Considerazioni Intorno Al Graal

  • June 2020
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Considerazioni intorno al Graal Di seguito alla ricomparsa del Graal nel Codice Da Vinci, la sua interpretazione deve essere più che mai molto cauta. La sceneggiatura proposta da Dan Brown ha creato nell'immaginario collettivo un'entità che rimane del tutto oscurata da un approccio suo, estroso e talvolta privo di differenziazioni tematiche e di contestualizzazione dei fatti. Partendo dal concetto di Graal, come archetipo di un contenitore delle proprietà magiche nell'immaginario collettivo, abbiamo considerato necessario approfondire il viaggio che compì dalle sue origini più remote fino ai giorni nostri, delineando la sua fortuna in chiave mitologica in un primo tempo e successivamente in chiave antropologico- religiosa. Le diverse connotazioni con cui è collegato questo archetipo, sono relazionate con il campo iniziatico- sacro, il Graal è visto come un contenitore attraverso il quale si possono raggiungere diversi stati da quello iniziale, che conducono alla saggezza, alla vita eterna, alla fertilità. Le proprietà propiziatorie dell'oggetto gli hanno conferito un divenire profano con una molteplicità di significati e ha dato luogo ha diverse congetture. La parte mitologica della nostra conversazione riguarderà il Graal come archetipo dell'immaginario collettivo e la sua presenza nelle diverse culture. Sin dall'era protodinastica, ossia dalla dinastia egizia primitiva vale a dire dal 4000 a.c. esisteva già la questione del viaggio ultraterreno collegato con delle cerimonie sacrali per raggiungere la aldilà, la pratica si intensificò nel primo periodo della sesta dinastia, con il culto di Iside e Osiride(Ra nuovo dio sole). La liturgia distingueva una scissione completa tra anima e corpo, gli elementi della mente tra: l'Akh che rappresentava il mondo spettrale, il Ba che costituisce la personalità, ciò che differenzia un uomo dall'altro, il Ka, energia vitale che rimaneva nella dimora funebre. Per quanto riguardava il corpo come riferito nel Libro dei Morti di Amenemope, scriba egizio, prima dell'imbalsamazione i visceri trattati separatamente, venivano deposti in quattro recipienti di terracotta o di pietra, i cosiddetti vasi canopi , ogni foggia di coperchi rappresentava un figlio di Horo, con delle sembianze terioantropomorfiche, Imseti il genio protettore del fegato, testa di falco, Qebehsenuef protettore degli intestini, testa di babbuino, Hapi, il guardiano dei polmoni, e l'ultima testa di sciacallo, Duamutef, che conservava lo stomaco. Il corpo in una pratica simile veniva depurato di ogni componente corruttibile, il cuore seguiva un rito diverso, attraverso la sua pesatura, il defunto si sottoponeva al giudizio postumo nella "sala delle due Maat" sulla bilancia il cuore, ricettacolo della coscienza era contrapposto a Maat dea della verità e della giustizia figlia di Ra e garante dell'ordine universale, per accedere al aldilà l'equilibrio tra i due piatti non doveva essere spezzato, gli dei Anubi e Thot vigilavano al responso, un esito negativo induceva il mostro a divorare il cuore precludendo la beatitudine al defunto, una sentenza favorevole conferiva invece il titolo di " giustificato" e "ammesso nel paradiso". Considerando la liturgia funebre egiziana, sono stati messi in luce i topos fondamentali che saranno tramandati con il passare del tempo. Gli utensili in forma di ricettacoli erano già propiziatori e sacri, perché portatori di sentenze, di destino, di vita e di morte, avevano la funzione di racchiudere elementi vitali e conferirli delle proprietà iniziatiche. Nella cultura celtica, ritroviamo altre forme graeliche, esisteva un principio di dualità nella natura. La essenza della natura era il frutto dello scontro tra due forze: il bene e il male, proprietà conosciuta come il dono di Tuata di Dannan , nella cultura celtica animista, varie oggetti rivestivano questo carattere duale: il calderone magico, la lancia di Lugh, la pietra di fal, la coppa di Dagda. I personaggi di spicco, i druidi, erano gli artefici di riti di tipo iniziatico, dove un contenitore più conosciuto come pentolone o calderone nel quale erano messe a cuocere sostanze dalle virtù solo note dai druidi. L'interpretazione di queste decozioni era di carattere magico; le pozioni preparate erano la contrapposizione di due forze opposte che sbocciavano nell'alchimia dell'annientamento della germinazione, della sterilità o della forza guerriera. Tra la molteplicità di divinità presenti nel panteon celtico, la figura della dea Cerridwen illustra chiaramente il mito del contenitore, madre di due figli, uno tanto bello quanto era brutto l'altro, la dea decise di pareggiare i conti, preparando per quello meno favorito della natura la pozione magica che ne avrebbe fatti un sapiente, veggente e poeta sublime. Dopo un anno e un giorno la pozione di erbe necessarie a produrre l'incantesimo, non era ancora pronta, cosi la dea dovendo allontanarsi per cercare altre erbe, mise a guardia del calderone un ragazzino, sulle dita delle quali finirono alcune gocce bollenti dell'intruglio, egli per il dolore portò la mano alla bocca, immediatamente fu in grado di udire tutto ciò che era detto nel mondo e di conoscere ogni

segreto del passato e del futuro. Questa leggenda conferisce al contenitore un'altra volta un carattere trascendente, una forza capace di fare scaturire ogni proprietà di essenza vitale sia positiva che negativa, per farli confluire da un soggetto iniziato. Se è vero che in molte altre civiltà floride, come quella degli aztechi, sumeri, babilonesi, ritroviamo nei riti sacrali un solito contenitore reduce di un conferimento di poteri divini, le tracce di un calice che per la prima volta viene nominato da un poeta gallese di nome Gododin verso il 600 nel primo ciclo arturiano come Graal, parola polisemantica proveniente dal latino gradalis, acquisirà una fortuna variegata, in quanto contenuto che contenitore. Nel Re Pescatore ci sono due personaggi i cui destini vengono traballati dalla presenza di un Graal eufemizzato , di nuovo ci troviamo di fronte a due vicissitudini contrastate, la prima quella del Perceval de Chrétien de Troyes datata nel 1182, sinonimo di pellegrinazione iniziatiche e di cammino cosparso di sventure e desolazione. Nella seconda opera quella intitolata Re Artù di Goffredo di Monmouth del 1132, lo scioglimento ci consente un esito positivo portatore di un riscatto. Nel poema de Chrétien de Troyes, Perceval è un ingenuo adolescente, errante nei boschi dalla madre vedova, si imbatte in alcuni cavalieri che esercitano su di lui un fascino irresistibile, arriva alla corte di Artù dove il saggio Gormemant lo inizia a una vita cavalleresca, dopo aver conseguito queste prove di vita può tornare dalla madre, ma si ferma durante il viaggio al castello del Re Pescatore, afflitto di un inguaribile e dolorosa ferita al inguine, alla corte del re fu testimone di una processione che reca la lancia insanguinata con cui fu trapassata il costato di Cristo e la coppa che ne raccolse il sangue, quel Graal di cui tutti i cavalieri della tavola rotonda sono alla ricerca. Per motivi di riservatezza non chiese il perché della ferita del Re e lasciò il regno improvvisamente, nel corso del viaggio viene a sapere la morte della madre addolorata dalla sua assenza. Assillato dalla faccenda, iniziò una ricerca lunga cinque anni per svelare i misteri della lancia e del Graal, un venerdì santo incontrò un eremita, fratello del Re Pescatore che raccolse le sue confessione e li assegnò un cammino di penitenza e di preghiera svelandogli anche una parte del mistero che lo straziava: l'omissione di chiedere al Re il motivo della sua ferita, gli aveva impedito di guarire, protraendo uno stato di desolazione, la terra si coprì degli sterpi e dei pruni della devastazione, il