L'Economia in rete Pubblicato da Tommy a 6.56 Come internet ha rivoluzionato il tradizionale concetto di economia:? Il noto sociologo e massmediologo Manuel Castells, ha definito internet come un nuovo modello o strumento sociotecnico basato sulla comunicazione molti a molti su scala globale. Questa definizione non è sbagliata, ma se riflettiamo bene ci accorgiamo che questa nuova tecnologia, racchiude un significato più ampio. Non è quindi semplicemente un modello sociotecnico, perchè mai nessuna tecnologia nel corso della storia, ha rivoluzionato in maniera così radicale e soprattutto con una rapidità sorprendente, la vita sociale. Ovviamente posta la questione in questi termini così generali, è facile pensare a una nuova forma di "determinismo tecnologico", secondo il quale, una qualsiasi società sarebbe plasmata dalla propria tecnologia dominante. Se ci soffermiamo un po su questo concetto capiremo che questo tipo di approccio non è del tutto attendibile, lo stesso M.Castells, nel suo libro "Galassia internet" sottolinea questo aspetto affermando che: 1)La tecnologia non determina la società ma la incarna 2)La società non determina l'innovazione tecnologica ma piuttosto ne determina i modi d'uso. Quello che si può dire con certezza , è che i processi che hanno costituito e favorito lo sviluppo della rete sono: • • •
Dal punto di vista economico: L'emergere del bisogno di flessibilità gestionale, la globalizzazione di capitale, produzione e commercio. Dal punto di vista sociale: L'Affermazione dei valori di libertà individuale, di cultura e di comunicazione aperta (cultura haker) Dal punto di vista tecnologico: La nascita e lo sviluppo della microelettronica.
Quali sono stati invece i cambiamenti sociali, dovuti alle nuove tecnologie? Se ne possono elencare almeno tre: 1) Nuove forme di interazione sociale 2) Separazione di spazio e tempo (eliminazione dei confini geografici), è possibile comunicare con più persone nello stesso tempo, che sono spazialmente lontane l'una dall'altra. 3)Internet ha favorito lo sviluppo dell'individualismo, diventando nella società moderna lo strumento democratico per eccellenza. Ma quali sono i tratti essenziali del paradigma della tecnologia dell'informazione? Innanzitutto internet è caratterizzato da una nuova materia prima, cioè le informazioni, o meglio beni immateriali, che lo ha portato a una diffusione pervasiva in tutti i processi dell'attività umana sia individuali che collettivi, adottando la logica di rete in qualsiasi sistema o insieme di relazioni. Dal punto di vista economico ha fatto, della velocità, reticolarità, flessibilità, capacità di riconfigurazione e automazione dei compiti le sue qualità determinanti e più importanti. Queste caratteristiche peculiari, fanno delle nuove tecnologie dell'informazione non soltanto strumenti da applicare, ma processi da sviluppare. I meccanismi dell'economia in rete: Tradizionalmente l'economia, può essere definita come il sistema delle attività umane destinate alla produzione, distribuzione, scambio e consumo di beni e servizi. Giuridicamente parlando possiamo dire che non tutte le cose sono rilevanti per diritto, ma lo sono soltanto quelle che, avendo un valore economico, possono essere oggetto di diritti. Queste cose si chiamano beni: a loro volta i beni possono essere materiali e immateriali (la differenza tra i due tipi di beni, è facilmente intuibile dalla loro stessa denominazione).
