Ebrei Nella Terra Del Governatore Ponzio Meropio Anicio Paolino Tra Il I Ed Il Vi D.c.

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Ebrei nella terra del governatore Ponzio Meropio Anicio Paolino tra il I ed il VI d.C. di Sabato Scala e Giuseppe Mocci Distribuzione geografica dei siti ebraici in Campania La funzione particolare che l’Italia Meridionale riveste nella letteratura ebraica antica ci viene proposta da Cesare Colafemmina in una dettagliata analisi delle catacombe sul territorio, da cui emerge il legame leggendario del Sud Italia con i discendenti di Esaù-Edom e la fama assunta dalle locali comunità ebraiche, nel mondo antico, per la produzione di tessuti pregiati1. Il ruolo svolto dalla Campania nel panorama della presenza ebraica in periodo Tardo antico ed Alto medievale, era stato oggetto di una prima analisi complessiva nel fondamentale, ma ormai abbondantemente superato, testo del sovrintendente per Pompei Carlo Giordano e del rabbino di Napoli Isidoro Kahn2. In esso veniva proposta una panoramica dei siti ebraici antichi campani, come erano noti alla fine degli anni ‘50. A quel primo e discusso tentativo3, si sono aggiunte numerose nuove scoperte archeologiche che fanno apparire il quadro della presenza ebraica sul territorio campano, molto più uniforme ed interconnesso. Riportiamo in Tabella 1 il riepilogo di tutti i reperti rinvenuti, delle testimonianze documentali ed di quelle epigrafiche. La disposizione dei siti ebraici individuati, privilegia le principali vie di comunicazione 1

marittime e terresti, come si ci poteva attendere da una comunità, come quella ebraica, attivissima nella produzione di beni, nel commercio e, come vedremo in seguito, anche nei servizi di supporto al commercio. Questa particolare propensione facilitava il rapporto costante tra le comunità ebraiche nel mondo antico. I siti ebraici campani sono, secondo questa nostra decomposizione funzionale, ripartibili in 5 categorie sulla base della direttrice di comunicazione (vedi Tabella 2).

2

Tabella 1: Testimonianze archeologiche e documentali nei siti ebraici campani Località Testimonainze Napoli4 11 iscrizioni Capri (dubbia)5 1 iscrizione Pompei6 1 iscrizione + altre attestazioni Ecolano7 1 graffito, 1 bollo ed alcune tegole con iscrizione ebraica Pozzuoli8 Testimonianze documentali Salerno9 1 lucerna con menerà a 5 bracci, Pontecagnano10 Una lucerna di poco successiva al periodo di interesse (VII sec. d.C.) Marano11 1 sigillo di bronzo (perduto) Capua12 1 iscrizione Frattaminore13 1 anello con iscrizione (perduto) Nuceria 2 iscrizioni dedicatorie, 1 sigillo per tegole Alfaterna14 (perduto), 1 vasetto con iscrizione (perduto) Brusciano15 1 iscrizione Nola16 1 menorah in bronzo (perduta), un medaglione con iscrizione (perduto) Cimitile17 1 lucerna con menorah Atripalda (AV) 18 1 lucerna Aeclanum19 1 tegolo con 2 lettere ebraiche (perduto) Lacedonia20 Iscrizioni ebraiche (perdute)

I siti sembrano concentrarsi su percorsi terrestri ed, in particolare, su snodi stradali. Tali vie, talora ardue21, portavano verso le zone italiche ove più folta era la presenza ebraica, privilegiando itinerari che consentivano di attraversare il maggior numero di colonie separate da distanze non superiori a quella percorribile a piedi in un giorno22 Nola, nel quadro della presenza ebraica campana, appare come un fondamentale snodo per i traffici su terra verso le restanti colonie ebraiche del sud. Questa singolare posizione è esaltata dallo stesso Paolino che ricorda la centralità delle sue Basiliche e la facilità con cui potevano essere raggiunte da tutte le località dell’Italia Meridionale23 3

Nola, infatti, è il fulcro delle tre principali direttrici viarie interne: la via Campanina, verso la Puglia24; la Popilia, verso la Calabria e la Lucania25; la diramazione dell’Appia, verso il mare26, da un lato, e verso Roma, dall’altro27.

4

Tabella 2: distribuzione dei siti lungo le direttrici di comunicazione Percorso Presidio costiero sul Golfo di Napoli

Presidio costiero sul Golfo di Salerno

Collegamento con Roma: direttrice Napoli, Capua, Roma

Collegamento con la Puglia: direttrice Capua\Napoli – Nola – Avellino - Bari Collegamento con la Lucania e Calabria: direttrice Nola, Nuceria, Salerno, Pontecagnano

Funzione Comunicazione con le colonie sarde, con le terre d’africa e con l’Oriente Comunicazione con le colonie sarde, con le terre d’africa e con l’Oriente Collegamento con Roma e con il porto di Ostia, con attestata importante presenza ebraica Comunicazione con la folta comunità ebraica pugliese e con Venosa Comunicazione con i siti ebraici in Basilicata e Calabria

Siti ebraici Campani Pozzuoli, Capri*, Pompei, Ercolano, Napoli Salerno, Pontecagnano

Napoli, Marano, Capua

Capua/Napoli, Frattaminore, Brusciano, Nola, Atripalda*, Aeclanum, Lacedonia Nola, Nuceria Alfaterna, Salerno, Pontecagnano

* siti assegnati con riserva, vedi Tabella 1

Fasi storiche degli insediamenti ebraici in Campania Per meglio comprendere i momenti ed il contesto storico che favorì o che rese, al contrario, difficile l’insediamento di colonie ebraiche in Campania, tracciamo di seguito due tabelle che descrivono la situazione storica precedente e successiva alle rivolte del 115 e 135 d.C.

5

Come si evince dalla Tabella 3, non esistono dati certi sulla presenza ebraica in Campania prima del il I sec. d.C.. Le prime testimonianze si devono a Filone Alessandrino28 e Giuseppe Flavio29 e riguardano la seconda metà del primo secolo e unicamente Pozzuoli. Una particolare attenzione merita anche la testimonianza degli Atti degli Apostoli30 che descrive, indirettamente le evoluzioni della politica di Roma verso le comunità ebraiche. In Tabella 3 si nota, nelle varie epoche, l’alternarsi di politiche imperiali favorevoli alle comunità ebraiche, contrapposte ad azioni contrastanti, se non apertamente ostili. Tabella 3: Fasi storiche della presenza ebraica precedenti il II sec. d.C. Anno 139 a.C.

Positiva

I sec. Rapporti sotto Cesare: d.C. nascita delle comunità, esenzione dal servizio militare ed facoltà di applicare il diritto ebraico 19 a.C.

41-45 d.C. 62 d.C.

Incerta

Negativa Cornelius Hispalus cacciata degli ebrei per rituali immorali Valerio Massimo (De Supertitionibus 1,3,3,)

Nuova cacciata sotto Tiberio confisca e distruzione degli arredi e dei beni sacri, deportazione in 31 Sardegna (G.Flavio, Ant. 18,3,3; Tacito Ann. II 85): combattere il brigantaggio e lavori nelle miniere di metallo Dubbia espulsione sotto 32 Claudio

Paolo e gli ebrei di Pozzuoli (?) in Atti degli Apostoli Poppea in favore degli 33 Ebrei sotto Nerone Prime testimonianze certe in Campania Pozzuoli: G. Flavio

6

nella sua autobiografia (III, 13-16); episodio del falso Alessandro (Bel. II,103.104 e Ant. XVII,328-329 ); presenza di agenti dell’alabarca di Alessandria (XVIII,159161); Filone “Legatio ad Gaium” (185-186); 70 d.C.

