Edizione di Giugno
La nuova Ebe Sezione giovanile del Pd “Peppino Impastato” Terminate le consultazioni popolari, è tempo di discussione e informazione tra le varie anime della piana
Il rigassificatore gioiese preoccupa e fa discutere Da un lato la paura di un “si” alla mafia, dall’altro il bisogno di investire su questa terra Di Andrea Patamia Il clima pare disteso. Come la quiete prima della tempesta. Come ragazzini veniamo accolti in sala dai responsabili del LNG Medgas “ Non siamo a scuola, non faremo domande” ci dicono, evidentemente non hanno capito bene i ruoli. La conferenza, presieduta dall’ ingegnere Canepa (responsabile LNG Medgas), dal prefetto Bagnato e dal sottosegretario alla presidenza della regione Calabria Dott. Falcone.Inizia con
qualche minuto di ritardo e con la partecipazione di una cospicua parte del corpo cittadino. Sembrano già convinti di aver concluso un grande affare e che la popolazione avrebbe, nel bene o nel male, accettato questa proposta che renderebbe la piana gioiese ancora più a rischio Segue a pag 2
Di Antonio Luca Riso L’Italia è un Paese ricco per tanti aspetti, ma povero di risorse naturali: per questa ragione dipendiamo da chi invece queste risorse le ha. Per le scelte energetiche fatte nel passato l'Italia dipende dagli idrocarburi, ed in particolare dal gas russo e nordafricano (libico ed algerino) per la produzione di energia ed il riscaldamento delle nostre
case. Se in un prossimo inverno il governo russo si trovasse in disaccordo con quello italiano e decidesse di chiudere i rubinetti, ci rimarrebbe al più un paio di mesi di autonomia, e poi rimarremmo al freddo e al buio. I rigassificatori servono per ristabilire almeno parte della nostra indipendenza, permettendoci di acquistare il gas dovunque si trovi, e di abbassare i prezzi perPag.2 ché aumenterebbe la platea dei possibili fornitori e dunque la Pag. 3 concorrenza. Segue a pag 2
Risultato elettorale: conclusioni e prospettive all’indomani delle europee
Il futuro si chiama Europa
Una ventata di dati inattesi solo a Catanzaro grazie a giungono dalle ultime De Magistris, avanza dal elezioni europee: il 35% 2% al 17%. ottenuto da Berlusconi è un Ilaria Cilona dato che non conferma le Segue a pag 4 previsioni pre-elettorali del premier (le quali oscillavano attorno al 45%), notevole il 10.22% ottenuto dalla Lega Nord e il 7.99% ottenuto dall’Italia Dei Valori che,
Il futuro dell’economia, del vivere civile, della sicurezza, si muove su placche continentali, e necessita la coesione dei paesi che vogliano essere partecipi dell’evoluzione del sistema mondo. La globalizzazione della politica s i s t a q u ot i d i a n a m en t e affermando, e molti Paesi e u r o p e i s t a n n o progressivamente estraniandosi
dallo scenario politico mondiale. Cresce la sensazione che l’Europa non si sia armata sufficientemente di risorse e istituzioni pensate per essere competitiva sul mercato, per garantire sicurezza ai cittadini, per coltivare un sentimento europeo non ancora sufficientemente avvertito. Irene Costantino Segue a pag 3
La giornata di peppino La nuova politica siamo noi Uno striscione ai piedi dell’antica fontana di piazza amendola sigla l’inizio della manifestazione in onore di Peppino Impastato,una bomboletta nera graffia il tessuto bianco”Peppino le Segue a pag 6 tue idee con noi”
“Vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più
numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità” Dario Costantino Segue a pag 5
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La nuova Ebe
Questione rigassificatore Pensieri differenti, ma mirati al bene della popolazione della piana Segue da pagina 1 di Andrea Patamia
