Il Silenzio Dell Uomo Versione Demo

  • December 2019
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IL SILENZIO DELL’UOMO

Sceneggiatura di Davide Gatti Soggetto di Davide Gatti e Giacomo Frittelli Progetto a cura di Giacomo Frittelli, Davide Gatti e Jirawan Kwanpech

dicembre 2008 terza stesura

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 SCENA 1 – EST. PIANA DI CASTELLUCCIO – GIORNO La scena si apre in una sconfinata distesa deserta coperta di neve. Promontori sinuosi circondano il vuoto della piana. Il cielo è nascosto da nuvole. Un vecchio furgone Volkswagen anni ’80 blu sta percorrendo l’unica strada a vista d’occhio e, seguendo il percorso rettilineo, procede lentamente. Il furgone accosta in un punto imprecisato sul ciglio della strada. Dal lato del guidatore esce CAROS, un uomo sulla sessantina. Ha lunghi capelli grigi e il volto impassibile segnato dal tempo; indossa un logoro giaccone invernale di pelle marrone, pantaloni pesanti e scarponi da neve. Porta sulle spalle un grosso zaino. Fa una breve pausa. Cammina intorno al furgone fino ad arrivare alla portiera del passeggero. Dopo averla aperta, estrae a fatica il corpo inerte di un UOMO di mezza età che indossa vestiti eleganti ed è apparentemente morto. CAROS trascina l’UOMO per qualche metro e lo corica supino sulla prima sterpaglia al limite dell’asfalto. Riprende fiato. Ritorna al furgone ed estrae il corpo di una BAMBINA di circa dieci anni. Anche lei è vestita in modo elegante, sebbene più protetto. Tenendola saldamente in braccio si allontana dalla strada. Marcia fino a quando della macchina non rimane che un punto lontano. Si inginocchia e, da dietro, predispone con cura il corpo sul lato sinistro in posizione quasi fetale, come se dormisse. Rimane impassibile a contemplarla per un istante. Si sfila lo zaino dalla schiena e lo mette a terra. Dal suo interno prende un cuscino candido di media grandezza. Solleva la testa della BAMBINA e vi posiziona con cura il cuscino sotto. Si alza e cammina per qualche metro, lentamente. Il suo volto lascia trasparire una smorfia di dolore. Tiene lo sguardo fisso verso un punto dinanzi a lui. Si ferma.

Ai suoi piedi è posto un altro corpo. Si tratta di una DONNA di mezza età. Anch’ella è coricata in posizione quasi fetale rivolta verso CAROS. I suoi vestiti sono eleganti ma logorati dal tempo. Il cuscino sopra il quale poggia la sua testa è ricoperto di macchie e polvere. CAROS ha gli occhi lucidi e trattiene a fatica singhiozzi di pianto. Fissando il volto di lei, si inginocchia lentamente. Le si sdraia accanto. Stacco.

SCENA 2 – INT. STANZA INTERROGATORIO – GIORNO La scena si apre in un piccolo stanzino, con le mura spoglie. Al centro è posto un tavolo allestito a scrivania, qualche carta qua e là. Da una parte del tavolo è seduto PRIMO, cinquant’anni, fisico asciutto, barba lievemente incolta, capelli corti. E’ vestito con una tuta nera un po’ larga, simile ad un’uniforme. Alla sua destra è in piedi SECONDO, quarant’anni, anche lui fisico asciutto, barba lievemente incolta; i capelli arrivano a coprirgli le orecchie. Indossa una tuta identica a PRIMO. Entrambi hanno agganciato a sinistra sul petto un piccolo apparecchio nero di forma quadrata (vocalizzatore). Aspettano. La porta nella parete di fronte a loro si apre e si affaccia MOUNIN, indugia un poco e poi entra. E’ vestito con una tuta grigia simile a quelle di PRIMO e SECONDO e indossa anch’egli un vocalizzatore sul petto.