Prima abbiamo detto che internet è caratterizzato da una nuova materia prima, cioè "l'informazione, che rappresenta il bene immateriale per eccellenza" e le informazioni che oggi offre la rete si traducono in servizi. Proseguendo con il ragionamento, dal punto di vista giuridico beni e servizi sembrerebbero due cose separate!, ma con l'avvento di internet questa distinzione si è assottigliata sempre più fino a scomparire del tutto. Possiamo dire che in internet le informazioni sono a loro volta sia beni che servizi con tanto di valore economico. Arrivati a questo punto, avviene un cambiamento importantissimo che caratterizza tutta l'economia della rete, ossia la "smaterializzazione della produzione", portando di cconseguenza a una forte flessibilizzazione del processo produttivo, tutto rigorosamente coordinato e controllato dalle nuove tecnologie di informazione (ITC). Vediamo ora nella tabella seguente, le principali differenze tra industria e servizi , o meglio tra economia tradizionale e quella in rete caratterizzata dai servizi:
qual'è allora la vera novità rispetto all'economia tradizionale? Bhè! la risposta a questa domanda è semplice: Per la prima volta grazie a internet viene meno un concetto fondamentale per la vecchia economia, ossia il "principio di scarsità", secondo il quale il valore economico di una merce si misura proprio in base alla sua scarsità. In rete, il principio di scarsità non funziona, internet punta tutto sul principio della sovrabbondanza. L'impatto di internet sul modo di fare impresa: Internet ha trasformato la pratica dell'impresa nelle sue relazioni con fornitori e clienti, nella gestione, nei processi produttivi, nella cooperazione con le altre imprese, nel finanziamento e nella valutazione delle azioni nei mercati finanziari. Gli usi appropriati di internet sono diventati, per ogni tipo di impresa, una fonte chiave della produttività e della competitività. Nel mondo della produzione i cambiamenti principali dovuti alle nuove tecnologie informatiche sono sostanzialmente quattro: 1) in primo luogo c'è stato un appiattimento delle strutture aziendali e incorporazione nella tecnologia delle funzioni di coordinamento e di gestione.2) Si è avuta una esternalizzazione di attività estranee al core -business e impiego della tecnologia per coordinare e controllare i flussi produttivi interaziendali. 3)Suboordinazione della produzione alle specifiche quantitative e qualitative della domanda di mercato. 4) Flessibilizzazione del processo produttivo.
Nel campo della commercializzazione internet offre la possibilità al produttore di entrare direttamente in contatto con il cliente finale e di sviluppare nuove forme di marketing. Aumenta la possibilità di un ritorno di comunicazione dal mercato verso l'impresa, si riduce quasi si annulla il ruolo degli intermediari commerciali con un conseguente risparmio in termini di costi di produzione. internet e il mercato: Grazie alla rete, i mercati diventano più informati, più intelligenti e più esigenti rispetto alle qualità dei prodotti e delle aziende. Internet restituisce al mercato la natura di luogo delle chiacchiere dove si va per socializzare oltre che per vendere e acquistare. Oggi si parla di e-commerce e new-economy: New-economy e commercio elettronico (e-commerce) sono strettamente legati, ma volendo dare una definizione di queste due nuove realtà dell'economia, possiamo dire che con il termine neweconomy si indicano le attività, le aziende e gli investimenti basati sulle nuove tecnologie informatiche e telematiche gestibili su internet e che operano prevalentemente con beni immateriali. Di conseguenza per commercio elettronico intendiamo: qualunque attività di impresa le cui operazioni di gestione, finanziamento, innovazione, produzione, distribuzione, vendita, rapporti con il personale e clientela si svolgono principalmente in rete. Questo ha favorito lo sviluppo di un nuovo modello organizzativo per le imprese, cioè il modello network (o impresa a rete). L'impresa a rete è la forma organizzativa costruita intorno a progetti di impresa scaturiti dalla cooperazione tra componenti diverse di aziende differenti che si collegano in rete fra loro per la durata di un dato progetto di impresa, riconfigurando i propri network per l'implementazione di ciascun progetto. Ma quali sono le imprese legate a internet e le loro virtù? Le imprese sono: 1. 2. 3. 4.
imprese che forniscono le infrastrutture di internet. Imprese che sviluppano le applicazioni per le infrastrutture di internet Società di intermediazione in rete che forniscono servizi gratuiti in rete Società di e-commerce.
Le virtù sono: Gradualità; Interattività, Gestione della flessibilità(capacità di adattamento e di gestione delle interazioni decentrate). Branding (capacità di adattamento e di gestione delle interazioni decentrate) personalizzazione del prodotto finale. Esempi di attività economiche della new economy: • • • •
Servizi in rete (google, yahoo, Facebook) Comemrcio elettronico (Amazon, eBay) Software (microsoft, Sap) Hardware (cisco, intel ,nokia)
Quali sono i principali vantaggi del commercio elettronico? • •
Offre un maggior livello di informazione (su prodotti, produttori e distributori). Ed è quindi un supporto maggiore per il consumatore nel comparare le offerte La rete offre valutazioni disinteressata dell'offerta da parte di altri consumatori, attraverso chat, forum, gruppi di discussione ecc.
