Il Giornale Del Piemonte - 05032009

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il Giornale del Piemonte Giovedì 5 marzo 2009

Cultura&spettacoli Le case editrici in Piemonte

Quando la Reggia diventa luogo di interculturalità

Tra gli obiettivi futuri, la pubblicazione di nuove storie «made in Piemonte» «Ho parlato del mio testo con Marco Valerio» dice un ingenuo aspirante autore. E qui avviene una prima scrematura, perché Marco Valerio non esiste: è solo un marchio. Così l’autore si fa subito una figuraccia. Eppure Marco Valerio è conosciutissimo soprattutto all’estero, come dimostra un altro aneddoto. Un giorno un professore di linguistica di New York, Peter Caravetta, è entrato in redazione e con accento straniero ha detto, sorpreso: «Tutto qui?». Si aspettava, invece, di trovare un’immensa redazione visto il successo di Marco Valerio nella sua università dove gli studenti consultano assiduamente su Internet, per trovare un verso di Dan-

IL TRASLOCO Dal 2000 ai piedi della Mole, in via Sant’Ottavio, la redazione si sta per trasferire nella nuova sede di via Ventimiglia te o un brano dei Promessi Sposi, l’enciclopedia on line realizzata nella sede di via Sant’Ottavio 53, attualmente in fase di trasloco per trasferirsi in via Ventimiglia. Ma non solo gli studenti statunitensi la considerano come massimo riferimento per la letteratura italiana: anche quelli nostrani si rivolgono a Marco Valerio per avere un testo. Perché questo editore ha un proprio centro stampa in digitale che può estrarre da un libro la parte che interessa allo studente, magari non tutto il volume. Si tratta del centro stampa più organizzato del Piemonte, che pubblica regolarmente i 280 titoli in catalogo e permette di fare a meno di un magazzino. Questo sta a significare che la Marco Valerio non è un’editrice di novità, ma di catalogo, nel senso che i suoi libri non vanno mai fuori commercio.Al limite sono ristampati a seconda della richiesta. Nata nel 2000, per merito di quattro signore, con una collana di saggistica divulgativa, ora ne conta quattro: narrativa, poesia, gnosi (yoga, origini del Cristianesimo eccetera), corpo 18 per ipovedenti. La solidarietà è infatti una parola chiave di questa casa editrice e in quest’ottica

I PUNTI DI FORZA L’editrice ha un centro stampa in digitale, 280 titoli in catalogo e un’enciclopedia online conosciuta in tutto il mondo sono nati i testi scolastici e la narrativa per persone con visus ridotto anche fino a un cinquantesimo.Adelphi e Sellerio si sono rivolti a loro per pubblicare, in questo formato, Siddharta e Camilleri. E di un Camilleri piemontese avrebbero bisogno questi editori che non sopportano più le storie ambientate all’estero: un’altra scrematura dei manoscritti avviene proprio in questo senso, perché Marco Valerio cerca innanzitutto storie piemontesi. Per esempio, un giallo ambientato a Torino, non in Cina, in Canada o negli Stati Uniti, un romanzo che racconti la storia di una ragazza che da Mondovì va a Poirino, non le vicissitudini di uno straniero e dei suoi viaggi attraverso il mondo. Perché solo valorizzando la nostra cultura possiamo aprirci ai richiami che vengono dall’estero. Anche Calvino e Pavese per esempio erano radicatissimi nella loro cultura. Allo stesso modo le Langhe non sono più quelle di Fenoglio, l’Alessandrino non è più quello di Augusto Monti: ci vorrebbe un autore che raccontasse come sono oggi questi luoghi e paradossalmente non se ne trovano più. E il Piemonte è stata anche la capitale del Risorgimento, c’è stata una tremenda peste, c’è stata l’invasione francese. E proprio dai morti francesi durante la Breccia di