Graal rigeneratore andò perduto. Il secondo personaggio che ci interessa è Artù, Re di Camelot, seguace della tradizione celtica, sarebbe stato un capo militare bretone degli inizi del VI secolo, distintosi per aver strenuamente difeso il suo popolo dalle invasioni degli Angli. L'elemento più autorevole del suo regno fu la tavola rotonda, la cui simbologia è essenziale per penetrare la problematica del Graal. Per prima cosa, in quanto cerchio, la tavola rotonda, rappresenta un'immagine del cielo, di cui tuttavia, il centro dove appare il Graal, non è un dato ma un polo d'attrazione, l'obiettivo della cerca, nel corso della quale, i cavalieri non possono permettersi debolezze e compromessi, la simbologia celeste, è ribadita dal fatto che i cavalieri sono dodici come i segni dello zodiaco, i loro compiti erano finalizzati al ricupero di una dimensione paradisiaca, della vita per se stessi e la comunità in cui operavano. Goffredo di Monmouth, ci propone un eroe del tutto avvincente, se Perceval o suo nipote Galahad equivalgono a un rifiuto di una rinascita iniziatica, a un rifiuto della vita ad un livello di coscienza superiore, ad un rifiuto di accostarsi alla magia della spada Excalibur messa per il Graal, Artù estrasse la spada dalla terra, piena delle energie vitali della Grande Madre e redimerà la terra dal peccato originale. L'Excalibur stava per il ricettacolo delle forze co -estensive alla vita, la sua estrazione annientò la desolazione sulla terra e fecce tornare la primavera. Alla redenzione di Artù non basterà il battesimo dell'acqua bensì il battesimo del fuoco: la morte per mano di Mordred, il frutto del peccato in un annientamento reciproco, conferisce all'opera la sua dimensione tragica. Nella letteratura medievale, molti oggetti erano frutto di una creazione magica o connessa a poteri prodigiosi; tutti costituivano il mezzo per compiere imprese eccezionali, basta anche pensare alla strage dei saraceni che il paladino Orlando compie a Roncisvalle. Il primo scrittore, ad associare il Graal con il cristianesimo, come calice dell'ultima cena fu Robert de Boron, nel Giuseppe di Arimatea. Quest'opera rappresentò una svolta, nell'ormai dimensione sacra prosaica del misterioso calice. Il racconto che portò al culmine la dimensione prolifica del Graal, ebbe luogo nella letteratura germanica, nel Parzival del poeta tedesco Wolfram Von Eschenbach, opera scritta attorno al 1210, il Graal non è più una coppa ma una pietra per estensione filosofare molto ambita dagli alchimisti per le sue proprietà magiche, Ermete trimegisto, mitico fondatore dell'alchimia, ipotizzò che il mistero primordiale della natura era dovuto alla congiunzione degli opposti. La pietra ancestrale portatrice di un alchimia tra bene e male poteva trasmutare i metalli in oro, per Von Eschenbach si trattava di uno smeraldo "ex coelis" (sceso dal cielo) che teneva cinto in un diadema l'angelo decaduto Lucifero. Egli cadde nell'Eden, sconfitto dall'arcangelo Michele, dentro la pietra, c'era un calice che rimase nel paradiso perso dopo la cacciata di Adamo ed Eva,

iniziati al peccato originale. Fu Seth, figlio di Noè ha rintracciarlo e ha consegnarlo a suo figlio Enos, però Seth fu un superstite del diluvio universale, invece Enos intrappolato dalle acque perì e il Graal con lui andò perso. La tradizione cristiana ormai parte integrale dei romanzi cavallereschi, lo fece ricomparire nel cenacolo il giorno dell'ultima cena. Dopo le peregrinazioni che ebbe il calice nella mitologia e letteratura, dedicheremo la nostra seconda parte a un approccio che riteniamo focale per afferrare meglio come l'oggetto ha rivestito una dimensione sacra religiosa, costui fu il centro di un sacramento tra Gesù e i suoi apostoli, ed è di questo che cercheremo di evidenziare il destino fiorente del Graal, ormai colmo nell'immaginario collettivo di una dimensione antropologico - religiosa. Il calice reduce di un conflitto secolare tra chiesa ed eresia, non è prettamente una cosa materiale, ma va persino inteso come un segreto, un esoterismo tramandato di generazione in generazione, rimane un mistero irrisolto, con un personaggio al centro della faccenda: Gesù Cristo. Chi era quell'uomo per cambiare il volto dell'umanità? Le tracce scritte sulla vita di Gesù, hanno sempre scarseggiato. Un suo contemporaneo di nome Giuseppe Flavio lo identificò nei suoi rapporti anagrafici per l'impero romano: un galileo di patronimia Bar Levi. Un'altra approssimazione riguarderebbe l'inchiesta svolta da Tito Valerio Tauro, precettore dell'imperatore Tiberio, nella ricerca di ritrovare il corpo di Gesù e dimostrare in conseguenza che non risorse dalla crocifissione come annunciato ai suoi diretti seguaci, le sue indagini venero vanificate per l'intervento di Caligola che distrusse tutte le fonti scritte e scomunicò il precettore romano. L'imperatore fobico, temeva un diffondere del cristianesimo a Roma e scelse di sradicare la questione messianica. Sappiamo anche che Gesù fu giudicato e condannato dal governatore Poncio Pilato ma gli atti di questo processo non sono stati conservati. Ma cosa era Israele prima dell'era di Gesù? Israele è sempre stata una terra di conquista, fu sottomessa a diversi imperi, dagli egizi agli assiri, passando dai babilonesi per arrivare ai romani. La Palestina alla morte di Salomone verso il 960 a.C. fu divisa in due parti: al nord il regno di Israele, al Sud il regno di Giuda, la città di Gerusalemme, rappresentava, un enclave tra queste due frazioni. Entrambi regni furono un conflitto d'interessi tra civiltà del Medio Oriente della mezzaluna fertile. Verso la metà del secondo secolo a.C., La Giudea non è più un possesso siriaco, dove regna la dinastia ellenistica dell'impero di Alessandro Magno, nonostante il diffondere del paganesimo, la resistenza guidata da Giuda detto Maccabeo porterà all'insorgere di una gloria per il popolo giudeo: Un Re, Antioco IV Epifane. In seguito le imprese dei re Maccabei contribuirono a ridare a una nazione, il fasto andato perso. I sovrani caratterizzarono il loro regno con una politica draconiana di assimilazione culturale ed economica. Ma tale potenza di un regime aristocratico, poteva esercitare una pressione sui regni greci, i Maccabei avevano cercato un'alleanza con le fazioni ellenistiche in vigore, fin dal II a.C. La battuta di arresto ebbe luogo cento anni più tarde, quando le legioni imposero la supremazia di Roma a tutto il bacino mediterraneo mettendo fine all' anarchia dei regimi. Pompeo intervenne in Palestina, trovò Gerusalemme in rivolta, le fazioni religiose e politiche si dilaniavano, egli presse Gerusalemme nel 63. Alcuni intriganti cinici, sapranno occupare il potere locale; la storia conservata in nome di quel despota che fu Erode detto il grande (37-4 a.C.). Egli pensava di guadagnarsi la gratitudine dei Giudei ricostruendo il tempio con un certo sfarzo. Lo stato ebreo sparirà definitivamente nel 70 d.C. con la distruzione del tempio per opera dell'imperatore Tito. La religione prima dell'avvento di Gesù, era il giudaismo, indice di un largo pluralismo, gli spiriti erano piuttosto conservatori ossessionati dal passato del paese; il Tempio, la Legge; al di fuori del tempio, luogo riservato a pochi sacerdoti, ci si riuniva nelle sinagoghe, dove i dottori della Legge, istruivano in popolo e animavano la sua preghiera. Si leggeva la bibbia in ebraico con libertà d'interpretarla in aramaico, la lingua allora corrente del popolo. In Samaria si osservava la legge di Mosè, ma è stato costruito un tempio, in concorrenza con quello di Gerusalemme. La rottura col giudaismo era netta, e da una parte e dall'altra, c'era un'avversione incolmabile. Nella Galilea più lontana, la popolazione sembrava pericolosamente mista, il tempio era lontano e per gli atti religiosi ordinari, i giudei, si riunivano nelle sinagoghe, che avevano una funzione decisiva.

