Assemblea Di Zona Nov 2008

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Introduzione Questa è la versione aggiornata della relazione/ricerca distribuita ai cittadini durante Assemblea di Zona del settembre 2006. Sono stati inseriti fatti aggiornati all’anno 2008, stralcio della sentenza di condanna, la carta geochimica ambientale di Salerno, nuove immagini e controlli on-line fatti all’Agenzia Europea dell’Ambiente. La responsabilità amministrativa del Sindaco. Perché le Assemblee di zona, perché la democrazia diretta? Il comportamento poco chiaro e trasparente di politici, di imprenditori e di affaristi di ogni genere si ripercuote sugli ignari cittadini, manipolati dai media ufficiali. I partiti tradizionali sono veri comitati d’affari e l’assenza di valori quali l’onestà e sincerità, dei nostri rappresentanti, credo, chiami noi tutti ad una presa di coscienza e rispondere con un’efficace azione di controllo sulle Istituzioni pubbliche che trascurano l’interesse generale. La salute, la libertà di espressione e di partecipazione alla vita democratica, oggi contano più di prima. Credo che le persone debbano informarsi e riappropriarsi del ruolo di cittadino, che non va solo a votare una volta ogni quattro o cinque anni, ma controlla il suo dipendente. Il cittadino è il datore di lavoro del politico eletto, ed ha diritto e dovere morale di licenziarlo se non svolge bene l’incarico conferitogli altrimenti si comporta da complice del malcostume. Il cittadino per essere realmente consapevole delle truffe compiute quotidianamente alle sue spalle deve smetterla di ascoltare i mezzi del potere cioè la televisione, strumento di manipolazione di massa e, deve far crescere quello spirito di curiosità, indispensabile, per riappropriarsi della libertà culturale. Il silenzio è l’arma del potere e gli attuali media non vi diranno mai la verità. I Governi producono le notizie ed i media le diffondono. Tutti le società SpA sono collegate fra di loro, comprese industria e media, un’apoteosi di concorsi e di conflitti di interesse. Esistono strumenti di controllo efficienti, attualmente non usati, come la revoca del mandato, assemblee deliberative popolari come i Bilanci Partecipativi, i Town meeting, i referendum, iniziative popolari efficaci che possono essere inserite negli Statuti degli Enti Locali, Comune, Provincia e Regione; questi strumenti sono presenti in molti Paesi – USA, Svizzera, Brasile, Germania, Spagna – consentono una partecipazione diretta dei cittadini al processo decisionale della politica. Usiamo tali strumenti per migliorare la nostra capacità di controllo e d’informazione su come vengono prese certe decisioni e come vengono spesi i soldi pubblici. Oggi non solo siamo tenuti allo scuro ma nemmeno le più elementari regole quali la Costituzione e lo Statuto Comunale vengono rispettati dagli attuali dipendenti. La migliore democrazia è quella trasparente dove gli elettori conoscono ogni cosa sui candidati. Il popolo è sovrano, dice la nostra Costituzione, ma attualmente siamo noi a non sfruttare questo diritto poiché deleghiamo ad altri qualsiasi cosa. Peppe Carpentieri

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Assenza di regole democratiche in Italia La giovane democrazia italiana sin dal principio, sin dalla scrittura della Costituzione repubblicana ha sofferto e soffre dell’assenza di regole democratiche vere. In Italia esiste solo il diritto al voto, una tantum, per delegare un rappresentante eletto tramite un contratto in bianco. Iniziativa popolare Nella legge di iniziativa popolare non c’è l’obbligo di indire referendum se il Parlamento respinge l’istanza votata dai cittadini, questa assenza di regola mortifica il principio di sovranità popolare. Referendum abrogativo La presenza di una altissimo quorum di validità, 50%+1 degli aventi diritto al voto (caso unico al mondo), sul referendum abrogativo contraddice il più elementare principio democratico, cioè chi partecipa decide. Trasparenza sui conti dei partiti e primarie vere L’assenza di una legge che obblighi i partiti politici ad attuare il principi di trasparenza e l’assenza di regole democratiche virtuose come una legge sulle primarie vere che consenta ai cittadini di scegliersi i propri rappresentanti in Parlamento. Bilancio di mandato e revoca L’assenza della revoca del mandato negli statuti degli Enti Territoriali. Democrazia partecipativa Non esiste obbligo negli statuti degli Enti Territoriali di introdurre strumenti di partecipazione diretta dei cittadini nel processo decisionale (Bilancio Partecipativo deliberativo non consultivo, ma vincolante). Costituzione mortificata Nonostante la gravosa assenza di regole democratiche nelle istituzioni italiane, i comportamenti dei rappresentanti eletti rendono l’esistenza dei cittadini molti più problematica per le continue vessazioni. La Costituzione sancisce principi per la Pubblica Amministrazione (PA) che se fossero banalmente applicati i cittadini non si troverebbero tegole enormi sulla testa. • Principio di buon andamento • Principio di legalità • Principio di imparzialità • Principio di buona amministrazione • Principio di ragionevolezza Negli anni ’90 c’è stata la riforma del procedimento amministrativo, da un lato si sono introdotte regole virtuose e dall’altro regole viziose che hanno alimentato malcostume e corruzione già precedentemente esistenti. Negli Enti Territoriali si è avuto un accentramento di poteri verso i rappresentati eletti direttamente dal popolo e con l’introduzione del diritto privato nella PA si evita l’uso di tangenti per corrompere. Solo per farvi un esempio di come i politici aggirano i principio di responsabilità, hanno inventato (L. 3

241/90) il Responsabile Unico del Procedimento (lo dice parole stessa responsabile unico) una persona da sacrificare sull’altare dei Tribunali se qualcosa dovesse andare male. Ogni volta che la PA deve attuare un’azione politica viene nominato un RUP che pagherà ogni pena, poiché è il RUP che firma tutto. Con questo sistema negli Enti Territoriali il potere di ricatto degli amministratori è immenso. I Sindaci ricattano a norma di legge. Impunibilità Accade spesso che alcuni procedimenti, concorsi, appalti non siano fatti a regola d’arte. Non esiste sanzione per la PA quando un concorrente a fine gara scopre una violazione del bando, scopre che una società vince immeritatamente. La PA invalida la gara e non sanziona il RUP. Avete capito bene, se partecipate a gare d’appalto di progettazione e scoprite che un vostro concorrente è stato raccomandato potete solo far invalidare l’affidamento del progetto, la PA non viene punita, il RUP non viene punito, poiché non esiste sanzione. Siete soli contro tutto il sistema, avete speso tempo e danaro, dovreste fare una denuncia penale e dovreste dimostrare un’eventuale corruzione, e come fate? Se lo fate sarete voi a pagare per eventuale calunnia.

Cos’è l’inquinamento ambientale? Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. (Redirect da Inquinamento ambientale) Con il termine inquinamento ci si riferisce ad un'alterazione di una caratteristica ambientale causata, in particolare, da attività antropica. Il termine è quanto mai generico e comprende molti tipi di inquinamento, il suo uso inoltre non è legato al solo inquinamento ambientale. Generalmente si parla di inquinamento quando l'alterazione ambientale compromette l'ecosistema danneggiando una o più forme di vita. Allo stesso modo si considerano atti di inquinamento quelli commessi dall'uomo ma non quelli naturali (emissioni gassose naturali, ceneri vulcaniche, aumento della salinità). Quando si parla di sostanze inquinanti solitamente ci si riferisce a prodotti della lavorazione industriale (o dell'agricoltura industriale) tuttavia è bene ricordare che anche sostanze apparentemente innocue possono compromettere seriamente un ecosistema: per esempio del latte o del sale versati in uno stagno. Inoltre gli inquinanti possono essere sostanze presenti in natura e non frutto dell'azione umana. Infine ciò che è velenoso per una specie può essere vitale per un altra: le prime forme di vita immisero nell'atmosfera grandi quantità di ossigeno come prodotto di scarto per esse velenoso. Una forte presa di coscienza sui problemi causati dall'inquinamento industriale (ed in particolare dai cancerogeni) è avvenuta nel mondo occidentale a partire dagli anni settanta. Già negli anni precedenti tuttavia si erano manifestati i pericoli per la salute legati allo sviluppo industriale. In teoria tutte le attività e l'ambiente costruito dall'uomo hanno costituito e costituiscono inquinamento dell’ambiente naturale, in quanto interagiscono con lo stesso e ne mutano la sua conformazione originaria. In pratica, se il costruito è in armonia con la struttura naturale, come lo è stato per millenni, si crea un nuovo sistema in equilibrio, che non danneggia il primitivo stato, ma anzi può portare ad una valorizzazione dell'ambiente in sé. Se qualcosa costituisca inquinamento spesso dipende dal contesto: lo sviluppo massiccio di alghe e la conseguente eutrofizzazione di laghi e zone costiere è considerata inquinamento quando è alimentata da sostanze nutrienti provenienti da scarichi industriali, agricoli o residenziali. L'ossido d'azoto prodotto dall'industria è spesso considerato inquinante sebbene la sostanza in sé non sia dannosa. In effetti è l'energia solare che lo trasforma in smog.

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Le emissioni di biossido di carbonio sono talvolta considerate inquinamento sulla base del fatto che hanno portato a un cambiamento climatico globale che prende il nome di effetto serra. Ma poiché tali affermazioni sono molto discusse, soprattutto negli ambienti politici conservatori di alcuni paesi occidentali come gli Stati Uniti, in molti contesti ci si riferisce al biossido di carbonio con il termine neutro di emissioni. L'origine delle più gravi forme di inquinamento è da ricercarsi negli stabilimenti chimici e in altre industrie: raffinerie, discariche di rifiuti nucleari, le comuni discariche per rifiuti urbani,inceneritori, impianti per la produzione di PVC, fabbriche d'auto, di plastica. Tra i contaminanti più comuni troviamo: clorofluorocarburi (CFC), benzene, metalli pesanti come il piombo (in vernici al piombo e fino a poco fa nei carburanti per autotrazione), cadmio (nelle pile ricaricabili al nichel-cadmio), cromo, mercurio, zinco, arsenico. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Inquinamento atmosferico è un termine che indica tutti gli agenti fisici (particolati), chimici e biologici che modificano le caratteristiche naturali dell'atmosfera. Questo è uno dei problemi maggiormente sentiti dalle popolazioni dei grandi agglomerati urbani, di cui ci si è iniziati a preoccupare solamente negli ultimi 30 anni. Dagli anni '70 infatti sono state adottate delle politiche per la riduzione degli agenti chimici e di numerose altre sostanze particolari presenti nell'aria. Queste politiche per una maggior salvaguardia dell'ambiente hanno dato dei risultati per alcuni inquinanti come ad esempio il biossido di zolfo, il piombo e il monossido di carbonio; per altri come ad esempio il biossido di azoto, l'ozono e le PM10 non hanno portato i risultati sperati, dei quali si è scoperto solo recentemente la loro criticità per quanto riguarda la salute. Particolati I particolati sono piccole particelle solide classificate in base alle loro dimensioni. Le particelle atmosferiche sono di solito misurate in PTS (Polveri Totali Sospese), PM10 (particelle con diametro aereodinamico minore di 10 micron, pericolose perché possono penetrare profondamente nel tratto respiratorio e raggiungere i polmoni), PM2,5 (particelle ancora più pericolose perché possono passare attraverso i filtri delle vie aeree respiratorie superiori, penetrare negli alveoli ed oltrepassare la barriera dei capillari entrando nel sangue). L'attenzione si sta ora focalizzando sull'impatto sulla salute di particelle ancora più piccole, le cosìdette nanopolveri, particelle ancora più piccole che tendono ad essere maggiormente tossiche di quelle di dimensioni maggiori e possono rimanere sospese come aerosol per periodi di tempo più lunghi.

