Linee Guida

  • May 2020
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LE LINEE GUIDA DELLA NOSTRA SCUOLA CALCIO Introduzione

L’attività motoria nella fascia d’età compresa tra i sei e i dodici anni deve essere istituzionalizzata, organizzata e coordinata in base alle specifiche necessità come un vero e proprio “laboratorio di formazione” in quanto essa costituisce le fondamenta dell’edificio societario; per i ragazzi la scuola calcio è una tappa insostituibile nel loro processo di formazione così come per un futuro laureato lo è la scuola primaria di primo e secondo grado. Il raggiungimento di una struttura ben organizzata, efficace e con un buon livello tecnico e didattico rappresenta così un obbligo morale. Il concetto di efficacia organizzativa non è generalizzabile ma contestuale alla cultura sportiva, alle risorse demografiche, tecniche ed economiche dell’ambiente in cui si opera ed è necessaria un’attenta analisi per determinare gli obiettivi futuri dell’attività. In questo periodo, importante per la crescita psicomotoria, i bambini hanno bisogno di attività che diano loro capacità e sviluppo del controllo del loro corpo e di conseguenza l’approccio deve essere

proposto sotto forma ludica per creare subito un buon rapporto con questo tipo di sport e infatti H. Wein afferma che “dai sei ai dodici anni si deve giocare per imparare mentre dai dodici ai sedici si deve imparare a giocare”. Lo stesso Bruner afferma che “il gioco è proprio la fierezza dell’umanità; chi non sa più giocare si fossilizza, è prigioniero; abbiamo bisogno del gioco per diventare più liberi. Il gioco è una valvola di sicurezza per far svanire le fumosità del prestigio, dell’onore, della solennità e della seriosità; è il lubrificante che diminuisce gli attriti della vita, in particolare il gioco con i bambini, che sono i maestri dei maestri di gioco”. La palla si completa con il gioco e il gioco si completa con essa. La palla nel gioco rappresenta il coinvolgimento dinamico del gruppo, orientando le intenzioni, oggettivandone i comportamenti. Giocare con la palla è quindi divertimento, espressione di libertà, gioia di partecipare con gli altri, desiderosi di confrontarsi. Il confronto, o meglio, un sano agonismo, determina spontaneamente la crescita di certi atteggiamenti sportivi garantendo, senza nessun particolare intervento esterno, una forma naturale d’azione educativa. Il bambino nelle occasioni di gioco è portato a stimare le proprie capacità e verificarne l’esecuzione. Per prove ed errori quindi si attiveranno naturalmente i vari processi di crescita sul piano cognitivo e motorio. Il potenziale motorio esistente dalla nascita viene orientato, strutturato e differenziato in processi diversi di sviluppo. Il bambino gioca sotto la spinta dell’istinto per crescere, per sfogare le sue energie, per esprimersi, per sperimentarsi da un punto di vista motorio e comunicativo, affermarsi rapportandosi con gli altri; queste potenzialità ne fanno un mezzo d’apprendimento privilegiato. Il gioco vive in maniera determinante sulle qualità motorie acquisite, sulle capacità e sulle abilità che in esso vengono provate, cambiate, stabilizzate e ampliate. Mentre la coscienza è fissata sull’ideale del gioco, le forme del movimento vengono invece usate ed esercitate sub-corticalmente e i nuovi modelli di movimento vengono imparati casualmente e solo più tardi avranno bisogno di essere rinforzati.

Attraverso il gioco il bambino applica le regole, discrimina situazioni sempre variabili e dopo la decodifica e l’interpretazione delle stesse agisce in modo più o meno appropriato. L’importanza del gioco in ambito didattico è stata sottolineata dagli studi di Vester nel 1978 secondo il quale l’informazione viene accettata e memorizzata meglio se collegata a curiosità, sensazione di successo, divertimento, gioco. Il calcio ma soprattutto i suoi strumenti tecnici e didattici influenzano molto lo sviluppo psicomotorio del bambino intendendo con questo tutte quelle proposte che gli favoriscono lo sviluppo sotto l’aspetto motorio, sociale, affettivo e cognitivo. Fortunatamente nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un cambiamento della metodologia e dei contenuti dell’insegnamento nella visione di una motricità più indirizzata al principio della multilateralità o polivalenza in modo da proporre un programma didattico che persegua obiettivi specifici della disciplina quali capacità motorio-condizionale, motorio-cognitive, abilità tecniche e contemporaneamente obiettivi educativi e formativi come l’autonomia, la conoscenza di sé, il rispetto delle regole, l’autocontrollo. Nelle pagine che seguiranno cercheremo di far comprendere al meglio l’importanza di questo gioco e le finalità educative che persegue mantenendo inalterato il fascino che lo contraddistingue tanto da renderlo il più praticato e seguito del mondo.

GLI OBIETTIVI PROPOSTI DA UN'ATTIVITA' POLIVALENTE COME IL GIOCO MOTORI

COGNITIVI

EMOTIVO AFFETTIVI



Capacità

condizionali • Capacità

SOCIO RELAZIONALI

motorio - Pensiero tecnico

-Espressione

- Vedere motorio - Capire

-Controllo delle emozioni - Collaborazione

coordinative • Abilità tecniche

- Scegliere - Capacità strategiche

- Conoscenza di se

- Rispetto delle regole

- Capacità di mediare e negoziare

- Motivazione - Autonomia

Analisi preliminare I bambini oggigiorno a causa dei molti confort e dell’architettura delle città sono nella maggior parte dei casi impacciati nei movimenti e meno dinamici di quanto lo fossero quelli delle generazioni passate che avevano spazi verdi dove giocare, un muro contro cui calciare un pallone, dei cortili dove disputare partite e divertirsi con i compagni; oggi lo sport resta per alcuni l’unico momento di attività motoria. All’inizio dell’attività calcistica, al fine di fare una programmazione adatta, i bambini devono essere osservati sotto tre aspetti: 1. La lateralità. 2. La motricità. 3. Il deficit di movimento. Molti bambini di sei-otto anni non hanno ancora sviluppato il concetto di lateralità e in questo caso è opportuno far eseguire esercizi dove vi sia una componente globale del corpo che stimoli con appropriati mezzi l’uso indistinto degli arti inferiori e superiori. E’ sempre opportuno far loro eseguire movimenti che richiedano l’utilizzo di tutti gli arti in modo coordinato per arrivare a una

competenza del gesto tecnico ma senza una ricerca specifica e accurata del fondamentale calcistico perché l’attenzione dell’istruttore sarà rivolta al controllo e alla interiorizzazione dello schema corporeo. L’approccio verso questo sport deve essere lento, graduale e divertente in modo da abituare i bambini agli esercizi preconfezionati e inusuali senza stancarli in estenuanti e antipatici allenamenti. Al momento della valutazione è importante che gli esercizi proposti siano eseguiti indipendentemente dal livello raggiunto.

Che cosa è il gioco del calcio Il gioco del calcio da B. Rossi è stato definito sport di situazione di tipo invasivo in quanto è una disciplina sportiva che si caratterizza per la variazione espressiva delle azioni motorie le cui fasi si articolano a seconda degli sviluppi della situazione. I diversi gesti motori devono adattarsi alle imprevedibili e mutevoli situazioni di gioco e per questo le sue condotte primarie quali camminare, correre, saltare, strisciare, afferrare e rotolare, e secondarie quali condurre, passare, stoppare, dribblare, tirare, devono essere flessibili, elastiche e adattabili. Le condotte motorie, definite anche abilità tecniche, rappresentano tutte le forme di comunicazione motoria specifiche della prestazione. Esse sono le fondamenta su cui si impianta l’azione di gioco e le qualità con cui esse si esprimono, influenzano la probabilità di successo di determinate intenzioni tattiche. La crescita in questo sport dipende soprattutto dal miglioramento delle capacità sensopercettive come la ricezione, la decodifica e innesto della risposta, e coordinative come l’organizzazione, il controllo e la direzione del movimento. L’aspetto motorio del gioco del calcio rende evidente la caratteristica aciclica dei movimenti che significa gesti non stereotipati e ripetitivi. L’aciclicità del movimento può essere rilevata dal fatto che durante ogni fase di gioco c’è sempre una risposta accomodante (Piaget) che non si ripete mai consecutivamente nel tempo come avviene nelle discipline sportive a carattere ciclico.

L’apprendimento L’apprendimento è la capacità degli esseri umani e animali di modificare il proprio comportamento solitamente per raggiungere uno scopo. E’ il processo attraverso il quale un soggetto acquisisce una serie di atteggiamenti comportamentali in grado di metterlo nella condizione di risolvere problemi di tipo intellettuale o motorio. Al processo di apprendimento concorrono condizioni soggettive, relative a tutte le aree della personalità e condizioni obiettive, relative a un ambiente socioculturale o a un particolare ambientestimolo. Le forme fondamentali dell’apprendimento sono: 

per imitazione



per riflessi condizionati



per prove ed errori



per intuizione (insight)



per comprensione

L’apprendimento per imitazione è particolarmente frequente nei bambini che, osservando le azioni degli adulti e dei coetanei imparano una vasta gamma di comportamenti. In genere i bambini imitano più facilmente i modelli dotati di prestigio, le azioni che hanno avuto successo, quelle di cui capiscono il significato. Ciò che è interessante, in questa forma di apprendimento è che il rinforzo non è indispensabile affinché l’apprendimento si stabilizzi. L’apprendimento per riflesso condizionato si basa sul rinforzo che può essere positivo (ricompensa) o negativo (punizione) e sull’associazione tra uno stimolo e una risposta specifici. L’apprendimento per prove ed errori richiede un certo tempo per stabilizzarsi; il bambino infatti arriva ad adottare il comportamento corretto soltanto dopo aver fatto una serie di tentativi e dopo avere eliminato tutte quelle azioni o quelle strategie che non portano al risultato sperato. E’ attraverso questa via che vengono appresi molti dei movimenti specifici delle varie attività sportive. Raramente infatti nelle attività motorie l’osservazione di un modello e la comprensione dei movimenti sono sufficienti, a consentire una prestazione elevata: bisogna calibrare i movimenti, dosare la forza, stabilire la velocità e questo si ottiene provando, sbagliando e riprovando.

L’apprendimento per intuizione è rapidissimo tanto da sembrare immediato. In realtà la persona che ha un’intuizione compie un lavoro mentale durante il quale schemi dati, simboli, ricordi e anche emozioni vengono rapidamente messi in rapporto tra di loro, confrontati collegati, in una sorta di ragionamento molto veloce ed essenziale. Le intuizioni non nascono dal nulla. L’apprendimento presuppone motivazioni e incentivi volti ad acquisire nuovi modelli di risposte o di comportamento. Quando si parla di apprendimento, oltre al concetto di motivazione occorre tener presente la differenza tra apprendimento “spontaneo” e apprendimento “orientato”. L’apprendimento per comprensione poggia sul ragionamento, sulle capacità di cogliere i nessi logici e significativi tra gli avvenimenti, i comportamenti, le idee. L’apprendimento spontaneo ha luogo a seguito di interazioni casuali fra l’organismo e l’ambiente. L’apprendimento orientato si verifica quando l’ambiente a cura di un educatore indirizza all’organismo stimoli specifici che provocano cambiamenti della personalità L’approccio comportamentista considera l’uomo come una specie di macchina messa in moto dai condizionamenti ambientali. Secondo questo approccio classico ogni comportamento è il risultato di una serie di risposte apprese dall’organismo a seguito di una qualche forma di condizionamento. L’approccio cognitivista considera in genere l’essere umano come un’entità attiva, vigile e competente, partendo da presupposti: quali la necessità di spostare il livello di analisi e di spiegazione dal comportamentale al mentale, la rivalutazione di una mente attiva dotata di consapevolezza in grado di organizzare e pianificare il comportamento, l’esigenza di dedicare particolare attenzione agli stili cognitivi individuali oltre ai potenziali di sviluppo soggettivi e ai diversi stadi di organizzazione. Questa impostazione teorica e di ricerca, si sta rivelando molto più adatta della prima nell’ambito dell’educazione fisica e dello sport. L’apprendimento motorio si configura come l’insieme dei processi attraverso cui l’azione motoria è resa possibile ossia costruita controllata e finalizzata a un risultato. L’educatore fisico è così artefice di programmi motori operando sul processo mentale che dà luogo poi all’azione fisica di movimenti finalizzati. -

Il movimento è un segmento di un processo complesso organizzato a vari livelli, in cui un ruolo rilevante giocano i meccanismi della memoria, della percezione, dell’attenzione accanto a quelli dello sviluppo e delle variabili proprie del contesto fisico e sociale.

-

Al concetto di movimento si preferisce quello di azione in quanto sottolinea la presenza di un individuo agente

-

L’individuo è autoriflessivo autoregolativo nel senso che le informazioni che egli ottiene dall’esito delle proprie azioni danno luogo ad un processo di apprendimento

-

L’apprendimento di determinate capacità motorie è possibile solo quando la struttura mentale predisposta e organizzata è in grado di integrare al suo interno l’informazione necessaria.

-

L’apprendimento motorio non è dato dalla somma di segmenti comportamentali e dei corrispondenti atti mentali. Esso è il risultato di schemi cognitivi generali.

L’apprendimento motorio è un’attività cognitiva come il linguaggio, il pensiero. (Attività che permettono la comprensione, il controllo e la modificazione delle situazioni di vita e di adattamento attivo all’ambiente). L’apprendimento motorio non è solo acquisizione e ripetizione automatizzata di unità di movimento, ma piuttosto apprendimento di matrici generative di azioni motorie. L’apprendimento non deve essere identificato con la riproduzione visibile di un movimento che invece ne costituisce l’effetto ma con il meccanismo cognitivo sottostante . Il migliore insegnamento è quello che stimola nell’allievo una riflessione cosciente sul proprio gesto: l’apprendimento realizzato attraverso la ripetizione meccanica conduce ad azioni motorie scadenti e difficilmente correggibili. L’apprendimento condizionato 

Motivazione ad apprendere. Quanto più il soggetto è interessato e motivato ad apprendere tanto più saranno maggiori gli effetti dell’apprendimento.



Esperienze/Ambiente



Qualità del processo didattico. Intervento dell’allenatore



“Talento”1

L’apprendimento liberato Bisogna dare fiducia all’attività di chi apprende. Ma che idea abbiamo dei nostri allievi? Esseri imperfetti che commettono errori o organismi coerenti fin dall’inizio con la loro storia personale e le esperienze vissute in precedenza? Si dovrebbero accrescere le prospettive di apprendimento e 1

Grado del livello di predisposizione fisica e psichica al conseguimento di elevati risultati sportivi

progresso passando da una motricità ingessata ad una liberata. L’allievo deve uniformarsi alla sola risposta esatta già confezionata dal maestro o è in grado di costruire la propria originale risposta con i propri sforzi e con l’esperienza personale?

I metodi attivi L’elemento centrale consiste nel dare l’avvio, mantenere, diversificare, moltiplicare l’attività di colui che apprende. La scoperta è guidata dal maestro. L’intervento dell’ insegnante è necessario per non cadere nel “lasciar fare”, per ottenere le attività e gli sforzi di analisi, esplicitare le scelte. Ma l’allievo perviene ad un risultato attraverso le proprie azioni, impegnandosi a risolvere un problema motorio, procedendo per prove ed errori. “L’attività dell’allievo deve precedere l’informazione data dal maestro” (Dewey). A partire dalla sua capacità iniziale già organizzata (il livello zero non può esistere) chi apprende costruisce il proprio schema corporeo nel senso che è la sua attività a produrre gli obiettivi del maestro, le trasformazioni intenzionalmente cercate. L’allievo è libero, ma di apprendere! Per mettere in azione il gruppo di allievi ciò che conta è che venga enunciato lo scopo dell’azione, che la spiegazione sia semplice e chiara e che il gruppo sia organizzato. L’insegnante deve saper trasformare i propri obiettivi, le tappe a lui conosciute del processo, gli scopi dell’azione per gli allievi e restare prudente negli interventi. Si apprende attraverso l’azione L’insegnante ideale agli esercizi sostituisce le azioni. Ma come scegliere, volta per volta, l’azione che meglio aiuta ad orientare la strutturazione dell’allievo? Ad ogni lezione, il punto di partenza dell’insegnante deve essere la diagnosi che nasce dal saper osservare quello che l’allievo sa fare. L’osservazione è alla base di ogni sapere; “per apprendere a ben ragionare, si deve apprendere a ben osservare” ( J.J. Rousseau).