Uno dei miti centrali del cristianesimo è quello collegato con la nascita del maestro da una giovane vergine, mito presente in varie culture in epoche precedenti alla nascita di Gesù Cristo come per esempio Gautama Buddha, Dionisio, Attis, Indra, Adone, Krishna, Zoroastro e Mitra; in altre parole il connubio deità - donna costituisce un'antica necessità per la discendenza di tutti gli uomini-dei delle culture mediorientali. Gesù stesso fornisce ai cristiani la conferma a tale asserzione dichiarandosi "figlio di Dio" titolo che era dato in antico a tutti quelli che rivendicavano dignità di re. Dai tempi dei faraoni in poi, tutti i re legittimarono il proprio diritto a governare in conformità a una presunta filiazione divina. Come sappiamo Gesù Cristo è il nome greco attribuito in epoca postuma e in realtà non si conosce per certo il nome di Gesù alla sua nascita ma si sa che questo si fece chiamare Yhŏshū a (o Yeshūa, nella forma abbreviata) che significa "Jahvè è salvezza", il suo equivalente moderno sarebbe Giosuè nome di un'altra figura epica dell'Antico Testamento che condusse il suo popolo al trionfo nella battaglia di Gerico, quando le mura della città crollarono allo squillare delle trombe, è importante evidenziare che mentre il termine ebraico -aramaico "Messia" ha il significato di chi diventerà legittimo "Re dei Giudei" alla sua traduzione greca, è stato dato il significato di "apportatore della salvezza attraverso la redenzione dei peccati". L'arrivo del Messia per gli ebrei significava innanzitutto la liberazione dall'egemonia delle genti straniere come i siriani, i babilonesi o i romani, giacché in questo tempo la politica rappresentava una seria questione teologica e la stabilita di una nazione dipendeva dal valore della stessa agli occhi di Dio, con l'arrivo del Messia gli ebrei avrebbero potuto celebrare la venuta del proprio re e portare a termine una vittoriosa guerra contro i nemici, essi non erano in attesa di un dio o di un salvatore di tutte le genti ma di un capo, di un re terreno di origine davidica. È in questo contesto che nacque Gesù Cristo, si sa cosi che l'era cristiana si basa su un errore del calcolo, Gesù è nato prima dell'anno sette o sei prima della nostra era. È morto un venerdì, vigilia di pasqua tra il ventotto e il trentatre , forse il 7 aprile dell'anno trenta. Gesù proveniva da una stirpe davidica. Oltre gli elementi riferiti nei vangeli sinottici sulla sua nascita, troviamo altre fonti nei vangeli apocrifi, come quello del Vangelo della nascita di Maria, oppure il Protovangelo di Giacomo. Per quanto riguarda la fugga in Egitto della "sacra famiglia", per evitare la " strage degli innocenti", si scoprono ulteriori discrepanze. Era noto che Erode fosse un re piuttosto sanguinario, secondo gli studiosi, non esistono prove documentarie certe dell'epoca di strage compiute al di fuori della sua cerchia famigliare e politica. Gesù trascorse sicuramente alcuni anni in Egitto con i genitori, prima di frequentare la scuola del tempio a Gerusalemme. Quando egli nacque, il villaggio di Nazareth ancora non esisteva, e quindi dovrebbe utilizzarsi, il temine "Nazareno" un ramo derivante degli Esseni, che traeva alla sua volta origine del gruppo dei Terapeuti, dediti alla medicina esoterica, abitanti in area alla destra del Nilo vicino ad Alessandria. Gesù e la sua famiglia erano Esseni, appartenevano in altre parole a un gruppo che contrariamente a quanto afferma la chiesa cattolica, non era per nulla una piccola setta insediata a Qumrām. Secondo lo storico ebraico Giuseppe Flavio, membro della medesima setta, gli Esseni costituivano un ampio gruppo religioso, in competizione con i Sadducei e i Farisei, tutte e quante fazioni sorte durante la dinastia Maccabea. I sadducei costituivano la burocrazia aristocratica e sacerdotale in Gerusalemme. Si trattava di una classe d'individui dalle opinioni assai conservatrici in materia religiosa, che non credevano nell'esistenza sovra terrena, si richiamano alla stirpe sacerdotale di Zadok. I farisei, non erano sacerdoti in senso stretto ma uomini devoti alla Legge, cui cercavano di conformarsi in ogni circostanza della vita. A sostegno di questo proponimento essi svilupparono una tradizione d'interpretazione che regolava nei minimi dettagli tutte le azioni del vivere, producendo cosi una serie di norme che avrebbero costituito le pietre miliari del moderno giudaismo ortodosso, furono loro a introdurre la figura del rabbino e le fondamenta per l'istituzione della sinagoga. La setta degli esseni rimase nell'ombra fino al 1947, anno del rinvenimento dei manoscritti del deserto di Giuda a Qumrān. I manoscritti rivelano molto di queste persone che abitarono l'arida valle rocciosa, sita all'incirca a trenta chilometri a est di Gerusalemme, dalla metà circa del II secolo a.C. fino al 68 d.C. A distinguere gli esseni da sadducei e farisei erano le modalità di affiliazione alla setta, non già regolata dal diritto di nascita, bensì perseguita come scelta personale nell'età adulta. Le genti di Qumrān si ritenevano sole detentrici dei veri insegnamenti spirituali d'Israele in virtù dell'opera del sacerdote fondatore della setta il "Maestro di Giustizia" citato dai manoscritti, si credevano genitrici di una "nuova alleanza" di un patto supremo e definitivo contratto tra il popolo d'Israele e Dio. Il ministero di Gesù, era mediante la sua formazione ancorata nella legge di Mosè, Israele era uno stato teocratico nel quale la Torah era venerata, la Legge Mosaica era forte seicento tredici norme. Secondo la Legge, gli uomini ebrei, soprattutto quelli di stirpe reale, dovevano sposarsi e generare dei figli per ottemperare al monito del Signore "andate e moltiplicatevi". Nessun rabbino faceva eccezione alla regola. Un dato di fatto che diventerà il punto cardine del proliferare degli scritti, tra l'altro il celeberrimo Santo Graal di Leigh, Lincoln e Baigent sull'ipotetica prole di Gesù con Maria Maddalena ovvero Maria di Betania, di casata asmonea, e quindi, aspirante a uno hieros gamos (unione sacra).

