentuale del risparmio economico generato dall’efficienza viene reinvestito in fonti rinnovabili. 5. Incentivazione finanziaria e fiscale di fonti rinnovabili inserite in edifici ad alta efficienza energetica 6. Divieto di costruire nuove centrali termoelettriche, ma ripotenziamento delle esistenti mediante la loro trasformazione in cicli combinati. 7. Divieto di costruire centrali a fonti rinnovabili per evitare lo specifico impatto ambientale che ne deriverebbe, ma sviluppo delle fonti rinnovabili in piccoli impianti per autoconsumo e scambi delle eccedenze a livello locale. 8. Incentivazione alla trasformazione della rete di distribuzione in rete di reti locali per favorire lo scambio delle eccedenze tra autoproduttori. 9. Piena liberalizzazione del mercato dell’energia, perché la concorrenza è la condizione necessaria per accrescere l’efficienza e perché l’autoproduzione genera nelle ore vuote delle eccedenze che non possono
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non essere vendute se non in un mercato concorrenziale. 10. No a finanziamenti pubblici che rendano le tecnologie meno efficienti in termini di riduzione della CO2 a parità di investimenti, più convenienti economicamente delle tecnologie più efficienti. 11. Incentivazione finanziaria e fiscale maggiore alle colture no food finalizzate a ridurre i consumi energetici (materiali per coibentazione, come, per esempio, la canapa), che alle colture no food finalizzate a produrre biocarburanti (bioetanolo e biodiesel). Vincolo delle incentivazioni alla produzione di biocarburanti soltanto come sottoprodotto di colture alimentari. Poiché l’obbiettivo di fondo è la riduzione delle concentrazioni di CO2 in atmosfera, queste produzioni devono essere effettuate con metodi colturali che fissano il carbonio nel suolo (per esempio: agricoltura organica). Incentivazione della gestione dei boschi finalizzata ad accelerare la loro evoluzione naturale, per produrre energia rinnovabile e sotterrare CO2. 12. Incentivazione delle ristrutturazioni energetiche con formule contrattuali esco da parte degli enti locali. 13. Uso della fiscalità per incentivare comportamenti virtuosi in termini della riduzione delle emissioni di CO2 e penalizzare i comportamenti dissipativi. Definizione di una fascia minima pro-capite di consumi energetici a prezzi politici e costi maggiorati per le quote eccedenti. 14. Pagamento a consumo del riscaldamento nei condomini.
Mobilità 1. Riduzione del traffico di merci e persone incentivando: - il telelavoro; - l’autoproduzione di merci; - le filiere corte; - l’uso individuale e collettivo di automobili pubbliche (car sharing e taxi collettivi) - l’uso collettivo di automobili private (car pooling, sistema jungo). 2. Potenziamento dei sistemi di trasporto pubblico, favorendo i mezzi a trazione elettrica alimentati da reti e affiancando ai mezzi di trasporto collettivi (filobus e tram), mezzi di trasporto pubblico a uso individuale utilizzabili con schede pre-pagate a consumo ricaricabili (sistema amica). 3. Raddoppio delle linee ferroviarie a binario unico. 4. Incentivazione di filobus alimentati da reti elettriche sul sedime stradale, in modo da poter estendere l’alimentazione anche ad automobili elettriche senza batterie. 5. Blocco del traffico privato nei centri urbani. 6. Blocco della costruzione di nuove infrastrutture viarie. 7. Realizzazione di opere di mitigazione ambientale delle infrastrutture viarie esistenti.
Acqua 1. Definire una quantità pro-capite giornaliera minima gratuita e far pagare il surplus a costi crescenti in relazione alla crescita dei consumi. 2. Nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni: obbligo del doppio circuito, acqua potabile per gli usi alimentari e non potabile per gli altri usi, obbligo di usare l’acqua piovana per gli sciacquoni. 3. Obbligo del recupero delle acque piovane in vasche di accumulo. 4. Incentivazione, dovunque sia possibile, degli impianti di fitodepurazione. 5. Ristrutturazione della rete idrica per ridurne le perdite, con gare d’appalto che consentano di trasformare i risparmi sui costi di gestione in quote d’ammortamento degli investimenti (sul modello delle ESCO)
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4.4 Il Bilancio Partecipativo di Porto Alegre considerazioni Inserire le Assemblee deliberative popolari nelle circoscrizioni comunali è la risposta concreta alla crescente richiesta di democrazia (governo del popolo) all'interno delle città. Con questo strumento i cittadini possono partecipare al processo decisionale decidendo direttamente come spendere parte del bilancio comunale (circa il 25%). Questo modello di vera democrazia è stato applicato molto bene a Porto Alegre sin dal 1989, risolvendo molti problemi di gestione, di corruzione, di sprechi ed organizzazione urbana. Fonte: Giovanni Allegretti, l'insegnamento di Porto Alegre, Alinea Firenze 2003 Fu istituito, nel 1990, il Gabinetto di Pianificazione (GAPLAN) che articola i piani di investimento direttamente con la popolazione attraverso il Bilancio Partecipativo (B.P.). Ed in più ci fu la riforma del Coordinamento delle Relazioni con la Comunità (CRC) con particolare riferimento nell'ambito del B.P. Quindi due organi collegati al Gabinetto del Sindaco che dialogano con la popolazione nel B.P. sulla pianificazione orizzontale. Ci fu un risanamento finanziario del bilancio con l'obiettivo di "moralizzare gli sprechi" e diminuire i costi della macchina amministrativa. Come prima cosa furono ridotti gli sprechi: del 26%il consumo di benzina del parco macchine municipale e del 36% l'affitto auto, furono ridotti del 20% gli stipendi di Sindaco e Assessori, vennero licenziati tutti i funzionari-fantasma, e garantita la concorrenza fra fornitori di beni e servizi all'Amministrazione assicurando i tempi massimi di pagamento degli stessi. • Fu data "priorità a favore dei poveri" • Rendere partecipe la popolazione attraverso una comunicazione capillare • Recuperare il livello di partecipazione del Comune alla produzione del reddito della città. L'obiettivo fu raggiunto nel 1992 . L'aumento delle entrate diede modo all'amministrazione di investire negli interventi programmati dalla popolazione nel Bilancio Partecipativo. Già nel 1991 il Piano degli Investimenti (PI) investiva nelle priorità: • maggiore mobilitazione popolare nel Bilancio Partecipativo • in infrastrutture e servizi • maggiore popolazione concentrata in aree di carenza massima. Il B.P. discute e raccoglie le proposte provenienti dalla popolazione nell'arco temporale di un anno. Il processo su base democratica e deliberativa, si articola in fasi e livelli stabilendo le priorità di bilancio del Comune e sull'articolazione dettagliata del Piano annuale degli Investimenti. Quindi il B.P. rappresenta un'arena deliberativa dove i cittadini hanno il doppio ruolo di controllore del Comune e di politici attivi proponendo gli obiettivi da raggiungere. Gli ambiti di articolazione del processo sono due: • uno • uno