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erritorio già terrorizzato dall’ inquinamento che lo sovrasto e da un tasso tumorale ormai relativamente alto. Perché continuare a costruire su un fazzoletto di terra in cui “termovalorizzatori”, depuratori e centrali turbogas, perlopiù malfunzionanti, rendono la vita impossibile non solo ai comuni circostanti i siti interessati ma anche nell’intero ambito pianeggiante? Perché convincere persone ignoranti, in ambito puramente tecnico , che questa macchina di trasformazione del gas sia un bene, un progresso per una Calabria sottosviluppata? Perché la regione Calabria non investe in risorse rinnovabili tanto utili non solo alla calabria ma all’intero scenario italiano? Forse perché la mafia ne trarrebbe meno guadagno. “Vi siete sfottuti i soldi” inveisce il sottosegretario alla regione Calabria, accusando i cittadini, rifacendosi alla legge 488 per le agevolazioni delle attività produttive nelle aree sottosviluppate, senza rendersi conto in realtà che il circolo di quei soldi non sono mai stati controllati dalla giunta regionale né tanto meno dai cittadini. Perché parlare di 600 posti di lavoro netti e di personale altamente specializzato quando alla fine saranno solo quei 100 raccomandati dai mafiosi che avranno nelle loro mani la nostra vita? Come si fa a spiegare che il GNL è una sostanza che non potrà mai esplodere né incendiarsi? Che la fauna marina non verrà intaccata? Come possono ipotizzare che un terremoto ad alta scala non potrà intaccare la struttura? Naturalmente una società che vende il proprio prodotto non viene a raccontare i lati negativi di questo apparato. Perché allora non viene spiegato a questi cittadini che, nelle ipotesi più catastrofiche, una nube gassosa con un raggio di azione pari a 50 km colpirebbe la Calabria e che una minima scintilla farebbe bruciare interi paesi? perché non spiegare che ha un potere distruttivo pari a milioni di bombe al tritolo? Avremmo una bomba atomica dietro l’angolo, ma a norma di legge. E’ ora di dire basta, siamo nel 2009 e dobbiamo progredire , dobbiamo e vogliamo avere una Calabria unita, una Calabria pulita e verde, ma principalmente una Calabria giusta che prenda in considerazione i suoi cittadini invece di trattarli come macchine da voto e il quale diritto alla parola debba essere obbligatorio e vincolante.
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Segue da pag 1 di Antonio Riso econdo alcuni il vero problema sarebbe nella struttura della produzione energetica nazionale, troppo sbilanciata a favore del metano: la vera soluzione, secondo costoro, sarebbe il nucleare. Il nucleare però può essere pronto solo in 15 anni, mentre per realizzare i rigassificatori servono pochi anni e investimenti molto minori a fronte di risparmi immediati, senza considerare le implicazioni morali del nucleare (al quale rimango personalmente contrario) mentre il metano è sostanzialmente "pulito". Per chi sta dalla parte dell'energia pulita non c'è dubbio che il futuro siano le rinnovabili, ma per modificare la nostra struttura energetica in tal senso occorrono ancora più anni che per convertirla al nucleare: dunque oggi i veri termini della partita sono nucleare o rinnovabili? Se si punta sul nucleare le rinnovabili non saranno più economicamente convenienti e avremo perso anche questo treno. Per potere aspettare che le rinnovabili siano con venienti e mature dobbiamo consolidare, rendere sostenibile e duratura, nonché sicura, l'attuale struttura energetica. In quest’ottica i rigassificatori non sono in alternativa alle rinnovabili, ma loro preziosi alleati. Perché nella Piana, dunque? Perché no, piuttosto? Certo non per la presenza della criminalità organizzata. Essa rappresenta un fardello già troppo grande per lo sviluppo del nostro territorio perché possiamo scacciare gli imprenditori che vogliano investire per paura che le mafie ne traggano profitto: piuttosto sarà nostro onere sorvegliare perché ciò non accada. Il compito di uno Stato di diritto è combattere le mafie ed annientarle, non averne paura. Quanto all’argomento per cui la Calabria produce già oggi più energia di quanto ne consumi, esso risponde ad una logica “leghista”: non riteniamo infatti normale che il Nord, essendo più ricco, contribuisca a finanziare i nostri bisogni, quei servizi e quelle strutture che devono essere omogenee per l’intero Paese, in quanto rendono uno Stato unitario tale? Il nostro territorio fa parte di questo Paese, e deve essere pronto a mettersi generosamente a suo servizio quando le circostanze lo richiedano, come è giusto che sia in una comunità nazionale. Quanto ai rischi è vero, esistono, ma si dovrebbe discutere della loro riduzione, piuttosto che esasperarli: ogni attività umana comporta dei rischi potenziali, per escludere i quali dovremmo rinunciare alle conquiste della