Il rapporto di insegnamento – apprendimento Ogni azione dell’insegnante deve ispirarsi a una corretta impostazione del rapporto didattico. Il concetto chiave è questo: l’insegnamento deve ottenere l’apprendimento, ossia l’insegnamento deve far sì che l’apprendimento degli allievi segua i tracciati e realizzi i contenuti e gli obiettivi fissati nel suo programma. A questo fine l’insegnante deve operare e la sua azione sarà tanto più efficace

quanto migliore sarà il metodo di lavoro adottato. Di tale metodo fanno parte singole tecniche didattiche, cioè singoli modi efficaci di impiegare materiali didattici precostituiti. Ma, ancor prima, l’insegnante deve rispettare alcune norme essenziali attinenti alla conoscenza dell’allievo. Tale conoscenza riguarda l’allievo in quanto soggetto umano in via di sviluppo e in quanto personalità in formazione, con i suoi problemi di maturazione, di relazione sociale e affettiva con i compagni e con gli adulti, di condizionamento da parte del proprio ambiente, di efficienza fisica ecc. La conoscenza degli allievi da parte dell’insegnante deve avere per oggetto due aspetti fondamentali: i loro interessi e bisogni, ossia il campo delle motivazioni e le loro capacità intellettuali o fisiche. Non è superfluo sottolineare che tanto le motivazioni che le capacità sono per tutti determinate dalle fasi dello sviluppo psicologico e per ognuno dalla propria storia personale. Non c’è processo di apprendimento in cui non si provino sentimenti, benchè lievi: interesse, curiosità, perplessità, soddisfazione, delusione, noia, frustrazione, sono sentimenti noti a chi è impegnato nell’impresa di imparare qualcosa, con le difficoltà, i fallimenti o i successi che tale impresa comporta. Quando si è parlato della teoria comportamentista fondata sul rapporto stimolo-risposta, non si è spiegato perché il nostro organismo tende a ripetere una risposta che ha avuto successo e a non ripetere le risposte “sbagliate”. La spiegazione è che una risposta adeguata costituisce un successo e quindi produce un sentimento di soddisfazione che serve. Come dicono i comportamentisti si ha un “rinforzo” per la risposta data. Una risposta inadeguata o sbagliata, invece, determina un insuccesso e una conseguente frustrazione; essa tende a non ripetersi perché nessuno vorrebbe ripetere anche la frustrazione corrispondente. I fattori emotivi non si limitano a sottolineare le risposte agli stimoli, o meglio, non riguardano soltanto le risposte agli stimoli costituiti dalle azioni di insegnamento. La vita di un gruppo è caratterizzata da rapporti interpersonali (tra compagni, con l’insegnante) che sono ricchi di stimoli e producono una serie di risposte. Fra le persone che formano un determinato gruppo sociale si stabiliscono continue correnti di simpatia, antipatia, aggressività, solidarietà, consenso e dissenso; si producono situazioni di entusiasmo o di noia, di indifferenza o curiosità, di allegria o timore. In ciascuna di queste situazioni, l’interazione tra le persone influisce in modo determinante sull’apprendimento.

L’insegnante deve cercare di produrre situazioni di benessere, di fiducia, di simpatia e anche di entusiasmo; il coinvolgimento e la partecipazione di tutti rendono più piacevole la vita del gruppo e si dimostrano efficaci per l’apprendimento.

Per una chiarezza dei termini: Pedagogia (pais, paidos fanciullo e agein guidare). Disciplina che mira a determinare il processo educativo ed i fini ed i modi più adatti a conseguirlo. Metodologia Studio dei metodi che favoriscono il raggiungimento di determinati obiettivi. Didattica L’organizzazione e l’applicazione dei mezzi di insegnamento. (le progressioni didattiche pertanto rappresentano uno strumento per pianificare ed organizzare l’apprendimento rendendolo più rapido e di migliore qualità)

La motivazione La motivazione può essere definita come uno stato psicobiologico verso cui un individuo è orientato a raggiungere qualche tipo di soddisfazione a un bisogno. In questo senso la motivazione ha un’azione regolatrice sul comportamento, sotto due aspetti principali: quello energetico (nel senso di attivarlo) e quello direzionale (nel senso di indirizzarlo verso una meta). Tutte le motivazioni riguardano una meta di cui il soggetto è o non è cosciente. Alcune mete sono vicine, facilmente riconoscibili e definibili mentre altre, come quelle di certi comportamenti socialmente motivati, sono più a lunga scadenza e spesso più difficili da raggiungere. Il bisogno, che è sempre alla base della motivazione, si può definire come il sentire la mancanza di determinati elementi nell’ambiente o in noi stessi. Nel caso del bisogno biologico è avvertita una mancanza a livello dell’organismo, nel caso del bisogno psicologico è avvertita una tensione ad attivare un comportamento (motorio, cognitivo o emozionale). Alcuni stati motivazionali sono essenziali per la sopravvivenza ( fame, sete, sonno), fanno parte del nostro patrimonio biologico e sono universali. Altri sono legati alla cultura in cui è inserito un soggetto o anche alla sua storia personale (per esempio la motivazione a superare un esame o a collezionare francobolli).

Secondo Maslow è possibile stabilire una scala di bisogni da cui le motivazioni si alimentano. Si parte dai bisogni fisiologici, dal bisogno di sicurezza, dai bisogni di affetto ed appartenenza, dal bisogno di stima e stima di sé per finire al bisogno di autorealizzazione. Prima che un nuovo bisogno assuma un ruolo dominante deve essere estinto il precedente.

Autorealizzazione Valorizzazione Protezione ed affetto Sicurezza Bisogni fisiologici I bisogni fisiologici risultano collegati in prevalenza a meccanismi d’ordine biologico legati alla sopravvivenza dell’individuo e alla conservazione e prosecuzione della specie. Appartengono a questi bisogni la fame, il sonno, la sete ed i comportamenti riproduttivi. Sicurezza, amore, stima ed auto realizzazione sono invece generati da meccanismi d’ordine psicologico, attengono cioè alla sfera affettiva e cognitiva. Secondo Maslow, i bisogni affettivi - cognitivi, tendono a manifestarsi nell’individuo solo quando risultano appagati, almeno parzialmente, quelli di tipo bio – fisiologico; d’altra parte è certo che essi sono sinergicamente presenti e influenti, anche se con diverse accentuazioni, nel corso di tutta l’esistenza dell’individuo. Maslow afferma che prima che un bisogno superiore possa manifestarsi in tutta la sua forza quelli inferiori devono essere soddisfatti. Pertanto il bisogno di auto realizzazione (nel nostro caso potrebbe essere il desiderio di disputare una buona partita) potrà insorgere solo quando i precedenti siano stati soddisfatti: in particolare il bisogno di sicurezza e quello di affetto. Solo quando l’allievo si sente rassicurato ad amato desidera conquistare anche la stima dell’adulto; nasce allora in lui una forte motivazione che lo porta ad impegnarsi a fondo nelle esercitazioni. Una funzione importante in questo processo è rappresentata dal gruppo. L’apprendimento è fortemente influenzato dalla motivazione: essa può essere rinforzata con varie misure e tra queste dal gioco, dal successo e dai legami affettivi ed affiliativi.

Motivazione e gioco Se il corso di Scuola Calcio verrà vissuto non come un obbligo ma come un divertimento il processo di apprendimento riceverà una grande accelerazione. Motivazione e successo Se osserviamo i bambini ci accorgiamo che essi si appassionano ad attività nelle quali ritengono di essere bravi. E’ necessario quindi mettere in evidenza i miglioramenti, valorizzare le azioni positive evitare di sottolineare gli insuccessi. L’azione didattica, se vuole rinforzare la motivazione deve favorire il successo; ciò si ottiene da una parte proponendo compiti che il bambino, con l’ impegno riesce a superare, dall’altra valorizzando i progressi. Conoscere ciò che spinge un individuo verso un’attività (nel nostro caso il calcio) è di fondamentale importanza per mettere in atto una serie di strategie per far si che l’obiettivo del nostro allievo sia in sintonia con il nostro. Sapere che un bambino di sei anni vuole principalmente divertirsi e giocare ci indica già il tipo di strategia di insegnamento da adottare; sapere che un ragazzo di dodici anni è spinto a giocare a calcio prevalentemente per acquisire abilità sportive e sentirsi in forma ci permette di adottare una strategia completamente diversa. Molte ricerche ci dicono che a determinare il coinvolgimento sportivo è un insieme di caratteristiche motivazionali che variano in funzione del sesso e dell’età. I fattori emergenti risultano essere: 1. Successo status 2. Forma fisica - abilità 3. Socialità 4. Amici divertimento 5. Scaricare energia Fattore successo status Relativo al desiderio di riuscita, di riconoscimento sociale che favorisce lo sviluppo e la crescita della propria autostima e quello competitivo, agonistico. Sembra essere il più stabile e importante rispetto agli altri. E’ sentito anche tra i più piccoli. I ragazzi vogliono affermarsi, ricevere l’apprezzamento altrui, veder riconosciuto il loro impegno. Ricerca continua di considerazione. Fattore forma fisica e abilità

E’ legato al desiderio di migliorare le proprie abilità e le proprie competenze sportive e al desiderio di sentirsi in forma e di tutelare la propria salute. E’ presente soprattutto nei ragazzi e nei più grandi. E’ utile spiegare in questo caso l’aspetto tecnico degli esercizi, mettere l’accento sull’utilità di un certo esercizio ai fini della forma fisica, proporre esercizi complessi ……. Fattore della socialità Riveste un ruolo importante per tutti. E’ particolarmente sentito nei ragazzi tra i dodici e i quattordici anni. Per loro è particolarmente incentivante il ruolo svolto dagli altri: amici, allenatore, genitori. In questo caso l’istruttore può far leva su alcuni elementi: il gruppo, le gare, il dialogo….. Fattore amici e divertimento E’ prevalente nei più giovani fino ai nove anni. L’istruttore deve puntare molto sul gioco. Fattore scaricare energia Descrive il bisogno di eccitamento che qualsiasi attività deve soddisfare. Tale aspetto deve essere preso in attenta considerazione: una carente o assente eccitazione equivale a noia, poco interesse mentre una eccitazione eccessiva equivale ad ansia, agitazione paura.

Apprendimento calcistico L’attività del gioco del calcio si fonda sulle capacità del soggetto di progettare ed organizzare, in riferimento alle attività di gioco, le varie condotte motorie a qualsiasi livello potenziale disponibile. Il significato di condotta motoria sta ad indicare che nei giochi sportivi e nel gioco del calcio sono presenti funzioni cognitive ed abilità generali – specifiche che dipendono e risentono della variabilità dell’ambiente. La condotta, infatti, è sinonimo di comportamento; può essere intesa come una forma d’adattamento ad un ambiente in continua trasformazione, dove la componente cognitiva assume più significato rispetto all’esecuzione che comunque ha la sua importanza. Nella psicomotricità, l’arricchimento e l’evoluzione della funzione d’aggiustamento, passa quindi attraverso l’educazione delle funzioni percettive e viceversa. Quanto detto, porta a considerare il gioco del calcio, oppure gioco ludico, gioco relazionale o gioco che nasce da un’attività di formazione e sviluppo psicomotorio. Chi gioca al calcio, fa calcio e si migliora negli apprendimenti attraverso l’educazione delle funzioni che con il SNC (sistema nervoso centrale) esprime. Ciò sta a significare che il processo d’apprendimento si basa sulle potenzialità biologiche dell’individuo, quindi dipende dalla sua disponibilità e dalla qualità dell’intervento educativo.

Detto ciò utilizzeremo per l’apprendimento del gioco del calcio, mezzi didattici che prevedano lo sviluppo della motricità generale partendo dalla strutturazione degli schemi motori di base. Il bambino dovrà gradualmente orientarsi in relazione alle caratteristiche motorie dello sport in questione, strutturando, anche se in forma ancora approssimativa e rudimentale, le abilità tecniche. In riferimento a quanto detto sopra, nell’età pre – puberale giocare a calcio deve significare conoscenza sempre migliore del proprio corpo, dello spazio e del tempo circostanti, delle regole di gioco, confrontarsi con gli altri e nello stesso tempo apprendere e perfezionare nuove abilità, migliorare le proprie capacità motorie. Per formare un nuovo programma motorio deve cogliere sia le nuove sequenze motorie da mettere in atto, sia quelle sequenze dell’azione che già padroneggia. Ad esempio: il correre ed il camminare sono schemi motori altamente acquisiti sin dai primi anni di vita, ma sono anche componenti di base di un gran numero d’attività sportive. Nel momento in cui il ragazzo si avvicinerà al gioco del calcio non dovrà, di certo, imparare nuovamente a correre o camminare; piuttosto utilizzerà queste sub – routines motorie per integrarle con le altre che ancora devono essere apprese, come ad esempio, avanzare di corsa con la palla tra i piedi e tirare in porta correndo. Il programma motorio nascerà dall’integrazione di tutte le sub – routines motorie. Secondo K. Meinel (1984), le diverse tappe dello sviluppo coordinativo sono così schematizzate: a) Sviluppo coordinazione grezza: l’allievo deve comprendere le condizioni del movimento, acquistarne la struttura generale attraverso un controllo cosciente. Per l’apprendimento e l’efficacia della formazione tecnica è indispensabile che le informazioni date all’allievo siano di gran chiarezza e semplicità, prendendo in considerazione il suo bagaglio culturale. b) Fase della coordinazione fine: in cui si comincia ad assimilare il movimento attraverso un affinamento ed una differenziazione delle diverse fasi. Sono eliminate le tensioni superflue che portano alla rigidità, alla mancanza di fluidità e d’economia del gesto motorio. La sequenza dei movimenti in questa fase può essere considerata automatizzata, però il movimento può essere disturbato da variazioni esterne ed interne (fatica, emozione, tensione agonistica). L’allievo è in grado di selezionare la risposta in base alle diverse situazioni. c) Fase dell’automatizzazione: l’abilità si può ritenere stabilizzata; resta efficace anche in condizioni variabili e non abituali. In questa fase, tipica del

perfezionamento sportivo, è possibile distogliere l’attenzione dall’esecuzione motoria ed orientarla sul controllo esterno. Tale processo di perfezionamento non si conclude mai poiché le diverse componenti che influenzano l’esecuzione motoria richiedono continui interventi d’adeguamento ed ottimizzazione. Lo sviluppo dell’abilità motoria è in funzione della quantità di pratica, di ripetizioni nelle diverse variazioni e delle condizioni ambientali. L’apprendimento delle abilità calcistiche può essere visto come un’attività che serve a ridurre gli errori o a migliorare la prestazione nel tempo. Attraverso l’allenamento delle abilità tecnico – tattiche si apprendono anche abilità di tipo motorio. Si entra così all’interno di quel meccanismo denominato feedback cognitivo. I ragazzi che migliorano la loro coordinazione, aumentano necessariamente anche le loro possibilità di migliorare la prestazione (U. Wisloff, 2001). Intorno al 1980 si sviluppò un nuovo approccio teorico che vedeva l’apprendimento e il controllo motorio in una “prospettiva ecologica” (Gibson, 1979). Questa teoria, mettendo in luce la compartecipazione che avviene tra individuo, ambiente e compito, focalizzandosi su quest’ultima quale componente propria, portò ad un fondamentale ampliamento del modo di vedere l’apprendimento di tipo motorio. Servendosi del bagaglio di conoscenze appartenenti ad altri settori, fu possibile vedere l’apprendimento motorio sotto una nuova prospettiva. Quest’approccio presuppone elementi dalla fisiologia, dalla psicologia, dalla fisica e ha la propria origine nelle problematiche che coinvolgono il movimento. Secondo Gibson, l’informazione proveniente dal mondo circostante è specificante e contiene in sé informazioni senza alcuna forma di trattamento cognitivo. Gibson era particolarmente interessato a quali tipi d’informazioni erano state scoperte o acquisite direttamente dall’ambiente. L’informazione è sempre disponibile per il sistema sensoriale, e la percezione e l’azione sono strettamente correlate. Il compito dell’organismo umano non è quindi quello di elaborare l’informazione, ma di riscoprirla poiché l’informazione è accessibile in qualsiasi momento. Questa connessione diretta attraverso la percezione tra il ragazzo e l’ambiente esterno indica che l’informazione che è accessibile nell’ambiente, ha maggiore significato di quanto si supponeva prima in relazione all’apprendimento dei movimenti. Possiamo riunire elementi da diversi campi. Dalla fisiologia “prendiamo” i muscoli e le articolazioni che sono collegati insieme in un’unità funzionale, una struttura coordinativa, dalla fisica deduciamo come si modifica un modello motorio, e dalla psicologia apprendiamo cosa siano la percezione diretta e l’azione.