a base geografico (aree territoriali, quartieri, regioni) a base tematico
Nelle varie aree territoriali i cittadini dopo lunghi incontri propongono, valutano e votano a seconda delle proprie necessità, 4 priorità all'interno di una lista di 14 possibili aree tematiche riconfermate o variate all'inizio di ogni anno solare con il concorso di tutti i cittadini e dell'Amministrazione. La base tematica richiede su 6 temi mirati di priorizzare opere strutturali, progetti e direttrici di servizi nella città nelle seguenti aree d'intervento:
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• circolazione e trasporti • salute e assistenza sociale • educazione, sport e tempo libero • cultura • sviluppo economico e raccolta delle imposte • organizzazione della città e sviluppo urbano e
ambientale
L'articolazione annuale del processo di B.P. è scandita da assemblee pubbliche, seminari, incontri di discussione approfondita e sessioni di valutazione e votazione tra loro differenziate.
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4.5 Conoscenza ed etica 26 gennaio 2010 http://peppecarpentieri.wordpress.com/2010/01/26/conoscenza-ed-etica/
L’etica è quell’atteggiamento giusto che misura la qualità della nostra vita e se vale la pena o meno di viverla. La democrazia è quell’agorà e quel metodo condiviso per deliberare scelte collettive dove il singolo individuo può esprimersi liberamente. Le scelte sono connesse alla presenza o meno di etica nella maniera di informarsi e di formarsi. In questi frangenti sappiamo se siamo liberi di comprendere e di scegliere per noi e per gli altri e questo aspetto è direttamente legato all’accesso della conoscenza. Chi controlla la conoscenza e l’informazione determina il livello di democrazia di una comunità ed oggi esiste una forte contraddizione data dal fatto che ognuno può accedere alla conoscenza senza “filtro” (internet e biblioteche) ma pochi lo fanno. In sostanza la cultura è anche “fondazione” di etica legata alla coscienza umana. Aristotele: il fine dell’uomo non è solo quello di sopravvivere, ma di vivere bene, cercando di realizzare i propri desideri e la felicità, ecco che né la famiglia, né il villaggio posson bastare, ecco che il villaggio si ingrandisce, o si unisce ad altri villaggi, insomma: ecco la città, la polis, che non è solo un agglomerato di case e famiglie, ma qualcosa di più ampio e profondo. Alla base di questa tendenza comune, secondo Aristotele, è la natura dell’uomo, che è socievole, e che è fatto per vivere nelle città. Per questo lo chiama anche animale politico. […]l’arte degli acquisti, la crematistica (da chrèmata, che significa gli averi). Questa sapienza particolare è indispensabile per il buon vivere e regge l’indispensabile attività dello scambio dei beni che è uno dei motivi principali del costituirisi delle città. Ma a questo tipo di sana crematistica, si oppone la sua degenerazione che è l’accumulazione di beni e denaro, che Aristotele considera ingiusta e vergognosa, indegna di uomini liberi ed equilibrati. E’ questa crematistica la vera economia moderna, che tuttavia origina proprio dalle città, dallo sviluppo dei mercati e dalla nascita di un capitalismo mercantile antico. L’attuale società sembra essere poco inclina alla cultura, all’etica ed alla coscienza, figuriamoci alla democrazia. Nonostante questa crisi di coscienza, tante comunità nel mondo dimostrano una qualità civica collettiva per mezzo di strumenti efficaci di partecipazione attiva. I cittadini hanno l’opportunità di alzare il livello culturale ed etico delle proprie scelte grazie alla loro capacità di ascolto in democrazia diretta. Il virtuosismo della condivisione di opinioni (pluralismo delle idee) in un contesto ordinato e di uguaglianza aiuta la libera circolazione delle idee e stimola nuove ed importanti energie mentali e creative. Conoscenze mai rilevate possono essere lette e discusse a tutti e fra tutti. I libri ed internet sono strumenti di accesso alla conoscenza e come tali non devono essere censurati, regolati o circoscritti, accadesse il contrario vivremmo in una dittatura che lede i diritti universali dell’uomo. La scuola, l’università ed i media sono quegli strumenti, controllati dai Governi e dalle SpA, che formano il pensiero delle masse ed, il livello di credibilità che i popoli nutrono verso i Governi influenza le nostre scelte finali. La fiducia risposta nelle istituzioni condiziona la qualità della vita. Anche per queste ragioni il potere circoscrive e censura la conoscenza manipolata che diffonde attraverso la scuola e l’università. Il dogma religioso della moneta e la massimizzazione dei profitti orientano le leggi col fine di censurare il pluralismo delle idee e la conoscenza per questo motivo esistono brevetti, copyright e diritto d’autore. Una volta, la dittatura per vietare la libera conoscenza usava anche la violenza fisica, oggi è sufficiente mettere un prezzo sopra un brevetto. Quando la conoscenza viene secretata col copyright solo chi possiede ingenti capitali può farne uso. Queste considerazioni dovrebbero farci riflettere e comprendere che oggi non c’è libertà per tutti e nessuna giustizia e né una sorta di democrazia rappresentativa. Se tutti i cittadini non avranno libero accesso al pluralismo delle idee essi non potranno scegliere ma solo, essere psico-programmati da dogmi imposti dal potere. Cooperazione, reciprocità e senso civico della comunità sono stimoli positivi che possono aiutarci in un 83
percorso di conoscenza libero e non condizionato. Anche internet, con i social-network, può essere utile. Una curiosità collettiva può aiutarci ad essere critici e costruttivi cogliendo utili informazioni sui nostri consumi e comprendere i fattori che condizionano il nostro stile di vita.
