Caso Cogne

  • October 2019
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L'assas sino di Cogne aveva indosso il pigiam a della Franzo ni

Il difensore di Anna Maria Franzoni, l'avvocato Carlo Taormina, chiederà una nuova perizia, dopo l'anticipazione della 'Blood Pattern Analysis' svolta sulle macchie di sangue sul pigiama della donna da parte di Herman Schmitter, collaboratore della 'Bundeskriminalamt', la polizia criminale tedesca, incaricato dal presidente della Corte d'appello di Torino Romano Pettenati. Nelle analisi del perito tedesco, scritta in lingua inglese, si giunge alla conclusione che le macchie di sangue si sono prodotte quando l'indumento era in posizione verticale, comprovando quindi il fatto che l'assassino indossava i pantaloni del pigiama mamma di Samuele Lorenzi, condannata da giudice Eugenio Gramola del Tribunale di Aosta, in primo grado, a trent'anni di carcere per l'omicidio del figlio. Taormina, stigmatizzando la scelta di un perito che aveva già lavorato sul caso durante il processo aostano, ha annunciato che, durante la prossima udienza dell'appello, in programma a Torino martedì 11 aprile, chiederà di farne un'altra: «questa è debole - ha detto - l'abbiamo fatta vedere a esperti mondiali del settore e tutti l'hanno definita incomprensibile. Certe macchie sul pigiama sono 'rotonde' e quindi debbono essere cadute dall'alto e la stessa densità del sangue si ritrova su quello schizzato sul pavimento, sui muri e persino sul soffitto. Schmitter ignora la presenza di una impronta di scarpone da montagna, ed il fatto che vi è uno spazio accanto al letto non imbrattato. Persino il Ris di Parma dovette ammettere che una prima parte dell'azione omicidiaria fu compiuta da una persona in piedi».

Ressa sia di pubblico sia tra i giornalisti a Torino nella prima giornata del Processo d'appello del caso Cogne nei confronti di Annamaria Franzoni: sin dalle prime ore del mattino in via Giovanni Carlo Cavalli, davanti all'ingresso secondario che porta nell'aula 6 di Palazzo di Giustizia, dove si svolgono le udienze, una folla di curiosi si è pazientemente messa in attesa per poter entrare tra il pubblico ed assistere al processo. Delle oltre trecento persone in attesa ne sono entrate sessanta così come dei 250 giornalisti accreditati ne sono stati ammessi circa la metà. Durante la prima udienza, presente in aula l'imputata e suo marito Stefano Lorenzi, il procuratore generale della Corte d'Appello, Vittorio Corsi, ha chiesto per la donna una nuova perizia psichiatrica: «speriamo che la signora ci aiuti ad avere un quadro completo» ha detto, mentre l'avvocato della difesa, Carlo Taormina, ha ribadito la richiesta di un nuovo interrogatorio della sua assistita. L'udienza è terminata nel tardo pomeriggio ed il processo riprenderà il prossimo lunedì 21 novembre: «il clima è buono, abbiamo una Corte che vuole capire - ha detto Taormina al termine dell'udienza - ma Annamaria non consentirà una nuova perizia psichiatrica, il problema di fondo è se sia effettivamente necessaria una nuova perizia psichiatrica. All'inizio del processo sono state indicate circostanze francamente non condivisibili come interrogarsi sul fatto che Annamaria Franzoni venga chiamata dal marito con il soprannome di 'bimba'. Sono state dette cose banali e già prese in considerazione quando si è trattato di fare la prima perizia psichiatrica nella quale trovarono risposta tutti gli interrogativi maliziosi e partigiani del professor Fornari (il dottore che ha eseguito la prima perizia psichiatrica sulla donna, n.d.r.) Annamaria si farà interrogare quando lo diremo noi insieme al presidente: non credo ci possa essere bisogno di dichiarazioni spontanee. Il processo è basato su prove tecniche accanto alle quali si pone soltanto la valutazione della personalità di Annamaria Franzoni ed è questa la ragione dell'insistenza dell'ottimo presidente a volerla interrogare». Taormina ha avuto da ridire con la stampa presente in aula, accusata di essere troppo invasiva: «Signor Presidente, tenga lontano le orde barbariche», ha detto rivolto al presidente del Tribunale Romano Pettenati, mentre i cronisti volevano parlargli durante la pausa tecnica del processo: «mi auguro che siano mantenute le condizioni esistenti prima dell'inizio dell'udienza» ha aggiunto. Prima dell'inizio dell'udienza ha scambiato qualche parola con i giornalisti anche Giuseppe Gelsomino, l'investigatore privato milanese a cui il pool difensivo della Franzoni si è rivolto per svolgere alcune perizie, indagato per calunnia nell'ambito dell'inchiesta 'Cogne-bis', che ha ribadito la sua tesi: «l'assassino è entrato e uscito dalla porta principale della casa ed Annamaria non poteva vederlo - ha spiegato - secondo i test che abbiamo fatto recentemente a Cogne l'assassino si è nascosto in un canalone vicino alla casa e poi quando Annamaria è uscita per andare alla fermata dello scuolabus lui è entrato. La mamma di Samuele non poteva vederlo, visto la posizione in cui si trovava. Spero che i nuovi accertamenti che abbiamo fatto possano entrare in questo dibattimento, sono disposto ad essere interrogato dall'avvocato Taormina. Annamaria non é l'assassina». Anche Luciano Caveri, presidente della Regione e giornalista Rai, si è augurato che il processo d'Appello possa aiutare a trovare la verità: «spero che questo processo - ha detto - serva a mettere un ulteriore punto su una vicenda tragica che è stata eccessivamente mediatizzata. La rappresentazione spesso grottesca del mondo della montagna e dei suoi abitanti sarà pure servita a fare 'colore', ma ciò ha colpito ingiustamente una comunità come Cogne. La verità è che ciò che è accaduto poteva avvenire ovunque». In effetti, leggendo la

prima perizia psichiatrica di Annamaria Franzoni, la comunità di Cogne, e più in generale quella valdostana, non fanno una bella figura: 'presto cominciarono a suscitare delle 'invidie' - si legge nel documento, riferendosi alla famiglia Lorenzi - per il loro rapporto e la loro felicità, probabilmente anomale in una realtà sociale caratterizzata da un alto tasso di fallimenti matrimoniali e da un alto tasso di alcolismo'.

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