Dita Di Fulmine - Natura, Animali E Ambiente

  • June 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Dita Di Fulmine - Natura, Animali E Ambiente as PDF for free.

More details

  • Words: 31,030
  • Pages: 80
NATURA, ANIMALI E AMBIENTE 1. Il lago delle meduse innocue 2. La muraglia anti-dingo australiana 3. Albero di natale alimentato da anguilla elettrica 4. Il centro benessere dei serpenti 5. Strani animali da compagnia 6. Lo scarafaggio cyborg 7. Il ragno intelligente e cannibale 8. Microrganismi verso Marte 9. Il ragno vegetariano 10. Un terzo dei dinosauri non esiste 11. Invasione dei ratti in Bangladesh 12. Caramelle al gusto di medusa gigante 13. Animali delle profondità dell' oceano 14. Una colla ad uso medico sintetizzata da un verme 15. Robot che simulano il movimento animale 16. Il primo osservatorio web subacqueo 17. Ratto paraplegico torna a camminare 18. Il pitone africano infesta la Florida 19. Animali strani: serpenti a due teste 20. Il cugino in miniatura del Tyrannosaurus Rex 21. Piccioni viaggiatori più veloci di Internet 22. Il puzzo di morte salva la vita 23. Alle scimmie piacciono i Metallica 24. Riscaldamento globale: l' ecosistema Artico sta cambiando 25. Uccisa in uno zoo una tigre di Sumatra 26. Il ristorante dei conigli 27. Soppressione del dolore negli animali d'allevamento 28. Il re dei cinghiali 29. Verso la regolamentazione della carne di cane in Corea del Sud 30. I fagioli che saltano 31. Altri animali strani della Terra 32. Come un uccello distrugge un aereo 33. Repellenti per zanzare dannosi per l'uomo 34. Manipolazione dell' ecosistema per un'agricoltura sostenibile 35. La creatività dei delfini 36. Intelligenza canina

37. Lo scoiattolo che si camuffa da serpente 38. Il fungo-zombie 39. Corvi intelligenti 40. I pinguini gay di San Francisco si separano 41. La Top 10 delle nuove specie 42. Ratto gigante catturato in Cina 43. La super-formica ama l'elettricità 44. Sensi incredibili 45. Il vero calamaro gigante 46. Il pipistrello che cammina 47. Dromedario: la nuova peste australiana 48. Animali curiosi 49. Camerun: siamo parassiti del leone 50. Moko il delfino 51. La piaga dei conigli in Australia 52. Quella strana lucertola fluttuante 53. La piu' grande migrazione di insetti mai vista 54. L' invasione delle meduse giganti 55. Il "mostro" del Lago Maggiore 56. Il parto della vergine...di squalo 57. Formiche di fuoco e mosche in battaglia 58. Pesci giganti 59. I Globster 60. I Dieci animali più letali della Terra 61. I segreti dell' apprendimento: Zebra Finch 62. Draghi cinesi 63. Geolocalizzazione animale 64. La piaga della rabbia canina in Cina 65. Vermi cinesi 66. Pesce gatto mutante 67. I futuri spazzini del Pianeta

Il lago delle meduse innocue Jellyfish Lake è un lago marino che si trova nell' isola di Eil Mark, nelle Palau. Si tratta di un lago salato che si è separato dal mare presumibilmente 12.000 anni fa, ed è connesso al mare attraverso una serie di fessure e di tunnel sottomarino, che garantiscono un isolamento quasi totale delle specie che vivono all' interno del lago. Questo ha garantito che si sviluppassero alcune specie animali uniche, in un ambiente così circoscritto e protetto dai pericoli rappresentati da predatori ed inquinamento marino. Una delle creature più incredibili, sia nella morfologia che nella quantità, che è possibile trovare a Jellyfish Lake è la Golden Jellyfish. Se ne trovano a milioni all' interno del lago, enormi banchi che fluttuano nell' acqua. Ma se normalmente ci terremmo bene alla larga da questi numerosissimi gruppi di meduse, a Jellyfish Lake non abbiamo nulla da temere: l'evoluzione in un ambiente così particolare ha fatto in modo che queste meduse perdessero i loro tentacoli urticanti, divenendo praticamente innocue. In realtà, queste meduse conservano ancora i nematociti, le cellule urticanti, ma non sono più potenti come un tempo, ed è possibile percepire il contatto ed una sensazione di prurito solo se si viene colpiti in aree sensibili come attorno alla bocca. Al momento della separazione del lago dal mare, un gruppo di meduse (presumibilmente delle Mastigias papua) si è trovato all'interno dell' isola, ed ha potuto evolversi in maniera differente rispetto agli esemplari rimasti all' esterno. Le necessità di caccia e di autodifesa sono mutate, ed hanno fatto in modo che queste meduse non avessero più bisogno dei potenti tentacoli urticanti che possedevano in precedenza, e che si evolvessero nelle meduse dorate che è possibile osservare oggi. Le immagini che vediamo qui sotto sono state scattate da John Bleidom, un oceanografo della Marina degli Stati Uniti, che da anni concentra i suoi studi su Jellyfish Lake assieme alla moglie Amy. "Nuotare nel lago è assolutamente incredibile. Essere circondati da milioni di bellissime meduse è come fluttuare in un fiume di lava, ma ogni cosa è viva. E' davvero una senzazione surreale e pacifica, diversa da tutti gli altri ambienti marini che ho incontrato finora" dice Bleidorn, che ormai da otto anni si dedica allo studio del lago marino.

Il lago non è soltanto un fenomeno unico per le meduse dorate. Si tratta di un ambiente che ha pochi eguali nel mondo. La fauna che è possibile trovare lì è completamente differente da quella degli altri laghi marini vicini. Inoltre, le acque del lago sono stratificate in modo tale che le meduse ed altre forme di vita basate sull' ossigeno si possano rovare solo nei primi 15-20 metri di profondità. Oltre quel limite infatti la presenza di ossigeno nell' acqua è troppo bassa per consentire lo sviluppo della vita. Questi due differenti livelli sono separato da una "parete" di batteri, che assorbono tutta la luce solare che raggiunge quella profondità, rendendo lo strato sottostante completamente oscuro, ma estremamente limpido. L' immersione a Jellyfish Lake, nonostaante il suo aspetto pacifico, non deve essere presa alla leggera. Il lago, profondo circa 30 metri, può rappresentare un pericolo nei 15 metri di strato anossico (privo di ossigeno): questo strato infatti ricco di solfati che possono essere assorbiti dalla pelle, portando a conseguenze gravi, anche alla morte. In quella zona sono anche presenti inoltre coccodrilli marini, i quali però non sembrano rappresentare un pericolo durante le immersioni (una sola morte attribuita all'assalto di un coccodrillo marino). Ma questi pericoli non sembrano spaventare gli appassionati di immersioni: mantenendosi nello strato in cui vivono le meduse, e prendendo la giuste precauzioni, è possibile ammirare uno spettacolo riservato a poche persone sul pianeta.

La muraglia anti-dingo australiana

Una delle più grandi strutture mai costruite dall' uomo è la lunghissima Australian Dingo Fence, una rete anti-dingo, lunga oltre 5600 km e che recinta circa un quarto dell'intero territorio australiano. Il dingo è un canide intelligente e sveglio, che vive in Australia da almeno 20.000 anni. Una delle caratteristiche più curiose è che non abbaia, è soltanto in grado di ululare. Nel corso del tempo, il dingo si è creato una brutta reputazione in Australia, soprattutto a causa degli assalti che venivano registrati verso i primi carichi di bestiame sbarcati nel continente. a seguito di questa abbondanza di cibo, la popolazione di dingo è aumentata a dismisura, facendoli classificare come una vera e propria piaga per l'allevamento. E di certo l'episodio dell' uccisione di un bambino di nove anni da parte di due dingo, avvenuto nel 2001 a Fraser Island, non ha contribuito a creare un'ottima reputazione per questo animale. Sta di fatto però che i 3 attacchi di dingo riportati negli ultimi 200 anni, contro gli oltre 14.000 attacchi di cani che avvengono ogni anno, non lo rendono di certo un animale aggressivo, anzi. In realtà sono gli ibridi tra dingo e cani comuni ad essere più aggressivi. Ma i dati non hanno contribuito ad impedire che il dingo venisse cacciato, e che si costruisse la Australian Dingo Fence, una rete che corre lungo 5614 chilometri e che separa i territori dei dingo e degli ibridi dingo-cane dalla popolazione urbana del sud-Est.

Questi sono i dati relativi all'enorme recinto australiani: • • • • • •

Lunghezza: 5.614 km La lunghezza, prima del 1980, era di 8.614 km, ma a seguito a lavori di manutenzione ed un aumento dei costi è stata ridotta alla lunghezza attuale La rete recinta circa 26,5 milioni di ettari, per proteggere pecore ed altro bestiame dai dingo e dai cani ibridi La rete è alta mediamente 180 centimetri, e si estende per 30 cm anche sotto il livello del terreno, per evitare che vengano scavati dei passaggi nel suolo 623.777 pali di legno sostengono la rete in tutti i suoi oltre 5.600 km di estensione Esiste una multa per chi lasciasse aperto una delle porte che consentono di oltrepassare la rete, che ammonta a 200 dollari.

La rete attraversa due stati, il Queensland e il South Australia. E' suddivisa in 4 segmenti, ognuno dei quali ha un nome proprio: • • • •

Great Barrier Fence: 2.500 km Queensland Border Fence: 394 km South Australian Border Fence: 257 km Dog Fence: 2.225 km

Oltre la rete, il dingo viene cacciato senza pietà. All' interno della barriere anti-dingo, proliferano invece canguri, conigli, volpi ed altri animali, alcuni dei quali stanno diventando un serio problema a causa della mancanza di un predatore che ne possa contenere il numero.

Albero di natale alimentato da anguilla elettrica Quando si parla di energia rinnovabile generalmente si intende una parte della natura che genera energia elettrica per l'essere umano. Che sia il sole, il vento, il mare o qualche microscopico organismo in grado di generare idrogeno poco importa, non facciamo molto caso a chi o cosa fa accendere le nostre lampadine o i nostri computer. Ma all' Aqua Toto Gifu Aquarium di Kakamigahara si sono spinti oltre al classico concetto di energia eco-compatibile, creando E-tree, il primo albero di natale alimentato da una forma di energia del tutto inusuale: un'anguilla elettrica. Molti di noi sono a conoscenza del fatto che alcuni tipi di pesci, chiamati comunemente "anguille elettriche", sono in grado di emettere delle scariche di elettricità in grado di stordire le proprie prede. Ed è proprio su questo principio che si basa l'albero di natale: la "E" sta per "Eel", anguilla appunto, e per la prima volta si è in grado di sfruttare la Eellecricity. Non si tratta di uno scherzo, è realtà: l'albero di natale viene alimentato grazie alla straordinaria capacità naturale di questo pesce: gli addetti dell' acquario hanno installato un cavo di rame all' interno della vasca dell' anguilla, e collegato il cavo ad un albero di natale. Ogni volta che l'anguilla sfrega il suo corpo contro il cavo, la corrente elettrica che genera fa illuminare gli addobbi natalizi che decorano l'albero. Un altro E-tree è stato installato all'acquario di Enoshima, sempre in Giappone. L'anguilla elettrica in questione è in grado di sviluppare fino a 600 Volt, che trasmette all' albero di natale tramite due placche di alluminio posizionate all' interno della vasca, che convogliano la corrente elettrica ogni volta che il pesce si muove.

L' anguilla elettrica è un pesce d'acqua dolce in grado di generare campi elettrici dell' ordine di centinaia di Volt attraverso un apparato presente nella coda, e che utilizza per la sia attività predatoria. Dopo alcune scariche elettriche di elevata potenza, l'anguilla necessita di un periodo di riposo per "ricaricarsi. Oltre che per la caccia, il pesce utilizza i campi elettrici per l'elettrolocalizzazione, con scariche di bassa intensità che sfrutta per localizzare le prede e per comunicare con altri esemplari. Nonostante sia chiamata comunemente "anguilla" non lo è per nulla. Raggiunge e supera i 2 metri di lunghezza e vive generalmente nell' america meridionale.

Il centro benessere dei serpenti "Alcune persone dicono che avere serpenti sul proprio corpo li aiuti a sentirsi meglio, rilassati. Una donna anziana dice che hanno un effetto calmante" questo è quanto afferma Ada Barak, proprietaria della Ada Barak's Carnivorous Plant Farm. La sua attività, nata inizialmente come show di piante carnivore di tutti i tipi, da quelle che ingeriscono insetti fino a quelle che si nutrono di rettili o piccoli mammiferi, è poi sfociata in un'azienda che si occupa di procurare benessere ai frequentatori tramite serpenti. Tradizionalmente, i serpenti non hanno mai goduto di ottima fama tra molti popoli del mondo. Se in alcune zone del pianeta erano venerati come divinità, per altre culture i serpenti rappresentavano tutto ciò che c'è di repellente e di malvagio nella natura, portando le persone a tenersi ben alla larga da questi rettili. Se poi parliamo di Israele, legato alleSacre Scritture nelle quali il serpente è l'icona stessa della malvagità e di Satana, sorprende il fatto che sia nato un centro benessere che sfrutti le inaspettate proprietà di questi rettili per far stare meglio i clienti. Il tutto è nato per pura casualità. dimostrando le abilità delle piante carnivore nel nutrirsi di rettili, Ada Barak consegnava in mano ai clienti della Carnivorous Plant Farm i serpenti da dare come cibo alle piante. Al che alcuni clienti hanno riportato come si siano sentiti meglio, rilassati, a tenere in mano i serpenti, e da lì è nata l'idea: perchè non utilizzarli per dare benessere alle persone? Dopo alcune sperimentazioni con serpenti grandi e piccoli, Ada Barak ha trovato la combinazione perfetta tra massaggio profondo (con serpenti grossi e pesanti) e massaggi lievi e rilassanti. "Le persone o li amano o li odiano" dice la Barak, mostrando come una ragazza israeliana di 18 anni si goda un massaggio effettuato da piccoli serpenti posti sulla pancia, sul collo e sul volto. Il trattamento ha un costo di 80 dollari, e non ha il solo scopo di rilassare le persone, ma anche quello di rivalutare l'immagine negativa che si ha spesso di questi rettili. Come sottolinea il dott. Nava Becher, cugino di Barak : "i serpenti sono simbolo di medicina, il loro significato simbolico è che ciò che può ucciderti può anche curarti". Il trattamento inizia in una stanza luminosa piena di piante tropicali. Ci si sbarazza dei vestiti, ci si sdraia su un tavolo per massaggi e la signora Barak adagia sul vostro ventre una matassa di serpenti che inizia il massaggio. Molti dei clienti possono garantire che il massaggio è un'esperienza indimenticabile. I serpenti sono morbidi e rilassanti, niente che le mani umane possano garantire durante un massaggio, e con le loro spire assicurano un effetto profondo di calma e rilassamento.

Strani animali da compagnia Di seguito un elenco di alcuni tra i più strani animali da compagnia. Se state pensando a qualche raro tipo di cane o gatto vi sbagliate di grosso; se vi spaventano i ragni, gli insetti e gli anfibi, allora non proseguite nella lettura.

Rana arboricola dagli occhi rossi (Agalychnis callidryas) I meravigliosi colori che la contraddistingono la rendono una delle rane più popolari e di moda. Sono relativamente facili da mantenere, richiedono una buona ventilazione ed un elevato gradodi umidità, essendo il loro habitat naturale le foreste tropicali dell' America centrale. Una delle caratteristiche più curiose sono i cuscinetti adesivi che ha sulle dita delle zampe.

Centopiedi testa rossa della Tanzania Come tutti i centopiedi è un insetto aggressivo, bisogna andarci cauti. La caratteristica principale è la testa di color arancione vivo, ed un corpo segmentato in bande nere. E' un animale innocuo per l'uomo, ma il suo morso è in grado di essere doloroso e fastidioso, provocando prurito e gonfiore, ed in alcuni casi può essere necessario l'utilizzo di qualche farmaco a base di cortisone.

Mantide religiosa orchidea della Malesia Una delle più belle mantidi religiose del mondo. I colori variano in base all' età dell' insetto, dal rosso brillante al nero, fino ad arrivare ad un bianco splendente. Misura fino a 6 centimetri di lunghezza per le femmine, e circa 3 per i maschi. E' un insetto originario della Malesia e delle foreste pluviali di Sumatra, si nasconde principalmente tra fiori bianchi e rosa, soprattutto orchidee, aspettando le proprie prede.

Il ragno cammello Appartiene all' ordine dei solifugi, ragni molto grossi che tendono a preferire luoghi all' ombra. E' stato anche protagonista di una famosa bufala, nella quale si diceva che fossero giganti e che potessero urlare ed iniettare novocaina ai soldati di stanza in Iraq e Afghanistan. In realtà si tratta di ragni del tutto innocui per l'uomo, se non per il relativo dolore provocato dal morso, non tanto per il veleno (che non hanno) quando per le dimensioni dei cheliceri, le loro "zanne". Di solifugi ne sono presenti anche in Italia, due specie del genere Biton, rinvenute a Lampedusa.

Scorpione senza coda Vive in zone tropicali, è un animale notturno e di giorno lo si può trovare sotto pietre, foglie o pezzi di corteccia. Non è un vero e proprio scorpione, e nemmeno un ragno, ma appartiene ad un diverso ordine di aracnidi. Lungo fino a circa 5 centimetri, non ha nessuna ghiandola velenifera, nessun aculeo sulla coda e nemmeno zanne velenose, ma degli artigli anteriori poderosi con i quali afferra le sue prede. la caratteristiche più curiosa è che sono muniti di due "fruste", delle appendici che utilizzano per localizzare le prede.

Lo scarafaggio cyborg Se per certi aspetti la tecnologia sta cercando di imitare il comportamento di alcuni insetti, come il volo librato o l'intelligenza di sciame, c'è un'altra branca della scienza che si occupa unire esseri viventi e tecnologia, per creare quelli che noi chiamiamo cyborg. Pur essendo lontani dalla realizzazione di un uomo-macchina, pare che non siamo poi così distanti nella creazione di sistemi animale-macchina, come nel caso dello scarafaggio cyborg creato da un team di ricerca della University of California di Berkeley, sponsorizzato dalla DARPA (US Defense Advanced Research Project Agency). Impiantando una centralina elettronica miniaturizzata in corrispondenza del suo sistema nervoso, i ricercatori sono in grado di controllare la muscolatura degli scarafaggi per farli volare e dirigerli a piacimento. La ricerca, diretta da Hirotaka Sato e Michael Maharbiz, prevede l'impianto di uno stimolatore nervi e muscoli, una microbatteria ed un microcontroller per il radiocomando dello scarafaggio, il tutto installato sul dorso dell' insetto. Tramite questo sistema, sono stati in grado di controllare il decollo, la direzione e le velocità di volo, stimolando di volta in volta un diverso gruppo muscolare o nervoso. C'erano già stati in passato tentativi di controllare a distanza gli scarafaggi, ma questo è in assoluto il primo caso di controllo del volo di un insetto. Gli scarafaggi utilizzati sono esemplari variabili nelle dimensioni ma tendenzialmente grossi, provenienti dal Camerun, e principalmente di tre tipi: Cotinis texana, lungo due centimetri; Megasoma elephas, lungo fino a 20 centimetri; Mecynorhina torquata, lungo circa 7 centimetri. Ma nonostante questo grande successo della bio-tecnologia, quale potrà essere il futuro militare di questa ricerca? La DARPA è un' agenzia che dipende direttamente dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, e si occupa di sviluppo di tecnologie ad uso militare. Se sponsorizzano e finanziano una ricerca di questa natura dovrà pur esserci una qualche applicazione militare. Il problema è che per essere utili questi scarafaggi telecomandati hanno bisogno di montare una microcamera ed un sistema GPS, ma questo insieme di tecnologie, unitamente allo stimolatore nervoso/muscolare ed alla batteria, sarebbe troppo pesante anche per il Megasoma elephas, lungo ben 20 centimetri, ed impedirebbe i movimenti fin dal decollo. Un altro impiego potrebbe essere il trasporto di micro-pacchetti di armi chimiche, ma la cosa sarebbe del tutto illegale stando alle convenzioni internazionali come quella di Parigi I ricercatori della Berkeley suggeriscono che la ricerca rientri in un programma più ampio, e che dovrebbe servire come modello per lo sviluppo di ciò che la DARPA ha definito "Nano Air Vehicle" (NAV), un velivolo dalle dimensioni minuscole (circa 7 centimetri) e dal peso non superiore ai 10 grammi, che dovrebbe servire come supporto alle operazioni militari in ambiente urbano. I video dello scarafaggio cyborg sono visibili qui: http://www.physorg.com/news174812133.html

Il ragno intelligente e cannibale Dopo i ragni vegetariani, è d'obbligo dedicare uno spazio anche ai classici aracnidi predatori, e talvolta cannibali. Ma se siete aracnofobici, questo genere di ragni, i Portia, potrebbero essere il vostro incubo più di qualunque altro ragno in natura. Non solo sono dei predatori formidabili, ma possono imparare dall' esperienza e modificare le proprie tecniche di caccia in base alla preda. I ragni del genere Portia sono considerati i più intelligenti ed evoluti di aracnidi. si nutrono quasi esclusivamente di altri aracnidi, preferendoli talvolta a prede più semplici da catturare, ed hanno la strana abitudine di puntare a obiettivi spesso decisamente più grandi e pericolosi di loro, quasi amassero la sfida che rappresentano. Le loro prede ideali sono i ragni che costruiscono ragnatele, generalmente dal 10% al 200% più grandi di loro. Questo per un motivo del tutto strategico: i ragni costruttori hanno generalmente una vista scarsa, basando la loro attività predatoria sui movimenti delle prede intrappolate nella loro ragnatela, e questo fa comparire i Portia come un detrito, un pezzo di foglia impigliato nella rete, lasciando campo libero a questi ragni di avvicinarsi ed uccidere la loro preda. Ma è in grado di spingersi oltre: può imitare le vibrazioni prodotte da diversi tipi di preda, o quelle prodotte da un maschio in corteggiamento, imitando qualsiasi tipo di vibrazione possa fare avvicinare la preda verso la sua posizione. Generalmente un ragno, o comunque animali non dotati di cervelli complessi, una volta che trovano una metodologia utile ed efficace per procurarsi del cibo continuano a praticarla, ma i Portia preferiscono adattarsi ed avere prede sempre differenti. Ogni ragno di cui si nutrono offre una sfida diversa, ed è per questo che hanno evoluto la capacità di imparare per tentativi, e di utilizzare le cognizioni acquisite per adattare il metodo di caccia alla preda. Grazie alla loro capacità visiva, unita ad un intelletto insolitamente sviluppato, sono in grado di sviluppare sempre nuove strategie predatorie. Ad esempio, con alcuni tipi di ragno possono imitare il movimento che fa un insetto catturato nella ragnatela; per altri invece, che non sfruttano le ragnatele come metodo di cattura, possono simulare la danza d'accoppiamento di insetti-preda; con altri ragni si comportano come una foglia morta, muovendosi solo seguendo il vento; se si trova di fronte ad una specie di ragno mai vista, invece, va per tentativi, e cerca la strada più efficace per attaccare la preda. I ragni Portia costruiscono ragnatele, ma generalmente sono agganciate a quelle di altri ragni, ed il motivo è semplice: qualunque insetto catturato nelle loro ragnatele servirà come esca per i ragni che hanno intenzione di predare. I Portia sembrano dare del loro meglio con i temibili ragni sputatori Scytodidae, che si nutrono anch'essi di ragni, soprattutto dei saltatori (come i Portia): li Scytodidae vengono attaccati dall' alto, per evitare il loro getto di fluido immobilizzante e velenoso, attendendo che siano impegnati nel trasporto di cibo o di uova, operazioni che compiono utilizzando la bocca ed impegnandola in attività che non consente loro di attaccare con i loro micidiali getti. Ogni volta che si studiano i Portia, questi rispondono sorprendendo i ricercatori per la loro vivacità intellettiva e le loro straordinarie capacità di memorizzazione ed apprendimento, non finendo mai di stupire chi ama gli aracnidi, e di spaventare ulteriormente chi proprio non li sopporta.

