Impatto Ambientale E Sanitario Degli Inceneritori - Relazione Da Un Seminario Di E. Burgio

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Impatto ambientale e sanitario degli inceneritori (Riassunto presentazioni di Ernesto Burgio, 19 marzo 2008)

Il prezzo in salute del nostro sistema produttivo Il sistema produttivo odierno, è volto ad assicurare sempre più materiali e manufatti a costi sempre più competitivi, ma spesso non si prendono in considerazione i costi da pagare in termini di salute e dissesto ambientale. Il ciclo produttivo è basato sulla combustione dei prodotti petroliferi, che danno energia e materia prima. Le emissioni inquinanti provengono da industrie varie: centrali termoelettriche, inceneritori, traffico veicolare ecc., in particolare tutti gli impianti che per i loro processi produttivi utilizzano altissime temperature di combustione, immettono in atmosfera oltre ad enormi quantità di CO2 e sostanze tossiche, il cosiddetto particolato fine ed ultrafine o nano particolato. Il primo è composto da molecole < di 5 micrometri fino a 2,5 di diametro, il secondo è ancora più fine e dannoso e può arrivare a dimensioni pari alla metà del diametro di una molecola di DNA.

Le emissioni degli inceneritori L’incenerimento di 1t di rifiuti produce 3t di CO2, 300 Kg di ceneri pesanti e 30 Kg di ceneri tossiche, ricche di metalli pesanti come piombo, cadmio, mercurio, diossine, idrocarburi aromatici, furani, policlorobifenili, solo per citarne alcuni (diapositiva 3 e 4). Le industrie necessarie alla vita del paese e al progresso, che non possono essere convertite, devono purtroppo continuare la loro attività nel cui costo sono compresi danni ambientali e di salute. Si può agire invece su due fronti: 1. riducendo il traffico veicolare e 2. avviando un diverso smaltimento dei rifiuti. Con una seria campagna di raccolta differenziata si poterebbe arrivare fino al 70% dei materiali riciclati, quali carta, legno, vetro, plastica (con procedimento a freddo) e compostaggio. Con la suddetta modalità rimarrebbe nei rifiuti una frazione residua, irrisoria per l’incenerimento e inutile per giustificare l’uso e la costruzione dei cosiddetti “termovalorizzatori”. L’atteggiamento dei politici Purtroppo malgrado i ripetuti appelli, tutte le forze politiche sono favorevoli all’incenerimento dei rifiuti. Infatti i contratti con le società e le industrie fornitrici sono già stipulati, e rescindere da tali impegni sarà difficile e costoso.

Di fatto tali impianti sono contro le normative vigenti ma, la loro messa in opera viene avallata in quanto c’è una stretta relazione fra industriali e partiti politici, basata su collaborazione reciproca e finanziamenti di quest’ultimi. Le valutazioni di impatto ambientale in realtà esistono sulla carta. L’opinione diffusa dei politici è che, questi impianti non sono più pericolosi di tanti altri. Ciò perché c’è una difficoltà oggettiva di valutazione dei dati sul piano epidemiologico, che induce ad interpretazione diversa degli stessi e facilmente manipolabile a seconda delle situazioni (si veda in proposito la diapositiva 9).

le indagini statistiche Nel momento in cui bisogna redigere una statistica, si prendono ad esempio come campioni due popolazioni, ciascuna con realtà di vita e distanze diverse, rispetto la fonte inquinante, e si valuta su scala l’incidenza di malattie tumorali, mortalità o altro. Tali statistiche inducono a pensare che in verità l’incidenza di malattie tumorali di una popolazione rispetto all’altra è poco più elevata o irrisoria, ed è questa la scusante che fa accettare o è portata come motivo “inconfutabile” di contrasto nei dibattiti contro le fazioni anti-inceneritoriste. In realtà nella stesura di tali dati non viene tenuto conto del fatto che, comunque le due popolazioni campione sono esposte ad altri inquinanti, quali industrie, traffico veicolare ecc., e, cosa molto importante, non si tiene conto della filiera alimentare che diffonde gli inquinanti in luoghi molto lontani, dove, per l’insorgenza di certe forme tumorali non ci potrebbero essere altre spiegazioni che il consumo di cibi contaminati (latte, formaggi) derivanti dal luogo in questione. Per quanto tecnologicamente avanzati siano gli impianti di incenerimento, non c’è modo che essi possano trattenere mediante appositi filtri gli inquinanti più pericolosi che escono dalle loro ciminiere. Essi infatti trattengono solo le particelle più grosse, ma lasciano passare diossine, nanoparticolato e tante altre sostanze dannose per la salute umana. Per le particelle più grosse vengono fatti controlli ambientali, presso gli impianti funzionanti, due o tre volte l’anno, e sempre dietro preavviso (sui danni epidemiologici su popolazioni esposte alle emissioni degli inceneritori si vedano le diapositive 5-6).

I danni alla salute del particolato ultrafine Il pericolo maggiore deriva dal particolato ultrafine presente nei fumi di scarico, il quale rimane per tanto tempo nell’aria da cui viene inalato o, dopo essersi depositato nell’ambiente, può essere ingerito mediante il consumo di vegetali dall’uomo o, dagli animali da pascolo, i quali trasmetteranno questi prodotti tossici agli alimenti quali latte e derivati. Molte sostanze non sono bioaccumulabili, cioè non vengono metabolizzate dall’organismo e rimangono per sempre al suo interno, creando disfunzioni e tumori. (Sugli effetti cancerogeni delle sostanze emesse da un inceneritore secondo la IARC e sull’aumento del “rischio relativo” si vedano le diapositive 7 e 8) Il particolato una volta inalato, passa facilmente le nostre barriere difensive, arrivando fino agli alveoli polmonari, dove mancando l’attività degli enzimi, perché assenti in queste zone, tappezzano la parete alveolare e i macrofagi, che così non possono svolgere la loro funzione. Dagli alveoli polmonari al sangue, il passo è breve, da lì penetra all’interno delle cellule, attraversando la membrana cellulare e via fino al nucleo e al DNA, dove avverranno le modificazioni genetiche.

La popolazione più esposta La popolazione più esposta è quella infantile, perché gli agenti tossici agiscono sul loro organismo già sin dalla vita intrauterina, creando danni allo sviluppo cerebrale. Nei 2/3 degli studi compiuti sulle popolazione vicine agli inceneritori e sui lavoratori addetti, si è riscontrato un aumento di molte forme tumorali ma in particolare, dei sarcomi, tumori a carico dei tessuti molli, molto rari; inoltre avvengono alterazioni nei recettori degli ormoni situati nelle cellule, con conseguenza di disfunzioni sempre più frequenti agli organi sensibili ad essi, come tiroide, prostata, seno. Si procurano danni anche alla microcircolazione, all’apparato cardiovascolare, neurologico e a vari organi come fegato, vescica, polmoni.

L’inganno dei limiti di legge Non ci facciamo ingannare da chi dice che se vengono applicate le BAT e rispettate le normative e i limiti di legge possiamo dormire sonni tranquilli. I limiti di legge variano da paese a paese, ad esempio per le emissioni di diossina quello che è a norma in Italia sarebbe fuori legge in Giappone perché là i limiti sono più restrittivi. I limiti di legge variano nel tempo: il benzene, ad esempio era considerato pericoloso nella misura di 100 parti per milione nel 1946, di 10 parti per milione nel 1978, di 0,3 nel 1994!

Come dire che i limiti di legge più che una salvaguardia per la nostra salute sono un compromesso tra gli interessi industriali e quelli dei cittadini (si vedano le diapositive della presentazione).

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