Distruzione del Tempio di Gerusalemme

79 d.C.

Anonimo ebreo nel IV libro “Oracoli Sibillini”: l’eruzione di Pompei come punizione per la distruzione di Gerusalemme

96-117 d.C.

Vespasiano: tassa imposta agli ebrei fino 34 al 361

Il momento, ovviamente, centrale per l’ampliamento delle colonie ebraiche italiane è la distruzione del Tempio da parte degli eserciti di Tito, ma ancor più la sanguinosa repressione delle rivolte giudaiche del 115 e del 135 d.C., che determinano le condizioni per un esodo epocale diretto, principalmente , verso le terre che già ospitavano insediamenti ebraici35. La presenza di parenti ed amici, grazie anche alla centralità del commercio nel quadro delle professioni ebraiche, facilitarono l’integrazione degli ebrei della Giudea nelle nuove 36 terre .Tracciamo, quindi, il quadro storico che, in Campania, fece da sfondo alla diaspora. Tabella 4:Fasi storiche della presenza ebraica tra il II ed il VI sec. d.C. Anno 117136 .

Positiva

212

Caracalla e la Costitutio Antoniana: concessione della cittadinanza romana agli ebrei

Incerta

Negativa Deportazione degli ebrei in Italia meridionale dopo le rivolte del in Palestina

7

312337

Costantino: stop alle lapidazioni ed alla circoncisione degli schiavi ebrei ; esenzione dagli oneri curiali

339 378

Costanzo II impedisce i matrimoni misti Teodosio : tolleranza verso gli ebrei

398418 438

476 527

536

548 553

Onorio : norme contraddittorie Teodosio II e Valentiniano: espulsione dalle cariche pubbliche e dalle università su suggerimento di Sant’Ambrogio Invasione dei Goti: con Teodorico migliorano le condizioni degli ebrei “Novella 37 De Africana ecclesia”: trasformazione sinagoghe in chiese Belisario a Napoli: gli ebrei con i Goti: persecuzione Giustiniano contro gli ebrei Proibizione del Talmud Novella 147 abolizione giurisdizione ebraica in materia religiosa Teia generale di Totila scende in Campania, conquista Nocera e si scontra con i Bizantini sul Sarno perdendo la battaglia

Il primo elemento. che emerge con chiarezza è il lungo periodo di relativa tranquillità attraversato dalle colonie ebraiche in Italia meridionale ed in Campania in particolare tra il III ed il V secolo, brevemente interrotto nel 438 d.C. dalla decisione imperiale di espellere gli Ebrei da cariche pubbliche37. La successiva discesa dei Goti in Italia costituì, per le comunità ebraiche, il momento di maggiore floridità che si concluse nel 553 con l’arrivo delle truppe di Belisario a Napoli e con la 8

strenua ma sfortunata resistenza degli 38 Ebrei .La resistenza ebraica e la sconfitta dei Goti produsse una violenta reazione e repressione della comunità ebraica. Leggi, quali la Novella 37, imposero la trasformazione di tutte le sinagoghe in chiese cristiane e la proibizione del Talmud39 ed, infine, con la Novella 147 l’abrogazione della giurisdizione ebraica in materia religiosa40. Eccettuata la lucerna di Pontecagnano (VII sec. d.C:) e limitatamente alla Campania, non vi è documentazione della presenza ebraica successiva al VI sec.d.C. e fino al IX sec. d.C., ciò lascerebbe pensare che la crisi degli insediamenti, avvenuta nel pur breve periodo bizantino, abbia fortemente ridimensionato le comunità giudaiche nel sud Italia..

Ipotesi su una antica sinagoga a Nuceria Alfaterna e possibili risposte alla crisi degli insediamenti ebraici in Campania I ritrovamenti di due epigrafi in greco con menorah stilizzata nel territorio di Nuceria, avvenute con gli scavi avviati nel 1988, hanno, per diversi aspetti, un ruolo di estrema rilevanza nell’ambito della nostra analisi. Dette epigrafi recano i nomi di una coppia ebraica di presbiteri41 e, a giudizio della De Spagnolis, rivestono carattere dedicatorio42, La De Spagnolis, inoltre, data i reperti al IV-V sec. d.C. ed afferma che le iscrizioni “erano collocate certamente all’interno di un edificio di culto, che dobbiamo immaginare totalmente 9

distrutto, se tali iscrizioni risultano riutilizzate in una tomba più tarda”; ella aggiunge inoltre: “tali iscrizioni, facendo riferimento a cariche della organizzazione amministrativa della comunità ebraica, ci attestano che quest’era, almeno in questo caso, organizzata e doveva avere nella sinagoga il luogo in cui si raccoglieva e si incontrava”43. Il Colafemmina precisa che siamo in presenza di una “comunità ebraica organizzata, guidata dal Consiglio degli anziani (zequenim) di cui Pedonio, uno dei due nominativi sulle epigrafi, era segretario e forse membro come presbitero” e aggiunge che “la comunità deve aver protratto la sua esistenza ancora nei secoli V-VI: le tombe databili a questo periodo, rinvenute nello stesso sito di quella che ha restituito le due epigrafi, sembrano suggerirne la giudaicità, sia per il loro orientamento NO-SE, in direzione cioè, di Gerusalemme, sia per l’assenza di corredi funerari”44. A questi due importanti reperti si aggiunge un bollo ed una iscrizione ebraica segnalato nelle carte di Francesco Maria Avellino (1788-1850) e studiate da Giancarlo Lacerenza45. Il bollo reca una iscrizione di carattere funerario e viene considerato come sigillo per tegole destinate a sepolture giudaiche, atto a distinguerle la produzione destinata agli ebrei da quella destinata ai gentili. Se le due epigrafi testimoniano di una comunità ben organizzata e della presenza di un importante sinagoga sul territorio di Nuceria, la necessità di una produzione differenziata di oggetti per sepolture e la presenza di una 10

necropoli ebraica è indice della rilevanza numerica della comunità giudaica nocerina. Alcuni indizi ci portano a credere di aver identificato la sinagoga cui fa riferimento la De Spagnolis e, a conferma della sua ipotesi, scavi condotti presso il battistero di Santa Maria Maggiore hanno portato alla luce i resti di un edificio preesistente, a nostro avviso, distrutto per la costruzione dell’imponente struttura attuale46. La determinazione approssimativa delle pianta è stata possibile, come mostrato nella figura 2, grazie ai resti di un mosaico apparso negli scavi interni al Battistero (fig. 2 a) datato al IV sec. d.C. e grazie alla scoperta di un mosaico di pari fattura ( fig.2 b) raffigurante due nodi di Salomone scoperti nella zona esterna ad essa, a sud est del sagrato. Il collegamento di questi due elementi di mosaico con quelli interni al battistero e quindi con un singolo edificio è dovuto, alla affinità tra i reperti che si esplica nell’uso di identici materiali e nella medesima successione cromatica delle tessere nero – rosso – verde bianco. I frammenti di mosaico interni al Battistero rappresentano una decorazione puramente geometrica a motivi circolari, simile a quella presente in altre antiche sinagoghe come, ad esempio quella di Bova Marina in Calabria47 e di Sardis (vedi Figure 3 a-b e 4), mente i nodi di Salomone sono presenti con estrema frequenza all’interno di antiche sinagoghe, sebbene siano adoperati, spesso, anche in contesti non ebraici48. 11

