Isde Italia News - 349 - Centrali Nucleari Risposta A Dr.ssa Kunz

  • May 2020
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Centrali nucleari: risposta sbagliata per la salute del pianeta e per risolvere la crisi energetica, climatica ed economica Egregia Dott.sa Kunz, è dovere dei medici richiamare l’attenzione sui pericoli per la salute, anche quando interessi economici tendono a minimizzarli se non a nasconderli. Rispondiamo quindi qui di seguito alle Sue affermazioni. 1) “Volendo essere in linea con gli obiettivi di Kyoto circa le emissioni di CO2, il problema si risolve solo con Centrali Nucleari, come si fa in tutto il mondo, noi esclusi”. In verità “in tutto il mondo” non si stanno costruendo nuove centrali nucleari; quelle in costruzione, appena due, non riusciranno nemmeno a sostituire gli impianti in funzione, ormai molto vecchi e che si dovranno chiudere. 2) Ma più importante è la Sua considerazione sulla CO2, che non sarebbe prodotta da tali impianti. È ovvio che nella reazione a catena nel nocciolo del reattore non si produce CO2, ma in tutto il processo a monte (estrazione del minerale, suo trasporto, lavorazione, arricchimento) e a valle (decommissioning dei reattori e delle miniere, che per la stragrande maggioranza non è stato fatto lasciando pericolosissime cattedrali nel deserto), di CO2 se ne produce, eccome! 3) “Perché gli ambientalisti attaccano la produzione della energia elettrica, che è fondamentale per l’economia di un paese, e non lanciano i loro strali contro il traffico automobilistico che è in assoluto il più grande produttore di CO2 e di inquinamento atmosferico?”. Non risulta proprio che gli ambientalisti non critichino di continuo lo spreco energetico e i danni per la salute dei trasporti, che comunque non ha nulla a che fare con l’energia elettrica e con le centrali nucleari. 4) L’incidente di Chernobyl “non sarebbe mai potuto accadere nelle Centrali Nucleari occidentali progettate in modo radicalmente diverso, neanche volendolo provocare”. La IV Generazione degli impianti nucleari ritenuti più sicuri sarà realizzabile non prima del 2025, con una disponibilità commerciale della tipologia di impianto a partire dal 2040. Il Governo italiano e l’ENEL hanno però attivato una collaborazione con quello francese e l’EDF per la costruzione in Italia di 4 centrali nucleari, la prima delle quali attiva dal 2020. Non sono stati indicati i siti, questione molto delicata, e ovviamente si tratterà di impianti della III Generazione. 5) “Noi italiani paghiamo l’energia elettrica più cara d’Europa”. E’ verissimo, ma questo non dipende dal fatto che non abbiamo centrali nucleari. Finché l’ENEL era pubblico la differenza non era tanto grande; la privatizzazione selvaggia e l’inefficienza che ne è seguita hanno fatto il danno. 6) “In tutti i paesi del mondo queste attività (il trasporto e lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi) si svolgono senza grossi problemi: si usano infatti come deposito miniere di sale poste a grande profondità, la cui esistenza è segno di stabilità geologica da e per milioni di anni”. Quali sarebbero questi paesi? Non risulta vi sia paese al mondo che abbia ancora realizzato un simile deposito. Il progetto più avanzato, praticamente l’unico, è il deposito di Yucca Mountain negli USA, ma dopo circa 20 anni e miliardi spesi non è stato realizzato, anzi è fermo per i grossi problemi che ha posto. 7) Denunciare i pericoli delle bombe atomiche, Lei sostiene, è “incutere paura nel lettore”. In verità la minaccia di una guerra nucleare è oggi più grande che nei decenni della Guerra Fredda e il grande pubblico dovrebbe averne coscienza. E’ la mancata informazione che crea l’allarmismo e non la informazione. Le evidenze scientifiche sulla nocività del fumo di tabacco, sull’amianto e sul benzene (considerato un benefico sostituto del piombo nelle benzine) sono state per lungo tempo contrastate con l’argomentazione che i vantaggi 1

