I Mass Media E Le Nuove Tecnologie

  • June 2020
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  • Words: 808
  • Pages: 4
Jonassen D. "…non si impara dalla tecnologia, come non si impara dall’insegnante. Si impara attraverso il pensiero: pensando a cosa si sta facendo o alle cose in cui si crede, a cosa altri hanno fatto o sulle cose in cui altri credono, pensando al processo che il pensiero svoge. Il pensiero media l’apprendimento. L’apprendimento è il risultato del pensiero”

I mass media e le nuove tecnologie Le nuove tecnologie, oltre ad un modo diverso di affrontare i problemi strutturali e contingenti, grazie al loro uso generalizzato,inducono nuove configurazioni e modi di essere culturali, cioè nuove idee attorno al modo e alla vita, nuovi valori secondo cui impostare e regolare l’esistenza individuale e sociale, nuove strategie di comunicazione ed espressione, nuovi modelli di comportamento e d’azione. Tali configurazioni culturali possono penetrare nella vita soggettiva al punto di diventarne il centro animatore e d’irradiamento espressivo. Nella società dell’informazione non c’è solo la questione della profonda mutazione della funzione della comunicazione, che si trasforma “da mezzo a fine”, c’è, più in radice, il problema di cosa diventa il singolo nel mentre apprende a vivere dentro una società globale. Se comunicazione vuol dire scambio informativo, collegamento, sapere condiviso, si determina come questa eccezione una conoscenza diffusa, che lentamente trasforma il modo di pensare e di essere di ciascuno di noi. D’altronde il Visalberghi dice : “

non è vero che le tecnologie educative siano il toccasana per la risoluzione dei problemi educativi del nostro paese, e neppure degli altri paesi molto avanzati. Vero è che nessuno dei fondamentali problemi educativi del giorno d’oggi, si risolve senza ricorrere alle tecnologie educative. In altre parole, nel mondo della comunicazione una nuova tecnologia non aggiunge e non sottrae nulla: cambia tutto. E questo è ciò che è accaduto quando fra l’800 e il 900 fecero la loro comparsa i mass-media cioè, quei mezzi di comunicazione di massa frutto della tecnologia elettrica ed elettronica strumenti comunicativi che hanno permesso di far giungere lo stesso messaggio, simultaneamente a un gran numero di persone in località anche molto distanti tra loro, strumenti che vanno dalla radio alla televisione via satellite. I mass-media hanno cambiato la modalità di lettura e di scrittura, hanno cambiato i tempi e le caratteristiche del divertimento, hanno rimodellato il sensorio e tendono, fra l’altro a modificare i processi educativi che erano stati adottati dagli uomini nei secoli precedenti. Infatti, mentre il mondo della parla punta sulla logica, i rapporti di successioni, la storia, l’esposizione, l’obiettività, il distacco e la disciplina, il mondo della televisione, il contro, è imperniato sulla fantasia, il racconto, la contemporaneità, la simultaneità, l’intimità, la gratifica immediata e la rapida risposta emotiva. Dunque : nel mondo della

comunicazione, come ha sottolineato Neil Postman, accade ciò che solitamente si verifica anche in natura: un cambiamento importante provoca un cambiamento totale. Prototipo delle nuove generazioni risulta essere lo SCREEN-AGERS. Gli Screen-agers sono ragazzi che vivono connessi, superdotati di cellulari e sempre in rete. Qualche volta sono difficili da capire, ma quasi sempre sono generatori di idee nuove. La generazione digitale sa farsi riconoscere: parla di gerontocrazia e rivendica la rete come arma di cambiamento, affidando internet la propria voce. Un esercito di creatività visionaria. In questo contesto si pone la forte opera di mediazione culturale affidata alla scuola, da sempre capace di riprendere ciò che il repentino cambiamento delle epoche e dei regimi . Sembra sottrarle, cioè il compito, esclusivamente educativo che le compete. In conclusione, la post moderna società cibernetica d informatizzata, tecnologicamente avanzata, è anche quella che ha cancellato le dimensioni spazio-temporali, inventandosi il “villaggio globale” ed alimentando enormemente i circuiti mediatici. Con tutti i conseguenti rischi di alienazione e di plagio che possono derivarne. Il mondo nel quale viviamo è sempre più dimentico della originaria condizione naturale, sempre più povero d’alberi e sempre più affollato di microchip, onde hert ziane, cristalli liquidi e quant’altro rischia di imprigionarci in una realtà

artificiale e snaturante. Da qui l’esigenza, a livello pedagogico, di contrastare una certa presunzione scientista ad una certa mentalità pragmatica per riproporre il concetto di uno sviluppo sostenibile, per recuperare spazio alla riflessione critica, per riaffermare il senso di una ricerca che assegni un posto ai valori ed ai significati, ai cosiddetti “saperi narrativi”, al pensiero semantico, alle discipline umanistiche. Qualsiasi sviluppo va governato in maniera che non vengono meno l’armonia, l’equilibrio, la compiutezza di un’esistenza autenticamente umana ed aperta al sentimento, alla socialità, alla “ cultura dell’essere” prima ancora che alla “cultura dell’avere”. Ben s’intende, dunque, la raccomandazione, espressa nei primi articoli della 1. 53/03, a voler garantire lo sviluppo spirituale e morale delle giovani generazioni. Tuttavia ben si capisce anche la preoccupazione di voler assicurare un’educazione tecnologica ed informatica che eviti ai nostri ragazzi d’incappare in una sorta di nuovo analfabetismo, soffrendo di quel digita divide, di quel gap che può estrometterli del presente circuito produttivo.

CERULLO STEFANIA

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