Le aziende sono dotate di applicativi capaci di elaborare i profili di tutti i propri utenti monitorando e catalogando le loro azioni economiche, questo da la possibilità al'azienda di modulare l'offerta attraverso un'azione di marketing personalizzato. L'ultimo aspetto singolare e di innovazione del commercio elettronico è che lo sviluppo del web ha permesso una più ampia possibilità di produzione e diffusione di contenuti multimediali anche da parte di utenti non esperti. Questa potenzialità è alla base di piattaforme tecnologiche che si basano - in larga misura- su contenuti prodotti dagli stessi utenti, come ad esempio i blog ; questo ha portato alla nascita di nuove figure
economiche,i cosiddetti "prosumer" - nel web produzione e consumo coincidono. "Si consuma producendo". Inoltre la rete sta trasformando i rapporti tra le imprese e il mercato, recuperando forme di comunicazione non gerarchiche tipiche delle conversazioni. Mettendo a disposizione di ogni dipendente uno spazio adeguato per una comunicazione partecipativa a tutti i livelli aziendali. Il mercato del lavoro nell'economia virtuale: I lavoratori dell'economia virtuale sono costituiti da: • •
un nucleo: che comprende quei lavoratori permanenti a tempo pieno, caratterizzati da un alta qualificazione professionale. Periferia: la parte periferica si divide a sua volta in due gruppi: quelli dipendenti a tempo pieno, dotati di capacità ampiamente disponibili sul mercato del lavoro; con minori possibilità di carriera ed è caratterizzato da un'alta rotazione, il secondo gruppo periferico assicura una flessibilità numerica ancora maggiore ancora maggiore e comprende i lavoratori part-time, i lavoratori occasionali, temporanei, a contratto, i lavoratori con contratto di formazione e con una sicurezza del posto di lavoro ancora minore.
Quali sono quindi i cambiamenti rispetto al mercato del lavoro tradizionale? • •
Riduzione numerica del nucleo (sebbene la qualità della manodopera nella new economy sia più alta rispetto all'economia tradizionale, è numericamente inferiore) Crescita dei gruppi periferici ( i lavoratori assicurano alle imprese flessibilità numerica per mezzo di contratti temporanei, facilitando la rotazione, ad esempio i call-center).
Perchè la qualità della manodopera è importante nelle new economy? è importante perchè da essa dipende la competitività delle imprese e inoltre la manodopera deve essere capace di riprogrammarsi in capacità e conoscenza e pensare secondo obiettivi in cambiamento e in un ambiente in continua evoluzione. Tutto questo è finalizzato alla flessibilità, e facendo riferimento al mercato virtuale del lavoro, ci accorgiamo che per le componenti centrali, predomina una flessibilità funzionale , per le componenti periferiche prevale la flessibilità numerica. Concludendo possiamo affermare che nella new economy emergono due tipi di lavoratori: 1. Manodopera autoprogrammabile (costituita dal nucleo, numericamente limitatae capace di autoaggiornarsi e adattarsi ai cambiamenti del contesto lavorativo) 2. Manodopera generica (periferia del mercato del lavoro, tendenzialmente sempre più ampia, composta da lavoratori rimpiazzabili e da lavoro che può essere meccanizzato o delocalizzato , es. call-center - agenzia di viaggi on-line). L'economia dell'informazione in rete si basa dunque: •
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Su un approccio non market economy - dove la produzione e circolazione di beni cognitivi segue logiche non di mercato, che però non necessariamente si oppone all'economia di mercato. Networked economy - una nuova economia strutturata intorno ad un network di computer, cioè da una rete di persone, idee, saperi e desideri che si trova al centro dei processi economici contemporanei.
Conclusioni: •
Cresce il ruolo della produzione non commerciale nel settore dell'informazione secondo una forma di cooperazione decentrata, basata su strategie non proprietarie che mettono in crisi la
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normativa sulla proprietà intellettuale e diritti d'autore. La produzione è radicalmente distribuita per la partecipazione di numerose persone attraverso il meccanismo non gerarchico della rete e della comunicazione da molti a molti. I mezzi di produzione e di scambio dell'informazione hanno un prezzo relativamente contenuto, permettendo una proprietà diffusa.