economici erano prevalenti sui rischi. Sono stati chiamati “catastrofisti” quegli scienziati che inutilmente fin dagli anni ‘70 cercavano di richiamare l’attenzione sui cambiamenti climatici e la loro origine antropica. E ancora oggi non siamo evidentemente capaci o coraggiosi di informare e comunicare che molte morti sono dovute a esposizioni che potrebbero essere evitate. 8) La classe medica, ancor più di quella politica, non dovrebbe sottovalutare i rischi per la salute da radiazioni ionizzanti, in quanto, fin dai tempi delle centinaia di test nucleari in atmosfera e passando per i proiettili ad “uranio depleto” (materiale che è la “coda” del ciclo nucleare), il Pianeta è stato invaso da una contaminazione radioattiva che dovrebbe essere seriamente denunciata a tutta la popolazione con grande allarme. Non solo si trova ancora Stronzio-90 dai test in atmosfera nei bambini americani, ma diventano sempre più dimostrativi gli studi sull’incremento dell’incidenza di leucemie infantili nei pressi delle centrali nucleari1. E’ improprio definire “pulita” l’energia nucleare. Piccole dosi di radiazioni, che si aggiungono al fondo naturale di radioattività, comportano un rischio per la salute del personale addetto agli impianti e alla popolazione, non solo in casi di incidente ma anche con il normale funzionamento. Quella che l’ICRP (Agenzia Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti) definisce “dose limite” per i lavoratori addetti, non significa notoriamente una dose al di sotto della quale il rischio non si determina, ma solo “una dose alla quale sono associati effetti somatici (tumori, leucemie) o effetti genetici che si considerano accettabili (!!!) a fronte di benefici economici”. 9) “Come se ne esce, a meno di non cambiare radicalmente il nostro modo di vivere?” Su questo concordiamo. Con o senza centrali nucleari, questo Pianeta non è più in grado di sostenere l’attuale livello di consumi energetici, le trasformazioni irreversibili di energia e materia (decine di migliaia di molecole di sintesi dagli effetti ignoti), i residui di questi processi (con o senza “termodistruttori”). Di questo allora dobbiamo parlare, convincendo la parte privilegiata dell’umanità, di cui noi facciamo parte, a non continuare a consumare in modo illimitato e non sostenibile. E’ infine opportuno che tutti noi medici consideriamo le norme sul nucleare già a adottate e quelle in via di adozione da parte dell’attuale Governo. a) Gli impianti civili di produzione energetica, quindi anche quelli nucleari, sono già assoggettati al “segreto di Stato” (DPCM 8.4.2008). Ciò significa impedire l’accesso all’informazione sui siti e la partecipazione dei cittadini alla definizione di piani e programmi, in contrasto con quanto sancito dalla Convenzione di Aarhus (1998), dalla Direttiva 2003/40/CE recepita dall’Italia con D.Lgs. n. 195/2005, dalla Direttiva 2003/35/CE e dal Regolamento n. 1367/2006/CE. b) Nonostante l’affermazione della prevenzione dei rischi da impianti nucleari per la protezione della salute (Ddl n. 1195, artt. 14, 15, 17, 22 attualmente in discussione al Parlamento):  il Ministero della Salute non è coinvolto, neppure “di concerto”, nell’adozione dell’autorizzazione agli impianti attribuita al Ministero Sviluppo Economico;  le commissioni parlamentari sanitarie non sono coinvolte nella definizione da parte del CIPE delle tipologie degli impianti;  l’Istituto Superiore di Sanità non partecipa alla costituzione della nuova Agenzia per la Sicurezza Nucleare, nell’organo collegiale della quale nessun componente è designato dal Ministero della Salute. 1

Ian Fairlie, “Childhood Leukemias Near Nuclear Power Stations“ (con referenze specifiche), http://www.ippnw-europe.org/en/nuclear-energy-and-security.html?expand=176&cHash=abf6cd63d1 2

c) Vengono approvati gli impianti con caratteristiche tecniche già accettate “negli ultimi 10 anni” da altri Paesi membri dell’AEN-OCSE, quindi superati o in via di superamento. d) L’energia nucleare è classificata “rinnovabile”, quindi inserita nell’elenco delle fonti energetiche rinnovabili di cui all’art. 11, comma 4, del D.Lgs. n. 79/1999, nonostante l’esauribilità dell’uranio e la bocciatura da parte della Commissione del Parlamento Europeo, in data 11.9.2008, di un emendamento volto a inserire nelle norme europee l’equiparazione del nucleare alle energie rinnovabili. Pensaimo che tutte le argomentazioni sopra portate siano sufficienti a indurre al ripensamento chiunque ritenga che il ricorso al nucleare sia la soluzione efficace ed efficiente per risolvere la crisi energetica, climatica ed economica. E allora cosa fare? L’ha già detto l’UE: entro il 2020 aumentare del 20% l’efficienza energetica e del 20% la produzione di energia da fonti rinnovabili, con la riduzione del 20% delle emissioni carboniche. Si tratta di obiettivi quantitativamente molto più rilevanti rispetto a quelli che si è dato il Governo italiano; infatti il programma nucleare dovrebbe coprire il 25% dei consumi elettrici ossia meno di un terzo dei consumi energetici complessivi, mentre la strategia europea ha l’obiettivo di coprirne il 40%. Tale strategia potrà essere utile anche per attivare dinamiche virtuose nei Paesi degli altri continenti, se vi sarà la cooperazione internazionale e l’avvio di una profonda revisione dei modelli economici dominanti, che ci si augura costituiscano la base dell’accordo in discussione nella Conferenza internazionale sul clima promossa dall’ONU a Copenaghen il prossimo dicembre. “Tutti gli uomini sono responsabili dell'Ambiente. I Medici lo sono due volte.” Angelo Baracca, Antonio Faggioli, Maria Grazia Petronio, Roberto Romizi ISDE Italia

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