Dal Film Di Ang Lee Tagliato Perfino Il Bacio Un Errore? Aspettiamo Di Rivederlo Integrale

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Spettacoli

mercoledì 10 | dicembre 2008 |

1 13

>> dalla prima

I tagli a “Brokeback Mountain”. Il direttore di Raidue incolpa Rai cinema: ma il problema è l’ombra del Cupolone su viale Mazzini

Dal film di Ang Lee tagliato perfino il bacio Un errore? Aspettiamo di rivederlo integrale Aurelio Mancuso

Questa volta Marano non può furbescamente tirarsi fuori, tantomeno l’intera Rai può cavarsela con un “scusate ci siamo sbagliati”. Qualcuno ricorderà che la pellicola in Italia ha già subito l’attenzione della censura, che ha permesso la sua proiezione nelle sale in versione integra, vietandola ai minori di 14 anni. Una pruderie, che non mancammo di denunciare, ma che comunque ha permesso ad un pubblico vastissimo di visionare la storia nella sua interezza. Allora, perché Rai Cinema ha sforbiciato un’opera cinematografica, che tra l’altro ha vinto il premio italiano più importante al mondo, senza che nessuno lo sapesse? Chi ha armato quella mano? Per favore nomi e cognomi! Tutta questa vicenda è parossistica ed inquietante, perché a leggere il comunicato ufficiale Rai c’è da rimanere basiti! Infatti per il servizio pubblico si è trattato di «una serie di casualità che hanno impedito la messa in onda della versione originale». Poi viale Mazzini si perde in una serie di passaggi di versioni censurate e non della pellicola e il risultato, alla fine, è che viene trasmessa quella censurata, senza che nessuno abbia compreso la

> I due protagonisti di “Brokeback Mountain” Heath Ledger (scomparso quasi un anno fa) e Jake Gyllenhaal

gravità dell’atto. Possiamo credere a questa dantesca ricostruzione? La diffidenza anima i nostri pensieri, comunque attendiamo il risultato concreto, ovvero che al più presto la pellicola sia ritrasmessa nella sua versio-

ne originale. Ma vogliamo affondare il coltello nella piaga e rilevare come su Rai Due sono trasmesse serie televisive come Brothers & Sisters, dove la coppia gay si bacia in continuazione in

prima serata. Dunque si è trattato di un caso di schizofrenia? No. Sapientemente si sceglie di mandare in onda ciò che non può allarmare certi ambienti, e si colpisce solo quando l’opera culturale (ben diversa dal telefilm) può esser percepita come manifesto politico, come reale assunzione di una tematica, come condivisione di un dramma vissuto a causa dello stigma sociale rispetto alla propria condizione. Il bacetto ci può pure stare, anzi ormai visto che è dispensato in diverse fiction è inevitabile farlo passare, ma una scena dove s’intuisce un rapporto sessuale tra due uomini è improponibile. Non siamo ingenui, sappiamo come si muovono le censure preventive in ambito di servizio pubblico Rai, quali lobby potentissime, mascherate da sedicenti associazioni di genitori e così via, riescono ad imprimere un certo percorso culturale, sotto l’occhio attento e benevolo d’Oltretevere. Le scuse a denti stretti per un supposto errore di comunicazione interna Rai ci lasciano indifferenti. D’altronde l’andazzo è generale e, quando si lasciano oceani di vuoto, c’è chi con poco li riempe. Di questo le varie sinistre italiane sono responsabili, ma è inutile accanirsi ulteriormente. Tor-

nando a viale Mazzini e alle macchiavelliche spiegazioni possiamo evidenziare che chi ha in testa un determinato progetto culturale coerentemente lo persegue e una delle tattiche migliori è quella di prendere per sfinimento i propri avversari, cercando di assestare duri colpi, salvo poi tornare indietro quando si è esagarato. Non ci faremo impressionare e anzi, come sta accadendo in questi giorni, dove in decine di città Arcigay sta organizzando sit-in, fiaccolate, azioni dirette contro la presa di posizione vaticana sulla depenalizzazione del reato d’omosessualità, tutto ciò ci può rendere più coesi, più consapevoli del ruolo quasi improprio che stiamo assumendo nel paese. Come Davide (ancora non attrezzati di fionda) ci confrontiamo con un gigante potente, dalle enormi risorse finanziarie, sociali, culturali. E’ quel gigante, che tra le tante tradizioni che vuole mantenere annovera la preminenza maschile eterosessuale, a dettare la morale, cadenzare i tempi, concedere qualche piccolo spiraglio, per non apparire troppo truce, ma è ben saldo nel conservare nell’arretratezza e nella paura una paese, di cui si stenta ormai a vedere il volto civile.

Tullio Camiglieri giornalista, ha pubblicato un libro sulla pay tv

«Sky non è una nicchia di lusso Spettatori stufi della generalista» Antonella Marrone

