Cyberbullismo

  • Uploaded by: Vito Francesco De Giuseppe
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  • May 2020
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Cyberbullismo Vito Francesco De Giuseppe Navigavo su internet alla ricerca di dati riguardanti ricerche sul clima organizzativo e sul clima didattico nella scuola. Durante la navigazione mi imbatto in alcuni links che aprono pagine di alcuni siti personali, blogs per essere precisi, uno di questo mi reindirizza su YouTube. Le immagini sono sfocate, e vanno a scatti. La definizione mi dice che il video è stato realizzato con la telecamera di un telefonino. L'audio è migliore delle immagini. Si sentono chiaramente le offese e le frasi di scherno dirette ad un ragazzo seduto a testa bassa in un angolo della classe. Il ragazzo che riprende la scena si avvicina al giovane seduto al suo banco. Le immagini si fanno più vicine ed ora c'è un primo piano di colui che con battute becere scatena l'ilarità della classe, peccato però che le battute abbiano come protagonista il ragazzo seduto a testa bassa ed i suoi genitori. L'imbonitore della classe, colui che offendeva il ragazzo seduto, non sembra essere ancora soddisfatto della sua prestazione ed alza il livello della sua aggressività. Le parole non bastano più e comincia a colpire sulla testa il malcapitato seduto davanti a lui. Il cameraman con il telefonino stringe l'inquadratura, con una certa perizia tecnica sulla mano che colpisce la sommità del capo. Tutti ridono, ma improvvisamente si sente dall'audio uno serie di imprecazioni diffuse in tutta la classe mentre ed il trapestio di piedi di qualcuno che e corre e la registrazione termina improvvisamente. Quello che avete appena letto è un racconto di pura fantasia, ma i cui contenuti sono assolutamente realistici. Su Youtube, qualche mese fa c'era il video di un ragazzo che aggrediva un professore che cercava di reagire all'aggressione. Tutto questo in classe, sotto gli occhi degli altri alunni, mentre uno di loro riprendeva la scena con il suo telefonino. In Italia hanno avuto grande eco gli episodi di violenza che hanno visto vittime ragazzi portatori di Handicap, registrati con telefonini cellulari dotati di videocamera e poi pubblicati su Youtube. I mass media anziché analizzare il fenomeno hanno criticato gli strumenti. Improvvisamente l'opinione pubblica ed i Mass-media hanno scoperto che un fenomeno come il bullismo dalla realtà quotidiana si era spostato sulla rete. La rete permea ormai la nostra vita. Informazioni, notizie, acquisizione di un sapere specialistico o generico. Comunicazione, condivisione di spazi ed interessi in luoghi che esistono solo attraverso gli schermi dei computers. Il web dell'ultima generazione, detto Web 2.0. si caratterizza per la possibilità di condividere non solo l'informazione, ma anche la sua costruzione ed attraverso di esse la costituzione di un sapere condiviso di cui tutti sono contemporaneamente fruitori e creatori, creando conoscenza nel momento stesso in cui ne sono fruitori. Il Social Networking, la posta elettronica, i blogs, Wikipedia, Sviluppo culturale post-moderno che scaturisce dalla tecnologia, della filosofia che aveva dato vita all'Enciclopedia, Youtube, producono un contesto in cui la partecipazione e la condivisione degli spazi, virtuali, crea spazi sociali utilizzati con regole di aggregazione a volte nuove, a volte riviste, a volte riprese ex novo. Gli spazi sono virtuali, ma sono nella realtà vissuti vissuti in maniera tangibile, con il loro correlato di emozioni sperimentato nei termini del piano di realtà che tutti noi che abitiamo questo pianeta, condividiamo. Lo sviluppo tecnologico ha permesso di produrre strumenti e mezzi che consentono un più facile uso della rete. L'aumento dell'ampiezza di banda, gli strumenti che consentono di scrive, pubblicare filmati e foto con facilità presentano pero la conseguenza di una maggiore

pervasività nella vita di tutti i giorni del web. Ma come altri strumenti ed altri prodotti del pensiero umano, una volta che questi sono agiti, è facili trovarsi di fronte a fenomeni tipici e caratterizzanti la specie Homo Sapiens Sapiens, l'aggressività, la violenza la prevaricazione, l'utilizzo di queste come mezzo per costruire ed esprimere la propria identità, per far parte di un gruppo e da questo essere accettati, ma in special modo diventano strumenti nuovi per esprimere comportamenti che possano evidenziare la propria forza e superiorità sull'altro. Il Bullismo forma di prevaricazione sull'altro che troviamo purtroppo così diffuso nella nostra società, che riempie le pagine dei giornali e cjhe è così faciel incontrare sotto forma di notizia nei telegiornali ha trovato un altro luogo in trovare ospitalità e si sposta quindi su un altro mezzo e su un altro canale di espressione: la rete e la sua tecnologia. Il bullo diventa così un cyberbullo. Con il termine di Cyberbullismo vengono indicati tutti quegli atti di bullismo e di molestia in generale, effettuati tramite mezzi elettronici quali emails, SMS, blogs, telefoni cellulari, cerca-persone e siti web.