4.6 La vera democrazia dal blog di Peppe Carpentieri, 8 ottobre 2008
Tutti conoscono il significato della parola democrazia: governo del popolo. L’articolo 1 della nostra Costituzione sancisce: la sovranità appartiene al popolo. Ebbene partendo dal semplice significato delle parole democrazia e sovranità popolare ci rendiamo conto, guardando la nostra società, che questi principi non hanno alcun riscontro con la “realtà” in cui noi viviamo. Il potere con l’uso della Programmazione Neuro Linguistica manipola le masse popolari facendo credere loro di essere libere, certe libere di consumare e di spendere moneta di proprietà privata della BCE. Freud e, soprattutto il nipote Edward Benays fu fra i primi ad insegnare alle corporations SpA come manipolare le menti attraverso la pubblicità e creare bisogni indotti per fare incetta di acquisti. In un sistema socio-politico, come il nostro, che usa una moneta come mezzo di scambio per le merci, che misura la ricchezza con i soldi e col Prodotto Interno Lordo si intuisce quali siano le declinazioni delle libertà. Chi ha la proprietà del danaro possiede tutto. Per cui la violazione della sovranità monetaria sancisce la morte della democrazia rappresentativa europea. In Italia, si è partiti nel 1981 col ministro del Tesoro Andreatta (docente di Romano Prodi), Governo Forlani, sancendo la separazione fra il Tesoro e la Banca d’Italia, l’obiettivo finale di privatizzare la Banca d’Italia è stato raggiunto negli anni successivi. Se oggi possiamo ancora rivendicare l’usurpazione della proprietà della moneta è grazie alla nostra Costituzione che afferma: “la sovranità appartiene al popolo” (compresa quella monetaria ovviamente) e che “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito” (art. 47 Cost.). Tali principi sono palesemente violati dall’articolo 105/A del trattato di Maastricth “la BCE ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote all’interno della Comunità” che di fatto usurpa i diritti dei popoli sovrani europei. Banca d’Italia e BCE sono di fatto società indipendenti e fuori dal controllo del popolo. E’ sufficiente leggere la natura ed il numero dei soci partecipanti dal sito di Bankitalia, e si percepisce che essa è stata privatizzata dove lo Stato è relegato con INPS ed INAIL a 42 voti contro 540 delle banche private SpA (2008). Ed è stata relegata ad un ruolo di secondo piano come si legge dall’articolo 1 del suo Statuto: “Quale banca centrale della Repubblica italiana, è parte integrante del Sistema europeo di banche centrali (SEBC). Svolge i compiti e le funzioni che in tale qualità le competono, nel rispetto dello statuto del SEBC“. Il “semplice” passaggio di mano da privato a pubblico è una palese violazione costituzionale (art. 1 e 47) e dovrebbe essere un reato per “appropriazione indebita” delle riserve auree di proprietà dello Stato. Ricordiamo due precedenti giuridici: nel 2005 Con sentenza 2978/05 la Banca D’Italia veniva condannata a restituire ad un cittadino (l’attore) la somma di euro 87,00 a titolo di risarcimento del danno derivante dalla sottrazione del reddito da signoraggio. E nel 2006, il 21 luglio con la sentenza n. 16751 le SS.UU. civile della Cassazione accoglievano il ricorso di Banca d’Italia sostenendo che: “[...]lo Stato esplica le proprie funzioni sovrane, tra le quali sono indiscutibilmente comprese quelle di politica monetaria[...]“. I cittadini europei sono “liberi” nella misura in cui sono obbligati a spendere un danaro privato – moneta debito – creato dal nulla e prestato agli Stati per consumare le merci prodotte dalle corporations SpA amiche dei banchieri. Il 15 agosto 1971, Nixon annuncia a Camp David, con decisione unilaterale, di sospendere la convertibilità del dollaro in oro. Da allora i paesi continuano a stampare denaro, fondandolo sul nulla, perché on esiste alcun valore di riferimento che possa far capire quanto vale il biglietto di banca stampato. Questo tipo di sistema è virtuale, poiché la moneta è presente solo nei computer, essa è creata dal nulla senza alcun equivalente contro valore in oro, cioè una merce tangibile e reale, e col sistema del prestito (moltiplicatore monetario, formula matematica) e della riserva frazionaria: all’8%, accordi Basilea II. La creazione della moneta debito col moltiplicatore monetario consente alle banche private di prestare soldi