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Prima parte: Salerno, il caso delle fonderie Pisano CroniStoria Caso Fonderie Pisano, via dei Greci, 44 Salerno 30/07/03 un cittadino, Il sig. Sabino Antonio scrive un esposto circa l’inquinamento ambientale Al Comune di Salerno Al Dirigente dell’U.O.P.C. ASL SA/2 All’ARPAC Alla Procura della Repubblica Tribunale di Salerno 04/12/03 il Comune di Salerno chiede relazione Tecnica giurata da parte di un Tecnico sull’attività industriale dell’azienda Pisano alle Fonderie Pisano al Settore Provinciale Ecologia Campania 14/07/04 numerosi cittadini residenti in via Salita San Giovanni e via dei Greci scrivono all’Assessore all’Ambiente del Comune di Salerno, avv. Dambrosio 26/07/04 In una lettera dell’assessore all’Ambiente avv. Dambrosio si evince che la zona non è monitorata sui PM10 31/08/04 un cittadino, l’avv. Arturo de Felice, residente in corso Vittorio Emanuele, scrive denunciando emissioni male odoranti provenienti dall’attività industriale della valle dell’Irno al Sindaco di Salerno All’Asl SA/2 All’ARPAC 13/09/04 dall’Archivio del Comune di Salerno si ha notizia che l’ARPAC entro 30 giorni controllerà le fonderie Pisano 22/09/04 dalla copia del verbale redatto dalla Polizia Municipale emergono diverse irregolarità riscontrate presso le Fonderie Pisano come il deposito di scorie, polveri provenienti dall’attività di fusione, all’aria aperta, la mancanza di VIA(Valutazione d’Impatto Ambientale), e sversamento di acque meteoriche di primo dilavamento, che avviene tramite caditoia sifonata, quindi senza pozzi di decantazione, nel fiume Irno. Nel marzo 2007 il Tribunale di Salerno con la sentenza N.415/2007 condanna le Fonderie Pisano & C. per 1) l’abbandono di rifiuti speciali pericolosi, 2) per lo scarico di acque industriali nel fiume Irno e senza essere in possesso dell’autorizzazione 3) per superamento dei limiti soglia per piombo, rame e 6

zinco 4) per scarico sul suolo di acque meteoriche miste alle polveri derivanti dall’attività prodotta 5) per la realizzazioni di impianti produttori di fumi in atmosfera senza essere in possesso dell’autorizzazione prevista 6) per emissioni di gas e polveri atti a molestare le persone presenti in zona. Il Comune di Salerno costituitosi parte civile nel processo conclusosi nel marzo 2007 ad oggi (giugno 2008) non ha ancora chiesto il risarcimento del danno ambientale.

Particolare più unico che raro Come su citato la Costituzione tutela i diritti fondamentali dell’uomo: la vita, la salute, l’ambiente, la libertà. Ma il legislatore europeo, riconosciuto dall’Italia, ha individuo dei principi di indirizzo anche per le politiche locali: principio di precauzione e principio chi inquina paga. Come si è potuto testimoniare la polizia municipale nel 2004 controlla l’azienda Pisano e scopre varie irregolarità molti gravi. Quindi l’Ente Comune non poteva non sapere. Nel novembre del 2006 il Consiglio Comunale di Salerno approva il nuovo piano regolatore generale (PUC Piano Urbanistico Comunale) e si evince che il Consiglio contraddice il principio dettato dall’Unione Europea chi inquina paga poiché addirittura il piano premia l’azienda Pisano, infatti viene previsto un cambio di destinazione d’uso dei suoli di proprietà di Pisano, da area industriale ad area edificabile. 16/03/2008 da Il Mattino

L’EMERGENZA AMBIENTALE Processo bis per le Fonderie Pisano È stato ancora una volta rinviato a giudizio per reati ambientali Luigi Pisano, titolare delle «Fonderie Pisano & C spa», difeso dall'avvocato Gugliemo Scarlato. Si avvia così un nuovo processo per l'inquinamento prodotto dalle fonderie di via dei Greci, dopo le numerose denunce dei residenti, che continuano ad arrivare in procura negli ultimi anni. Il decreto che dispone il giudizio è stato firmato dal sostituto procuratore Angelo Frattini, che ha condotto le indagini e l'inizio del dibattimento è fissato per il prossimo 16 ottobre. Sono varie le violazioni in materia ambientale rilevate a seguito delle capillari indagini, svolte dai carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico e dai tecnici di Arpac e Provincia e dopo un monitoraggio costante del ciclo produttivo. Anzitutto è stato contestato l'inquinamento delle acque, in quanto senza la prescritta autorizzazione veniva effettuato lo scarico delle acque reflue industriali nel fiume Irno, attraverso canalizzazioni interrate. Sono state inoltre riscontrate immissioni nocive nell'atmosfera, provocate da un impianto di fusione, che produceva emissioni di fumi e polveri senza la prescritta autorizzazione, con conseguente danno per gli abitanti delle zone limitrofe, costretti a vivere in una zona caratterizzata da una spessa coltre di nebbia. Altra contestazione riguarda l'assenza del necessario atto autorizzativo per l'impianto di verniciatura dei prodotti realizzati dalla fusione. Si tratta di una serie di reati accertati alla fine dell'anno 2006. Ma non è la prima volta e non è neppure l'ultima che le Fonderie Pisano finiscono nel mirino della magistratura penale. Già nel 2004 era stata avviata una precedente inchiesta che aveva portato alla fine di quell'anno al sequestro dello 7

stabilimento. Da una serie di accertamenti tecnici era emerso che i possibili danni alla salute non sussistevano solo per gli abitanti della zona, ma anche e prima di tutto per i lavoratori delle Fonderie Pisano, che comunque temevano di poter perdere il posto di lavoro a seguito dell'apposizione dei sigilli. Ora, dopo la conclusione di questa ulteriore inchiesta per violazioni accertate fino alla fine del 2006, sembra ne sia stata avviata un'altra lo scorso anno, affidata al sostituto procuratore Massimo Lo Mastro, a seguito della presentazione di ulteriori esposti e denunce per l'inquinamento prodotto dall'attività delle Fonderie Pisano, che continuano a essere quotidianamente monitorate dai tecnici, nominati dalla Procura. Fonte: il Mattino ediz. Salerno 9/11/08

Fonderie, allarme e nuova inchiesta Grande allarme in città per l'inquinamento prodotto dalle fonderie Pisano. Proprio l'altra notte una famiglia, che abita a circa tre chilometri dallo stabilimento, ha chiesto l'intervento dei vigili del fuoco per l'aria diventata irrespirabile a seguito delle continue immissioni provenienti dallo stabilimento. E così l'impianto è nuovamente nel mirino della Procura della Repubblica, al centro di ben due inchieste, che stanno verificando l'inquinamento denunciato dai residenti della zona. La situazione per coloro che abitano nelle zone limitrofe a via dei Greci è divenuta intollerabile, sono in tanti a effettuare quotidianamente segnalazioni sia all'assessorato all'ambiente del Comune, che a chiedere l'intervento dei vigili del fuoco, lamentando esalazioni che avrebbero provocato allergie e patologie delle vie respiratorie. Una situazione allarmante su cui la magistratura penale ha avviato due inchieste. Intanto l’assessore Calabrese dichiara: «Abbiamo avuto un incontro con l’ingegner Pisani, per delocalizzare l’impianto ha bisogno di un’area estesa ed è disponibile solo nella zona di Buccino».

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ANTONELLA BARONE Grande allarme in città per l'inquinamento prodotto dalle fonderie Pisano. Proprio l'altra notte una famiglia, che abita a circa tre chilometri dallo stabilimento, ha chiesto l'intervento dei vigili del fuoco per l'aria diventata irrespirabile a seguito delle continue immissioni provenienti dallo stabilimento. E così l'impianto è nuovamente nel mirino della Procura della Repubblica, al centro di ben due inchieste, che stanno verificando l'inquinamento denunciato dai residenti della zona. La situazione per coloro che abitano nelle zone limitrofe a via dei Greci è divenuta intollerabile, sono in tanti a effettuare quotidianamente segnalazioni sia all'assessorato all'ambiente del Comune, che a chiedere l'intervento dei vigili del fuoco, lamentando esalazioni che avrebbero provocato allergie e patologie delle vie respiratorie. Una situazione allarmante su cui la magistratura penale ha avviato due inchieste. Da una parte c'è l'indagine del sostituto procuratore Massimo Lo Mastro, in corso già da un anno con una serie di controlli sulle immissioni in atmosfera, che proprio nei giorni scorsi ha subito un'accelerazione con un'ampia delega, conferita ai carabinieri del Noe, del Nas e al personale del Servizio Ispettivo dell'Asl, per accertare l'entità delle esalazioni e il nesso di casualità 9