Il Cyberbullismo Il termine cyberbullying fu coniato da Bill Belsey, un educatore canadese. Nei paesi anglosassoni, dove il fenomeno inizialmente è stato studiato distinguono tra il cyberbullying (cyberbullismo), che avviene tra minorenni, e il cyberharassment ("cybermolestia") che avviene tra adulti o tra un adulto e un minorenne, ma nell'uso corrente il termine cyberbullying identifica entrambe le situazioni. Come per il bullismo, il cyberbullismo può costituire una violazione del codice penale o del codice civile. Le tipologie di comportamenti che vengono identificati come bullismo sono fondamentalmente i seguenti1: • Flaming: messaggi online violenti e volgari. • Molestie (harassment): spedizione ripetuta di messaggi insultanti mirati a ferire qualcuno. • Denigrazione: sparlare di qualcuno per danneggiare la sua reputazione, via e-mail, messaggistica istantanea, ecc. • Sostituzione di persona ("impersonation"): farsi passare per un'altra persona per spedire messaggi o pubblicare testi dal punto di visto dei contenuti censurabili. • Rivelazioni (exposure): pubblicare informazioni private e/o imbarazzanti su un'altra persona. • Inganno: (trickery); ottenere la fiducia di qualcuno con l'inganno per poi pubblicare o condividere con altri le informazioni confidate via mezzi elettronici. • Esclusione: escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per ferirla. • "Cyber-persecuzione" ("cyberstalking"): molestie e denigrazioni ripetute e minacciose mirate a incutere paura. Gli studi e le ricerche sul dilagare del fenomeno evidenziano come il flaming e le rivelazioni, categoria nella quale possiamo far rientrare i video pubblicati su Youtube in cui sono ripresi episodi di violenza a danno di minori da parte di coetanei, sembrano in questo momentoo essere i più diffusi insieme alle Denigrazioni. In Europa e negli USA numerosi sono gli studi che tentano di analizzare la pervasività del

fenomeno e la strutturazione. Il numero di persone che denunciano di essere state vittime di episodi di cyberbullismo cresce in misura esponenziale ed in funzione dell'aumento degli utenti in rete. Il Journal of Adolescent Medicine, pubblicazione scientifica della Society for Adolescent Medicine, Società Scientifica americana costituita da Psicologi, Medici ed Operatori Sociali che operano nel campo della Salute e del Benessere degli Adolescenti, ha pubblicato un intero supplemento speciale dedicato alla questione, così come il famoso Center of Disease Control and Prevention, il celeberrimo e potente CDC statunitense, ha posto la sua attenzione sul fenomeno, stimando un aumento medio del 50 % del fenomeno del cyberbullismo nella fascia di età che va tra i 10 anni ed i 17 anni nel quinquennio 2000-2005. Uno studio recente realizzato negli Stati Uniti da Pew Internet and American Life Project ha evidenziato come in quel paese il fenomeno del bullismo tecnologico tra gli adolescenti abbia ormai superato abbondantemente i livelli di guardia. Un terzo dei soggetti intervistati, 935 ragazzi statunitensi tra i 12 e i 17 anni, con un margine di errore sulle stime del 4-5 per cento in più o in meno, ha dichiarato di essere stato vittima di prevaricazioni e di essere stato oggetto di comportamenti o di atteggiamenti vessatori attraverso l'utilizzo della rete o di telefoni cellulari. Il restante due terzi, circa il 67 % di ragazzi intervistati, dichiara invece che ritiene più facile e teme di più, di andare incontro ad episodi di bullismo nella vita reale. La risposta sembra essere corrispondente alla maggiore dimestichezza che i giovani hanno nei confronti di strumenti come i telefonini con videocamera, i cosiddetti cameraphones, emails, Social Network come Youtube, Flickr e Digg.Questo ha prodotto una maggiore possibilità di esposizione mediatica a cui si può essere sottoposti. Infatti uno degli esempi più comuni legati al fenomeno del cyberbullismo è quello di vedere immagini o video che pubblicati su piattaforme come Youtube, utilizzate come piazze per l'esposizione al pubblico ludibrio a cui i malcapitati possono essere sottoposti senza averne nessuna possibilità di controllo. Le principali vittime sembrano essere le ragazze che tra i 15 ed i 17 anni sembrano essere più inclini a denunciare gli episodi di violenza tramite la rete o le tecnologie in genere. Le ricerche che nei paesi anglosassoni e in tutta Europa cercano di analizzare il fenomeno sembrano riscontrare alcune caratteristiche. Il fenomeno non è influenzato dagli usi e costumi locali ma è generalizzabile a prescindere dal luogo in cui avviene. Episodi di cyberbullismo avvenuti in un paese sono analoghi, se non identici rispetto a quelli che avvengono in un altro. Il digital divide, il divario esistente tra chi h ala possibilità di accedere alle nuove tecnologie e chi non le ha, non sembra risentire di fenomeni come la delocalizzazione o le differenze di sesso. Questo è fatto risalire al fatto che è la rete stesa ha costituire un luogo a se stante, in cui l'assenza di confini determina caratteristiche comuni legato solo al fatto di essere fruitori della rete. Tale assenza di differenze produce un effetto massificante e generalizzante sui comportamenti adottati in rete e sui fenomeni in essa riscontrabili. Questo comporta una omogenizzazione anche dei comportamenti devianti. Tanto da far sostenere che I comportamenti devianti in rete non sono più affrontabili nei termini della giurisprudenza di un solo paese, ma come attività di contrasto tra tutti I paesi, come risultato id accordi internazionali. Stesso discorso va fatto sul piano educativo e psicologico, quando si parla di interventi che dovrebbero determinare un uso congruo e responsabile della rete.

