“Cosi cacciamo Ceausescu” Petre Roman oggi è il rappresentante del governo della Romania. Egli è una testimonianza importante per comprendere le storia di questo popolo(relativismo culturale); riassume in un intervista rilasciata a Bernaldo valli, le ore intense del 21 dicembre 1989. Quando lui ancora ragazzo uscendo dal politecnico dove insegnava idrotecnica,inciampò in una barricata che si svolgeva nei pressi della piazza della Rivoluzione. Operai e studenti erigevano una barriera contro soldati e agenti della securitate i quali provocarono trentanove morti. La Rivoluzione Rumena fu l’ultimo capitolo del 1989,l’anno in cui l’Europa girò pagina con la caduto del muro di Berlino(9 novembre 1989). Il giovane che oggi ha 43anni racconta che Gli occidentali avevano voltato le spalle a Ceausescu dopo averlo lodato falsamente per la sua condizione di sottomissione nazionalista nei confronti di Mosca. In oltre,nella stessa Unione Sovietica,dopo una visita di Gorbaciov a Bucarest,nell’87 si sopportava sempre meno il regime rumeno e la decisione del Cremlino(fortezza),basata sulla Perestroika (ricostruzione economica)e la Glasnost (chiarezza politica). Ceausescu appariva come un dittatore,il cui carattere assumeva sempre più aspetti psichiatrici. Dal 1980 scarseggiava persino il pane,la malnutrizione allungava le file ai negozi d’alimentari;c’era stata la proibizione dell’aborto,poiché si abortiva per evitare figli che non si potevano mantenere,gli aborti venivano fatti clandestinamente e senza sicurezza. Passano gli anni e cosi il 25 dicembre dell’89 alle 14,50 vengono fucilati Nicolae e Elena Ceausescu e con loro si spense il comunismo. Quattro giorni prima dell’esecuzione a Tagoviste,nel pomeriggio del 21 dicembre quando Petre Roman si imbatte nella barricata,Bucarest vive ore di grande tensione. Nicolae Ceausescu appare sul balcone della sede del Comitato Centrale. Accanto a lui ci sono la moglie e alcuni membri del partito,i quali condannano i trambusti di Timosoara. Questo provoca migliaia di morti,Mosca si rifiuta di intervenire,anche se i servizi segreti sono gia in azione. Ma Ceausescu resiste,il dittatore si accosta a sua volta al microfono,pronuncia le prime parole e subito dalla folla partono grida ostili,miglia di uomini e donne cominciano ad agitarsi;Ceausescu tace,rimane sbalordito non gli era mai accaduto di essere interrotto in pubblico da quando era al potere. L’immagine diffusa dalle televisioni di tutto il mondo annuncia chiaramente la fine del dittatore e del regime. Nella notte tra il 21 e il 22 dicembre, Ceausescu si rende conto di essere ormai fallito,i suoi ordini non sono più eseguiti. Egli si sente tradito,ma compie un ultimo tentativo:convoca il comitato politico esecutivo e proclama lo stato di guerra su tutto il territorio nazionale. Le sue parole non contano più,e tramite un altoparlante si affaccia al balcone del comitato centrale e si rivolge alla folla ,ma la sua voce è coperta da un altoparlante che sotto il balcone ripete: “non dategli retta”. Oramai non gli rimane che ritirarsi, Ceausescu e la moglie Elena salgono su un elicottero e dirigendosi verso nord,scompaiono. Il compito del nuovo organismo,è quello di assumere il potere abbandonato dal dittatore in fuga. I candidati sono tanti ma vengono respinti ,perché troppo compromessi col regime. Al consiglio dei trenta membri scelti a caso,appartiene anche Petre Roman e Ion Iliescu;uno diventa il presidente e l’altro il primo ministro della Romania. Entrambi sostengono la tesi della rivoluzione ed escludono quella del colpo di stato. Nicolae e Elena Ceausescu furono catturati e tenuti prigionieri,poi successivamente uccisi a Targoviste. In quelle ore Iliescu e Roman erano uniti,ma in seguito diventarono avversari politici. Michela Sassone 4As