Imparare dalla rete: Una singolarità di internet è che il capitale fisico che permette l'intelligenza in rete è diffuso, essendo di proprietà degli utenti finali. Questo ci dimostra come le nuove tecnologie digitali siano delle tecnologie abilitanti perchè permettono alle persone di fare da sole, in proprio, a costi bassi, al contrario dell'economia industriale. Il punto di vista di Yochai Benkler (tratto da "la ricchezza delle reti") Quando ci guarderemo indietro,tra una decina d'anni, capiremo che quello che stiamo vivendo è un periodo eccezionale, uno di quegli snodi storici in cui si decide il futuro dell'assetto sociale del pianeta. Quella che si sta cercando, spiega "Yochai Benkler" in "La ricchezza delle reti" è un economia basata sulla produzione sociale che non solo trasforma il mercato ma farà della nostra società, una società più libera. La rete quindi porta ricchezza, non solo economica ma anche sociale e culturale, generando autonomia e liberta. Inoltre ci regalano una sfera pubblica più inclusiva, articolata e meno soggetta all'influenza del potere statale ed economico. Le reti insomma, offrono secondo Benkler una società migliore. Un sistema di produzione sociale e collaborativo, alternativo, sia almercato, sia allo stato, fondato su motivazioni individuali diverse dalla spinta alla massimizzazione. Secondo Benkler stato e mercato nonsono più soli. Questi due grandi rivali del novecento hanno trovato in questo inizio di millennio dei nuovi avversari. Vale a dire milioni di individui interconnessi grazie alle nuove tecnologie che operano oltre il governo e fuori dall'impresa, che formano un nuovo paradigma rispetto ai modelli industriali del 900, che non si appoggia sulla proprietà, nè su prezzi indicati da cartellini e nemmeno su collettivizzazioni di sorta. Si fonda invece su una strategia antica a cui la rivoluzione digitale sembra aver dato nuova linfa: " i commons" (beni comuni) grazie ai quali la rete ha sviluppato un tipo di produzione orizzontale (peer production) . La parola commons si riferisce a un modo di organizzare le risorse. Strade, marciapiedi, piazze sono commons. Significa che tutti possono usarli entro un dato insiemedi norme oppure senza alcuna regola, senza chiedere il permesso a nessuno. La produzione basata sui beni comuni può essere commerciale o non commerciale. Il termine "produzione orizzontale" si riferisce invece a un fenomeno di cooperazione su larga scala dedicato a un certo progetto o problema. Ciò che caratterizza la produzione orizzontale è che essa rappresenta un modello alternativo di organizzare la gente, rispetto a quelle delle aziende e del mercato. Più che rispondere al comando manageriale o al sistema dei prezzi, i produttori orizzontali organizzano la loro attività tramite motivazioni sociali e comunicazioni. Il fatto che oggi, così tanta gente possa parlare, e che si stia raggruppando in reti di citazione reciproca, come la blogosfera, fa sì che per ogni individuo sia più facile farsi ascoltare ed entrare in una vera conversazione pubblica. La rete ci rende critici: è anche vero che sulla rete ci sono un sacco di sciocchezze. Ma incontrare certe assurdità è positivo. Ci insegna a essere scettici, a cercare riferimenti incrociati e più in generale a trovare da soli ciò che ci serve. La ricerca di fonti differenti è un attività molto coinvolgente e autonoma rispetto alla ricerca della risposta da parte di un'autorità. Quindi ora, quando entriamo nel mondo, adottiamo due atteggiamenti politicamente interessanti. Innanzitutto vediamo le cose con gli occhi di chi può commentare ciò che vede in una piattaforma politica di un certo peso. E lo facciamo con sguardo da
critici, invece che da credenti. Intervista a Y.Benkler Maggio 11, 2007Milano, 10 maggio 2007. Yochai Benkler presenta il suo libro “La ricchezza della Rete” e noi lo intervistiamo a lungo su produzione orizzontale, commons, proprietà intellettuale e social software Ecco le sue risposte: Cos’è la produzione orizzontale? ( commons-based peer production)? Come trasforma il modo in cui guardiamo all’economia? Gli elementi in gioco sono due: i commons (beni comuni) e la produzione orizzontale. La parola “commons” si riferisce a un modo di organizzare le risorse. Strade, marciapiedi e piazze sono commons. Significa che tutti possono usarli entro un dato insieme di norme oppure senza alcuna regola, senza chiedere il permesso a nessuno. La produzione basata sui beni comuni può essere commerciale o non commerciale. Per esempio, qualcuno che tiene uno spettacolo in piazza per raccogliere denaro sta seguendo un modello commerciale basato sui commons: sta usando uno spazio comune, a differenza di quello che farebbe in un teatro.