La ricerca di Ybarra Mitchell (USA, 2004) ha avuto come oggetto lo studio su un campione di 1501 studenti di età compresa tra i 10 e i 17 anni fruitori regolari di Internet. Dalla ricerca risultava che il 12% del campione riferiva essere diventato aggressivo con qualcuno, on-line, mentre il 4% dichiarava di aver subito aggressioni. Un 3% affermava, di aver subito cyberbullismo, altre volte di essersi comportato aggressivamente on-line. Gli autori ipotizzano, allora, che alcune vittime del bullismo nella vita reale, utilizzano poi internet per per attaccare gli altri, e vendicarsi on-line delle aggressioni subite nella vita reale. In Inghilterra, Smith et al. (UK, 2006) hanno svolto uno studio su 92 studenti, di età compresa tra gli 11 e i 16 anni, provenienti da 14 scuole di Londra. Il cyberbullismo fu suddiviso in sette differenti categorie: 1. SMS, 2. immagini e video clip (attraverso cellulare), 3. chiamate telefoniche, 4. E-mail, 5. Chat Rooms, 6. Istant messaging (via cellulare), 7. web site. Il 22% degli studenti hanno riferito di essere stati vittime di cyberbullismo almeno una volta, mentre il 7% aveva subito più volte episodi di cyberbullismo. Le telefonate (mute o sgradevoli) e l'e-mail offensive, risultavano essere gli atti più comuni, mentre il bullismo in Chat Rooms risultava il meno frequente. Il fenomeno del cyberbullismo è fatto talmente pressante che la stessa Microsoft si è fatta portavoce di un iniziativa sociale che ha lo scopo di sensibilizzare l'opinione pubblica, ed in particolar modo i fruitori della rete e della tecnologia, su questa problematica, attraverso l'istituzione di un sito http://www.stopcyberbullismo.it/, nel quale si possono trovare giochi, pareri di psicologi e quant'altro per offrire strumenti ai giovani ed alle loro famiglie per arginare un fenomeno in continua crescita.

Psicologia del Cyberbullismo Da un punto di vista psicologica, il Cyberbullismo offre elementi di contiguità con il fenomeno del bullismo riscontrabile nella vita reale ed elementi che lo caratterizzano in maniera peculiare. Gli elementi che accomunano il fenomeno del bullismo in rete con quello che del bullismo reale è l'adozione di comportamenti prevaricatori e fondamentalmente aggressivi nei confronti dell'altro. Se poniamo l'attenzione sull'elemento dell'aggressività vediamo che dall'etimologia stessa della parola, derivante dal termine "adgredior", indichi l'andare verso e non si caratterizzi per ostilità e violenza. Infatti l'aggressività presenta una duplice valenza: una espansiva, cioè risponde alla funzione di esplorare l'ambiente, di auto realizzarsi e di superare gli ostacoli presentati dall'ambiente, ed una difensiva che chiamiamo in causa quando ci si trova di fronte ad un pericolo che mette a rischio la nostra identità, in risposta quindi ad una minaccia. In entrambi i casi l'accento può essere posto sul valore adattivo dell'aggressività. MA se l'aggressività è causata da uno stimolo, ad esempio in risposta al comportamento dell'altro, definiremo questa aggressività come reattiva, mentre in assenza di uno stimolo, vale a dire senza che il comportamento venga causato da una provocazione, intesa nel senso di uno stimolo che produce una risposta, dell'altro, parleremo di aggressività proattiva.