La conclusione che ne deriva è che siamo in grado di vedere i mutamenti che avvengono nei movimenti, come un processo auto organizzato e come un’interazione tra l’ambiente esterno, l’individuo ed il compito assegnato (il problema di natura motoria). L’allenamento può essere visto come la ricerca di soluzioni ottimali ad un problema motorio contingente. Lo scopo principale per colui che apprende un nuovo movimento è la ricerca e la scoperta della soluzione motoria ottimale. Possiamo chiamarlo discovery learning, cioè l’apprendimento che costringe l’atleta a scoprire e a sfruttare la dinamica presente nell’ambiente in cui si trova.

Le abilità calcistiche In ambito calcistico vengono usate molte definizioni per spiegare i concetti di tecnica, tattica e abilità. Il concetto d’abilità, così come viene concepito tradizionalmente, implica una componente tattica in cui si presuppone che l’atleta osservi, valuti e prenda una decisione. A ciò segue la soluzione tecnica del movimento in sè, cioè, l’azione adattata alla situazione contingente. La natura del gioco esige che i ragazzi controllino la palla in tutte le situazioni per questo un obiettivo ragionevole è quello di sviluppare l’abilità in un contesto più ampio. Il concetto d’abilità, valutato nella sua accezione più ampia, e quindi confrontato con tecnica, tattica, coordinazione, mobilità articolare e altre risorse fisico - motorie, assume un’estensione di significato, costituendo così la premessa per rivedere i metodi d’allenamento nell’ambito dello sviluppo delle abilità. Con abilità s’intendono:  Movimenti già acquisiti o modelli di movimento collegati a precisi compiti di carattere motorio;  La capacità di produrre un risultato finale, per esempio una soluzione di carattere motorio, con la massima sicurezza e il minimo consumo di tempo ed energia. La conseguenza di un’interpretazione di questo tipo implica che quanto più alto è il livello della capacità di lavoro, tanto minore risulta essere il consumo energetico relativo e l’atleta è in grado di eseguire il compito di carattere motorio più volte e con la massima sicurezza.

La situazione che i giocatori vivono in campo, fatta eccezione per lo Spazio e il Tempo, è influenzata anche da altre abilità legate a fattori fisiologici come la resistenza, la forza, la velocità, oltre a qualità di tipo psicologico e razionale. I concetti di spazio e tempo nel contesto di situazione di gioco sono relativi e non assoluti; essi sono propri d’ogni atleta ma solo per quel momento e per quella specifica situazione spazio – temporale; può succedere che nella stessa situazione di gioco un altro calciatore potrebbe percepire ed agire in modo diverso: qual è il tempo di gioco, quanto spazio utile ho attorno, quale e quanto tempo e spazio utilizzo nell’atto motorio? Non è detto inoltre che in una successiva apparentemente identica situazione lo stesso atleta percepisca allo stesso modo ed abbia la stessa soluzione ideo – motoria della precedente. L’obiettivo da parte dell’allenatore - istruttore è cercare di migliorare costantemente i fattori spazio – temporali nel singolo attraverso interventi individualizzati o collettivi: i compagni in ogni circostanza possono certamente aiutare semplificando il compito attraverso atteggiamenti propositivi ed utili; in sintesi, “ogni volta che avviene una discussione sui sistemi di gioco, su una tattica, su qualsiasi situazione di gioco, su un confronto, l’attenzione va focalizzata sui tempi e sugli spazi possibili (di chi ha la palla e di chi vuole ricevere) e su quelli consentiti o meno dagli atteggiamenti avversari” (F.Ferrari, 2001).

Tecnica La maestria nell’eseguire ad un certo livello di qualità determinati movimenti che servono a risolvere in modo efficace un compito motorio, è definita tecnica. Più precisamente nei giochi sportivi si può definire quell’abilità motoria che, in funzione anche della costituzione dell’atleta e di altri presupposti, si adatta alle condizioni ed alle situazioni di gioco, risolvendo razionalmente e con il minimo dispendio energetico il compito motorio che si pone (tratto dalla rivista S.D.S. n° 24 – Manno, Beccarini, D’Ottavio, 1992). Nei giochi sportivi la tecnica ha diversi obiettivi: da un lato, la precisione di movimento, la forza e un’elevata economia dell’intero processo motorio; dall’altro, l’impostazione di un’azione il meno possibile identificabile dall’avversario. Inoltre, di regola, occorre combinare tra loro più gesti tecnici da utilizzare in condizioni che cambiano continuamente. Un’attività autonoma, che permette di scoprire da soli la soluzione dei problemi motori e di sviluppare la propria maestria negli elementi tecnici, è un elemento il cui valore d’esperienza nel processo d’apprendimento è inestimabile.

Le proposte d’aggiustamento devono essere molte e varie nel loro genere, non tanto per conoscere una serie di situazioni da concatenare tra loro (esprimendo solo l’aspetto esteriore del movimento), quanto per arricchire l’esperienza vissuta del soggetto. Gli schemi motori di base come il correre, il colpire, il ricevere, il saltare, l’afferrare, il lanciare e lo spostarsi, sono forme espressive della gestualità individuale che possono affinarsi continuamente. La conduzione della palla, il dribbling, la trasmissione della palla (passaggio), la ricezione (stop), il tiro in porta, il colpo di testa, il contrasto, sono gesti tecnici riferiti al gioco del calcio e migliorano proporzionalmente agli schemi motori di base. La crescita delle abilità tecniche determinerà la probabilità di successo d’intenzioni tattiche. La tecnica nel calcio deve essere considerata un elemento di trasmissione motoria d’eventuali decisioni intraprese durante il gioco, quindi come mezzo e non come obiettivo primario, ma è anche vero che il controllo (gestione) automatizzato dell’elemento tecnico permette al giocare di rivolgere maggior attenzione verso l’ambiente esterno cioè verso gli scopi del gioco. Un giocatore, anticipando il proprio movimento e quelli altrui, deve coordinare molti processi e se non è perfettamente padrone degli elementi tecnici è continuamente limitato nel percepire, comprendere, anticipare tutto ciò che avviene intorno a lui. Imparare a vedere, a pensare in anticipo e non dopo, è un processo che dura anni nell’apprendimento tecnico di un giocatore; il calcio come sport di situazione è caratterizzato da azioni di gioco molto complesse, soggette a rapidi cambiamenti spesso non facilmente intuibili da parte dei giocatori. Le capacità cognitive sono i presupposti che permettono di percepire le situazioni attraverso i processi d’elaborazione dell’informazione, di anticipare le soluzioni adeguate alla situazione, per poi eseguirle e valutarle con l’intervento delle capacità coordinative, condizionali e delle abilità motorie. Ciò vuol affermare che accanto alla tecnica ed alla condizione fisica, anche i presupposti cognitivi rappresentano un punto basilare dell’attività motoria sportiva. La figura mostra quale influsso decisivo abbiano le capacità cognitive e lo stato emotivo sull’apprendimento, l’esercitazione ed il perfezionamento delle tecniche sportive:

Costituzione

Capacità cognitive

Stato emotivo

Interazione (allenatore, avversario)

Tecniche semplici e complesse

Capacità coordinative

Istruzione

Influssi della situazione esterna Condizione (forza, resistenza, ecc.)

Gli aspetti posturali, dinamici e cognitivi dovranno così integrarsi man mano che crescono e maturano le possibilità d’adattamento all’ambiente. I meccanismi psico – intellettivi, le categorie mentali e tutti i meccanismi cerebrali si sviluppano ed evolvono in un rapporto continuo tra il soggetto e l’ambiente, e quindi, se l’ambiente è rappresentato da uno spazio libero e in questo spazio ci inseriamo degli stimoli che sono insiti nel gioco del calcio, il bambino compirà esperienze motorie in forma ludica, naturale e ritmica. Camminare, correre, saltare, calciare, rotolare, lanciare, sono queste attività fisico – motorie di base che portano il fanciullo alla conquista di spazi sempre più ampi di libertà corporea, di consapevolezza dei propri mezzi che inducono a percepire e a conoscere sempre meglio le parti del suo corpo mentre comincia l’esplorazione e la conoscenza del suo ambiente. Sviluppa in questo modo la sua motricità. La psico – motricità è la motricità come espressione dell’essere umano, è esecuzione volontaria e cosciente di atti e movimenti finalizzati, è esperienza interna tesa a raggiungere una meta, un obiettivo. Il gioco del calcio porta a questo. Da ciò si propone di educare sistematicamente le diverse condotte motorie così da permettere un’integrazione scolastica e sociale migliore. Il calcio ha un’azione educativa finalizzata a sviluppare le capacità psicomotorie quali: •

La strutturazione dello schema corporeo



La strutturazione temporale



La percezione visiva (oculo – manuale, oculo – podalica)



L’acquisizione degli equilibri statici e dinamici



La plasticità d’adattamento

E inoltre concorre a promuovere alcuni atteggiamenti mentali, come alcune forme d’attenzione e di memoria, che a loro volta influenzeranno positivamente la scrittura, la letteratura ed il linguaggio.

Tattica La tecnica si collega automaticamente alla tattica scelta per l’occasione dal singolo giocatore. I ritmi più sostenuti che contraddistinguono il calcio moderno portano i giocatori a “non aver abbastanza tempo” qualora le abilità di base non siano più che consolidate. In ogni calciatore sono presenti, in misura diversa, qualità quali il dribbling, l’abilità di effettuare passaggi lunghi, di contrastare, ecc.. . Allenare singolarmente le abilità di base come passare la palla, riceverla, dribblare, colpire di testa, può in molti casi semplificare troppo le circostanze relative allo sviluppo delle abilità, ma può risultare necessario in fase d’apprendimento. Dal momento che le circostanze variano sempre poiché dipendono dall’iniziativa degli avversari e dei compagni di squadra, dalla posizione propria e della palla nel terreno di gioco, dalla distanza dalla porta, ecc.., tutte le scelte compiute dai giocatori per eseguire un compito di carattere motorio nelle partite di calcio sono legate totalmente alla situazione contingente. Per questo la situazione che si crea durante l’allenamento va elaborata e preparata tenendo conto di questo. Quello di tattica è, in ogni caso, un concetto piuttosto ampio. La maggior parte delle persone interessate al calcio hanno una propria opinione sullo stile di gioco, sul modello di gioco, insomma sulla tattica collettiva da seguire. Un uso diverso della terminologia porta spesso a confusioni di carattere concettuale, ad interpretazioni e discussioni prive di senso, alle cosiddette “chiacchiere da bar”. La tattica relativa al calcio si basa sempre più sulla conoscenza, sull’esperienza e sull’attività di tipo analitico. Inoltre, tanto le oscillazioni della moda, quanto le opinioni personali giocano un certo ruolo nella scelta dello stile e del modello di gioco anche in quell’età come quella pre – puberale dove l’esasperazione di un ruolo preciso non dovrebbe esistere. La tattica può essere individuale o collettiva, riferita quindi a un singolo, a più comparti della squadra o a tutta la squadra. La locuzione tecnico – tattica consta di due componenti:



L’osservare, il valutare e il decidere



Il risolvere in modo opportuno ed efficace un dato compito di carattere motorio.

La tattica può essere ancor meglio definita se si considerano al suo interno: 1) La decisione presa compatibilmente alle diverse situazioni contingenti. Essa costituisce la scelta individuale del giocatore da un punto di vista tattico e dipende dalle valutazioni effettuate in base alla posizione della palla, dei compagni di squadra e degli avversari. Si tratta dunque di un’abilità di natura relazionale. 2) Le direttive particolari come presupposti individuali o altrui, contropiede, stile di gioco, campo di gioco, infortuni, sviluppo della partita. 3) Le direttive basate sul principio di gioco, sul momento di gioco, sul sistema, la formazione e quando la palla è in generale ferma nei movimenti di fuori gioco, punizioni, ecc… . Parlare di troppa o poca tattica non ha alcun senso: l’aspetto centrale del concetto di tattica sta nel numero di scelte giuste prese in allenamento o in gara. I presupposti importanti per effettuare le scelte giuste nelle situazioni di gioco risiedono nelle capacità di costruire a priori uno “stato di preallarme”. In un contesto fatto d’apprendimento e sviluppo, la relazione esistente tra tattica individuale e tecnica è molto interessante in quanto una buona tecnica apre a più possibilità di scelte tattiche. Il calcio è un’abilità aperta (open skill) e la comprensione di gioco implica la capacità d’interpretare e risolvere situazioni prevedibili o inaspettate. I giocatori che hanno sviluppato al meglio la capacità di gioco e la conoscenza della sua dinamica, sia in difesa sia in attacco, vengono spesso considerati giocatori creativi. La metodologia adottata per insegnare la comprensione di gioco varia da istruttore ad istruttore ma il desiderio di raggiungere una creatività di gioco è comune a tutti. Per questo motivo, gli istruttori dovrebbero pianificare al massimo il modo per insegnare una migliore comprensione di gioco e per favorire lo sviluppo della creatività. Le scelte individuali di gioco dipendono, nella maggior parte dei casi, dal livello tecnico del singolo giocatore proprio come la capacità fisica di lavoro dell’atleta condiziona, in modo determinante, l’uso che egli può fare delle proprie abilità tecniche e tattiche.

Metodi didattici per l’insegnamento del calcio Per metodo si intende un “procedimento logico e mentale che segue un percorso didattico”. Esso esclude pertanto ogni improvvisazione empirica e generica e presuppone una ricerca delle condizioni ottimali di qualsiasi insegnamento che viene intrapreso sul piano della didattica pedagogica e successivamente tradotta sul piano della metodica specifica (P. Pierangeli, 1992). I metodi didattici costituiscono gli itinerari e le procedure di cui l’insegnante si serve per la gestione del processo d’insegnamento – apprendimento affinché nei bambini si verifichino le modificazioni significative ipotizzate nella programmazione. L’insegnante, anche in relazione alla maturità intellettiva, biologica, sociale e motoria del gruppo, utilizzerà delle proposte di gioco che seguiranno criteri psico – pedagogici, metodologici e tecnico – didattici adeguati alle richieste ludico – motorie dell’allievo. In base ai presupposti sopra citati utilizzeremo un metodo misto realizzato attraverso: a) Metodo Deduttivo (assegnazione dei compiti): consiste nell’assegnare ai bambini, sia singolarmente che in piccoli gruppi, dei “compiti motori” che vengono eseguiti autonomamente una volta stabilite le modalità d’esecuzione. Questo metodo implica in termini deduttivi, le seguenti fasi: •

Una spiegazione di ciò che dovrà essere realizzato per ciascun compito motorio;



Una dimostrazione dell’attività da svolgere, compito per compito;



L’esecuzione da parte degli alunni in forma autonoma dei compiti assegnati.