Microrganismi verso Marte I tardigradi, piccole creature chiamate anche "orsi d'acqua", sono dei piccoli invertebrati noti in ambito scientifico soprattutto per la loro capacità di sopravvivere a condizioni estreme. Recentemente sono anche sopravvissuti per un certo tempo allo spazio cosmico sulla sonda spaziale FOTON-M3 dell' Agenzia Spaziale Europea. Ora, grazie alle loro straordinarie capacità di sopravvivenza, alcuni Tardigradi, assieme ad altre forme di vita, verranno inviati nei pressi di Marte per condurre il primo vero e proprio esperimento di panspermia. La missione, chiamata Living Interplanetary Flight Experiment (LIFE), verrà presumibilmente avviata nel 2011 utilizzando la sonda spaziale Phobos-Grunt di produzione russa. Il lancio della sonda era previsto inizialmente per il 2009, ma una serie di problemi tecnici ha costretto a rimandare la missione di un paio d'anni. La Phobos-Grunt si preoccuperà di prelevare campioni della superficie di Phobos, una delle due lune di Marte, e trasporterà anche il modulo cinese Yinghuo 1, per lo studio dell' atmosfera marziana. I ricercatori della The Planetary Society hanno individuato 10 tipologie di organismi appartenenti a tre diversi domini: batteri, eucarioti e archaea, 3 esemplari per ogni tipologia di forma di vita. Verranno inviati su Marte per sperimentare la possibilità della panspermia, in particolare un fenomeno chiamato "transpermia", la possibilità che alcune forme di vita possano spostarsi da un pianeta all' altro e sopravvivere. Prima della partenza, le forme di vita verranno racchiuse in un contenitore chiamato BioModule, del peso totale di 100 grammi, assieme a dei campioni di suolo marziano, per simulare un meteorite che trasporta vita da un pianeta all' altro. Dopo un viaggio di 10 mesi verso Phobos, una delle due lune di Marte, i minuscoli esseri viventi racchiusi nel modulo dovranno resistere ad un impatto con Phobos a 4000g, trascorrere qualche settimana sulla sua superficie e quindi fare ritorno sulla Terra con la sonda Russa. Una volta atterrata sul nostro pianeta, verrà aperto il contenitore, e si verificherà cos'è successo. "Se nessuno dei microrganismi dovesse sopravvivere, questo non escluderebbe la possibilità della transpermia, ma di certo farebbe riflettere di più su questa possibilità. Ma se alcune delle forme di vita resisteranno al viaggio fino a Phobos, ed al viaggio di ritorno, allora sapremo almeno che alcuni esseri viventi possono di certo sopravvviere ad un viaggio interplanetario su una roccia per un periodo di tre anni e forse oltre" questo è quanto si legge sul sito della The Planetary Society.

Il ragno vegetariano Tra le circa 40.000 specie di ragni che vivono sul nostro pianeta, fino ad ora si è sempre pensato che fossero tutti dei predatori di insetti e piccoli animali. Ma da uno studio condotto sul ragno Bagheera kiplingi si è scoperto che questo aracnide ha un' insolita tendenza vegetariana. Il Bagheera kiplingi, che con il suo nome che riporta alla mente uno dei personaggi de "Il libro della giungla", è un ragno che vive nel Centro America, generalmente su alberi di acacia. Questi alberi sono anche la dimora di una specie di formiche, che si occupa di difendere queste piante da alcuni erbivori, mentre le acacie provvedono a fornire loro riparo e nettare per come nutrimento. Il Bagheera kiplingi si è creato una propria nicchia ecologica, sfruttando la protezione fornita dalle formiche e cibandosi del nettare delle acacie, senza tuttavia contribuire alla loro difesa e protezione dagli erbivori, diventando ciò che si può definire un parassita. In particolare, questo ragno sembra essere ghiotto dei cosidetti "Beltian bodies", dei corpuscoli rossi che compaiono sulle foglie delle acacie, ricchi di grassi e di proteine, che sembrano avere uno stretto rapporto simbiotico con le formiche, quasi fossero una ricompensa per la protezione che forniscono alla pianta (comportamento definito "mutualismo"). La ricerca, condotta dalla Villanova University in collaborazione con la Brandeis University, segue l'evoluzione erbivora dei ragni fin dal 2001, quando questo comportamento è stato scoperto in Costa Rica. Successivamente, nel 2007, un altra ricerca ha scoperto lo stesso comportamento in Messico, ed è finita per congiungersi con le osservazioni precedenti. "Questo è il primo ragno del mondo ad essere riconosciuto come cacciatore di parti di piante; è anche il primo ragno conosciuto che sfrutti dei vegetali come cibo primario" dice Christopher Meehan, uno dei due autori della ricerca sul Bagheera kiplingi. Generalmente, in Costa Rica i ragni si nutrono anche di piante, ma come integrazione del cibo principale, che consiste in larve di formiche ed insetti. Ma in Messico questo ragno letteralmente preda i Beltian bodies approfittando dei momenti di assenza delle pattuglie di formiche. Altro comportamento singolare di questi ragni è che i maschi si prendono cura delle uova e degli individui più giovani, cosa virtualmente sconosciuta nel mondo dei ragni, lasciando pensare che l'evoluzione ad erbivoro del Bagheera kiplingi possa aver comportato anche dei mutamenti sociali in questi ragni, che si trovano ad altissime densità sulle acacie messicane.

Un terzo dei dinosauri non esiste Questo è quanto sostiene Jack Horner, della Montana State University, dopo uno studio della durata di 10 anni su diversi fossili di dinosauri del Cretaceo. Circa un terzo delle specie di dinosauri finora classificate sarebbero esemplari in età giovanile di dinosauri già classificati in precedenza. Un esempio potrebbe essere quello del nuovo Tyrannosaurus rex "nano" ritrovato di recente, un' esatta copia del Tyrannosaurus rex che tutti conosciamo, ma in miniatura. Secondo Horner, le differenze fisiche tra i due fossili porterebbero a pensare che in realtà si tratti della stessa specie, ma in differenti età. Crescendo, il Tyrannosaurus avrebbe sviluppato un muso più massiccio, perdendo parte dei suoi denti (da 17 a 12) a causa di una sostanziale differenza nella sua alimentazione: da piccolo ha necessità di denti affilati e taglienti per bocconi relativamente piccoli, mentre in età adulta ha bisogno di denti adatti a frantumare le ossa di animali grandi e massicci. La teoria del Tyrannosaurus sarebbe supportata da un ritrovamento di un altro esemplare che secondo Horner sarebbe uno stadio intermedio della crescita tra la gioventù e la fase adulta, fossile che presenta 14 denti invece di 12 (età adulta) o 17 (età giovanile). Il lavoro condotto su altri fossili inoltre, come quelli del Triceratops, porterebbero alla stessa conclusione: da piccoli presenterebbero corna rivolte verso l'alto, mentre una volta raggiunta l'età adulta le corna si rivolgono verso il basso. Horner sostiene che questi cambiamenti, talvolta molto pronunciati dall' età giovanile a quella adulta, avrebbero rappresentato un meccanismo di riconoscimento tra individui giovani (e quindi da difendere) ed individui adulti, come avviene in molte specie animali che vivono sul nostro pianeta. Tuttavia, non tutti i paleontologi sono convinti di questa teoria. Alcuni non concordano sul numero proposto da Horner riguardo all'errata comprensione di esemplari della stessa specie: a molti pare esagerato che un terzo dei dinosauri classificati fino ad ora non sia altro che una versione giovanile di altri fossili; inoltre, provare questa ipotesi potrebbere rivelarsi molto difficile in quanto non si ha una disponibilità adeguata di fossili per poter stabilire con certezza se due specie siano in realtà la stessa, o fossili di animali completamente diversi.

Invasione dei ratti in Bangladesh Il governo del Bangladesh ha ricompensato un contadino per aver ucciso più di 83.000 ratti, lanciando inoltre una campagna nazionale, della durata di un mese, volta ad uccidere più di un milione di topi, per proteggere le colture e ridurre la necessità di importare cibo da Paesi esteri. Mokhairul Islam, 40 anni, ha vinto come premio un televisore a colori per aver ucciso un totale di 83.450 ratti negli ultimi 9 mesi, fino alla fine di Settembre, nel distretto di Gazipur, che si trova nella regione sud di Dhaka, nel Bangladesh. Come prova della sua ecatombe, ha raccolto e conservato tutte le code delle sue vittime. "Sono così felice di ricevere questo premio" ha affermato Islam alla The Associated Press dopo aver ricevuto la sua ricompensa, un televisore 14 pollici ed un certificato consegnato durante una cerimonia ufficiale alla quale hanno partecipato le autorità locali ed oltre 500 agricoltori "Non avevo la più pallida idea che il governo desse dei premi per questo. E' un momento eccitante. Continuerò ad ucciderli". Le autorità del Bangladesh sostengono che la nazione importa circa 3 milioni di tonnellate di cibo ogni anno. Secondo le stime del Ministero dell' Agricoltura, i ratti ogni anno distruggono circa da 1.5 a 2 milioni di tonnellate di raccolto, costringendo il Bangladesh ad sopperire alla mancanza di cibo con le importazioni. "Possiamo tagliare le importazioni di almeno la metà se la campagna di uccisione dei ratti sarà svolta con successo" dice Wais Kabir, presidente esecutivo del Bangladesh Agricolture Research Council. Ha chiesto a ciascun abitante delle zone rurali, specialmente agli agricoltori, di prendere questa missione come uno sport, fornendo anche un addestramento a chiunque voglia cimentarsi nell' impresa, da contadini a studenti. Tornando al nostro "eroe", dice che ha utilizzato principalmente il veleno come arma per uccidere i ratti, e di aver ottenuto come risultato una riduzione sensibile dei danni causati al suo allevamento di polli. "Prima avevo bisogno di 33 sacchi di mangime, ora ho bisogno di meno di 30 sacchi". Ma non è tutto: a quanto pare c'è stato un premio anche per il secondo classificato, Fakhrul Haque Akanda, un contadino che ha totalizzato 37.450 uccisioni di ratti grazie alle sue trappole auto-costruite. "Questi ratti sono il mio nemico, distruggono il mio giardino" sostiene Akanda "Per favore, pregate per me perchè io possa continuare la mia missione, ed insegnare e motivare gli altri a condividere la mia causa". La piaga dei ratti in Bangladesh è una cosa seria: circa 150.000 persone che vivono sulle colline ne sono colpite, tra distruzione delle sementi e dei mangimi per gli animali d'allevamento. E non si tratta soltanto di ratti comuni, ma anche dei dannosi ratti del bambù, di origine cinese, che possono raggiungere le ragguardevoli dimensioni di quasi un metro e vanno ghiotti di riso, canne da zucchero e tapioca. Scavano profonde buche nei campi, ed oltre a danneggiare le colture e le sementi sono una piaga anche per la salute pubblica. Si stanno moltiplicando ad un ritmo allarmante: secondo le credenze locali, questa invasione avverrebbe ogni circa 50 anni, periodo di fioritura del bambù; l'ultima volta sarebbe accaduto nel 1958. Ed il legame dei ratti con il bambù pare essere vero: i germigli di bambù costituiscono un alimento molto nutriente, tanto da far aumentare di quattro volte il numero delle nascite dei ratti negli ultimi anni.

Caramelle al gusto di medusa gigante Qualche tempo fa ci siamo occupati dell' invasione delle meduse giganti in Giappone. Un fenomeno in grado non solo di danneggiare l'attività della pesca delle coste giapponesi, in quanto le meduse, con le loro dimensioni ed il loro peso, sono in grado di provocare seri problemi alle reti dei pescatori, ma anche di compromettere il turismo balneare giapponese, e di causare qualche guaio addirittura agli scarichi industriali ed agli impianti nucleari giapponesi. Spinti dalla necessità di trovare un utilizzo pratico per le meduse giganti, conosciute con il nome di echizen kurage, che affollano le coste del Giappone, i giapponesi hanno scatenato la loro rinomata creatività creando delle caramelle al sapore di medusa gigante. La trovata arriva dalla Obama Fisheries High School: gli studenti si sono ingegnati nel trovare un metodo per rendere produttiva l'enorme quantità di meduse catturata dai pescatori giapponesi, arrivando a creare una polvere dai loro corpi che verrà utilizzata per produrre caramelle e biscotti al sapore di medusa. Allevando loro stessi questi mostri marini, hanno sviluppato un metodo che consente di estrarre una polvere a scopo alimentare. Oltre alle caramelle, i biscotti: si chiamano Ekura-chan saku-saku, e solo il tempo ci dirà quale risultato commerciale avranno, in Giappone e nel resto del mondo. La creatività giapponese probabilmente non si fermerà qui, ma arriverà a sviluppare altri alimenti a base di polvere di meduse giganti.

Meduse giganti affollano le reti dei pescatori giapponesi

Animali delle profondità dell' oceano Le profondità oceaniche sono un ambiente che nasconde ancora molti segreti. Non solo per le complesse formazioni geologiche che rendono gli abissi un complesso sistema chimico, come le eruzioni costanti e sulfuree di vulcani sottomarini, o laghi composti da acqua a diverse densità rispetto a quella circostante, ma anche per la straordinaria varietà di animali che sono riusciti a trovare sbocchi evolutivi inusuali per adattarsi e sopravvivere ad elevatissime pressioni e ad ambienti che riteniamo oggettivamente ostili. Alcune delle forme di vita che è possibile trovare negli abissi marini sfruttano meccanismi non ancora ben noti ai ricercatori, attraverso i quali si sono creati delle nicchie biologiche adeguate alla loro sopravvivenza. Animali più o meno complessi, alcuni decisamente strani, altri invece più simili alle forme di vita alle quali siamo abituati, ma tutti evolutisi verso il percorso migliore che consenta loro di vivere in un ambiente del tutto ostile per qualsiasi altra specie terrestre o marina. Teuthowenia pellucida Chiamato anche "calamaro di vetro", è un animale che svolge un ruolo ecologicamente molto importante nei mari dell' emisfero Sud della Terra (in particolare in Nuova Zelanda). Ha organi luminosi in prossimità degli occhi, per avere una visione migliorata in ambienti bui, ed ha la particolare capacità di arrotolarsi come un riccio assumendo la forma di una palla, probabilmente per scopi difensivi, dato che è una preda ambita da molte creature marine come gli squali goblin, balene e capodogli.

Bathysaurus mollis Pesce che vive ad elevate profondità, circa 2.5 km sotto la superficie, in acque con una temperatura inferiore ai 4° C, e dotato di una bocca estremamente larga se comparata con la dimensioni del corpo. La bocca è anche munita di denti ad arpione, attraverso i quali può catturare prede che difficilmente riescono a scappare una volta incastrate nei suoi denti.

Eusirid Amphipod Sembra un incrocio tra un' aragosta ed un rettile, vive anch'esso ad elevate profondità, oltre i 2 km, nell' Est dell' Oceano Pacifico, nei pressi di sorgenti idrotermali. Le sue dimensioni, attorno ai 2-3 centimetri, probabilmente lo rendono una preda molto ambita tra i predatori abissali, ed è forse per questo motivo che ha sviluppato una serie di spine sul dorso.

Bathymodiolus Altra specie che vive nei pressi delle calde sorgenti idrotermali ad elevate profondità, e vicino a molluschi o ai vermi tubolari giganti, a latitudini tropicali nel Pacifico. Non c'è ancora un nome scientifico per questo animale, e la particolarità rispetto ai suoi parenti di superficie è che possiede differenti tipi di emoglobina, per un trasporto più efficiente dell' ossigeno necessario alla sopravvivenza.

Per altre foto: Animali degli abissi

Una colla ad uso medico sintetizzata da un verme Gli scienziati della University of utah a Salt Lake City hanno ricreato una colla, naturalmente prodotta dal "Verme dei Castelli di Sabbia", da utilizzare come adesivo non tossico per l'applicazione in campo medico. La colla sintetica è stata creata basandosi sulla particolarità di questi vermi, che secernono una sostanza adesiva in grado di tenere uniti piccoli granelli di sabbia, anche in ambienti sottomarini. "L'idea di usare adesivi naturali in medicina è vecchia, riporta ai primi studi nel 1980 sui molluschi. Dopo quasi 30 anni, non ci sono ancora adesivi naturali noti impiegati nella medicina moderna" dice Russel stewart, a capo del team che ha eseguito lo studio sul verme dei castelli di sabbia. I ricercatori hanno riprodotto la colla naturale prodotta dal verme, che viene impiegata dall' animale per unire sabbia e frammenti di conchiglie allo scopo di costruirsi un riparo. Il verme non solo deve costruirsi un solido rifugio contro l'aggressione dei predatori, ma deve anche far fronte ad una serie di problemi dovuti all' acqua, che spesso è un ostacolo non indifferente per le colle. Proprio questa caratteristica è il punto di forza che Stewart cercava nella riproduzione di questa colla. L'utilizzo in ambienti umidi è indispensabile per far si che abbia un impiego medico efficace, in quanto la saldatura tra due ossa, ad esempio, o dei lembi di una ferita, non avviene in circostanze "asciutte": sangue, acqua, disinfettanti, siero, possono compromettere la resistenza e l'operatività della colla. La colla così sintetizzata è ora in fase di perfezionamento. si prevede possa essere utilizzata in due modi differenti: per saldare ossa fratturate, senza l'intervento di parti plastiche o metalliche che possono provocare rigetto (oltre a non essere l'ideale per la ricrescita naturale delle ossa); oppure iniettata sotto forma di collante liquido, come nel caso della chiusura di ferite subite in battaglia dai soldati, dove un collante naturale a presa rapida, ed esente da alterazioni dovute alla fuoriuscita di liquidi, potrebbe salvare numerose vite. "Siamo molti ottimisti riguardo a questa colla sintetica" afferma Stewart "La biocompatibilità è la sfida maggiore per la creazione di un adesivo come questo. Ogni volta che si inserisce qualcosa di sintetico nel corpo, c'è una possibilità che l'organismo risponda in maniera negativa danneggiando i tessuti circostanti. E' un aspetto che stiamo monitorando, ma fino ad ora non ci sono indicazioni che questa colla possa portare a problemi di questa natura".

Robot che simulano il movimento animale Abbiamo già affrontato l'argomento in un altro post, in cui si discuteva sul movimento volante di alcuni insetti, come le libellule, prese a modello per replicarne il volo in alcuni robot che, in un futuro più o meno prossimo, verranno utilizzati per la sorveglianza o le operazioni di ricerca e soccorso. Questi robot non sono gli unici a prendere ispirazione dal regno animale: se immaginiamo l'intera panoramica dei movimenti possibili in natura, come l'arrampicata, la corsa veloce (il ghepardo, ad esempio) o il volo, tutta la tecnologia sviluppata nell' ultimo secolo dall' essere umano non è assolutamente in grado di pareggiare i conti con i modelli biologici ai quali ci si ispira. Da sempre l'essere umano si è ispirato alla natura per la costruzione delle sue macchine: basti pensare ai primi modelli di aliante, pensati per imitare il volo planato degli uccelli, o a recenti sviluppi della tecnologia robotica, come Big Dog, che simula la camminata di un cane (c'è chi dice un cavallo, ma si chiama Big Dog...). Tuttavia non si è ancora riusciti a replicare completamente l'intricato insieme di meccanismi che porta gli essere viventi a raggiungere elevatissimi gradi di perfezione nel movimento. Se guardiamo all' essere umano, ad esempio, ed al suo modo di camminare, viene spesso descritto come "una serie di cadute controllate", che richiedono equilibrio e un controllo totale (e istantaneo) su oltre una trentina di ossa e muscoli. La sfida per i ricercatori in campo robotico è ora quella di replicare alla perfezione i meccanismi del movimento riscontrati in natura. Per fare questo, è necessario che diverse branche della scienza, dalla robotica alla biologia animale, lavorino passo passo per raggiungere un scopo comune: la comprensione e la riproduzione, per tentativi e fallimenti, di ciò che la natura ha impiegato millenni a raggiungere. E' quello che sta cercando di fare Sangbae Kim, ricercatore dell' MIT che da anni dedica il suo lavoro alla riproduzione del movimento animale. Le sfide sono molteplici, ma i suoi sforzi si stanno concentrando sulla riproduzione di due tipi di movimento: l'arrampicata, e la corsa veloce. Nel primo caso, il modello animale a cui ci si ispira è il gecko: il sistema di arrampicata del gecko non è soltanto una questione di aderenza attraverso "ventose naturali", ma si compone di un intricato apparato di sensori biologici, che determinano l'inclinazione della superficie sulla quale cammina l'animale, regolando di conseguenza il grado di aderenza da applicare. Il meccanismo di aderenza, chiamato aderenza direzionale, è stato scoperto nel 2006, ed è proprio quello che Kim sta cercando di replicare nel suo gecko robotico, Stickybot, che potrebbe trovare impiego in tutti quei campi in cui sia richiesta una certa capacità di arrampicata su superfici poco aderenti per i metodi tradizionali, o troppo pericolose per l'essere umano. Nel caso invece della corsa veloce, il modello animale è differente: il ghepardo. Kim spera di poter sviluppare, entro un paio d'anni, un modello in grado di correre ad oltre 50 km/h, segnando un record ed una pietra miliare per il movimento veloce in campo robotico. In questo caso non si punta l'attenzione solo sul movimento veloce degli arti, ma anche su altre caratteristiche che rendono il ghepardo l'animale terrestre più veloce: la flessibilità del suo sistema osseo, che si comporta come una molla, conferendo un ulteriore "boost" in velocità all' animale durante la corsa. Per quanto la replica di questi movimenti sia una faccenda aestremamente complessa, il problema più grande rimane, come sempre, l'alimentazione energetica di questi prototipi: per il movimento è richiesta una ingente quantità di energia, che forse potrebbe essere fornita da nuovi modelli di batterie super-performanti, ma che rimane comunque uno dei problemi più grossi da risolvere.

Il primo osservatorio web subacqueo Gli scienziati del Natural History Museum hanno sviluppato il primo osservatorio subacqueo connesso ad Internet, creando una finestra sull' oceano, uno dei luoghi meno esplorati del pianeta. Le immagini sono inviate in streaming dall' osservatorio sottomarino, rendendole disponibili da ogni località del pianeta per qualunque scienziato abbia il desiderio o la necessità di studiare le profondità oceaniche in real time, osservando direttamente cosa avviene sotto il livello delle acque oceaniche. Il sistema è stato sviluppato in collaborazione con l' Università di Gothenburg, il Museo marittimo e l' Acquario di Gothenburg, la Scottish Association of Marine Science, l' OceanLab di Aberdeen e la Bangor university. L' osservatorio si trova a 30 metri sotto il livello del mare, in un fiordo sulla costa Ovest della Svezia, allo Sven Loven Centre for Marine Science. Durante la presentazione dell' apparato di ripresa, sono stati filmate delle creature marine attorno alla carcassa di una balena, posta nei pressi delle videocamere. "Fino ad ora, abbiam dovuto osservare questi ambienti marini con sottomarini, veicoli telecomandati o tramite sommozzatori" dice Adrian Glover, biologo marino del Natural History Museum. L' osservatorio marino è composto da una videocamera e da una serie di strumentazioni, che inviano dati in streaming via cavo attraverso un nodo primario, che poi smista le informazioni attraverso una rete di fibra ottica che parte da un'isola vicina. Queste sono alcune delle prime riprese effettuate:

Mentre a questo collegamento è possibile assistere in diretta alle riprese dell' osservatorio: http://www.kmf.gu.se/bildcenter/kamera2/

Ratto paraplegico torna a camminare Siamo ancora ben lontani dall' avere una cura totale per la paraplegia. La paralisi interviene sul sistema nervoso, che nasconde ancora alcune delle sue meccaniche più complesse o minute, rendendo estremamente complicato trovare una cura per questo genere di patologie. Una delle speranze sta nella rigenerazione cellulare: far crescere nuove cellule muscolari o nervose attorno a quelle danneggiate, per sostituirle o supportarle nel loro lavoro, e consentire quindi di riprendere alcune o tutte le funzionalità motorie. Tuttavia, sembra si sia aperta una nuova possibilità nel supporto alla paraplegia. Esperimenti condotti su cavie di laboratorio dimostrano come una combinazione di farmaci, stimolazioni elettriche ed esercizi regolari possano far tornare a camminare topi da laboratorio. "La colonna vertebrale contiene alcuni circuiti nervosi che possono generare un'attività regolare ,senza avere stimoli dal cervello, che può consentire di attivare i muscoli delle gambe in un modo chiamato "stepping", che somiglia alla camminata" dice Reggie Edgerton, professore di neurobiologia al David Geffen School od Medicine. "Precedenti studi hanno tentato di intervenire su questi circuiti per aiutare le vittime di fratture alla colonna vertebrale. Mentre gli altri ricercatori hanno ottenuto un movimento di "stepping" nelle zampe delle cavie completamente paralizzate, non hanno però ottenuto una camminata completa come nel nostro studio". Dopo aver sottoposto i ratti a trattamenti con farmaci che attivano i neurotrasmettitori della serotonina, hanno applicato delle correnti elettriche sotto il punto di frattura della colonna vertebrale dei ratti paralizzati. Un trattamento simile è stato applicato per diverse settimane, consentendo ai ratti di poter recuperare una camminata completa, in avanti, all' indietro, di lato o addirittura in corsa. Il problema è che la colonna vertebrale rimane fratturata, per cui il collegamento con il cervello rimane interrotto. Questo non permette ai ratti di decidere come e quando camminare, dato che sono dipendenti da stimolazioni elettriche esterne per potersi muovere. Sarebbe possibile, sfruttando questo meccanismo, applicare delle protesi sotto il punto di rottura delle colonne vertebrali, per poter rendere semi-autonoma una persona affetta da paraplegia? http://www.physorg.com/news172672409.html

Il pitone africano infesta la Florida Sei esemplari del feroce pitone delle rocce africano sono stati ritrovati nell' Everglades National Park, vicino a Miami, Florida. La diffusione di questo rettile alieno alle Everglades, le paludi che ricoprono parte della Florida, è talmente preoccupante che tutti i sei esemplari sono stati ritrovati nel raggio di un chilometro quadrato, uno spazio estremamente limitato per predatori così grandi e voraci. Il pitone africano delle rocce (Python sebae) è un rettile che può raggiungere i 6-7 metri di lunghezza (con una lunghezza media di 5 metri, ma sono stati documentati esemplari di oltre 8 metri), non è velenoso, come tutti i constrictor, ma rappresenta un vero e proprio pericolo per ogni forma di vita nelle Everglades. Per dare un esempio della sua pericolosità, per l'allevamento del pitone africano si consigliano terrari con pareti spesse più di mezzo centimetro, per evitare che possa rompere il vetro. Altri esemplari di pitone, come il pitone Birmano, sono già stati individuati da anni nelle paludi della Florida, ed hanno fatto sparire migliaia di animali nativi del posto. Il pitone birmano è talmente aggressivo e vorace che può attaccare anche alligatori di due metri, oltre che cervi ed altra fauna locale. Il pitone africano delle rocce invece pare essere più feroce del suo parente birmano. Il primo esemplare è stato avvistato nel 2002, e visti i precedenti con altri pitoni, e la sua voracità, ci si aspetta che si comporti come altri giganti alieni già introdotti nel parco, come il pitone birmano o il boa constrictor, predando ogni animale a sangue caldo riescono ad individuare. Un altro problema è rappresentato dall' incrocio del pitone birmano con quello africano: questa unione, che è già avvenuta in cattività, potrebbe creare un serpente ibrido, forse più mortale di quanto lo siano le due specie. E se consideriamo che la femmina di pitone africano può deporre fino a 100 uova, dal quale nasceranno piccoli lunghi mezzo metro, possiamo immaginare che disastro ambientale possano portare alla fauna locale. Tutti gli scienziati ritengono che se il pitone africano non venisse fermato, potrebbe provocare danni ambientali ancora maggiori di quelli provocati dal pitone birmano, vista l'aggressività che ha dimostrato in natura ed in cattività. Nel suo ambiente naturale, l' Africa, ci sono casi documentati di pitoni che hanno attaccato l'uomo: se ci si imbattesse in un pitone africano all' interno di una palude (l'acqua è il suo elemento preferito), ci attaccherebbe senza il minimo preavviso e senza che nemmeno ce ne potessimo accorgere.