tra le patologie denunciate dagli abitanti della zona e l'attività delle fonderie. Parallelamente di recente, a seguito di alcune dettagliate denunce da parte dei residenti nell'area circostante lo stabilimento, il sostituto procuratore Angelo Frattini ha avviato una ulteriore inchiesta e ha già conferito l'incarico a tecnici specializzati dell'Arpac per la misurazione e l'accertamento con apparecchiature sosfisticate delle immissioni nell'atmosfera. È la terza inchiesta del pm Frattini sulle fonderie Pisano in questi anni per l'inquinamento ambientale prodotto. La prima, nel corso della quale erano stati anche apposti i sigilli allo stabilimento il 18 novembre 2004, si è conclusa con la condanna del titolare dello stabilimento, l'ingegnere Luigi Pisano, che ha patteggiato la pena. La seconda inchiesta è stata chiusa con il rinvio a giudizio per Pisano nella primavera di quest'anno, dopo il nuovo sequestro avvenuto il 18 novembre 2006, a due anni esatti dal primo. È già iniziato il dibattimento e il pm Frattini proprio nel corso della recente udienza ha negato il consenso all'ulteriore richiesta di patteggiamento, anche perché vi sono diverse parti civili costituite, tra cui l'Amministrazione comunale. Numerose sono le violazioni, contestate di cui l'ingegnere Pisano deve rispondere nel giudizio attualmente pendente. Anzitutto l'inquinamento delle acque, in quanto senza la prescritta autorizzazione veniva effettuato lo scarico dei reflui industriali nel fiume Irno, attraverso canalizzazioni interrate. Altra contestazione riguarda le immissioni nell'atmosfera anche in questo caso senza la necessaria autorizzazione. Da un lungo monitoraggio effettuato dai militari del Noe, diretti dal maresciallo Giuseppe Recchimuzzi, si era giunti alla conclusione che le immissioni nocive nell'atmosfera erano provocate da un impianto di fusione, da cui derivavano fumi e polveri, che provocavano un fitta coltre di nebbia, con conseguenti ingenti danni per i residenti. Una ulteriore contestazione riguardava l'assenza del relativo atto autorizzativo per l'impianto di verniciatura dei prodotti realizzati dalla fusione. E mentre si sta celebrando il processo per i danni ambientali, nuove inchieste sono in corso perchè la situazione sembra immutata, nonostante gli interventi di manutenzione effettuati nello stabilimento di Fratte. «Se risponde al vero che nell’area limitrofa alla fabbrica è stata registrata una percentuale, al di sopra della media, di ammalati di tumore, è un fatto che dovrebbe allertare gli organi preposti al controllo». Fausto Morrone sposa la battaglia contro le fonderie Pisano e invita il sindaco a «imporre la delocalizzazione rapida dell’impianto, con il medesimo rigore con cui provvede a far allontanare prostitute, immigrati e mendicanti». Il consigliere comunale osserva: «I cittadini dovrebbero sopportare l’effetto di queste pestifere esalazioni e, magari, rischiare di morirne, nonostante il Comune, nella redazione del Puc, con una forzatura che a suo tempo denunciai già all’Autorità Giudiziaria, abbia trasformato l’area dove è ubicata la fabbrica, da “produzione e servizi” a “residenziale”, attraverso l’artificio di garantire una premialità e un incremento sostanzioso delle superfici edificabili laddove insistono attività inquinanti. In pratica nell’area della fabbrica potrebbero essere realizzate abitazioni atte ad ospitare 1.050 abitanti. La “nuova Salerno” che nasce premiando chi inquina di più! Tuttavia, evidentemente, l’imprenditore non si sente appagato e sta alzando ancora la posta, se non ha ancora traslocato in altro sito idoneo». Morrone domanda alle strutture tecniche di «analizzare la qualità delle ceneri per appurare che cosa si brucia nello stabilimento». Le richieste sono contenute in una lettera a numerose istituzioni: ministro dell’ambiente, procuratore capo, prefetto, sindaco, Arpac Salerno e Asl. Testo e foto sul sito del consigliere.

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Documentazione fotografica: Fonderie Pisano, via dei Greci 44 Salerno.

Fonderie Pisano, Salerno. I camini, le emissioni più dannose non sono quelle che si vedono, ma quelle che non si vedono. Occorre un rilievo dei PM per stabilire che tipo fumi sono.

Fonderie Pisano, Salerno. deposito all’area aperta di scorie, quella che in gergo si chiama loppa. Basta un po’ di vento affinché, anche in minima parte, venga trasportata nella valle e respirata da chiunque, oppure depositata in terreni coltivati ed assorbita dalle piante. 11

Fonderie Pisano, Salerno

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Salerno. Fonderie Pisano via dei Greci 44

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Salerno. Fonderie Pisano via dei Greci 44

Distanze fra la sorgente inquinante e le aree abitate misurate con google earth

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Le Fonderie Pisano nel contesto della Valle dell’Irno ed il territorio del Comune di Salerno.

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Estratto dalla carta geochimica ambientale redatta dal prof. Benedetto De Vivo, Università degli Studi di Napoli Federico II

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Controlli on-line fatti all’EPER (Registro Europeo, Agenzia Europea dell’Ambiente) Posted Feb 19, 2008 2:21 PM Tizio XXXXXX via XX XXXXXX X XXXXX Salerno Italia Commissione europea Agenzia europea dell'ambiente, Copenhagen oggetto: EPER Sono un cittadino italiano e consultando il registro europeo EPER sono rimasto meravigliato nel notare l'assenza delle Fonderie Pisano & C. via dei Greci 44, 84100 Salerno Italia. Tali fonderie sono stato condannate per inquinamento ambientale dal Tribunale di Salerno (Sentenza Tribunale di Salerno N°415/07). Perché non sono presenti nell'EPER? Estratto dalla Carta geochimica ambientale del prof. Benedetto De Vivo, Università degli Studi di Napoli Federico II -------------------------------------------------------------------------------I'm Tizio XXXXXXX, an italian citizen from Salerno, Italy. Visiting the European Pollutant Emission Register web site, I saw Fonderie Pisano &C not listed. Fonderie Pisano & C exists, addressed in via 17

dei Greci 44 84100 Salerno, and was sentenced by Court of Salerno in 19 march 2007 (N°415/07) for environmental pollution. Why emissions of Fonderie Pisano & C are not controlled?

Risposta Posted Mar 4, 2008 11:26 PM Buongiorno, Grazie per aver contatto l'Agenzia Europea dell'Ambiente (AEA) riguardo il registro EPER. La sua email è stata inoltrata al Centro di Informazione dell'AEA. L'AEA produce report ed indicatori sullo stato dell'ambiente in Europa con l'obbiettivo di supportare la Comunità Europea per il miglioramento dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile in Europa. Questo viene fatto attraverso la raccolta di dati ambientali tramite EIONET, una rete di organismi ed enti attivi nel settore ambientale nei paesi membri della AEA. Come indicato da lei, le Fonderie Pisano di Salerno non figurano nell'EPER. Il registro EPER contiene le informazioni che sono rapportate dagli Stati membri. Nel caso presente, oppure l'Italia non ha rapportato le emissioni delle Fonderie Pisano, oppure il registro EPER non é stato ancora aggiornato con le informazioni sulle emissioni della fabbrica. Prima di tutto, Le consiglio di consultare il sito italiano dell'EPER http://www.eper.sinan... e di contattare direttamente l'autorità in Italia in carico della compilazione dei dati sulle emissioni inquinanti. Loro potranno magari spiegarle perché le Fonderie Pisano non appaiono nel registro EPER. La Commissione europea ha il compito di verificare che gli stati membri agiscono in conformità alla legislazione europea, e in questo caso alla Decisione EPER. Mi permetto dunque di inoltrare la sua email alla Dott.ssa Dania CRISTOFARO (in copia di questa email), in carica di queste questioni presso la Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea. Se desidera maggiori informazioni sul registro EPER, per favore nono esiti a contattarci di nuovo. Puo anche contattare direttamente la mia collega Eva Goossens (in copia di questa email), esperta del registro EPER. Spero che questo le sia utile. Cordiali saluti. Anna Gasquet

Posted Mar 5, 2008 3:22 PM Tizio XXXXXXX via XXXXXXXXXX 84100 Salerno 18

Gentile APAT registro INES - EPER Sono un cittadino salernitano, e volevo sapere la ragione per cui le Fonderie Pisano & C di via dei greci 44 84100 Salerno non risultano dall'elenco INES - EPER, nonostante quest'azienda sia attualmente attiva e condannata nel marzo 2007 dal Tribunale di Salerno per inquinamento ambientale. In precedenza ho già chiesto chiarimenti a l'Agenzia Europea dell'Ambiente (AEA) riguardo il registro EPER, che mi ha indirizzato al registro INES dell'APAT. Inoltre si fa presente che l'area dove opera la su citata azienda è vicinissima a centri abitati e l'inquinamento del suolo è anche ben descritto dalla carta geochimica ambientale redatta dal prof. Benedetto De Vivo dell'Università degli Studi di Napoli Federcio II. Video inchiesta distinti saluti Tizio xxxxxxxx Posted Mar 5, 2008 5:57 PM mi hanno già risposto: Gentile Sig. Carpentieri, Il registro INES è costruito sulla base dei dati inviati per mezzo delle dichiarazioni INES. I motivi per cui un complesso non risulta presente nel registro possono essere diversi: il complesso non ricade nel campo di applicazione della direttiva IPPC (la capacità produttiva non risulta superiore alle soglie fissate dalla normativa di riferimento); le emissioni annuali in aria o acqua del complesso non superano i valori soglia previsti dalla normativa per far scattare l'obbligo di dichiarazione. Si precisa che i valori soglia alla capacità produttiva e alle emissioni previsti per il registro INES rappresentano dei filtri per consentire la selezione, al livello europeo, di un insieme di attività industriali responsabili di circa il 90% delle emissioni totali europee da sorgenti industriali. Le soglie fissate quindi non sono associabili a misure di tutela della salute umana. A livello nazionale il registro INES raccoglie i dati relativi a circa 700 complessi industriali, un numero che si avvicina a circa il 10% del totale dei complessi soggetti alla direttiva IPPC (cioè al rilascio di Autorizzazione Integrata Ambientale) e ancora piu' piccolo se confrontato con la totalità delle attività industriali, questo per dire che in esso non sono rappresentati tutti i complessi industriali italiani. Restando a disposizione per ulteriori chiarimenti, si inviano cordiali saluti. --------------------------------------------------------------------------------------------APAT Agenzia per la protezione dell'ambiente e dei servizi tecnici Via Vitaliano Brancati, 48 - 00147 Roma http://www.apat.it/...

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Registro INES http://www.eper.sinan... Dichiarazione INES http://www.dichiarazi...