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 MOUNIN si corica sulla sedia di fronte a PRIMO dall’altra parte del tavolo. Li osserva con aria assorta. PRIMO sfiora con due dita il proprio vocalizzatore e questo emette una voce che parla per lui. Vocalizzatore PRIMO Signor Mounin. Se è pronto, cominciamo. MOUNIN annuisce. PRIMO sfoglia delle carte sul tavolo. Sfiora nuovamente il vocalizzatore. Vocalizzatore PRIMO Lei è indagato per abbandono e conseguente uccisione. SECONDO lo osserva immobile. PRIMO sfiora nuovamente il vocalizzatore. Vocalizzatore PRIMO Inoltre, ci sono diversi testimoni che affermano di averla sentita parlare durante lo svolgimento delle sue mansioni. (pausa, poi PRIMO sfiora nuovamente il vocalizzatore) Ora, noi ci chiediamo se la cosa sia in qualche modo collegata. (pausa, poi PRIMO sfiora ancora il vocalizzatore) Cos’ha da dire? MOUNIN fa per sfiorare il proprio vocalizzatore, ma SECONDO gli si avvicina di scatto e glielo strappa di dosso. MOUNIN si ritrae impaurito. PRIMO sfiora il vocalizzatore. Vocalizzatore PRIMO Non crediamo che fingere sia costruttivo. Avanti, parli. Stacco.

SCENA 3 – EST. CORTILE MAGAZZINO CHANDRA – ALBA La luce invernale è ancora tenue. MARCEL sta camminando rannicchiato nel suo lungo cappotto; attraversa un prato disadorno circondato da edifici industriali logorati dal tempo. Si ferma presso un enorme portone di ferro scrostato e si approssima davanti ad un piccolo cilindro bianco posto ad altezza del suo viso. Aspetta. Il portone scorre per lasciare un varco di circa mezzo metro dal quale si affaccia CHANDRA, capelli lunghi castani, indossa un maglione grigio scuro largo ed avvolgente e dei pantaloni aderenti neri. MARCEL attende un istante. MARCEL Sono venuto per… dicono che lei paga per la voce. CHANDRA gli sorride cordialmente e si scosta per farlo entrare. CHANDRA Prego. MARCEL entra con passo indeciso.

- Il Silenzio dell’Uomo -

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 Stacco.

SCENA 4 – INT. MAGAZZINO STUDIO CHANDRA – ALBA MARCEL entra nell’ampio magazzino dismesso. In una parte sono concentrate diverse attrezzature tecnologiche. Al centro: una poltrona circondata da tre pali neri dal design futuristico, a terra dei neon accesi. A lato: un letto, un tavolo e delle attrezzature. Dalle vetrate in alto filtra luce non sufficiente a rendere l’ambiente illuminato a giorno. Dietro di lui CHANDRA fa scorrere il portone di ferro fino a chiudere la fessura luminosa. Il rombo del ferro perdura per qualche istante all’interno del magazzino. CHANDRA lo supera sorridendo. Gli indica la sedia centrale. MARCEL avanza a piccoli passi, poi si siede. CHANDRA rimane in piedi alla sua sinistra. CHANDRA (studiandolo) Ora mi serve che spalanchi la bocca. (pausa) Come si chiama? MARCEL (guardandola) Marcel… MARCEL la osserva in attesa. CHANDRA Io Chandra. MARCEL smette di guardarla e apre la bocca incerto fino a spalancarla al massimo. CHANDRA arretra di qualche passo. MARCEL cerca di guardarla rimanendo però immobile con i muscoli facciali tesi. CHANDRA Se è pronto, provi ad emettere un suono, il più a lungo possibile. MARCEL esegue. Di scatto CHANDRA attiva i pali con un gesto delle braccia. Questi cominciano ad emettere una frequenza acuta che si somma alla voce di lui. MARCEL continua. CHANDRA lo fissa impassibile e con un ulteriore gesto incrementa la potenza dei pali. La frequenza emessa aumenta d’intensità. MARCEL ha una smorfia di dolore e di sforzo. Il verso che emette inizia ad essere spinto e sofferto. Stacco.

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