In questa foto, un pitone "esploso" nel tentativo di nutrirsi di un alligatore:

Animali strani: serpenti a due teste Non è il primo caso di serpente a due teste. Ne sono nati altri, a seguito di mutazioni dovute a fattori umani o puramente naturali, ma ogni volta un serpente a due teste è qualcosa di straordinario e curioso. In particolare questo serpente, nato in Cina nell' allevamento amatoriale di serpenti del signor Liu, è il primo caso di cobra a due teste. Il signor Liu è stato particolarmente sorpreso, assieme alla moglie, nel vedere apparire da una delle 10 uova acquistate da poco un serpente a due teste. "Quando i cobra sono nati, uno di essi aveva due teste. Questo cobra è in grado di nutrirsi con entrambe le teste, anche contemporaneamente...I suoi 4 occhi erano, alla nascita, annebbiati, ma sono divenuti normali quando ha fatto la sua prima muta" dice il signor Liu. I serpenti a due teste sono già noti nella letteratura naturalistica, superano anche i 20 anni di vita. Thelma e Louise, serpente a due teste che vive allo zoo di San Diego, ha passato 15 covate nell' arco della sua vita. Sono quindi in grado di sopravvivere, se si parla della costituzione fisica, quando ogni altro serpente. Come negli esseri unami, circa il 75% dei serpenti siamesi muore nelle prime 24 ore, per cui data la mortalità e la rarità dell'evento è difficile avere una statistica riguardo la speranza di vita e le funzionalità di questi rettili. I serpenti a due teste capitano in natura proprio come i gemelli siamesi umani. Possono essere uniti per la testa, avere corpi condivisi (come nel caso del cobra cinese) o essere uniti per la coda. Nel caso dei serpenti a due teste si parla di policefalia, la presenza cioè di più di una testa. I problemi nascono dal fatto che le due teste sono entità indipendenti: sentono, vedono, percepiscono cose differenti, e per istinto sono portate a seguire, ad esempio, una preda. Ma non è sempre detto che l'altra testa stia inseguendo la stessa preda, o che abbia lo stesso stimolo a nutrirsi. E capita addirittura che alcuni di essi, per una valutazione errata della posizione della preda vicina all' altra testa, finiscano per azzannare l'altro mezzo-serpente. Un altro caso di serpente a due teste è stato rinvenuto in Spagna nel 2002, vicino a Pinoso. Il serpente, un piccolo di Elaphe scalaris lungo circa 20 centimetri, è stato catturato nei pressi del villaggio spagnolo e studiato per un certo tempo. Si è osservato come le due teste avessero delle difficoltà nel decidere la direzione da prendere, e addirittura chi dovesse ingoiare la preda, confermando il fatto che siano due animali indipendenti, fusi nello stesso corpo. La competizione tra le due teste dipende dal grado di separazione e dalla quantità di organi condivisi. nel caso di teste molto vicine, le condizioni si fanno difficili, non permettendo ad i due serpenti di avere una vita semiindipendente e limitate capacità di movimento autonomo. Lo studio dei serpenti a due teste non solo potrebbe portare a capire alcuni meccanismi dei gemelli siamesi umani, ma anche mettere alla luce i meccanismi di come, in un corpo con due sistemi nervosi condivisi, si possa arrivare alla cooperazione di due entità indivisibili, per quanto motivate essenzialmente dall' istinto. qui sotto, un video di un serpente a due teste che ingerisce la sua preda:

Il cugino in miniatura del Tyrannosaurus Rex Si chiama Raptorex, ha circa 125 milioni di anni, ed è un dinosauro che ha molto in comune con un suo parente stretto ben più voluminoso, il Tyrannosaurus Rex, nonostante pesi circa 100 volte meno. Ritrovato in Cina, è lungo circa tre metri dalla testa alla punta della coda, forse più simile nelle dimensioni ad un altro dinosauro celebre, il Velociraptor, e mostra come il Tyrannosaurus Rex si sia evoluto in versione "miniaturizzata". Pesa circa come un essere umano, e sorprende ancora gli scopritori, tra i quali Paul Sereno, un paleontologo di Chicago che collabora con il National Geographic, per la sua somiglianza estrema alla sua controparte gigante. Il Raptorex mostra tutti i segni caratteristici del tyrannosaurus: testa spoporzionata rispetto al corpo, piccole zampe anteriori e zampe posteriori strutturate per la corsa, e cavità olfattive molto estese, proprio come nel Tyrannosaurus, che si crede possedesse capacità olfattive molto sviluppate. "In altri continenti, come in Africa, si possono trovare fino a tre grandi predatori vivere nella stessa area, e trovare la loro nicchia alimentare basata sulla carne" sostiene Sereno. Ma in Africa, gli allosauri non sono mai scomparsi prima dell' estinzione di massa di 65 milioni di anni fa, come invece accadde in Nord america, rappresentando una possibilità evolutiva per la nascita del Raptorex. http://www.cbc.ca/technology/story/2009/09/17/tech-dinosaur-tiny-t-rex.html?ref=rss

Piccioni viaggiatori più veloci di Internet Sembra impossibile, e dopotutto pare che lo sia per la maggior parte del mondo. Un piccione viaggiatore sarà pure veloce, ma non potrà mai eguagliare una linea ADSL e la quantità di informazioni potenzialmente raggiungibili e scaricabili da un singolo computer. Tuttavia, le reti non sono tutte uguali. C'è chi naviga più veloce, disponendo di tecnologie più o meno avanzate, ed altri che, trovandosi ancora agli albori della rivoluzione Internet, preferirebbero affidarsi ai piccioni piuttosto che aspettare ore per un download. Un' azienda IT del Sud Africa, per denunciare la situazione in cui versa la connettività nel Paese, ha condotto un esperimento: verificare se un piccione viaggiatore possa trasportare informazioni in modo più celere ed efficace della linea Internet nazionale, di proprietà delle Telkom, il leader dei service provider sudafricani. Il piccione, di nome Winston, ha 11 mesi, ma nonostante la giovane età è una piccola scheggia: ha percorso il tragitto di 80 Km, che separa Pietermaritzburg (dove si trova l'ufficio della compagnia IT Unlimited) dalla città di Durban, sulla costa del Sud africa, nello spazio di 1 ora e 8 minuti. In totale, considerando anche il prelievo dei dati, ha impiegato 2 ore e sei minuti per l'andata ed il ritorno. Se il tempo impiagato sembra enorme, basti pensare ad un dato: nello stesso tempo, tramite le linee Telkom è possibile scaricare solo il 4% delle informazioni trasmesse dal piccione. La compagnia che ha condotto l'esperimento ha 11 call center in tutto il Paese, e dovendo inviare dati di continuo tra le diverse filiali ha voluto dimostrare quanto sia frustrante lavorare con una connettività così scarsa come quella fornita dalla compagnia sudafricana. http://www.chinadaily.com.cn/life/2009-09/10/content_8675394.htm

Il puzzo di morte salva la vita David Rollo, professore di biologia della McMaster University, ha scoperto che i cadaveri degli animali, dagli insetti ai crostacei, emettono lo stesso fetore di morte grazie alla decomposizione di alcuni acidi grassi. Questo "puzzo di morte" è stato studiato esaminando il comportamento sociale degli scarafaggi: quando uno scarafaggio trova una zona adatta alla sopravvivenza, marca quel posto con uno speciale feromone che invita gli altri esemplari della specie; nel tentativo di scoprire la chimica di quest oferomone, i ricercatori hanno estratto i fludi corporei di scarafaggi morti, scoprendo la chimica del fetore di morte. "E' stato fantastico scoprire che gli scarafaggi evitano zone marcate con questo estratto come la peste" sostiene Rollo "Naturalmente, abbiamo voluto identificare quali agenti chimici sono responsabili del loro allontanamento". Studiando i fluidi corporei dei cadaveri degli scarafaggi i ricercatori hanno scoperto che la decomposizione degli acidi grassi, responsabile del puzzo di morte, è un fenomeno che si manifesta in molte altre specie, come le formiche, nei granchi o nelle aragoste. Ed è molto probabile che anche altre specie utilizzino gli stessi meccanismi chimici di riconoscimento dei cadaveri, specie sia terrestri che marine, dato che questa reazione alla chimica della decomposizione si è sviluppata inizialmente in mare. "Riconoscere ed evitare un morto riduce le possibilità di ammalarsi" dice ancora Rollo. Inoltre, il rilascio di acidi grassi dai cadaveri può essere un indicatore del fatto che nei pressi del corpo sia presente un predatore, aumentando la possibilità di sopravvivenza. "Come si vede nella nostra ricerca, gli acidi grassi sono rilasciati velocemente dalle cellule dopo la morte. Pare che l'evoluzione abbia favorito il rilevamento di questi segnali chimici perchè sono direttamente collegati alla morte, e possono evitare il contagio o la cattura da parte di un predatore". La diffusione multispecie di questo fenomeno legato alla decomposizione degli acidi grassi può rappresentare un' alternativa all' utilizzo di pesticidi chimici nell' agricoltura: sfruttando l'odore di morte degli insetti infestanti, potrebbe essere possibile tenerli alla larga da piantagioni e allevamenti.

Alle scimmie piacciono i Metallica Abbiamo già parlato di recente del Tamarindo Imperatore, una delle scimmie più bizzarre del Pianeta, chiamata in questo modo per la curiosa somiglianza con l' imperatore tedesco Guglielmo II. Il Tamarindo Imperatore torna alla ribalta grazie ad una recente ricerca fatta da alcuni ricercatori di Pechino, che hanno scoperto come queste scimmie si calmino quando ascoltano heavy metal, ma non ascoltando altri generi di musica, che ignorano completamente. Il repertorio di musica somministrato a queste scimmie va dai Led Zeppelin a Bach, per includere anche l' heavy metal dei Metallica, con il loro celebre album "Master of Puppets". La reazione ai Led Zeppelin e ad altri generi di musica è stata pressochè nulla, le scimmie si limitavano ad ignorare quei generi; ma pare che i Metallica abbiano effetti sedativi verso queste scimmie, che rispondono alla musica calmandosi e rilassandosi. In netto contrastro a quanto si potesse pensare in precedenza, quando si formulò l'ipotesi che quel tipo di musica potesse agitare o spaventare i primati. Nonostante il loro interesse per i Metallica, i tamarindi sembrano apprezzare molto di più la musica creata appositamente per loro dal violoncellista David Teie, composta imitando i versi della specie; si calmano quando ascoltano suoni che simulano le grida di felicità, e si agitano quando sentono brani composti sulla base di versi di richiamo o di stress. "Le scimmie interpretano i toni in maniera differente dagli esseri umani. Stranamente, la loro unica reazione a molti generi musicali umani è stata con la band heavy metal Metallica" dice Charles Snowdon, direttore della ricerca "Se riuscissimo a capire come possiamo alterare i loro stati emotivi attraverso la musica e la parola, forse anche quelli di noi che vivono con degli animali da compagnia potranno intrattenere relazioni migliori". La diversa percezione dei generi musicali da parte degli animali non pare essere una novità. Gatti e cani sembrano reagire alla musica, alcuni sembrano addiritura in grado di distinguere le diverse note di un pianoforte, intuendo il fatto che premendo questo o quel tasto si possa ottenere un suono differente (vedi video sotto). Altri invece sembrano non gradire particolarmente la musica, in particolare alcuni generi rumorosi o agitati. In generale, sembra che abbiano preferenze sui generi musicali, e che rispondano sulla base di ciò che piace o non piace alle loro orecchie.

Una ricerca australiana dimostra come la maggior parte dei gatti sembri preferire strumenti come l'oboe o in generale i bassi, ritmi veloci e le voci maschili. Filmando i gatti durante sessioni musicali, i ricercatori sono stati in grado di stabilire delle preferenze generiche nei confronti dei differenti generi musicali. Il comportamentalista animale Hermann Bubna-Littitz, effettuando diversi studi sulle preferenze musicali dei gatti , ha creato una compilation chiamata "Music for cats and Friends", progettata specificamente per gatti ansiosi, e contenente alcune varianti elettroniche a ritmi popolari come "Moonlight Walk" o "Endless Time". Ma non ci sono solo gatti nell' elenco di animali che sembrano avere gusti musicali propri. Alcuni agricoltori utilizzano la musica per rilassare le vacche durante la mungitura; un cane canadese pare gradire particolarmente Per Elisa di Beethoven, dimostrando il suo gradimento "cantando", ed andando a dormire quando sente uno specifico brano di Chopin; o ancora, un cavallo inglese pare amare la musica drum and bass, trottando in cerchio . http://news.xinhuanet.com/english/2009-09/02/content_11985938.htm

Riscaldamento globale: l' ecosistema Artico sta cambiando "L' Artico come lo conosciamo ora potrebbe essere ben presto una cosa del passato" dice Eric Post, un professore di biologia della Penn State University, che conduce un vasto team di scienziati internazionali per indagare sulla risposta biologica dell' Artico a causa del riscaldamento globale. Il team ha raccolto una vasta documentazione riguardante animali e piante, e la loro risposta ai cambiamenti climatici, scoprendo che il riscaldamento che sta avvenendo nell' Artico negli ultimi 150 anni sta avendo effetti critici sulla fauna e la flora. Per esempio, negli ultimi 20-30 anni la copertura stagionali dei ghiaccio al polo si è ridotta di 45.000 chilometri quadrati ogni anno. Riduzione che si manifesta anche nei ghiacci perenni terrestri. "Le specie terrestri e marine stanno subendo conseguenze a causa di attività umane che avvengono a migliaia di chilometri di distanza" dichiara Post "Sembra che non importi dove si guardi - alle terre emerse, all' aria o al mare stiamo assistendo a rapidi cambiamenti" Lo studio infatti dimostra come alcune specie dell' Artico che dipendono strettamente dalla presenza della calotta glaciale stanno subendo drastiche conseguenze per la loro sopravvivenza: si assiste al declino di specie come le foche dagli anelli, narvali, orsi polari e trichechi, che sono ormai verso la via dell' estinzione. I caribù che vivono nella zona sotto l' Artico della Groenlandia, per esempio, si sta osservando un declino della popolazione: non sono più in grado di sincronizzarsi con i ritmi stagionali e capire quando le piante cresceranno nuovamente, rendendo difficoltoso l'approvigionamento di cibo. Inoltre, il periodo in cui le femmine di caribù necessitano di maggior cibo non corrisponde con la germogliazione delle piante necessarie al loro sostentamento, condannando a morte molti esemplari. Per altre specie invece, come per le renne norvegesi delle Svalbard, si assiste ad una crescita di massa: non trovando più ghiaccio in molte zone prima coperte quasi costantemente, hanno più cibo a disposizione, e più possibilità di sopravvivenza e di riproduzione. La ricerca dimostra anche come alcune specie abituate a vivere sotto la calotta artica si stanno spostando verso Nord, come le volpi rosse, che stanno rimpiazzando le volpi artiche, messe a rischio dai cambiamenti climatici in atto al Polo. Allo stesso modo si comportano le piante, che si stanno spostando ugualmente verso zone più settentrionali, rendendo il terreno più caldo e più soggetto alla vita microbica, rendendo sempre più possibile la vita di arbusti in zone sempre più vicine al Polo. L'espansione verso Nord delle piante è anche favorita dallo spostamento di cervi e renne che, spostandosi verso zone oradivenute "calde" contribuiscono alla diffusione dei semi con le loro feci, rendendo inoltre il terreno più fertile ed adatto alla vita. Stesso discorso vale per le oche, che hanno modificato le loro rotte migratorie. Considerando che negli ultimi 150 anni l'aumento di temperatura è stato dell' ordine di 1° C, e gli effetti che sta provocando, si può solo immaginare cosa possa accadere durante l'innalzamento di 6°C previsti per tra questo ed il prossimo secolo. Viste le poche specie che popolano l' Artico, il rischio per l'ecosistema potrebbe essere più elevato che in altri posti del Pianeta: la scomparsa di una singola specie potrebbe compromettere a cascata la sopravvivenza di altri animali che basano la loro dieta sulla specie estinta. Negli ultimi anni, a causa del riscaldamento della stagione invernale, si sono perse circa il 26% delle piante in una regione di 1400 km quadrati.

Molte questioni tuttavia rimangono senza spiegazione: come mai, ad esempio, la popolazione di salmoni di Bristol bay, in Alaska, non risente di questi cambiamenti, anzi, sembra sia aumentata negli ultimi anni? L' Artico, contrariamente a quanto si possa essere portati a pensare, è un ecosistema molto complesso e delicato, che necessità di condizioni stabili per la sopravvivenza delle forme di vita animali e vegetali che lo popolano. http://www.sciencemag.org/cgi/content/abstract/325/5946/1355

Uccisa in uno zoo una tigre di Sumatra La Tigre di Sumatra è uno degli animali più belli ed in pericolo del mondo. Ne sono rimasti ormai circa 500 esemplari, per lo più nei parchi nazionali dell' Isola di Sumatra, ma questo non ferma i bracconieri della zona: in soli due anni, dal 1998 al 2000, vennero rinvenute 66 tigri uccise, quasi il 20% della popolazione totale. La Tigre di Sumatra ha una fama secolare di mangiatrice di uomini. Nel 2009, nel corso di un mese ci sono state 5 vittime, per lo più boscaioli illegali che si sono avventurati nella foresta per far legna. Proprio per la loro ferocia sono state oggetto di caccia intensiva da parte dei locali e dei coloni occidentali, che l'avevano eletta a trofeo preziosissimo. Una delle maggiori minacce, tuttavia, rimane lo sfruttamento agricolo indiscriminato delle zone selvagge di Sumatra, che costringono la tigre a vivere sempre più spesso in spazi limitati, o vicino ad insediamenti umani. Nonostante sia una specie in pericolo di estinzione, e che la maggior parte degli esemplari (oltre il 50%) si trovino in parchi nazionali, il bracconaggio è una piaga letale per le tigri di Sumatra, anche all' interno delle stesse riserve create allo scopo di salvarle. Il livello di sicurezza nelle riserve è pressochè inesistente, ed è quindi facilmente spiegabile come un uomo, armatoi ed equipaggiato come per un safari, sia entrato all' interno dello Zoo Taman Rimba e ucciso una tigre di Sumatra, smembrandola e lasciandone solo gli intestini all' interno della gabbia. L' uomo è stato fermato, ed ha ammesso di aver ricevuto un ordine per una pelle di tigre, e di voler espressamente la pelle di quella tigre, molto più facile da ottenere che inoltrarsi nella foresta e rischiare la vita. La cosa ancora più curiosa, e tragice, di tutta la vicenda è che quella tigre, vivendo in cattività, aveva visto la sua aspettativa di vita ridursi rispetto al normale, ed era stata utilizzata diverse volte come "supporto all' apprendimento" per veterinari e zoologi. Si stima che, ad oggi, di tigri di Sumatra ne rimangano 400, tra parchi nazionali e foreste. Le sue uniche minacce sono rappresentate dall' attività umana: agricoltura, bracconaggio, ed un mercato di finti afrodisiaci che spinge dalla Cina, dove un qualunque pezzo di animale finisce per trasformarsi in un amuleto o una pozione contro l'impotenza. http://ecoworldly.com/2009/09/03/arrest-made-in-indonesian-zoo-tiger-killing/

Il ristorante dei conigli Se vi dicessi che c'è un ristorante a Nagoya, in Giappone, che ha sempre del coniglio nel menù, ma non lo cucina mai, cosa pensereste? Sashimi di coniglio! Sbagliato. Se è così che funziona la vostra mente, non vi aspettate che all' Usagi-to-Cafe i camerieri vi srotolino il tappeto rosso. Si, i conigli sono parecchi in questo piccolo locale, ma sono sempre "carini e coccolosi, e non hanno intenzione di finire come portata. Usagi-to-cafe significa "Coniglio e caffè". Concetto semplicissimo: si offrono conigli da coccolare in compagnia mentre si assapora una tazza di caffè o qualcosa da mangiare. Per alcune persone che vivono in appartamento, i cuccioli sono vietati, ed è bello per loro poter uscire ed avere un animale da coccolare tra i 18 dello "staff" del locale. Tutto il ristorante è "a base di coniglio": ti vengono serviti biscotti a forma di coniglio, gallette di riso di forma analoga, e via dicendo. Ecco alcuni dei "campioni" del ristorante:

C'è addirittura un menù online dei conigli dell' Usagi-to-cafe: http://www.usagito-cafe.com/usagi/

Soppressione del dolore negli animali d'allevamento Con i miglioramenti nel campo dell'ingegneria genetica, i ricercatori dicono che potrebbe presto essere possibile creare animali d'allevamento che non siano in grado di percepire il dolore. La proposta non ha mancato di suscitare polemiche: è giusto negare agli animali la possibilità di soffrire solo per poterli mantenere in allevamenti intensivi, o in batteria? Negli ultimi decenni, il consumo di carne è aumentato a dismisura. Ed aumentando il consumo, secondo una regola che conoscono tutti, deve aumentare anche l'offerta. E così nascono gli allevamenti intensivi, o in batteria, dove gli animali vengono stipati in gabbie che a malapena riescono a contenerli. Nel caso dei polli, inoltre, si usa tagliare parte del becco di netto (e non è previsto alcun intervento, e nemmeno anestesia), per evitare che si becchino a vicenda dalle gabbie. Perchè allora non eliminare il dolore, consentendo agli allevatori di fare quello che vogliono senza preoccuparsi del dolore fisico del bestiame? Se l'idea di sopprimere il dolore pare buona in principio, se si analizza un pò più profondamente la questione si vedono i limiti di questa pratica: eliminando il dolore dagli animali (e chi ha ha assistito all' uccisione di qualche animale sa bene che cosa si vede e si sente fare da quella povera bestia) è come dare il via libera allo sfruttamento ancora più intensivo ed incontrollato del bestiame ad uso alimentare. Solo un esempio: è stato dimostrato che i polli in batteria sono più soggetti a malattie, malformazioni e scarsa alimentazione di quelli coltivati in un cortile. So perfettamente che per il consumo di carne di pollo che c'è al giorno d'oggi nel mondo non è possibile allevare polli in cortile e farne un business. Ma la salute del pollo è anche la nostra: quella carne finisce nei nostri piatti, ed ha un effetto sul nostro corpo che dipende dalla sua qualità. Fermo restando che amo farmi una bistecca ogni tanto, o del buon pollo fritto, pur avendo vissuto in campagna ed avendo visto uccidere polli e capre, non mi pare che sopprimere il dolore agli animali sia una soluzione al problema degli allevamenti intensivi, alla sofferenza che causano ed ai danni che generano nel nostro corpo le carni di scarsa qualità. Semmai il contrario: se migliorassimo i nostri sistemi di allevamento rendendoli più "umani", e se facessimo informazione sulla questione delle carni provenienti da allevamenti intensivi, allora la questione della soppressione del dolore non avrebbe senso di esistere, perchè l' unico momento di sofferenza del bestiame sarebbe il breve istante della loro morte. Meno sofferenza, meno modifiche genetiche imprevedibili, e carne di qualità migliore. Per di più, la soppressione del dolore totale per via genetica è ancora utopia, sfortunatamente. Negli ultimi anni gli scienziati hanno fatto notevoli progressi nel manipolare le meccaniche del dolore. Un recente studio sui topi ha evidenziato come la mancanza di un determinato gene, Nav1.7, renda meno sensibili al dolore i topi quando vengono sottoposti a calore o pressione. Un altro studio addirittura ha manipolato la corteccia cerebrale dei topi per fare in modo che continuino a sentire il dolore, ma che non lo giudichino una sensazione spiacevole. Forse, la soluzione non sta nel controllo del dolore, ma in una scoperta che ha un tocco di fantascienza: la produzione di carne in vitro. Sebbene non sia ancora stata completata, prevede la crescita di cellule muscolari animali per creare bocconcini di pollo, o bastoncini di pesce. Rimane ancora una soluzione estremamente costosa, che necessità di ulteriori evoluzioni tecnologiche e di ingenti finanziamenti, ma potrebbe davvero rappresentare la futura soluzione all' allevamento intensivo, all' uccisione di animali e alle enormi quantità di rifiuti organici e di gas che generano. http://www.newscientist.com/article/mg20327243.400-painfree-animals-could-take-suffering-out-of-farming.html