Porta Pia, non solo da quelli italiani, parte il nuovo libro lanciato da Marco Valerio alla presenza del ministro per i Beni culturali Sandro Bondi e del consigliere regionale Giampiero Leo: «Il Risorgimento e l’interpretazione del fascismo», un testo revisionista che considera il fascismo non una parentesi, non un errore contro la cultura, ma un errore della cultura, che trova le sue radici nel Risorgimento. Un libro polemico anche con la celebre frase di Massimo d’Azeglio «Ora l’Italia è fatta, bisogna fare gli italiani»: no, il Risorgimento fu un fatto nazionale, frutto del nazionalismo italiano, di una cultura italiana che covava sotto il dominio straniero, ma era ben viva. Sulla stessa linea l’editore pubblica libri di autori controversi come Giuseppe Baffico, giornalista prima amico di Mussolini e poi polemico con il fascismo. Vuole insomma sottrarsi alla cappa della cultura torinese come testimonia un suo libro: «Torino, provincia di Milano» che individua la scomparsa di un’identità torinese a scapito di quella meneghina, fallito il tentativo delle Olimpiadi di dare inizio a «Rinascimento subalpino». E ora Marco Valerio chiede sovvenzioni per valorizzare la nostra cultura, i nostri giovani, la nostra poesia: il Premio Torino Poesia li vede in prima linea con i loro libri in versi. Ma questa città è conservatrice, dimentica la realtà dei piccoli editori anche adesso che Einaudi è stata inglobata dalla Mondadori, Utet dalla De Agostini, il Battello a vapore dalla Piemme. Così anche la narrativa di qualità sta scomparendo nella frenesia del mercato dei libri, fumo negli occhi per Marco Valerio.

VENARIA Ultima fase per il progetto «La Reggia: vita in movimento»

Marco Valerio, editore a caccia di piemontesità AMEDEO PETTENATI

Settimana a corte

IL CATALOGO Sono oltre 280 i titoli editi dalla Marco Valerio di Torino

La Reggia di Venaria come luogo di cultura e di svago, in grado di parlare linguaggi differenti, con il coraggio di sperimentare percorsi di coinvolgimento di nuovi fruitori e di confrontarsi costantemente con il proprio pubblico, al fine di offrire a ogni visitatore la possibilità di lasciarsi emozionare da spazi capaci di meravigliare tre secoli fa come oggi. È questo l’obiettivo dell’iniziativa «La Reggia di Venaria: vita in movimento», che giunge in questo mese alla sua fase finale. L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto di partenariato Museums as Places for Intercultural Dialogue, sostenuto dal Lifelong Learnig Programme dell’Unione Europea e mirato a sviluppare le potenzialità dei musei come luoghi di dialogo interculturale. La partecipazione al progetto si inserisce quindi in un piano di verifica e promozione dell’accessibilità, finalizzato al potenziamento dei servizi al pubblico. Promotore del progetto è il Consorzio di valorizzazione culturale «La Venaria Reale». Due le fasi in cui si è articolata fino a oggi l’iniziativa: la prima ha inteso sviluppare, in tre incontri, un percorso di riflessioni e di confronto sulle trasformazioni vissute dalla Reggia di Venaria nel corso dei secoli, stimolando un parallelo con il vissuto personale di tutti i partecipanti all’attività. La seconda fase, invece, prevede due incontri in cui i partecipanti divisi in piccoli gruppi si confronteranno per stendere proposte relative ad attività finalizzate al coinvolgimento del pubblico straniero per l’anno a venire. Ciascun gruppo di lavoro è composto, oltre che dai partecipanti, da un operatore della Reggia, un mediatore culturale e uno o più insegnanti che operano con utenza straniera per coordinare le attività e raccogliere, selezionandolo, il materiale prodotto. Le proposte avanzate dai diversi gruppi verranno poi vagliate dalla direzione, che si impegna a realizzare e promuovere quella ritenuta migliore.