La sua applicazione è riferibile esclusivamente all’organizzazione dell’attività (ad esempio percorsi e circuiti a stazioni) ma l’esecuzione avviene attraverso metodi di tipo induttivo sia che venga effettuata per piccoli gruppi che operano simultaneamente passando da una stazione all’altra (circuiti), sia individualmente in sequenza o a staffetta (percorsi). b) Metodo Induttivo (problem solving, scoperta guidata, libera esplorazione). E’ un metodo che assicura un certo stimolo sul collettivo favorendo l’interazione sociale, lo sviluppo della creatività e della fantasia; stimoli motivanti sul piano emotivo – cognitivo. Il quadro di sintesi relativo ai metodi induttivi in educazione motoria, potrebbe essere il seguente:

Programmazione dell’attività INS. METODO RISOLUZIONE PROBLEMI ALL.

INS. METODO SCOPERTA GUIDATA ALL.

INS. METODO LIBERA ESPLORAZION E

ALL.

L’insegnante determina gli obiettivi educativi e didattici. Le attività e la sequenza delle stesse. Non determina la quantità, la qualità, l’organizzazione delle attività Gli alunni non partecipano alla determinazione degli obiettivi ma vi possono apportare modifiche attraverso l’espletamento delle attività. Determinano l’organizzazione. Come per il metodo della risoluzione dei problemi. Determina, inoltre, taluni ambienti esecutivi entro i quali dovranno interagire gli alunni. Come per il metodo della risoluzione dei problemi. Non determinano l’organizzazione ma si lasciano guidare alla scoperta delle attività. L’insegnante determina solo gli obiettivi educativi, semmai segnala centri d’interesse da affrontare. Il resto è determinato dall’attività. In relazione alle motivazioni suscitate determinano gli obiettivi didattici, i contenuti ed i mezzi delle attività

Effettuazione attività

Verifica e valutazione

L’insegnante presenta il problema. Sollecita la ricerca delle soluzioni attraverso opportune domande. Non fornisce modelli esecutivi, non interrompe le attività

La verifica è predominante sulla valutazione. L’osservazione è ampia e apprezza tutte le risposte. Incoraggia e interagisce con gli alunni.

Gli alunni recepiscono il problema posto e ricercano le risposte al livello cognitivo e motorio. L’interazione verbale li aiuta ad interiorizzare le esperienze.

Gli alunni partecipano attivamente, autovalutandosi e sentendosi coinvolti emotivamente nell’attività.

L’insegnante presenta la situazione stimolo prescelta. Semplifica o modifica la medesima per rendere possibile la scoperta delle diverse esecuzioni. Induce all’auto correzione. Gli alunni partecipano attivamente, lasciandosi guidare. Le loro risposte sono determinate nell’indirizzare le scelte successive dell’insegnante

Come per il metodo della risoluzione dei problemi la verifica e la valutazione sono parte integrante del processo metodologico.

L’insegnante segue le attività che gli alunni effettuano, suggerendo momenti di riflessione e di attenzione su determinati aspetti che essi stessi hanno ritenuto significativi, utilizzandoli. Gli alunni eseguono le attività secondo proprie motivazioni, regolando la loro quantità e qualità.

La valutazione è prevalentemente di tipo descrittivo e complessivo. Difficilmente riesce a ripetere situazioni valutative coerenti nel tempo.

Come per il metodo della risoluzione dei problemi gli alunni partecipano attivamente autovalutandosi nel corso delle attività.

Si autovalutano magari seguendo elementi di giudizio suggeriti dall’insegnante.

Fonte: A. Pila Telena (modif.) in Sotgiu e Pellegrini

Le potenzialità di tali metodi sono: •

Sollecitare i bambini alla scoperta personale;



Ciascuno partecipa alle attività secondo le proprie possibilità;



Favorisce, attraverso la verbalizzazione, l’interiorizzazione delle esperienze vissute e la ricerca di soluzioni motorie;



Sviluppa la fantasia e la creatività (pensiero divergente).

I due metodi interagiscono tra loro, ma il secondo, basato su una dimensione creativa dell’allievo, può essere considerato una forma d’investimento nel medio periodo dato che inizialmente sembra rallentare i processi di automatizzazione; ma in seguito permette una migliore trasformazione ed un proficuo collegamento verso apprendimenti successivi. Questo metodo risulta essere il più adatto al gioco del calcio e infatti, attraverso una buona pratica di questa attività, l’allievo sarà coinvolto sul piano della creatività personale e della partecipazione attiva; egli avrà maggiori opportunità espressive e quindi una maggiore potenzialità all’adattamento. Gli approcci metodologici possono essere definiti anche come approccio sistematico (“accumulazione” di conoscenze e abilità, spesso avulse dal contesto reale) e approccio sistemico (approccio per problemi) (M. Marella 2004).

Programmazione didattica Dopo avere stabilito i caratteri generali del rapporto didattico occorre stabilire come programmare l’attività di insegnamento - apprendimento. Di solito ogni azione che sia diretta a un obiettivo preciso deve essere programmata. La programmazione didattica è un sistema di pianificazione delle attività, che vengono organizzate in funzione delle esigenze individuali degli allievi. Nessuna programmazione, una volta elaborata, deve rimanere fissa ed invariabile, ma deve adattarsi all’evoluzione degli allievi, alle differenze nei ritmi di sviluppo individuale, alle possibilità di apprendimento di ciascuno. La programmazione curriculare è strutturata su cinque punti: •

Analisi della situazione



Definizione degli obiettivi



Definizione dei contenuti



Definizione dei mezzi e metodi



Valutazione

1. L’insegnante deve prima di tutto conoscere i bisogni di ciascuno allievo. E per far questo è necessaria un’analisi della situazione iniziale, che determini il grado di sviluppo della motricità individuale, l’atteggiamento di collaborazione e di partecipazione al gruppo, le caratteristiche comportamentali e la capacità di apprendimento degli allievi. 2. Deve definire degli obiettivi. ( obiettivi educativi - obiettivi didattici generali - specifici) 3. Deve stabilire i contenuti didattici. Tali attività devono non solo tener conto del grado di sviluppo psicofisico degli allievi ma anche della maturità motoria raggiunta e degli interessi individuali. 4. Legata alla scelta dei contenuti è la definizione dei mezzi (le attività motorie proposte) e delle attrezzature didattiche da utilizzare e l’utilizzo dei metodi. 5. Infine c’è la valutazione (formativa durante tutto il processo di insegnamentoapprendimento e sommativa a conclusione di un ciclo di attività didattica) che si rivolge sia all’attività didattica dell’insegnante, sia agli obiettivi raggiunti dagli allievi, come il livello

di maturità motoria, il perfezionamento degli schemi e delle capacità motorie, il grado di sviluppo dell’apprendimento. Da una buona programmazione dell’educazione motoria deriva un’attività didattica ricca di stimoli affettivi e di partecipazione collettiva. La componente dominante nella disciplina sportiva del gioco del calcio è data dal coefficiente tecnico – coordinativo dove l’impegno mentale ne rappresenta i tratti dominanti. Il programma didattico avrà l’obiettivo di arricchire il repertorio corporeo degli schemi motori di base ed ampliare, il più possibile, la base cognitiva del bambino nel rispetto delle caratteristiche dello sviluppo individuale. Notevole spazio e importanza verrà dato all’area affettiva e sociale, poiché contribuiranno alla crescita globale della personalità del ragazzo. In conformità a quanto fin qui detto, al momento di operare didatticamente nasce il bisogno di distinguere tre “livelli” per meglio rispettare le necessità evolutive dei bambini. Un primo riferito ai bambini dai sei ai agli otto anni; un secondo comprendente gli allievi dagli otto ai dieci; un terzo dai dieci fino all’effettivo passaggio nell’età puberale. Essi, partendo da basi motorie diverse, arriveranno a traguardi motori diversi che sono il risultato di scelte e contenuti specifici all’interno di tre programmi indipendenti. Un particolare aspetto da tenere in considerazione è rappresentato dal fatto che anche all’interno dello stesso livello dobbiamo effettuare delle distinzioni rappresentate dalla differenza dell’età cronologica e dell’età biologica. Per età biologica intendiamo l’età determinata da significative caratteristiche biologiche come la crescita scheletrica, la maturazione sessuale primaria e secondaria, la massa corporea e altre; per età cronologica l’età determinata sulla base degli anni, mesi, giorni di vita (R. Manno, 1989).

Principi generali dello sviluppo Premessa La conoscenza della psicologia dell’età evolutiva è uno strumento indispensabile di programmazione per gli operatori sportivi. Essa studia lo sviluppo fisico, le capacità cognitive, il linguaggio, le competenze sociali, il ragionamento morale e in genere tutte le cose in cui i bambini devono crescere. Offre una descrizione orientativa dello sviluppo normale, delle tappe obbligate e di quelle variabili, delle differenze che si riscontrano da un individuo all’altro. In questo senso è sicuramente corretto programmare per fasce d’età, ma è altrettanto corretto capire quando un

bambino, pur avendo una certa età cronologica, non è ancora maturo per un certo tipo di lavoro. E’ importante che gli insegnanti siano degli ottimi osservatori del gruppo di bambini con i quali lavorano per non commettere l’errore di impostare gli obiettivi solo tenendo conto dell’età cronologica. L’atteggiamento nei confronti dei bambini è sempre stato infarcito di errati convincimenti e in particolare, i cardini su cui si basavano questi pregiudizi erano la valutazione del bambino come adulto in miniatura (teoria del “bambino nano”) e l’importanza esagerata attribuita al fattore ereditario. Queste concezioni, che in passato tanto hanno danneggiato la metodologia di allenamento dei giovani calciatori, sono inequivocabilmente state smontate. Il bambino è senza dubbio qualitativamente diverso dall’adulto, diverso in modo netto e per questa ragione è scorretto e soprattutto dannoso applicare al soggetto in età evoluta gli stessi parametri di giudizio utilizzati per gli adulti. Per quanto riguarda il secondo pregiudizio, che ritiene l’eredità l’elemento preponderante nell’ottica dello sviluppo, relegando in secondo piano l’influenza delle esperienze e dell’ambiente, la ricerca scientifica ha ormai dimostrato che maturazione e influssi ambientali sono fattori di crescita entrambi indispensabili. Di fatto l’ambiente modella, favorisce, indirizza, inibisce le potenzialità ereditarie di ciascun individuo. Nel soggetto in età evolutiva la motricità è di fatto una necessità biologica in quanto determina il miglioramento e lo sviluppo delle funzioni organiche e biologiche. Ma la motricità è anche alla base della vita di relazione in quanto dà la possibilità all’individuo di conoscere l’ambiente che lo circonda. Ogni età è caratterizzata da un tipo di motricità diversa e soprattutto individualizzata con grandi differenze da soggetto a soggetto. Solitamente il bambino si avvicina al mondo dello sport nel periodo della fanciullezza, periodo della vita umana compreso tra il sesto e il dodicesimo anno circa. E’ il periodo che fa da ponte tra l’infanzia e l’adolescenza; è una fase di transizione in cui la pace sembra regnare sovrana nel mondo istintuale del bambino. Poi, verso gli 11/12 anni gli istinti più vitali si rimettono in moto portando il fanciullo verso quella fase tumultuosa che prende il nome di crisi puberale e adolescenziale. In questi anni avvengono tantissime modificazioni, sia sul versante fisico che su quello psicologico, è una stagione in cui il bambino fa un grande salto maturativo che cercheremo qui di descrivere in modo sintetico in tutti i suoi aspetti e percorrendo le tappe delle categorie del mondo della scuola calcio.

Piccoli amici 6 - 8 anni Sviluppo fisico e motorio Verso i 6 anni e fino alla fine del settimo, il fanciullo ha una rapida crescita staturale: l’equilibrio staturo - ponderale si spezza, il fanciullo diventa longilineo, mostra una notevole magrezza fisiologica e assume, per la prima volta, una linea somatica molto simile a quella che avrà da adulto. Tale rapida crescita, però, comporta anche una notevole malleabilità dello scheletro, una transitoria insufficienza muscolare e un’insicurezza motoria e psicologica; lo schema corporeo non è ancora adeguato alla maggiore lunghezza degli arti che possono evolversi con ritmi diversi. Tutto ciò suggerisce che è altamente opportuno che l’educatore tenga il meno possibile gli allievi seduti, offra loro ampie possibilità di svolgere attività motorie e limiti assolutamente carichi sullo scheletro e in particolar modo, sulla colonna vertebrale. Questo squilibrio tenderà progressivamente a riequilibrarsi da lì al nono - decimo anno di età. Molto spesso gli istruttori della scuola calcio si accorgono che i bambini hanno difficoltà di utilizzo dei piedi, come se li usassero senza rendersi conto che fanno parte del loro corpo. Altre volte è il collo a non essere percepito dal bambino di 6 - 7 anni. Quando deve girarsi a destra non utilizza il collo per far ruotare la testa, ma le spalle. Questi sono due tra i più frequenti casi in cui è chiaro che il bambino non ha ancora proiettato dentro di sé tutte le parti del suo corpo e logicamente non può essere in grado di utilizzarle al meglio per i movimenti, in quanto per lui non esistono. Il miglioramento dello schema corporeo deve essere quindi un obiettivo fondamentale e primario. Lo sviluppo corporeo favorisce ed influenza tutti gli altri sviluppi e consegue che alla base di questo sviluppo il movimento recita un ruolo molto importante. E’ fondamentale favorire la capacità di utilizzo di quelli che sono gli schemi motori di base (saltare, correre, strisciare) e quelli posturali ( flettere, circondurre, elevare). Le caratteristiche che devono essere sviluppate sono l’agilità, la scioltezza e la rapidità. Altri aspetti, quali la precisione, la coordinazione, la funzionalità sono obiettivi che devono concretizzarsi più avanti nel tempo. A partire dai 5 - 6 anni assume particolare evidenza la dimensione cognitiva degli apprendimenti motori. Rispetto ai bambini di età precedente, quelli in età scolare sono più abili nel progettare un’azione in vista di uno scopo. Il movimento non serve al bambino soltanto per raggiungere degli obiettivi motori, ma anche per esplorare l’ambiente, per imparare, per esprimersi e per comunicare con gli altri.