Seconda parte: informazioni utili di carattere medico-scientifico Tratto da ARPAT News Martedì 13 giugno 2006 L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ E LE LINEE GUIDA SULLA QUALITA’ DELL’ARIA L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha recentemente diffuso le nuove linee guida sulla qualità dell’aria. Si tratta di indicazioni con le quali si individuano valori ottimali per la tutela della salute umana. Cioè valori di concentrazione degli inquinanti per i quali la popolazione in generale non manifesta nessun disturbo. Le normative europee e nazionali nel fissare gli standard da rispettare tengono conto di queste indicazioni, ma anche della situazione esistente e delle tecnologie disponibili. Le ricerche condotta dall’OMS si concentrano sulla diffusione “geografica” dell’inquinamento atmosferico, sui livelli che raggiunge nelle diverse aree del nostro pianeta - più di due milioni di morti premature ogni anno vengono attribuite a fattori di inquinamento urbano – sui maggiori fattori inquinanti e sulle possibili politiche da attuare per ridimensionare tali problematiche. Si tratta di un lavoro molto ampio, che ha coinvolto, fra gli altri, esperti di epidemiologia e tossicologia, per fare il punto della situazione su una questione scottante, ma soprattutto per ridurre l’impatto che gli inquinanti atmosferici hanno sulla salute dell’uomo sia presente che futuro. Il testo che riassume le linee guida sulla qualità dell’aria è stato organizzato in due parti separate. La prima parte si concentra sulle questioni, i rischi, gli effetti - anche politici - che l’attuazione delle linee guida potrebbe avere. La seconda parete analizza i quattro maggiori fattori inquinanti: • PM Le polveri fini: PM10, PM2.5, PM1. Attualmente le rilevazioni si concentrano principalmente sulle PM10. In ambito urbano le polveri finisono prodotte da processi meccanici quali le attività di costruzione, di combustione e di trasporto e provocano effetti a breve termine come irritazioni alle mucose e allergie, ed effetti a lungo termine con incremento di morbilità e mortalità per varia malattie (cardio vascolari ed altro). Il loro livello di tossicità dipende dalla composizione chimica che le caratterizza. Sul PM10 si conferma quanto previsto dalla normativa vigente per la sua seconda fase di attuazione (2010), anche se la nuova direttiva europea in corso di approvazione eliminerà questo valore limite che doveva entrare in vigore nel 2010 (rimarranno in vigore gli standard indicati per la prima fase: 40 µg/m3 come media annuale e 50 µg/m3 come media di 24 ore da non superare per più di 35 giorni all’anno. Sul PM2.5 indica un limite molto più cautelativo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea in corso di approvazione (media annuale 10 µg/m3 invece di 25 µg/m3). • O3 L’ozono genera reazioni infiammatorie alle vie aeree, tosse, oppressione toracica, aggravamento delle patologie asmatiche. Le linee guida fissano i limiti massimi di ozono ad una media giornaliera sulle 8 ore di 100 µg/ m3; sotto questa soglia non si dovrebbero registrare effetti sulla salute umana anche se è possibile che questi effetti vi siano negli individui particolarmente sensibili. Anche per questo inquinante il valore guida suggerito da WHO è più basso di quello indicato dalle norme (120 µg/m3). 20

• NO2 Il biossido di azoto genera, a breve termine, irritazioni agli occhi, al naso e alla gole, mentre, a lungo termine, causa polmoniti sopratutto nei bambini. Le linee guida fissano i limiti di biossido di azoto ad una media annuale di 40 µg/m3 e ad una oraria massima di 200 µg/m3. Tali valori confermano, in linea generale, quelli fissati dalla normativa. • SO2 Il biossido di zolfo ha effetti irritanti a livello degli occhi, ma anche a livello delle vie aeree per questo l’OMS si raccomanda che un valore di 500 µg/ m3 non venga superato se considerato in un periodo che va oltre i 10 minuti. Il limite per la media giornaliera, invece, è stato fissato a 20 µg/m3, molto più basso rispetto a quanto previsto dall’attuale normativa pari a 125 µg/m3. Una parte sostanziale del testo redatto verte sugli effetti che i fattori inquinanti hanno sulla salute umana; è stato sottolineato che gli agenti atmosferici inquinanti possono essere rintracciati sia “outdoor” che “indoor”, ossia sia all’aperto che negli ambienti chiusi. A questo proposito il gruppo di lavoro, che ha elaborato e sottoscritto le linee guida, ha sottolineato come queste ultime debbano essere applicate a tutti quei microambienti interessati dal problema senza troppa distinzione tra “outdoor” e “indoor”. Gli impianti industriali che producono inquinamento atmosferico, non sono stati presi ad oggetto di analisi perché, nei lori riguardi, le analisi devono essere condotte con approccio diverso. I limiti di qualità dell’aria sono strumenti importanti per la gestione intelligente dei problemi legati all’inquinamento e all’ impatto che questo ha a livello della salute umana e ambientale. I limiti fissati possono essere caratterizzati da sostanziali variazioni a seconda degli scenari in cui devono essere applicati; questo dipende da una moltitudine di fattori tra i quali il tasso di inquinamento, ma anche dalla capacità propria di ogni singola realtà di prendersi cura dell’aria. Le attuali linee guida sono la conseguenza diretta di un insieme di azioni coordinate volte a puntare i riflettori su un problema che affligge la salute pubblica mondiale.

Febbraio 2006 - Dr. LORENZO TOMATIS Presidente Consiglio Scientifico ISDE [ International Society of Doctors for the Environment ] Ex Direttore Esecutivo dello IARC [ International Agency for Research on Cancer ] Alcuni grandi problemi con i quali dobbiamo confrontarci, quali sono quello di valutare gli effetti avversi sulla salute degli inquinanti ambientali anche a piccole, o relativamente piccole dosi, il possibile effetto additivo fra loro, sia che agiscano contemporaneamente che a distanza di tempo, e la possibile persistenza transgenerazionale degli effetti avversi, sono stati (deliberatamente) trascurati dalle grandi linee della ricerca biomedica. Forse ancora più preoccupanti sono i dati che indicano i rischi legati all'esposizione prenatale, per via transplacentare, a piccole dosi di sostanze chimiche nocive che, senza dare apparenti disturbi alla madre, causano alterazioni permanenti nelle cellule fetali e sono all'origine di una maggiore sensibilità a effetti avversi di esposizioni postanatali, con possibili conseguenze gravi, come l'induzione di leucemie infantili. Dati recenti hanno anche messo in evidenza che gli effetti avversi causati da esposizione a livelli bassi di sostanze nocive non si manifestano soltanto nella presente generazione, ma possono estendere i loro effetti avversi sulle generazioni a venire attraverso un meccanismo di trasmissione transgenerazionale. Una prevenzione primaria efficace non può prescindere dalla riduzione drastica delle esposizioni a inquinanti ambientali e quindi, a monte, delle fonti di emissione di inquinanti nocivi. 21

STEFANO MONTANARI – ricercatore Nanodiagnostics Srl ……” il particolato atmosferico è tanto più dannoso quanto più le sue dimensioni sono piccole. Il particolato grossolano penetra meno profondamente nelle vie respiratorie e passa con difficoltà dalle vie aeree al sangue, mentre, diminuendo la taglia, aumentano la capacità di andare più in profondità nei bronchi e, soprattutto, la facilità di passaggio. Particelle di qualche centinaio di nanometri di dimensione vanno dagli alveoli polmonari al sangue entro un minuto e vengono sequestrati da vari organi, fegato, reni, linfonodi, cervello, ecc. entro un'ora. …… Spesso questo particolato non è biodegradabile e, di conseguenza, una volta che si è istallato in un organo vi rimane per sempre, perché non abbiamo meccanismi di eliminazione. Si innesca un'ovvia reazione da corpo estraneo che si estrinseca di norma in una granulomatosi. Patologia che, a sua volta, può trasformarsi in una forma tumorale. Inoltre, questo particolato non biodegradabile è con grande frequenza anche non biocompatibile e dunque, per definizione, chimicamente tossico e patogeno. ARTICOLO 32 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA ART.32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

Nanopatologie: cause ambientali e possibilità di indagine Stefano Montanari*, Antonietta M. Gatti**

Già nell’introduzione si è detto che la natura è una produttrice di polveri. Si tratta, di norma, di granelli che non scendono sotto le dimensioni di alcuni micron e, salvo casi particolari come, ad esempio, le particelle liberate dalle rocce amiantifere, non paiono essere dotate di particolare pericolosità per la salute umana, se non altro per la loro concentrazione, tutto sommato scarsa. È l’uomo, come accennato sopra, ad essere responsabile di una quota soverchiante d’inquinamento, tanto per quantità quanto, e soprattutto, per pericolosità. Se si dovesse caratterizzare la specie umana rispetto a qualsiasi altro animale, basterebbe indicarla come la sola inquinante e in disequilibrio con la natura che popoli il Pianeta. In effetti, l’uomo ha cominciato ad inquinare nel momento in cui ha imparato ad accendere il fuoco poiché, di fatto, ogni combustione è fonte di particolato primario e secondario e di una quantità di gas più o meno aggressivi per l’organismo [7]. Ma la tecnologia delle alte temperature, quelle temperature che producono particolato fine e finissimo, è diventata disponibile su grande scala solo in tempi relativamente recenti e viene utilizzata, in particolare, per produrre energia. La stessa energia che, oggi, generata in gran parte per combustione, è stata fornita, per quasi tutto il tempo trascorso dall’uomo sulla Terra, dai muscoli propri e da quelli degli animali. La combustione comincia ad essere impiegata in grande stile solo nella cosiddetta Prima Rivoluzione Industriale, con lo sfruttamento dell’acqua trasformata in vapore; pochi decenni più tardi, con la Seconda Rivoluzione Industriale, il carbone comincia ad essere usato per far funzionare le prime vere macchine industriali; allora le fonti fossili, bruciando, iniziarono ad influenzare sensibilmente l’ambiente. Oggi, la maggior parte dell’inquinamento ambientale ed alimentare da polveri si deve ai motori a scoppio, alle fonderie, ai cementifici, agli inceneritori, spesso chiamati abusivamente 22

termovalorizzatori, alle esplosioni in genere, e giù fino ad operazioni apparentemente più innocue come quelle di saldatura. Se le temperature sono elevate, molte sostanze inorganiche volatilizzano per poi ricombinarsi, spesso in modo diverso da quello d’origine, sotto la forma delle particelle descritte sopra che, avendo massa piccolissima, si comportano come i gas, restando sospese in aria anche per tempi assai lunghi e migrando con gli eventi atmosferici anche per distanze enormi. È necessario sottolineare che quasi mai queste polveri sono biodegradabili, il che significa che, in termini pratici, sono da considerare eterne. In aggiunta a questo, non esistono sistemi tecnologici efficaci per attenuarne la pericolosità. Tratto da: http://www.tumori.net/it/fattoridirischio.php?page=ra_atmosfera1