Il re dei cinghiali E' stato soprannominato "Monster Pig" (o "Pigzilla") per le sue straordinarie dimensioni, il cinghiale ucciso da un ragazzo di soli 11 anni, Jamison Stone, ed entrato nei record superando addirittura "Hogzilla", il cinghiale selvatico scoperto nel 2005. Nel caso di Hogzilla, si tratta di un incrocio tra un maiale ed un cinghiale, con dimensioni intorno ai 2,4 metri di lunghezza e dal peso di quasi 400 kg Monster Pig, invece, sembra sia più pesante, più grosso e decisamente più duro a morire: 500 kg di peso, quasi tre metri di lunghezza e zanne lunghe più di 10 centimetri, girava per i boschi dell' Alabama prima di essere scelto come bersaglio dal gruppo di caccia di Jamison. Dopo tre ore di inseguimento, e 8 colpi di fucile Smith & Wesson Model 500, l'animale è stato abbattuto, ma per estrarlo dalla foresta è stato necessario addirittura abbattere alcuni alberi. Il cinghiale di foresta gigante è tipo di cinghiale che raggiunge i 2 metri di lunghezza, e può pesare quasi 300 kg, ma si trova soltano in Africa centrale, non negli Stati Uniti. Ma i casi di maiali o cinghiali giganti si trovano in tutto il mondo. Sul caso, tuttavia, c'è qualche nota oscura: nonostante le foto ritraggano il ragazzo appoggiato al maiale ucciso, restano dubbi sia sulla sua autenticità, sia sulle tre ore che hanno portato all' uccisione dell' animale. Il dottor Richard Brandt, fisico in pensione della New York University, ha usato tecniche di prospettiva geometrica per verificare l'autenticità della foto, scoprendo che il ragazzo si trova a diversi metri di distanza dal maiale, dando soltanto l'impressione di essere appoggiato ad un animale gigantesco. E' stato dimostrato inoltre che tutte le foto distribuite ai media erano state ritoccate digitalmente, per quanto la famiglia Stone non ammetta la manipolazione. La spiegazione delle manipolazioni la trovate qui: http://66.226.75.96/pig/ L' uccisione inoltre è stata soggetto di un inchiesta su Jamison Stone e sulla sua famiglia per crudeltà sugli animali, nel Gennaio 2008: http://sports.espn.go.com/outdoors/hunting/news/story?id=3220628

Verso la regolamentazione della carne di cane in Corea del Sud Il cane è l'animale che più di tutti viene considerato il miglior amico dell' uomo. Fedele, spesso obbediente, calmo o aggressivo, è il compagno dell' essere umano da almeno 10.000 anni. Lo usiamo come animale da compagnia, per la protezione delle nostre case, per assistere persone disabili, e molti altri impieghi per i quali il cane pare progettato alla perfezione. Ma quando sentiamo di cani che vengono utilizzati come risorsa alimentare, nessuno di noi riesce a trattenere un'espressione di disgusto. Tuttavia, in alcuni Paesi orientali, come la Corea del Sud, il cane è una vera e propria risorsa alimentare, anzi, è considerato una prelibatezza. La questione che ora si pone il governo di Seul riguarda i parametri igienici dei punti di vendita e macellazione della carne canina, diffusi in tutta la nazione. Il cane, infatti, non è considerato legalmente come bestiame, e non deve quindi seguire l'iter sanitario necessario affinchè sui piatti dei coreani si possa trovare della carna di qualità. Nasce così la proposta di regolamentare la vendita di carne canina: categorizzare i cani come bestiame ad uso alimentare per sopperire ad una mancanza di regolamentazione nella commercializzazione della loro carne. "Il problema reale è che non possiamo controllare il processo sanitario di come la carne canina viene trattata e venduta proprio per una mancanza di regolamentazione in materia" sostiene uno degli ufficiali dell' SGM (Seoul Metropolitan Government) "Avremo una serie di udienze pubbliche per discutere la questione che ormai è diventata un passo necessario". I cani sono considerati allo stesso modo di asini, conigli o cavalli, che sono bestiame, ma non legalmente, al contrario di polli e manzi. Questo consente di produrre e commercializzare carne di cane nei ristoranti, ma non permette alle autorità di applicare la stessa regolamentazione che si applica sugli animali che sono legalmente considerati bestiame. Come si può immaginare, gruppi di animalisti e di amanti dei cani si sono schierati contro la proposta di legge e contro l'utilizzo alimentare che si fa dei cani in Sud Corea. Tuttavia, la situazione pare non cambierà ancora per qualche tempo: la carne di cane è una delizia per i coreani, ed il solo modo per fermarne la produzione o la commercializzazione è dimostrare come i cani siano stati abbattuti in modo brutale, o come la loro macellazione abbia provocato danni ambientali. Per quanto mi riguarda, amo i cani, ne ho avuti parecchi, e la sola idea di mangiarne uno mi fa venire il voltastomaco. Ma se proprio vogliamo essere coerenti, la stessa cosa dovrei pensarla di un coniglio, di un pollo o di una mucca. Ma, al contrario, li considero oltre che animali anche una fonte alimentare. Il concetto di nutrizione è diverso tra i popoli della Terra, soprattutto in Asia, dove in molti Paesi viene mangiata qualunque cosa possa avere un certo valore nutrizionale, per quanto possa risultare repellente agli occidentali. Non ci vedo nulla di male, fino a quando la situazione è regolamentata. Voi cosa ne pensate? http://www.koreatimes.co.kr/www/news/nation/2008/03/113_21247.html

I fagioli che saltano La vasta regione desertica del Sud-Ovest del Nord America contiene molte piante affascinanti, ma nessuna è più intrigante dei fagioli messicani che saltano. I fagioli saltanti sono venduti comunemente nei negozi ed agli angoli delle strade, e probabilmente ognuno si è meravigliato nei guardare i loro movimenti, o ascoltando storie fantastiche su di loro. Nelle regioni dove crescono naturalmente, sono spesso raccolti dai bambini e venduti ai negozianti locali che li esportano negli Stati Uniti. I fagioli (che fagioli non sono) nascono da un arbusto, la Sebastiana pavoniana, che generalmente vive nel deserto e lungo gli arroyos (ruscelli o letti di fiumi in secca) nella regione di Rio Mayo, in Messico, o vicino ad Alamos, conosciuta come la capitale mondiale dei fagioli che saltano. E' ancora da provare, o estremamente raro, che possano realmente "saltare", ma possono compiere piccoli movimenti e rotolare in diverse direzioni. Non si tratta di un fagiolo, ma di un involucro esterno del seme di Sebastiana pavoniana, occupato dalla larva di una falena grigia. chiamata la Falena dei Fagioli Saltanti (Laspeyresia saltitans). Dopo aver consumato il seme all'interno della capsula che lo contiene, occupa l'involucro e lo usa per muoversi e rimanere protetta dagli insettivori. La Laspeyresia saltitans appartiene lla famiglia delle Olethreutidae, falene che risultano estremamente distruttive per le attività agricole umane. Anche la falena del fagiolo è particolarmente distruttiva: ne divora l'interno e ne usa la capsula esterna. Ma il fagiolo non incide sulle attività alimentari umane, mentre i parenti della Laspeyresia saltitans attaccano pesche, mele, piselli, cipressi, fragole, causando milioni di dollari di danni ogni anno. Le larve all'interno del fagiolo reagiscono alla temperatura ed alla luce. Questo meccanismo serve loro per portarsi lontano dal sole, che nel deserto rappresenta un serio pericolo per qualunque essere vivente. Tuttavia, la larva continua a muoversi, anche se in modo diverso, anche se si trova all'ombra, per cui potrebbero intervenire anche altri fattori. Ma la cosa più affascinante è il meccanismo che utilizzano per effettuare i balzi: 1. La larva crea una una rete interna di seta attorno al guscio, generando una "rete di trasmissione cinetica" con le sue ghiandole salivari. 2. Afferrando questa rete con le zampe anteriori, e lasciandosi trascinare dalla tensione della rete, trasferisce la sua energia cinetica al guscio protettivo, colpendo la parete interna con la testa. Tira delle gran testate sul guscio.

Ulteriori informazioni le trovate qui [inglese]: http://waynesword.palomar.edu/plaug97.htm

Altri animali strani della Terra Riporto qui alcuni degli animali più strani che si possano incontrare sulla Terra. Alcuni sono già noti ai più, mentre altri sembrano essere completamente sconosciuti al grande pubblico. Aye Aye (Daubentonia madagascariensis) Primate nativo del Madagascar, occupando la stessa nicchia ecologica del picchio: picchietta con le dita sulla corteccia, e se trova la tana di un insetto si mette a rosicchiare l'albero fino a poter raggiungere la preda col suo dito più lungo. Un video è visibile qui: http://www.youtube.com/watch?v=8IqK-pIuSLs

Shoebill (Balaeniceps rex) Chiamato così per la forma "a scarpa" della sua testa, o anche testa di balena, è un uccello alto fino a 1,2 metri, con un'apertura alare di quasi due metri e mezzo.

Dragone di mare fogliato (Phycodurus eques) Pesce connesso ai classici cavallucci marini, solo membro del suo genere. Si trova in Australia.

Coniglio Angora Varietà di coniglio domestico dotato di un pelo lunghissimo e soffice. Originario della Turchia, è divenuto molto popolare come animale da compagnia negli ambienti di corte francesi durante il 1700

Tamarindo Imperatore (Sanguinus imperator) Scimmia amazzonica, chiamata così per la somiglianza con l'imperatore tedesco Guglielmo II.

Talpa dal naso a stella (Condylura cristata) Talpa di origine nord-americana e canadese, si nutre di piccoli invertebrati, insetti e molluschi, essendo in grado di nuotare oltre che di scavare tunnel che spesso hanno l'uscita sotto il livello dell' acqua

L'elenco completo lo trovate qui: http://divaboo.info/

Come un uccello distrugge un aereo La progettazione di aeroplani deve prevedere qualsiasi incidente, in modo tale da poter consentire un atterraggio sicuro nel caso si presentasse un'avaria. Ci sono sistemi per il controllo della pressurizzazione, controlli doppi per i carrelli di decollo e atterraggio, addirittura test per verificare quanto un'anatra possa danneggiare un motore. Ma alla General Dynamic nessuno pensava si potesse verificare questo incidente, e soprattutto di questa portata. L'immagine che vedete qui sotto è quella di un F-111 colpito da un pellicano. L' F-111 è un cacciabombardiere supersonico, costruito negli anni '70. Inizia ad avere quindi i suoi quasi 40 anni. E' ancora utilizzato perchè rappresenta un modello con caratteristiche del tutto attuali, per quanto datato, come le ali a geometria variabile, la capacità di decollare in poco spazio ed una velocità supersonica anche a basse quote. Fu protagonista di molte incursioni di successo, come in Vietnam, anche se nella prima applicazione durante il conflitto vietnamita se ne persero tre. Fu quindi ridisegnato, ed ottenne il minor numero di abbattimenti di tutti gli altri aerei impiegati in Vietnam. Fu impiegato in Libia e nella prima Guerra del Golfo, con più di 2500 sortite di successo, 245 hangar distrutti, 1000 carri e 250 pezzi di artiglieria. Il problema, però, è che i materiali si deteriorano con il tempo. E non solo i rivestimenti esterni e le tecnologie di bordo, ma anche la "scocca". E pare che proprio un indurimento della fibra di vetro dovuto al tempo abbia provocato la fragilità del muso dell' aereo, che all' impatto con un pellicano di quasi 10 kg a circa 600km/h è rimasto completamente distrutto. I piloti, tornati indenni dal volo, hanno dichiarato di essere stupiti per un impatto a quasi 1000 metri contro un uccello. Generalmente, le quote di volo degli uccelli vanno tra i 300 ed i 900-1000 metri, anche se sono stati notati movimenti migratori ad altezze superiori agli 8000 metri, come per i cigni selvatici (http://www.focus.it/animali/domanda/A_quale_altezza_puo_volare_un_uccello_migratore.aspx) Per di più, un pellicano solitario, che generalmente vola a bassa quota per le operazioni di pesca, o per spostarsi in gruppo. L' impatto è avvenuto a circa 900 metri di quota, durante un'esercitazione di bombaramento. Il volo di rientro, durato 30 minuti, è stato preso dai colleghi dei piloti come un'impresa eroica. E vedendo le conseguenze della collisione, raccomanderei quei piloti per una bella promozione. http://www.news.com.au/story/0,23599,23563691-2,00.html

Repellenti per zanzare dannosi per l'uomo Siamo sempre più sotto attacco dalla zanzare. Non so voi, ma la mia impressione è che di anno in anno ce ne siano un poco di più, e sempre più "cattive". Mai come oggi la chimica ci torna utile per risolvere questo spiacevolissimo problema, che può rovinare serate romantiche o uscite con gli amici. Basta trovare un posto vicino ad una pozza d'acqua ed ecco che parte l'assalto dei succhiasangue. Non sto a fare nomi di marchi di pesticidi o repellenti, i conosciamo tutti. Quello che uccide tutto ciò che incontra, quello che non unge, quello che ti da pure un senso di freschezza; tutto questo, mentre respingono zanzare su zanzare attorno a voi. Ci siamo mai chiesti cosa contengono questi repellenti? Beh, le composizioni chimiche sono sotto gli occhi di chiunque abbia un repellente per inzetti e zanzare. Andate nella parte relativa alla chimica del prodotto, e cercate qusta sigla: DEET. Il DEET, detto anche N,N-Diethyl-3-methylbenzamide o dietiltoluamide, è un prodotto di sintesi contenuto in molti repellenti anti-zanzare, in diverse concentrazioni. E' il prodotto più efficace conosciuto che possa combattere le zanzare, viene studiato da oltre 40 anni, e viene considerato valido e sicuro. Agisce sugli organi ricettivi delle zanzare, rendendovi "invisibili" o poco appetibili per questi spiacevoli insetti (toh, proprio ora una mi ha beccato...). Ma sulla sua innocuità non sembrano essere convinti i ricercatori francesi delle Università di Montpellier e Angers, che stanno proprio studiando l'effetto del DEET sull' essere umano. Vincent Corbel, dall' Istituto di Ricerche per lo Sviluppo, sostiene che "Abbiamo trovato che il DEET non è semplicemente un modificatore dei recettori chimici, ma inibisce anche l'attività di un enzima-chiave del Sistema Nervoso Centrale, l' acetilcolinesterasi , sia negli insetti che nei mammiferi. Questo enzima è di vitale importanza per la comunicazione tra il sistema nervoso e quello muscolare. Non ha caso, molti veleni e tossine agiscono proprio su questo enzima, bloccando i muscoli della vittima. E, per esempio, rappresenta una delle speranze per la regressione dei sintomi di Alzheimer. Il DEET agisce quindi sulsistema nervoso, con effetti simili su insetti e mammiferi. "Queste scoperte pongono dubbi sulla sicurezza del DEET, in particolare in combinazione con altre sostanze chimiche; e mettono in luce l'importanza di un approccio multi-disciplinare per lo sviluppo di repellenti per insetti sicuri per la salute pubblica" sostiene Corbel. Infatti, il team ha rilevato come il DEET, che viene spesso associato ad altre sostanze che si trovano nei comuni insetticidi, possa aumentare la sua pericolosità se combinato con altre agenti chimici dei tradizionali pesticidi. Sebbene il DEET abbia una casistica relativamente bassa di casi infausti (14 crisi epilettiche e 4 morti), i casi di avvelenamento cronico paiono essere più frequenti. Uno studio della Cornell University ha notato come i dipendenti dell' "Everglades National Park" esposti al DEET avessero subito alterazioni dell' umore, insonnia e funzioni cognitive alterate. Pare quindi che si apra una nuova direzione di ricerca orientata a scoprire i danni a lungo termine di questi prodotti.

Manipolazione dell' ecosistema per un'agricoltura sostenibile Ogni anno, miliardi di euro vengono spesi per contrastare la temibile avanzata di alcune creature che infestano i nostri campi e mettono in serio pericolo la produzione agricola: gli insetti infestanti. Distruggono parte dei raccolti (a volte la quasi totalità), sono fastidiosi per chi lavora, e spesso sono diventati ormai immuni alla maggior parte dei pesticidi chimici in circolazione. Come fermare quindi la loro opera di distruzione? Ci stanno pensando a Berkley, California, dove stanno tentando di manipolare alcuni predatori primari di queste specie infestanti, come vespe, insetti volanti e coccinelle, ottenendo quello che viene definito "controllo biologico", termine utilizzato per descrivere lo studio condotto da Rebecca Chaplin-Kramer reso pubblico la scorsa settimana. La ricerca verte a far "trovare casa" alle specie che si nutrono di insetti infestanti, evitando l'uso intensivo di pesticidi chimici e favorendo un' agricoltura sostenibile . Per quanto l'impatto iniziale possa non avere la stessa efficacia dello sterminio immediato che provoca un prodotto chimico (tralasciando il discorso della tolleranza che viene sviluppata dagli insetti), è una forma di protezione dei raccolti che non ha nulla di sintetico, costa poco e consente di risparmiare i soldi spesi per i pesticidi. L' Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti stima a 30 miliardi di dollari l'anno la spesa per i pesticidi, che sommata a circa un terzo delle coltivazioni perse sul totale statunitense fanno una spesa più che ingente nel settore agricolo. Spesa che è in continuo aumento a causa della resistenza che alcuni insetti stanno sviluppando all' aggressione degli agenti chimici contenuti nei pesticidi, cosa che costringe a crearne sempre di nuovi, e potenzialmente più dannosi dei precedenti nei confronti delle colture e dell' uomo. Lo studio californiano cerca quindi di scoprire l'impatto che possono avere i predatori degli insetti infestanti, sia a livello locale (sul singolo campo) sia nei dintorni delle colonie di parassiti. Nello specifico, Chaplin-Kramer si è concentrata sull' Afide del Cavolo , insetto infestante e preda preferita della vespa della famiglia Syrphidae. Ma come attirare questi predatori? Ricreando l'habitat naturale per loro, aggiungeno ad esempio fiori e piante che li attirino per proteggere le colture a scopo alimentare. Ci sono tuttavia diversi fattori che entrano in gioco: temperatura, umidità, biodiversità, estensione dell' infestazione possono non invitare a sufficienza i predatori degli afidi, che potrebbero semplicemente ignorare l'area colpita o cambiare addirittura zona di caccia. Sembra che la chiave stia nel preservare o ricreare alcuni ambienti naturali invece che adibirli ad aree agricole, per attirare gli insetti predatori. E' stato verificato che la presenza di ambienti privi di colture, lasciati al loro stato originale, possono ospitare diverse popolazioni di predatori fino ad ottenere un controllo naturale delle infestazione 5 volte maggiore rispetto a quello ottenuto attirando le colonie degli insetti anti-infestazione direttamente sui campi coltivati. Tuttavia, lo studio dimostra anche come i predatori tendano ad arrivare sui campi poco dopo il periodo di crescita, lasciando campo aperto ai parassiti e quindi costringendo all' utilizzo di alcuni pesticidi prima che "arrivino i rinforzi". Un' altra ricerca è in corso sempre in California, in collaborazione con quello della Chaplin-Kramer. Dal 5 all' 8 per cento dei campi vengono riservati a piante in grado di "far sentire a casa" i predatori degli insetti infestanti, come vespe e altri predatori volanti. Il problema sta nel capire da quale insetto sia creata l'infestazione, ed attirare i predatori più corretti: nel caso, ad esempio, l'infestazione fosse generata da Afidi del Cavolo, sarà necessario attirare un certo tipo di predatori, che potrebbero risultare inefficaci se il parassita fosse differente. Un passo che porterebbe verso l' eliminazione dei pesticidi, per avviare una svolta in campi agricolo che riporta per certi verso all' agricoltura tradizionale, dove era l'ecosistema a provvedere al controllo di se stesso, senza interventi di tipo biologico o chimico da parte dell' uomo. Tutto questo dimostra quanto siano complicati i meccanismi che regolano il corretto bilanciamento di un ecosistema: per ogni infestazione c'è un insetto che potrebbe arrestarla, per ogni pianta il suo parassita; ma oggi tutto questo si complica, a causa dell' introduzione di piante "aliene" in territori che non hanno le caratteristiche per regolare e gestire l'interno micro-sistema che si porta dietro una pianta non-locale. http://news.nationalgeographic.com/news/2009/08/090812-killer-bugs-crops-pests_2.html

La creatività dei delfini I delfini sono mammiferi acquatici estremamente intelligenti e pieni di entusiasmo, sempre pronti al gioco, come dimostra ad esempio Moko ogni giorno con i turisti. Sono dotati di un'intelligenza estremamente brillante, possono formare alleanze tra di loro essendo animali sociali, sono decisamente curiosi, soprattutto verso l'uomo. Effettuano evoluzioni dentro e fuori dall' acqua, il cui significato non è ancora del tutto chiarito; comunicano attraverso linguaggio sonoro, che in molti casi è differente e caratteristico di alcuni gruppi specifici (come per i dialetti umani); e moltissime altre capacità che li rendono quasi umani in molti sensi. E, come i giovani umani, anche i giovani delfini giocano. Ma come fanno? Come forse alcuni di noi avranno visto, si rincorrono e fanno evoluzioni in acqua ed in aria. Ma sono anche in grado di creare dei "giocattoli improvvisati" per giocare da soli o in compagnia. Il delfino infatti, oltre alla lontra marina, è l'unico mammifero marino che fa uso di strumenti: per esempio, alcuni delfini come quelli della Shark Bay australiana si attaccano delle spugne marine sul muso, per proteggere la bocca durante la ricerca di cibo sul fondale marino. I delfini che giocano invece possono produrre bolle a forma di anello, con le quali giocare e passare il tempo. Questo comportamento è stato osservato per la prima volta a Tampa Bay, in Floria, nel Clearwater Marine Aquarium, centro che si occupa della cura e della riabilitazione di delfini feriti. Due giovani delfini in particolare resero noto questo bizzarro comportamento, mostrando altre caratteristiche del gioco dei delfini: • •

Creano anelli di bolle, li inseguono per una decina di secondi, poi li spezzano in modo tale che se ne crei uno nuovo, più piccolo, che si muove espandendosi per altri dieci secondi, e così via. Creano bolle ad elica lunghe anche diversi metri, che valutano e spezzano per creare anelli di bolle

Alcuni studiosi di delfini definiscono questo comportamento "la prima prova di arte extra-umana", considerando le eliche e gli anelli delle vere e proprie espressioni di creatività dei delfini. Io credo che sia una spiegazione possibile, soprattutto dopo aver visto i video che vi riporto qui sotto. Il comportamento appare non soltanto qualcosa di estremamente intelligente, ma anche una vera e propria forma d'arte acquatica.

http://www.earthtrust.org/delrings.html

Intelligenza canina Possono capire oltre 150 parole, secondo quanto sostiene lo psicologo e ricercatore canino Stanley Coren, della University of British Columbia. Autore di oltre mezza dozzina di libri sui cani ed il loro comportamento, ha effettuato numerosi studi sull' intelligenza canina ed è giunto alla conclusione che i cani hanno l'abilità di risolvere problemi complessi, e sono molto più umani di qualsiasi altro animale sulla Terra, scimmie comprese. Chi ha un cane, forse se ne sarà accorto. Ci guardano, ci studiano, ci parlano e ci restituiscono quello che diamo loro. Di cani ne ho avuti sette, ed ognuno, a suo modo, aveva un'intelligenza che a volte lasciava stupiti; per alcuni bastava semplicemente uno scambio di sguardi perchè capissero, o mi dicessero cosa volevano. E' stato supposto che l'intelligenza di un cane adulto possa raggiungere ed eguagliare quella di un bimbo dell'età di 2 anni. L'intelligenza di un cane varia da soggetto a soggetto, ed anche in base alla razza: • • •

Intelligenza istintiva: è il tipo di intelligenza legata alla razza, e che comprende tutti gli atteggiamenti innati ed istintivi del cane Intelligenza adattiva: come il cane impara a comportarsi ed a risolvere problemi in base all'ambiente che lo circonda Intelligenza di lavoro: la capacità di apprendimento pura, come uno studente a scuola che impara nozioni si nozioni creandosi un bagaglio di definizioni sulle quali elaborare concetti, o da utilizzare per risolvere problemi.