Un ulteriore importante indizio è legato alla cornice del mosaico interno al battistero, che determina l’angolo a N-O di un pavimento di forma rettangolare inclinato di –21 gradi rispetto al piano stradale, che invece presenta una orientazione perfetta E-O, seguendo le centuriazioni della antica Nuceria. L’edificio apparirebbe, quindi, fortemente obliquo rispetto al tracciato stradale e, come per una sinagoga, orientato verso Gerusalemme. Attraverso tali elementi viene a determinarsi una superficie rettangolare di circa 15 x 20 m superiore anche alla estensione della importante sinagoga di Ostia49. Siamo, chiaramente, di fronte solo ad indizi che andrebbero verificati con attività di scavo, mirate a ricerca di elementi di conferma, quali sezioni di mosaico decorate con la menorah, il sofar o la lulav. Ad ogni modo, le dimensioni di questa sinagoga, se la scoperta fosse confermata, sarebbero una ulteriore testimonianza della numerosità della comunità ebraica nocerina, ma anche del drammatico evento della distruzione dell’edificio50. Esso potrebbe essere stato sostituito, in epoca bizantina, dall’imponente Battistero, che non entrò mai in funzione, essendo Nocera, ormai, in decadenza e non avendo provveduto a realizzare le opere idriche di alimentazione della immensa vasca battesimale di ben 7mt di diametro51. A questo punto, è plausibile ritenere che la comunità ebraica nocerina, numerosa e ben organizzata, a fronte delle angherie bizantine. seguite alla repressione della rivolta napoletana, si sia schierata con il generale Teia 12

durante l’ultimo tentativo operato dai Goti per riconquistare la Campania. In questo senso si spiegherebbe anche la singolare scelta strategica di Teia che, disceso dal nord, puntò dritto alla riconquista di Nuceria. Tale scelta fu probabilmente dettata dalla possibilità di un appoggio delle popolazioni ebraiche ivi residenti, così com’era accaduto per la resistenza napoletana. Ciò non impedì, comunque, di evitare la seconda tragica e definitiva sconfitta dei Goti alle foci del Sarno. In questo contesto troverebbe spiegazione anche la distruzione di una molto probabile sinagoga con la costruzione dell’imponente, anche se anacronistico, Battistero che andava ben oltre le trasformazioni imposte dalla Novella 37 di Giustiniano52. La seconda ribellione dovette costare cara agli Ebrei campani e potrebbe molto facilmente spiegare l’assenza di reperti ebraici nel periodo tardo antico e alto medioevale53. Nel pur breve governo bizantino gli insediamenti ebraici campani, specie quelli dell’area napoletana, furono probabilmente, abbandonati.54, consentendo il disfacimento e la requisizione dei beni e delle abitazioni ebraiche abbandonate e rendendo, così, difficile il ritorno, successivo alla sconfitta bizantina, delle comunità nei luoghi di origine55.

Ebrei nel nolano: testimonianze archeologiche e documentali C’è da chiedersi, a questo punto, quale fosse il ruolo di Nola, a fronte della sua centralità nel 13

sistema di comunicazione e della localizzazione geografica che la poneva al centro di comunità gerarchicamente ben organizzate, come quelle di Nuceria, della vicina Capua56 e a poca distanza dalla tomba dell’importante rabbino di Brusciano appellato, nella epigrafe, con 57 termine assai raro: “έντιμος” . Per quest’ultimo reperto abbiamo individuato il luogo e le circostanze del ritrovamento avvenuto negli anni ’5058. Da quanto emerso è, oggi, possibile affermare che la lapide proviene sicuramente da una antichissima area nel centro storico di Brusciano59. Due rilevanti testimonianze

documentali riguardano, l’una la presenza di un ebreo convertito, di nome Proforo, nelle file dei monaci di Paolino60 e l’altra la presenza di Ebrei al seguito del feretro di Paolino61 addolorati per la sua scomparsa. A queste testimonianze segue quella dello storico della fine del 700, Gianstefano Remondini, che riferisce del ritrovamento di una rara Menorah in bronzo ad 8 bracci62, poi conservata al Seminario di Nola63 ed oggi scomparsa. La segnalazione segue quella del rinvenimento di una lapide tombale in latino, ancor oggi visibile nell’atrio del Seminario, dedicata ad un certo Bonito, figlio di Staurace. Il fatto che tale lapide sia stata rinvenuta in Pernosano (AV) e che non vi sia soluzione di continuità nella 14

narrazione del Remondini, poterebbe a credere che il rinvenimento della Menorah sia avvenuto nella stessa area ove sono stati avviati, di recente, promettenti e gia interessantissimi scavi64. La datazione del reperto è incerta65 come l’uso: il numero dei bracci farebbe propendere per un uso non liturgico connesso alla festa ebraica delle Luci, ma la incisione sul reperto sembra 66 contraddire questa possibilità . Davvero interessante appare, invece, la lucerna ad olio con incisa una Menorah scoperta dal Korol durante gli scavi nell’area occidentale del sito 67 paleocristiano cimitilese . Sul bordo del reperto consunto sembra incisa la lulav (la palmetta altro tipico simbolo ebraico); ciò, sebbene non assicuri un riuso in ambito cristiano dell’oggetto68, conferisce allo stesso, a nostro avviso, il sicuro carattere di ebraicità. Il reperto appare assai simile ad un frammento rinvenuto ad Atripalda69. La frequenza e la variabilità di forme di tali oggetti70, oltre che la distribuzione, porterebbe a credere che in Italia meridionale, probabilmente anche in Campania, ed in particolare nella zona del nolano, esistessero manifatture ebraiche di ceramiche e terracotte. Alcuni 15

toponimi studiati dal Capolongo, avvalorerebbero questa ipotesi71. Tale deduzione trova, inoltre, riscontro in un bollo per la marchiatura di tegoli destinati alle sepolture ebraiche, studiato da Lacerenza e rinvenuto a Salerno72, in un ulteriore bollo rinvenuto a Marano73 e, ancora, nei tegoli con iscrizione ebraica, purtroppo perduti, di Aeclanum74. Tutto ciò andrebbe accertato con una analisi comparativa chimico-fisica sui materiali ancora esistenti. Alle testimonianze della antica presenza ebraica a Nola fino ad ora esaminate, desideriamo aggiungerne una davvero singolare che ci viene dallo stesso Paolino e che non è stata presa in considerazione in alcuno dei lavori da noi consultati. Scrive Paolino riferendo delle origini di Felice75 “… Felice, la cui discendenza venne all’Oriente … venne … consacrato a Dio non ancora nato quando il padre partì alla volta dell’Italia…la mistica stirpe mandò a noi Felice… Nato, dunque, da padre Siro in questa città abitò Nola… lasciato dal padre in mezzo a molte ricchezze. Divise la terra con il fratello Ermia così chiamato dal nome paterno… l’uno preferì i beni caduchi l’altro quelli eterni….infatti già fremeva nel seno della 16