Quest'ultima caratterizza il comportamento del bullo. I comportamenti attinenti al bullismo si caratterizzano per: • Intenzionalità; • Persistenza; • Asimmetria. Un quarto elemento che però non viene inserito tra gli elementi caratterizzanti il fenomeno del bullismo è quello del contagio sociale, che sembra invece essere conseguente al fatto che gli episodi di bullismo che avvengono in gruppo consentono una diluizione della responsabilità che facilita l'adozione dei comportamenti in genere. Senza dilungarsi troppo nella definizione del profilo del bullo e della sua vittima, abbondantemente trattato in letteratura, sembra necessario far notare come in rete questi elementi vengano riprodotti in tutta la loro completezza. Se prendiamo ad esempio uno dei tipi di cyberbullismo più diffuso, il Flaming, cioè l'invio di messaggi ostili e provocatori ad una community o ad un singolo, noteremo come questa sembra essere una risposta che ha lo scopo di salvaguardare l'esclusività dello spazio conquistato in rete o dello status raggiunto. Nulla di diverso rispetto all'atto di autoaffermazione che il bullo nella vita reale produce nel tentativo di salvaguardare la falsa immagine di autostima, nella realtà bassa e temuta in quanto tale, che ha rispetto alla percezione di Sé. Vi sono invece elementi caratterizzanti il fenomeno del bullismo in rete. L'anonimato e la pervasività sembrano caratterizzare il cosiddetto cyberbullismo. Infatti la natura stessa delle interazioni in rete, come ad esempio l'adozione di alias e nickname, dà l'illusione di poter adottare qualunque comportamento senza che la vittima abbia la possibilità di tracciare il responsabile dell'atto prevaricatorio. Inoltre al possibilità di entrare in contatto con l'eventuale vittima in qualunque momento della giornata senza vincoli temporali rende un vissuto che amplifica il senso di onnipotenza narcisistica che permea i comportamenti del cyberbullo. Non bisogna però sottovalutare o ignorare il fatto che poi, in fondo gli attori e gli utenti della rete, sono soggetti in carne ed ossa, che portano con loro, emozioni, timori, paure, angosce ed insicurezze e tutto questo si riflette sulle attività che svolgono durante l'intero loro spettro di vita, utilizzo della tecnologia compreso.

La rete ed il Web 2.0 Il Web e nello specifico il Web di ultima generazione, denominato dai ricercatori e dagli studiosi della rete Web 2.0, ha fatto un salto evolutivo che ha modificato radicalmente le implicazioni legate al suo uso. All'inizio la rete differenziava in maniera precisa, da una parte i costruttori di conoscenza, cioè coloro che creavano gli strumenti e le piattaforme da utilizzare ne inserivano all'interno le informazioni, dall'altra i fruitori, cioè coloro che navigando sulla rete prelevavano l'informazione e la utilizzavano. Oggi la rete propone limiti e barriere impermeabili tra le figure che creano e quelle che utilizzano le informazioni presenti in rete. Nel Web 2.0 oggi si utilizzano piattaforme e strumenti che consentono la costruzione condivisa e partecipata del Sapere. Siti di Social Networking, Blogs, Chats, Forum, Wiki, sono nomi che identificano come sia possibile per

tutti, allo stesso livello costruire conoscenza, nello momento stesso in cui la rete viene utilizzata. Il presupposto di questo cambio culturale è stato l'aumento dell'ampiezza di banda, cioè la quantità di informazioni che è possibile veicolare contemporaneamente in rete, e la facilità d'uso dell'utilizzo della rete stessa. è sufficiente un computer ed un collegamento Adsl, per mettere in rete filmati, foto, costruire piccole centrali multimediali, che non hanno nulla da invidiare a stazioni televisive e radiofoniche che fino a poco tempo fa necessitavano di strutture complesse e costose per funzionare. La rete offre la possibilità di poter condividere con con tutti coloro che sono collegati ad un servizio, quello che si sta scrivendo, permettendogli di vedere in tempo reale, o nel momento in cui si collegheranno, che può essere diverso l'uno dall'altro, la produzione letteraria, filmica, artistica, di correggerla o contestarla, comunque di condividerla. Mentre si guarda lo schermo del computer non si è soli nella stanza, come i sensi sperimentano, ci si trova invece in un ambiente i cui confini sono misurati dal numero di persone che in quel momento, o in qualunque altro, sono collegati al servizio. è come essere in un enorme stanza, piena di persone, che insieme decorano, dipingono, arredano, lo spazio, ciascuno secondo il proprio gusto estetico, la propria competenza, le proprie idee e le proprie conoscenze, l'ambiente virtuale che occupano condividendolo. Ciò che verrà fuori sarà molto di più grave che la semplice somma delle parti. Sarà un sistema integrato, dinamico, di ciò che potremmo definire conoscenza. Non più però conoscenza individuale integrata e modulata secondo schemi risultanti dall'esperienza individuale, ma una conoscenza condivisa. La conoscenza è la base fondante dell'esperienza, ne definisce la stessa struttura e l'esperienza modella quell'elemento in via di definizione sistematica, sia sul piano ontogenetico sia su quello filogenetico, della specie umana: la coscienza. Agli esordi, la rete, il web, aveva una velocità di trasmissione ed un'ampiezza di banda limitate, cioè la quantità di dati che potevano essere trasferiti tra i nodi della rete, permettevano si di inviare email, di chattare e di visionare l'enorme mole di pagine presenti sul web, ma ancora non si poteva parlare di costruzione condivisa dell'informazione. La trasmissione continuava ad essere unidirezionale e la posta elettronica e le chat sembravano all'epoca nuove forme del comunicare, il cui utilizzo era ancora tutto da definire. Con il termine di Web 2.0 si indica l'evoluzione di internet che ha portato ad una sempre più elevata interazione tra la rete ed i suoi utenti. Prendiamo ad esempio Wikipedia, la famosa enciclopedia degli internauti. Questa è una piattaforma sulla quale si possono trovare le informazioni che possono essere prelevate per una ricerca scolastica, piuttosto che per avere informazioni su qualunque cosa di cui si abbai bisogno. Una vera e propria Enciclopedia, ma a differenza di quelle classiche, costituitte da Comitati di studiosi, comitati scientifici e redazioni editoriali, questa è una piattaforma in cui ognuno può inserire informazioni riguardo ad un argomento. GLi utenti creano l'enciclopedia che utilizzano. Erroneamente spesso si pensa che non esistano controlli sulla veridicità delle informazioni in essa contenuta. In realtà in ogni nazione, esistono figure che sono responsabili dei contenuti di Wikipedia, veri e propri gruppi, spesso di volontari, che controllano che le informazioni in essa contenute rispondano a criteri di veridicità ed affidabilità. Il Web, 1.0, quello diffuso fino agli anni 90, si differenzia, da quello attuale per il fato che all'epoca i siti erano statici, la navigazione consentiva solo una visone passiva delle pagine la cui ricca avveniva attraverso motori, detti appunto di ricerca, che seguivano indicazioni