“Produzione orizzontale” si riferisce invece a un fenomeno di cooperazione su larga scala dedicato a un certo progetto o problema. Ciò che caratterizza la produzione orizzontale è che essa rappresenta un modello alternativo di organizzare la gente, rispetto a quelli delle aziende e del mercato. Più che rispondere al comando manageriale o al sistema dei prezzi, i produttori orizzontali (i pari) organizzare le loro attività tramite motivazioni sociali e comunicazione.L’avvento della produzione basata sui commons in generale, e della produzione orizzontale in particolare, crea un nuovo settore all’interno dell’economia dell’informazione e della conoscenza. Dà vita a nuove fonti di competizione per le imprese consolidate, ma anche a nuove opportunità per quelle imprese che sapranno adattarsi abbastanza rapidamente. I desideri che esaudisce sono vecchi, come il bisogno di enciclopedie, ma lo fa in forme nuove. Inoltre fornisce alle persone cose completamente nuove, in particolare forme di espressione tramite parole, suoni e immagini. In che modo libertà di espressione e libertà politiche possono essere migliorate da media digitali open access e many-to-many (da molti a molti)? Ciò che conosciamo, il modo in cui conosciamo, quello che pensiamo del mondo e il modo in cui riusciamo a immaginarlo sono cruciali per la libertà individuale e la partecipazione politica. Il fatto che oggi così tanta gente possa parlare, e che si stia raggruppando in reti di citazione reciproca, come la blogosfera, fa sì che per ogni individuo sia più facile farsi ascoltare ed entrare in una vera conversazione pubblica. Al contempo, sulla Rete ci sono un sacco di sciocchezze. Ma incontrare queste assurdità è positivo. Ci insegna a essere scettici, a cercare riferimenti incrociati e più in generale a trovare da soli ciò che ci serve. La ricerca di fonti differenti è un’attività molto più coinvolgente e autonoma rispetto alla ricerca della risposta da parte di un’autorità. Quindi ora, quando entriamo nel mondo, adottiamo due atteggiamenti politicamente interessanti. Innanzitutto vediamo le cose con gli occhi di chi può commentare ciò che vede in una piattaforma politica di un certo peso. E lo facciamo con uno sguardo da critici scafati, invece che da credenti. Quali forze politiche, in Europa e America, stanno supportando produzione sociale, libertà digitali e riduzione della protezione monopolistica garantita da brevetti e copyright? Credo che ci troviamo di fronte all’emergere di un movimento per l’accesso globale alla conoscenza che rappresenta la risposta alle spinte degli anni Ottanta e Novanta in direzione dell’estensione di brevetti e copyright in ogni aspetto dell’innovazione e della creatività e della loro integrazione nel sistema globale del commercio tramite gli accordi Trips all’interno della Wto. Di questo movimento fanno parte alcune alleanze sorprendenti. Un primo elemento è costituito dalle organizzazioni tradizionali della società civile: associazioni di consumatori e gruppi per i diritti civili che percepiscono l’importanza della partecipazione degli individui alla produzione del loro ambiente informazionale.Un altro elemento è rappresentato dai programmatori. L’emergere del movimento del free software ha portato più di un milione di informatici, soprattutto negli Stati uniti e in Europa,
alla consapevolezza di subire gli effetti di copyright e brevetti, e li ha politicizzati in modi che per gli ingegneri del passato sarebbero risultati estremamente atipici. Gli scontri su musica e video, insieme alle disponibilità su larga scala di strumenti che rendono qualunque teenager un potenziale creativo (e un potenziale criminale) hanno guidato il movimento degli studenti per la free culture e quello dei Creative Commons.Al contempo, le maggiori aziende di tecnologia dell’informazione stanno comprendendo che l’ecosistema legale all’interno del quale si trovano a operare sta alzando i costi che esse devono sopportare senza dar loro alcun vantaggio reale. Molte aziende di It si trovano a spendere milioni di dollari in brevetti che hanno solo scopi difensivi, e a doversi preoccupare della possibilità che i loro standard vengano trafugati dal possessore di un brevetto, oppure che chi detiene un diritto di proprietà intellettuale li citi in giudizio per cifre astronomiche a causa di una tecnologia da loro sviluppata. Anche alcuni paesi in via di sviluppo, in particolare il Brasile, hanno cominciato a fare causa comune con questa grande coalizione sotto la sigla “A2K” – Access to Knowledge. Si tratta di un movimento