madre santa quella discordia che ora incrudelisce nell’utero del mondo; poiché i Giudei destinati a servire il popolo più giovane seguano l’aspra perfidia dell’irsuto Esaù, mentre noi con migliore discendenza seguiamo il liscio Giacobbe… Ermia, come l’irsuto Edom…scelse il duro Impero del padre Idumeo, vivendo sul diritto della propria spada e sopportando la sterile fatica di una inutile milizia.” Il Ruggiero fa notare come il termine Idumeo presso i Latini, equivalesse a giudeo76 ma, del resto, il contesto rende evidente come Paolino usi il termine per contrassegnare la antica primogenitura persa dai Giudei rappresentati dal fratello di Felice, Ermia, paragonato ad Esaù – Edom, ed acquisita dai cristiani attraverso Felice77. Altro elemento assai singolare, in questo contesto, appare la consacrazione a Dio di Felice operata prima della nascita. Questo elemento, se si ammette il contesto ebraico, è in perfetto accordo con il ruolo di primogenito di Felice78, e si spiega con una consacrazione al nazireato, cui seguiva il servizio di assistenza al sacerdozio svolto, appunto, dal santo. In questo contesto, osservazioni quali quelle da noi proposte 17

relativamente alla Basilica dei Martiri79, quale presunta sinagoga giudeo – cristiana, non appaiono, poi, così peregrine anche tenendo conto di un ultimo aspetto che sottoponiamo all’attenzione degli studiosi. Come si evince dai resoconti del sovrintendente per Cimtile, Gino 80 Chierici , le tombe più antiche, comunemente ritenute pagane, sono state ritrovate rigorosamente prive di corredo funerario ed di iscrizioni. Questo elemento correlato con l’orientamento NO-SE, renderebbe indispensabile, a nostro giudizio, una comparazione con le sepolture analoghe rinvenute a Nocera, anche tenendo conto degli elementi adottati dal Colafemmina per la 81 identificazione ebraica del sito . Posizione sociale ed economica degli ebrei in Campania Tracciamo, ora, una mappa di quelle che dovettero essere le occupazioni sociali ed economiche, come si evincono dalle testimonianze documentali ed epigrafiche, distinguendo quelle attestate in Campania da quelle, invece, reperibili in altri contesti ebraici. La tabella seguente riporta la situazione in Campania. 18

Tabella 5: Mestieri e professioni degli ebrei in Campania da fonti epigrafiche e documentali Mestiere e professione Schiavi Posizioni servili Commercianti di Vini Gestori di Albeghi Scribi e presbiteri in servizio alle sinagoghe o Appartenenti al consiglio degli anziani Rabbini ed insegnati della legge Proto banchieri

Attestazioni Marano Pompei (incisioni)82 Pompei Pompei Nuceria, Aeclanum (iscrizione di Faustinus senior), Capua (l’iscrizione di Alfius Iuda definito “Arcon” e “Archosynagogus”) Brusciano Testimonianza di G.Flavio a Pozzuoli: presenza di agenti dell’alabarca di Alessandria83

A queste vanno aggiunte quelle di fabbri, pastori, venditori di stracci, insegnanti, medici, profumieri (presenti probabilmente anche a Pozzuoli), orafi, pittori, tintori, commercianti di tessuti, commercianti di calzature. Una annosa controversia, invece, riguarda la associazione tradizionale Ebrei – vetrai che non trova attestazioni epigrafiche84

Ebrei e vetro in Campania Intendiamo, in questa sede, proporre alcuni elementi di carattere generale e specificamente legati alla Campania che sembrano indicare almeno per questo territorio, un importante ruolo della componente ebraica nella produzione del vetro in periodo tardoantico ed altomedievale.. L’assenza di testimonianze epigrafiche, potrebbe, a nostro avviso, essere connessa alla esiguità dei vetrai, se con tale termine si intende soprattutto coloro che fabbricavano il vetro più che quelli che sagomavano i pre lavorati (fritte). Tale esiguità è legata, prima di 19

tutto, a difficoltà di tipo tecnologico che rendono conto della complessità di quest’arte e che tabelliamo di seguito. Tabella 6: fattori tecnologici che rendono difficile la fabbricazione del vetro85

 

 



la silice fonde a 1450 gradi ma la punta di una fiamma da legna non supera i 1250 gradi E’ richiesta una conoscenza perfetta dell’uso di fondenti che abbassano il punto di fusione a 900 gradi centigradi c.a. : Natron egiziano per le produzioni orientali o Potassa estratta da felci per le produzioni centroeuropee Fabbricazione di forni e crogioli speciali con materiali idonei alle alte temperature Conoscenza ed abilità nelle tecniche di lavorazione ad alta temperatura e raffreddamento controllato Abilità nella conoscenza e combinazione dei coloranti ed additivi

A questi fattori vanno aggiunti alcuni elementi di tipo storico e contestuale che, come analizzato dalla Negri Scafa86, rendevano l’arte del vetro una attività di tipo magico – iniziatico riservata a pochi e tramandata di padre in figlio: li elenchiamo nella tabella seguente. Tabella 7: Fattori indicativi del carattere magico - iniziatico della fabbricazione del vetro

 Vetro egizio: il sommo sacerdote di Menfi era il capo della officina vetraria i cui artigiani erano sacerdoti di Path  Termine ebraico ZEKUKIT= puro, vetro utilizzato per contenere aromi preziosi, segnalazioni nel Talmud e nella Midrash87  Fabbricazione del vetro:una attività riservata a pochi trasmessa di padre in figlio. In Mesopotamia ed Egitto esistono testimonianze di conoscenza dell’arte a più livelli che distinguevano la FABBRICAZIONE delle fritte (vetro pre - lavorato) 20

arte riservata a pochi, dalla LAVORAZIONE. .  Mancano testimonianze di vetrai in ambito ebraico, non si conosce il termine “artigiano del vetro” in ambito mesopotamico  Le ricette per la produzione vetraria sono rarissime  La scoperta del vetro secondo: Plinio riferisce che ebbe origine dalla fusione della sabbia provocata da un fulmine scagliatosi su una spiaggia Fenicia88

Nel caso campano, un altro elemento indicativo della correlazione Ebrei-vetro è dato dal fatto che su 4 vetrerie ad oggi note (San Vincenzo al Volturno, Pontecagnano, Pozzuoli, Aeclanum) ben 3 (le ultime) sono attestate in zone nelle quali vi era una presenza ebraica89 ed una, quella di Ponecagnano, era impegnata nella sola parte tecnologicamente più 90 complessa, la realizzazione delle fritte . A questo punto vogliamo soffermare l’attenzione su due importanti scoperte archeologiche relative alla produzione vetraria, che non hanno avuto ancora il rilievo che meritano. La prima è relativa ai risultati di una analisi difrattometrica compiuta da Alessandro Lentini e Giuseppe Scala su alcune tessere dei mosaici di Cimitile appartenute, probabilmente, alle opere realizzate direttamente da Paolino91. I risultati riportati nel lavoro, sono sintetizzati di seguito:  



Uso di riducenti metallici e fondenti puri Uso di alte temperature di fusione e controllo perfetto della temperatura durante il raffreddamento Presenza di Indio, metallo raro, che consente 21

l’identificazione geografica delle miniere di estrazione dei minerali di fabbricazione:  Ipotesi Lentini: provenienza dalle antiche miniere di tedesche della Sassonia  Ipotesi Sabato Scala – Giuseppe Mocci: Provenienza da miniere Sarde o dal Monte Somma92