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anche se non esistono realmente creando inflazione, cioè facendo perdere valore alla moneta in circolazione. Il sistema è intrinsecamente inflazionistico poiché i lavoratori chiederanno altra moneta, e quindi altri debiti per lo Stato. Ad esempio: il Governo chiede in prestito 1 miliardo di euro alla BCE in cambio di Titoli di Stato, e le banche commerciali SpA socie di Banca d’Italia possono inserire la quota parte, come riserva frazionaria (un quantitativo obbligatorio di soldi contanti da tenere in cassa, l’8%) col fine di prestare danaro, concedere mutui e vendere strumenti finanziari. Per esempio, ad Intesa San Paolo SpA (a.d. Corrado Passera) spetterebbe il 30,3% del miliardo di euro e cioè 303 milioni di carta, moneta stampata ed Unicredit SpA (a.d. Alessandro S. Profumo) 157 milioni (quote e partecipazioni al 31 gennaio 2008). L’unico obiettivo di una SpA è massimizzare i profitti e quindi 303 milioni inseriti in cassa come riserva consente di creare inflazione monetaria ed indebitare lo Stato. Altro esempio: un signore A deposita 100 euro in banca, un signore B può chiedere in prestito 92 euro (riserva frazionaria all’8%, accordi Basilea II). Ora nella banca risultano esserci 100 euro di A (lavoro) più 92 prestati a B dal nulla e caricati di interessi. Se A tornasse indietro per ritirare 100 euro fisici (di carta) non li troverebbe. In questo modo le banche creano soldi dal nulla mentre i cittadini devono sudare col proprio lavoro. Questa è la regola immorale per cui una banca concede mutui per l’acquisto di case (bene primario) chiedendo garanzie di beni reali ai cittadini senza rischiare nulla. Le banche prestano soldi senza un equo scambio. Zeitgeist addendum: Nel 1969 ci fu una causa nel tribunale del Minnesota che coinvolse un uomo, Jerome Daly, che fece opposizione al rifiuto della cancellazione dell’ipoteca sulla sua casa da parte della banca che gli aveva concesso il mutuo per comprarla. La sua difesa verteva sul fatto che il contratto di mutuo richiedeva da ambo le parti, cioè da lui e la banca, l’uso di proprietà legittime per lo scambio. Con questo sistema si creano soldi necessari a corrompere qualunque politico, finanziare le guerre, e sostenere le corporations SpA amiche. Comprendiamo che se queste sono le premesse non esiste alcuna democrazia rappresentativa dato che i partiti sono i migliori camerieri dei banchieri. Questo sistema finanziario virtuale frutto di un’usurpazione è alla base della crisi finanziaria mondiale dei Paesi che subiscono la dittatura di Banche Centrali che emettono moneta dal nulla di proprietà privata. Ma esistono sistemi più democratici? Si esistono. Il popolo ovviamente deve poter esercitare ogni forma di sovranità e quindi deve essere proprietario della moneta che produce con una “Banca del popolo” ed, il quantitativo deve essere proporzionale alle merci ed i servizi immateriali prodotti per impedire l’inflazione. Inoltre è sufficiente applicare principi e regole già esistenti in molti Stati, 23 negli USA dove c’è l’iniziativa, “Town Meeting” nel New England, in Brasile col bilancio partecipativo diffuso poi in 500 città nel mondo, in Svizzera, in Baviera coi referendum locali ed Amburgo con la nuove legge elettorale ed il nuovo Statuto comunale di Chelsea scritto dai cittadini. Quindi in una vera democrazia, il cittadino è il proprietario della moneta, egli deve poter scegliere i propri candidati attraverso il sistema delle “primarie aperte” (diritto di autocandidatura) e deve poter scrivere il programma elettorale del proprio partito (programma partecipato). Ogni cittadino ha diritto di proposta (iniziativa popolare), e cioè proporre un disegno di legge. Nonostante in Italia siano previsti gli istituti dell’iniziativa popolare e del referendum abrogativo, questi confrontati con altri Paesi, risultano inefficaci poiché le regole che li attuano sono inefficaci ed ingannano il popolo. Altrove se dei cittadini raccolgono le firme per un’iniziativa popolare da presentare in Parlamento, esso ha l’obbligo di discuterla e se la rigetta viene indetto referendum propositivo dove i cittadini possono approvare la legge senza l’antidemocratico quorum di partecipazione per validità del referendum, che invece in Italia è al 50% + 1 degli aventi diritto al voto, caso unico al mondo. In Brasile esiste in ambito locale il Bilancio Partecipativo deliberativo dove i cittadini decidono direttamente come spendere il 25% del bilancio comunale. Il processo decisionale si articola in un anno solare durante la programmazione di assemblee deliberative popolari dove i cittadini elaborano il Piano degli Investimenti in base alle priorità da loro scelte. I rappresentanti eletti e gli uffici tecnici si impegnano ad eseguire le opere edilizie ed i servizi
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deliberati dal sovrano, il popolo, per l’anno successivo. Negli USA vi sono Stati che hanno tradizioni di democrazia diretta da oltre 300 anni, infatti la pratica dei Town Meeting, forme di assemblee popolari, servono anche per controllare il mandato dei Sindaci e non di rado i cittadini revocano il mandato – recall election – ai loro dipendenti ove non abbiano attuato parte del programma elettorale o per gravi motivi di corruzione e/o bancarotta. Purtroppo in Italia negli Statuti degli Enti Territoriali spesso si legge che i rappresentanti amministrano senza vincolo di mandato, così come accade per i Parlamentari. Ovviamente è più facile mutare gli Statuti degli Enti che la Costituzione per inserire strumenti