preimpostate dai creatori dei motori stessi. Altra elemento che caratterizzava quella forma di internet era l'email. In realtà le due forme del Web, la 1.0 e la 2.0 sono tutt'ora implementate su protocolli identici, è la progettazione delle piattaforme, nei termini di una ergonomia che ne ffacilita l'uso e che esalta l'interattività a proporre le maggiori differenze. Il Web oggi si caratterizza per una valenza sociale più ampia. La rete è diventato il luogo in cui le persone si incontrano, possono farsi conoscere e conoscere, come per esempio accade su siti di Social Networking come Flickr o Digg; mettere in mostra le opere del loro ingegno, si pensi ai video su Youtube o siti musicali in cui giovani musicisti possono presentare all'ascolto degli utenti della rete i propri i brani autoprodotti o tutti gli artisti che hanno che hanno spazi personali su Myspace. La ridefinizione della rete ha portato allo sviluppo di nuovi concetti, come quello relativo al Web semantico, cioè, dove I dati e le informazioni sono organizzate in metadati, cioè in blocchi o clusters che hanno etichette che ne definiscono Il contenuto. Quindi l'organizzazione dei dati avviene organizzando in blocchi che vengono messi in relazione secondo il loro contenuto che è definito da una etichetta detta metadato. Quando interrogo un motore di ricerca, questo elabora innanzi tutto I metadati e attraverso questi vengono poste in relazione le informazioni definite dai metadati. Per fare un esempio paragonabile a quanto accade per il pensiero umano, quando vedo un automobile non analizzo percettivamente e non elaboro tutte le caratteristiche dell'auto, ma nel momento in cui vedo un oggetto con quattro ruote, fatto di metallo e che può ospitare delle persone all'interno, catalogo quell'oggetto nell'insieme delle automobili. Questo mi consente di fare grosse elaborazioni con pochi dati. Per una più sofistica elaborazione approfondisco l'analisi entrando nell'insieme automobili e ne valuto le caratteristiche peculiari di ognuno, ma per far questo occorre impiegare energie e tempo che che può essere speso se devo andare ad acquistare un'automobile e devo fare una scelta rispetto al suo acquisto, tempo che risulterebbe uno spreco se invece devo determinare il fatto che per attraversare la strada devo attendere che passi prima quel mezzo su quattro ruote. In questo caso non è importante stabilirne le qualità particolari, ma basta limitarsi a quelle fondamentali, cosiddette di classe, per determinare la decisione di attendere il suo passaggio prima di attraversare per evitare di esserne investito. Il Web semantico risponde non solo alla necessità di elaborare più informazioni in maniera da dare risposte più esaustive alle interrogazioni che gli utenti svolgono attraverso I motori di ricerca, ma per consentire una maggiore facilità di catalogazione nel momento in cui gli indici che aggregano le informazioni sono stabilite senza gerarchia di utilizzo da parte dei fruitori della rete. Quindi viene indicato un criterio di catalogazione, ma non gli elementi che costituiscono l'indice, che sono invece stabiliti da coloro che utilizzano la rete. L'elevata interattività del Web e la già illustrata facilità d'uso propone però un contraltare che è quello che tutti i comportamenti devianti possono altrettanto facilmente essere esportati sulla rete, bullismo comprese. Ma come per ogni altro strumento che facilita l'interazione tra gli umani, anche per questo occorre che gli utenti siano educati al suo uso e non solo in termini di netiquette, neologismo inglese che definisce la buona educazione nei rapporti in rete, ma proprio in termini di rispetto dell'altro, come altro da sé, con il quale entrare in contatto è l'elemento fondante per acquisire competenze e conoscenze condivise e partecipate, ciò che so lo metto a disposizione degli altri così come gli altri fanno con me, senza prevaricazioni e senza dover dimostrare la mia forza, necessità quest'ultima, che sembra essere l'altra faccia della solitudine.

