Intervista A Luigi Mariano, Cantautore - Di Wilma Massucco

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NEGO TUTTO ALL’UNIVERSO per DIRE LA VERITA’

INTERVISTA a LUIGI MARIANO (Bologna, 16 luglio 2009) di Wilma Massucco A colloquio con Luigi Mariano, cantautore, ospite al Festival Musicale per la pace di Castel D’Ario (MN), domenica 19 luglio Luigi, qual è il tuo genere musicale? Non amo seguire un genere preciso, perché facendo così c’è il rischio, come artista, di cristallizzarsi. Soprattutto quando suono con la band, cerco di spaziare nei generi, passando dal blues al reggae al rock; mi piace molto anche la canzone intimista, cantautorale, classica. Pure i contenuti delle mie canzoni variano, passando da testi di impegno - in senso civile, sociale e politico – ad altri più leggeri, ironici e giocosi, fino ad arrivare a testi intimisti, di ricerca e di crescita. Mi piace l’idea di avere un panorama di ascoltatori variegato, e mi piace pensare che, attraverso le mie canzoni, posso trascinare qualcuno, magari più propenso all’ironico e all’intimismo, a riflettere anche su questioni politiche e sociali del nostro tempo . Quando questo succede provo davvero una grande soddisfazione. Considerata la tua partecipazione, come ospite, al Festival musicale per la Pace di Castel D’Ario (un Festival in cui si tratteranno anche tematiche legate alla denuncia e all’impegno politico e sociale) cosa vorresti trasmettere tu, con canzoni di “impegno” tipo Il Negazionista, Solo su un’isola deserta , Cosa avrebbe detto Giorgio,? Con queste canzoni vorrei trasmettere un pizzico della mia rabbia nel constatare che alcuni aspetti della nostra società sarebbero onestamente da rivoluzionare, di modo che altre persone, arrabbiandosi pure loro, ma sempre in modo costruttivo, possano contribuire, tutte insieme, a cambiare le cose. Certo, quando si fa questo tipo di canzoni, c’è sempre il rischio di cadere nel qualunquismo. Perché? Perché è facile e scontato attaccare il potere, o lamentarsi del marcio nella politica e del fatto che intanto sono tutti uguali, ecc.. Il punto è che purtroppo spesso si parla senza conoscere davvero. Per questo cerco sempre di andare a fondo nelle cose, sono un appassionato. Per esempio, c’è la sentenza di un politico mafioso? Mi leggo tutti i documenti relativi a quel processo, ascolto tutte le campane e poi cerco di farmi un giudizio mio. Soprattutto leggo libri e faccio

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ricerche su internet; mi piace anche molto informarmi attraverso l’incontro con l’altro, con chi magari ha vissuto sul campo le cose di cui parla. Come nascono le tue canzoni? Spesso escono di pancia, non posso proprio bloccarle, e quelle sono le canzoni più vere. E’ istinto che esce, e chi ascolta percepisce sincerità, che per me è una delle cose più importanti. Certo, non è facile, bisogna avere coraggio, soprattutto quando tratti di questioni politiche o sociali. Perché, quando esprimi idee forti, inizi a crearti dei nemici: non soltanto nei confronti delle Istituzioni o degli apparati che tu attacchi, ma magari anche tra le persone che ti ascoltano. Quando esprimi un’idea forte è inevitabile crearsi dei nemici. Un’ idea forte che tu vorresti trasmettere? Vorrei trasmettere l’importanza della conoscenza. Io amo conoscere, e amo le persone che vogliono conoscere. A volte della conoscenza si ha paura. C’è chi per esempio non va dal medico per paura di scoprire di avere qualche grave malattia. Io sono esattamente l’opposto. Voglio sapere tutto, perché attraverso la conoscenza primo sto crescendo, secondo mi posso difendere, terzo posso contribuire a migliorare il mondo. Non voler restare nell’ignoranza è alla base di qualunque cambiamento. Nei tuoi testi spesso c’è molta ironia. … Nei miei testi uso l’ironia in modo assolutamente strumentale: cioè, non è un’ironia che vuole far sorridere, per riempire il vuoto in un brano o per trasmettere simpatia, ma che deve essere funzionale alla trasmissione di un certo messaggio. Mi sono reso conto che, attraverso l’espediente dell’ironia, si può arrivare prima a fare comprendere un messaggio, perché si passa attraverso un approccio d’ascolto meno cervellotico. E’ una chiave di lettura diretta. In che senso con l’ironia l’approccio è meno cervellotico? L’ironia, stimolando emozioni quali il sorriso, la reazione di pancia, la risata divertita, è come se bypassasse un po’ l’aspetto del ragionamento serioso. Arriva prima, quindi, perché usa il canale emozionale invece che quello razionale. Sorridendo, uno sente di più quel brano, e alla fine lo fa più suo. Tu fai anche uso del paradosso Il paradosso (sapientemente usato ad esempio da Oscar Wilde, Carmelo Bene, Woody Allen – che prendo sempre come miei riferimenti) è un apparente ribaltamento di una verità, in cui però si può scoprire una parte di verità importante. In che modo? Bisogna portare la testa da una verità al suo opposto, in modo che sia proprio questo movimento, questo salto mentale, a farci percepire qualcosa di nuovo. Vedi la mia canzone Il Negazionista, ad esempio: è un testo in cui nego una serie di verità evidenti, del tipo “non esiste genocidio … non esiste pianeta malato … non esiste violenza bestiale”. Il che è strumentale perché, portando chi ascolta a chiedersi “perché sta dicendo questo?” il risultato è che si provoca quel movimento mentale di cui ho parlato prima. Come se si guardasse l’altra faccia della luna. La luna è bianca …. ma se vado a guardare dall’altra parte come sarà? Io amo i paradossi perché stimolano la mente a fare il salto, ad aprire quindi, verso altre possibilità.

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