Finito il caos 20% Sky torna ad essere semplicemente la tv delle scelte, esattamente come prima. La tv delle “nicchie” che forse perderà poco dall’aumento dell’Iva perché in fondo qualche euro (forse 3 - 3,50) in più per una fascia a reddito medio alto al mese ricompensa del fatto che le generaliste si possono guardare solo a notte fonda. Tullio Camiglieri Sky la conosce bene. Otto anni da direttore delle Comunicazioni e Relazioni esterne, un passato che nasce su antiche “onde”, quelle di Radio Città futura, alla fine degli anni Settanta. Poi giornalista professionista nella squadra Mediaset e dal 2000 fino al marzo di quest’anno ad occuparsi di Sky. Insegna anche marketing televisivo alla Sapienza di Roma e, dopo il divorzio da Sky, ha fondato con altri tre soci un’agenzia di “public affairs”, la Opengate Italia, in tre settori: sport, media e cinema. Camiglieri ha scritto un libro che, in questo periodo di polemiche, torna assai utile per andare oltre la politica dei partiti e capire che cosa è Sky. I libro è edito da Mursia, costa 14 euro e si intitola: La grande avventura della pay tv. Date, dati gossip, aneddoti. Tra le storie più divertenti quella dedicata ai canali porno e al caso Superpippa Channel, emittente satellitare sigillata dall’Autorità per le comunicazioni nel 2004. Superpippa all’epoca aveva chiesto autorizzazione come tv dedicata a «trasmissioni di intrattenimento e documentari scientifici». I funzionari dell’Agcom pensando a un refuso - erano convinti che il canale si chia-

masse Superpippo avevano concesso il nulla osta senza verificare i contenuti...

Come è andata a finire? Valanghe di denunce. Poi la piccola tv è tornata con un nome diverso, ContoTv, contenuti analoghi, a pagamento, intervallati con partite minori di Coppa Uefa in pay per view. Un altro servizio, pay per night nasce all’inizio del 2008, due o tre film a notte per 4 euro.... Torniamo alla grande avventura della pay tv. È riduttivo parlare di Sky solo in funzione di Berlusconi o dell’Iva o dello squalo Murdoch... Ovvio. Anche perché tutta questa polemica poteva non esserci se solo qualcuno avesse cercato di risolvere il conflitto di interessi... Siamo sempre lì quindi? Beh certo è un problema, anche se non credo che l’aumento dell’Iva procuri questo gran danno da una parte e grandi vantaggi dall’altra. E comunque il conflitto avrebbe influito anche nel caso si fosse abbassata l’Iva al10%, cioè uniformando al basso... In che senso? Nel senso che sarebbe stato ancora più forte come impatto, perché voleva dire che Berlusconi aveva deciso di abbassarsi l’Iva. Insomma, un effetto ancora più negativo Ma insomma, possibile che la grande avventura della pay tv si consumi alla fin fine come un qualsiasi duello tra due tycoon?

Qual è stato il cavallo di Troia che ha permesso a Sky Italia di diventare quello che è? Semplice: il canale all news. Oggi sembra scontato, ma finché non lo ha fatto Sky tg24 nessuno ci aveva pensato prima. Tenga conto che Sky si è anche portata in dote 100 canali. Non è poco. Ci avevano provato Stream e Telepiù, Minoli in particolare aveva ideato un canale di sole notizie, con scarsi risultati in verità È fondamentale distinguere la pay tv e la generalista si basano su filosofie molto diverse. Nella pay il padrone è l’abbonato e l’abbonato vuole scegliere. E non è detto che le notizie si debbano avere solo alle 20 o alle 14. Inoltre Stream e Telepiù sono morte sotto i colpi della pirateria delle smart card, ricorda? Sky ha invece introdotto il sistema Nds, israeliano, molto difficile da decriptare. Racconta spesso, anche in questo libro, che l’avventura di Sky era circondata da scetticismo totale È stata la sfida più grande: affrontare le resistenze intorno all’idea di una televisione a pagamento. C’è già tanta televisione generalista con tanta offerta, dicevano esperti ed investitori. Figurati se gli italiani pagano per vedere la tv. Invece lo hanno fatto. Trascinati dal calcio, dal cinema, dai bambini... Molto dai bambini. E molto anche dal porno. Senza considerare che le “tante” televisioni in chiaro con “tanta” offerta erano - lo sono anco-

> La redazione di Sky Tg24

ra - tutte uguali e la scelta è assolutamente finta.

Considera Sky una nicchia di lusso? Quattro milioni di abbonati indicano qualcosa di più che un genere di lusso. La gente è stanca della generalista che offre qualità scarsa e orari fissi. Ricordo che agli inizi delle pay si guardava al fenomeno della replica (ad esempio un film trasmesso in più orari durante la giornata) come ad un impoverimento. Invece è stato una grande “mossa” perché gli orari diversi sono occasioni in più. Eppoi ci sono venti milioni di italiani che, in un modo nell’altro pagano per vedere in tv quello che vogliono: tv satellitare, via cavo, digitale terrestre, web tv Solo otto anni fa, nel 2000 era difficile prevedere uno sviluppo così ramificato della pay. Che cosa prevede da qui a dieci anni? Una tv completamente integrata. Un solo apparecchio che offra satellite, cavo, web tv, con una sola carta

smart. L’utente neanche saprà da quale “canale” viene il contenuto, semplicemente sceglierà quello che vuole. Il cavo da molta più interattività per questo è il modello che si affermerà in un futuro vicinissimo. Guardi già che cosa può fare con Mysky: praticamente un palinsesto personalizzato. Sky scenderà dal satellite per avere una distribuzione via cavo. Costa meno e permette di offrire ai propri abbonati più servizi di quanti se ne possa offrire con il satellite. La pay passerà anche per i servizi della Iptv (la televisione via Internet) e su piattaforme nuove in via di sviluppo.

In questo Mediaset ha avuto una buona idea con la carta prepagata... I dati di ascolto della tv satellitare hanno sicuramente spinto Mediaset ad accelerare sul versante digitale terrestre. E Sky, a questo punto, deve competere con il digitale che, come sappiamo, soppianterà nel nostro paese la vecchia tv analogica nel giro di un paio di anni.

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