civiltà moderna. Quanto al rischio sismico, ad esempio, è bene che i tecnici ci dicano se può essere controllato, o se invece è bene che l'opera non si realizzi. Quanto al paventato raffreddamento del mare pur non essendo un tecnico immagino che le soluzioni ci siano. Quel freddo che è trasportato col metano è una risorsa, perché non sfruttarla? In primo luogo con la “piastra del freddo”, cioè utilizzandolo per congelare prodotti destinati all'esportazione nell'agroalimentare: essendo tale risorsa gratuita numerose industrie sarebbero interessate ad utilizzare il sito per i propri impianti, potendo contare su cospicui risparmi. Teoricamente ci sarebbe la possibilità di fare della Piana una delle capitali di uno dei settori di punta dell'economia italiana, con le ulteriori prospettive offerte dal porto e dunque dalla possibilità di ricorrere all'intero Mediterraneo sia in termini di mercato d'origine, potendo potenzialmente trasformare cioè i prodotti provenienti da altre aree, sia di destinazione, cioè per la vendita. In secondo luogo si potrebbe seguire l’esempio del Nord Europa, dove è pratica diffusa incrementare la resa energetica delle centrali elettriche e dei termovalorizzatori realizzando delle strutture di teleriscaldamento, ovvero delle condotte che portano il calore di questi impianti nelle case dei cittadini che vivono nelle vicinanze. Un'infrastruttura simile che, mettendo in rete anche il termovalorizzatore e la realizzanda centrale elettrica, potrebbe consentire alle abitazioni servite di ridurre drasticamente i consumi energetici, provvedendo quasi gratuitamente al riscaldamento e al raffreddamento delle case dei cittadini del territorio che ospita queste opere, trattandosi peraltro di un passo nel senso di una riduzione complessiva del consumo di idrocarburi (e dello stesso metano), e dunque verso l’adozione di un modello energetico sostenibile e pulito. Sempre in quest’ottica è bene pensare al dopo, a quando, auspicabilmente presto, l'Italia sarà in grado di provvedere all'intero proprio fabbisogno energetico con le rinnovabili. Chi pagherà per lo smantellamento di un’infrastruttura divenuta nel frattempo obsoleta? Questo è un problema più serio, ma la soluzione è a portata di mano: in Norvegia, paese ricco di petrolio, invece di usare i proventi di esso per finanziare la spesa corrente del governo, come sembra volere fare la Regione in Calabria, si è creato un Fondo cha ha come obiettivo quello di mantenere e incrementare quel patrimonio per le generazioni future. Anche noi potremmo fare qualcosa di simile, una fondazione (simile a quelle bancarie) cui attribuire i diritti nella società che realizza
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Edizione di Giugno l'opera, che abbia come finalità quella di incrementare il patrimonio, e come obiettivi quello di provvedere al finanziamento dello smantellamento dell'impianto quando sarà il momento, e di aiutare lo sviluppo del territorio della Piana prima e dopo, ad esempio con interventi quali l'erogazione di borse di studio, il finanziamento di centri scolastici, universitari e sanitari d'eccellenza, o di strutture per l'internet wi-fi e ad alta velocità civiche e gratuite. Evidentemente le soluzioni ci sono, ma costano,
e se non si realizzano è per l’incapacità (o il disinteresse) di chi dovrebbe condurre le trattative di portare il compromesso al punto più vicino all'interesse generale. Questo dovrebbe essere invece l'interesse di un movimento di popolo. Se ci si limita ad obbiettare dei no e si rinuncia ad elaborazioni propositive non si può rappresentare un’alternativa effettiva a quanti oggi si ritengono inadeguati. Si
Il sentimento europeista nella nuova generazione Di Irene Costantino Il futuro dell’economia, del vivere civile, della sicurezza, si muove su placche continentali, e necessita la coesione dei paesi che vogliano essere partecipi dell’evoluzione del sistema mondo. La globalizzazione della politica si sta quotidianamente affermando, e molti Paesi europei stanno progressivamente estraniandosi dallo scenario politico mondiale. Cresce la sensazione che l’Europa non si sia armata sufficientemente di risorse e istituzioni pensate per essere competitiva sul mercato, per garantire sicurezza ai cittadini, per coltivare un sentimento europeo non ancora