Dal momento in cui s'intravvede, una possibile discendenza di Gesù, abbiamo due modi di approcciare lo scopo del suo ministero, tra Salvatore Mundi, venuto quaggiù per redimere nel sacrificio della croce o come Re Sacerdote, garante di una missione messianica e destinata a collocare il popolo ebreo nell'albo delle grandi civiltà conquistatrici. La prima ipotesi che considera Gesù Cristo come redentore dei peccatori, rappresenta un messaggio salvifico per l'umanità, il suo ministero terrestre prende in mano il destino religioso del mondo, sotto l'aspetto del servo di cui Isaia aveva descritto in anticipo la figura inattesa, Gesù nell'evangelizzazione della Galilea e della Giudea predicava un nuovo inizio, una conversione e una vita nuova, attraverso il battesimo e la convinzione sacra -santa che egli fosse disceso sulla terra per compiere un sacrificio espiatorio e prendendo spunti di questa nuova gnosi, il credente potrà fruire dopo la morte di una vita eterna. La seconda ipotesi, riguarderebbe un Gesù Cristo "Re degli Ebrei", a vocazione sacerdotale, la cui missione consisteva nel fare rifiorire la Legge Mosaica, in Palestina in un primo tempo, generando il massimo numero di seguaci per estendere suo pensiero oltre confine e imporre un regno di Israel coeso, in grado di fare fronte all'impero romano dominante in quell'epoca. Esistevano troppe fazioni rivali che indebolivano il regno ed era un continuo assedio dell'invasore. Gesù, nostalgico dello spirito che animava duecento anni prima i Re Maccabei, predicava con zelo l'armonia tra la sua consorteria Essena e invitava alla lotta contro le altre fazioni presenti in Israel (Sadducei e Farisei) ed è per sedizione che sarà condannato da Roma. Il maestro che nella tradizione degli apocrifi, viene più spesso presentato come prestidigitatore, reduce di una formazione nelle scuole Alessandrine, Mitraiche e diventato uno scienziato delle grandi civiltà, seppe rivoluzionare l'Antica Legge in un verso tutto suo: semplificò la Legge di Mosè (molto caotica, che governava ogni minimo aspetto della vita) in seri precetti semplici, le sue nuove regole, non erano così vincolanti come prima, per potergli garantire un numero maggiore di seguaci. Lui si richiamava della tradizione cabalistica, ossia la parte aggiuntiva ai dieci comandamenti, il quale insegnamento sarebbe stato conferito ad un piccolo circolo di iniziati. Gesù fervente praticante di questa gnosi avrebbe deciso di morire per osservare questa filosofia cabalistica, associandola ad altri riti divinatori egizi, la quale prevedeva una morte per raggiungere un'armonia cosmica e in seguito una resurrezione dopo tre giorni, si è a lungo ipotizzato che lui traesse le fondamenta del suo messaggio nei Libri dei Morti o nei Testi delle Piramidi. È interessante sottolineare, la similitudine tra il Padre Nostro preghiera cristiana universale e il Abba Ra Heim ("i bambini che sono seguaci del loro padre, il dio Ra"). Quando Gesù insieme ai discepoli celebrarono l'ultima cena probabilmente per quanto riguarda la storiografia dell'epoca, nel cenacolo della chiesa di San Sion, ubicata a sud ovest di Gerusalemme, i vangeli sinottici ci riferiscono l'adempimento di un'alleanza tra un dio e i suoi fedeli, il calice rappresentativo del sangue di Gesù, come contenitore è un semplice utensile, invece è proprio in questa cerimonia che ricompare il recipiente magico in cui nella storia lo useranno sia i romani che i celtici per le loro libagioni di assenzio o d'idromele. Dopo la morte di Gesù Cristo si crearono tramite l'evangelizzazione paolina, nel Medio Oriente e nel mediterraneo, una molteplicità di credenze, nacquero delle dispute tra primi cristiani e gentili che sfociarono in guerre civili, in breve la morte di Gesù portò molte controversie tra i sedicenti detentori della verità e i loro opponenti. È proprio in questo contesto travagliato che apparse per la prima volta il termine "Eresia" proveniente dal latino "haeresis" il cui significato: "scelta" designava i dissidenti a Roma sparsi nei grandi focolari di evangelizzazione come Roma, Antiochia, Gerusalemme, Alessandria, Costantinopoli nei quali infuriavano correnti sempre di più diverse. Nel 70 d.C. in seguito alla caduta del Tempio di Salomone da parte di Tito imperatore, si avviò la diaspora dei Giudei, i cosiddetti ellenisti. In genere erano fedeli alla legge ma leggevano la bibbia in greco lingua usuale nei paesi del mediterraneo, avevano ottenuto uno statuto speciale e si dimostravano culturalmente aperti al pensiero e agli scambi, perciò c'era una differenza di sensibilità fra loro e i giudei palestinesi che provocarono i primi conflitti interni della chiesa, era troppo evidente che Giacomo il parenti di Gesù, che un giorno sarà il responsabile della comunità cristiana di Gerusalemme, non può avere la mentalità di uno Stefano, di un Barnaba o di un Paolo, e neppure poteva vedere con troppo entusiasmo la loro premura e libertà nell'annunciare il vangelo ai pagani. Gli Ebiotini (la vicinanza più ristretta di Gesù Cristo) nel loro esodo portarono con sé, un numero importante di segreti e reliquie del tempio. Ci sono stati alcuni personaggi di spicco che hanno contribuito ad alimentare la fortuna del santo Graal, tra i più autorevoli citiamo Giuseppe d'Arimatea, il quale avrebbe raccolto il

sangue del costato di Gesù durante la crocifissione e l'avrebbe conservato nel calice del ultima cena. Il prodigioso recipiente permise ad Arimatea di sostentarsi durante la sua prigionia in Palestina dopo diverse peripezie, egli giunse in Inghilterra a Glastonbury. Un altro personaggio intraprese una fuga salvatrice, si trattò di Giuda Tomaso accompagnato dal nipote Giacomo ipotetico figlio di Gesù, trovarono rifugio a Edessa e giunsero presso gli insediamenti celtici nella Spagna nordoccidentale nei pressi di Compostela. Nonostante le fonti dubbie sui loro spostamenti successivi, sappiamo che da adulto Giacomo trascorsi un lungo periodo in Inghilterra con Giuseppe d'Arimatea, ma secondo la leggenda morì comunque in Spagna. È possibile ipotizzare che questo soggiorno del figlio del Messia, abbia dato origine alla leggenda più tarda di un passaggio in Spagna di Giacomo l'apostolo? Avrebbe certo dell'ironico pensare che tutti i fedeli che s'inginocchiano ai piedi della tomba dell'apostolo a Compostela, stiano in realtà venerando il frutto di un'unione che la chiesa nega abbia mai avuto luogo. Tuttavia la persona che rimette in luce il mistero del Santo Graal, è Maria Maddalena, ipotetica moglie di Gesù, nella bibbia si tratta di una prostituta pentita che lavò i piedi di Gesù e diventò una sua seguace. Nei vangeli apocrifi il suo percorso è molto più prolifico, la troviamo nel Vangelo dell'Amore di Giovanni durante le nozze di Cana, come padrona di casa e conseguentemente come moglie legittima di Gesù. Nei manoscritti di Nag Hammadi più noto come manoscritti del mare morto, appare come Maria di Betania, la donna prediletta di Gesù, la donna dalla giara d'alabastro. Nel Vangelo dello Pseudo Matteo c'è riferito lo stato di gravidanza di Maria Maddalena nell'episodio della crocifissione. Sotto le minacce di Erode, indaffarato all'annientamento della sacra famiglia, colei trovò riparo nella comunità dei Terapeuti in Egitto, s'ipotizza che