e regole di democrazia diretta. I popoli che hanno grande tradizione di vera democrazia ci dimostrano che devono essere i cittadini a voler inserire strumenti efficaci, così come accaduto in Svizzera, in Brasile dal 1989 ed in alcuni stati degli USA. I sani principi costituzionali come sovranità popolare, tutela dei diritti umani, principio di uguaglianza e trasparenza rimangono fermi sulla carta se non c’è un popolo che li rivendica e li tutela tutti i giorni. La responsabilità del declino italiano è anche di un popolo funzionale e servo del potere che delega ogni cosa. Il potere crea “problemi” per dividere i cittadini, crea infantili dualità “destra” e “sinistra” per auto conservarsi: divide et impera. I rappresentanti eletti stanno di fatto spostando importanti poteri in ambito europeo dove i cittadini non possono controllare nulla e lo stanno accentrando nelle mani di pochi facendo degenerare quel minimo di democrazia rappresentativa oggi presente. E’ necessario risvegliare le coscienze addormentate e riappropriarsi della propria esistenza e dei reali valori umani finora inespressi. “E’ un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario, perchè se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina” (Henry Ford) La Programmazione Neuro Linguistica è una metodologia di sviluppo personale sviluppata nei primi anni ’70 da Richard Bandler e dal linguista John Grinder e grazie al contributo scientifico diretto o indiretto di tanti altri studiosi (tra cui Gregory Bateson[senza fonte]). Si tratta, a detta dei sostenitori di tale metodologia, di una metafora proposta come lettura della realtà che fornisce un modello non solo analitico, ma anche operativo. Ovvero, in altri termini, faciliterebbe il cambiamento, tramite un insieme di tecniche e strumenti (frutto anche dell’integrazione tra psicologia, linguistica, cibernetica e teoria dei sistemi) relativi alla comunicazione, alla percezione e all’esperienza soggettiva. Il moltiplicatore monetario è il rapporto tra la variazione della moneta e la variazione della base monetaria che ne è la causa. Supponiamo che si crei nuova base monetaria per 100 euro. Questa moneta viene accreditata sul conto di una banca 1 (per esempio perché la banca centrale ha acquistato titoli da un cliente della banca 1).
I titoli di stato sono, di fatto, delle obbligazioni. L’emittente è lo stato che riceve un prestito, per un certo periodo, da chi acquista il titolo. Alla scadenza del titolo lo stato rimborsa, oltre al capitale, anche un interesse. Gli interessi possono essere corrisposti anche durante la vita del titolo sotto forma di cedole.
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4.7 La politica delle risorse Nel 2008, secondo i dati dell’indagine sui consumi condotta dall’Istat, la spesa media mensile per famiglia è pari, in valori correnti, a 2.485 euro, praticamente uguale a quella dell’anno precedente (+0,2%). La variazione, che incorpora sia la dinamica inflazionistica (nel 2008, l’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività è pari, in media, al 3,3%, con differenze non trascurabili tra i diversi capitoli di spesa) sia la crescita del valore del fitto figurativo1, mette in evidenza come a un aumento della spesa media mensile per consumi in termini nominali corrisponda una flessione in termini reali. Le stime presentate sono di tipo campionario, occorre quindi tener conto dell’errore che si commette osservando soltanto una parte della popolazione (errore campionario, si vedano il glossario e le note informative). Pertanto, le differenze tra i valori osservati nei confronti spazio-temporali, riportate nelle tabelle che seguono, possono non essere statisticamente significative; per questo è fondamentale controllare gli intervalli di confidenza delle stime riportati alla fine del testo.
Nel 2008, la spesa per generi alimentari e bevande si attesta su 475 euro, circa 9 euro in più rispetto ai 466 euro registrati nel 2007. Il risultato sembra essenzialmente dovuto alla sostenuta dinamica inflazionistica che ha caratterizzato i generi alimentari (+5,4%), effetto che è stato tuttavia mitigato dalla messa in atto di strategie di risparmio da parte delle famiglie: la quota di famiglie che ha dichiarato di aver limitato l’acquisto o scelto prodotti di qualità inferiore o diversa rispetto all’anno precedente è sempre superiore al 40%; in particolare si attesta al 43,4% per il pane, al 49,2% per la pasta, al 55,7% per la carne, al 58% per il pesce e al 53,7% per frutta e verdura. In Italia, nel 2008, le famiglie che si trovano in condizioni di povertà relativa sono stimate in 2 milioni 737 mila e rappresentano l’11,3% delle famiglie residenti; nel complesso sono 8 milioni 78 mila gli individui poveri, il 13,6% dell’intera popolazione. La soglia di povertà per una famiglia di due componenti è rappresentata dalla spesa media mensile per persona, che nel 2008 è risultata pari a 999,67 euro (+1,4% rispetto alla linea del 2007).