La elevata capacità tecnologica rivelata da questi dati è secondo Lentini-Scala, frutto di manodopera ad altissima specializzazione locale, ipotesi che potrebbe essere rafforzata dalla nostra deduzione di materiali locale. Questa impressione sembrerebbe confermata da una altra importante scoperta effettuata da Jaye Pont nel corso del 200493 che é arrivata alla sorprendete conclusione che le preziose e variegate ceramiche pompeiane non provenivano, come si era sempre pensato, dall’Oriente, ma erano frutto di manodopera locale94. La Pont, anche grazie all’analisi di alcuni reperti che presentavano sedimenti marini provenienti dall’area di Pozzuoli95, arriva a proporre questa città come probabile luogo di produzione di tali ceramiche, particolare materiale vitreo, in linea con l’attestata e consistente produzione vetraria96. Evidenziamo come Pozzuoli fosse, come già riportato97, uno dei principali e più antichi centri ebraici della Campania ed inoltre un porto importante di comunicazione anche con la Sardegna. Alla luce di quanto detto, sarebbe, utile e necessario sottoporre ad analisi chimico-fisiche, i reperti vitrei ritrovati in gran numero a Nola98 e nel contempo quelli rinvenuti a Nuceria, Pontecagnano, Aeclanum, Pozzuoli, Pompei, 22

Ercolano, ma anche con quelli Sardi99, per verificare la possibile origine comune da una locale produzione.. Particolarmente interessante, e ancora poco studiata, è la vetreria di Aeclanum (fig.3) che, a nostro parere, presenta attrezzature ancora visibili e compatibili con la elevata capacità tecnologica di produzione locale ipotizzata da Lentini e Scala. Nella foto n.5 è possibile, ad esempio, notare una cospicua serie di vasche, alcune delle quali degradano su diversi livelli e con capacità via via inferiori. La struttura, le dimensioni, oltre che le forme circolari, lasciano, a nostro avviso, pensare ad singolari tecniche di sedimentazione dei minerali impiegati nella produzione vitrea100. Essi, a nostro avviso, potevano provenire dalla lavorazione delle polveri e sabbia di risulta dalle attività estrattive della famosa Breccia Irpina. Le miniere di tale materiale, assai antiche e particolarmente ricche di quarzo, indispensabile per la produzione vitrea pregiata, erano site nelle elle immediate vicinanze dei siti ebraici irpini e della vetreria di Aeclanum. Approfondimenti di indagine su questo sito e studi comparativi sui materiali, potrebbero confermare le tesi avanzate dagli autori menzionati nel nostro lavoro contribuendo a far luce su una delle possibili principali, attività produttive svolte dalle locali comunità ebraiche oltre che fare chiarezza sulla entità e direzione degli scambi commerciali.

23

Figura 1: Distribuzione dei siti ebraici campani lungo le direttrici di comunicazione

Direzione dell’asse viario centuriato

Asse dell’edificio preesistente -21○ Est

Mosaico fig.2-b

Mosaico fig.2-a

Figura 2: Pianta degli scavi effettuati presso il Battistero di Santa Maria Maggiore a Nocera Inferiore (SA)

24

Figura 3 a - b: Mosaici del Battistero di Santa Maria Maggiore a Nocera Inferiore (SA)

Figura 4: Nodi di salomone e decorazioni nei moda pavimentale della sinagoga di Sardis

Figura 5: Vetreria di Aeclanum possibili di decantazione per la sabbia quarzifera

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Bibliografia Cagnana (2000) Capolongo (1985)

Castaldo (2005)

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1

[Colafemmina (2003)] pag.119-146 segnala che l’Italia é la terra che Isacco assegno ad Esaù - Edom a consolazione della primogenitura carpitagli da Giacobbe famosa per la produzione di tessuti pregiati e lambita dalla piena del diluvio. 2 [ Giordano-Kahn (1966)] 3 Si veda, ad esempio, la critica di David Noy (http://omega.cohums.ohio-state.edu/mailing_list/BMCR-L/2004/0061.php) ad alcuni errori ancora presenti nel testo ristampato nel 2001 (cui ci riferiamo in bibliografia), quali quelli cronologici sulle catacombe di Venosa o il mancato adeguamento all’errato CIL 1367 del Momnsen nel quale, sulla base di un errore tipografico nell’appendice al testo del Remondini, l’epigrafe di Bonito Staurace veniva accodata ad un testo ebraico che, invece, faceva parte della Menorah ritrovata, probabilmente, in Pernosano (AV) vol III p.568 e appendice p.583 n.37 in [Remondini (1747)]]. Il Noy, inoltre, mette in discussione alcune delle deduzioni, del testo, sulla base delle quali viene artificialmente allargato il numero dei siti ebraici Campani e fa anche notare l’obsolescenza della bibliografia, sempre nella ristampa 2001, che non tiene conto dei vari nuovi studi e rinvenimenti archeologici segnalandone alcuni. 4 In [Lacerenza (2003)] pgg.71-92 si riporta una tabella sintetica dei ritrovamenti da noi ripresa e qui aggiornata; vedi ancora [Miranda (2004)] pgg.189-209 e [Giordano-Kahn (1966)] pgg.37-41 5 Lacerenza segnala la dubbia provenienza richiamando in nota n.68 pag.90 [Lacerenza (2003)] Miranda, Elena (2000) Capri Antica a cura di E.Federico, E.Miranda, La Conchiglia pag.350s nr.E.28 fig.12.9 6 In[Lacerenza (2003)] pgg.71-92 si riporta solo un graffito escludendo tutto quanto riportato da [Giordano-Khan (1966)] pgg.43-57, per i dettagli si rimanda a [Lacerenza (2001)] pgg.99-103 7 In[Lacerenza (2003)] pgg.71-92 si riporta solo un graffito escludendo tutto quanto riportato da [Giordano-Khan (1966)] pgg.30-35 e quindi: il bollo segnalato in [Giordano-Kahn (1966)] pg. 31 nota 21 come ricavato da V.Catalano (1963) >>Case abitanti e culti in Ercolano<< in Annali del Pontificio Istituto Superiore di Scienze e Lettere “Santa Chiara” vol.13 pgg.307-341 e seg., la croce graffita della Casa del Bicentenario e una moneta in bronzo di Erode Archelao IV a.C.-VI d.C. sempre da [Giordano-Khan (1966)] pgg.30-35. 8 Filone Alessandrino in Legatio ad Gaium (III,13,16); Flavio Giuseppe Autobiografia (III, 13-16) Guerra Giudaica II 103104 e Antichità Giudaiche XVII 328,329 e XVIII 159-161) come riportato in [Giordano-Kahn (1966)] pag.22 e [Lacerenza (1998)] pagg.121 9 Vedi [Colafemmina (1995)] pgg.167-193 e [Colafemmina (1994)] pgg.56-58 10 [Colafemmina (1994)] pgg.56-58 propone una datazione tarda (VII-VIII sec. d.C.) paragonandola ad una ritrovata nel complesso monastico di Santa Patrizia a Napoli e ad un ulteriore ritrovata in Sardegna che riporta una identica Menorah a 5 bracci, vedi [Perani (2003)] pag 162, fig. 12 (Sassari). Perani però propone per la lucerna sarda una datazione al IV sec. d.C. facendo emergere il dubbio sulla datazione proposta dal Colafemmina. 11 In [Lacerenza (2003)] pgg.71-92 12 In [Lacerenza (2003)] pgg.88 e [Giordano-Kahn (1966)] pgg.29-30 13 In [Lacerenza (2003)] pgg.88 e [Giordano-Kahn (1966)] pag.30 ed in nota n.18 erratamente in relazione a Capua segnala la iscrizione di Frattaminore: Momsen CIL.X, 29,05 ed Frey CIJ, p 409 14 [De Spagnolis (1994]) pgg. 173-180, [Colafemmina (1995)] pgg.167-193, [Lacerenza (1998)] pgg.64-69 non riportando, però i reperti in [Lacerenza (2003)] pgg.71-92 15 [Miranda (1979)] pgg.340 e seg., [Miranda (2004)] pgg.194 , [Korol (1990)] pgg. nota n27 e [Lacerenza (2003)] pgg.7192 16 [Remondini (1747)] vol III p.568 e appendice p.583 n.37, [Lacerenza (2003)] pgg.71-92 17 [Korol (1990)] pgg.94-102, [Lacerenza (2003)] pgg.71-92 , [Miranda (2004)] pag.190 , Miranda suggerisce, tenendo conto dal contesto cristiano, la possibile provenienza cristiana della lampada che potrebbe aver adottato un simbolo ebraico. In tal senso richiama in nota 11 L.H.Kant (1987) >>Jewish Inscriptions in Greek and Latin <<, ANWR II 20,2, pag 683-687 18 La lucerna è stata da noi riscoperta partendo da quella riportata al seguente URL http://www.ancientlamps.com/ancientlamps/orgatripalda.jpg; al responsabile della Ancientlamp ditta produttrice di copie di antiche lampade, mr Bryan, va il nostro più sentito ringraziamento per averci fornito i riferimenti bibliografici che ci hanno permesso l’approfondimento. In realtà l’oggetto riportato all’URL indicato é di origine ignota ed é ritenuto probabilmente proveniente da Atripalda. Esso appartiene alla collezione Schloessinger della Università Ebraica di Gerusalemme ove é inventariato con n. 6344 ed é stato pubblicato in Rosenthal, Renate – Sivan, Renee (1978) “Ancient lamps in the Schloessinger Collection” Jerusalem, The Institute of Archaeology. Hebrew University of Jerusalem page 69, n. 283. Un frammento di lampada realmente rinvenuto in Atripalda, con decorazione solo apparentemente simile, datato al IV secolo d.C. , è stato pubblicato nel 1975 da [Moss (1975)] p.156 tavola 15A. L’oggetto fu rinvenuto alla base di una collina tufacea dal sig. Pasquale Ganci nel Fondo Civita di sua proprietà a 50 metri dalla via attualmente denominata Appia (denominazione peraltro strana visto che l’Appia antica passava molto più a nord). Superando l’eccesso di prudenza del Moss (egli ritiene che l’oggetto sia caduto ad un commerciante ebraico che viaggiava al tempo in zona), sulla base anche della relativa vicinanza agli insediamenti ebraici di Aeclanum e Nola sulla antica via Campanina, riteniamo, di poter aggiungere il sito di Atripalda agli insediamenti ebraici dell’avellinese di epoca tardo-antica. 19 [Colafemmina (1996)] pag.93 20 Vedi nota 19