sufficientemente avvertito. Le elezioni del 6 e 7 Giugno 2009 hanno dimostrato che gli italiani hanno sottovalutato l’impegno europeo, o che, per lo meno, non abbiano trovato convincente le proposte dei partiti. Ma, probabilmente, i partiti non hanno saputo parlare di Europa ai cittadini. Il raddoppiamento dei partiti meno moderati rispecchia forse una necessità non interpretata di manifestazioni forti e coerenti di cambiamento. Il cittadino italiano stenta a sentirsi europeo, ad avvertire una collocazione più ampia nel palcoscenico mondiale. Uno dei movimenti europeisti più attivi nel territorio italiano è l’MFE, Movimento Federalista Europeo, di cui ci ha parlato un suo membro, una brillante studentessa pavese, Giulia Braci. Abbiamo deciso di riportarne i punti salienti per dar voce a una ideologia che, in quanto tale, ha tutto il diritto di essere ascoltata. Come avverti il tuo sentimento europeista? Per mia esperienza personale, per gli anni
che ho trascorso all’estero, mi sento più europea che italiana, o, precisamente, più italiana quando sono all’estero, perché ho modo di prendere consapevolezza della mia italianità nel confronto con le altre nazionalità. Qual è la posizione del movimento di cui sei attivista? Il movimento non ha una specifica collocazione politica, difatti non avrà una sua rappresentanza nella costituzione del Parlamento europeo. Il partito tendenzialmente più vicino alla nostra ideologia è il Partito Democratico, ma non ci identifichiamo con esso. È spesso successo che delegati di diversi partiti abbiano partecipato alle nostre attività, che si siano confrontati con noi, e che siano stati (quasi sempre) d’accordo con ciò che affermiamo. Tuttavia non sono mai stati capaci di passare ai fatti, si sono sempre limitati ad annuire. È assurda la nostra assenza al tavolo parlamentale. Quali sono gli obbiettivi che si propone il vostro movimento? Noi lavoriamo per sensibilizzare la gente al sentimento di appartenenza europea. Pensiamo che l’Europa si debba dotare di un sistema federale sul modello americano, che venga raggiunta l’unione in tre settori: economicomilitare e politica. L’unione economica è già stata
diceva nel 68 nelle piazze "la fantasia al potere", mentre nei Palazzi del potere risuonava la frase di Bismarck "la politica è l'arte del possibile". Dall’una e dall’altra parte sembrano essere state dimenticate entrambe le lezioni.
raggiunta grazie anche all’impegno di Altiero Spinelli, fondatore del nostro movimento, che di sicuro, se fosse con noi oggi, non starebbe con le mani in mano. L’Europa deve rispondere ai movimenti che si stanno tenendo nel resto del mondo, altrimenti non sarà mai protagonista di scelte che però, inevitabilmente, la condizioneranno e da cui trarrà conseguenze solo negative. Se valutiamo la figura di un personaggio come Barack Obama, presidente degli Stati Uniti, notiamo il dislivello che lo divide da i nostri presidenti del Consiglio. Con chi dovrebbe consultarsi Obama se non esiste in Europa una voce univoca, politicamente parlando? Il risultato d i qu e s t a d i s or ga n i z z a z i on e è l’emarginazione dell’Europa. C’è da considerare l’identità culturale degli stati europei, più variegata di quelli americani… Di fatto il nostro obiettivo non è la soppressione delle identità culturali; anzi, la loro valorizzazione. Ma è necessario che l’Europa sia unita militarmente e politicamente, oltre che economicamente, per una necessità immediata. Il Parlamento Europeo, a nostro parere, deve avere facoltà esecutive, non rimanere un’istituzione obsoleta. Dobbiamo anche pensare al fatto che i parlamentari europei sono tra i più pagati al mondo. Pensi che gli altri Paesi siano disposti ad adottare il modello federale? In alcuni Paesi, come in Spagna, il nostro movimento è attivo. Tuttavia i maggiori dissensi provengono dal Regno Unito, troppo conservatore per pensare a soluzioni del genere. Il nostro è un movimento lungimirante, nel senso che, come è ovvio che sia, lavoriamo per ottenere buoni risultati nel minor tempo possibile. Ma siamo consapevoli del fatto che, perché le nostre idee prendano piede, dovremo attendere anni, credere nel lungo periodo. D’altronde, per ottenere l’unione monetaria ci sono voluti decenni. Se so di lavorare per i miei figli, lo faccio.