dopo questa fuga approdò sulla costa della Camargue in Francia in una località chiamata Les - SaintesMaries- de- la- Mer per partorire l'erede reale, proprio a causa della clandestinità del suo viaggio non esisterebbero documenti dell'epoca che possono confermare la fuga o la nascita della bambina. La storia della fuga da Israele e della vera origine della bambina, sarebbe un segreto tramandato oralmente lungo le generazioni. Mantenere celata la verità per gli esseni sarebbe stato facile come respirare: bastava utilizzare all'interno dei documenti sacri allegorie e codici cifrati, poiché la loro conoscenza enciclopedica delle scritture gli consentiva di usare una particolare terminologia ebraica troppo complessa agli occhi dei non iniziati e dei potenziali persecutori della setta. La bambina usualmente chiamata Sara l'Egizia o la bambina nera: semplici parole che nascondono moltissimi significati. Sara non è semplicemente un nome ebraico, è anche un titolo, un'indicazione di rango, e significa "Regina" o "principessa", il termine "Egizia" non sta a indicare la nazionalità, ma fornisce un collegamento alla latitanza della madre. Per quanto riguarda all'aggettivo nero, la sua interpretazione sta nel libro delle Lamentazioni del Vecchio Testamento, nel quale cosi sono descritti i principi della stirpe davidica " ma ora sono più neri della fuliggine e nessuno li riconosce per strada". Sotto il velo della descrizione essoterica e simbolica si cela l'identità della bambina che sarebbe cresciuta in Francia per continuare la discendenza della dinastia di Davide, la figlia del Re dei Giudei messo in croce. Sono addirittura i familiari di Gesù, la sua prole che costituisce l'allegoria del Graal. La discendenza di Gesù, si proclamò "Rex Deus" e si caratterizzava in tre linee di sangue: inglese, spagnola e francese. Molte dinastie reali si rivendicarono di un lignaggio davidico furono in Inghilterra i Plantageneti e Stuardi, furono in Francia i Merovingi e gli Angioini, e in Spagna gli Aragonesi. La venuta al potere nel 313 d.c. dell'imperatore Costantino, soffocò molte sette che sostenevano di seguire gli insegnamenti di Gesù il nazzareno, nel mediterraneo orientale, in Grecia e nella penisola Iberica, egli segnò un grande cambiamento in tutti i campi, imponeva nuove mode, nuovi gusti nelle abitudini alimentare, nuovi atteggiamenti sociali e culturali e soprattutto nuovi modi religiosi, Costantino non era cristiano, era infatti un seguace del culto mitraico, ma era molto tutelato da sua madre Elena, devota cristiana, nel 325 d.c. a Nicea ebbe luogo il primo consiglio ecumenico della chiesa, lui ambiva alla pace e decise di usare le tradizione cristiana orientata ad una disciplina orientata sul rispetto della legge, come istrumento di coesione per comporre le aspre divisioni causate dalla guerra civile all' interno dell'impero. Si trattava di una questione teologia rispetto alla natura di Gesù, fu negata la dottrina ariana a favore di quella paolina, che preconizzava la natura triplice di Dio, introdusse la liturgia clericale e il primato del papato, stabilì una data definita per la pasqua e la impose a tutte le chiese, fissò alla domenica il giorno sacro della settimana, istaurò il Credo, insisti sul carattere unigenito di Gesù Cristo e sulla concezione verginale di sua madre Maria, e proclamò pii quelli uomini puri di cuore e di cultura semplice e prese il contropiede del pensiero finora predominante di Socrate che presupponeva di non sapere nulla e di cercare la conoscenza secondo lui, ciò che induceva all'uomo a peccare era proprio l'ignoranza, di conseguenza il bene si identificava con la ricerca della conoscenza, impose le nazioni semibarbariche a convertirsi a questa nuova religione. Con un diktat simile,

Costantino riuscì a dare alla chiesa una prevalenza sullo stato precipitando il popolo in una condizione d'analfabetismo, servilismo e delineando già gli albori del Medioevo. Durante i secoli buoi dell'alto medioevo tutti gli eretici, i dissidenti e i membri del Rex Deus si mantennero nell'anonimato, la loro ricomparsa ebbe luogo durante la prima crociata del 1099 d.c., essi si costituirono in un ordine cavalleresca conosciuti come cavalieri di Salomone all'assalto di Gerusalemme per incoronare il loro Re discendente diretto della stirpe reale davidica e asmoneana di Israele: Goffredo di Buglione, loro pretendevano di essere chiamati semplicemente "protettori del santo sepolcro" tra questi c'erano il conte di Champagne, il suo nipote Bernardo di Fontaines e Ugo di Payns, benché teoricamente soggetti al re di Francia, erano principi indipendenti con vari poderi estesi del Galles alla Borgogna, alla Champagne. Si crearono varie scuole cabalistiche in tutta Europa e circolavano numerose reliquie da Gerusalemme verso l'Europa, nell'esoterismo più completo. Bernardo di Chiaravalle ebbe un ruolo di rilievo nel sostenere di quest'ordine, esso capo dell'ordine cistercense voleva riportare alla purezza originaria il sistema monastico ormai corrotto, e riaffermare la semplicità della regola di san Benedetto, diviene consigliere personale del papa e come uomo di chiesa diplomatica, manifestò un profondo interesse per l' insegnamento di tipo iniziatico, utilizzato da Gesù e dagli Ebiotini, lo teorizzò nei suoi centoventi sermoni basati sul cantico dei cantici del Re Salomone. Con lui i novi Templari dell'ordine fondatore si moltiplicarono e il loro potere crebbe in modo esponenziale, la vocazione iniziale della fondazione dei Templari era la difesa della strada a favore dei pellegrini, ma il consiglio di Troyes, conferì a loro ben più di una semplice incombenza in qualità di protettori delle Sante Vie, con i Templari diventarono una forza rappresentativa in tutta Europa, ed erano capeggiati di famiglie di sangue reale dalla Scozia alla Francia, dalla Italia alla Spagna, si estesero perfino nei Balcani e in Polonia. Ma il focolare rimaneva la Provenza, il Rossiglione e la Linguadoca. I Templari fecero viaggiare conoscenze astronomiche, matematiche, erboristiche e mediche, tra l'innovazione giunta in Europa grazie ai cavalieri guerrieri, ci sono la respirazione bocca a bocca, il telescopio e uno strumento finanziario che essi appresero dai Sufi dell'islam , " la nota di mano" , furono ingegni costruttori, eressero castelli, fattorie fortificate, granai, magazzini, mulini , dormitori, stalle e officine, furono apertamente coinvolti nel finanziamento delle costruzioni delle cattedrali gotiche in Europa, uno stile nato subito dopo il ritorno dei cavalieri dagli scavi di Gerusalemme. Inoltre sono stati loro a diffondere i servizi bancari, gestivano trasferimento di fondi nell'ambito di attività commerciali internazionali, oltre che per la chiesa stessa e i vari governi, ma ben presto furono accusati dalla chiesa della erezione di cattedrali a scopo d'idolatria usando le diligenze dei pellegrini, come lo fecero per le cattedrali d'Amiens e di Chartres, i successori degli antichi rosacroce modificando poco a poco gli austeri metodi iniziatici basati su un rigido ordine gerarchico dei loro predecessori si erano trasformati in una setta mistica e si erano uniti ai Templari fondendo le loro rispettive fedi in un'unica dottrina e quindi giunsero a considerarsi gli unici depositari