Sviluppo cognitivo Secondo Piaget il bambino di 6 anni si trova ancora nella fase del pensiero preoperatorio; continua ad avere una percezione globale delle situazioni o degli oggetti e non è ancora in grado di cogliere le relazioni causali, temporali, spaziali esistenti tra i particolari percepiti. Soltanto verso la fine dei 7 anni il fanciullo giunge gradualmente ad una conoscenza di tipo obiettivo. La maturazione progressiva di alcuni strumenti intellettuali, come il concetto di tempo, spazio, causa, quantità, qualità, gli consente sempre più di analizzare un avvenimento o un oggetto in maniera obiettiva, osservando da punti di vista diversi ed estraendolo da diversi contesti. Diventa capace, anche se ancora parzialmente di fare delle classificazioni, delle numerazioni, ovvero di staccarsi dalle percezioni e di applicare principi astratti con cui ordinare e mettere in relazione obiettiva la realtà. La relazione per il fanciullo di 6 - 7 anni è ancora una giusta opposizione di singole parti ma non riesce ancora a fare delle vere e proprie sintesi di pensiero né a fare due cose contemporaneamente. Se gli si chiede di completare una storia, egli aggiunge altri episodi oppure ne allunga uno, ma non è in grado di concludere; se lo si invita a raccontare un film non riesce a fare un sunto essenziale della storia. In altri termini, per il fanciullo di 6 - 7 anni le cose hanno ancora soltanto un riferimento concreto e non le percepisce in modo relativo alla loro posizione o allo scorrere del tempo. Il bambino di 6 - 7 anni, secondo Piaget, è ancora egocentrico intendendo con questo temine un fenomeno intellettuale che induce il bambino a riferire tutto a sé stesso e a ritenere che le cose e le persone esistano solo in rapporto ai propri bisogni come se tutto il mondo gravitasse intorno a lui. Questo significa, per esempio, che nella comunicazione il fanciullo non ha alcuna preoccupazione di farsi capire dall’interlocutore; quando parla non pensa che questi possa non capirlo, né pensa di adattare il suo linguaggio per farsi capire meglio. Questi atteggiamenti egocentrici si manifestano anche nel gioco; il bambino vuole essere sempre al centro dell’attenzione e non è in grado di vivere un vissuto di gruppo e quindi la dimensione dello sport di squadra. Anche il modo di pensare del bambino di 6 anni è ancora caratterizzato da elementi tipici del pensiero preoperatorio: l’animismo per esempio, che consiste nel pensare che anche gli oggetti inanimati vivano, siano coscienti, parlino e agiscano intenzionalmente; il magismo, che consiste nel ritenere che parlare e pensare sia come agire sulle cose o sulle persone di cui si parla o si pensa; l’artificialisno, che consiste nel pensare che ogni oggetto sia stato fatto per uso umano; il feticismo, che consiste nel pensare che le cose siano costituite da entità staccate e indipendenti l’una dall’altra, legate più al bambino che fra loro.

Lo sviluppo affettivo - emotivo Durante il periodo della scuola elementare il fanciullo inizia a manifestare una vera e propria personalità. Egli comincia ad assumersi piccole responsabilità e ad assolvere compiti più impegnativi. Il mondo della scuola, quello del gioco, portano il bambino a dover stabilire rapporti con altre persone. La scuola di fatto è la prima situazione competitiva alla quale è costretto a far fronte, soprattutto se è figlio unico. Dall’esperienza scolastica arrivano le prime esperienze gratificanti e frustranti sulla sua autostima. L’operatore sportivo deve capire che in questo periodo il fanciullo inizia ad avere degli impegni scolastici che richiedono in lui uno sforzo di adattamento molto forte. Per questo l’esperienza che il fanciullo farà nella scuola calcio deve basarsi soprattutto sulla filosofia dell’imparare giocando, evitando soprattutto di far diventare anche l’esperienza del gioco sport un qualche cosa di stressante. Il giovane sportivo deve essere compreso prima che indirizzato. E’ importante che l’insegnante capisca quali sono i suoi desideri, le sue paure. Non ci si deve mai dimenticare che il bambino ha una grande necessità di sentirsi tenuto in considerazione, e in certi momenti la nascita di un fratellino, un’esclusione nello sport, l’ingresso in un mondo nuovo come quello della scuola, possono scatenare delle vere e proprie crisi abbandoniche. Dai 6 agli 11 anni si attraversa quella fase detta latenza; una fase in cui l’interesse e l’energia del bambino sono catalizzati dal bisogno di costruirsi una propria identità. L’identità, come centro di gravità psichica, è un elemento privilegiato della personalità che trova ampia valorizzazione nello sport giovanile. Lo sviluppo morale - sociale Secondo Kholberg il fanciullo passa da un grado di sviluppo morale di tipo pre - convenzionale (è giusto tutto ciò che voglio e che mi piace, l’unica cosa che mi interessa è evitare una punizione) ad un livello convenzionale di moralità: esistono regole precostituite, gli adulti sono depositari delle regole, devo avere l’approvazione degli altri. Fino a circa 6 anni i bambini affermano che non si devono dire le bugie perché altrimenti si viene puniti e quindi la regola è esterna, imposta dai genitori e dalle figure educative, da questo ne consegue che il bambino non dice le bugie non tanto perché lo ritiene immorale, ma per paura della punizione. Questo periodo è stato definito da Piaget fase della “Morale Eteronoma”. Dopo i sei anni, lentamente e non ancora del tutto, la norma viene lentamente interiorizzata: il fanciullo dice che non si devono dire le bugie perché è “male” o perché sono “brutte” anche se non si viene puniti.

Il gioco sport, che è di fatto un gioco regola, favorisce nel bambino lo sviluppo del concetto di rispetto delle regole e quello di lealtà portandolo probabilmente ad anticipare, rispetto ai fanciulli che non fanno sport, lo sviluppo e la maturazione della coscienza morale. Secondo Piaget, il vero gioco collaborativo si sviluppa solo dopo i 7 anni e le dimensioni del gruppo nel quale i bambini sono disposti a giocare aumentano con l’età. Intorno ai sei anni molti bambini giocano ancora in modo solitario ma dopo il settimo anno ricercano la possibilità di giocare con gli altri e quindi tendono a raggrupparsi spontaneamente. Il fanciullo lentamente e in modo costante supera l’egocentrismo infantile. Tra i 6 e i 9 anni prevalgono i gruppi senza molta formalità e quindi con poche regole e con frequenti cambiamenti dei membri. Fino a otto anni i gruppi possono essere anche formati da bambini di entrambi i sessi. Il gruppo rappresenta un aspetto importante per la socializzazione ed è inoltre indispensabile per l’assimilazione dei sistemi di valore e di norme della comunità a cui l’individuo appartiene.

6 - 8 anni Trasformazioni fisiche e psicologiche Pensiero egocentrico

Pensiero sociale

Pensiero pre - operatorio

Pensiero operatorio

Morale pre - convenzionale Morale convenzionale E’ necessario tener ben presente che i gruppi di bambini, in questa fascia di età, posseggono caratteristiche psicologicamente ibride e socialmente differenziate per sesso. Si consideri sempre che i più piccoli saranno scarsamente capaci di un vero e proprio rapporto di collaborazione, saranno mentalmente meno attenti e meno abili dal punto di vista psicomotorio; nel gioco tenderanno a svolgere attività essenzialmente solitarie mentre la tendenza a creare delle situazioni di gioco di tipo collaborativo e sociale sarà presente solo tra i più grandi. Il compito dell’educatore sarà quindi quello di promuovere e alimentare un’atmosfera sociale stimolante, offrendo situazioni di gioco adeguate, motivazioni alla collaborazione e costante sostegno. Tutto questo dovrà avvenire nel rispetto del singolo individuo e del suo grado di sviluppo.

Pulcini 8 - 10 anni Sviluppo fisico e motorio Verso gli 8 - 9 anni il bambino acquista peso ristabilendo così un equilibrio tra peso e statura. Ciò che inizia in questo periodo è quell’insieme di cambiamenti che di fatto porta alla pubertà. Lo sviluppo motorio si caratterizza soprattutto nello sviluppo delle capacità di conoscenza e miglioramento dell’utilizzo del proprio corpo come strumento per il movimento. Migliora sempre di più la strutturazione di quello che viene definito schema corporeo. L’atto motorio diviene più consapevolmente guidato dal cervello. Il movimento diviene la risposta all’integrazione e all’elaborazione di stimoli esterocettivi e propriocettivi. Il fanciullo acquisisce la capacità di interpretare questi stimoli che arrivano da dentro e fuori il suo corpo. Non è guidato dell’immediatezza delle percezioni e questo lo rende capace di elaborare e attuare un programma motorio. Si continueranno a sviluppare l’agilità, la scioltezza e la rapidità. Il problema maggiore sarà costituito dal rapido sviluppo motorio che creerà ai bambini non pochi disagi di coordinazione motoria e di controllo della forza fisica; mentre alcuni si troveranno psicologicamente in condizione di coordinare sempre meglio comportamenti motori di tipo più complesso, molti si troveranno fisicamente di fronte alla difficoltà di coordinare in maniera armoniosa le loro intenzioni. E’ importante che l’educatore non centri più tanto l’attenzione sulla capacità collaborativa del singolo, che del resto si fiderà delle regole dettategli, quanto sulla sua capacità di esecuzione in compiti motori richiesti, stando attento a non frustrare la sua ambizione di essere perfetto; si dovranno rinforzare molto le esecuzioni corrette e prestare poca attenzione agli errori sistematici, senza perdere la pazienza ed utilizzando poco modelli di altri bambini che potrebbero generare una forte competitività. Sviluppo cognitivo Piaget definisce il pensiero del bambino di 8 - 10 anni operatorio concreto. A questo livello si instaurano le categorie di causa, spazio, tempo, durata, simultaneità, successione, sostanza, ecc. Il fanciullo forgia quindi alcuni strumenti di pensiero, acquisisce le nozioni astratte fondamentali e si prepara a raggiungere il livello del pensiero ipotetico - deduttivo, proprio del preadolescente. Il pensieri da unidirezionale, cioè incapace di considerare contemporaneamente più aspetti di una situazione, diviene pluridirezionale. Da irreversibile diviene reversibile dando così la capacità al bambino di compiere seriazioni e classificazioni. In questa fase il bambino, divenuto fanciullo,

ottiene importanti risultati nell’ottica del miglioramento delle sue abilità cognitive. Le conquiste possono evidenziarsi in quattro punti: la conservazione (il bambino inizia a comprendere che una certa caratteristica di un oggetto viene mantenuta, conservata, anche se vi sono evidenti cambiamenti in altre sue caratteristiche); la seriazione la capacità di ordinare gli oggetti in scala secondo la grandezza, il peso, l’altezza ecc..); la classificazione (la capacità di raggruppare, in gruppi o classi, gli oggetti con caratteristiche comuni); le relazioni logiche (il bambino diviene capace di comprendere le relazioni logiche). La capacità di ricordare le informazioni migliora con l’età e con le conoscenze. Ricorre con maggior frequenza a delle strategie per facilitare l’immagazzinamento delle informazioni. L’attenzione diventa più flessibile e la capacità di concentrazione si fa più netta ed efficace; nelle situazioni in cui si sente motivato mette in luce una capacità di controllo molto forte. Lo sviluppo affettivo - emotivo Cresce sempre di più il desiderio di emergere e di avere la stima da parte di adulti e coetanei. Il bambino, in questa fascia di età, si può pertanto trovare in conflitto tra il bisogno di essere il migliore e la necessità di collaborare con gli altri. Anche in questo caso sarà compito dell’educatore quello di saper coinvolgere tutti, evitando di esaltare meriti e demeriti dei singoli. Il bambino continua a ricercare l’autonomia, l’adulto deve quindi agire con comportamenti idonei al momento evolutivo del soggetto stesso. Per quanto riguarda il controllo delle emozioni il fanciullo ormai riesce ad essere meno impulsivo e a controllare meglio le sue emozioni. Maturità emotiva vuol dire non solo la capacità di dominare gli impulsi e le emozioni ma soprattutto vuol dire che le reazioni emotive restano circoscritte a un determinato evento specifico e non disturbano altri campi dell’esistenza. Quindi la capacità di evitare di scaricare, in altri contesti, su persone o situazioni, le frustrazioni accumulate. La maturazione emotiva lo fa divenire capace di gestire, con maggiore adattamento alla realtà, le frustrazioni ed i vari problemi quotidiani. Di fronte alla frustrazione reagisce diversamente da prima, in un modo che si avvicina sempre di più a quello dell’adulto. Il fanciullo sente, rivendica, vuole essere una persona autonoma, anche se molto spesso non è in grado di esserlo. Egli impara a tenere per sé molte reazioni perché ha scoperto il suo Io, la sua parte più intima e privata, che vuole difendere dalle intrusioni degli altri.

Intorno agli 8 anni questa scoperta della sua interiorità è quella che lo porta a raccontare anche le bugie, quelle vere e costruite volutamente. Il senso della proprietà diventa più marcato ed inizia la passione per le collezioni: le figurine, le conchiglie, i sassi etc. Lo sviluppo morale - sociale Il fanciullo, probabilmente più sicuro di sé stesso, tende a non avere più come punto di riferimento unico gli adulti ma cerca nei coetanei il luogo dove poter dimostrarsi grande ed essere accettato come tale. Se inizialmente l’altro viene vissuto come un pericolo, lentamente diviene un alleato e questo anche perché il linguaggio diviene sempre più finalizzato alla ricerca di una comunicazione. Anche il gioco diviene sempre più socializzato: si passa dai gruppi senza molte formalità e con frequenti cambiamenti dei membri e generalmente costituiti da entrambi i sessi, a gruppi generalmente monosessuali. A 10 - 11 anni i gruppi sono nettamente separati e i maschi e le femmine hanno interessi completamente diversi. Verso i 9 - 10 anni la strutturazione dei gruppi si fa più marcata ed organizzata: le norme sono chiare e rigorose, nascono le bande strutturate ed organizzate con delle regole ferree, assolutamente impermeabili alla presenza dell’adulto. Il fanciullo si mostra sempre più indipendente dall’adulto e la banda diviene il suo contenitore preferito. All’interno dei gruppi intorno ai 9 - 10 anni si organizzano delle vere e proprie gerarchie. Anche nella squadra di calcio assistiamo a fenomeni di questo tipo. Il livello di sviluppo morale di tipo convenzionale introduce il concetto di dovere come obbedienza ad una legge o a una norma.

Esordienti 10/12 anni In questo lasso di tempo avviene il passaggio dalla fanciullezza alla pubertà e all’adolescenza. In questo salto verso un modo di esistere più vicino a quello degli adulti sono le ragazze a partire per prime e infatti il loro ingresso in pubertà avviene intorno ai 10 anni mentre per i maschi l’inizio pare identificarsi tra gli 11 e i 12 anni. L’adolescenza è sicuramente il periodo più difficile nella storia evolutiva del giovane sportivo. Il suo bisogno irrefrenabile, impaziente, di divenire adulto deve fare

i conti con dei tempi di maturazione spesso lunghi che angosciano il giovane soprattutto quando deve confrontarsi con coetanei a sviluppo precoce. Dagli 11 anni fino alla maturità, il giovane atleta è una persona ricca di conflittualità e contraddizioni che emergono in modo a volte drammatico nell’esperienza sportiva. Sviluppo fisico e motorio Durante la fanciullezza vi è un marcato equilibrio nel rapporto peso - altezza che tende invece a modificarsi durante la pubertà. Se inizialmente il rapporto può avvantaggiare l’aspetto ponderale, intorno ai 12/14 anni è l’aumento dell’altezza a segnare il cambiamento dell’immagine corporea del soggetto. Questo cambiamento determina delle disarmonie: spesso i segmenti corporei non si allungano contemporaneamente, la muscolatura è inadeguata all’allungamento, il soggetto appare goffo e sgraziato. Tutto questo genera anche un vissuto psicologico ricco di conflittualità. I cambiamenti fisici e in altezza non sono spesso omogenei e armonici. Sovente a un accrescimento repentino possono corrispondere delle cadute di rendimento soprattutto sul versante coordinazione spazio - tempo. L’ingresso nella pre-adolescenza prevede l’innesco della tempesta ormonale che caratterizzerà il periodo adolescenziale. Un elemento da considerare con attenzione è legato alla diversità soggettiva dei ritmi di accrescimento. La precocità e la tardività dello sviluppo possono generare dei problemi e allora è importante rassicurare il ragazzo facendogli capire che ognuno ha i suoi tempi di maturazione. Lo sviluppo cognitivo Il pensiero concreto secondo Piaget intorno agli 11 anni viene sostituito da un più strutturato pensiero logico formale che gli permette di ragionare anche in funzione di ciò che non è percettivamente presente: la reversibilità del pensiero si fa anch’essa più marcata. I cambiamenti a livello intellettivo, intorno agli 11 anni, sono qualitativamente e quantitativamente importanti. Fornire istruzioni al ragazzo di questa età è molto più semplice perché c’è meno bisogno di esemplificazioni visive; l’istruzione verbale è utilizzata più facilmente perché il bambino, distaccandosi dal concreto, è capace di immaginare e ripetere ciò che gli viene suggerito. In questo modo, con la sua capacità di immaginare e di ipotizzare delle soluzioni ai problemi che gli vengono proposti, egli sviluppa la creatività trovando soluzioni di gioco varie ed articolate; non essendo più vincolato a regole precostituite, è capace di crearle e di saperle applicare al variare delle situazioni di gioco.