Sono stati raccolti dati su 208 cani dagli Stati Uniti e dal Canada. I dati mostrano chiaramente come le differenze di razza incidano sull' intelligenza degli animali. In una breve classifica degli animali più intelligenti e obbedienti: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

Border collie Barboncino Pastore tedesco Golden retriever Doberman Shetland collie Labrador Papillon Rottweiler Australian Cattle Dog

Per quanto riguarda il terzo tipo di intelligenza, quella "di lavoro", i cani possiedono straordinarie abilità, a volte superiori a quelle dei primati: • •

• • • • • •

Possono imparare fino a 165 parole, come ordini e segnali I "super-cani" (i più intelligenti) possono arrivare a 250 parole. Gli studi effettuati su un border collie di nome Rico dimostrano come i cani possano apprendere in maniera molto veloce, secondo un metodo che era stato osservato finora solo negli esseri umani e nelle scimmie in grado di apprendere un linguaggio. Possono eseguire calcoli con numero fino a 4-5 Possono apprendere la posizione di oggetti di valore, per se stessi o per il padrone Sono in grado di utilizzare il percorso più semplice per raggiungere un obiettivo, e di memorizzare diverse rotte Sanno manovrare meccanismi, come le maniglie delle porte Comprendono il significato di parole e gesti semplicemente osservando. Sono infine capaci di ingannare cani ed esseri umani per raggiungere una ricompensa.

"Vogliamo tutti indicazioni su come ragionano i nostri compagni pelosi, e vogliamo comprendere il loro apparente comportamento irrazionale e bizzarro. I loro stupefacenti segni di intelligenza e creatività ci ricordano che forse non saranno Einstein, ma sono più vicini all' essere umano di quanto non pensassimo" dice Coren, alla 117esima Conferenza Annuale dell'Associazione degli Psicologi Americani.

Lo scoiattolo che si camuffa da serpente Lo scoiattolo è un animale tenero e dall' espressione simpatica, che chiunque di noi vorrebbe avere come compagno di giochi. In alcune città del mondo è possibile vederli all' interno dei parchi cittadini, come accade a Londra o a New York, e ci sorprendiamo sempre di quanto i loro occhi possano apparire intelligenti e vivaci, lasciando trasparire delle abilità cognitive che spesso nemmeno sospettiamo. E' di recente stato scoperto che gli scoiattoli possono imparare per imitazione da altri esemplari, ed è un meccanismo che denota un certo grado di intelligenza. Quando si tratta di cibo, gli scoiattoli sono in grado di copiare un comportamento vincente di un altro scoiattolo, per poter ottenere lo stesso risultato. Non è il primo caso di animale in grado di apprendere dall'esperienza altrui, o dalla semplice osservazione di un animale della stessa specie. Quando si tratta di approvigionamento di cibo, di riproduzione e soprattutto di sopravvivenza, molti esseri viventi hanno sviluppato capacità che lasciano sbalorditi. Ad esempio, nel 2007 alcuni studi sullo scoiattolo californiano hanno fanno notare che è in grado di potersi camuffare da...serpente. E' un comportamento decisamente curioso quello dello Spermophilus beecheyi . Innanzitutto, è uno scoiattolo terrestre, che preferisce tenere le zampe per terra invece che arrampicarsi sugli alberi come molti esemplari di scoiattolo. Secondariamente, è in grado di utilizzare le mute dei serpenti come meccanismo di mimetismo olfattivo. La California è una regione che in alcune zone abbonda di serpenti, come i crotali (serpenti a sonagli), uno dei predatori naturali degli scoiattoli californiani. Per proteggersi dalle aggressioni dei rettili e di altri predatori che si basano sull' olfatto per le attività di caccia, gli scoiattoli hanno escogitato diverse soluzioni per evitare di finire come primo piatto per i suoi predatori naturali: •

• • •

Masticano pelle delle mute di serpente e sputano la saliva sulla propria pelliccia, per mascherare il loro odore. E' un comportamento tipico delle femmine adulte e dei piccoli, dato che sono a maggior rischio di predazione, soprattutto durante la notte, quando dormono nelle loro tane Possono scaldare le loro code, per mandare segnali d'allarme ai ricettori infrarossi dei serpenti (tramite i quali possono percepire il calore corporeo) Valutare la pericolosità di un serpente in base al rumore prodotto dal sonaglio Gli scoiattoli hanno anche sviluppato una certa resistenza al veleno dei serpenti

E' un classico esempio di come gli animali possano adattarsi alle situazioni ambientali che incontrano. Dove non c'è presenza massiccia di serpenti, come in Europa, gli scoiattoli hanno evoluto altri sistemi di difesa, adatti per sopravvivere all'aggressione di predatori differenti dai rettili. Nel caso dello scoiattolo californiano, uno dei maggiori pericoli, se non il peggiore, è quello di incontrare un serpente sulla propria strada. E dovendo dividere il proprio spazio vitale con questo genere di predatore, ha dovuto creare delle strategie adeguate per la propria sopravvivenza. http://en.wikipedia.org/wiki/California_Ground_Squirrel

Il fungo-zombie Formiche, non finiscono mai di stupirci; ed è già il terzo post che scrivo su di loro. Questa volta, però, la notizia le riguarda solo come soggetti secondari, perchè ora parleremo di "parassiti manipolativi". Il tradizionale comportamento di un parassita implica uno sfruttamento del corpo di un ospite: che si tratti di sottrarre cibo, nutrirsi dei suoi composti primari o di scarto, o avere un vantaggio evolutivo, il parassita si "aggrappa" al corpo ospite per poter sopravvivere. Un parassita manipolativo è una evoluzione del concetto tradizionale di parassitismo: un essere vivente (animale o vegetale) che è in grado di modificare il comportamento dell' ospite per perseguire i propri scopi (generalmente, ha intenzione di riprodursi). Se questo comportamento ci pare più adatto ad esseri viventi dotati di un seppur piccolo cervello pensante, il meccanismo non è esclusivamente animale, come per il caso della "mosca-alien" che inietta nei corpi delle formiche una larva in grado di modificarne il comportamento, fino a portarle alla morte. Questo sistema di sopravvivenza biologico pare essere utilizzato anche da creature viventi che non avremmo mai sospettato: i funghi. La maggior parte di specie di funghi sono i parassiti per eccellenza: affollano la base di molti alberi, nutrendosi dei loro fluidi; sono studiati per resistere ai cambiamenti molto più di quanto lo siano le piante, proprio per la necessità di doversi adattare ovunque le loro spore facciano germogliare nuovi esemplari; e ci sono funghi di dimensioni infinitesimali, che si moltiplicano come esseri unicellulari e si diffondono alla velocità di un virus. Il parassitismo dei funghi è una "condizione imposta": sono eterotrofi, ricavano cioè dall'ambiente le sostanze nutritive necessarie alla sopravvivenza, il che li costringe a sviluppare meccanismi parassitari o di mutualismo (scambio reciproco di "favori" tra due esseri viventi). Tuttavia, il fungo di cui parleremo non solo è un parassita delle formiche, ma pare che ne modifichi anche il comportamento sulla base di una logica unicamente orientata alla propria sopravvivenza e riproduzione. Quando infatti il Ophiocordyceps unilateralis infetta una formica, l'insetto si arrampica ad un'altezza di circa 25 cm, sopra una foglia; a quel punto la addenta, e si lascia morire appesa per la mandibola. Se questo comportamento può sembrare bizzarro, o un meccanismo di protezione dalla diffusione delle epidemie all'interno di una colonia, ci sono molti fattori che supportano l'idea di un "dirottamento" della formica da parte del fungo. Il fungo, dopo la morte della formica, si trova nella posizione ideale per la diffusione delle proprie spore. A quell'altezza dal suolo delle foreste tailandesi, infatti, il fungo trova un ambiente adatto alla sua sopravvivenza, abbastanza caldo e umido perchè le spore possano germogliare. I ricercatori della Harvard University, in collaborazione con la Dalhouse University di Halifax, in Canada, hanno scoperto che se le formiche infette vengono posizionate ad altezze superiori o inferiori alla quota desiderata dal fungo, questo non produce spore, perdendo la sua capacità di riproduzione e qualunque altro vantaggio dovuto alla "possessione" della formica. Che le formiche infette dal fungo mordessero le foglie degli strati bassi della foresta era fatto noto fin dal 1920, ma non si conosceva il motivo di questo comportamento, che ora pare spiegato dal controllo che il fungo esercita sulla formica. Come per le mosche Phoridae e le formiche di fuoco, le formiche colpite dal fungo diventano veri e propri zombie. Ma non solo: questo tipo di comportamento "cosciente" da parte di parassiti, siano essi funghi o insetti, può modificare sensibilmente una comunità animale o vegetale. Facciamo un esempio: un parassita non ha preferenze tra gli esseri viventi: che siano predatori o prede, infetta qualunque animale o vegetale venga in contatto con le sue spore. E non c'è nemmeno una selezione in base al suo fenotipo (le caratteristiche evidenti di un essere vivente) o genotipo (patrimonio genetico). Questo comporta ad una selezione casuale, da parte del parassita, di esemplari che probabilmente hanno patrimoni genetici estremamente più performanti rispetto ad altri animali della stessa comunità che rimarranno in vita. Questo meccanismo può comportare una modifica del patrimonio genetico facendo trasmettere tratti genetici degli individui meno funzionali ed evoluti. Ma può anche fare il contrario, quando un essere vivente sviluppa una qualche forma di resistenza al parassita.

In secondo luogo, i cambiamenti sono anche di tipo sociale: dopo aver identificato nella foresta quelli che i ricercatori hanno definito "i cimiteri", zone con presenta di formiche morte superiore a 26 unità per metro quadro, è stato scoperto che le altre formiche infette tendono ad evitare i cimiteri, probabilmente per una strategia riproduttive ben precisa: trovare formiche vive alle quali trasmettere le proprie spore, propagando la specie. Questo fa in modo che intere colonie si spopolino per la pandemia che le spore e le formiche infette possono scatenare mantenendosi lontano dai cimiteri, che sono soltanto luoghi morti in cui il parassita non ha modo di diffondersi. Come funzioni questo meccanismo non è ancora noto. Tutti i dati raccolti finora lasciano supporre che sia il parassita a muovere le formiche, e questo è straordinario. Un parassita, privo di un cervello in grado di controllare il comportamento di un essere complesso come una formica, facendole superare il legame con la colonia per allontanarsi da essa e tentare di infettarla. E tutto questo, secondo parametri elaborati dal fungo in base a posizione e altezza (o probabilmente umidità). Chi pensa che i funghi non meritino attenzione probabilmente si accorgerà in queste poche righe di aver sbagliato. Come se non bastasse, potrebbero essere inoltre la forma di vita extraterrestre che potremmo incontrare con più probabilità, durante il nostro futuro peregrinare nello spazio. Possono resistere a situazioni del tutto estreme, e raggiungere gradi di complessità incredibili, nonostante la apparentemente semplice struttura. Qui il link di uno studio effettuato sul fungo Ophiocordyceps unilateralis: http://www.pubmedcentral.nih.gov/articlerender.fcgi?artid=2652714

Corvi intelligenti Nuovi esperimenti condotti alla Oxford University rivelano che i corvi della Nuova Caledonia possono utilizzare fino a tre strumenti differenti nella corretta sequenza per raggiungere un obiettivo. Si tratta di qualcosa mai visto in nessun animale (escluso l'uomo) che non sia stato addestrato a farlo. L'utilizzo di strumenti in sequenza è spesso interpretato come la prova di abilità cognitive avanzate, come la pianificazione o il ragionamento logico, ma è una capacità mai studiata prima nel dettaglio. In libertà, i corvi della Nuova Caledonia sono in grado di usare una gamma di strumenti per estrarre insetti e vermi da buchi del terreno o dagli alberi, mentre in cattività sono in grado di utilizzare sequenze di oggetti per ottenere una ricompensa in cibo. Nelle sperimentazioni condotte con un corvo di nome Betty, il volatile era in grado di creare nuove combinazioni di strumenti in base alle necessità del caso. In tutti questi casi, gli strumenti erano da applicare in azioni di recupero del cibo. Ma non solo: il fatto di trovare nuovi strumenti in base alle esigenze, e di usarli in sequenza seppur mai visti o ideati prima, è un atteggiamento che fino ad ora si era notato solo in alcune scimmie e nell'essere umano. Questo aprirebbe un ventaglio di nuove ipotesi su molti altri animali, il cui comportamento bizzarro notato quando sono in libertà potrebbe essere frutto di una logica simile a quella del corvo della Nuova Caledonia. Pensate soltanto alle ultime scoperte in merito a mosche e larve, come per il caso della Formica di Fuoco: una larva penetra al suo interno, e dirigendosi verso il cervello tende a prendere il controllo della formica, facendola allontanare dalla colonia, in un posto isolato, per poi ucciderla nutrendosi dell'insetto dall' interno. La capacità di dirigere una formica, per quando sia un animale poco complesso nella sua fisiologia, è un'abilità che non si sospetterebbe in una larva minuscola, ma sembra proprio che questo accada. Sarà frutto di una super-specializzazione finalizzata alla sopravvivenza, oppure capacità logica di esaminare gli elementi circostanti, ma una larva è in grado di pilotare una formica. Tornando ai pennuti, nella serie di esperimenti condotti dai ricercatori di Oxford, i corvi utilizzati sono stati sette: a ciascuno venivano sottoposti tre differenti strumenti, da combinare per ottenere la combinazione adatta a recuperare il cibo. Non solo 4 di essi ci sono riusciti al primo tentativo, ma 4 su sette hanno ripetuto la volta successiva la combinazione più adatta alla soluzione del problema, ricordando dall' esperienza. Il test è stato condotto in questo modo: il cibo era posizionato in modo tale che, per recuperarlo, occorresse uno dei tre strumenti, utilizzabile solo dopo l'uso dei due precedenti in sequenza: 1. il primo strumento, corto, serviva ad ottenere un secondo, più lungo 2. il secondo strumento faceva ottenere quello più lungo dei tre 3. il terzo consentiva di raggiungere il cibo. I corvi non sono stati pre-addestrati per questa operazione, e secondo la statistica dei tentativi è stato scoperto che i corvi non decidono quale strumento utilizzare solo sulla base di sperimentazioni casuali per trovare quelli adatti, ma sanno bene qual'è la sequenza più corretta nonostante non l'abbiano provata in precedenza. Insomma, sono in grado di pianificare e di ragionare logicamente, dimostrando che la consapevolezza ed il pensiero logico non sono merito soltanto di complicati processi mentali come quelli umani, ma ci sono differenti tipologie di intelligenza che anche un cervello minuscolo come quello di un corvo è in grado di sviluppare.

Qui sotto, il video di un corvo della Nuova Caledonia che usa uno strumento uncinato per estrarre qualcosa da un cilindro:

I pinguini gay di San Francisco si separano I pinguini sono animali curiosi e che non mancano di strapparci un sorriso ogni volta che ci presenta l'occasione di osservarli. Due esemplari, in particolare, hanno avuto una certa attenzione da parte di media e dei curiosi: Harry e Pepper, i due pinguini dello Zoo di San Francisco , sono gay. O meglio, lo erano, dato che Harry ha lasciato Pepper per una bella pinguina di nome Linda. I due pinguini facevano coppia da circa 6 anni, ed avevano una vera e propria vita di coppia: covavano le uova abbandonate, le custodivano come fossero loro, oltre ad aver adottato un piccolo di Pinguino di Magellano di nome Skippy. I problemi sono cominciati nei primi di Luglio, quando un pinguino femmina di nome Linda ha catturato l'attenzione di Harry, avvicinandosi al maschio ed agitando le pinne per sedurlo. Inizialmente Harry non le prestava attenzione, ma nel giro di poco tempo ha scoperto una cosa del tutto nuova: quanto gli piace il sesso femminile. Ed ha lasciato Pepper, che ora si ritrova solo e triste. I due pinguini avevano caratteri estremamente differenti: Harry amava essere circondato di attenzioni, anche dagli esseri umani, mentre Pepper preferiva la solitudine. Forse è per questo che Harry ha deciso di lasciare Pepper, ma Harrison Edell, uno dei curatori dello zoo, ha una spiegazione più logica: il marito defunto di Linda era un leader di non una, ma ben due colonie di pinguini. E ad ogni pinguino farebbe gola una situazione del genere: la posizione predominante, a capo di due colonie, è un'attrattiva troppo forte per un pinguino. Molte specie di pinguini sono monogami, come il Pinguino Imperatore , che rimane fedele per un anno ad una compagna (il tasso di "separazioni" su periodi più lunghi è dell'85%). Stesso comportamento hanno anche i Pinguini di Magellano Harry e Pepper, con una maggior fedeltà sul lungo periodo rispetto ai Pinguini Imperatore.

La Top 10 delle nuove specie Ecco un elenco delle 10 nuove specie pubblicato dall' ASU , l' International Insitute for Species Exploration, della Arizona State University. 10 - Palma di Tahina (Tahina spectabilis ) Palma gigante presente solo in 100 esemplari in Madagascar. Ha la caratteristica di fiorire in maniera ingente, di fatto suicidandosi.

9 - Insetto stecco di Chan ( Phobaeticus chani ) E' considerato l'insetto più lungo del mondo, potendo raggiungere la lunghezza di 56 cm (antenne comprese), con dimensioni medie attorno ai 30-40 centimetri. Conosciuto anche come Insetto stecco di Chan, e vive nel Borneo.

8 - Cavalluccio marino pigmeo di Satomi (ippocampus satomiae ) Il più piccolo cavalluccio marino del mondo, con una lunghezza media di quasi un centimetro e mezzo. E' stato ritrovato alle Derawan Island, nella parte indonesiana del Borneo.

7 - Barbados Threadsnake (Leptotyphlops carlae) Il più piccolo serpente del mondo, con una lunghezza totale di 10 centimetri. Trovato nelle Barbados (unico posto al mondo in cui sia stata rilevata la sua presenza), è completamente cieco, e sottile come uno spaghetto. Si nutre di termiti e di larve, ed ha la particolarità di deporre un solo uovo, differentemente da moltissimi altri serpenti.

6 - Lumaca Fantasma (Selenochlamys ysbryda) Lumaca di terra senza guscio, scoperta in Galles nel 2006 lunga fino a sei centimetri, che si muove prevalentemente di notte, andando a caccia di vermi e predandoli grazie ai suoi denti simili a piccole lame. Il nome "ysbryda" deriva dal Gaelico ("ysbryd" in Gaelico vuol dire "fantasma"). Esemplari della stessa specie vivono in Turchia e Georgia, ma non erano mai stati scoperti in Europa.

5 - Opisthostoma vermiculum Altra lumaca, però dotata di un'evoluzione unica del guscio protettivo, che si sviluppa secondo una spirale logaritmica. E' un mollusco terrestre dalle dimensioni minuscole: il guscio misura 1.5 mm di lunghezza.

4 - Deep Blue Chromis ( Chromis abyssus ) Catturato per la prima volta nel 2007 alla profondità di circa 100 metri nei mari dell' Indonesia. Si sa poco sulla sua ecologia e sul suo comportamento, dato che vive in acque relativamente profonde, ma probabilmente ci ciba di plancton.

3 - Pesce Madre ( Materpiscis attenboroughi) Il più vecchio vertebrato conosciuto ad essere viviparo. E' una specie fossile, come il Celacanto, e si presume sia nato per la prima volta circa 380 milioni di anni fa, nel Devoniano, in Australia occidentale

2 - Charrier Coffee (Coffea charrieriana) Nuovo caffè privo di caffeina scoperto in Camerun, il primo caso di pianta di caffè senza caffeina del Centro-Africa.

1 - Microbacterium hatanonis Microbatterio estremofilo scoperto nella lacca per capelli. Scoperto in Giappone durante l'analisi sulla contaminazione dei prodotti di cosmetica, fa parte di altri batteri contaminanti potenzialmente pericolosi per l'uomo.

Ratto gigante catturato in Cina Monte Fujian, Cina. Un essere dalla coda lunga 30 centimetri e dalla mole di quasi 3 Kg si aggira per i dintorni della città, fuori dal suo habitat che prevede boschi di bambù, pianta della quale si nutre. Il suo nome è scientifico Rhizomys sinensis, altrimenti detto Ratto Cinese del Bambù . Un signore che si fa chiamare soltanto "Mr Xian", residente a Fuzhou, nella provincia di Fujian, dice di averlo catturato dopo che sono nate voci sulla sua presenza in città. La cosa ancora più strana è che Fuzhou non è una cittadina di campagna, ma una metropoli che conta circa 6 milioni di abitanti, un habitat decisamente inusuale per un ratto che solitamente vive nelle foreste di Cina, Birmania e Vietnam. "Ce l'ho fatta, ho preso un ratto delle dimensioni di un gatto!" ha gridato Mr Xian dopo averlo afferrato per la coda e catturato. Pare che l'esemplare sia ancora in suo possesso. La sua identità non è ancora certa. Alcuni agenti della forestale lo hanno identificato soltanto dalla foto, presumendo fosse un Ratto Cinese del Bambù, ma potrebbe anche essere un esemplare di Ratto del Bambù di Sumatra, specie che cresce oltre le dimensioni del suo parente cinese. Il Ratto del Bambù è uno degli esemplari più grandi tra i ratti di tutto il mondo. Ha dimensioni che variano dai 30 centimetri (Ratto Minore) fino a oltre 70 centimetri (Ratto di Sumatra), con un peso che varia dai 500 grammi ai 4 kg. E' un roditore lento e goffo, che si sposta sul terreno per nutrirsi delle radici delle piante. Vive in zone con un'altezza compresa tra i 1200 ed i 4000 metri, ed è considerato una vera e propria tragedia per l'agricoltura, dato che non si nutrono di solo bambù, ma vanno ghiotti anche delle radici di canne da zucchero e di tapioca. Il Ratto del Bambù è inoltre il responsabile di un' abitudine considerata disgustosa da noi occidentali: potete trovarlo anche al supermercato, e la sua carne è considerata molto saporita, ad alto valore nutritivo. Da questo, la leggenda che "i cinesi mangiano i topi". Il concetto asiatico del cibo è per certi versi differente dal nostro: qualunque cosa abbia valore nutritivo e non ti uccida, viene considerato cibo. E' un meccanismo di ottimizzazione delle risorse che si hanno a disposizione, e per quanto discutibile mantiene in vita un sacco di persone. Il primato di ratto gigante, in ogni caso, resta al mostruoso Ratto Gigante Africano, che vive nelle foreste dell'Africa Centrale: un esemplare adulto raggiunge oltre il metro di lunghezza (circa 70 centimetri di corpo, il resto coda) http://www.krugerpark.co.za/africa_african_giant_rat.html

La super-formica ama l'elettricità Formiche. Un argomento già trattato in questo blog, in particolare quando abbiamo accennato alla diffusione delle formiche di fuoco, una piaga per molti ecosistemi. Le formiche non finiscono mai di stupirci: coesione sociale pressochè totale, una capacità organizzativa che ha dell' incredibile, comportamenti tipici di un super-essere vivente, pensieri di sciame, e via dicendo. Tuttavia, pare che le formiche abbiamo altre particolarità che fino a poco tempo fa ignoravamo completamente. Come la sfrenata passione per l'elettricità, recentemente confermata in uno dei giardini nazionali inglesi. Le colonie di lasius neglectus, le cosidette "super forniche asiatiche", subiscono il fascino dell' elettricità a tal punto da mostrare istinti suicidi. Le lasius neglectus sono altrettanto dannose delle formiche di fuoco, modificando gli ambienti in cui si stabiliscono e creando delle super-colonie che possono contare su un numero di individui dalle 10 alle 100 volte superiore alle loro parenti europee. Il loro comportamento è differente dalle altre specie: le regine rimangono nella colonia dalla sua fondazione, non lasciando la "residenza reale" per accoppiarsi, ma andando ad incrementare il numero di unità della colonia stessa. La loro presenza in Inghilterra pare sia il primo avvistamento del Regno Unito, per quanto in Europa si stiano diffondendo a velocità incredibili. E sono naturalmente attratte dalla corrente elettrica, più che dal cibo o dall' acqua. Queste formiche lavorano in simbiosi con alcuni afidi delle piante dai quali ricavano nettare, afidi molto comuni e che si possono trovare su molti alberi europei, il che non fa altro che contribuire alla diffusione della super-formica. Il problema è che l'attrazione fatale per l'elettricità di queste formiche le porta a colonizzare anche zone in cui si trovano cavi elettrici, mettendo a serio rischio l'incolumità delle persone che vivono nei paraggi. Sono potenzialmente in grado di causare black-out o di creare condizioni adatte perchè si sviluppino incendi. Tant'è che sono state ritrovate circa 35.000 carcasse di formiche asiatiche nei pressi di un nodo elettrico di Hidcote, nel Gloucestershire. Le formiche non costituiscono un problema diretto per l'essere umano, perchè a differenza delle formiche di fuoco non mordono le persone o gli animali. Ma le loro super-colonie, oltre a costituire un problema non indifferente per l'approvigionamento di cibo ed acqua delle formiche europee, sono anche pericolose per i condotti elettrici che alimentano le nostre case. Purtroppo non sarà così facile liberarsene: le formiche asiatiche sono immuni agli insetticidi tradizionali, per cui è allo studio una soluzione ad hoc per debellare l'infestazione.