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Come quello attraverso Atripalda, Aeclanum e Lacedonia che consentiva la comunicazione più rapida con i siti ebraici pugliesi. 22 . La necessità di essere ospitati per il vitto e l’alloggio, presso comunità ebraiche durante il viaggio, era legata alla rigida dieta alimentare, alle norme di purezza ed al riposo sabbatico. Una sinagoga con gli ostelli annessi, le cucine ed i luoghi culto e studio, era il luogo ideale per rispondere a tutte le esigenze dei viaggiatori giudei. L’insediamento di Atripalda da noi individuato (vedi nota 18), ad esempio, insieme a quelli certi di Aeclanum e Lacedonia sembrerebbe suggerire, quale percorso preferenziale verso la ebraica Venosa e la Puglia [Colafemmina (2003)], quello attraverso Nola, Avella, Avellino/Atripalda, Aeclanum e Lacedonia sulla antica via Campanina, più che quello più breve da Capua attraverso Benevento e le Forche Caudine. 23 [Ruggiero (1996)]Paolino di Nola carme XIV 55 e seg. vol I, descrive la provenienza delle genti che accorrevano a Nola e le vie di comunicazione adoperate segnalando Nola, proprio per questa sua centralità, come una sorta di seconda Roma cristiana. 24 L’ardita posizione di Aeclanum che si incontrava inoltrandosi lungo la Campanina verso Avellino, ad esempio, insieme alle sue importanti Terme, sarebbe inspiegabile, se non posta al centro di intensi traffici commerciali probabilmente alimentati, dalla produzione e distribuzione di manufatti vitrei, a sua volta favorita dalla presenza di silice e combustibile per le fornaci. 25 La scoperta delle significative testimonianze ebraiche di Nuceria unita a quelle di Salerno e Pontecagnano , distribuite lungo la Popilia, delinea una importantissima via di comunicazione con le colonie ebraiche calabre e lucane. 26 Una diramazione dell’Appia segnalata anche da Paolino nell’episodio dell’arrivo di Melania ([Santaniello (1992)]) Paolino di Nola Lettere 29,13. vol.II) assicurava il collegamento al mare ed agli importanti siti ebraici di Napoli e Pozzuoli. 27 Sul collegamento con Roma da Nola insistevano ben 4 siti ebraici: Capua, Frattaminore, Brusciano e la stessa Nola. Roma, infatti, risultava al tempo numerosamente popolata da ebrei, si veda ad esempio [Vitale (2003)] 28 Filone A. Legatio Ad Gaium (185-186) e Flacc. 26-27 in [Lacerenza (1998)]. 29 Flavio G. autobiografia (III,13-16) , B.J. (II 103-104); A.J. (XVIII, 159-161) in [Lacerenza (1998)]. 30 [S. B. (1988)] Atti degli Apostoli 28,13-14. 31 In [Perani (2003)] pag 147 ed estesamente in [Perani (1991)] pp.305-344. 32 R.Gottheil,H. Vogelstein (1906) Claudius in [J.E. (1906)] 33 G. Deutsch,S. Mannheimer (1906) Nero in [J.E. (1906)] 34 R.Gottheil, S. Krauss Vespasianus (1906) J. Jacobs, S. Krauss (1906) Titus in [J.E. (1906)] 35 R.Gottheil,S.Krauss Bar Kokba and Bar Kokba war in [J.E. (1906)] 36 La testimonianza di Paolo di Tarso è fondamentale, da questo punto di vista; in essa alla presenza di parenti probabilmente a Pozzuoli ([S. B. (1988)] Atti 28,13-14) e sicuramente a Roma ([S. B. (1988)] Romani cap.16 1 e seg.) , si uniscono quelli nelle località dell’Asia e della Grecia ([S. B. (1988)] Tessalonicesi I e II, Corinti I e II, Galati, Romani) a conferma della numerosità e vastità della distribuzione degli Ebrei nell’Impero. 37 Il Codice Teodosiano XVI,8 De iudaeis, caelicolis et samaritanis che proibiva, inoltre, la costruzione di sinagoghe e vietava il proselitismo. Il Codice é’ inserito nel complesso delle Novellae che sostituiscono il Corpus iuris civilis. Vedi, ad esempio [Tamasia (1904)] LXII, p. 47,. 38 Procopio De Bello goth. I.8 [Comparetti (2005)]. 39 Novella 37 vedi nota 37 40 Novella 147 vedi nota 37 41 [De Spagnolis (1994)] viene constata la singolarità del titolo onorifico di cui è insignita Myrina che non è riflesso di quello del marito. In tal senso escludendo la derivazione paterna per ereditarietà suggerisce che Myrina probabilmente aveva un ruolo specifico nella comunità ebraica. Se ciò fosse dimostrato, a differenza di quanto si crede comunemente, si proverebbe che anche le donne avevano un ruolo nella attività pubblica delle comunità ebraiche. Più prudente è l’atteggiamento di Colafemmina [Colafemmina (1994)]. 42 Le rimanenti due iscrizioni in greco, segnalate da Miranda [Miranda (1979)] pgg 337-341, hanno carattere funerario. La tipologia dedicatoria non è condivisa dal Lacerenza [Lacerenza (1995)] e dal Colafemmina [Colafemmina (1994)] che propendono per il carattere puramente funerario non specificandone la motivazione. 43 [De Spagnolis (1994)] par. Necropoli in Località San Clemente e Taverne, commento alla tomba .17 44 [Colafemmina (1996)] pgg 167-168 45 [Lacerenza (1995)] pgg. 64-67 46 [Pecoraro (1999)] 47 [Costamagna (2003)] pgg 48 Allo scopo di verificare la reale consistenza e cronologia del simbolo abbiamo chiesto alla amica Marisa Uberti, cui va il Ns più sentito ringraziamento, una analisi del simbolo in esame. Essa ci ha confermato quanto, peraltro, ci era noto ed ci era stato segnalato dal prof. Colafemmina e dalla dr.ssa Micaela Vitale: i due nodi di Salomone, non possono, da soli, essere considerati indizi di giudaicità dell’edificio. Per una trattazione estesa: [Sansoni (1988)]