L’INTERVISTA∫ NORMA CASANO «La nostra rivoluzione? Vendiamo contenuti, non carta» La coeditrice spara a zero sui grandi eventi come la Fiera del Libro: «Per la promozione è meglio Facebook» Norma Casano è la coeditrice di Marco Valerio. Signora Casano, perché non andate alla Fiera del Libro? «Perché lì non si parla di cultura, ma di spettacolo. Noi, invece, vogliamo parlare dei nostri libri». Non sia così severa. «Guardi, la Fiera del Libro ha fatto più danni alla cultura torinese di una bomba atomica». Ma come fate voi a promuovervi? «Con la nuova tecnologia, anche quella spicciola come Facebook o Myspace per tenere rapporti sia con l’autore che con il lettore». Ma secondo lei il libro ha un futuro? «Sì perché si tocca, è bello come oggetto». Qual è il futuro delle librerie? «Le librerie hanno un futuro solo se si adeguano ai tempi, non possono vendere solo il best seller che si trova anche nei supermercati. Non possono sempre dire ”quel libro della casa editrice di nicchia non lo teniamo. Lo possiamo ordinare, ripassi”». Le è mai capitato? «Una volta per fare una prova sono andata in una libreria di una grande catena del centro, ho visto un nostro libro in uno scaffale e, per mettere alla prova il libraio, ho provato a chiedere il libro». Che cosa le ha risposto? «Non conosco assolutamente quella casa editrice». Allora sono i librai a essere impreparati. «Sì, ed è il nostro massimo cruccio, abbiamo più problemi con loro che con i distributori che creano tante difficoltà alla altre case editrici. E noi vendiamo tantissimo via Internet, perché il nostro mercato è internazionale».

COEDITRICE Alla guida della casa editrice torinese c’è Norma Casano

Come vi definite? «Come una casa editrice che vende contenuti, non carta. Un approccio rivoluzionario al libro» Che cosa vuol dire? «Che sfruttiamo anche le nuove tecnologie come gli E-books.Tra l’altro è intenzione del ministro Gelmini adottare solo libri scolastici che abbiano una versione elettronica». Che libri non pubblicherete mai? «Libri di fiabe, di medicina, romanzi erotici, volumi che inneggiano all’eutanasia o al capitalismo selvaggio, o che abbiano errori di ortografia e di sintassi fin dalle prime righe. Abbiamo creato appositamente un ”call for paper”, perché ci arrivano ben quattrocento manoscritti al mese». Cos’è esattamente un ”call for paper”? «In pratica lanciamo un tema su cui vogliamo pubblicare un testo e l’autore, che lo ha in mente, ci risponde». Siete schierati politicamente? «Assolutamente no, ma abbiamo una precisa linea editoriale che pone come fulcro la famiglia». Ma l’ultimo libro che avete pubblicato «Il Risorgimento e l’interpretazione del fascismo» non è chiaramente revisionista? «E allora? Il metodo dello storico è per principio revisionista, deve rimettere in discussione tutto il passato». Mi faccia un esempio di un libro che vi ha dato soddisfazione. «Sicuramente ”La mancata cangura” della compianta Vilma Ranella, una storia di emigrazione con al centro una bambina contesa da due nonne, una veneta e una piemontese, che si conoscono proprio tramite i racconti della bambina.

Un romanzo che lanceremo in primavera. La famiglia l’ha trovato per caso, rimettendo a posto le sue carte». Una storia metà veneta e metà piemontese, dunque. «Sì, sono proprio queste le storie che ci interessano. Secondo lei perché Camilleri ha successo?». Probabilmente perché i suoi gialli sono avvincenti. «No, secondo me è soprattutto perché li ambienta in una realtà che conosce a menadito. Così dovrebbe fare il nostro autore ideale». Come vede la letteratura giovane?

NUOVE TECNOLOGIE «Utilizziamo i network di socializzazione, produciamo e-book e abbiamo creato un ”call for paper” per raccogliere nuove proposte» «Come una letteratura che va coltivata e valorizzata: i nostri giovani autori sono chiamati all’estero per partecipare a trasmissioni radiofoniche e a fiere negli Stati Uniti o in Scozia, ma ci vanno con il sacco a pelo e con le loro forze». E a chi toccherebbe sponsorizzarli? «Magari agli enti locali. Meglio che facciano questo, piuttosto che dare soldi ai grandi premi nazionali». Ma non è solo un problema piemontese. «No, purtroppo riguarda l’Italia intera.Anche gli editori sardi o napoletani, quando devono spostarsi, lo fanno a proprie spese». [APet]

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