dei segreti secondo il vangelo di Giovani . ma esisteva all'epoca un'eresia per la chiesa molto più sovversiva che rappresentava una estensione dei Templari, questa setta si chiamava i catari. I catari detti anche albigesi (dal nome della loro roccaforte, Albi, uno dei luoghi storici dell'Occitània, in Francia), costituirono un movimento ereticale diffuso in Europa tra il XII e il XIV secolo. Verso la fine dell'XI secolo si diffusero nelle regioni della Linguadoca-Rossiglione, dove insediarono delle chiese, ad Albi, Carcassonne e Tolosa; I catari o albigesi propugnavano un'eresia dualista e credevano nella predestinazione. La teologia non è molto dissimile dal manicheismo e dai bogomili dei Balcani. Sebbene i catari siano stati ammirati inizialmente persino da Bernardo di Chiaravalle, le loro teorie vennero ritenute pericolose dalla Chiesa di Roma. Credendo nella deviazione dalla vera fede della Chiesa di Roma, crearono una propria istituzione ecclesiastica, parallela a quella ufficiale presente sul territorio. Rifiutavano in toto i beni materiali e tutte le espressioni della carne, credevano nella reincarnazione e professavano la credenza che il re d'amore (Dio) e il re del male (Rex mundi) rivaleggiassero a pari dignità per il dominio delle anime umane. La stessa convinzione che tutto il mondo materiale fosse opera del male esitava, inevitabilmente, nel rifiuto del battesimo d'acqua, dell'Eucarestia, ma anche del matrimonio, suggello dell'unione carnale, genitrice dei corpi materiali - prigione dell'anima. Allo stesso modo era rifiutato ogni alimento originato da un atto sessuale (carni, latte, uova), ad eccezione del pesce, di cui in epoca medievale non era ancora conosciuta la riproduzione sessuale. Pur convinti della divinità di Cristo, gli albigesi sostenevano che egli fosse apparso sulla Terra come un angelo di sembianze umane (di natura angelica era considerata anche Maria) e accusavano la Chiesa cattolica di essere al servizio di Satana, perché corrotta e attaccata ai beni materiali. Le comunità di fedeli erano divise in "credenti", che si chiamavano " Buoni Uomini ", " Buone Donne " o " Buoni Cristiani" e quelli che per l'Inquisizione erano i "perfetti" che praticavano la rinuncia ad ogni proprietà e vivendo unicamente di elemosina. Gli unici che potevano rivolgersi a Dio con la preghiera erano i perfetti, mentre i semplici credenti potevano sperare di divenire perfetti con un lungo cammino di iniziazione, seguito dalla comunicazione dello Spirito Santo, il Consolamentum, mediante l'imposizione delle mani. Questo era uno dei pochi Sacramenti catari, tra cui una sorta di confessione collettiva periodica.

La crociata contro gli albigesi fu indetta da papa Innocenzo III per estirpare l'eresia catara dai territori della Linguadoca. La campagna militare contro gli Albigesi può essere suddivisa in due stadi. Il primo periodo tra il 1209 e il 1215 segnò una lunga serie di successi per i crociati in Linguadoca. Le terre conquistate in questo periodo furono tuttavia perse ampiamente tra il 1215 e il 1225 in una serie di rivolte. La situazione mutò nuovamente a seguito dell'intervento del sovrano francese Luigi VII di Francia, nel 1226. Luigi VII morì nel novembre dello stesso anno ma i suoi sforzi contro gli Albigesi vennero proseguiti dal successivo sovrano Luigi IX. Le aree prime perdute furono nuovamente riconquistate nel 1229 e i principali antagonisti giunsero a un compromesso. Dal 1223 gli sforzi dell'Inquisizione furono fondamentali per sradicare l'eresia catara ma la resistenza e le rivolte continuarono fino a un nuovo intervento armato che ebbe termine soltanto nel 1255. Le truppe crociate mossero contro la città di Montpellier e contro le terre di Raimondo Ruggero de Trencavel per debellare le comunità catare riunitesi intorno ad Albi e Carcassonne. Quest'ultimo, così come già in predenza Raimondo di Tolosa, cercò la via delle trattative che però gli fu negata, e fu costretto a ritirarsi a Carcassonne per preparare le sue difese. In luglio i Crociati assalirono il piccolo villaggio di Servian e mossero quindi verso Béziers che raggiunsero il 21 luglio. Dopo aver circondato la città e chiesto che i Catari fossero banditi oltre le mura cittadine, ricevettero un deciso rifiuto. La città cadde il giorno successivo quando un fallito tentativo di sortita da parte degli assediati permise alle truppe crociate di penetrare nella città. Sebbene Béziers non contasse una cifra superiore alle 500 persone appartenenti alla religione catara, l'intera popolazione venne massacrata. Secondo il cronachista cistercense Caesar di Heisterbach, uno dei capi militari della spedizione contro i Catari, quando al legato pontificio (Arnauld Amaury, abate di Citeaux), si chiese come distinguere chi delle persone rifugiate in una chiesa dovesse essere riconosciuto eretico e quindi bruciato sul rogo, ordinò di uccidere tutti indiscriminatamente, dicendo: Caedite eos! Novit enim Dominus qui sunt eius ovvero "Dio riconoscerà i suoi". La notizia del massacro di Béziers, si diffuse rapidamente mettendo in allerta tutte le restanti comunità catare. Nel frattempo il successivo obiettivo dei crociati fu la città di Carcassonne, che era sì ben fortificata ma molto vulnerabile e sovraffollata di rifugiati. I crociati arrivarono sotto le mura cittadine il 1 agosto 1209 ma l'assedio non durò poi molto tempo poiché il 7 agosto le truppe assedianti avevano tagliato ogni risorsa idrica alla città. Raimondo Ruggero cercò di trattare ma venne fatto prigioniero e la città fu costretta ad arrendersi il 15 agosto, questa volta i suoi abitanti vennero risparmiati ma furono costretti a lasciare la città, completamente nudi, secondo Pietro di les Vaux-de-Cernay, e solo con le brache secondo altre fonti. Simone IV di Montfort che aveva intanto assunto il comando delle truppe crociate cercarono di assicurarsi il controllo dell'area circostante Carcassonne, Albi e Béziers. Dopo Carcassonne molte altre città furono costrette alla resa senza opporre resistenza, tra le quali Albi, Castelnaudary, Castres, Fanjeaux, Limoux, Lombers e Montségur. Ai catari fu data l'offerta di convertirsi e i 140 che rifiutarono la conversione furono messi al rogo. La brutalità del genocidio non lasciò indifferenti i Templari i quali, nelle precettorie presenti sul territorio, offrirono rifugio a molti catari, difendendoli anche con le armi e accogliendone molti tra le loro fila. La chiesa cattolica nelle faccende delle crociate, ha voluto far credere ad una sedizione tra Templari e catari, gli uni avrebbero ammazzato gli altri, invece loro servivano gli stessi interessi, i Templari, corrotti da un sistema clericale despotico, furono gli strumenti di sterminio di un ordine cataro che vantava un culto a Maria Maddalena, a Baphomet, che rinnegava la trinità e il culto Mariano. Le operazioni punitive compiute dalla chiesa per placare ogni fermento abnorme crearono da parte dei Rex Deus ulteriori reazioni di prudenza e fece dei templari sconfitti un eco risentibile nella massoneria, alla quale sono state attribuite diverse origini suggestive e mai dimostrate, come quella di essere: una discendenza diretta dei cavalieri Templari,( i cosiddetti "tagliatori di pietra" e "i muratori associati al compagnonnage" )operanti nell'alto