Nell’ottica sportiva le trasformazioni cognitive di quest’età forniscono quindi enormi vantaggi per quanto riguarda l’apprendimento della disciplina sportiva praticata. Egli sarà in grado di cominciare ad apprendere alcuni elementi di tattica di gioco, sarà più capace di valutare in anticipo gli effetti dei suoi comportamenti motori. Il giovane infatti diviene capace di ritardare la sua risposta motoria (es. il passaggio) dopo aver ipotizzato la soluzione ottimale. Questo cambiamento è di fondamentale importanza perché determina la possibilità di una scelta ragionata della soluzione tattica. Tutto questo non avveniva nell’età precedente dove il gesto motorio era più istintivo ed immediato. Non bisogna comunque dimenticare che l’età cronologica non deve spingere il tecnico a pensare che tutti abbiano raggiunto certi traguardi a livello intellettivo. Lo sviluppo affettivo - emotivo L’individualità dello sviluppo, la precocità o la tardività, generano situazioni di disagio che condizionano emotivamente ogni aspetto dell’esistenza del soggetto in età evolutiva. Il disagio e l’ansia dell’adolescente sono le conseguenze del periodo evolutivo in corso, delle modificazioni psichiche e fisiche che accompagnano il suo viaggio verso la maturità. Egli non riesce a definire, comprendere, strutturare la sua identità che spesso risulta contraddittoria, fatta di passato (la sicurezza del vissuto infantile) e di futuro (l’ideale di adulto) ma senza un presente autentico e rassicurante. La percezione di sé si dissolve e deve essere ricostruita pena un senso di non riconoscimento di sè, quindi un vissuto di estraneità che genera in uno stato di ansia per un’identità che stenta a definirsi. Certamente lavorare con gli adolescenti non è un’impresa di poco conto in quanto le contraddizioni, gli alti e bassi, gli sbalzi di umore ed i cali di motivazione sono all’ordine del giorno. Sul versante affettivo il giovane tende a ricercare la sicurezza della propria identità. I bisogni di autonomia lo portano ad avere un rapporto di odio e amore con l’adulto. Egli tende ad attaccare le figure adulte ma nello stesso tempo a copiarle ed emularle tanto da far propri i comportamenti e i pensieri di altre persone o gruppi attraverso l’identificazione. Lentamente diviene capace di vivere emotivamente come sue le esperienze altrui. La paura di non valere, un’autostima fragile, lo spingono a vivere l’esperienza calcistica come un modo di definire il proprio valore in assoluto. Lo sviluppo morale - sociale Dal punto di vista psicosociale, i gruppi tendono ad allargarsi e ad assumere connotazioni di tipo eterosessuale. Il ragazzo sente il bisogno di essere apprezzato, integrato ed identificato come membro del gruppo. Questo favorisce la motivazione in quanto il partecipare all’esperienza sportiva lo appaga anche sul versante affettivo. Nell’esperienza calcistica i compagni di squadra, se non

esiste troppa rivalità, gli fanno nascere il desiderio della progettualità di gruppo, dello spirito cooperativo. Ricavarsi un proprio spazio all’interno del gruppo, essere amato e popolare tra i compagni, lo gratifica e lo fa sentire importante. Se però il gruppo calcistico è troppo ricco di invidie e rivalità egli può sentire la necessità di appartenere ad un gruppo più rassicurante, quello che viene definito il gruppo dei pari. Il gruppo dei pari è un gruppo esterno all’esperienza calcistica, composto da coetanei, dove si sente accettato e dove si confronta con persone che vivono i suoi stessi problemi. Il tecnico deve essere capace di stabilire con il ragazzo un rapporto in cui vi sia fermezza e autorevolezza ma non autoritarismo. Il tecnico capace deve soprattutto scoprire quali sono le motivazioni personali che possono essere gratificate attraverso l’esperienza sportiva. E’ importante il dialogo ed è indubbio che più il tecnico saprà comunicare con i suoi ragazzi, facendoli sentire responsabili, e più l’esperienza calcistica diverrà un’esperienza formativa di tutti gli ambiti della personalità. Le abilità sociali sono ormai consolidate ma è possibile che nel gruppo, tra i ragazzi più grandi, ci sia qualche “furbetto” che cerchi di imbrogliare per vincere. La trasgressione è un atteggiamento naturale ma, se il ragazzo ha veramente assorbito i valori dello sport, del rispetto del proprio avversario, se ha compreso il concetto di regola e di contesto sociale, sentirà meno il bisogno di trasgredire e più il bisogno di assumere un comportamento leale, in campo come nella vita; il tecnico dovrà sempre disapprovare il comportamento antisportivo

anteponendo sempre la

correttezza al risultato. Lo sviluppo morale procede con le proprie conquiste ponendo le basi per il passaggio, secondo il modello di Kholberg, dal livello convenzionale a quello post - convenzionale: il ragazzo con il tempo comprenderà che le regole sono convenzioni sociali, che esistono dei principi morali e che la giustizia e l’uguaglianza sono dei principi superiori.

Obiettivi curriculari dei Piccoli Amici (bambini nati nel 1999–2000-01) L’attività didattica svolta in questa fascia d’età è orientata a sviluppare le varie modalità di movimento utilizzando uno strumento affascinante e magico come il pallone; in questa età i bambini mostrano interessi molteplici e la loro fantasia viene catturata da questo attrezzo meraviglioso, attraverso il quale i “Piccoli Amici” inizieranno a conoscere e a esplorare l’ambiente circostante. Questo processo di socializzazione, che va di pari passo con la scolarizzazione, favorisce il miglioramento della conoscenza dell’altro, permanendo, comunque, una spiccata spinta

egocentrica che alla fine del biennio andrà lentamente attenuandosi a favore di una maggiore apertura al dialogo, all’accettazione dell’altro e alla collaborazione reciproca. L’obiettivo primario per questa categoria è rappresentato dalla conoscenza del proprio corpo (esplorazione motoria) che si realizzerà tramite lo sviluppo delle capacità senso percettive, degli schemi motori di base e degli schemi posturali. Attraverso la funzionalità degli organi di senso il piccolo interagisce con l’ambiente che lo circonda e il proprio corpo. Con gli esterocettori si captano le informazioni di tipo uditivo, tattile e visivo mentre i propriocettori ci informano sulla posizione e sullo stato del corpo e dei singoli distretti muscolari. Tutte le informazioni vengono inviate al sistema nervoso centrale che le elabora per progettare un movimento di risposta; durante l’esecuzione, tali informazioni continuano ad arrivare permettendo un adeguamento

del movimento che sarà

sempre più perfezionato. Le attività proposte,

caratterizzate dal gioco, sono infatti correlate alle esigenze peculiari e caratteristiche dell’età. Un contributo importante è richiesto ai genitori che avranno un ruolo attivo (primo anno) anche all’interno dello spogliatoio. Per questa fascia d’età l’evoluzione didattica partirà da partitine 2 > 2 per terminare alla fine del biennio con il 5 > 5. Nella seconda parte dell’anno verranno organizzate attività che si effettueranno anche in strutture esterne alla nostra; tali incontri vedranno protagonisti alternativamente tutti bambini. L’apprendimento è finalizzato a:

Obiettivi generali • • • • • •

Percezione e conoscenza del proprio corpo Capacità senso percettive Coordinazione dinamica generale Strutturazione degli schemi motori di base Sviluppo delle capacità coordinative Sviluppo della lateralità

Obiettivi formativi • • •



Socializzazione Accettazione di sé Sicurezza di sé Rispetto delle regole

Obiettivi specifici Tecnici • • • •

• •

Io e la palla Conduzione della palla Colpire la palla (per tirare) Colpire la palla (per passare ultimo trimestre 2° anno) Ricezione della palla Dominio della palla

Tattico – Cognitivi • •

Utilizzo e gestione dello spazio Capacità di superare l’avversario in situazioni di gioco semplificate (difendente su una linea, dentro una zona etc…)

• •

Capacità di intercettare un avversario Concetto di vicino – lontano

• •

Concetto di stretto - largo Situazioni 1>1 (doganiere), 2>1



Partitine 1>1, 2>2, 3>3 (primo anno), 4>4, 5>5 (secondo anno ultimi mesi)

Fisico – Motori • •

Schemi motori di base (correre, saltare, spostarsi, rotolare, strisciare, lanciare, afferrare) Sviluppo della motricità generale Coordinazione oculo – podalica

• •

Coordinazione oculo - manuale Sollecitazione della rapidità (reazione stimoli visivi – acustici)



Contenuti: •

Percorsi motori



Esercitazioni di sensibilizzazione con la palla



Giochi di altre discipline (palla rilanciata)



Doganiere 1>1 (difensore su una riga, dentro una zona, libero)



Partitine con accentuata superiorità numerica



Quattro cantoni



Gioco golf - bocce



Conduzioni in varie forme (figure geometriche, numeri, porticine colorate, gioco del semaforo)



Codifica ed elaborazione di segnali visivi, acustici



Giochi per il lanciare (palla avvelenata, il video - games)



Scalpo



Giochi di squadra (acchiappa il tesoro)



Giochi per il colpire la palla (la sfida goal)



Giochi di territorio (la grande battaglia)



Giochi di linea (differenziazione)



Partitine mini basket



Guastafeste



Giochi popolari

STADI SVILUPPO INTELLETTUALE (PIAGET)

NASCITA - 2 ANNI

PERIODO SENSOMOTORIO

ESPLORA E INVENTA NUOVE RISPOSTE

2 ANNI - FINO 4-5

STADIO PREOPERAZIONALE

EGOCENTRISMO

6-7 ANNI -

9- 10

CONCETTO LARGHEZZA

STADIO OPERAZIONI CONCRETE

STADIO OPERAZIONI FORMALI

CONCETTO NUMERO EGOCENTRICO FINO AD ARRIVARE A CONSIDERARE GLI ALTRI

INTORNO AI 12 ANNI CAPACITA’ DI ASTRAZIONE

Obiettivi curriculari dei Pulcini (nati nel 1996 – 97 – 98) Tali obiettivi sono a loro volta suddivisi in obiettivi didattici generali e obiettivi didattici specifici. Obiettivi

didattici

generali:

dovranno

rispondere

pienamente

ai

presupposti

espressi

precedentemente in riferimento al profilo psico – motorio e comportamentale dei ragazzi; per quanto riguarda l’area mentale gli obiettivi generali si svilupperanno con soluzioni sintetiche del compito motorio, organizzazione e controllo psico – senso – motorio (attenzione interna), organizzazione spazio – temporale vissuta (non mentale), discriminazione ed accomodamento percettivo. Le caratteristiche presenti nel bambino in questa fascia d’età (coordinazione grezza, comprensione del compito) comportano la strutturazione di regole didattiche semplici per una facile assimilazione. Le esperienze saranno multilaterali per andare a sviluppare un maggiore controllo psico – motorio. Il passaggio dall’egocentrismo al sociocentrismo è determinato dall’iniziale fase del processo di decentramento (verso gli otto anni). In questa fascia d’età sboccia la socialità, (accentuata nei bambini di 8 anni), l’emulazione per un capo che, quasi sempre, è rappresentato dalla figura dell’istruttore. Altri obiettivi sono il controllo dell’emotività, dell’impulsività e la capacità di relazionarsi con i compagni (collaborare). Questi ultimi aspetti sono importanti perché intorno ai sette – otto anni, il bambino inizia a compiere i primi passi in un sistema che lo condurrà verso azioni motorie guidate da operazioni mentali di tipo concreto (eseguono dopo aver pensato). Dal punto di vista motorio invece entrano nella fase della motricità sportiva caratterizzata da progressi rapidi della capacità di apprendimento con aumento della concentrazione nell’esecuzione del movimento. In questo particolare momento il giovane potenzia la sua capacità di differenziare gli aspetti più specifici del compito motorio da svolgere. Evidente è anche l’incremento del grado di rapidità di esecuzione del movimento. Riportando tali indicazioni sul piano didattico, gli obiettivi tenderanno a favorire la capacità di decentramento attraverso esercitazioni mirate sia al controllo, sia all’organizzazione del proprio corpo in uno spazio in continua evoluzione (densità, dimensioni, ecc….).

Gli Obiettivi didattici specifici consentono di migliorare le capacità motorie. In questo ambito avviene il passaggio dagli stadi di formazione e arricchimento dinamico degli schemi motori di base (correre, calciare, afferrare, colpire, saltare, rotolare, ecc…), presenti naturalmente nelle varie forme espressive della gestualità individuale, alle prime forme d’esecuzione e successivamente di padronanza di eventi e di gestualità specifiche. Le condotte motorie rappresentano il transfert di collegamento fra la motricità generale e quella acquisita finalizzata a condotte motorie più identificabili nei gesti sportivi propriamente detti:

MOTRICITA’ NATURALE

SCHEMI MOTORI

SCHEMI POSTURALI

CAPACITA’ SENSOPERCETTIVE

MOTRICITA’ ACQUISITA

A P P R E N D I M E N T O

CONDOTTE PRIMARIE

CAPACITA’ COORDINATIVE

CAPACITA’ CONDIZIONALI ABILITA’

TECNICHE

CONDOTTE SECONDARIE

CAPACITA’ COGNITIVE

TATTICHE

SITUAZIONE SPECIFICA DEL GIOCO CALCIO VARIAZIONI DELL’AMBIENTE DIDATTICO

COMPLESSO DELLE SITUAZIONI SPECIFICHE DEL GIOCO CALCIO

In riferimento agli obiettivi didattici specifici, le condotte motorie proposte sono: il correre, il colpire, il ricevere, lo spostarsi. Tuttavia l’apprendimento di tali condotte è favorito se si seguiranno criteri di gradualità didattica adatti alle peculiarità psico – motorie presenti nel bambino alle diverse età. Riportando tali indicazioni sul piano applicativo, le condotte motorie per una fascia d’età 8 – 10 anni, verranno così strutturate: Correre: bisognerà costruire progressivamente un rapporto palla – bambino sempre più efficace e sicuro che gli permetterà di eseguire spostamenti nella ricerca dello spazio o nel raggiungimento di un obiettivo di tipo direzionale, inizialmente senza il superamento di avversari (facilitato).

Successivamente, conquistando lo spazio in relazione ad un avversario posto frontalmente, (prima su una linea poi a difesa di una zona), l’azione sarà condizionata al solo tocco della palla (difensore) sempre in una situazione di superiorità numerica degli attaccanti rispetto ai difensori (3 cc 1, 2 cc 1, 4 cc 2). Colpire: il passaggio sarà diretto, frontale e diagonale con palla radente, con palla ferma e in movimento. Da considerare, che il raggiungimento del passaggio diagonale è da mettere in relazione con la programmazione tecnica relativa all’intero periodo preso in considerazione. Ricevere: ricezione frontale e diagonale con palla radente in forma globale, col fine di creare una sensibilità neuro – motoria specifica assente nel precedente periodo di frequenza calcistica (piccoli amici). Il ricevere assumerà un ruolo importante in seguito quando gli allievi, migliorando nelle capacità di collaborazione (inizio fase di decentramento), cominceranno a colpire la palla per passarla; il saper ricevere sarà necessario per effettuare l’azione tecnica successiva. Spostarsi: occupare lo spazio coscientemente in relazione allo spostamento della palla, dei compagni e del sistema di gioco della squadra; riconoscersi in una situazione di gioco d’attacco o di difesa. Non ostacolare il proprio compagno in possesso di palla; ostacolare il portatore di palla avversario in un contesto difensivo di squadra; proporsi per ricevere la palla (fase di smarcamento). Le finalità tecniche e tattiche di questo periodo sono quelle di creare degli aggiustamenti globali che rappresentano i prerequisiti su cui si baseranno gli apprendimenti futuri. Il programma prevede delle esercitazioni che si svilupperanno in un ambiente didattico in cui l’intervento diretto dell’insegnante è minimo.