La rete come spazio da condividere e da partecipare in cui si costruiscono sapere e cultura condivisa, che danno identità e forza alle idee, che sulla rete diventano plurime ed articolate. Ma questa necessità del'educare all'uso della rete, non sembra essere proprio della rete, ma la reale esigenza dell'uomo e della Società in qualunque delle sue espressioni ovvero nella vita di tutti i giorni, reale o cyber che sia. Negli ultimi tempi gli studi e le ricerche conducono nella direzione di un assioma ben preciso, più lo strumento diventa facile da usare, più diventa un prolungamento naturale del sé, in quel preciso momento il problema non è più il mezzo o il suo utilizzo, ma dove, come ed in che direzione sta andando l'evoluzione dell'uomo.

Conclusioni Più che in altre situazioni nelle quali viene analizzato il rapporto tra gli utenti,ed i Media, osservando il fenomeno del Cyberbullismo viene posta in essere una questione che partendo dalle possibili strategie da mettere in atto per contrastare i comportamenti dei cyberbulli, evidenzia come in realtà perchè questo possa attuarsi occorrono figure che abbaino competenze sia in ambito psicologico e pedagogico, sia in ambito informatico. La questione si fa difficile, poichè in Italia si sconta la dicotomia tra pensiero Scientificotecnologico e sapere umanistico, retaggio antico della riforma gentiliana, e non più al passo con i tempi di un mondo che si trasforma a velocità sempre più elevate e che richiede invece elevate competenze sia rispetto ai contenuti del sapere, sia rispetto agli strumenti che veicolano il sapere. Non è raro, anzi è piuttosto comune, trovarsi di fronte ad adolescenti che in ambito informatico hanno competenze più elevate dei loro insegnanti, genitori e degli operatori sociali, che vengono chiamati ad interagire con loro. Oggi tutti possono creare in rete e possono comunicare con il mondo senza limiti di spazio e tempo. L'unico limite è costituito dal pensiero stesso dell'uomo. La facilità d'uso ne generalizza l'impiego e questo ha la conseguenza che possono essere veicolati sulla rete quei comportamenti negativi e devianti che si riscontrano nella vita di tutti i giorni. Il secondo elemento è il fattore umano. La rete è solo un mezzo uno strumento, in quanto tale non vive di vita propria e non possiede un autonoma volontà. è l'uomo che utilizza lo strumento e ne indirizza l'impiego a stabilire scopi e fini, quindi lo scopo ed il fine non appartengono al mezzo, ma all'uomo. Invece quando si parla di episodi di violenza, di sopraffazione, di prevaricazioni di episodi di bullismo che si verificano utilizzando la rete la causa di quanto accade viene ricercata nel Web, spostando l'attenzione dalla responsabilità del fattore umano alla responsabilità del mezzo. In TV grande eco hanno gli incidenti automobilistici causati dall'uso di alcool, sostanze stupefacenti, imperizia nella guida. è stato coniato un termine che definisce uno scenario ben preciso: "Stragi del Sabato sera", in cui le vittime sono quasi sempre giovani e giovanissimi. In quel caso si sente un gran parlare di senso di responsabilità, si avviano campagne che hanno lo scopo di creare una cultura del rispetto delle regole e della vita umana e che tendono allo sviluppo di un senso di responsabilità. Nessuna voce si leva contro le auto, la loro velocità che ha raggiunto limiti spesso difficili da gestire da persone che hanno scarsa competenza alla guida. In parole povere nessuno dice che è colpa delle automobili e di chi le costruisce. Nessuno accusa il mezzo. Quando però si parla della rete il discorso si ribalta e sul banco degli imputati viene portato il mezzo, che diventa l'unico vero imputato.