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I dati ISTAT indicano i consumi: famiglia composta da 1 sola persona consuma per il cibo (€ 305) e la casa (affitto) 879,84 euro al mese famiglia composta da 5 o più persone consuma per il cibo (€ 682) e la casa 1365,42 euro al mese Le famiglie italiane hanno diritto ad accedere a questi beni di prima necessità per mezzo di una moneta pubblica che non crea debito allo Stato e questo scambio può avvenire in un circuito di mercato monitorato (come già avviene adesso attraverso l'ISTAT ed altri istituti) per sostenere l'economia locale. Ad esempio acquistare cibo in una filiera corta o di ambito territoriale regionale. Le famiglie hanno diritto ad avere 879,84 euro della Repubblica italiana (proprietà del portatore) e non convertibili con carta moneta della BCE. Un'interessante obiettivo è quello di sostituire 446 euro di spesa alimentare in 446 di moneta pubblica complementare oppure buoni sconto come gli SCEC. I DES (Distretti di Economia Solidale), unione dei Gruppo di Acquisto Solidale (GAS) praticano la politica della filiera corta - consumare merci e beni prodotti a meno 100 km - spendendo soldi direttamente dal produttore col vantaggio di "strappare" un prezzo migliore ed un prodotto di maggiore qualità, qualora ci fossero anche controlli igienico sanitari preventivi ed ambientali sui suoli. In generale le multinazionali SpA e la Grande Distribuzione Organizzata (GDO) adottano metodi di controllo sulle merci tramite il famoso codice a barre, che indicano l'origine delle prodotto ed i relativi passaggi intermediari. Poi, esiste anche l'analisi del ciclo vita (LCA) delle merci, che può misurare anche gli impatti ambientali e sanitari delle merci. Nel caso della filiera agroalimentare applicare una politica delle risorse è ancora più semplice poiché l'impiego delle risorse prime è spesso prodotto localmente. Ad esempio: tartufini Ingredienti: - biscotti frollini sbriciolati - burro fuso - nutella sciolta nel latte - nocciole tritate - cacao amaro - zucchero
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l'applicazione della politica delle risorse ci dice la provenienza delle materie prime e ci indica di usare la filiera corta ed adottare come mezzo di scambio una moneta pubblica. E' la semplice applicazione dell'uso razionale delle risorse locali e l'applicazione della sovranità monetaria (art. 1 e 47 Cost.), o scambio baratto. Farine locali, burro locale, nocciole locali, cacao locale... ove, al momento alcune risorse non sono prodotte in loco, è chiaro che bisogna usare la moneta euro poiché riconosciuta per scambi extraeuropei. Metodi e strumenti di controllo: carta geochimica ambientale, LCA e codici ci consentono di conoscere e di consumare beni e merci di qualità. I DES in ambito provinciale possono essere importanti per organizzare economie naturali e veicolare il sano ritorno al buon senso di una volta. Invece in campo energetico le famiglie possono autoprodursi l'energia necessaria eliminando la spesa delle bollette energetiche e distribuire i surplus in rete (generazione distribuita). Il riciclo dei rifiuti è un uso razionale delle risorse (materie post consumo) e considerarle “materie prime seconde”. Conoscere il quantitativo di materie prime presenti (territorio: ambito provinciale) e farne un uso sobrio (principio di sufficienza), usare solo quelle non nocive - meno chimica industriale - per la salute umana (principio di precauzione), usare maggiormente le risorse locali e meglio (ecoefficienza) significa praticare una politica delle risorse e non più la politica monetarista, degenerazione sia del capitalismo che del comunismo. La domanda non sarà più quanto costa? Ma, ci sono le risorse per farlo? Dunque la politica deve rispondere alla domanda delle risorse e non del profitto monetario. La nostra natura vive per l'energia presente nell'universo e non per l'invenzione della moneta. L'uomo vive come gli altri esseri perché è l'ambiente che lo consente. Quindi è necessario mutare i processi industriali e le scelte che ci conducono ad uno stile di vita irrazionale, manipolato dalla politica monetaria delle banche centrali, delle multinazionali e dei governi corrotti. Bisogna uscire dalla cultura competitiva indotta dall'istruzione drogata e progettare una società partendo dall’educazione civica figlia dell’etica attraverso strumenti di democrazia diretta e partecipativa (art. 1: la sovranità appartiene al popolo).
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4.7 Ipocrisia SpA 24 gennaio 2010 (Fonte: http://peppecarpentieri.wordpress.com/2010/01/14/ipocrisia-spa/ )
Qualcuno potrebbe chiedersi “in questi giorni” di disinformazione globale (accade da sempre) dell’opinione pubblica come mai il “democratico” Obama abbia esattamente le stesse idee politiche di G. Bush (sr e jr). La risposta è semplice, non esiste né destra e né sinistra ma un’unica idea circa la gestione del potere: problema-reazione-soluzione, uno schema elementare per consentire alle SpA che finanziano i partiti di poter rientrare sull’investimento (Obama) fatto. Negli USA non esiste alcuna democrazia rappresentativa ma una serie di SpA che finanziano i loro interessi in due gruppi di persone chiamati “democratici” e “repubblicani”, spesso alcune SpA finanziano entrambi i gruppi. Tutti sanno che questi “partiti” allevano i propri servi delle SpA nelle stesse università affinché “democratici” e “repubblicani” sviluppino capacità retoriche ed oratorie necessarie e sufficienti per manipolare le masse. Per tanto non bisogna meravigliarsi sul fatto che Obama sostenga “la guerra per la pace” esattamente come il suo predecessore ed ordini, in ambito NATO, a Paesi come l’Italia di mandare i suoi soldati in “missione di pace”. Questo linguaggio menzognero è ben raccontato da G. Orwell in 1984 ed il fatto che il reale potere non sieda più nelle istituzioni “democratiche” è stato denunciato da tanti politologi, cittadini, giornalisti. La campagna elettorale di Obama è stata finanziata anche dalle stesse SpA che hanno inventato e sostenuto la crisi globale e che investono soldi in armi e guerre. Negli USA funziona così da sempre, tutti i giornalisti lo sanno e pochi parlano di assenza di etica e di assenza di vera democratica.