Non Rinchiuderti partito nelle tue stanze, resta amico dei ragazzi di strada Majakovskij
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Pagina 4 Pdl non sfonda, Pd non ottiene il Elezioni europee: risultato previsto, Lega e Italia Dei Valori in crescita. Una ventata di dati inattesi giungono dalle ultime elezioni europee: il 35% ottenuto da Berlusconi è un dato che non conferma le previsioni pre-elettorali del premier (le quali oscillavano attorno al 45%), notevole il 10.22% ottenuto dalla Lega Nord e il 7.99% ottenuto dall’Italia Dei Valori che, solo a Catanzaro grazie a De Magistris, avanza dal 2% al 17%. Lo scenario politico europeo vede protagonisti i partiti di destra, in particolare con la vittoria del partito xenofobo, antieuropeista e antiislamico di Geert Wilders in Olanda, partito che ottiene il 16.9% con i rispettivi e spettanti 4 seggi a Strasburgo. Il partito di Wilders diviene così la seconda formazione olandese, dietro al partito del premier Jan Peter Balkenende. Dati che vanno a integrarsi con i risultati di tutta Europa: la destra europea ottiene dai 263 ai 273 seggi sui 736 seggi complessivi. I risultati vengono alla luce da una campagna elettorale combattuta su tutti i mezzi d’informazione, in Tv come nelle piazze, in particolare per quei partiti e per quei leader che non hanno fatto politica in Tv, ma che hanno deciso di avvalersi dei più diversificati strumenti di comunicazione, “a porta a porta” oppure nei mercati rionali dove la difficoltà della crisi e della situazione economica del Paese è maggiormente evidente. Il PDL perde in un anno il 3% di voti passando dal 38% delle scorse elezioni politiche al 35%, un calo di quasi 3 milioni di voti, perdendo un elettore su cinque dalle scorse elezioni. E’ un fallimento se si considera che il cavaliere si era nominato capolista in tutte e 5 le circoscrizioni dando così vita al peggior risultato personale alle politiche europee, sia Debora Serracchiani in Friuli, che Simona Caselli a Parma hanno battuto Berlusconi. Ma di fallimento non si può parlare per uno come Mastella che, saltando da una parte all’altra dello scenario politico italiano riesce non solo ad essere eletto, ma anche a rimanere imperterrito nella sua attività di scaldapoltrone. “Inaspettato” può essere definibile il risultato ottenuto dalla Lega con l’aumento del 3,4% dei voti, dopo una campagna radicata sul territorio e un programma elettorale basato sulle necessità dei lavoratori e degli operai,
sul fronte dell’immigrazione attraverso proposte forse troppo “rigide”. Di gran lunga superiore rispetto alla Lega è la vittoria dell’Italia Dei Valori di Di Pietro, vittoria derivante forse da personalità come De Magistris, Sonia Alfano o Carlo Vulpio riconosciute per la loro onestà morale e intellettuale. Da notare all’interno del Partito Democratico sono le nuove personalità di spicco come Debora Serracchiani, nota per il suo discorso al leader Franceschini, Simona Caselli e David Sassoli. La maggioranza la ottiene ancora una volta però un partito apparentemente invisibile, come invisibile appare la voce alla quale esso da vita: il partito degli astenuti. Basti pensare che se tutti gli astenuti avessero dato vita ad un partito questo avrebbe ottenuto la maggioranza, con quasi 16 milioni e mezzo di elettori che non si riconosce in nessuno dei candidati. Commentare le elezioni europee non è difficile quando davanti ai nostri occhi appare uno scenario politico frammentato, dove i partiti sono in continua lotta per dei voti, molto spesso rubati da uno schieramento e finiti ad un altro della stessa parte politica (è il caso dell’Italia dei valori che riesce ad ottenere voti appartenenti fino alle ultime elezioni al Partito Democratico). Sembra ancora strano continuare a parlare del “caso Noemi”, principale oggetto delle discussioni politiche dei palinsesti televisivi e degli articoli di giornali che, al contrario, avrebbero dovuto incentrare tutte le loro attenzioni sui veri temi della campagna elettorale, veri temi che molto spesso non sono stati neanche sfiorati. Bufere mediatiche, iniziate dal principio della campagna elettorale, scatenatesi non