Questo nasconde un'amara verità. Nessuno sa di cosa si stia parlando. La demonizzazione del Web evidenzia la profonda ignoranza che coloro che dovrebbero invece educare all'utilizzo e facilitarne l'uso della rete non abbiano la preparazione per farlo e quando una cosa non si conosce è più facile e comodo evidenziarne il lato negativo, ma nessuno si sognerebbe di fare campagne contro l'utilizzo delle forbici o dei coltelli da cucina poiché possono essere utilizzate per causare danni ad altre persone. Quando si parla di Cyberbullismo sembra più facile spostare il focus delle critiche agli strumenti piuttosto che alle responsabilità oggettivi dei cyberbulli. Di conseguenza è facile leggere articoli sulla pericolosità di internet e sulla facilità per i più giovani ad utilizzare strumenti di cui spesso gli adulti ignorano anche il più elementare funzionamento. Negli Stati Uniti è avvenuto l'episodio più tristemente famoso di Cyberbullismo, che ha visto protagonista una ragazza di 14 anni: Megan Taylor Maier, suicidatasi in seguito, a dire dei genitori e di chi la conosceva, in seguito ad uan serie di messaggi ingiuriosi che un individuo inesistente, tale Josh Evans, aveva inviato al suo account su Myspace. Il fantomatico Josh Evans si dichiarava essere un ragazzo di 16 anni attratto dalla ragazza, ma dopo poco tempo il tono dell'interazione tra Megan e Josh , cambiò radicalmente, quest'ultimo inviò una serie di frasi offensive che sfociarono nella frase, trovata sull'account di Megan, "il mondo sarebbe un posto migliore senza di te". La ragazza reagì a quella frase togliendosi la vita. Venne fuori però che Josh non esisteva ed era invece un alias utilizzato da una donna adulta, ed una minorenne, entrambe vicine di casa di Megan, scoperte dalla madre della minorenne. La giustizia americana non ha potuto perseguire le due, poichè a detta dei giudici il caso non era contemplato da nessuna legge, quindi coloro che avevno adottato i comportamenti che avevano spinto la ragazza al suicidio non erano perseguibili dalla legge. Visto dal punto di vista della vittima, rileggendo al sua storia personale, va considerata la vulnerabilità narcisistica della minore, che presentava un nucleo di disagio la cui gravità sembra essere poi riscontrabile nel gesto estremo compiuto. In realtà sembra essere la persona, la sua struttura di personalità, la definizione della sua sfera emotiva, della sua struttura cognitiva, delle griglie che consentono di interagire con il mondo, dando a questo senso e significato, nelle sue componenti strutturali a determinare le percezioni degli individui ed i loro comportamenti, nella vita reale, così come nella rete. In generale la rete sembra essere uno dei luoghi in cui gli individui esplicitano se stessi, in relazione a coloro con i quali entrano in contatto attraverso strumenti comunicativi che che non alterano radicalmente la personalità di un individuo, ma la amplificano. La rete, come era già accaduto per altri media, come la televisione, o come è accaduto per I videogiochi è andata incontro ad un processo di demonizzazione che sembra fisiologico: diffidare di ciò che non si conosce. In realtà il processo appare fisiologico, nel senso che dopo il primo impatto che qualunque tecnologia ha sul comportamento, si entra in una seconda fase di analisi che sfocierà in quella metabnolizzazione della tecnologia che ne consentirà un uso quotidiano del mezzo tecnologico, uso quotidiano che ha come contraltare l'utilizzo acritico dello stesso. La rete è fondamentalmente uno strumento nuovo, con tutti I difetti ed I limiti propri dei prodotti dell'innovazione tecnologica. Giusto per fare un esempio va ricordati che ai loro albori, telefonbo e televisione non venivano accredità di uno sviluppo come quello a cui invece siamo giunti oggi. A questi veniva assegnato un brevissimo periodo di vita ed erano tanti i soloni che ne decretavano la loro scomparsa nel breve periodo.

