I GRUPPI LETTERARI “Oggi esiste, ed è più visibile di allora, una società degli scrittori in un preciso rapporto col resto della società, con quella che potremmo chiamare la società-società, e ciò dipende dal fatto che la professione dello scrittore è meglio definita e riconosciuta come funzione sociale; lo scrittore insomma produce e offre certi beni di consumo ai quali corrisponde una precisa domanda da parte della collettività e della comunità, ma questa società degli scrittori, questa categoria, è tenuta insieme da una comunanza di interessi sia morali che materiali, o addirittura di tipo sindacale, esiste dentro di lei quel gioco normale di interazioni, di reciproci influssi che lievita sempre il farsi e il divenire di una letteratura, dove ogni opera che appare è germe positivo o negativo alle altre opere che nascono in quel torno di tempo; ma poi ogni scrittore è solo, risponde solo di se stesso. Come potremmo accomunare in un vincolo che non sia quello generico di appartenere tutti alla società degli scrittori, dei produttori di narrativa, romanzieri come Pavese e Brancati, Jovine e Bacchelli, Moravia e Pasolini, Pratolini e la Morante, Calvino e la Manzini, Gadda e Soldati, Buzzati e Testori, Bilenchi e Dessì e tutti gli altri che figurano nel censimento della nostra narrativa di oggi? Si risponderà che in un ieri molto vicino, così come nell’oggi, gli scrittori spesso si possono raggruppare, anzi chiedono di essere raggruppati in tendenze dal nome e, in apparenza, dal contenuto molto tassativo: ieri c’erano gli ermetici, non solo in poesia, poi ci sono stati i neorealisti, i più radi esploratori di riflessi mitici; come fuori d’ Italia ci sono gli arrabbiati, le reclute di una nuova “generazione bruciata”, i seguaci della “scuola dello sguardo”. Ma, a meglio guardare, si vedrà che tutte queste “scuole”, se così vogliamo chiamarle, non si fondano che su una solidarietà di tendenze ideologiche, su una comunanza di poetiche, estremamente aperte alle evasioni, agli scarti personali, alle eresie. Manca l’affiliazione ad un gruppo, la cessione in esclusiva di se stessi a quel gruppo, che negli anni precedenti e seguenti alla prima guerra mondiale si identificava con la redazione di una rivista. È venuta meno quella entità intermedia, quel momento di unione corale che sta fra il tessuto polifonico, la concordia discorde della storia letteraria nel suo insieme e la voce solista dei singoli scrittori; quell’entità intermedia, appunto, che si chiamava il gruppo letterario.” [da "Il romanzo del Novecento" di Giacomo Debenedetti >>>> quaderno del 1960/61]