solo dall’intento del presidente Berlusconi di rispondere a tutto ciò di cui i media scrivevano sul caso Noemi, ma anche alla successiva volontà del cavaliere di non trattare più delle proprie vicende private nel momento in cui lo star sistem, al quale il presidente del consiglio aveva dato vita, gli si è ritorto contro. Di grande attualità ritorna l’idea montanelliana secondo la quale l’antidoto a Berlusconi sia Berlusconi stesso: farlo governare per poi capire di cosa è capace. Tornano così come non mai di grande attualità i temi morali forse introdotti dal caso Englaro e più recentemente, dal caso Noemi o ancora il conflitto di interessi: non sono forse temi morali attraverso i quali Di Pietro fa campagna elettorale o opposizione? Ma soprattutto, non sono temi dei quali l’Italia intera dovrebbe occuparsi sull’esempio della questione morale, per l’appunto, lasciataci in eredità da Berlinguer? Paolo Borsellino diceva che “non basta essere onesti ma bisogna apparire onesti” e sono certa che oggi egli stesso sarebbe apparso come una toga rossa o un sovvertitore, esattamente per quanto quest’affermazione possa essere, dopo sedici anni di presenza Berlusconiana sullo scenario politico italiano, ancora incredibilmente attuale per noi, per i magistrati ma soprattutto per la classe politica. Ilaria Cilona
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La politica che vorrei: una politica dei giovani “Vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspir azioni de l popolo, c o n t r o l l a n d o democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità”. Non è un comizio del pd. Era un uomo esile che, in un lontano 1981, parlava a Eugenio Scalfari per conto di “Repubblica” rimandando ogni problema presente in Italia alla ramificazione dei partiti all’interno delle istituzioni. Sono passati 28 anni e la questione morale sollevata da Berlinguer è più attuale che mai. Il tema che si presenta è delicato e, al contempo, complesso. Da anni, ormai, le poltrone di qualsivoglia carica istituzionale della cosa pubblica sono diventate obiettivo dei partiti di turno. La cementificazione della mobilità sociale è dovuta alla capacità dei partiti stessi di accaparrarsi ogni poltrona libera, quasi fosse un gioco di qualche bambino che ad una festa, appena sente stoppare la musica, cerca di sedersi più in fretta dell’altro compagnetto, che si allontana con la testa china. Gli interessi per cui si crea tale disputa sono i più disparati: dare un appalto ad un amico; trovare il posto di lavoro al figlio di un collega; aver condonato il garage abusivo appena fuori casa. E allora si creano fantocci di partito. Misere e opache ombre di quel che realmente la società avrebbe bisogno. Macchine elettorali, più attente al consenso che al bene del cittadino stesso. Ipotetici politici salgono sul predellino per sbandierare la ricetta della soluzione ai problemi reali degli italiani. Affrontare un tempo di crisi e di sfiducia del popolo è una sfida
“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia.”
Enrico Berlinguer
più ardua di quelle scaramucce tra personaggi surreali e agnostici. I partiti, oggi, debbono chiedere sacrificio e impegno alla popolazione. È qui che il castello di sabbia crolla: perché i partiti ritrovino consenso e fiducia nella popolazione sono obbligati a rifarsi di dignità. Una dignità andata perduta nei vari processi a Berlusconi, Andreotti, Dell’Utri. Una dignità andata perduta semplicemente perché al senato e alla camera c’è chi ha messo le radici da più di 20 anni, se va bene. La scommessa che potrebbe realmente rivalutare l’Italia è quella del cambio generazionale. Dobbiamo inevitabilmente avere il coraggio di compiere il gesto simbolico di "uccidere i nostri padri", cioè voltare le spalle a quei maestri che seppero a suo tempo affermarsi come tali, ma non volendosi oggi farsi da parte rischiano di diventare ipocriti e obsoleti. Dobbiamo tornare ad avere una concezione di stato che sia congrua al superamento collettivo di una crisi globale. Essere, come partito, luogo in cui si impara a vivere in democrazia. Un giorno, come dedica su un libro, mi scrissero: “questo libro è un invito ai giovani ad essere esempio a loro stessi, come lo furono i partigiani un tempo”. “Essere da esempio a noi stessi”. Non è uno slogan elettorale o un motto semplicistico.