Sensi incredibili L' uomo è un essere vivente che ha delle limitazioni sensoriali che molti altri animali non possiedono: visione notturna, percezione delle correnti elettriche, termovisione, olfatto super-sviluppato, e via dicendo. La classifica che riporto sotto, stilata da LiveScience, mostra i 10 sensi animali più incredibili

Posizione 10: radar dei pipistrelli I pipistrelli sono in grado, attraverso il loro sonar biologico, di volare evitando ostacoli, cacciare, afferrare al volo insetti e ritrovare la via di "casa" sfruttando il ritorno delle onde sonore riflesse dall' ambiente che lo circonda. Il sonar, definito ecolocalizzazione, è utilizzato anche dai delfini per orientarsi e cacciare in acque torbide.

Posizione 9: l'elettricità dello squalo Gli squali sono in grado di percepire debolissime correnti elettriche emesse da pesci e quanlunque altro essere vivente anche a distanza di chilometri. Le Ampolle di Lorenzini, lo strumento biologico di cui si serve, sono una rete di canali che contengono uno speciale gel elettro-conduttivo, tramite il quale gli squali sono in grado di percepire le correnti elettrobiologiche emesse dagli animali.

Posizione 8: la termovisione dei serpenti I serpenti dispongono di un meccanismo di individuazione delle emissioni termiche, posto ad ogni lato della testa, in modo da fornire una visione termica completa di profondità e adatta a calcolare la distanza della preda, anche nell' oscurità più totale

Posizione 7: visione all' ultravioletto Alcuni uccelli, come il colibrì, ed insetti dispongono di un apparato visivo differente dal nostro: è in grado di percepire la luce secondo lunghezze d'onda differenti e non visibili ad un occhio umano, osservando colori per i quali non abbiamo nemmeno dei nomi, in quanto ci sono completamente estranei.

Posizione 6: visione notturna dei felini I felini possiedono, nella parte posteriore dei loro occhi, una sorta di membrana a specchio (tapetum lucidum) che consente loro di vedere anche nell' oscurità quasi totale. Quetsa membrana riflette la luce dopo che ha già attraversato la retina, facendole compiere un "doppio percorso" ed amplificando situazioni di scarsa luminosità.

Posizione 5: olfatto molecolare I serpenti possiedono una lingua che il più delle volte ci suscita ribrezzo, ma si tratta di uno strumento biologico raffinatissimo, in grado di percepire singole molecole diffuse nell' aria da animali. Il serpente "cattura" con la sua lingue le molecole, e le riporta all' organo di Jacobson, posto all'interno della bocca, sul palato, il quale le trasforma in segnali elettrici da inviare al cervello per l'elaborazione

Posizione 4: percezione dei feromoni Alcuni animali, come ad esempio le farfalle, possono captare "segnali sessuali" emessi attraverso feromoni anche a 10 km di distanza. Anche gli umani sono in grado di percepire i feromoni, ma solo a distanza ravvicinata, ed è per lo più un meccanismo inconscio.

Posizione 3: baffi sensoriali I ratti, per quanto disgustosi, hanno in dotazione dei baffi straordinari (vibrisse), che svolgono la stessa funzione di un bastone per ciechi. Agitandoli nell' aria, supportano la loro vista scarsa utilizzando un "secondo senso del tatto", creandosi immagini complesse dell' ambiente che li circonda sommando il senso della vista alle informazioni raccolte con i baffi

Posizione 2: udito subacqueo Alcuni pesci sono in grado di percepire suoni grazie a delle vesciche d'aria, che percepiscono le vibrazioni prodotte dai suoni e le trasferiscono ad un orecchio interno attraverso un sistema di ossa chiamato apparato Weberiano. Una serie di ciglia poste nell' orecchio trasmette i segnali vibratori al cervello del pesce.

Posizione 1: orientamento geo-magnetico E' un meccanismo che è ancora in parte sconosciuto ai ricercatori di tutto il mondo. Molti uccelli, specialmente i migratori, sono in grado di percepire il campo magnetico terrestre. Come lo facciamo è ancora un mistero, ma si ipotizza che possano aver sviluppato una forma di sinestesia in grado di fargli vedere le linee magnetiche terrestri come blocchi colorati o luminosi. Noi umani siamo solo in grado di trovare la posizione ed orientarci tramite il sole e l'utilizzo di punti di riferimento, ma molti di noi non sono nemmeno in grado di orientarsi con questi due elementi.

Il vero calamaro gigante Generalmente pensando al calamaro gigante viene in mente il "classico" Architeuthis Dux, un animale dalle dimensioni eccezionali che pareva, fino a poco tempo fa, essere il più grande invertebrato esistente. Non è da molto che siamo sicuri della sua esistenza, in termini di tempi storici, ed è uno degli animali che ha fatto nascere miti e leggende sulla sua reale esistenza. Può raggiungere le ragguardevoli dimensioni di 10 metri per i maschi e 13 per le femmine, con un mantello (la parte non tentacolare) è lungo in media due metri, con tentacoli di oltre 5. Ma c'è un altro animale che raggiunge e supera il suo primato. E' il Calamaro Colossale, Mesonychoteuthis hamiltoni, talvolta chiamato il calamaro antartico, è ritenuto l'invertebrato, unico del suo genere Mesonychoteuthis, più grande del mondo. Sulla base di misurazioni compiute su poche carcasse di esemplari giovani, si stima che possano raggiungere i 14 metri di lunghezza totale. Possiede l'occhio più grande mai documentato tra gli animali, il corpo è più robusto di quello del cugino Architeuthis Dux, tentacoli con artigli affilati, alcuni retrattili, altri in formazione di 3. Arriva a pesare fino a 450 Kg, e per la sua cattura avvenuta al largo della Patagonia, mentre era intento a cacciare merluzzi, ha richiesto oltre due ore. La prima testimonianza reale della sua esistenza si è avuta nel 1925, grazie e due tentacoli ritrovati nello stomaco di un capodoglio. Nel 2003, altro ritrovamento in Patagonia, ma questa volta il Mesonychoteuthis era vivo, e cacciava. L' esemplare era un maschio, ed il primo maschio intatto mai recuperato. Se, come succede per l' Architeuthis, le femmine possono raggiungere dimensioni maggiori, non possiamo essere certi delle reali proporzioni di questo animale gigantesco.

Il pipistrello che cammina Si chiama Mystacina tuberculata, ed è un piccolo pipostrello che vive in Nuova Zelanda, lungo non più di 6 centimetri e che raramente arriva a pesare più di 15 grammi, e che ha ereditato da un antenato vissuto 20 milioni di anni fa l'abilità di camminare a quattro zampe sul terreno. La dottoressa Suzanne Hand, esperta di pipistrelli della University of South Wales di Sidney, Australia, ha scoperto che questo pipistrello ha speciali muscoli ed adattamenti ossei presenti anche in alcuni antenati che vivevano nelle antiche foreste pluviali australiani, basandosi sul ritrovamento di fossili avvenuto nel Nord-Est del Queensland, nel Riversleigh World Heritage Fossil Site. Il Mystacina tuberculata, assieme al comune pipistrello vampiro americano (Desmodus rotundus), sono gli unici due pipistelli in oltre 1100 specie sparse in tutto il mondo in grado di camminare a quattro zampe sul terreno. Utilizzano le ali come zampe supplementari, grazie anche ad un artiglio sulle estremità che garantisce la presa sia sugli alberi che per terra. "Il piccolo pipistrello sembra essere il solo sopravvissuto di un'antica discendenza Australiana ritrovata solo in Nuova Zelanda" dice la dottoressa Hand. E continua "Questo studio mostra che, contrariamente alle ipotesi correnti, i pipistrelli non sono mai stati completamente assenti dalla vita al suolo a causa della competizione e della predazione da parte di altri mammiferi. A differenza degli ucceli, non c'è alcuna prova evidente che i pipistrelli abbiano acquisito una limitata capacità di volare a causa dell' isolamento nelle isole. Più propriamente, sembra che la camminata sia decisamente rara nei pipistrelli a causa dei vantaggi che comporta solo in determinate circostanze. La competizione con altri animali, e l'essere preda di predatori terrestri non impedisce ai moderni pipistrelli vampiro di camminare. Allo stesso modo, le ricche foreste pluviali dell' antica Australia in cui si sono evoluti gli antenati dei Mystacinidi abbondavano di predatori e competitori al livello del suolo" Il piccolo Mystacina tuberculata è un mammifero dal pelo vellutato e dalla cora corta, e l'unico mammifero di terra della Nuova Zelanda: passa lunghi periodi sul terreno delle foreste, cacciando insetti e cercando frutta caduda, nettare e polline. Sembra che abbia anche evoluto una relazione speciale di scambio con un impollinatore dei fiori Hades, una pianta parassita che produce nettare dai fiori alla base di tronchi d'alberi. E' l'unico rappresentante del proprio genere e famiglia: nel 1965 è stato avvistato l'ultimo Mystacina robusta, parente della specie tuberculata, lasciando come unico erede della famigia Mystacina il piccolo pipistrello Neozelandese. Tra le caratteristiche più bizzare, questo pipistrello usa i suoi artigli ed i suoi denti per scavare tane sotterranee, ed i maschi sembrano competere durante la stagione degli amori con una serie di competizioni di canto. E' stato classificato nella lista di animali vulnerabili, ed appartiene ai 100 mammiferi più a rischio di estinzione del Pianeta. Anche perchè con l'introduzione di mammiferi predatori mai esistiti, come il gatto, il ratto e l'ermellino, vedono il proprio regno naturale violato e costantemente minacciato.

Dromedario: la nuova peste australiana In questo topic sulla piaga dei conigli in Australia abbiamo discusso di come una specie non nativa di una determinata regione possa portare letteralmente lo scompiglio, se non addirittura l' estinzione, tra la fauna autoctona. Il caso del coniglio europeo in Australia dimostra che l'uomo, spesso e volentieri, allo scopo di soddisfare capricci del tutto irrazionali (ed è fondamentalmente per un capriccio che il coniglio si è diffuso nel continente) mette a rischio interi ecosistemi, senza nemmeno considerare le conseguenze delle proprie azioni. Un altro esempio potrebbe essere l'introduzione dello scoiattolo americano in Europa, animale che sta facendo scomparire il suo parente europeo a ritmi disarmanti ed incontenibili. Ma pare che l' Australia voglia mantenere il primato sui disastri provocati da specie non locali, e questa volta si tratta di dromedari. Il dromedario, come tutti ben sappiamo, è un animale adattissimo alla vita nel deserto. Sopporta temperature estremamente torridi (al contrario del suo parente, il cammello, che è ben più adatto ai climi freddi dell' Asia centrale), non facendo preferenze tra deserti rocciosi o sabbiosi. E' dotato di una resistenza straordinaria, che gli consente di percorrere distanze lunghissime senza dover alimentarsi o bere: può resistere fino ad 8 giorni senza bere, grazie ad un organismo che gli consente di non disperdere troppa acqua, e ad un sangue in grado di trasportare molto più ossigeno di quello umano. Metabolizza il grasso del proprio organismo per poter resistere ai climi terrificanti del deserto, trasformandolo in acqua in un rapporto pari ad un litro d'acqua per ogni chilo di grasso. Senza poi contare che il dromedario è un ottimo animale da soma: da 150 a 200 Kg di carico, percorrendo fino a 200 Km ogni giorno. Eccezionale, soprattutto per un clima come quello del deserto australiano, per molti versi molto simile a quello dei deserti africani ed asiatici in cui vive il dromedario. E fu proprio per questo motivo che a metà del 1800 vennero importati dall' Africa, allo scopo di trasportare merci pesanti attraverso il deserto australiano. Il problema attuale, come per il coniglio europeo, è che il dromedario ha conosciuto un'esplosione demografica senza precedenti, raggiungendo l'impressionante numero di un milione di unità in anni recenti. Ancora più del coniglio, il dromedario è una piaga per l'agricoltura locale, perchè si nutre di tutto quello che trova, anche di arbusti spinosi. Senza contare i danni da calpestamento delle piantagioni, ed il prosciugamento delle riserve d'acqua: un dromedario è in grado di ingerire un ettolitro d'acqua nel giro di 10 minuti. E c'è anche il danno culturale: molte località dell' Australia centrale sono considerate sacre dalle popolazioni aborigene, che le ritengono popolate dagli spiriti della natura e degli antenati, e sulla sacralità delle quali non hanno mai voluto avere discussioni con i primi coloni, figuriamoci con i dromedari. Parte allora la gara a chi trova i metodi più efficaci di sterminio del dromedario, con tanto di stanziamento di circa 10 milioni di dollari australiani (approssimativamente 600 mila euro) per il loro abbattimento. Si stima ne debbano morire circa 400.000 per fermare un fattore di crescita spaventosamente elevato. Ed ecco le ipotesi: • • •

Sterminio di massa dagli elicotteri. Qualche colpo di fucile, ed il dromedario è morto. Safari organizzati per i turisti, che prevedono la "caccia al dromedario". Non capisco che gusto ci sia, ma scommetto che potrebbe essere una genialata turistica per alcuni appassionati di caccia. Incentivare la caccia a scopo di alimentazione: la carne di dromedario ha un'alta digeribilità, e pare essere molto gustosa. Ha inoltre una riserva di grasso che può essere anch'essa come alimento, con un mercato della carne che potrebbe aggirarsi, nei prossimi anni, attorno al mezzo miliardo di euro.

Animali curiosi Polipo Dumbo Strano polipo del genere Grimpoteuthis, conosciuto come "Polipo Dumbo" per le escrescenze simili ad orecchie sul suo corpo. Vive ad altissime profondità (dai 3000 ai 4000 metri), ed è una delle specie di polipo più rare in assoluto. Possono modificare la trasparenza della loro pelle a piacimento, camuffandosi nelle acque oscure delle profondità marine. Si muovono sul fondle, cibandosi di vermi e piccoli crostacei

Ornitorinco Come non citarlo, quando si parla di animali strani. Becco da papera, mammifero acquatico, oviparo ma allattatore, lo rendono uno degli animali più strani del pianeta.

Kakapo Uno dei pappagalli più strani al mondo. Predilige la vita notturna della Nuova Zelanda, e se ne stimano solo 62 in tutto il mondo, rendendolo uno degli animali più rari in assoluto. E' un camminatore, e non vola. Percorre anche diversi chilometri ogni notte attraverso le foreste.

Pipistrello calabrone Giudicato uno dei pipistrelli più carini di tutti i tempi, è un piccolo volatile che misura appena pochi centimetri di lunghezza. Si nutre di piccoli insetti, preferendo passare il giorno nascosto nelle caverne, come i suoi parenti più grossi. E' uno dei 12 animali più a rischio di estinzione sulla Terra: si stima ne rimangano solo 200.

La Rana Viola Si tratta di una rana di un viola scuro, che trascorre gran parte della sua vita a quattro metri dal suolo, nascosta sotto terra. E' stata scoperta nel 2003 nel Kerala, nonostante lo scetticismo attorno alla sua esistenza, spesso segnalata da alcuni abitanti della zona. Escoo in superficie solo due settimane l'anno, durante i monsoni, per accoppiarsi.

Tartaruga gigante Cantor dal guscio molle Si muove goffamente e con lentezza estrema vicino a fiumi e aacque calme, può misurare 2 metri di lunghezza e pesare più di 50 Kg.

Camerun: siamo parassiti del leone Nessuno avrebbe mai pensato di poter assistere ad una scena simile a quella a cui ha assistito Marjolein Schoe, dell' Università di Leiden, nel Marzo 2006. La scena inziale è un'immagine molto comune dell' Africa, dei leoni che divorano la carcassa di un'antilope. Al rumore della jeep della biologa, sono scappati, rifugiandosi nella savana. Dopo due giorni, la carcassa era ancora dove era stata osservata in precedenza, ma invece di leoni c'erano esseri umani, intenti ad asportare parti del corpo dell' antilope. Secondo quanto detto da alcuni pastori locali, la "caccia alla preda del leone" è diventata una pratica comune negli ultimi anni. Si segue il leone, e si approfitta della sua stanchezza post-assalto per cacciarlo via, depredandolo del cibo. Si chiama "cleptoparassitismo", ed è presente in alcune forme animali, come per l' Argyrodes, un insetto che vive nutrendosi delle prede catturate da ragni più grandi. Una volta che il predatore ha catturato la sua vittima, l' Argyrodes si lancia sulla carcasse ed inizia a nutrirsene. Ma se praticata dall' uomo, su specie in via di estinzione, è altra faccenda. I leoni sono drasticamente calati di numero Parco Nazionale di Waza, probabilmente anche a causa di questo fenomeno che pare dilagare nei dintorni dei villaggi più poveri. Il Camerun ha dichiarato nel 2005 un prodotto interno lordo pro-capite di circa 2500 dollari, ed è costantemente piagato da una corruzione che ormai è istituzionalizzata e burocratizzata. Il tasso di disoccupazione è di circa il 30%, e la criminalità altissima, soprattutto dopo il calar del sole. Il suo Presidente, Paul Biya, è in carica dal 1982, è stato coinvolto nelle accuse di brogli (risoltesi con un nulla di fatto) alle elezioni del 2004, ed ha appena stabilito le basi per la sua prossima elezione e presidente, modificando la costituzione camerunense. Considerato l' "uomo leone", colui che non perde la sua calma olimpica per nulla al mondo, sta aumentando le pressioni sulla popolazione e sul parlamento, allo scopo di ottenere più potere, e possibilmente la carica di presidente a vita per il 2011. E non senza conseguenze: rivolte popolari, manifestazioni, incendi e qualche vittima. Quando l' Africa si sveglia, i tamburi battono "alla guerra!". E la repressione è altrettanto dura, con processi sommari in condizioni umilianti (gli imputati sono seminudi di fronte al giudice) L'aumento dei beni di prima necessità, che il regime di Biya pare non considerare un problema, ha prodotto una situazione di fame totale in alcune regioni del Paese, tant'è che gli abitanti dei villaggi più poveri si vedono costretti a scacciare i leoni per nutrirsi della carne delle loro prede. Ma non solo: si sfruttano gli sforzi delle iene e dei leopardi, mettendo tutti questi animali a rischio. Non e' solo questione di salvaguardia dell'ambiente: persone che studiano e sono ben nutrite sanno che forme di vita come leoni, leopardi, iene, antilopi sono un bene preziosissimo per un Paese come il Camerun. Ma se li si mantiene nell' ignoranza e nella necessità di fare qualunque cose pur di avere del cibo da portare ai propri figli, si provoca una cascata inarrestabile di eventi che possono portare alla rovina un' intero Stato.

Moko il delfino Studio Aperto intitolerebbe il servizio "Delfino Maniaco" o qualcosa di simile, ma l'animale voleva soltanto giocare, anche se il suo atteggiamento è stata un pò troppo irruento fino a spingere quasi all'assideramento una povera nuotatrice in Nuova Zelanda. Non voleva smettere di giocare Moko, il delfino che da anni gioca coi bagnanti di Hawkès Bay, ed impediva alla donna di tornare a riva, spingendola nella direzione opposta ogni volta che tentava di dirigersi verso la spiaggia. Disperata, si è aggrappata ad una boa fino a quando non è stata tratta in soccorso da due persone in barca, allo stremo delle forze. Moko era già stato protagonista di un episodio che lo aveva reso un eroe, salvando due balene che avevano preso la direzione sbagliata entrando nella baia in cui Moko ormai risiede da anni. Familiarizzando con gli esseri umani così da vicino, i delfini perdono il loro istinto selvatico e di sopravvivenza, divenendo lentamente incapaci avere una vita di branco con altri esemplari. Inoltre, non possono conoscere i nostri limiti fisici, mettendo in pericolo la nostra vita ed a dura prova la nostra resistenza. Sono degli animali che amano il gioco, e vedendoci in acqua "suppongono" che siamo dotati delle loro stesse capacità, e giocare in acque fredde per lunghi periodi per loro non rappresente un problema.

La piaga dei conigli in Australia C'è chi lo gusta per le sue carni, chi lo trova tenero e simpatico come un peluches, ma chi invece lo odia, con tutto il cuore, perchè lo considera come una vera e propria infestazione da oltre 150 anni. Il coniglio, quel tenero animale che amiamo dai cartoons e ci costringe ad uno slancio di tenerezza, è ormai una piaga in Australia. Giusto per fornire un dato, nel corso di sei anni, nella sola Maquarie Island, tra l' Australia e l' Antartico, il loro numero è cresciuto da 20.000 a 130.000. Si danno da fare, i conigli. La femmina va in estro ogni 21 giorni, e visto il clima favorevole di alcune zone dell' Australia ha trovato ambiente ideale per la riproduzione tutto l'anno. La gestazione dura un mese, ed ogni femmina da alla luce dai 3 ai 14 cuccioli. Quindi, facendo due calcoli, circa 6 parti ogni anno, dai 18 agli 84 parti ogni anno, che in sei anni fanno 504 potenziali coniglietti per ogni femmina. La previsione è molto "spinta", una femmina di coniglio non potrebbe mai sostenere questi ritmi, ma da un'idea di quanto possano figliare questi attivissimi mammiferi. Sono un danno mostruoso per le coltivazioni, nutrendosi di tutto ciò che trovano nei campi. Non possiedono predatori naturali in grado di contenerne il numero, ed i pochi predatori in grado di cacciarlo non sono in numero tale da non costituire una forma di contenimento rilevante. E così, dal lontano 1859, anno nel quale furono introdotti nell' ecosistema australiano i primi conigli europei (ventiquattro), nessuno sapeva che stava per produrre uno dei più grossi danni economici ed ambientali che il continente avesse mai visto. Sir. Thomas Austin, cacciatore e membro dell' Acclimatisation Society, che si occupava di introdurre specie animali non presenti in Australia, portò sul continente 24 esemplari di coniglio per poter esercirare il suo massimo divertimento: la caccia. In realtà, la presenza del coniglio sul suolo australiano è già nelle cronache intorno alla fine del 1700, ma il suo numero fu limitato, e erano spesso tenuti in gabbie e ne veniva limitata la riproduzione. Ma già nel 1827 un giornale della Tasmania segnalava come il numero dei conigli fosse così elevato in tutta la colonia che se ne andavano in giro in gruppi di centinaia. Ma è a Thomas Austin che si attribuisce il merito dell'attuale infestazione da coniglio che piaga l'Australia. Siamo ormai ad un numero tale che nonostante se ne uccidessero 2 milioni ogni anno il loro numero non appariva cambiato, anzi. Nel 1920 erano 10 miliardi, intorno al 1950 erano 600 milioni, ma grazie all' introduzione di una malattia di tipo genetico (la Myxomatosi) nei coniglio si è riusciti a "contenere" il fenomeno, giungendo ai 200300 milioni di questi anni. Ma a quanto pare, nemmeno la Myxomatosi è stata in grado di contenere il fenomeno, e i conigli ora crescono ad ondate stagionali che li portano ad incrementare di numero. Ormai 6 conigli su dieci sopravvivono ormai alla malattia, e dato che il virus veniva diffuso attraverso le zanzare, negli ambienti più aridi alcune colonie di conigli non sono state colpite. Ora ogni mezzo è lecito: caccia, trappole, reti (che vengono spesso superate con agili balzi, o buche), veleno e fuoco. Hanno tentato con un altro virus, l' RHD (Rabbit Haemorrhagic Disease), malattia scoperta nei conigli in Cina), ma nonostante una riduzione della popolazione del 90% nei primi anni, ormai anche quel virus sembra essere diventato soltanto una brutta influenza per qui mammiferi che sembrano così piccoli ed innocui. Oltre ad i danni provocati alla colture, si calcola che l'introduzione del coniglio in Australia abbia fatto scomparire una specie su otto, a causa dei danni provocati a piante che a volte costituiscono l'unico alimento per alcune specie. Ora c'è una nuova speranza, trovata in Italia nel 2000: una nuova forma di calicivirus, estremamente virulento e pare estremamente efficace nello sterminio di quelle tenere creature pelose e così dannose. Si calcola che negli ultimi 13 anni, la sperimentazione del calicivirus abbia contribuito ad evitare almeno 1 miliardo di dollari di danni, e pare la strada migliore per la lotta senza tregua con il coniglio.