I tumori in Italia A che punto siamo? Gli effetti sulla salute causati dall'inquinamento atmosferico nelle città italiane. Studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/Europe) Da diversi decenni ormai è provato che l'inquinamento atmosferico è causa di effetti nocivi sulla salute, dai sintomi respiratori fino ad arrivare ai decessi da malattie cardiopolmonarie e al tumore al polmone. Questi effetti sono associati all'esposizione, a breve e a lungo termine, ai livelli abitualmente registrati tra la popolazione dei centri urbani in tutto il mondo. La media dei livelli di PM10 nelle città italiane nel periodo 2002-2004 è passato dai 26.3 ai 61.1 mg/m3. L'impatto dell'inquinamento dell'aria sulla salute umana è allarmante: 8220 decessi all'anno, in media, sono attribuibili alle concentrazioni di PM10 superiori ai 20 mg/m3. Questo corrisponde al 9% della mortalità per tutte le cause (esclusi gli incidenti) in una popolazione sopra i 30 anni di età. L'impatto della mortalità a breve termine è di 1372 decessi, cioè 1.5% della mortalità totale nell'intera popolazione. Anche i livelli dell'ozono nell'atmosfera destano preoccupazione: l'impatto dell'ozono a concentrazioni superiori ai 70 mg/m3 è stimato dello 0.6% di tutte le cause di morte. Sono queste le stime pubblicate dall'Ufficio regionale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/Europe) nel nuovo rapporto sull'inquinamento nelle città italiane, tornando ad occuparsi della situazione italiana dopo il precedente studio condotto sulle più grandi città italiane. Viene così confermato il dato proveniente da diverse indagini condotte in tutto il mondo: nelle grandi città dei paesi industrializzati, un considerevole numero di patologie e decessi sono causati dall'inquinamento atmosferico, pertanto è necessaria una drastica riduzione dell'emissione proveniente dai veicoli a motore (la fonte principale di PM10). L'OMS Europe ha inoltre coordinato un grande studio europeo, HEARTS, condotto da un consorzio internazionale di istituti di ricerca internazionali. HEARTS fornisce una metodologia per stimare gli effetti sulla salute causati dall'inquinamento atmosferico, dal rumore e dagli incidenti stradali, e uno strumento per integrare la valutazione degli effetti sulla salute effettuata dalle politiche locali sui trasporti e sulll'uso del territorio. Lo studio prende in esame in particolare il caso studio condotto a Firenze, basato sul monitoraggio dell'esposizione a rumore e inquinamento atmosferico, esponendo due scenari, uno per il 2003 (situazione attuale) e uno per il 2010 (situazione dopo l'introduzione di una nuova politica per il traffico). Le stime per il 2010 indicano che il programma politico futuro dovrebbe comportare una diminuizione del volume dei trasporti del 15% per le auto private e del 1.6% per 23

il trasporto pubblico. In termini di emissioni, dovrebbe essere attuata una riduzione di PM10 del quasi 40% e una conseguente riduzione di 129 morti premature all'anno tra gli adulti. Più del 24% delle malattie nel mondo sono causate da fattori di rischio ambientale e potrebbero essere facilmente evitate mendiante interventi di prevenzione più incisivi. Il rapporto che l'OMS/Europe ha presentato lo scorso 16 giugno a Ginevra stima che più del 33% delle patologie in bambini sotto i cinque anni è causato da fattori ambientali. Prevenendo tali rischi, si potrebbero salvare almeno quattro milioni di vita all'anno, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Per fornire maggiori informazioni e approfondimenti, l'OMS/Europe ha creato Healthy environments for healthy people, un sito web su ambiente e salute, fornendo informazioni su attività, documenti, notizie ed eventi. Tratto da: http://registri.istge.it/italiano/rtrl/studio_d.htm

Studio D.O.Bi.G. (Ateneo 1999 / MURST 2000) Incidenza dei Tumori dell’apparato emolinfopoietico attorno ad un’acciaieria.

Parodi S.1, Vercelli M.1,3, Valerio F. 2 , Stella A.2,Puppo A. 1, Casella C. 1, Cislaghi C4. 1 R.T.R.L. e 2 Chimica Ambientale, IST, Genova; 3 D.O.Bi.G., Università di Genova, 4 Istituto di Biometria, Università di Milano.

Obiettivi: Scopo dell’indagine è studiare l’andamento spaziale dell’incidenza dei tumori dell’apparato emolinfopoietico attorno ad una cockeria, sorgente di inquinamento da benzene. Materiali e metodi: Oggetto dell’indagine è la popolazione dell’area di Cornigliano (Genova), dove è situata la cockeria di un’acciaieria in attività dal dopoguerra ad oggi. La popolazione dell’area di Rivarolo è stata scelta come controllo sulla base dell’analoga distribuzione di fattori socioeconomici e demografici. I dati di incidenza delle due aree sono forniti dal R.T.R.L. per il periodo 1986-94. I tassi standardizzati di incidenza per 100000 residenti (TS) nelle due aree sono stati prodotti, utilizzando come standard la popolazione italiana (ISTAT, Cens. 1991). Stime di rischio relativo (RR) tra le due aree sono state ottenute con il modello di regressione di Poisson, mentre l’andamento geografico dell’incidenza all’interno di Cornigliano è stato ottenuto tramite la produzione di SIR (Standardised Incidence Ratios) relativi a 6 fasce concentriche del raggio di 500 metri dall’acciaieria. Risultati: A Cornigliano sono stati osservati 64 casi di tumori dell’apparato emolinfopoietico nei maschi e 25 nelle femmine (TS:76.5 e 26.0); a Rivarolo 83 casi nei maschi e 70 nelle femmine (TS: 42.6 e 33.2). I RR tra le due aree sono 1.74 nei maschi (p = 0.001) e 0.78 nelle femmine (p = 0.284). Un eccesso di rischio nei soli maschi a Cornigliano si osserva per le leucemie (RR = 2.5, p=0.007) e i linfomi non Hodgkin (RR=2.4, p=0.003). All’interno di Cornigliano non si evidenzia un pattern lineare di distribuzione dei rischi di incidenza, né per l’insieme dei tumori dell’apparato emolinfopoietico, né per le singole patologie, poiché il SIR per i due sessi si incrementa con la distanza dall’impianto industriale (da 115.7 a 161.2), per ridiscendere nell’ultima sotto-area (62.1), al limitare della cresta collinare.

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Conclusioni: Nonostante l’assenza di un pattern lineare nell’andamento dei SIR, non si può escludere del tutto un’influenza dei fumi della cockeria sull’incidenza delle neoplasie considerata, che potrebbero ricadere a distanza dall’industria stessa. Risulta evidente la presenza di una disomogenea distribuzione spaziale dei rischi. Il confronto con l’area di controllo evidenzia la presenza di un eccesso di rischio per Cornigliano limitato al sesso maschile: ciò suggerisce la presenza di confondenti legati all’attività occupazionale. Sono in corso approfondimenti per stimare il pattern di distribuzione del benzene nelle due aree e per il recupero della storia occupazionale mediante linkage con l’archivio dell’INPS. Tratto da: http://www.zadig.it/news2003/amb/new.php?id=0002

SPECIALE INQUINAMENTO Aria di citta' 21-02-2003 Le attuali dispute sulle targhe alterne fanno trasparire ormai come l'automobile sia diventata un grave problema di salute pubblica affrontato da dilettanti. Gli studi epidemiologici hanno ormai assodato il dato davvero impressionante secondo cui i morti per malattie respiratorie, cardiache e tumori attribuibili all'inquinamento da traffico siano di gran lunga superiori a quelli da incidenti; quindi più di settemila all'anno in Italia. Ultima Cassandra, l'epidemiologo Pier Alberto Albertazzi, direttore del Dipartimento di medicina del lavoro dell'Università di Milano, ha lanciato per l'ennesima volta l'allarme: "Un aumento delle polveri (PM10) di soli 10 microgrammi al metro cubo rispetto ai livelli di tolleranza può causare dalle 340 alle 370 nuove morti l'anno su un milione di abitanti". Non solo, ma "aumentano anche i ricoveri per malattie cardiovascolari e malattie respiratorie". Per approfondire questo tema, abbiamo intervistato Paolo Crosignani, direttore dell'Unità operativa Registro tumori dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, e che ha effettuato una stima degli effetti dello smog sulla salute degli abitanti di Milano. "Occorre in primo luogo distinguere tra gli effetti a lungo termine, in particolare i tumori delle vie respiratorie, e quelli a breve termine, che comprendono malattie respiratorie, cardiovascolari e mortalità generale legata a picchi di inquinamento" specifica l'epidemiologo. "Negli studi sugli effetti a lungo termine, che considerano i decessi di coloro che si ammalano in seguito a una lunga permanenza (10-20 anni) nella città di Milano, è stato stimato che se il valore di PM10 si riducesse a 30 µg/m3 (obiettivo di qualità USA) si potrebbero prevenire 1.228 morti all'anno, mentre se si riducesse a 10 µg/m3 (valore delle aree non inquinate) le morti evitate sarebbero 1.920 e, negli anni successivi, il risparmio di vite aumenterebbe progressivamente. Negli studi sugli effetti a breve termine, che considerano i decessi che si sono verificati in più nell'anno a causa dell'inquinamento atmosferico di quell'anno, se il valore di PM10 si riducesse a 30 µg/m3 o addirittura a 10 µg/m3, si eviterebbero rispettivamente 306 o 181 decessi all'anno. In realtà, si è osservato che non esiste una soglia al di sotto della quale non vi sia un eccesso di mortalità, ed è considerata soglia di allarme una concentrazione di PM10 di 70 µg/m3". I principali inquinanti MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) Gas incolore e inodore. Prodotto della combustione incompleta delle sostanze organiche. Le fonti principali sono gli autoveicoli a benzina. Altre fonti sono le centrali termoelettriche, gli impianti di riscaldamento, gli inceneritori e alcune attività industriali. ANIDRIDE CARBONICA (CO2) Gas serra più importante. Prodotto della combustione completa di sostanze organiche e processi di fermentazione. Le fonti sono tutti i processi di combustione in cui sono coinvolti composti del carbonio (produzione di energia elettrica, impianti di riscaldamento, traffico veicolare, varie attività industriali).