Questo non è accaduto, anzi la stessa televisione vede nella rete uno dei suoi possibili sviluppi. Questo vale anche per la telefonia, così come la radio ha trovato nel Web nuova linfa vitale da cui trarre energie creative che ne hanno determinato ulteriori successi. Il passaggio dai tecnologi, cioè da coloro che determinano la forma strutturale dell'oggetto tecnologico, si passa, in seguito alla fase d'analisi all'utilizzo e quindi alla creazione dei contenuti veicolati dal mezzo, nel momento stesso in cui questo avviene , si entra in una fase di utilizzo integrata nella vita quotidiano dell'uomo. A quel punto costumi ed abitudini si modificano o si ristrutturano, in termini cognitivi, sia individuali sia di gruppo, in nuovi protocolli che determinano l'acquisizione della tecnologia in termini di elemento strutturale e strutturante dell'ambiente in cui l'uomo vive, diventando il mezzo agente formante l'ambiente esso stesso. Nel caso della rete, diventa agente di cambiamento, in quanto strumento che facilita l'interazione tra gli agenti che costituiscono l'ambiente. Questo però accade anche quando non parliamo di interne, ma anche di reti sociali. Quando attiviamo una rete che coinvolge varie entità, singole o di gruppo, tale rete produce una redifinizione degli spazi di vita degli individui tutti ed una conseguente evoluzione, a prescindere se negativa o positiva, del sistema di interazioni tra I vari elementi. Cosa questa che definisce la qualità e lo stile di vita degli individui. Interne ed il Web, in quanto mezzo di comunicazione, nuovo Media, ha un potere ristrutturante ancora più levato in quanto consente un comunicazione molti a molti, che permette una costruzione dell'informazione partecipata e condivisa. In Italia, dopo gli ultimi episodi che hanno portato all'attenzione dell'opinione pubblica il fenomeno del Cyberbullismo, un esempio eclatante sono I video pubblicati su Youtube delle violenze, riprese con la telecamera di un videofonino, ai danni di un ragazzo affetto da handicap, le aggressioni ai danni degli insegnanti o la distruzione di suppellettili scolastiche, si è cominciato a porre l'attenzione sul patto di corresponsabilità che ci deve essere tra adulti e minori nell'educazione all'utilizzo della rete. Per far questo occorre però superare il digital divide, cioè il gap di competenze tecnologiche, esistente tra adulti, genitori, insegnanti, e minori. Per far questo occorre che gli adulti pongano in discussione la loro percezione del mondo e che siano disposti a farlo entrando in un'ottica di farmazione prolungata. Il mondo si evolve e solo sperimentandosi in una situazione di formazione costante e di apprendimento continuato, si può entrare in possesso di quegli strumenti che permettono un'interazione con l'ambiente mondo, in maniera adeguata e consapevole, consentendo al possibilità di trasmettere inputs pedagogici ai giovani. è facile trovare adulti, insegnanti o genitori che siano, lasciare abbandonati a se stessi i giovani nell'esplorazione della rete, ignorando che come per qualunque altra esperienza adolescenziale, è attraverso essa che sperimentano se stessi, i propri limiti, vivono le proprie angosce e cercano di definire una loro identità. Occorre sapere, Bisogna Saper usare se si vole essere guida in questo cambiamento che non ha a che fare con la rete, ma con l'individuo stesso definendo nuovi modelli educativi. Colazzo (2005) definisce come I modelli educativi costruiscano quella trama di bisogni aspettative e desideri che I gruppi sociali elaborano nel loro abitare il mondo e come l'effettivo operare degli uomini edifichi il sapere. Ma per fare occorre avere griglie di lettura del mondo, riguardo l'uso della tecnologia, che parte da una costruzione di sensi e significati della stessa, che allo stato sembrano mancare a colore che dovrebbero rivestire il ruolo di mediatore o di guida nei confronti di chi si affaccia al mondo stesso. Un mondo complesso, articolato in cui la tecnologia è parte integrante della

vita stessa dell'uomo. Ne determina la sua formazione, il suo lavoro, la sua possibilità di spostarsi, in parole povere ne determina la sua crescita e la sua evoluzione. Appare a dir poco contraddittorio che coloro I quali dovrebbero trasmettere il sapere riguardo agli strumenti che consentono di costruire conoscenza , dimostrino nei fatti di non avere competenza a farlo. Il superamento della dicotomia culturale, tra sapere scientifico e sapere umanistico, inteso come naturale conseguenza dell'evoluzione scientifica e che deve essere agito attraverso la definizione di un percorso formativo, che consenta a psicologi, educatori, insegnati ed operatori sociali di avere elevate competenze in ambito informatico, attraverso le quali strutturare interventi efficaci a contrastare le forme di bullismo sulla rete e che invece portino ad un uso consapevole, condiviso e partecipato delle risorse presenti sul web. Infatti non basta sapere di psicologia o di pedagogia per educare i ragazzi ad un uso consapevole della rete, occorre conoscere la rete, sapere come funzionano le piattaforme presenti su essa, come possono essere utilizzate ed a quale scopo, per poter scoprire come questo struttura il pensiero e come da questo possano scaturire eventuali evoluzioni che danno o daranno vita ad elementi nuovi nella personalitàà di un individuo, o come elementi già strutturati possano essere modificati o rinforzati dal comunicare nel villaggio globale del Web 2.0.

http://www.pewinternet.org/PPF/r/216/source/rss/report_display.asp 1. Nancy Willard: Educator's Guide to Cyberbullying (PDF), http://www.csriu.org/ Ybarra, M.L., Mitchell, J.K., Wolak, J., Finkelhor, D. (2006). Examining characteristics and associated distress related to internet harassment: finding from the second youth internet safety survey. Pediatrics, 118, 1169-1171. Smith, P.K. (2006). An investigation into cyberbullying, its forms, awareness and impact, and the relationship between age and gender in cyberbullying. In www.antibullyingalliance.org.uk/downloads/pdf/ Colazzo S. Insegnare ed apprendere in rete, Amaltea Edizioni, Castrignano dei Greci (LE), 2005.

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