È la sfida di una generazione intera. Una generazione consapevole di poter ancora giocare molte carte. Una generazione che nonostante tutto guarda al futuro con il dovuto rispetto che si deve a un avversario temibile e misterioso, ma che sente un brivido dietro la schiena, tipico di chi sa che il palcoscenico è tutto suo e quel palcoscenico è il mondo. Recitiamo la nostra parte: che si alzi il sipario. Dario Costantino
“un abbraccio da “La Nuova Ebe” ad un amico in difficoltà, ti vogliamo bene”
“ a una persona buona non può capitare nulla di male ne in vita ne in morte” Socrate
La nostra sede è in via poeta davanti radio king
Noi possiamo credere nel cambiamento. “Il giorno di Peppino” Uno striscione ai piedi dell’antica fontana di piazza amendola sigla l’inizio della manifestazione in onore di Peppino Impastato,una bomboletta nera graffia il tessuto bianco”Peppino le tue idee con noi” scrivono i ragazzi del pd, la gente si ferma,qualcuno lascia un pensiero”Peppino,Peppino sei morto in mezzo a noi,ma le tue idee non moriranno mai”,lo striscione si riempie di frasi e commenti,le persone attorno si incuriosiscono e si avvicinano. È il 9 maggio, i giovanissimi ragazzi del partito democratico di Palmi scendono in campo con un evento dedicato all’anniversario della morte di uno tra i più accaniti sostenitori della lotta alla mafia della storia,Giuseppe Impasto, nato e a Cinisi,in provincia di Palermo, morto per l’appunto il 9 maggio del 1978 per mano di un potente clan mafioso Siciliano. La piazza cittadina si riempie di musica e colore,centinaia di persone indossano al polso un nastrino rosso,simbolo del sangue versato dalle vittime della mafia,emblema della giornata, i bambini si avvicinano incuriositi per sentire la storia di Impastato,i genitori leggono il giornale curato dai ragazzi,qualcuno fa domande,qualcun altro appunti e complimenti. i giovani democratici parlano ai presenti senza palchi e microfoni,in maniera diretta,vicina ,come piaceva a Peppino, fermandosi per strada con le persone che sembrano più distanti. L’atmosfera è sicuramente carica di allegria e ricca d’ interesse,da troppo tempo ormai a Palmi non si svolgevano manifestazioni di questo genere,ciò è inammissibile,specialmente per i palmesi,che per anni hanno vantato l’onore di vivere nel faro culturale della piana, dopotutto la gente è affascinata da questo evento si ferma ascolta,discute,mangia qualcosa insieme ai ragazzi,riflette su cose che ormai da troppo tempo aveva messo in cantina. La musica continua ad inebriare l’aria,la piazza si riempie, ormai è sera,i giornali sono tutti esauriti come del resto i nastrini rossi che svolazzano di qua e di là appesi ai polsi. i giovani democratici salutano è ringraziano tutti i presenti invitandoli alla tappa conclusiva della manifestazione,la proiezione del film “i cento passi” nella sezione del partito democratico Palmese. un cielo limpido accompagna la visione della pellicola,la manifestazione si conclude tra gli applausi degli spettatori, Palmi va a dormire con un nuovo pensiero per la testa. L’evento ha certamente riscosso successo e partecipazione,le cose non cambiano in un giorno,in qualche ora non si può cancellare la lunga storia che da anni ormai mette in ginocchio un paese,ma da qualche parte si deve pur cominciare, e per i giovani democratici è stato senza dubbio un inizio niente male. Teresa Surace
Sezione giovanile PD “Peppino Impastato”
Periodico Gratuito. Distribuzione interna