L’apprendimento è finalizzato a:

Obiettivi generali • • •



Miglioramento delle capacità senso percettive Strutturazione e consolidamento degli schemi motori di base (correre, saltare, spostarsi, rotolare, strisciare, lanciare, afferrare) Consolidamento delle capacità coordinative Sviluppo delle capacità condizionali

Obiettivi formativi • • • •

• • • • •

Socializzazione Spirito di appartenenza al gruppo Collaborazione Sicurezza di sé Rispetto delle regole Rispetto degli altri Rispetto dell’avversario Coraggio e determinazione Accettazione della sconfitta

Obiettivi specifici Tecnici •

Finta e dribbling Conduzione della palla

• • • • • • • • • •

Palleggio Tiro (mira) Trasmissione Ricezione della palla Colpo di testa Fallo laterale Contrasto Copertura della palla Tecnica del portiere Palle inattive



Tattico – Cognitivi • •

Decentramento - ampiezza Capacità di superare l’avversario in situazioni di gioco



Capacità di intercettare – marcare un avversario



Temporeggiamento



Raddoppio di marcatura (aiuto difensivo)



Copertura



Zona attiva – zona passiva

• •

Presa di posizione Ricerca e creazione di superiorità numerica



Smarcamento



Appoggio – sostegno



Gioco a muro



Dai e vai



Dai e segui

• •

Dai e cambia Definizione dei concetti di difesa, centrocampo e attacco

• •

Miglioramento del comportamento di gioco: compiti tattici individuali e collettivi Situazioni di gioco: 1>1, 2>1, 2>2, 3>1, 3>2, 3>3, 4>2



Partite superiorità - inferiorità numerica



Partite gara: 5>5, 7>7, 9>9



Sistemi di gioco nel 5>5 (2 – 2; 1 – 2 – 1 rombo con rotazione)



Sistemi di gioco nel 6>6 (3 – 2; 2 – 3; 2 – 2 – 1) e 7>7 (3 – 2 – 1; 2 – 3 – 1)



Sistemi di gioco nel 9>9 (3 – 3 – 2; 3 – 4 – 1; 2 – 4 – 2 )

Fisico – Motori • •

Miglioramento coordinativo Sviluppo delle capacità condizionali



Resistenza



Forza veloce



Rapidità (reazione semplice e composta)



Mobilità articolare

Contenuti: •

Palleggio



Conduzioni della palla in varie modalità con difficoltà crescenti (aumento della velocità – presenza di un avversario)



Staffette



Esercitazioni per la trasmissione della palla (variazione della traiettoria)



Esercitazioni per il tiro in porta (palla ferma e in movimento, bersaglio fisso – mobile)



Esercitazioni per la ricezione della palla (variazione della traiettoria), combinazione con un altro gesto tecnico es. tiro



Esercitazioni per il colpo di testa (prima da fermo poi in movimento)



Situazioni di palle inattive



1>1



Giochi a tema



Giochi con Jolly



Giochi con zone franche



Situazioni di gioco: 1>1, 2>1, 2>2, 3>1, 3>2, 3>3, 4>2



Partite con 4 – 6 porte



Partita Tris (squadre composte da tre colori)



Partite in spazi ristretti



Partite superiorità - inferiorità numerica



Partite con sponde o corridoi laterali



Partite gara: 5>5, 6>6, 7>7, 9>9

Obiettivi curriculari degli Esordienti Questo è il periodo in cui i ragazzi pensano in termini astratti (10 – 12 anni Piaget: stadio delle operazioni formali), trovano soluzioni facendo ricorso a mezzi logici, considerano più aspetti di un problema e valutano le conseguenze di un’azione. Nella categoria “Esordienti” si noterà un miglioramento della soglia di attenzione, della capacità di osservazione e percezione. In questa fase prosegue e si affina la motricità sportiva ed i giovani entrano in quello che è universalmente riconosciuto il “periodo d’oro” (fase sensibile) dell’apprendimento. E’ quindi l’età d’oro per lo sviluppo di capacità importantissime quali la frequenza e la rapidità di esecuzione. Un sensibile aumento delle prestazioni è osservabile anche per le capacità di controllo e combinazione dei movimenti (arresto della palla e tiro, tiro in corsa etc..) e per l’intelligenza motoria che comporta un miglioramento nella rapidità di ricerca di soluzioni in situazioni che cambiano continuamente (tipiche nel calcio e di altri giochi sportivi). In questo periodo il consolidamento delle capacità coordinative, sempre attraverso un allenamento multilaterale, è quanto mai una “conditio sine qua non”, unito all’approfondimento della tecnica specifica della disciplina. I ragazzi inoltre inizieranno a sviluppare le capacità condizionali sempre con un’attenta metodica che rispetti le caratteristiche fisiologiche di questa fascia d’età. Si svilupperà la mobilità articolare, la rapidità – velocità anche con lavori per qualificare la componente neuromuscolare utilizzando over, ostacoli bassi e sprint di breve durata sempre reagendo a stimoli vari e diversi (uditivi e visivi); la resistenza aerobica dovrà essere allenata per mezzo di lavori continui o intermittenti prevalentemente con la palla (giochi partite variando a seconda dell’obiettivo spazi e numero dei giocatori). Nel secondo anno di questa categoria si porrà attenzione allo sviluppo della forza (rapida) con esercitazioni a carico naturale (balzi, skip, andature, appoggi). E’ l’età in cui si possono introdurre anche nell’addestramento esercitazioni con regole effettive, forme più complesse di acrobatica ed esercizi per lo sviluppo dell’equilibrio. Si intensificheranno le esercitazioni orientate alla formazione tattica individuale e collettiva, in maniera semplice e non rigidamente controllate, questo per meglio facilitare l’esecuzione tecnica e il divertimento.

L’apprendimento è finalizzato a:

Obiettivi generali •

Perfezionamento e riadattamento (mutate proporzioni corporee) degli schemi motori di base

• •

(correre, saltare, spostarsi, rotolare, strisciare, lanciare, afferrare) Perfezionamento delle capacità coordinative Sviluppo delle capacità condizionali Perfezionamento delle capacità senso percettive



Stabilizzazione delle abilità tecniche



Obiettivi formativi • • • • • • • •

Cooperazione Autocontrollo Capacità di iniziativa Responsabilità Rispetto delle regole Rispetto degli altri Rispetto dell’avversario Coraggio e determinazione



Spirito di appartenenza al gruppo Accettazione della sconfitta Fair Play Solidarietà

• • •

Obiettivi specifici Tecnici • •

Conduzione della palla in presenza di un avversario Finta e dribbling in regime di pressione

• •

Palleggio (combinazioni aumentando sempre il coefficiente di difficoltà) Miglioramento del tiro in porta con palla in movimento

• • •

Trasmissione verso più direzioni, ricerca del passaggio smarcante Ricezione della palla in regime di pressione (orientata) Sviluppo del colpo di testa Fallo laterale in situazione di gioco Contrasto – tackle Copertura della palla Tecnica del portiere Palle inattive



Colpire al volo e in acrobazia



Miglioramento del piede debole



Anticipo

• • • • •

Tattico – Cognitivi • •

Risoluzione di problemi individuali e collettivi Capacità di utilizzare l’abilità tecnica in situazione



Acquisizione di principi di tattica individuale e collettiva



Capacità di superare l’avversario in situazioni di gioco

• •

Principi tattici fondamentali della fase di possesso e non possesso Consolidamento del concetto di aiuto difensivo

• • • • • •

Consolidamento del concetto di copertura Capacità di marcare un avversario a uomo e a zona Consolidamento del concetto di zona attiva – zona passiva Studio di situazioni di palla inattiva Movimento senza palla Situazioni di gioco: 1>1, 2>1, 2>2, 3>2, 3>3, 4>3



Conoscenza dei compiti individuali e collettivi nell’ 11>11 e nel 7>7



Conoscenza e comprensione della regola del fuorigioco



Sistemi di gioco nel 7>7 (3 – 2 – 1; 2 – 3 – 1)



Sistemi di gioco nel 11>11 (4 – 4 – 2; 4 – 3 – 3)

Fisico – Motori • •

Consolidamento e riadattamento coordinativo Sviluppo delle capacità condizionali:



Incremento della capacità aerobica



Incremento delle capacità neuro muscolari



Incremento della rapidità



Consolidamento della mobilità articolare



Conoscenza delle modalità di allungamento muscolare

Contenuti: •

Palleggio con difficoltà sempre crescenti (anche a coppia)



Conduzioni della palla in regime di rapidità e presenza dell’avversario



Esercitazioni per la trasmissione della palla in regime di pressione



Esercitazioni per il tiro in porta con palla in movimento e in presenza dell’avversario



Esercitazioni per la ricezione orientata della palla (presenza dell’avversario)



Esercitazioni per il colpo di testa



Attività tecnica a coppie



Esercitazioni per la ricerca del gesto tecnico in acrobazia



Calcio tennis



Torello



1>1 (conoscenza dei diversi tipi di finta)



Situazioni di gioco: 2>1, 2>2, 3>2, 3>3, 4>3, 4>4



Partite con Jolly



Situazioni per schemi di attacco



Esercitazioni per la ricerca del pressing



Esercitazioni per l’anticipo (difensore semi – attivo, attivo)



Partite in spazi ristretti e con tocchi limitati



Partite superiorità - inferiorità numerica



Partite con sponde o corridoi laterali



Situazioni di palle inattive



Situazioni da fallo laterale



Situazioni per la conoscenza e l’utilizzo della regola del fuorigioco



Staffette con e senza palla



Partite gara: 7>7, 11>11



Partite 7>0, 11>0

Pianificazione annuale dell’allenamento Anche nel calcio, così come avviene per tutte le attività sportive, il programma d’insegnamento o d’allenamento si basa e viene sviluppato in considerazione di specifiche proprie del tipo o classe di sport, del periodo evolutivo e tecnico degli allievi, degli obiettivi da raggiungere in relazione alla fase d’apprendimento all’interno di una pianificazione (annuale, mensile, settimanale), dei riscontri ottenuti dalle varie procedure di valutazione attuate all’interno del ciclo periodico.

Se prendiamo come riferimento l’anno sportivo, che normalmente segue l’andamento scolastico da ottobre a giugno, gli obiettivi generali del programma didattico devono seguire criteri di temporalità in relazione alle modificazioni dovute all’apprendimento. Nei primi mesi dell’anno, gran parte del tempo disponibile dovrà essere utilizzato per migliorare i presupposti più generali della prestazione, cioè le capacità senso – percettive e di coordinazione dinamica generale e il ripristino della funzionalità organica e muscolare. I mesi centrali dell’anno dovranno essere la base fondamentale per la strutturazione e lo sviluppo delle abilità tecnico – tattiche in regime di apprendimento facilitato e progressivamente in situazioni più complesse. Infine, sempre con gradualità, prenderà evidentemente più consistenza e specificità l’aspetto legato al gioco, ai principi di tattica generale, alle gare di formazione e di competizioni ufficiali. Prendendo spunto da affermazioni fatte da autorevoli esperti nel campo della metodologia dell’allenamento sportivo, “i mezzi più efficaci di allenamento possono garantire un effetto positivo solo quando sono armonizzati in modo opportuno con gli altri mezzi di allenamento e sono distribuiti razionalmente nel tempo” (Verchosanskiy, 1987). Il lavoro che seguirà, è un’idea, che mira ad agevolare il compito degli insegnanti della scuola calcio nel calcolo delle percentuali del carico dei tre parametri: tecnico, tattico, fisico.

LA % DEL CARICO DI LAVORO CATEGORIA

PARAMETRO TECNICO

PARAMETRO TATTICO

PARAMETRO FISICO

PICCOLI AMICI

55

35

10

PULCINI

50

40

10

ESORDIENTI

45

40

15

LE PERCENTUALI DEI PARAMETRI 60 50 40 30 20 10 0

PICCOLI AMICI PULCINI ESORDIENTI

PERCENTUALI PARAMETRI GRUPPO PICCOLI AMICI

PERCENTUALI PARAMETRI GRUPPO PULCINI

FISICO 10%

FISICO 10% TATTICO 35%

TECNICO 55%

TATTICO 40%

PERCENTUALI PARAMETRI GRUPPO ESORDIENTI

FISICO 15% TECNICO 45% TATTICO 40%

TECNICO 50%

PROGRAMMAZIONE CATEGORIA

PICCOLI AMICI

PULCINI

ESORDIENTI

MINUTI A DISPOSIZIONE IN UN MESE LAVORANDO CON CIRCUITO A STAZIONI

MINUTI A DISPOSIZION E SECONDO LA % DEL PARAMETRO TECNICO

MINUTI A DISPOSIZION E SECONDO LA % DEL PARAMETRO TATTICO

MINUTI A DISPOSIZION E SECONDO LA % DEL PARAMETRO FISICO

NUMERO DELLE STAZIONI IN RIFERIMENT O AD OGNI PARAMETRO

60 MINUTI PER 2 SEDUTE PER 4 SETTIMANE TOT. 480 MIN.

55% DI 480 MINUTI = 264 MINUTI

35% DI 480 MINUTI = 168 MINUTI

10% DI 480 MINUTI = 48 MINUTI

TECNICO17.6 TATTICO 11.2 FISICO 3.2

60 MINUTI PER 2 SEDUTE PER 4 SETTIMANE TOT. 480 MIN.

50% DI 480 MINUTI = 240 MINUTI

40% DI 480 MINUTI = 192 MINUTI

10% DI 480 MINUTI = 48 MINUTI

TECNICO16 TATTICO 12.8 FISICO 3.2

60 MINUTI PER 3 SEDUTE PER 4 SETTIMANE TOT. 720 MIN.

45% DI 720 MINUTI = 324 MINUTI

40% DI 720 MINUTI = 288 MINUTI

15% DI 720 MINUTI = 108 MINUTI

TECNICO21.6 TATTICO 19.2 FISICO 7.2

GRUPPO PICCOLI AMICI G 1°STAZIONE 2°STAZIONE 3°STAZIONE 4°STAZIONE

1° TECNICO

TECNICO

TATTICO

TATTICO

2° TECNICO

TECNICO

TATTICO

FISICO

3° TECNICO

TECNICO

TATTICO

TATTICO

4° TECNICO

TECNICO

TATTICO

FISICO

5° TECNICO

TECNICO

TATTICO

TATTICO

6° TECNICO

TECNICO

TECNICO

TATTICO

7° TECNICO

TECNICO

TATTICO

FISICO

8° TECNICO

TECNICO

TECNICO

TATTICO

GRUPPO PULCINI G 1°STAZIONE 2°STAZIONE 3°STAZIONE 4°STAZIONE

1° TECNICO

TECNICO

TATTICO

FISICO

2° TECNICO

TECNICO

TATTICO

TATTICO

3° TECNICO

TECNICO

TATTICO

FISICO

4° TECNICO

TECNICO

TATTICO

TATTICO

5° TECNICO

TECNICO

TATTICO

FISICO

6° TECNICO

TECNICO

TATTICO

TATTICO

7° TECNICO

TECNICO

TATTICO

TATTICO

8° TECNICO

TECNICO

TATTICO

TATTICO

GIORNO1°STAZIONE 2°STAZIONE 3°STAZIONE 4°STAZIONE

1° E 2° S 3° O 4° R 5° D 6° I 7° E 8° N 9° T 10° I 11° 12°

TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO

TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TATTICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TECNICO TATTICO TECNICO

TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO TATTICO

FISICO TATTICO FISICO TATTICO FISICO TATTICO FISICO TATTICO FISICO TATTICO FISICO FISICO

PARAMETRI E COLORI COLORE

DESCRIZIONE PARAMETRO

TECNICO

TECNICO PERCETTIVO

TECNICO

TECNICO COORDINATIVO

TATTICO

SITUATIVO TATTICO

TATTICO

TATTICO GARA

FISICO

FISICO MOTORIO

PROGRAMMAZIONE PARAMETRO TECNICO (PERCETTIVO-COORDINATIVO)

PULCINI 2° ANNO 1999 (6>6) OTTOBRE – NOVEMBRE Miglioramento capacità senso-percettive Palleggio ( tecnica di base ) Colpire x tirare in porta; palla ferma, bersaglio fisso Colpire x tirare in porta; palla ferma, bersaglio mobile Colpire x tirare in porta; palla movim. bersaglio fisso Colpire x tirare in porta; palla movim. bersaglio mobile Test di valutazione

DICEMBRE – GENNAIO - FEBBRAIO



Miglioramento capacità senso-percettive Palleggio ( tecnica di base ) Correre x guidare e x superare Colpire x passare radente e a parabola Ricevere radente e a parabola Sviluppo del concetto di decentramento Test di valutazione

⇓ MAGGIO - GIUGNO Miglioramento capacità senso-percettive Palleggio ( tecnica di base ) Colpo di testa Colpire x tirare in porta con rincorsa rettilinea e diagonale. Torneo interno Test di valutazione

MARZO - APRILE



Miglioramento capacità senso-percettive Palleggio ( tecnica di base ) Correre x colpire e x passare radente e a parabola Correre x ricevere radente e a parabola Colpo di testa

PROGRAMMAZIONE PARAMETRO TATTICO OTTOBRE – NOVEMBRE

Sviluppo del concetto di smarcamento Sviluppo del concetto di appoggio Fase di possesso: consolidamento delle capacità di orientamento ( dislocazione in campo ) Competenza tattica individuale ( attacco – difesa – centrocampo )

* PULCINI 2° ANNO - 1999

(6>6)

DICEMBRE – GENNAIO - FEBBRAIO



Sviluppo del concetto di triangolazione, gioco a muro e sponda Concetto di zona: attiva e passiva Situazione di palle inattive Competenza tattica individuale: compito motorio in relazione allo spazio occupato Introduzione alle situazioni di non possesso (saper marcare)



MAGGIO - GIUGNO Situazioni di gioco specifiche: calcio in profondità ed inserimenti laterali. Approccio alle competenze tattiche collettive: 9 c 9

MARZO - APRILE



Studio e ricerca di soluzioni: dai e vai; sovrapposizioni; gioco a tre; gioco a muro. Situazioni di palla inattiva Competenza tattica collettiva ( organizzazione del gioco in possesso e non )

Tecnico

Stabilità didattica Pressione temporale

Esercitazione Senso percettiva Con stimoli visivi

Ricerca della velocità

Pressione spazio - temporale

Presenza dell’avversario

Valutazione e test La valutazione è uno strumento fondamentale per indagare sulle condizioni iniziali di ciascun allievo al fine di stabilire i margini di sviluppo della prestazione; permette di stabilire gli obiettivi didattici a breve, medio e lungo termine e di verificare gli adattamenti psicofisici ricercati e quindi di controllare in itinere la validità dell’organizzazione didattica fornendo considerazioni e giudizi in base ai risultati conseguiti. Il processo di valutazione diviene così un aiuto essenziale per l’insegnante poiché permette di individuare se l’allenamento delle varie capacità e abilità sta ottenendo i riscontri programmati e se certe attitudini sono soggette a concrete possibilità evolutive. In pratica la valutazione assolve due funzioni fondamentali: diagnostica e prognostica. La diagnosi viene effettuata all’inizio per stabilire i piani di lavoro e alla fine del ciclo di lavoro per verificare gli obiettivi raggiunti. La prognosi definisce le potenzialità future sulla base di indicazioni e dati e serve come strumento di selezione del talento. Gli scopi generali della valutazione sono: 

Mettere in evidenza le carenze e le predisposizioni di ciascuno



Orientare di conseguenza l’intervento didattico



Costituire, se necessario, gruppi di livello omogeneo



Verificare l’efficacia del programma



Stimare il ritmo di crescita di particolari qualità



Motivare



Predire prestazioni immediate e future

La valutazione è importante come riferimento per l’insegnante poiché può: o Determinare l’efficacia dell’insegnamento attraverso la misurazione delle prestazioni degli studenti e degli atleti o con l’osservazione diretta. o Adattare i programmi in funzione dell’itinerario didattico o d’allenamento. o Verificare l’efficacia del curriculum. o Giustificare il programma in relazione alle scelte strategiche da proporre ai dirigenti della società.

o Sviluppare l’interesse di chi è coinvolto indirettamente nella valutazione (genitori, famigliari, amici, ecc..). Per quantificare la motricità specifica dei bambini attraverso esercizi – test, la struttura valutativa ha preso in esame le quattro condotte motorie generali quali correre, colpire, ricevere e spostarsi, mettendole ciascuna in relazione con i diversi parametri dell’azione o del gesto specifico, compresi quelli mentali. Sono state evidenziate quattro relazioni fondamentali e sono state quindi riprodotte in pratica in esercizi – test.

Le attuali proposte sono:

CORRERE 1-2

Condurre la palla tra i coni, prima a doppio otto e in un secondo tempo slalom tra i coni; Andata e ritorno a tempo.

GUIDA A DOPPIO OTTO

10 m

GUIDA SLALOM

2m

10 m

COLPIRE 1

AUTO PASSAGGIO CON PORTICINA Subito dopo aver calciato, l’allievo corre cercando di colpire nella porticina entro la zona di intervento prefissata I tiri effettuati al di fuori della zona prefissata avranno come punteggio 0 quelli effettuati all’interno della zona prefissata avranno come punteggio 1, quelli effettuati all’interno della zona prefissata con il gol avranno come punteggio 2. 6 tentativi

2m

4m

10 m

Porta 2x1 m

8m

COLPIRE 2 CORRI E SEGNA L’allievo deve correre nella zona prefissata e, senza fermare la palla calciatagli dall’istruttore, deve cercare di fare gol nella porticina. I tiri effettuati al di fuori della zona prefissata e quelli senza gol avranno come punteggio 0, quelli effettuati all’interno della zona prefissata con gol avranno come punteggio 1. 6 tentativi (3dx-3sx)

3m

3m

Porta 2x1 m

6m

RICEVERE 1

8m

CORRI E CONTROLLA LA PALLA L’allievo corre nella zona prefissata e, senza fermarsi, deve controllare all’interno di essa, con un solo tocco, la palla calciata dall’istruttore verso il rettangolo adiacente ed effettuare un secondo tocco di palla prima che questa esca dallo stesso. La riuscita dell’esercizio prevede 1 punto; La non riuscita 0 punti; 6 tentativi (3dx-3sx)

3m

3m

3m

6m

RICEVERE 2

CORRI, CONTROLLA E FERMA LA PALLA L’allievo corre nella zona prefissata e, senza fermarsi, deve controllare all’interno di essa con uno o più tocchi la palla calciata dall’istruttore fermandola in uno dei due spazi laterali. Se il controllo viene effettuato con 1 tocco, 3 punti; Con 2 tocchi, 2 punti; Con 3 tocchi, 1 punto; Con più di 3 tocchi o controllo fuori dalla zona, 0 punti; 6 tentativi (3dx-3sx)

3 x 3m

GIOCO DEI QUATTRO CANTONI

SPOSTARSI

3m

8m

L’allievo da testare si trova al centro del percorso e i suoi avversari ognuno dentro una porticina; al suo via almeno una coppia degli avversari dovrà cambiarsi di posto e lui dovrà occupare una delle porticine lasciate sguarnite. La riuscita dell’esercizio prevede 1 punto. 6 tentativi

10 m

2m

CALCIARE L’allievo da testare si trova al centro del percorso e i suoi avversari ognuno dentro una porticina; al suo via almeno una coppia degli avversari dovrà cambiarsi di posto e lui dovrà calciare la palla all’interno di una delle porticine lasciate sguarnite. La riuscita dell’esercizio prevede 1 punto; 6 tentativi

CORRERE L’allievo da testare si trova al centro del percorso e i suoi avversari ognuno dentro una porticina; al suo via almeno una coppia degli avversari dovrà cambiarsi di posto e lui dovrà condurre, in corsa, la palla all’interno di una delle porticine lasciate sguarnite. La riuscita dell’esercizio prevede 1 punto; 6 tentativi

Cosa ricercano i bambini nel calcio Le motivazioni che caratterizzano i bambini in questa fascia di età sono le seguenti: trarre piacere dall'azione sportiva, muoversi pensando, sapersi assumere dei rischi calcolati e saper vivere in gruppo.

Trarre piacere dall'azione sportiva è estremamente importante in quanto soddisfa una delle motivazioni che determinano il coinvolgimento sportivo: quella di entusiasmarsi, di divertirsi e di spendere energia attraverso il movimento. Il calcio consente di soddisfare questa motivazione attraverso allenamenti in cui vi sia un'adeguata varietà di esercizi, alcuni di più facile esecuzione altri più difficili, in cui i ragazzi siano costantemente impegnati, riducendo così al minimo indispensabile i momenti di pausa o di attesa. Muoversi pensando significa invece imparare a servirsi dei propri pensieri mentre si gioca. Avere ragazzi psicologicamente autonomi in campo dovrebbe essere l'obiettivo di ogni istruttore e ciò comporta che nei momenti di maggior pressione agonistica sarebbero in grado di non perdere la testa e di continuare a perseguire i propri obiettivi di gioco. Questo atteggiamento va costruito nei giovani sin da quando sono bambini facendogli svolgere delle esercitazioni in cui devono prendere delle decisioni e rinforzando non solo la correttezza delle loro scelte ma soprattutto la capacità di operare delle scelte. Pertanto, non deve essere insegnato ai bambini solo ad agire in funzione delle istruzioni ricevute dall'istruttore, ma bisogna creare delle situazioni in cui autonomamente devono risolvere situazioni di gioco. Al muoversi pensando ben si collega il sapersi assumere dei rischi calcolati durante il gioco. Sempre più spesso si sente affermare dai tecnici che i giovani calciatori tirano raramente in porta e non sanno effettuare un dribbling. Dal punto di vista psicologico queste sono situazioni individuali rischiose in cui è possibile sbagliare ed essere tacciati dagli altri dì essere egocentrici o troppo individualisti.

Certamente uno sport di squadra richiede spirito di gruppo ma richiede pure

espressioni creative e la capacità di assumersi le proprie responsabilità come quella di effettuare un tiro sbagliato. Il ruolo dell'istruttore è essenziale nel favorire l'affermarsi di questa mentalità. Il bambino assumerà dei rischi se sa che il tecnico apprezza questo modo di agire e non premia soltanto le azioni corrette o quelle che sono state preparate in precedenza insieme alla squadra. Bisogna quindi mantenere un equilibrio fra rischio individuale e gioco collettivo e gli allenamenti devono servire a insegnare ad agire in questa maniera. L'ultima dimensione da sviluppare riguarda la capacità di vivere in gruppo. Il sentirsi parte di un determinato contesto sociale, in questo caso la squadra di calcio, soddisfa uno dei bisogni primari e pertanto saper rispettare le regole del gruppo, collaborare in un ambiente competitivo, imparare ad anteporre i propri obiettivi personali a quelli della squadra, sono fra gli elementi chiave nell’educazione di ogni individuo.

Le regole Nei coetanei i bambini di 8-10 anni preferiscono coloro che si dimostrano collaborativi e che contraccambiano ciò che ricevono. In questa fascia di età i bambini non vengono solo scelti in funzione di alcune loro caratteristiche strettamente individuali come, la maestria nel gioco o la forza fisica ma in base anche ad abilità interpersonali, quali la lealtà e l'accettazione reciproca. L'allenamento dovrebbe essere strutturato in modo da incentivare la collaborazione fra i calciatori; in tal caso si favorirebbe ulteriormente l'affermazione della capacità di mettersi nei panni degli altri ponendo un limite a quegli individualismi nel gioco che sono solo motivo di litigio nella squadra e che dai bambini, in linea di massima, verrebbero risolti applicando la legge della reciprocità: "Non hai passato la palla, adesso lo farò anche io". L'appartenenza al gruppo-squadra svolge un ruolo essenziale nello sviluppo della capacità di collaborare e maggiore sarà il senso di amicizia che i bambini sviluppano, maggiore sarà la coesione in campo; al contrario, minori saranno i legami interpersonali, maggiore sarà la tendenza a non seguire le regole stabilite e minore sarà l'accettazione dei comportamenti degli altri. Le regole stabilite dall'allenatore i bambini di questa fascia di età le interpretano meno come modalità arbitrarie di controllo e ne comprendono la motivazione e l'utilità. I bambini accettano quindi, le regole stabilite dall'istruttore e ne comprendono i vantaggi e, nello stesso tempo, i tecnici, per mantenere questa condizione positiva, devono comportarsi in modo coerente con quanto hanno stabilito.

Accettare le sconfitte o contestare l'arbitro e l'istruttore Spesso si sentono istruttori urlare dalla panchina contro i bambini che non eseguono le loro istruzioni o contro gli arbitri o genitori che si vogliono sostituire ai tecnici o che inveiscono contro l'allenatore perché non fa giocare il loro figlio. In questi casi non bisogna badare all’insulto ma si deve essere veramente sportivi. Nel nostro contesto i genitori devono sostenere i loro figli mostrando loro una comprensione affettuosa, ascoltando le loro esperienze calcistiche, sostenendo l'entusiasmo che i bambini dimostrano e chiedendogli se si divertono. Riguardo gli istruttori, i preferiti sono quelli capaci di rinforzare, incoraggiare, fornire istruzioni tecniche dopo un errore, riconoscere l'impegno, organizzare l'attività in maniera precisa e mantenere la disciplina; quelli meno preferiti sono coloro che con maggior frequenza danno: punizioni, istruzioni tecniche in maniera punitiva dopo un errore e non sanno mantenere la disciplina. In sostanza i bambini

vogliono imparare e migliorare le loro competenze sportive in un ambiente ricco di regole precise e in cui si sentano psicologicamente sostenuti. Infine, se vogliamo che i bambini imparino ad essere responsabili, coraggiosi, a lavorare in squadra e a mantenere un elevato impegno, non possiamo permettere che come alcuni adulti diano la colpa dei loro errori, di quelli della squadra e delle sconfitte, all'arbitro ad altri fattori esterni. Perché alta sarà la probabilità che i bambini non sviluppino quelle caratteristiche psicologiche sopra riportate.

Potenzialità educative del calcio

VALORI EDUCATIVI DELLO SPORT GARA CON : •

SE STESSI

(PER MIGLIORARSI)



GLI ALTRI

(PER CONFRONTARSI SENZA DANNEGGIARLI)



GLI OSTACOLI NATURALI (PER OLTREPASSARLI SENZA DANNEGGIARLI)



IL TEMPO

ATTIVITA’ : •

DISINTERESSATA



CONCORDATA CON L’AVVERSARIO



A PARI CONDIZIONI



CHE NON DANNEGGI

Conclusioni

Il calcio ha una valenza educativa quando è cultura e si inserisce nella formazione individuale tramite l’offerta e l’esempio di stili e qualità della vita, crescita di consapevolezza e aggregazione partecipativa. Il calcio diventa educativo quando non è fine a se stesso ma viene interpretato come mezzo di promozione umana. Nello sport, inteso come educazione, non possono entrarvi le devianze come l’esasperazione, la selezione, il fanatismo e il risultato immediato. Ecco l’importanza delle Scuole Calcio qualificate che, operando come agenzie formative, educano i giovani alla competitività vista come prova con gli altri per progredire, divertirsi e giocare e non come lotta contro gli altri per vincere e dominare.

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