Medioevo. La Massoneria è una "disciplina esoterica", nel senso che alcuni aspetti della sua attività interna non sono di dominio pubblico, ma coperti da riservatezza o assolutamente segreti. I membri della massoneria (i massoni) sono chiamati anche frammassoni, forma italianizzata del francese franc-maçon (freemason in lingua inglese), cioè "libero muratore". Sembra, infatti, che, la massoneria sia nata come associazione di mutuo appoggio e perfezionamento morale tra artigiani muratori, mentre in seguito adottò l'attuale veste speculativa, trasformandosi in una confraternita di tipa iniziatica caratterizzata dal segreto rituale, con un'organizzazione mondiale. I suoi affiliati condividono gli stessi ideali di natura sia morale che metafisica e la comune credenza in un Essere supremo, chiamato Grande Architetto Dell'Universo. Non è facile ricostruire, in termini storicamente incontrovertibili, la nascita della Massoneria come fenomeno concretamente documentabile e per questo alcuni sono arrivati a concludere che le sue vere origini si perdono nella storia. Le radici della Massoneria sono fatti risalire tradizionalmente - da parte dei suoi membri - alla costruzione del Tempio di Salomone (il Tempio Interiore o Tempio Eterico) e alla leggenda di Hiram Abif. Secondo la Bibbia (Libro dei Re), Hiram era un fonditore, "figlio di una vedova della tribù di

Neftali", "dotato di abilità, d'intelligenza e di perizia nell'eseguire qualsiasi lavoro in bronzo", e sapeva "eseguire qualunque intaglio e creare qualunque opera d'arte". Egli venne inviato dal re di Tiro a Salomone, per aiutarlo nella costruzione del Tempio. Hiram costruì due colonne di bronzo da collocare davanti al vestibolo: "innalzò la colonna di destra cui diede il nome Jachin e innalzò quella di sinistra che chiamò "Boaz", costruì il "mare di bronzo" con le dodici basi in forma di altrettanti buoi, dieci conche di bronzo su altrettante basi quadrangolari, i vasi per la cenere, le palette e le coppe. Nella leggenda massonica il geniale artigiano diviene invece l'architetto del Tempio, preposto alla direzione di tutti i lavori e di tutti gli operai. Il racconto ha una sua chiave d'interpretazione mistica e rinvia ai concetti di Perfezione, meta della ricerca mistica, e di Grande Opera (l'opera del Grande Architetto costruttore del mondo), attraverso la cui comprensione avviene l'ingresso del sacro nel profano. La Massoneria simbolica (o dei primi tre gradi) si fonda su questa visione mistica e perciò avrebbe esclusivamente a che fare con un cammino spirituale. In questo contesto si colloca anche il fenomeno della accettazione, ossia dell'ammissione nella corporazione di elementi estranei all'arte della costruzione, soprattutto sacerdoti e scrivani, ma anche medici, in quanto utili alla comunità degli associati per l'espletamento di indispensabili funzioni; dall'ammissione di massoni "accettati" potrebbe essere derivato l'ingresso nel simbolismo muratorio di tematiche non direttamente legate al mestiere, ma appartenenti alla cultura ermetico - alchemica e cabalistica dilagata nell'Europa occidentale tra il XV e il XVII secolo. All'inizio del XVIII secolo, almeno nel sud dell'Inghilterra, all'interno delle logge gli elementi accettati (massoni speculativi o di teoria) prevalevano ormai largamente su quelli operativi, assecondando una tendenziale crisi generale dell'ordinamento corporativo, poiché le originarie ragion d'essere delle confraternite di mestiere (compresa quella dei liberi muratori) venivano gradualmente meno. La massoneria non si è estinta, oggi come oggi, riveste un carattere anche politico e mondano. La leggenda del Santo Graal, si è declinata, nel suo nucleo e ha suscitato di recente un altro dato di fatto che comprova la continuità dell'esoterismo, una faccenda piena di sfarzo e di un grande estro, la storia del Priorato di Sion. Il Priorato di Sion (in francese Prieuré de Sion) è il misterioso protagonista di diverse opere di fantasia e non. Anche se è stato rappresentato in modi tra loro molto diversi, che vanno dalla più potente tra le società segrete della storia occidentale a una farsa dei Rosacroce, l'unico Priorato di Sion di cui si hanno notizie storiche certe è un'associazione fondata il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard. La presunta antica istituzione è, secondo la storiografia ufficiale, solo un'elaborata invenzione da parte di questa più recente associazione. Una «Abbazia di Nostra Signora del Monte Sion», effettivamente fondata nel 1099 a Gerusalemme da Goffredo di Buglione, ovviamente non ha nulla a che vedere con il moderno "priorato" di Pierre Plantard. Il cosiddetto "Priorato di Sion " è stato fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse da Pierre Plantard. In base all'articolo III.c dello statuto originale del Priorato di Sion, l'associazione prendeva il nome da una vicina montagna, chiamata Sion, nei pressi della cittadina francese di Annemasse (niente a che vedere dunque con il più noto monte Sion in Palestina). Era dedicata, tramite il suo giornale intitolato Circuit, a opporsi alla borghesizzazione della regione. Il Priorato del 1956 aveva sede nell'abitazione di Plantard medesimo ad Annemasse, ed era stato registrato ufficialmente alla sotto-prefettura di Saint-Julien-en-Genevois il 7 maggio 1956 da André Bonhomme e Pierre Plantard. Venne sciolto in un periodo successivo all'ottobre 1956, ma rivitalizzato in modo intermittente da Plantard tra il 1962 e il 1993, come loggia iniziatica, con la speranza che sarebbe diventato un'avanguardia dedicata alla restaurazione della cavalleria e della monarchia in Francia, per portare avanti le sue false pretese al trono di Francia. Pierre Plantard iniziò a scrivere un manoscritto e produsse delle "pergamene" dal titolo "Les Dossiers secrets de Henri Lobineau" (create appositamente da un suo amico, Philippe de Cherisey) che Padre Bérenger Saunière avrebbe presumibilmente scoperto mentre ristrutturava la sua chiesa. Questi documenti falsi apparentemente mostravano la sopravvivenza di una linea Merovingia di re Franchi. Plantard manipolò le attività di Saunière a Rennes-le-Château allo scopo di "provare" le sue rivendicazioni relative al Priorato di Sion. Tra il 1961 e il 1984 Plantard inventò un pedigree mitico del Priorato di Sion, sostenendo che era stato fondato a Gerusalemme, durante la prima crociata, da Goffredo di Buglione. Le ricerche condotte sui misteri di Rennes-le-Château hanno portato Michael Baigent, Richard Leigh, e Henry Lincoln a trovare lo pseudo storico Archivio segreto di Henri Lobineau, compilato da "Philippe Toscan du Plantier", che divenne la fonte per il loro libro, Holy Blood, Holy Grail, nel quale riportavano delle dichiarazioni secondo cui: con una lista di illustri grandi maestri, il Priorato di Sion aveva una lunga storia che iniziava con la creazione dei Cavalieri templari come suo fronte militare e finanziario; ebbe un grande ruolo nel promuovere e partecipare al "fiume sotterraneo dell'esoterismo", l'Alph, nell'Europa medioevale; giurò di riportare la dinastia Merovingia, che governò il Regno dei Franchi dal 447 al 751, sui troni d'Europa e Gerusalemme; l'ordine proteggeva questi pretendenti reali in quanto discendenti diretti di Gesù e di sua moglie Maria Maddalena.