Quella strana lucertola fluttuante Le lucertole sono spesso e volentieri animali che consideriamo come talmente comuni da non suscitare il minimo interesse, se non per qualche fanatico di rettili. Certo, ci sono esemplari e parenti illustri come i varani, i coccodrilli, alcune lucertole delle zone desertiche irte di spine e dai comportamenti bizzarri, ma a meno che non si tratti di qualcosa di talmente strano o terrificante da attirare la nostra attenzione, l'unica esclamazione che ci esce dalla bocca ' "toh! una lucertola". La lucertola di cui sto per parlare non e' una nuova scoperta, anzi, ci sono diverse segnalazioni del suo bizzarro comportamento. Ma sino ad ora nessuno era riuscito a spiegarne il motivo, ed il meccanismo che gli consente di agire in maniera cosi' bizzarra. Il rettile in questione e' la "lucertola arboricola dalla coda blu-neon" (Holaspis guentheri), che si trova in Africa. La caratteristica peculiare di questa lucertola e' che, come altri animali che, a differenza sua hanno le piume o sono dotati di membrane elastiche, questa curiosa lucertola e' in grado di planare, come farebbe una piuma. Il meccanismo di planata non e' nuovo in natura: lo adottano gli uccelli per risparmiare risorse utili al "volo attivo", lo sfruttano addirittura alcuni serpenti arboricoli, appiattendo il ventre per renderlo simile ad un'ala e passare di albero in albero. Ma la lucertola in questione ha evidentemente incuriosito un sacco i ricercatori dell' Universita' di Antwerp, tant'e' che si sono messi a filmarla, parallelamente ad altri rettili, per vedere se effettivamente la lucertola-blu-neon e' in grado di planare. Prendi un gecko-planante (Ptychzon kulhi), una lucertola blu-neon e una comune lucertola che si puo' trovare nascosta in qualunque muretto campestre (Podarcis muralis), e l'esperimento e' fatto: si tratta di far lanciare da due metri di altezza gli esemplari sotto osservazione, e vedere se e come possano planare. Se fosse stato tutto cosi' semplice, tuttavia, sarebbe l'esperimento con animali piu' riuscito del mondo: come filmare una lucertola lanciata nel vuoto indirizzandola verso la giusta direzione per poterla riprendere con le telecamere installate per seguirne gli spostamenti in volo? Pazienza, tanta pazienza, come sempre in questi casi. ci sono volute settimane intere prima di riuscire ad avere abbastanza materiale da poter iniziare a condurre uno studio approfondito sulle dinamiche di volo di questi rettili. Inizialmente pareva che la lucertola blu-neon non planasse, o almeno non lo facesse piu' di una normalissima altra lucertola: il rapporto tra la distanza coperta, a parita' di altezza, era estremamente a favore del gecko in grado di planare, e per certi versi i risultati ottenuti dalla lucertola comune erano piu' incoraggianti di quella africana. Ma analizzando attentamente i rapporti di peso tra i diversi esemplari, si e' giunti alla conclusione che in realta' la lucertola blu-neon e' diverse volte piu' leggera di una lucertola comune (circa 1/3) o di un gecko (1/10), il che rende i suoi risultati molto piu' significativi a parita' di distanza coperta. Ma dietro a questa planata non c'e' un meccanismo evolutivo attivo, contrariamente a quanto si possa pensare. La planata del gecko, ad esempio, si basa sull'aumento della superficie del suo corpo, che si "appiattisce" quando si trova in volo, aumentando la portanza e creando un effetto-ala. Per quanto riguarda la lucertola blu-neon invece, si tratta solo di peso: e' talmente leggera (1.5 grammi) da planare come farebbe una piuma d'uccello. E questo grazie alla sua struttura ossea: analizzando il corpo della lucertola ai raggi-x (utilizzando tra l'altro la struttura European Synchrotron Radiation Facility, che ospita un acceleratore di particelle, un sicrotrone appunto, in grado di svolgere funzioni di supermicroscopio), si e' scoperto che le sue ossa sono strutturate in modo tale da lasciare ampi spazi di vuoto, rendendo tutto il corpo molto piu' leggero di qualsiasi altra lucertola, a parita' di dimensioni. Si arrampica e plana come una piuma grazie alla sua leggerezza: ecco svelato il mistero della lucertola blu-neon africana.

La piu' grande migrazione di insetti mai vista Ogni anno, milioni di libellule compiono un viaggio di migliaia di chilometri attraverso il mare che separa la parte sud dell' India fino all' Africa. I ricercatori di stanza alle Maldive pare abbiano scoperto la piu' lunga migrazione di libellule mai vista sinora. Se confermata, la migrazione sarebbe la prima del suo genere ad attraversare un intero oceano, surclassando anche la migrazione di massa delle farfalle Monarca, che viaggiano ogni anno per circa la meta' dei km percorsi dallo sciame di libellule, attraverso l' America. Il biologo Charles Anderson, che lavora per la Maldivian Marine Research Center al monitoraggio delle specie marine attorno alle Maldive, ha pubblicato i dettagli di questa migrazione di massa nel Journal of Tropical Ecology, affermando che ogni anno milioni di libellule arrivano alle isole Maldive, evento peraltro ben noto agli abitanti della zona. Fino ad ora pero', nessuno era riuscito a stabilire con esattezza da dove provenissero gli sciami. La migrazione ha caratteristiche uniche nel suo genere, in quanto le isole che compongono le Maldive distano dalle coste indiane dai 500 ai 1000km, e sono quasi totalmente prive di acqua dolce, elemento che le libellule devono sfruttare per portare a completamento il loro ciclo vitale. Anderson sostiene che le libellule sono arrivate alle Maldive nel 1983, iniziando a stilare dei rapporti dettagliati dall' anno 1996 e collezionando dati utili anche grazie ad osservatori locali delle Maldive, indiani e delle navi che transitano per quel tratto di mare. Quando Anderson ha comparato le osservazioni di queste libellule effettuate nella regione sud dell' India e' riuscito a calcolare i loro spostamenti, dall' India fino a Male, capitale delle Maldive, per poi spostarsi negli atolli che si trovano piu' a sud. Ogni anno, le libellule arrivano a Male tra il 4 ed il 23 Ottobre. Subiscono un incremento della popolazione attorno a Novembre/Dicembre, prima di scomparire nuovamente fino all'anno successivo. Arrivano in ondate, ciascuna delle quali rimane alle Maldive non piu' di pochi giorni. Circa il 98% delle libellule registrate alle Maldive č del genere Globe Skimmers (Pantala flavescens), ma non e' l'unico genere presente. La cosa piu' strana e' che, non essendoci sorgenti di acqua dolce, ci si chiede per quale motivo le libellule vogliano compiere un viaggio talmente epico ogni anno. Probabilmente, dice Anderson, vogliono raggiungere le coste est dell' Africa, dove sono state registrate alla Seychelles, a circa 2700Km di distanza dall' India, fino a spingersi ad oltre 3800km, nella parte piu' occidentale delle Seychelle, Aldabra, attorno a Dicembre.

L' invasione delle meduse giganti Le coste del Giappone sono sotto attacco costante, da anni ormai, opera di giganteschi esseri che fanno strage di pesci, spaventano i bagnanti e rovinano economicamente i pescatori delle piovose spiagge nipponiche. Non si tratta dei figli di Godzilla, e nemmeno dei nipoti di Gamera, ma di esseri gelatinosi, di enormi dimensioni, che non hanno pietà e nemmeno rimorsi, nutrendosi di qualunque cosa di muova nell' oceano. Si chiamano Meduse di Nomura, dette anche Meduse Echizen, sciamano per le coste giapponesi, infliggendo danni ingenti alle industrie legate alla pesca ed all' acquacoltura marina. Arrivano a pesare oltre 200 Kg, e ad avere un "cappello" ampio fino a due metri di diametro. L'allarme è scattato il mese scorso, quando è stato avvistato un inusuale banco di meduse giganti, composto da milioni di individui allo stato giovanile dal Dipartimento della Pesca giapponese, che monitorava l'area attorno al Mar Giallo e Tsushima Island. Gli esemplari più grossi di Meduse di Nomura possono raggiungere e superare i 200Kg di peso, ed avere un cappello oltre i due metri di diametro. Lo sviluppo di queste meduse dalla nascita all' età adulta è parecchio singolare: • • •

Dopo la fecondazione delle uova, nascono dei piccoli polipi, somiglianti a dei piccoli fiori. Questi polipi viaggiano seguendo le correnti (nel caso giapponese, la Corrente di Tsushima), e muovendosi perdono parti del loro corpo che diventano masse cellulari chiamate Podociti I podociti rimangono sul fondo del mare, iniziano a crescere divenendo una differente (nell' aspetto) specie di polipo, per poi tramutarsi in medusa.

Generalmente non tutti i polipi arrivano allo stadio adulto: com'è facile prevedere, diventano facili vittime di molti predatori marini. Quest'anno, invece, secondo il professor Shinichi Ue dell' Università di Hiroshima, molti polipi sono sopravvissuti, probabilmente a causa della scarsità di predatori, formando l' ondata di meduse prevista per Luglio. Nel Giugno 2009 il team di Ue ha esaminato il tratto di mare che sta trasportando le meduse verso il Giappone, ottenendo questi dati: • • • •

Meduse del diametro di 10-50 centimetri Distribuzione delle meduse: circa 2.14 meduse in 100 metri quadrati La distrubuzione risulta 3 volte più elevata rispetto alla terribile invasione del 2007 (vedi paragrafo successivo) Nel 2009, a cause di questa enorme fioritura delle meduse, passaranno lungo le coste del Giappone tra 300 e 500 milioni di Maduse di Nomura

Non è il primo caso di invasione di meduse giganti: nel 2007, Il Dipartimento per la Pesca aveva ricevuto oltre 15.000 lamentele da parte dei pescatori, per i danni subiti dalla passata invasione di meduse giganti. L'invasione costò centinaia di milioni di dollari al Giappone. Le Meduse di Nomura sono particolarmente dannose perchè, oltre a nutrirsi di discreti quantitativi di pesce, rischiano di rompere le reti con il loro peso. Bastano 5 o 10 Meduse di Nomura per rompere una rete commerciale. Sono inoltre pericolose perchè possono uccidere i pesci intrappolati nelle reti e colpire con i loro tentacoli urticanti i pescatori che cercano di eliminarle dalla rete. http://www.stltoday.com/stltoday/news/stories.nsf/sciencemedicine/story/8D45B24EE9838564862575F0008171D9?O penDocument

Il "mostro" del Lago Maggiore Aveva morso in una sola giornata 6 turisti, mandandone due all' ospedale con cicatrici lunghe quasi 10 centimetri. Aveva perforato la muta di un sub della polizia che gli dava la caccia. Il "mostro" del Lago Maggiore ora è stato catturato, e servito nei piatti di un ristorante locale. Si tratta della sandra, detta anche lucioperca, un pesce d'acqua dolce originario dell' Europa introdotto in Italia intorno alla fine del 1800, e che ha causato discreti danni alla fauna ittica di fiumi e laghi. Il lucioperca raggiunge fino ai 15 Kg di peso, 20 anni di età e fino a 130cm di lunghezza. L'esemplare di sandra in questione era lungo 80 cm e pesava 8Kg, ma dotato di una straordinaria aggressività. Non è il primo caso di sandra che morde un essere umano, ma mai in maniera così aggressiva e feroce. Probabilmente l'aggressività del pesce è dovuta ad uno squilibrio ormonale, ma ormai non si potranno più accertare le cause della sua ferocia, dato che è già stato servito come prelibata pietanza. E' dotato di denti aguzzi. piccoli e numerosi, che utilizza efficacemente per la sua attività predatoria, e tramite i quali ha ferito oltre 6 bagnanti in vacanza nei campeggi presso Tenero, sul Lago Maggiore. Oltre ad essere un predatore, il lucioperca è anche noto per la sua carne prelibata, ed allevato in numerose acquacolture in nord-europa, dove ha un discreto valore commerciale e risulta utile per limitare la popolazione di pesci indesiderati negli allevamenti di carpe.

Ecco alcune foto della sandra:

Il parto della vergine...di squalo E' il terzo caso documentato al mondo in cui uno squalo da alla luce un cucciolo tramite partenogenesi. Il primo caso si verificà in Nebraska nel 2001 con una femmina di squalo martello, che partorì un cucciolo senza essere stata fecondata da un maschio. Il secondo a Detroit, nel settembre 2002, al Belle Isle Aquarium, con uno squalo del bambù. La partenogenesi è un meccanismo già noto in natura in alcune piante e animali, che prevede lo sviluppo di un "figlio" senza fecondazione. Si tratta di una riproduzione asessuata, che può essere anche indotta artificialmente, che avviene tramite l'auto-attivazione della cellula uovo, senza la presenza di materiale genetico attivatore derivante da un esemplare maschio. In questo caso, uno squalo femmina di nome Tidbit, della specie Carcharhinus limbatus, durante un test di routine al Virginia Aquarium a Virginia Beach, è stata scoperta incinta, senza tuttavia aver avuto contatti con esemplari del sesso opposto. Purtroppo non è vissuta tanto per poter dare alla luce il piccolo: dopo otto anni di cattività nell' acquario, Tidbit è morta, per cause ancora sconosciute, probabilmente derivanti dallo stress di un parto di questa natura. All' interno del suo utero, infatti, è stato ritrovato un feto di 30 centimetri, scoprendo che Tidbit era prossima al parto. Lo squalo non aveva mai avuto contatti con maschi nel corso dei suoi 8 anni di cattività, e l'analisi del feto ha riscontrato come il suo patrimonio genetico era interamente riconducibile alla madre, senza alcun marcatore che potesse far risalire ad un eventuale maschio venuto in contatto con Tidbit. Tutti gli animali non-mammiferi possono essere, in via teorica, capaci di generare prole per partenogenesi, con una percentuale probabilistica calcolata attorno allo 0.1%. I casi documentati sono diversi, come per le tartarughe, alcuni serpenti, tacchini e draghi di komodo. Nel 2006, allo Chester Zoo in Inghilterra ci fu il primo parto documentato, avvenuto per partenogenesi, di un drago di komodo, Flora, avvenuto curiosamente intorno al periodo di Natale. Si cerca ora di indagare sulle cause di questa fecondazione spontanea. Robert Hueter, direttore del Centro di Ricerca sugli Squali del Mote Marine Laboratory, in Florida, sostiene che non sia il primo caso di partenogenesi per i pesci in cattività, e che la necessità di doversi riprodurre senza un partner possa scatenare un' auto-fecondazione delle femmine. Per quanto possa essere un evento straordinario nella sua rarità, vorrei fermare all' istante chiunque volesse addurre questo precedente come prova della possibilità di "fecondazione virginale" negli esseri umani: nell' Uomo questo non è possibile, perchè è necessario che siano presenti entrambi i patrimoni genetici dei genitori. L'assenza di uno dei duo corredi genetici, infatti, rende inattivi alcuni geni, rendendo impossibile lo sviluppo dell' embrione.

Formiche di fuoco e mosche in battaglia La formica di fuoco è una formica di piccole dimensioni, basti pensare che la regina raggiunge i 5 millimetri, e le operaie difficilmente arrivano a 6. Nonostante questo, sono una delle specie di formiche più temute e detestate, perchè non solo creano colonie molto più numerose delle "normali" formiche (la regina è in grado di produrre fino a 1500 uova al giorno, e le colonie risultano essere spesso 100 volte più numerose del normale) ed infestano le campagne e le zone urbane costruendo nidi alti fino a 40 cm; ma la caratteristica per le quali sono note ai più è la loro puntura, estremamente fastidiosa per l'uomo. Una sola vibrazione nei pressi del formicaio scatena la loro ira, facendole uscire dalla tana per aggredire il malcapitato, anche in gruppi da 10.000 unità. Inizialmente la formica di fuoco era una specie endemica del Brasile, ma la sua diffusione ha trovato largo spazio anche negli USA fin dagli anni '30 del 1900, e negli ultimi 7-8 anni si sono registrare colonie in Europa, anche in Italia. Molto probabilmente sono arrivate sin qui attraverso navi da cargo, mentre la loro introduzione all' interno del suolo statunitense può essere stata provocata anche solo da trasporti commerciali via terra. Sono formiche aggressive, e lo si nota dalla scomparsa, nei territori da loro colonizzati, di alcune specie di insetti e di piccoli uccelli, che predano ed uccidono senza pietà, utilizzando il veleno contenuto nel pungiglione per paralizzare le loro vittime e trasportarle nel formicaio, all'interno del quale se ne nutriranno. Sembra, però, che ora si sia giunti ad un punto di svolta, trovando la più terrificante arma biologica contro questo genere di formiche: una mosca della famiglia Phoridae. Queste mosche si comportano come veri e propri "Aliens": una volta localizzata una formica, vi si posano sopra ed iniettano all' interno del loro addome. Una volta schiuse, queste uova danno alla luce dei piccoli vermi, che si muovono all'interno del corpo della formica di fuoco fino a raggiungere il cervello, organo del quale si nutrono con voracità, e prendendo il controllo della formica, facendola allontanare dalla colonia. Dopo circa 40 giorni, il cranio della formica è vuoto, e letteralmente cade dal corpo dell' insetto. Le formiche diventano veri e propri zombie: come nei migliori film di Romero e nella saga di Alien, iniettano la loro prole all' interno di un corpo. Una volta preso il controllo del cervello, le larve di mosca letteralmente controllano il corpo della formica, dai suoi movimenti ai suoi comportamenti nei confronti della colonia, portandola lentamente ad allontanarsi e a morire al di fuori della colonia stessa. E' fin dal 1997 che i ricercatori della Texas A&M University stanno importando mosche della famiglia Phoridae in Florida ed in Texas, due tra gli Stati più colpiti dall' invasione delle formiche di fuoco, ed ora i risultati iniziano a vedersi. Vengono rilasciate non solo nei pressi dei formicai, dove possono essere più vulnerabili agli attacchi in massa delle formiche, ma anche nelle "piste di approvvigionamento", i percorsi abituali che le formiche seguono per andare a caccia. Nel 2008, sono state rilasciate in Texas mosche della specie Pseudacteon obtusus, ottenendo un'interruzione della diffusione delle formiche di fuoco; dato il successo, quest'anno verranno introdotte in altre due località, sempre in Texas, per cercare di ridurre i focolai di diffusione e distruggere le colonie più numerose.

Pesci giganti Tratto National Geographic ecco un elenco di alcuni dei pesci giganti d'acqua dolce del mondo, molti dei quali in via di estinzione a causa della pesca intensiva, sia commerciale che sportiva.

Arapaima Conosciuto come paiche o pirarucu, è un pesce d'acqua dolce che vive nelle foreste pluviali del Sud America, in laghi e paludi. Respira aria, il che significa che ad intervalli deve risalire in superficie, come fanno i cetacei,rimanendo in immersione dai 10 ai 20 minuti. Può raggiungere i 3 metri di lunghezza e pasare fino a 200Kg, e si nutre prevalentemente di pesci, ma anche di qualche uccello che incautamente si poggia sulla superficie dell'acqua.

Storione Lo storione è uno degli animali d'acqua dolce più grandi, in particolare lo storione cinese, che vive nel fiume Yangtze. Può pesare fino a mezza tonnellata e raggiungere dimensioni fino a 5 metri. E' una specie in via di estinzione, dato che risulta molto sensibile all' inquinamento delle acque ed al traffico commerciale fluviale, oltre che essere preda molto ambita per la pesca sportiva. E' uno degli animali più longevi del pianeta, con il record di 152 anni di età per un esemplare catturato in Canada, nel 1953.

Razza gigante La razza gigante vive in molte acque dolci dell' Asia, può raggiungere i 5 metri di lunghezza e pesare oltre 600Kg. Quante ne siano rimaste è un mistero: nessuno è in grado di fare una stima di quanti esemplari vaghino per le acque di alcuni fiumi asiatici, come il Mekong, in Cambogia, e nemmeno nulla si sa sulle loro abitudini, in particolare se possano migrare fino al mare, dove ne sono stati trovati alcuni esemplari. Di solito si nascondono sotto la sabbia, in attesa delle loro prede preferite, granchi e camberi, grazie ad un apparato sensoriale in grado di distinguere i segnali bioelettrici emessi dagli animali.

Pesce gatto gigante Già citato in questo post nella sua versione di "pesce gatto mutante", il pesce gatto gigante del fiume Mekong può raggiungere i 3 metri di lunghezza, e pesare oltre 300 Kg. E' una specie a rischio di estinzione, essendo preda di pesca sportiva e vittima della distruzione del suo habitat naturale.

La trota gigante Chiamata anche "taimen", è un pesce voracissimo, che si nutre di qualsiasi cosa si muova, a qualunque ora del giorno. Viene anche chimata "lupo di fiume" per avere l'abitudine di cacciare in branco. Si nutre di pesci, ma anche di piccoli mammiferi e di uccelli, oltre ad aver dimostrato comportamenti cannibali in alcuni casi. Raggiunge le ragguardevoli dimensioni di 2 metri di lungezza ed il peso di oltre 100Kg.

Siluro Pesce d'acqua dolce europeo, originario del Danubio, e diffuso in Italia soprattutto nel Po. Spesso scambiato per un pesce gatto, raggiunge le dimensioni dei pesci gatto giganti asiatici, toccando quasi i 3 metri di lunghezza ove possa sviluppare tutto il suo potenziale, arrivando a circa 30 anni di età. E' un pesce estremamente vorace, e si nutre di qualunque cosa, vivo o morto che sia, causando non pochi problemi alla fauna ittica del fiumi e laghi nei quali è stato introdotto. Si calcola che nel Po circa il 27% della biomassa (la totalità delle specie ittiche presenti) sia rappresentata dal siluro. Il giornale "Brescia Oggi" riporta l'avvistamento, da parte di due subacquei, di un siluro di 5 metri.

I Globster I globster sono masse di materiale organico che si arenano sulle spiaggie di mezzo mondo, e che non riescono a rientrare in una classificazione basata sulle specie conosciute all'uomo. Il termine, coniato da Ivan T. Sanderson nel 1962 a seguito del ritrovamento in Tasmania, definisce una massa che generalmente non ha una struttura riconducibile a nessun organismo vivente noto. Alcune volte, si è trattato di grasso o sperma di balena, o altre strutture di natura organica provenienti da animali noti, come le piove giganti, ma talvolta non si trova tutt'ora una spiegazione sulla loro natura e sulla loro provenienza

http://www.jjona.it/pagine_ufologia_misteri/mostro_cile.htm Il caso è famoso, e non è assolutamente l'unico in cui è coinvolto un essere gelatinoso, definiti "globster" L'ipotesi più probabile, formulata proprio da uno zoologo italiano, Lorenzo Rossi, è quella dell' Octopus Giganteus, fino a poco tempo fa solo sui manuali di criptozoologia, e avvistato solo nel lontano 1896 (trovate le foto qui http://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Octopus_giganteus ) In realtà l'avvistamento in Cile risale all' estate 2003, e le particolarità finora note dell' animale sono queste: - 12 metri di ampiezza - 13 tonnellate di peso - carcassa in avanzato stato di decomposizione - un solo tentatolo rimasto, più un abbozzo di tentacolo che altro. Purtroppo per ora non sono riuscito a reperire informazioni sulle analisi dell' essere in questione. http://www.cryptozoology.com/forum/topic_view_thread.php?tid=5&pid=327579 Per il caso del 1896 in Florida, venne rinvenuta una carcassa da due ragazzi, Herbert Coles e Dunham Coretter, sulla spiaggia di Saint Augustine. Il professore Dewitt Webb, fondatore della St. Augustine Historical Society, esaminò la carcassa, rilevando che: - la parte affiorante dalla sabbia misurava 7 metri di lunghezza, un metro e venti di altezza e 2.5 di larghezza - peso di circa 5 tonnellate - colore bianco con sfumature rosee e argentate - avanzato stato di decomposizione Webb ritenne che si dovesse trattare di una sorta di octopus (polpo), dato che gli parve di riconoscere 4 moncherini di altrettanti tentacoli, più un quinto tentacolo arenatosi poco più lontano dalla carcassa. Grazie alle due foto scattate all' animale, del caso si interessò il Professor Addison Alpheus Hyatt Verrill di Yale, massima autorità statunitense in fatto di cefalopodi, avendo pubblicato oltre 27 articoli su altrettanti spiaggiamenti di cefalopodi. Il dottor Verrill concluse che i resti erano da attribuire ad una nuova specia di octopus, che lui stesso (con molta modestia) ribattezzò "Octopus Giganteus Verrill". Ma dopo un esame dei campioni di tessuto inviati, lo stesso Verril concluse che non si potesse trattare di un enorme mollusco (conclusione alla quale giunse anche il dottor William Healy Dall, curatore della sezione molluschi dello Smithsonian Institute), ma bensì di un capodoglio, per quanto irriconoscibile. La cosa rimase nel dimenticatoio fino agli anni 50 del '900, quando Forrest Glenn Wood, direttore del parco acquatico Marineland of Florida, riuscì a recuperare i campioni presenti allo Smithsonian e ad inviarli al suo collega Joseph F. Gennaro, biologo cellulare dell' Università della Florida. Il dottor Gennaro eseguì test comparativi tra i campioni della carcassa e i cefalopodi noti, concludendo che: non si trattava di un capodoglio, come sostenne in seconda battuta Verrill, dato che il tessuto connettivo era molto simile, se non identico, a quello di un mollusco. L'ultima analisi sulla carcassa venne eseguita nel 1995 con un microscopio elettronico, riportandone i risultrati sul Biological Bulletin. Questa volta si concluse che si trattava di collagene puro, senza le caratteristiche di collagene di un qualsiasi invertebrato conosciuto. Si concluse quindi che fossero residui della pelle decomposta di un enorme vertebrato a sangue caldo. I casi di spiaggiamenti simili sono diversi, in Tasmania, in Nuova Zelanda, Bermuda, e altri posti al mondo.