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[Vitale (2003)] pgg che insieme a quella di Bova Marina in Calabria costituiscono le uniche due antiche sinagoghe rinvenute in Italia vedi nota 52. 50 L’edificio aveva subito una precedente opera di ristrutturazione, dimostrata da un muro nell’ala N-O, che pur riducendo le dimensioni della struttura ne aveva conservato non solo l’orientazione ma anche un identico disegno nel mosaico pavimentale. 51 La vasca battesimale del Battistero di Santa Maria Maggiore è la seconda in Italia per dimensioni dopo quella di San Giovanni in Laterano. 52 Vedi nota 38. 53 Vedi l’ultimo paragrafo del capitolo Fasi storiche degli insediamenti ebraici in Campania nel presente lavoro. 54 La decadenza definitiva di Nocera potrebbe rientrare proprio in questo quadro. 55 Questa ipotesi è considerata eccessiva dal prof. Cesare Colafemmina, da noi contattato per un parere, che pur riconoscendo il periodo di crisi delle comunità ebraiche sotto Bisanzio, sottolinea il fatto che l’assenza di testimonianze riguarda unicamente la Campania. Ciò a nostro avviso, potrebbe esser dovuto al carattere locale della duplice ribellione degli Ebrei a Bisanzio e quindi anche della violenta repressione culminata, a nostro avvito, con la distruzione della grande sinagoga di Nuceria Alfaterna e con la fuga delle popolazioni ebraiche campane. 56 A Capua è stata rinvenuta la lapide di un certo Alfius Iuda definito “Arcon” e “Archosynagogus” e quindi appartenente al consiglio degli anziani e con funzioni di particolare rilievo nella organizzazione della locale sinagoga [GiordanoKahn(1966)] ma anche [Miranda (1979)]. 57 [Miranda (1979)] 58 [Castaldo (2005)] pagg.74-76. Il dr. Antonio Castaldo (responsabile Uff. Stampa del Comune di Brusciano), su indicazioni fornite dagli autori di questo lavoro, ha raccolto la testimonianza di Francesco Granato, figlio di Saverio Granato citato nel scheda d’inventario del 1957 [Miranda (1979)]. Da questi siamo venuti a sapere che la lapide fu rinvenuta dal padre di Saverio Granato, suo nonno. Il rinvenimento avvenne, agli inizi del novecento, all’atto dello scavo di un pozzo nel cortile interno all’edificio in Via Starza, in cui abitavano i Granato. Attualmente la proprietà dello stabile è della famiglia Sessa. La lapide rivenuta, da allora, fu adoperata come sottovaso; a questo particolare uso ed alla esposizione alle intemperie è dovuta l’annerimento del reperto. Nei pressi del ritrovamento, inoltre, durante l’esecuzione di alcuni lavori sul sistema fognario, sono state rinvenute travi lignee e strutture di antichi edifici che si estendevano da via Starza in direzione del centro. 59 Il pozzo è situato nella parte più antica di Brusciano in un area che si trova ad un livello inferiore rispetto alle costruzioni adiacenti. Lo scavo deve aver, inoltre, riguardato alcuni metri di profondità (a 2 o 3 metri in questa località, è posizionata la falda acquifera) e ciò ci lascia presumere che la lapide sia rimasta indisturbata con il probabile annesso cimitero ebraico. Mocci ha, inoltre, raccolto la testimonianza di Luigi Sessa che ricorda il ritrovamento di ossa umane durante il consolidamento delle fondazioni della proprietà Sessa ex-Granato sin dal IV secolo. La presenza del cortile, sito in un area ove insistono edifici antichi ed in gran parte non abitati, consentirebbe, oggi, un importante approfondimento di indagine con attività di scavo mirato. 60 [Santaniello (1992)]Lett. 5 cap. 19 61 Urano Ad Pacat. 9 e 11 =PL 53,863 e 866 ricordato in nota 33 in [Korol (1990)] 62 [Remondini (1747)] vol. III, 568, 583 ed epigrafe n. 37 in appendice 63 Come ricordato dallo stesso Remondini vedi nota 67 64 La chiesetta di Santa Maria in Pernosano (AV), attualmente soggetta a scavo, ha, anch’essa, una orientazione di –21 gradi est. La menorah recava una incisione ebraica con un passo dei Proverbi 6,23 “Poiché il comandamento è la lampada e la Torah la luce” 65 Il Jean-Baptiste Frey suggerisce una datazione non precedente al V secolo come riportato anche da Korol che pero aggiunge che tale datazione “non si lascia accertare con sicurezza sulla base ai dati disponibili.” [Korol (1990)]. 66 In relazione al numero dei bracci, Emil G. Hirsch, Wilhelm Nowack in Candlestick tratto da [J.E. (1906)] affermano : “It was forbidden to make copies of the golden candlestick (a 7 bracci) for ritual purposes; and for other uses, only five-, six-, or eight-branched, instead of seven-branched, candlesticks could be made.” . Le lampade connesse alla Festa delle Luci (vedi Kaufmann Kohler in Hanukkah tratto da è [J.E. (1906)]) hanno 8 bracci per scandire gli 8 giorni della festa più uno centrale ben separato la cui funzione è di mera illuminazione (si veda Chanukah cap.139:14 in [Gadzfield (1991)]). Nel caso in esame la luce supplementare mancherebbe ed inoltre il passo tratto dai Proverbi 6,23 inciso sulla base (vedi nota 69) , spesso presente su Menorah a 7 bracci, richiama un uso liturgico. 67 Relativamente alla datazione di tale lampada il Korol ritiene che "si può collocare dalla seconda metà del IV alla metà del V secolo". (Taf. 19,1-3 6 4-6)" [Korol (1990)] , datazione coincidente con quella degli esemplari similari Sardi studiati da Mauro Perani [Perani (2003)] si vedano lampade 7 (Cagliari), 9 (Cagliari) e 10 (Sassari) pagg. 160-161 e con quella proposta per l’esemplare identico da noi segnalato, ritrovato ad Atripalda [Moss (1975)] Tavola 15 fig.. 68 Si veda in tal senso l’atteggiamento giustamente prudente sia di Korol in [Korol (1990)] che di Miranda [Miranda (2004)] 69 Si veda nota 70 70 Si veda anche la lampada con menorah a 5 bracci di Salerno simile al reperto nella foto 12 nel lavoro di Perani []