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BIOSSIDO DI ZOLFO (SO2) - anidride solforosa - Gas incolore, dall'odore pungente. Prodotto dalla combustione di carbone, oli combustibili, gasolio e benzina. Le fonti principali sono le centrali termoelettriche, gli impianti di riscaldamento e alcune attività industriali. E' responsabile delle piogge acide. MONOSSIDO DI AZOTO (NO) Gas incolore e inodore. Si forma in qualsiasi combustione a elevata temperatura, insieme a una piccola percentuale di biossido (circa il 5 % del totale). Le più grandi quantità di ossidi di azoto sono emesse da processi di combustione civili e industriali e dai trasporti autoveicolari (l'ossido rappresenta il 95 % del totale) anche se ne esiste una quantità di origine naturale. BIOSSIDO DI AZOTO (NO2) Gas rossastro di odore forte e pungente. Inquinante secondario formato dalla combinazione di monossido di azoto (NO) e ossigeno (O2) a elevate temperature. Le fonti principali sono il traffico veicolare, gli impianti termici, le centrali termoelettriche e alcune attività industriali. Riacutizza le sindromi asmatiche. E' presente nel fumo di sigaretta. POLVERI Particelle solide e goccioline liquide sospese in aria. Inquinanti sia perché veicolano sostanze nocive sia per la loro concentrazione troppo elevata. La fonte di provenienza può essere naturale o antropica. Possono essere costituite da sostanze organiche (come i metalli) e inorganiche (come gli idrocarburi). Gli effetti dipendono dalle dimensioni (quanto più sono minuscole tanto maggiore è la probabilità che raggiungano gli alveoli polmonari) e dalla composizione chimica. PM10 (Particulate Matter 10) Particelle con diametro aerodinamico inferiore ai 10 micron. Rappresenta la frazione respirabile delle polveri prodotte dai tubi di scappamento che può penetrare attraverso le vie aeree, veicolando sostanze inquinanti e spesso cancerogene. Con analogo criterio sono definite le PM2,5 e anche le PM1. METALLI Sono presenti in atmosfera adsorbiti sul particolato. La principale fonte è deriva da attività minerarie, fonderie, raffinerie e inceneritori. Il metallo più importante è il piombo, presente nei gas di scarico dei veicoli a benzina normale o super. Il crescente utilizzo di benzina verde, priva di additivi contenenti piombo, ha ridotto la concentrazione del piombo nell'atmosfera. CADMIO, ARSENICO, NICHEL E MERCURIO sono metalli altamente tossici presenti nel particolato. AMIANTO A Milano le polveri sono molto più ricche di amianto rispetto a Roma (in media, 10 volte di più) e ciò le rende molto più pericolose. L'amianto, infatti, è una delle sostanze più inquinanti presente nelle città industrializzate. La sua diffusione è dovuta principalmente ai tetti di case e capannoni realizzati in cemento-amianto. L'eternit (è questo il nome attribuito al composto) è stato vietato dal 1994. IDROCARBURI Composti organici gassosi, liquidi e solidi derivati da carbonio e idrogeno. Nell'aria pulita sono costituiti nella quasi totalità da metano, che deriva dalla decomposizione di alcune sostanze organiche. Gli idrocarburi inquinanti derivano dalla combustione incompleta di combustibili fossili. Le fonti principali sono gli autoveicoli, gli impianti termici, le centrali termoelettriche e gli inceneritori. IDROCARBURI POLICICLICI AROMATICI (IPA) Gruppo di idrocarburi e loro composti a tre o più anelli benzenici. Sono stati identificati più di cento specie di IPA adsorbiti sul particolato. Si formano dalla combustione incompleta di carbone, petrolio, legno e altri materiali organici. Rappresentano il 30% del totale delle emissioni di idrocarburi nel settore dei trasporti. BENZENE (C6H6) Idrocarburo aromatico volatile di odore caratteristico. La sua presenza è dovuta soprattutto alle emissioni di veicoli a benzina, alla combustione di legno e altra materia organica. E' presente nel fumo di tabacco. OZONO (O3) Gas azzurro dall'odore pungente. Costituente naturale dell'atmosfera la cui concentrazione varia con l'altezza. L'ozono stratosferico filtra le radiazioni solari. Negli strati bassi dell'atmosfera la sua presenza è una forma di inquinamento. Si forma soprattutto nei mesi estivi, nelle ore diurne, da contaminanti emessi dagli autoveicoli..

Consigli utili contro lo smog Stefano Centanni, peumologo dell'Ospedale S.Paolo di Milano, convocato con altri esperti dalla regione Lombardia, ci fornisce utili consigli anti-smog: - evitare di portare i bambini in passeggino, ma preferire i marsupi; - evitare di fare jogging o altri sforzi fisici all'aperto; in caso di sforzo, infatti, i polmoni riescono a filtrare fino a 40 litri d'aria al minuto (mentre a risposo ne filtrano, in media, solo 6) e questo aumenta notevolmente l'assorbimento di particelle dannose; 26

- se si decide di utilizzare l'auto, tenere i finestrini e le bocchette di aerazione ben chiuse, e rinunciare al riscaldamento; - tenere chiuse le finestre di casa soprattutto se si abita ai piani bassi; quando si vuole ricambiare l'aria, farlo nelle prime ore della giornata, quando la concentrazione del PM10 è più bassa; - utilizzare maschere del tipo Filtro Facciale Protezione 3 (FFP3), che proteggono da polveri tossiche, sono dotate di valvola che favorisce l'espirazione e aderiscono con facilità alla forma del viso. Effetti dell'inquinamento a Milano in termini di eccesso di mortalità, morbilità e ricoveri Rispetto a 10 µg/m3

Rispetto a 30 µg/m3

Mortalità per cause naturali per una permanenza di 10-20 anni

1.920

1.228

Mortalità per cause naturali Effetti immediati

306

181

Ricoveri/anno per cause respiratorie

744

440

Ricoveri/anno per cause cardiovascolari

1.199

710

Nuovi casi/anno di bronchite cronica

262

155

Episodi di bronchite acute nei bambini

10.307

6.100

Attacchi di asma nei bambini

9.357

5.537

Attacchi di asma negli adulti

4.706

2.785

Giorni persi di attività lavorativa 1.142.135 675.957 Luca Carra, Corinna Montana Lampo, Zaira Bertoni, Giuliana Miglierini, Ilaria Giovanardi, Ilaria Scaricabarozzi

RISCHIO DI INQUINAMENTO DA POLVERI NEL COMPARTO DELLE FONDERIE DELLA REGIONE MARCHE D.Candido*, A. Carella*, R. Compagnoni* * INAIL - Direzione Regionale Marche- Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione 27

RIASSUNTO Il comparto delle fonderie nella Regione Marche e stato oggetto di una indagine igienistico-industriale finalizzata alla valutazione del rischio da polveri che ha riguardato sia l’entità di inquinamento da silice libera cristallina che da polveri metalliche (in particolare manganese, cadmio, rame, zinco, cromo, piombo e nichel). Le aziende campionate sono di piccole dimensioni a carattere artigianale: alcune di queste svolgono attività di fonderia di seconda fusione, altre quella di fusione di metalli non ferrosi. I campionamenti sono stati condotti come previsto dalle Norme UNI-EN 481, UNI-EN 482 e UNIEN 689 recepite del D.Lgs. 25 del 2002. Le determinazioni analitiche sono state condotte presso il Laboratorio della CONTARP Centrale mediante diffrattometria a raggi X (XDR) per la silice libera cristallina e mediante spettrofotometria in assorbimento atomico per i metalli. I risultati ottenuti, mostrano ampi range di concentrazione per la silice libera cristallina, legati essenzialmente ad una notevole variabilità nell’entità dell’impolveramento registrato nelle diverse realtà lavorative, mentre per le polveri metalliche i livelli di inquinamento risultano decisamente contenuti. SUMMARY The study illustrates the exposure conditions in the Marche Region to silica and metallic dusts (Mg, Cd, Cu, Zn, Ni) in foundries, as revealed through sampling which was carried out according to UNI EN 481, UNI EN 482, UNI EN 689, with the aim of establishing the presence, on the job, of insurable risk. The analytical determinations had been conducted in the laboratory of the Contarp in Rome by Xdr for silica and by ASS for metals.

INTRODUZIONE Questo studio ha previsto una serie di rilevazioni igienistico-industriali su varie fonderie della Regione Marche al fine di valutare l’esposizione degli operatori ad agenti chimici pericolosi alla luce di quanto previsto del D.Lgs. 25/2002. In particolare alcune indagini sono state condotte congiuntamente ai tecnici di alcuni SPSAL della regione durante l’anno 2004 interessando aziende, a carattere prevalentemente artigianale, alcune delle quali svolgono l’attività di fonderia di ghisa, altre di fonderia di metalli non ferrosi (alluminio e bronzo) in attuazione del progetto “Monitoraggio e controllo del rischio chimico negli ambienti di lavoro” realizzato dalla Regione Marche. Tale progetto, pensato dal Coordinamento Tecnico delle Regioni, si prefigge l’obiettivo di validare l’utilizzo concreto degli algoritmi per la valutazione del rischio chimico negli ambienti di lavoro. Lo studio condotto ha focalizzato la propria attenzione sul rischio silicotigeno e, per le fonderie di metalli non ferrosi, anche sulle polveri metalliche inalabili, in particolare rame, cadmio, manganese, zinco, piombo, nichel e cromo.

DESCRIZIONE CICLO LAVORATIVO Le aziende studiate, di piccole dimensioni, presentano un lay-out produttivo che puo essere cosi di seguito schematizzato:

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Lay-out di una fonderia

- Preparazione terre di fonderia: la terra che si impiega in fonderia e costituita da sabbia silicea contenente quarzo per circa il 90 % e agglomeranti vari (detti leganti) come per esempio bentonite, argilla, grafite in polvere, nero minerale (carbon fossile o altro); - Animisteria: nell’animisteria vengono realizzate le anime necessarie alla produzione usando sabbia normale o prerivestita, catalizzatori per attivare il processo indurimento resine, ecc... L’anima si ottiene generalmente per mezzo di macchine automatiche dette “sparaanime” che costipano la sabbia in un contenitore di metallo o legno detto cassa d’anima. La formatura avviene generalmente con procedimento Ashland (formatura a freddo) o Shell Moulding (formatura a caldo). In due sole aziende tra quelle indagate esiste un reparto dedicato a questa produzione; - Formatura: nella formatura, grazie al modello, viene realizzata la forma vuota all’interno della terra di fonderia in cui verrà colato il metallo fuso. La forma viene realizzata introducendo il modello e costipando la terra entro appositi telai in ferro o ghisa, chiamati staffe. Puo essere realizzata manualmente o con macchine formatrici semi-automatiche. Per ogni oggetto vengono realizzate due meta forme, semistaffe, che vengono accoppiate e che costituiscono, una volta chiuse tramite grappe, il guscio nel quale viene colato il metallo fuso; - Ramolaggio: il ramolaggio e l’operazione che consiste nel ripulire le forme dalla polvere, mediante aria compressa, introdurre le anime quando necessario e praticare i fori sia di colata che per la fuoriuscita del gas; - Fusione: in questo processo il metallo, sotto forma di pani (alluminio, ghisa, ecc.), viene riscaldato fino alla fusione che avviene in forni fusori di vario tipo, quali: forni a crogiolo , forni a manica o cubilotti e forni elettrici. Nel bagno del metallo fuso vengono aggiunti agenti scorificanti (silicati, ecc.) al fine di eliminare le impurezze del metallo e agenti inoculanti (leghe Fe-Si ecc.) che servono per conferire al getto le proprieta meccaniche desiderate. Nelle aziende da noi studiate vengono realizzate, generalmente, una o due fusioni al giorno; - Colata nella forma: il metallo fuso viene trasportato dal forno alle staffe mediante siviere con l’ausilio di carroponti o con piccoli contenitori nel caso delle fonderie di alluminio. Successivamente il metallo liquido viene colato nelle staffe riempiendole e curando di eliminare tutta l’aria presente all’interno; - Distaffatura: dopo la colata le staffe vengono lasciate raffreddare (fino a 200-300°C) e poi trasportate, mediante rulliera o carroponte, in una apposita zona dove avviene l’apertura, manuale o con vibrovaglio. Si procede quindi all’estrazione dei getti (distaffatura). Le terre separate dai getti vengono 29

recuperate, in modo manuale o attraverso un sistema di nastri trasportatori, e quindi miscelate con sabbie refrattarie “fresche” allo scopo di renderle omogenee e disponibili per il riutilizzo; - Sbavatura-Smaterozzatura: per sbavatura si intende l’operazione di rifinitura e levigatura, nonche l’eliminazione delle bave di metallo che si sono formate sui getti. Con la smaterozzatura si separano le materozze dal getto, eliminando la parte di fusione compresa tra il foro di colata e il getto. Queste operazioni vengono eseguite o con l’impiego di mazze (per i getti in alluminio) o , in funzione delle dimensioni dei pezzi, con attrezzature varie quali troncatrici, sega circolare portatile, ecc.; - Sabbiatura: i getti separati dalla terra e dalle materozze vengono portati all’impianto di sabbiatura al fine di pulirli e lucidarli. Questa fase si realizza tramite macchine dette sabbiatrici utilizzando graniglia metallica o sabbia silicea.