Qui un'analisi dell' avvistamento del 1896 http://www.criptozoo.com/absolutenm/templates/criptidiacquaticitemplate.asp?articleid=131&zoneid=12 Qui invece il caso del Trunko, un globster avvistato in Africa mentre combatteva con due cetacei http://www.inspiegabile.com/cms/criptozoologia/archivio-casi-criptozoologici/trunko-globster.html http://www.chupacabramania.com/articoli/strane_creature/il_trunko.htm http://en.wikipedia.org/wiki/Trunko

I Dieci animali più letali della Terra Secondo il giornale online Live Science ( http://www.livescience.com/ ) questa è la classifica dei dieci animali più letali del pianeta: Posizione 10: Poison Dart Frog. Con questa definizione si identifica una famiglia di rane velonose, dall' aspetto e dai colori più disparati, sparse per mezzo mondo. Letteralmente si traduce come "La rana per i darti avvelenati", perchè le sue secrezioni vennero utilizzate come veleno da applicare sulle punte delle frecce in Centro e Sud America. Il veleno prodotto da una sola di queste rane è in grado di uccidere una decina di uomini adulti. Ultimamente queste rane sono in pericolo di estinzione, sia per l'ecatombe di massa delle rane che si sta verificando negli ultimi anni, sia perchè l'ecosistema nel quale sono abituate a vivere sta inesorabilmente svanendo.

Posizione 9: Il bufalo cafro. E' una comune varietà di bufalo presente in tutta l' Africa. Vive nella savana, e ha come predatori naturali il leone ed il coccodrillo, gli unici animali che possano avvicinarsi a lui senza temere di subire troppi danni. Viaggia in branchi di decine di migliaia di individui, il che è già un deterrente per quasi tutti i predatori, che si limitano ad attaccare gli individui più deboli o malati. Come se non bastasse, arriva a pesare fino a 700kg, il che lo rende una forza inarrestabile se si dovesse lanciare contro di voi.

Posizione 8: l'orso polare. Siamo abituati a vederli negli zoo, anche da cuccioli, quando sembrano soltanto buffe palle di pelo bianco. Ma nel loro ambiente naturale, il ghiaccio, è il predatore più temuto di tutti. Uccide foche, narvali, elefanti di mare, animali che a volte lo superano di peso. Le sue zampe sono in grado di squarciare qualunque cosa incontrino: potrebbe staccare di netto la testa di un uomo con un colpo di zampa.

Posizione 7: Elefante. Che sia africano o indiano poco importa: trovatevi davanti ad oltre otto tonnellate di animale imbizzarrito (questo è il peso medio di un elefante africano), e la sua provenienza non importa. Ogni anno, gli elefanti uccidono circa 500 persone, tra ammaestratori e semplici curiosi che si sono avvicinati troppo a loro. L'elefante è territoriale, e non gradisce incursioni di estranei nella sua zona di pascolo. Può colpire con le zanne, trafiggendo qualunque cosa, caricare con la sua mole infinitamente possente, o calpestare praticamente qualunque animale predatore terrestre con le sue zampe.

Posizione 6: Coccodrillo marino australiano. Un vero e proprio dinosauro: pesa fino a 1500 kg, lungo generalmente dai 4 ai 6-7 metri (non sono rari casi di maschi anziani di 6 metri), ma circolano leggende, a volte non proprio tali, di individui di 8, o addirittura 10 metri di lunghezza. Una volta caduti in acqua, c'è ben poco da fare: se il coccodrillo marino australiano vi afferra, comincia a girare su se stesso, riducendovi a brandelli. Anche questo è un animale in via di estinzione: prima diffuso anche in Tailandia, ora è completamente scomparso dal Paese, come è accaduto in Vietnam ed in Cambogia. Si nutre di scimmie, bufali d'acqua, addirittura squali, e qualche volta esseri umani.

Posizione 5: Leone. Zanne, artigli, velocità, astuzia, lavoro di branco. Questo fanno dei leoni africani una delle macchine di morte più collaudate della storia dei predatori.

Posizione 4: il grande squalo bianco. Noto ai più per i film che ne hanno narrato le "gesta", il grande squalo bianco è rimasto invariato da milioni di anni, e per un semplice motivo: è quasi perfetto per il ruolo che ricopre nell' ecosistema, uccidere. Tre file di denti, che si alternano ogni due settimane e si rigenerano costantemente; un corpo lungo fino (e a volte oltre, come gli esemplati di 11 metri catturati in Australia ed in Canada nel 1870) i 6 metri, con profilo idrodinamico e muscoli in grado di fargli raggiungere velocità incredibili. Con un singolo morso, uno squalo bianco di medie dimensioni può strappare ed ingoiare circa 14 kg di carne. E, come se non bastasse, talvolta dimostra comportamenti da cannibale.

Posizione 3: Box jellyfish. Simile alla caravella portoghese, è un suo parente stretto che fin dagli hanni 50 ha registrato oltre 5,568 vittime. Al contrario della sua parente stretta, non si lascia trasportare dal moto ondoso, ma ha un sistema di "propulsion" proprio, che le consente di muoversi fino a 1,8 metri al secondo. Ha fino a 60 tentacoli lunghi oltre 5 metri, ed ogni esemplare può uccidere, con il veleno che produce, fino a 60 uomini adulti.

Posizione 2: Cobra asiatico. Tra le 50.000 morti dovute a serpenti ogni anno, il cobra asiatico detiene il primato su tutti. Fa parte dei "serpenti sputatori", in grado di lanciare il proprio veleno a metri di distanza, con l'intento di accecare la propria vittima. Non è il serpente più velenoso in assoluto, ma la quantità enorme di veleno che inietta con un morso è in grado di uccidere chiunque. Raggiunge i 4 metri di lunghezza per gli esemplari più vecchi, ed il suo veleno, una neurotossina che agisce sul sistema muscolare, è in grado di uccidere in meno di tre ore chiunque venga morso.

Posizione 1: zanzara. Sembrerà strano, ma la zanzare è un animale che uccide, e miete migliaia, milioni di vittime ogni anno (circa due milioni). Trasmette il plasmodio, un protozoo che genera la malaria nell'uomo, inoculato attraverso la puntura dell' insetto, come dimostrato da Ronald Ross e Giovanni Battista Grassi alla fine del 1800. Solo un tipo di zanzare può trasmettere la malaria, il genere Anopheles.

I segreti dell' apprendimento: Zebra Finch E' un piccolo uccello, il Taeniopygia guttata, o Fringuello Zebra, originario del centro Australia. E' uno dei più comuni fringuelli del continente australiano, ed è possibile trovarlo nativamente anche in Indonesia, per quanto ormai sia diffuso praticamente in tutti gli U.S.A. Si nutre di semi, fino a raggiungere le dimensioni di circa 10 cm, ed è noto per il suo caratteristico canto, soprattutto in coppia (pare che parlino, vedi il video in fondo al post) Questo uccellino sta diventando famoso perchè sta aiutando i neuroriceratori dell' M.I.T. a trovare una spiegazione al mistero dell' apprendimento. Ne conosciamo le dinamiche, ma non così approfonditamente come si potrebbe credere, in quanto i meccanismi che si scatenano nel cervello non sono tutt'ora molto chiari. Il canto del zebra finch parrebbe generare delle dinamiche del tutto simili a quelle del cervello umano, soprattutto per quanto riguarda la musica. Grazie alla pratica, infatti, il fringuello zebra è in grado di modificare la qualità del suo canto, migliorandolo ed apprendendo dall' esperienza e dagli errori. Nella ricerca pubblicata nel Proceedings of the National Academy of Sciences, gli scienziati fanno notare come questo particolare fringuello possa imparare dall' esperienza, e ne mostrano i meccanismi: prima viene memorizzato il pezzo in una sorta di memoria veloce, per poi essere trasferito alla memoria a lungo termine, attraverso percorsi simili ai gangli cerebrali, che si ritengono direttamente coinvolti nell' apprendimento dall' esperienza. I gangli basali, inoltre, sono collegati anche a disturbi come il Parkinson, o i disordini ossessivo-compulsivi. I fringuelli zebra imparano a cantare imitando i padri, le cui melodie contengono sillabe multiple in una sequenza particolare. Come i tentativi di parlare dei bimbi, i piccoli zebra iniziano a produrre inizialmente un flusso di note, ma dopo migliaia di tentativi arrivano a comprendere e ad imitare i ritmi e le vocalizzazioni del padre. Parte del cervello dedicata all' apparato motorio è responsabile della produzione dei suoni, mentre una parte diversa all'apprendimento. Questi due parti distinte sono simili a gangli basali degli esseri umani. "In questo studio, volevamo capire come queste due parti del cervello lavorano assieme man mano che l'uccello impara", dice Michale Fee, un investigatore del McGovern Institute for Brain Research al MIT. "Così abbiamo addestrato gli uccelli ad imparare nuove variazioni alla loro canzone, ed inattivato il circuito AFP (Anterior Forebrain PAthway, la parte del cervello che pare sia coinvolta nell' apprendimento) per vedere quanto contribuisse all' apprendimento." Per addestrare gli uccelli, i ricercatori hanno monitorato i loro canti, inserendo dei "toni bianchi" in alcuni punti della canzone dell' uccello ad una diversa tonalità. Un giorno, in particolare, dopo ore di addestramento durante le quali l'uccello aveva appreso il cambiamento tonale, i ricercatori hanno disattivato temporaneamente l' AFP con la tetrodotossina (la tossina del pesce palle giapponese). Il risultato fu che l'uccello tornò a cantare alla vecchia maniera, senza ricordare il cambiamento di nota, dimostranto che l' AFP si occupa dell' apprendimento a breve termine, prima di trasferire nella memoria a lungo termine le informazioni acquisite, dopo circa 24 ore. Potete sentire la differenza del canto del Zebra Finch nell' esperimento condotto da Fee: http://web.mit.edu/feelab/media/andalmanandfee.html

Draghi cinesi E' decisamente impressionante. Il fossile è custodito al Xinwei Ancient Life Fossils Museum di Anshun, Guizhou, e pare sia un drago, munito di due corna sulla testa, molto somigliante alle descrizioni classiche di questi esseri leggendari. E' stato rovato nella contea di Guanling nel 1996, e conservato in ottime condizioni nel museo Xinwei. E' lungo 7,6 metri, con unatesta di 76 cm, un corpo di 2,7 metri ed una coda di 3,7 metri, con la testa a triangolo e due corna simmetriche di 27 centimetri. Pare fosse un essere vissuto durante il Triassico, circa 200 milioni di anni fa, un animale anfibio che passava la maggior parte del tempo in acqua, ma con capacità di locomozione anche sulla terraferma. A quanto pare non è l'unico ritrovamento di un drago avvenuto in Cina, ma il primo a possedere corna. La notizia pare essere vera, dato che è stata citata anche dal National Geographic e Nature: http://news.nationalgeographic.com/news/2004/10/1013_041013_sleepy_dino.html Mark Norell, presidente dell' American Museum of Natural History in New York, afferma che sia uno degli anelli mancanti tra i dinosauri e i volatili, a parte la somiglianza straordinaria con l'iconografia classica dei draghi. Un animale a sangue caldo, presumibilmente, non volante ma strettamente imparentato con gli uccelli. Un altro "drago" è Mei Long, trovato nella provincia di Liaoning, sempre in Cina (vedi articolo sopra citato per ulteriori informazioni), o il "drago a due teste" : http://www.flumesday.com/archive/2006/1218-twoheaded.html

Geolocalizzazione animale Spesso di danno per scontate affermazioni come "gli uccelli sentono i campi magnetici durante le loro migrazioni", ma la realtà è che non sappiamo ancora nulla su quali meccanismi entrino in atto durante gli spostamenti stagionali dei volatili e di molti altri animali della Terra. Sappiamo che alcune specie animali utilizzano il magnetismo naturale per orientarsi, ma per molti non sappiamo ancora quale sia il loro metodo di geolocalizzazione. Alcuni sfruttano gli odori o i feromoni (come le formiche), altri utilizzano la posizione del sole (alcuni uccelli e mammiferi), altri ancora il magnetismo, o dei "punti chiave visivi" del paesaggio (che, una volta modificati, possono contribuire a far perdere la rotta ad alcune specie, com'è stato provato in più di un esperimento). Un mistero ancora irrisolto è come i piccioni viaggiatori riescano ad orientarsi. Non si sa ancora se riconoscano il territorio o se sfruttino il magnetismo, ma un progetto dell' Università di Zurigo sembra possa svelare alcuni dei punti interrogativi che assillano gli studiosi. Alexei Vyssotski ed il suo team hanno sviluppato Neurologger2, un impianto cybernetico applicabile al cervello degli uccelli, ma in futuro anche a mammiferi marini, come i delfini, o terrestri. Questo strumento permette di monitorare il funzionamento del cervello dei volativi attraverso un elettroencefalogramma, che registra l'attività del cervello dei piccioni in volo. Un esperimento è già stato condotto con successo: 26 piccioni sono stati muniti di impianto, e sono stati rilasciati in diverse località, allo scopo di raggiungere un punto di arrivo comune. Si è notato che l'attività cerebrale dei piccioni subisca dei picchi ogni volta che riconosce un elemento noto del territorio, cosa che farebbe supporre che il sistema di orientamento utilizzato sia proprio il riconoscimento visivo di punti-chiave del paesaggio. Il Neurologger2 verrà applicato a breve anche su altri uccelli, ed in un futuro prossimo su altre specie animali, allo scopo di fornire ulteriori informazioni su alcuni sistemi di orientamento non ancora spiegati. http://sciencenow.sciencemag.org/cgi/content/full/2009/626/1

La piaga della rabbia canina in Cina In un estremo atto di crudeltà spinta dall' esigenza di debellare il morbo della rabbia canina, una città in Cina ha deciso di uccidere 36.000 cani di strada, tra adulti e cuccioli. La motivazione dietro alla strage è stata l'eliminazione della rabbia che, pare, dilagasse tra gli animali, ma un atto di tale portata non si era mai verificato in un Paese che dice di riconoscere i diritti degli animali. L'allevamento di cani era stato proibito fin dall' ascesa al potere di Mao, e considerato un comportamento borghese, per cui inappropriato alla neonata Cina comunista. E' stato reso legale solo qualche anno fa ma, sfortunatamente, l'incidenza della rabbia nei cani randagi è dilagata negli anni precedenti. Solo nell' ultimo mese, dodici persone sono morte a cause della rabbia nella provincia di Shaanxi, mentre 6000 persone sono state morse o ferite. "I dati di monitoraggio mostrano che il pericolo di essere aggrediti da cani affetti da rabbia è aumentato, e prevenzione e controllo sul fenomeno sono ormai urgenti" dichiara Xing Tianhu, vice sindaco di Shaanxi. PEr quanto il problema della rabbia sia reale, i gruppi di animalisti non hanno affatto simpatia per la Cina, dove milioni di animali vengono uccisi per la loro pelliccia, che siano cani o gatti, e trattati barbaramente senza la minima cura, brutalizzati ed uccisi anche senza apparente motivo. E' giusto che questi cani vengano uccisi? A mio parere, si, se rappresentano un rischio concreto di infezione per uomini ed altri animali. Ma c'è modo e modo di farlo. In un Paese civile, verrebbero prelevati ed uccisi (perchè è questa l'unica cura per la rabbia canina) con metodi più moralmente accettabili, invece che prenderli a bastonate come si vede nella foto. C'è inoltre da dire un'altra cosa: se si fosse fatta anni orsono una completa campagna di prevenzione contro la rabbia canina, la popolazione cinese non dovrebbe temere ogni animale a 4 zampe che incontra. E' stato dimostrato che vaccinando il 70% della popolazione canina si sarebbe in grado di debellare il morbo; sarebbe bastata una campagna di vaccinazioni, invece che considerare il cane come un "passatempo borghese" per oltre 50 anni, per non arrivare a questo punto. Per informazioni sulla rabbia, visitare questo sito: http://www.msd-italia.it/altre/manuale/sez13/1621395.html

Vermi cinesi Sembra parte di un effetto speciale di un film horror, lìinvasione di lunghi vermi verdi tentacolati, nel Nord Ovest della Cina, che ha costretto all' evacuazione 50 famiglie dalle loro abitazioni nella campagna cinese. La specie di questi vermi è sconosciuta. Esempi di circa 2 centimetri di lunghezza sono stati inviati all' Università dell' Agricoltura di Xinjiang per ulteriori studi. Gli agricoltori evacuati la considerano la peggior piaga degli ultimi 30 anni. Le zone colpite dall' invasione di vermi sono quelle del Nord Ovest della cina, nella regione dello Xinjiang, distante circa 75 km dalla capitale della regione, Urumqi. Questi vermi si trovano in gruppi di 3000 circa per metro quadrato, e si nutrono di tutto quello che trovano, lasciando dietro di loro solo terra brulla. "I campi erano verdi una settimana fa. Ma ora i vermi sono ovunque, e sono pure entrati nella mia casa. Devo buttarli fuori casa diverse volte ogni ora" dice uno degli agricoltori intervistato dalla stampa. Le locuste hanno devastato l'area per anni, e i volatili come galline, anatre e altri uccelli erano fino a poco tempo fa in grado di contenere l'invasione delle locuste, ma questo non si manifesta per i vermi, che hanno campo libero per devastare le aree colpite. Questa specie di vermi è considerata "aliena" nella zona. Non si erano mai visti prima d'ora nella regione, e nessuno sa perchè e come siano comparsi sul territorio. Alcuni li considerano larve di falena che sono diventate aggressive per il relativo caldo del precedente inverno, ma ancora nessuno sa are una spiegazione. Articolo originale: http://www.weirdasianews.com/2009/06/14/mystery-worms-invade-northwest-china/

Pesce gatto mutante Sta terrorizzando il corso del fiume Grande Kali, che scorre sul confine tra l' India e il Nepal. E' un enorme pesce gatto, che tiene alla larga chiunque dalle acque del fiume, animali piccoli e grandi, e persino persone. Si perchè questo pesce pare apprezzare notevolmente la carne umana. Come mai ad una animale piace così tanto la carne di noi esseri umani? Generalmente, come nei casi di molti leoni e tigri definiti "mangiatori di uomini", si tratta soltanto di motivi ambientali: alcuni non trovano altra carne di cui nutrirsi se non quella che possono procurarsi vicino agli insediamenti umani, altri, come nel caso un leone, preferiscono la carne umana perchè più tenera, a causa di un mal di denti che gli impediva di masticare senza sentire fitte dolorose. Il caso di questo pesce gatto pare per certi versi analogo: gli studiosi pensano che si affezionato al gusto di carne umana a cause nei numerosi funerali che si svolgono sulle rive del fiume da secoli ormai. Infatti, questa specie pare sia stata inizialmente una specie si carnivora, ma che dragava il fondo con il suo muso piatto alla ricerca di piccoli pesci o mulluschi. Quanto E' grosso il pesce gatto carnivoro? il più grosso mai recuperato era lungo circa 6 piedi (2 metri circa), il che lo rende un pericolo reale, dato che aggradisce qualunque cosa si muova (similmente al nostro siluro che infesta il Po') e i casi di bagnanti tirati a fondo da questi pesci sono numerosi e ben documentati. L'articolo originale è qui: http://www.otterreserves.com/goonch.htm

I futuri spazzini del Pianeta La ricerca scientifica avanza, e scopriamo sempre più potenzialità finora nascoste del mondo micro e macro scopico. Troviamo nuovi metodi di creazione dell' energia da materiale organico e non, progettiamo missioni su altri pianeti e l'esporazione dello spazio oltre il sistema solare, isoliamo enzimi, proteine, molecole allo scopo di ottenere farmaci sempre più efficaci. Ed isoliamo batteri. Elementi minuscoli ma vere e proprie forme di vita, spesso dalle capacità straordinarie: batteri in grado di vivere in soluzioni di acido solforico, o altri di resistere a temperature che nessuna forma di vita complessa potrà mai tollerare. Ma pare che nessuno pensi mai ad una delle problematiche più ingenti degli ultimi due secoli: i rifiuti. L'uomo si è dovuto spesso affaccendare, fin dalle prime civiltà antiche, per eliminare le scorie prodotte dagli ambienti urbani, siano esse organiche o meno. Un caso plateale può essere quello dell' epidemia di Londra della fine del 1800: la capitale inglese si trovava in una situazione di tale degrado dovuto ai liquami che ne riempivano le strade da fare nascere il termine "La Grande Puzza". Solo quando si capì che lo smaltimento dei rifiuti e dei liquami poteva risolvere il problema della dilaganti infezioni che affliggevano la popolazione londinese (grazie a Sir Joseph Bazalgette, il progettista della rete fognaria), il problema venne in gran parte risolto. I rifiuti sono un problema, ed è sotto gli occhi di tutti. Bruciano negli inceneritori inquinando l'atmosfera e rendendo l'aria irrespirabile, riempiono le varie discariche disseminate sul territorio nazionale, talvolta intasano le strade del centro città, creando non solo un danno alla salute dei cittadini, ma un grave problema in termini economici. Il problema principale del nostro secolo, tuttavia, non sono i rifiuti di natura organica, per i quali ci sono differenti soluzioni di smaltimento, alcune davvero vincenti come il compostaggio , anche se poco applicate nonostante la facile realizzazione anche in ambienti domestici. I rifiuti organici rappresentano una percentuale del problema, ma non il cuore della questione. La vera tragedia, che si svolge quotidianamente, sono le migliaia di tonnellate di rifiuti di natura non organica, metalli, leggeri e pesanti, plastiche, fibre sintetiche, scorie nucleari, solventi, e chi più ne ha più ne metta. Come smaltire questi prodotti? Le soluzioni che si sono trovate finora sono tutte temporanee, anche se ufficialmente non sono considerate tali. Un inceneritore brucia e riduce in polvere le scorie inorganiche, ma allo stesso tempo le immette nell' atmosfera, che provvederà poi ad introdurre sostanze nocive nel ciclo ambientale (è il suo lavoro, "far girare" il mondo). Una discarica non è altro che un enorme cassonetto a cielo aperto o in una cavita della Terra (spesso e volentieri in cavità di interesse geologico immenso, come per Site Pluto ), e se pretendessimo che sia un modo per smaltire rifiuti con una vita oltre i 10.000 anni, saremmo proprio degli imbecilli. I siti di stoccaggio? Meglio non parlarne, quelli sono addirittura considerati ufficialmente "temporanei". Abbiamo la necessità di smaltire un mucchio di materiale inutile, dannoso e che potrebbe contaminare il cibo che ingeriamo, l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo e che bevono tutti gli animali e le piante di cui ci cibiamo. Una ricerca condotta dalla Huazhong Agricultural University, di Wuhan, Cina, a cura del professore Gejiao Wang, potrebbe aver scoperto una possibile soluzione allo smaltimento delle sostanze inorganiche: un batterio, trovato a grandi profondità nell' Oceano Pacifico, è in grado di estrarre il manganese dalle soluzioni rendendolo insolubile. Pare nulla, ma non è così: oltre al fatto che il Brachybacterium ceppo Mn32 sembra comportarsi in maniera analoga anche con lo zinco ed il nickel, è in grado sostanzialmente di eliminare da una soluzione (acqua + metalli) questi minerali, rendendoli un semplice precipitato sul fondo della nostra provetta. Secondo il professor Wang : "Il prossimo passo della nostra ricerca è di immobilizzare il ceppo batterico in un bioreattore, per testare la sua capacità di rimozione del manganese e altri metalli pesanti in un sistema controllato. Se dovessimo avere successo, potrebbe rappresentare una soluzione più efficiente per eliminare i metalli pesanti inquinanti" L' articolo completo lo trovate qui: http://www.sciencedaily.com/releases/2009/06/090604222432.htm

Related Documents

Foto Animali E Natura
June 2020 8
Dita E Bedrit
May 2020 1
Natura
December 2019 21
Natura
June 2020 18
Natura
August 2019 34