molto simile a quello apparso negli Stati uniti tra il 1999 e il 2001, quando organizzazioni della società civile e compagnie tecnologiche cominciarono a formare una lobby che per quasi un decennio ha prevenuto l’approvazione di leggi o regolamenti che facessero gli interessi degli incumbent dell’economia industriale dell’informazione. Inoltre è simile al movimento europeo contro la brevettazione del software. Ma ora sta raggiungendo dimensioni globali. Il 2006 è stato l’anno del social networking e del web 2.0. Credi che finiranno come la bolla delle dot-com o che sia davvero possibile cavarne un sacco di denaro, come sembrano inclini a credere Google e Murdoch? Innanzitutto, non dovremmo confondere l’esplosione del folle stock market con un fallimento del decollo di internet. Non scordiamocelo: Google, Amazon, eBay, eccetera sono tutte aziende sorte prima e durante e rimaste in vita dopo l’esplosione della bolla. Le pratiche sociali ed economiche dell’industria dell’informazione sono cambiate e il risultato è stato un aumento enorme del valore e della produttività delle aziende. Non prendiamo la Bolla 1.0 soltanto come un periodo di inganni. È stata una fase di crescita, innovazione e sviluppo enormi, che è finito soffocato da avidità e follia. È la seconda parte, non la prima, a essere collassata. Credo insomma che web 2.0 e social networking rappresentino una combinazione di innovazioni fondamentali – alle quali dedico molto spazio nel mio libro – e di inganni e tentativi di fare un sacco di soldi in poco tempo. Prima o poi, non possiamo sapere se fra uno o cinque anni, un bel po’ di gente diventerà avida e sconsiderata e perderà denaro. Ma ciò non renderà meno reali o meno stabili i nuovi modelli economici, l’innovazione e la crescita. Per cui sì, credo che ci sia un intero schieramento di modelli economici attorno ai commons informazionali. Alcune imprese stanno già facendo grandi guadagni, altre ci stanno gettando un sacco di soldi e c’è molta incertezza. Ma il cambiamento cruciale in direzione della decentralizzazione del capitale umano e fisico e le opportunità rappresentate dall’integrazione di questi esseri umani dotati di nuove capacità all’interno delle pratiche sociali ed economiche ci saranno ancora. I principi della teoria liberale della giustizia richiedono che le amministrazioni pubbliche e le istituzioni educative utilizzino software libero/open source? No, non credo che si debbano derivare scelte così specifiche dalla teoria liberale. Le amministrazioni hanno molte responsabilità, incluso assicurare l’uso di software eccellente, per esempio utilizzabile dai bambini come dagli studenti. Se il free software non risponde a queste caratteristiche, allora è legittimo che un governo decida di non usarlo. Però credo che le istituzioni pubbliche ed educative non debbano avere pregiudizi in favore dei modelli proprietari solo perché esistono e sono stati oggetto di attività di lobby. Devono verificare le applicazioni disponibili e pensare a lungo termine, riflettendo sull’alfabetizzazione informatica e su quanto la differenza tra i due modelli possa aumentare nei ragazzi la consapevolezza relativa a ciò che stanno usando e a come usarlo. Se una piattaforma rischia di diventare monopolistica o se le capacità del sistema vengono azzoppate affinché aderiscano alle esigenze dell’industria, come nel caso dei cosiddetti
trusted system, allora sì: l’uso di sistemi aperti acquisisce grande valore e può diventare una strategia cruciale. Tuttavia ci sono altri aspetti che supportano l’adozione del free software. Lo sviluppo, per esempio, è fortemente influenzato dal software libero perché quest’ultimo facilita la nascita di un mercato interno per i programmatori, che possono quindi partecipare al mercato globale dei servizi software in modo più immediato rispetto a quanto potrebbero fare se conoscessero solo i sistemi proprietari e quindi per l’accesso alla competizione dipendessero dalle licenze. La Difesa e i sistemi della sicurezza nazionale tendono a utilizzare free software, in parte per la sua robustezza, ma soprattutto perché garantisce indipendenza da qualunque azienda e possibilità di adattare il software alle proprie esigenze. Per riassumere: ci sono molti buoni motivi per adottare il software libero, nelle scuole e in qualunque altro luogo. Dal mio punto di vista, l’impegno a favore di un’infrastruttura comune e aperta, incluso il livello del software, è coerente con l’impegno in direzione della libertà e della giustizia. Questo impegno dovrebbe informare le decisioni pubbliche, ma non sono certo che debba sovrastare altre considerazioni politiche.