Fonte: opensecrets.org, Top Contributors:
Come esempio più antico di coinvolgimento privato negli affari militari di uno Stato, prototipo di una tendenza che si rafforzerà enormemente in seguito, viene di solito citato il caso di Vinnell Corporation. Questa compagnia di costruzioni militari, con sede in Virginia nei pressi del Pentagono e dell’ufficio centrale della CIA, fu la prima, nel 1975, a vincere un gara d’appalto per l’addestramento di forze militari di un Paese straniero. Il contratto, del valore di 77 milioni di dollari, fu firmato con l’Arabia Saudita ed era incentrato sulla formazione di livello avanzato della Guardia Nazionale che aveva il compito di proteggere i campi petroliferi. L’accordo è stato rinnovato nel corso degli anni, e allo stadio attuale prevede anche forme di consulenza per controspionaggio e preparazione alla «difesa chimica», per una stima complessiva di valore che si aggira sui 500 milioni di dollari. (Fonte: Francesco Vignarca, mercenari SpA, BUR 2004, pag. 17)
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In fine per puro caso alcuni sostenitori SpA di Obama sono gli stessi che “gestiscono” il debito pubblico italiano. Tutte queste informazioni si conoscevano prima che i cittadini americani andassero a votare e prima che la retorica dei media manipolasse l’immagine politica di Obama (che votò contro la class action in USA – class action fariness act del 2005) e prima che molti europei potessero illudersi su questa persona come simbolo del cambiamento.
Fonte: Ministero del Tesoro
Gino Strada: “dare il Nobel per la Pace al presidente degli Stati Uniti è come dare il Nobel per la castità a Cicciolina o magari per i meno giovani come il Nobel per la castità a Patrizia D’Addario” Che le SpA governino i dipendenti eletti è evidente ma una domanda legittima sorge spontanea: che relazione politica c’è fra l’SpA che acquista titolo di Stato e l’SpA che finanzia partiti e guerre?
dal film “The International”: [...] Agente dell’Interpol (Clive Owen): “si ma miliardi di dollari investiti solo per fare il broker? Non ci può essere tanto guadagno per loro.” Finanziere-politico (Luca Barbareschi): “No figuriamoci se mirano a guadagnare dalla vendita di armi. Mirano al controllo.” Vice procuratore distrettuale (Naomi Watts): “Controllo del flusso di armi, controllo del conflitto“. Finanziere-politico: “No, no la IBBC è una banca, il loro obiettivo , non è il controllo del conflitto, è il controllo del debito che il conflitto produce. Vedete il grande valore del conflitto, il vero valore sta nel debito che genera, se controlli il debito, controlli tutto quanto.“ Le informazioni che sono condivise dai cittadini di tutto il mondo nelle rete di internet raggiungono solo una stretta minoranza della popolazione, per tanto i Governi hanno già scritto norme per eliminare e ridurre il dissenso politico (dittatura) attraverso concetti totalitari come i copyright che tutelano le SpA e non il diritto costituzionale del libero accesso alla conoscenza fondamentale per lo sviluppo umano dei popoli.Le ragioni per cui il potere invisibile intende censurare il dissenso politico in internet appare evidente. Blog, social network, sono anche lo specchio della società ed, in genere le opinioni libere sono un pericolo concreto per il potere poiché consentono ad una vasta platea di persone di leggere pensieri opposti ai Governi e questo farebbe sorgere un processo mentale: il dubbio, il ragionamento a coscienze addormentate dalla televisione. Le SpA non possono permettersi il rischio di perdere il controllo delle masse.
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Sono forti e paradossali le contraddizioni di oggi: internet che consente la libera espressione nell’universo della rete (mondo virtuale) e la vita “fascista” reale dove non puoi neanche scegliere un tuo dipendente da eleggere e, non puoi neanche partecipare direttamente alle deliberazioni della tua comunità.
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4.8 bibliografia ed internetgrafia Bibliografia: ALBERTO MAGNAGHI (a cura di), il territorio degli abitanti, società locali e autosostenibilità, Dunod, Zanichelli Bologna 1998 ALEXANDER DEL MAR, storia dei crimini monetari, Excelsior 1881, 2009 ANTONELLA RANDAZZO, pirati & mafiosi,la vera storia del crimine organizzato, Espavo, 2010 ANTONIO MICLAVEZ, euflazione, Arianna editrice 2009 DOMENICO PROCACCI (presenta), The Corporation, + volume la borsa o la vita, un film di Mark Achbar, Jennifer Abbott & Joel Bakan, Fandango distribuzione Real Cinema Feltrinelli 2003 DAVID HOLMGREN, permacultura, Arianna editrice, 2010 FERRUCCIO PINOTTI e LUCA TESCAROLI, colletti sporchi, BUR 2008 FRANCO ARCHIBUGI, introduzione alla pianificazione strategica in ambito pubblico, Alinea 2005 GIOVANNI ALLEGRETTI, l’insegnamento di Porto Alegre, Alinea Firenze 2003 GUSTAVO ZAGREBELSKY, imparare democrazia, Einaudi JEAN ZIEGLER, la privatizzazione del mondo, Net, 2004 JEAN ZIEGLER, l’impero della vergogna, Marco Tropea editore, 2006 L’ECOLOGIST italiano, l’energia del domani è antica come il mare, N°5, Libreria Editrice Fiorentina 2006 LUCIANO PAOLI, energie rinnovabili impieghi su piccola scala, editrice Il Rostro 2007 MARCELLO PAMIO, il lato oscuro del nuovo ordine mondiale, Macro edizioni 2004 MARCO CAMMELLI, la pubblica amministrazione, in farsi un’idea [104], il Mulino Bologna 2004 MARCO DELLA LUNA e ANTONIO MICLAVEZ, euroschiavi, Arianna editrice 2007 MARCO DELLA LUNA e PAOLO CIONI, neuroschiavi, Macro edizioni 2008 MARCO DELLA LUNA e NINO GALLONI, la moneta copernicana, Nexus 2008 MARCO PIZZUTI, rivelazioni non autorizzate, edizioni Il Punto d’Incontro 2009 MARCO SABA, o la banca o la vita, Arianna editrice 2008 MARINO RUZZENENTI, L’Italia sotto i rifiuti, Jaca Book, Milano 2004 MASSIMO TEODORANI, Tesla lampo di genio, Macro edizioni, Cesena 2005 MAURIZIO PALLANTE, la decrescita felice, Editori Riuniti, Roma 2005 MAURIZIO PALLANTE, la felicità sostenibile, Rizzoli, Milano 2009 NORBERTO BOBBIO, il futuro della democrazia, in ET Saggi [281], Einaudi Torino 2005 NORBERTO BOBBIO, l’età dei diritti, in ET Saggi [478], Einaudi Torino 1995 PAOLO BERTOLOTTI, ci sono anch’io, Kc edizioni Genova 2003 PAOLO MICHELOTTO, democrazia dei cittadini, Troll edizioni 2008 PAUL GINSBORG, la democrazia che non c’è, in Vele [25], Einaudi Torino 2006 RICCARDO IACONA, racconti d’Italia, stile libero Dvd Einaudi 2007 ROB HOPKINS, manuale pratico della transizione, Arianna editrice 2009 SERGE LATOUCHE, la scommessa della decrescita, Feltrinelli 2007 STEFANO MONTANARI (a cura di), Rifiuto: Riduco e Riciclo, Arianna editrice Bologna 2009 THOMAS BENEDIKETER, democrazia diretta, Sonda 2008 WUPPERTAL INSTITUT, per un futuro equo, Feltrinelli 2007 Internet: http://peppecarpentieri.wordpress.com/ www.decrescitafelice.it Film documentario gratuito da internet “Zeitgeist addendum” e versione italiana “Genius Seculi” Prefazione ..................................................................................................................................................................................1 Post fazione................................................................................................................................................................................2 La nostra Costituzione ...............................................................................................................................................................4 Fedeltà alla Repubblica..............................................................................................................................................................6 La critica di Attac al Trattato Costituzionale/Trattato di Lisbona .............................................................................................6