Nel 1989 Pierre Plantard cercò senza riuscirci di salvare la sua reputazione e il suo programma sostenendo che il Priorato di Sion era stato in realtà fondato nel 1681 a Rennes-le-Chateau. Nel settembre 1993, egli sostenne che Roger-Patrice Pelat era stato Grande Maestro del Priorato di Sion. Pelat era un amico dell'allora presidente francese François Mitterrand ed era al centro di uno scandalo che coinvolgeva il Primo Ministro francese Pierre Bérégovoy. Un tribunale francese ordinò una perquisizione nell'abitazione di Plantard, trovando molti documenti, inclusi alcuni che proclamavano Plantard come vero Re di Francia. Sotto giuramento, Plantard ammise che aveva fabbricato tutto, compreso il coinvolgimento di Pelat con il Priorato di Sion. A Plantard venne ordinato di cessare e desistere da tutte le attività legate alla promozione del Priorato di Sion e visse lontano dai riflettori fino alla sua morte, avvenuta a Parigi il 3 febbraio 2000. "Et in Arcadia ego..." è il presunto motto della famiglia Plantard e del Priorato di Sion, secondo una rivendicazione apparsa per la prima volta nel 1964. Et in Arcadia ego è una frase latina nota perché appare come iscrizione tombale sul dipinto classico, I pastori di Arcadia (ca. 1640), del pittore francese Nicolas Poussin. La frase significa letteralmente, "Ed io nell'Arcadia". Comunque, l'aggiunta dell'ellissi (non presente nel dipinto di Poussin), suggerisce una parola mancante. Anche se non richesta dalla grammatica latina, sum è una delle parole suggerite per completare la frase, che diventa: "Anche nell'Arcadia sono io". Inoltre, è stato teorizzato da Richard Andrews e Paul Schellenberger che la frase completa Et in Arcadia ego sum sia un anagramma di Arcam Dei Tango Iesu, che significa "Io tocco la tomba di Dio - Gesù". L'implicazione è che la tomba contenga l'ossario di Gesù, figura centrale nella teologia cristiana, o che la scritta incompleta "Et in Arcadia ego" sia l'anagramma di un'altra frase: "I Tego Arcana Dei", "Vattene! Io celo i misteri di Dio" . Indipendentemente dall'accuratezza di questa straordinaria pretesa, essa non è considerata parte della storia ufficiale del dipinto di Poussin che contiene la frase, che è ben documentata. Secondo un'altra versione del Priorato di Sion, già nota ma resa popolare con il romanzo Il codice da Vinci di Dan Brown, questa istituzione avrebbe pochi e "semplici" scopi, che impegnerebbero da secoli i propri adepti. Secondo la leggenda, il Priorato sarebbe stato fondato da Goffredo di Buglione dopo la conquista di Gerusalemme, tra i suoi maestri vi sarebbero stati tra i più grandi intellettuali ed artisti (Da Vinci, Hugo, Newton). Il Priorato avrebbe avuto anche un braccio militare: i famosi e misteriosi Templari, Tuttavia, non avrebbe nulla a che vedere con tentativi di fondare un Sacro Impero Europeo, di abbattere e sostituire la Chiesa Cattolica Romana o con l'istituzione di un grande re di Israele, idee ispirate da una falsa idea dell'esistenza di un complotto internazionale giudaico, che trovò voce su un testo di chiara base anti-semita, scritto all'inizio del secolo e noto come i "Savi di Sion". I suoi reali scopi sarebbero quelli di conservare la verità sulla mortalità di Cristo e del suo matrimonio con la Maddalena - ipotesi che troverebbero conferme nei vangeli apocrifi - e di proteggere il Santo Graal, ovvero l'ipotetica discendenza di Cristo e di Maria Maddalena. Non vi sono prove concrete dell'esistenza neppure di questa versione del Priorato di Sion, anche se c'è chi ipotizza che sia stato proprio il Priorato a far trovare prove volutamente false, allo scopo di proteggersi dalla pubblicità sempre più crescente su di esso e dalle organizzazioni che si spacciano per esso: si tratta sempre e soltanto di ipotesi. Il grande viaggio che compie il Graal, attraverso il tempo, ci giunge fino ai nostri giorni e provocherà indubbiamente ulteriori riflessioni, ipotesi, e congetture, il Graal potrà sempre essere inteso come il pozzo in cui ognuno attinge le proprie considerazioni, è un oggetto che riveste nell'immaginario collettivo una molteplicità di significati, ma che galleggerà sempre tra mitologia e storia, facendo di lui un oggetto senza collocazione. La sua travagliata esplorazione ci fa intanto rimanere intorno al Graal.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE MARILYN HOPKINS, GRAHAM SIMMANS & TIM WALLACE - MURPHY, Rex Deus, London, Element Books Limited, 2001 (tr. Italiana, il Codice Segreto Del Graal, Roma, Newton &
FIDA M. HASSNAIN, A Search for the Historical Jesus. From Apocryphal, Buddhist, Islamic & Sanskrit Sources, Gateway Books, United Kingdom , 1994 (tr. Italiana, Sulle trace di Gesù l'Esseno, Edizioni Amrita, Torino, 1997) LUCIANO PACOMINO, PIETRO VANETTI S. L. Piccolo Atlante Biblico, Edizioni Piemme, Roma, 1985

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