MATERIALI E METODI Sono stati effettuati campionamenti personali adottando criteri conformi a quelli dettati dalle norme UNI-EN 689 “Guida alla valutazione dell’ esposizione per inalazione a composti chimici ai fini del confronto con i valori limite e strategie di valutazione” e UNI-EN 482 “Requisiti generali per le prestazioni dei procedimenti di misurazione degli agenti chimici”. L’entità dell’impolveramento da silice libera cristallina e stata determinata mediante il prelievo della frazione respirabile, cosi come definita dalla norma UNI-EN 481 “Definizione delle frazioni granulometriche per la misurazione delle particelle aerodisperse” recepita dal D.Lgs. 25/02. Per il campionamento della silice libera cristallina e stato utilizzato un selettore per la frazione respirabile tipo Casella della SKC con pompe aspiranti AirCheck 2000 della SKC operanti ad un flusso di 2,2 l/min. Il particolato e stato raccolto su membrane in Ag (porosità 0.8 µm-φ25 mm). La determinazione gravimetrica delle polveri respirabili e stata condotta utilizzando una bilancia Sartorius MC5 (sensibilita 10-6 g). Il dosaggio del quarzo nella polvere campionata e stato eseguito mediante analisi diffrattometrica presso il Laboratorio di Igiene Industriale della CONTARP Centrale. Il campionamento delle polveri inalabili per l’analisi dei metalli e stato condotto con un conetto di riduzione AQUARIA, pompe AirCheck 2000 della SKC operanti ad un flusso tale da avere una velocità di entrata nell’orifizio pari a 1,20 m/sec; il particolato e stato raccolto su membrane in esteri misti di cellulosa (porosità 0,8 µm-φ25 mm). La determinazione delle polveri metalliche e stata condotta mediante spettrofotometria in assorbimento atomico (metodo OSHA ID-121) presso il Laboratorio di Igiene Industriale della CONTARP Centrale.

RISULTATI Qui di seguito vengono presentati i risultati ottenuti durante le varie campagne di monitoraggio. Per la silice vengono forniti gli intervalli minimo-massimo della polverosità rilevata (frazione respirabile), la percentuale di silice depositata sul filtro rilevata, la concentrazione di silice libera cristallina presente e la relativa deviazione standard (Tab. 1,2).

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Le polveri metalliche sono state campionate solo nelle fonderie di metalli non ferrosi (bronzo 31

e alluminio). Si tratta di aziende di piccolissime dimensioni e ad elevata artigianalita, in cui gli operatori sono adibiti promiscuamente a diverse mansioni durante la giornata lavorativa (formatura, colaggio, distaffatura, smaterozzatura e sbavatura). Nella Tab. 3 vengono presentati i valori medi ottenuti dai campionamenti personali.

DISCUSSIONE Per l’analisi dei risultati ottenuti relativi al rischio di esposizione a silice libera cristallina e utile far riferimento al concetto di Indice di Rischio (IR) definito come il rapporto tra la concentrazione di inquinante aerodisperso rilevato e il limite di esposizione professionale (TLVTWA) dell’ACGIH che, per la silice libera cristallina, e attualmente pari a 0,05 mg/m3 [5]. Dal confronto dei dati ottenuti risulta per le aziende che effettuano la lavorazione di metalli non ferrosi (fonderie di bronzo e alluminio) un impolveramento decisamente contenuto ed un tenore in silice libera cristallina inferiore al limite di rilevabilità dello strumento. Per i lavoratori delle fonderie di seconda fusione risulta invece che per il 51 % delle postazioni indagate e stato superato il TLV-TWA per la silice quindi l’Indice di Rischio e maggiore di 1. Le figure professionali maggiormente esposte al rischio sono gli addetti alla formatura (sia manuale che semi-automatica), gli addetti alla molatura e alla sabbiatura e gli addetti al rifacimento e carico cubilotto. Nel 35 % dei casi si ha un Indice di Rischio compreso tra 0,5 e 1. Ancora oggi quindi, per i lavoratori delle fonderie di seconda fusione il problema dell’ esposizione a silice libera cristallina rimane un elemento di criticità, anche in considerazione del fatto che la stessa ACGIH ha, tra le proposte di modifica in atto, un ulteriore abbassamento del limite di esposizione professionale per tale inquinante a 0,025 mg/m3. Per quanto riguarda l’esposizione a polveri metalliche, i risultati ottenuti mostrano una presenza solo di zinco e di rame a concentrazioni tali da essere comunque ritenute del tutto trascurabili. BIBLIOGRAFIA B. Rimoldi, D. Rughi: Controllo dell’esposizione a silice libera cristallina nel comparto fonderie della Lombardia -- Atti del 2° Seminario CONTARP - 2001- Volume II pag. 595-600. A. Minore, F. Pisanelli, B. Rimoldi, P. Santucciu, L. Tripi: Attivita di II fusione: analisi dei dati 32

igienico-ambientali e riflessi del rischio per le mp del settore in Lombardia - Atti del 3° Seminario CONTARP - 2004 - pag. 107-114. http://www.ispesl.it/profili_di_rischio/ (26/10/2004). Candura: Elementi di Tecnologia Industriale - 1991 - pag 350-404. American Conference of Governmental Industrial Hygienists: “Threshold Limit Values and Biological Exposure Indices”, 2004.

Terza parte: informazioni utili di carattere tecnologico Impianto industriale Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Per impianto industriale si intende un complesso di mezzi atti a sfruttare le risorse materiali ed energetiche e di trasformarle in prodotti utili all'uomo grazie a trasformazioni chimiche e fisiche. La progettazione e l'esercizio degli impianti industriali - asse portante dell'economia moderna - fa parte della professione dell'ingegnere. Classificazione Gli impianti industriali sono classificabili secondo le indicazioni di Garetti, Brandolese (1988, Politecnico di Milano) che teorizzano una suddivisione secondo tre assi cartesiani. 1. Sul primo asse, i sistemi produttivi sono classificabili secondo le modalità di risposta alla domanda: gli impianti possono produrre secondo commesse singole, commesse ripetitive o produrre per il magazzino, e vendere il prodotto in un secondo momento. 2. Sul secondo asse, gli impianti vengono divisi secondo le modalità di realizzazione del prodotto: gli impianti sono classificati in 1. impianti di processo (ove la produzione riguarda profonde trasformazioni chimicofisiche e non è possibile ritornare facilmente ai componenti iniziali partendo dal prodotto finale) 2. impianti di fabbricazione 1. impianti di produzione 2. impianti di assemblaggio 3. Sul terzo asse gli impianti sono valutati secondo le modalità di realizzazione del volume da produrre; in tal senso il volume può essere realizzato secondo produzioni unitarie, ripetitive e continue. Ovviamente alcuni incroci non sono fattibili (ad esempio un impianto continuo difficilmente potrà produrre per ordini singoli). Un'altra classificazione possibile è quella di Wortmann, che divide gli impianti secondo il customer decoupling point, ovvero secondo il momento in cui la produzione passa da essere su previsione ad essere basata sull'ordine dei clienti. In tal senso si hanno impianti che producono M.T.S. (Make to stock – Produci per il magazzino), A.T.O. (Assembly to order - Assembla sulla base dell'ordine), M.T.O. (Make to order - Produci sull'ordine), P.T.O. (Purchase to order - Acquista [i componenti] sulla base dell'ordine) fino a E.T.O. (Engineer to order - Progetta sulla base dell'ordine). La scelta di quele modalità di produzione implementare dipende dal posizionamento sul mercato dell'impresa, ed è il risultato delle valutazioni che oltre le operations coinvolgono il marketing e numerose altre funzioni dell'impresa. Altre classificazioni possibili riguardano la natura delle trasformazioni, la categoria dei prodotti, le dimensioni, il rapporto energia/lavoro manuale, completezza del ciclo produttivo (ovvero se nell'impianto si parte da materie prime o da altri semilavorati). 33

Ghisa Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. La ghisa è una lega ferro-carbonio a tenore di carbonio relativamente alto (> 2,14 %) ottenuta per riduzione o comunque trattamento a caldo dei minerali di ferro. La produzione della ghisa avviene generalmente per riduzione degli ossidi di ferro mediante combustione di carbone a contatto degli stessi, in apparecchiature chiamate altiforni. Il minerale viene disposto a strati alternati con carbone a basso tenore di zolfo (solitamente coke) ed il ferro contenuto nel minerale, quando raggiunge lo stato fuso, cola verso il basso raccogliendosi in appositi contenitori. L'impiego principale della ghisa è quale intermedio nella produzione di acciaio, che si ottiene per decarburazione della ghisa in apparecchiature (convertitori) in cui viene insufflato ossigeno (o aria): questo, combinandosi con il carbonio, ne riduce il tasso nel metallo fuso e viene evacuato come anidride carbonica. Per le caratteristiche di grande fluidità, la ghisa è usata in larga misura nella produzione di getti di fusione. Rispetto all'acciaio dolce (C < 1,5 %), la ghisa presenta maggiore durezza e quindi resistenza all'abrasione, e minore resilienza e quindi maggiore fragilità. Esistono due tipi di ghisa: ghisa lamellare con una struttura perlitico/ferritica dette anche g15, g20, g25 e g30 adatte per la tempra, poi vi sono le ghise sferoidali a struttura ferritico/perlitica dette anche gs400, gs500 e gs600 adatte per la temperatura. In passato la ghisa veniva fusa esclusivamente in terra , poi si è passati alla fusione in conchiglia e oggi si è arrivati alla colata continua che viene denominata anche ghisa idraulica. Le barre a colata continua, grazie alla loro estrema compattezza ed assoluta assenza di soffiature, si presentano qualitativamente ottime. Il procedimento di colata continua permette di ottenere una barra di profilo costante, accuratamente fusa ed inoltre le caratteristiche meccaniche risultano nettamente superiori, a parità di lega, a quelle di una tradizionale fusione in terra.