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Analisi e riflessioni prima di partire: .........................................................................................................................................9 1.Idee e punti fermi del programma elettorale.........................................................................................................................10 1.1 Punti fermi (condicio sine qua non):..................................................................................................................................10 Democrazia diretta...................................................................................................................................................................10 1.2 Bilanci Partecipativi deliberativi .......................................................................................................................................14 1.3 Governance (metodi di governo): ......................................................................................................................................14 Considerazioni:........................................................................................................................................................................16 Sperimentazioni democratiche.................................................................................................................................................17 La democrazia c’è....................................................................................................................................................................18 Tratto da Report 16 novembre 2006 ........................................................................................................................................19 Le ragioni per la revoca del mandato ci sono tutte ..................................................................................................................20 Salerno e De Luca: psicosi della crescita.................................................................................................................................23 Come io vedo il futuro delle Municipalizzate..........................................................................................................................26 2. Idee per il programma elettorale ed obiettivi da perseguire.................................................................................................28 2.1 Sovranità monetaria ...........................................................................................................................................................28 La moneta come fattispecie giuridica, come modo di essere del valore del diritto..................................................................30 La moneta di stato....................................................................................................................................................................31 Economia, debito pubblico ......................................................................................................................................................32 2.2 Energia...............................................................................................................................................................................40 Strategie sostenibili..................................................................................................................................................................41 Obiettivo 2018: risanare le preesistenze a costo zero ..............................................................................................................43 Edilizia: Architettura, coscienza e mode .................................................................................................................................45 Motore magnetico....................................................................................................................................................................47 La Caldaia Idrosonica ..............................................................................................................................................................48 Piccola cronologia per l’architettura sostenibile......................................................................................................................51 2.3 Salute ed ecologia:.............................................................................................................................................................52 Salerno, fonderie Pisano, inspiegabile… .................................................................................................................................52 Salerno, giustizia e tutela della salute? Chi le ha viste?...........................................................................................................55 2.4 Cultura: ..............................................................................................................................................................................58 Cos’è la decrescita? .................................................................................................................................................................58 Oltre la bioeconomia................................................................................................................................................................60 Class action e decrescita ..........................................................................................................................................................63 2.5 Urbanistica:........................................................................................................................................................................65 Applicazioni di buon senso......................................................................................................................................................65 Il potere della “dittatura dolce” è nel controllo della moneta. Il potere del popolo è nella coscienza. ....................................67 2.6 Connettività e digital divide:..............................................................................................................................................69 2.7 Rifiuti:................................................................................................................................................................................70 Rifiuti Zero ..............................................................................................................................................................................70 Salerno, TARSU: opprimere i sudditi a norma di legge ..........................................................................................................72 2.8 Occupazione: .....................................................................................................................................................................75 3.Come raggiungere l’obiettivo? .............................................................................................................................................75 4. Appendice............................................................................................................................................................................76 4.1 L’”organizzazione” come oggetto di studio e di professionalità autonoma.......................................................................76 4.2 Cos’è la decrescita? ...........................................................................................................................................................77 4.3 Movimento della decrescita felice di M. Pallante.............................................................................................................78 Proposte per una politica energetica ........................................................................................................................................78 Mobilità ...................................................................................................................................................................................79 Acqua.......................................................................................................................................................................................79 4.4 Il Bilancio Partecipativo di Porto Alegre...........................................................................................................................80 4.5 Conoscenza ed etica...........................................................................................................................................................83 4.6 La vera democrazia............................................................................................................................................................84 4.7 La politica delle risorse......................................................................................................................................................87 4.7 Ipocrisia SpA .....................................................................................................................................................................90 4.8 bibliografia ed internetgrafia .............................................................................................................................................93
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