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Alcuni toponimi antichi, come la indicazione del territorio della attuale Palma Campania sita sulla Popilia tra Nola e Nuceria Alfaterna, con il termine di Ad Teglanum nella Tabula Peuntingeriana, o l’esistenza di località come il Fellino in Roccarainola o quello in Lauro, vedi [Capolongo (1985)] pp.59-64, testimoniano della esistenza, in questi siti, di antichi centri produttivi di ceramiche confermati anche da numerosi ritrovamenti archeologici. Con l’ing. Domenico Capolongo abbiamo avviato una ri–analisi dei rinvenimenti archeologici in località Cammarano (vedi Capolongo, Domenico (2003) >>Ulteriori ricerche nel sito archeologico di Cammarano in Roccarainola<< in Atti del Circolo Culturale G.B. Duns Scoto n.28-29 Dicembre 2003) adiacente alle località indicate con il toponimo “Fellino”, ove sono emerse 3 sepolture che, per la loro particolare orientazione NO-SE, per l’assenza di corredo funerario (che potrebbe, però, esser correlata all’azione di tombaroli) e per le notevoli similitudini costruttive con quelle ebraiche rinvenute a Nuceria, suggeriscono l’opportunità di verificare correlazioni con una eventuale presenza ebraica in zona. 72 [Lacerenza (1995)] pagg. 65-66 fig. 1 e 2 73 [Giordano-Khan (1966)] pag.28 fig.4 74 [Colafemmina (1996)] pag.93 75 [Ruggiero (1996)] carme XV 83-109 76 Ruggiero, Andrea(1996) a I carmi di Paolino Roma, LER in Nota 5 car. XV con rif. a Virgilio georg 3,12; Ivv. 8,160 77 In apertura del nostro lavoro abbiamo segnalato le osservazioni di in [Colafemmina (2003)] in cui si ricorda l’antica credenza ebraica secondo cui l’Italia è la “terra grassa” assegnata proprio ai discendenti di Esaù-Edom. 78 I primogeniti (Numeri 6,1-21Esodo 13,2; Osea 9,13; Deuteronomio 33,13 in S.B. (1980)], nella cultura ebraica,venivano consacrati a Dio e poi riscattati a fronte di una offerta simbolica. Il nazireato poteva essere una scelta di voto volontario e temporaneo, ma se praticata prima della nascita (vedi il caso di Sansone in Giudici 13-16 [S.B. (1980)] costituiva un vincolo per la vita deciso dai genitori per i figli. Il nazireo doveva astenersi da bevande alcoliche, non radersi i capelli, fuggire i contatti impuri specie quelli con cadaveri. (si veda A.Barton, Gorge e Blau, Ludwig Nazarite in [J.E. (1906)]) 79 [Scala (2004)] 80 [Ebanista (2003)] pag. 59 (e nota 94) riporta le parole di [Chierici (1985)] pagg.99-125 : “Le tombe pagane, anepigrafi, si sono trovate tutte perfettamente vuote, senza alcun segno esterno, senza alcun oggetto interno di riconoscimento”, inoltre Ebanista, nel medesimo testo a pag.50 (e nota 16) afferma: “E’ possibile che l’area cimiteriale abbia ospitato anche sepolture riconducibili al <> supposto da Testini” nota [Testini (1985)] pagg.329-371. 81 Vedi nota 46 e relativo paragrafo in cui vengono citate testualmente le parole del Colafemmina per il caso noverino. 82 [Lacerenza (2001)] pag.100 note 10,11 ricorda anche Solin e Noy ch escludono che Maria, Martha e Libansi a testimonianza di giudei in posizioni servili, citati in [Giordano – Kahn (1966)] pag 53-57, possano esser ritenuti giudaici 83 Flavio, Giuseppe Ant. J.XVIII,159-161 84 Scettico è, ad esempio, Lacerenza in [Lacerenza (1998)] in contrasto con posizioni favorevoli di A.Kisae Neuburg Gebbia.Neuburg richiamate nel medesimo testo dal Lacerenza 85 [Cagnana (2000)] pagg.193-194 par.6 Nota Bibliografica 86 [Negri Scafa (2001)] 87 Misnah, Kel. 30,1-4;tp Pes. 1,6, 27b; TB Sab. 14b,15a come citati in [Lacerenza (1988)] pag. 120 88 Plinio, Naturalis Historie XXXVI,190 riferisce della nascita del vetro in Fenicia mentre in XXXVI 194 ricorda la fama della sabbia di Liternum, vicino Cuma, per la produzione vetraria. 89 Come da Tabella 1 90 [Malpele (1998)] pagg.45-50 91 [Lentini-Scala (2001)] pagg. 443-448. La ipotesi di appartenenza delle tessere ai mosaici di Paolino è espressa in forma dubitativa nel lavoro senza, però, fornire elementi a sostegno, né indicare il luogo e le circostanze del campionamento. 92 La presenza di Indio è attestata nelle miniere di Blenda Sarde, come alle falde del Monte Somma (NA). Si è già fatto cenno (vedi note 10 e 70) alla presenza di ebrei in Sardegna e alle similitudini tra la lampada ritrovata ad Atripalda ed un reperto molto simile ritrovato a Cagliari (sempre in nota 70), indizi questi di un probabile rapporto tra questa comunità e quelle campane e quindi di una probabile importazione di materie prime, che ci pare più plausibile rispetto alla ipotesi tedesca, sia per la vicinanza sia per l’esistenza di comunità ebraiche [Rigault (1956)] pagg.43-78. [Stiaffini (2003)] riporta una analisi complessiva dei reperti vitrei ritrovati in Sardegna senza escludere l’ipotesi di una produzione locale non confermata, però, dal ritrovamento di officine vetrarie in Sardegna. 93 La notizia datata 8 Novembre 2004 è stata annunciata dalla ABC News Australiana ed è reperibile in rete all’URL http://abc.net.au/science/news/stories/s1232229.htm . . La Pont, ha effettuato alcune analisi chimico- fisiche sul materiale ceramico proveniente da Pompei ed Ercolano. 94 La prova di questo starebbe, secondo la Pont, nel rinvenimento di leucite (adoperata come indicatore di origine dei minerali impiegati come nel caso dell’Indio in nota 96), un materiale siliceo raro ad altissima resistenza di origine vulcanica attestato in pochissime zone e sicuramente reperibile sul Vesuvio. La leucite conferiva alla ceramica pompeiana una particolarissima resistenza.

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La notizia inerente la correlazione con Pozzuoli è reperibile al seguente URL afferente alla Università Australiana, Macquaire ove la Pont opera: http://www.international.mq.edu.au/globe/default.aspx?id=215&EditionID=13 96 [Lacerenza (1998)] 97 Vedi nota 8 98 [Stiaffini (1993)] 99 [Stiaffini (2003)] 100 [Cagnana (2000)] pag.178 riporta alcuni metodi di estrazione del materiale quarzifero, necessario alla produzione del vetro, da sabbie ricche di quarzo e da materiale di risulta delle miniere.

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