Tratto da: http://www.nationalvulcan.it/it/pubblicazioni/html/09/

Appunti sulla produzione dell'acciaio. 1) Produzione con ciclo integrale. Nella moderna siderurgia i procedimenti più comunemente utilizzati per produrre acciaio possono essere ricondotti a due: acciaio ottenuto dal minerale oppure dalla fusione dei rottami di ferro. Nel primo caso lo stabilimento per la produzione è denominato a "ciclo integrale'': questo significa che è necessario disporre di tutti quegli impianti ed attrezzature che consentano la trasformazione chimico fisica del minerale (ossidi di ferro) in acciaio. Il minerale necessita di un'accurata preparazione e miscelazione con altre sostanze (in particolare calcare) per ottenere quell'arricchimento e quella composizione chimico-fisica necessari per la sua trasformazione. I metodi di trattamento sono molti e tutti volti a far sì che il minerale e gli altri componenti aggregati siano trasformati in "piccoli pezzetti'', denominati "pellets'', così da renderli atti alla preparazione della carica dell'altoforno. Quest'ultimo è un forno del tipo a "tino'', continuo, nel quale il minerale, sottoposto ad alta temperatura si trasforma in ghisa (ferro ad alto contenuto di carbonio). La temperatura alla quale inizia la riduzione del minerale è intorno agli 800 gradi centigradi ed è ottenuta mediante la combustione del carbone coke, caricato assieme al minerale. I processi e gli impianti utilizzati per la preparazione della carica dell'altoforno sono, sinteticamente, i seguenti: - produzione del carbon coke: si ottiene dalla combustione del carbon fossile nelle cokerie: sono batterie di forni contigui (in genere da 20 a 30), nei quali da una parte si immette il carbon fossile e, dall'altra dopo la combustione, si estrae il coke, che verrà successivamente inviato all'altoforno. 34

- trasformazione del minerale in pellets: impianti di lavaggio, frantumazione, setacciatura, omogeneizzazione e pellettizzazione . All'uscita dall'altoforno la ghisa viene colata direttamente in un contenitore mobile su rotaie, chiamato carro siluro, tramite il quale viene trasportata all'acciaieria per la trasformazione in acciaio. Il processo per la preparazione dell'acciaio consiste nella decarburazione della ghisa e nell'aggiunta di componenti che consentano di ottenere quel grado di durezza e resistenza desiderato. Per far ciò occorre nuovamente riscaldare la ghisa in appositi forni, denominati convertitori (fig. 3), nei quali la ghisa si affina e si trasforma in acciaio. Vi sono naturalmente diversi tipi di convertitori e di sistemi di affinazione della ghisa, sui quali si ritiene superfluo soffermarsi. Tutto quanto sopra descritto è parte integrante di uno stabilimento siderurgico a ciclo integrale. In Italia, gli stabilimenti di questo tipo sono perlopiù gli ex ITALSIDER (Taranto, Piombino, Genova e Trieste, per citare i più importanti).

2) Produzione con forno elettrico. Gli stabilimenti siderurgici che producono acciaio direttamente dai rottami non necessitano di impianti e macchinari finalizzati alla produzione della ghisa ed alla sua trasformazione in acciaio. Sono pertanto, a parità di prodotto, di dimensioni e valori minori, permettendo la realizzazione di stabilimenti anche di capacità modesta, le cosiddette mini-acciaierie, con accettabili rapporti tra investimento e capacità produttiva, senza rinunciare a volumi di produzione anche ragguardevoli. Oltre a ciò presentano altri vantaggi, che compensano l'elevato consumo di energia elettrica necessario per il loro funzionamento: maggior elasticità di impiego (si possono produrre anche acciai inox), rapidità di messa in marcia, maggior possibilità di controllare i processi di trasformazione chimica, indipendenza dell'installazione da porti o altre importanti stazioni di smistamento merci. L'acciaio, in questi impianti, è ottenuto dalla fusione dei rottami di ferro opportunamente preparati e selezionati per evitare inconvenienti durante la trasformazione (esplosioni, cattiva qualità). La fusione avviene nel forno elettrico che, di norma, è di due tipi: - forno ad arco - forno ad induzione. Nei forni ad arco, i più impiegati, il calore viene apportato dalla radiazione dell'arco che si forma tra gli elettrodi di grafite ed il bagno. La potenza in gioco può variare da 500 ad oltre 100.000 kVA. La capacità del forno è misurata dal diametro del bacino. I consumi sono dell'ordine di 500-700 kwh per tonnellata di prodotto. La temperatura dell'arco raggiunge i 3500 gradi centigradi. I forni ad induzione, sono basati sul principio del passaggio di un intenso flusso elettromagnetico (e quindi di calore), dove la carica metallica rappresenta il secondario di un trasformatore. In genere vengono impiegati quando si vuol procedere ad una rifusione.

3) Lavorazione dell'acciaio. Una volta prodotto, all'acciaio si deve imprimere la forma finale desiderata. Questa parte del processo di fabbricazione dell'acciaio è comune alle due modalità di produzione sopra

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descritte. Due sono i modi di procedere.

Laminazione. L'acciaio può essere colato "in fossa'' nelle lingottiere, nelle quali solidifica e viene successivamente laminato sino a diventare prodotto finito. Ottenuto il lingotto, si procede alla sua trasformazione nel prodotto desiderato nel laminatoio, che può essere a "caldo'' o a "freddo''. a1) Laminatoi a caldo. Con il processo di laminazione a caldo il lingotto viene prima riscaldato (forni a pozzo, a spinta, a suola rotante) a temperature fino a 1200 C° e quindi portato alla forma finale da una serie di cilindri disposti in diverse posizioni, nelle cosiddette "gabbie'' di laminazione. I principali tipi di laminatoio consistono in due, tre, quattro cilindri sovrapposti, contenuti nelle gabbie. L'insieme di ciascuno viene chiamato duo, trio, doppio duo o quarto rispettivamente. Il lingotto viene schiacciato tra i cilindri, passando sempre in una sola direzione, o mutando alternativamente la direzione al cambiare del senso di rotazione dei cilindri, sino ad ottenere lo spessore desiderato. I vari tipi di laminatoi, chiamati "treni'', che vengono usualmente impiegati per ottenere i diversi prodotti, sono: 1) laminatoi sbozzatori di prima laminazione (da lingotti), che si dividono in - treni blooming per blumi (sezione quadra) - treni slabbing per bramme (sezione rettangolare) - treni perforatori per sbozzati per tubi 2) laminatoi sbozzatori di seconda laminazione - treni billette (sezione quadra) - treni bidoni per lamierini 3) laminatoi finitori di prima laminazione (da lingotti) - treni per prodotti larghi piatti - treni lamiere 3) laminatoi finitori di seconda laminazione - treni per barre e profilati - treni per vergella - treni per nastro - treni per lamiere - treni per lamierini - treni per tubi. a2) Laminatoi a freddo. Lo scopo di questo tipo di lavorazione è quello di ottenere, con una deformazione plastica, senza apporto di calore, una superficie del metallo più compatta e liscia, con marcate variazioni delle caratteristiche meccaniche del prodotto. La laminazione può avvenire con un duo reversibile ("skin pass'', leggere riduzioni) o con un quarto, con il quale vengono esercitate pressioni fortissime con conseguenti elevate riduzioni di spessore. Una speciale sistemazione dei cilindri fu ideata da Sendzimir: si tratta di un laminatoio a cilindri multipli, con il quale si possono ottenere riduzioni del 97% con passate dal 20% al 50%, a seconda del tipo di acciaio. 36

Questo tipo di laminatoio è particolarmente impiegato per la lavorazione di acciai molto tenaci, come gli inossidabili. I motori di azionamento dei laminatoi sono, normalmente, del tipo a corrente continua, di ragguardevole potenza e costo (si stima un milione di lire italiane a kw) e rappresentano la parte più sollecitata di un laminatoio, cui nel caso di acciaieria con forno elettrico occorre aggiungere la sottostazione di trasformazione.

b) Colata continua. L'acciaio può essere colato direttamente, prendendo la sua forma definitiva, in una macchina di colata continua , che "salta'' i passaggi di raffreddamento e successivo riscaldamento (necessario per la laminazione del prodotto). La macchina è di fatto una lingottiera oscillante, nella quale l'acciaio, colato liquido, assume la forma voluta, che gli è impressa dalla sezione del canale di colata. Il procedimento è il seguente. L'acciaio, proveniente dall'acciaieria, è versato in una siviera ("secchio'') quindi, tramite carroponte, posto in posizione di colaggio e da qui colato nella lingottiera della macchina di colata continua. La lingottiera è costituita generalmente da pareti in rame, raffreddate ad acqua, in cui avviene già la solidificazione superficiale dell'acciaio. Logicamente il percorso dell'acciaio è piuttosto lungo per consentine il raffreddamento, per cui l'ingombro di una macchina di colata continua è notevole, anche se, rispetto ai primi modelli che erano verticali, ora le moderne macchine si sviluppano lungo una linea curva , che riduce notevolmente la necessità dello spazio disponibile in altezza. A seconda dei casi il prodotto in uscita dalla macchina può essere ancora laminato, oppure tagliato, raffreddato e venduto tal quale. In Europa, i costruttori più accreditati sono: Danieli, Demag e Voest Alpine. Il costo di una macchina in grado di produrre, in un anno, circa 1 milione di tonnellate di acciaio, è di 30-40 miliardi di lire italiane.

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Informazioni utili di carattere giuridico Sul Diritto Ambientale Tratto da: http://www.globalproject.info/art-8244.html fonte: Il Manifesto - 08.04.06

Enel condannata per la centrale di Porto Tolle Lunedì 10 aprile 2006 Gli ex numeri uno Tatò e Scaroni responsabili di «danneggiamenti dolosi». Sapevano d’inquinare Un comitato di cittadini denuncia la società, la spunta e dice no alla riconversione a carbone. Mentre un secondo filone d’inchiesta indaga sui danni alla salute. Franco Tatò e Paolo Scaroni, ex amministratori delegati dell’Enel, sono stati condannati per i danneggiamenti ambientali causati dalla centrale elettrica di Porto Tolle. La sentenza è stata pronunciata una settimana fa dal tribunale di Adria (Rovigo), ma la notizia non ha superato il perimetro dei media locali. Eppure una condanna dell’Enel costituisce una vera rarità. Inoltre Tatò e Scaroni, pur avendo cambiato lavoro, non sono dei signor nessuno. Le condanne in primo grado sono state lievi - 7 mesi a Tatò, un mese a Scaroni, ammende per due ex direttori della centrale - e i risarcimenti (2 milioni e mezzo di euro da versare come provvisionale alle 22 parti civili) non manderanno in malora l’Enel. L’importanza della sentenza sta nell’aver riconosciuto «doloso» il comportamento dell’azienda. L’Enel sapeva che dalla ciminiera che svetta su Polesine Camerini (una delle isole del delta del Po) uscivano «emissioni moleste» e «ricadute oleose» che hanno danneggiato auto, abitazioni, biancheria, coltivazioni. Nel 1994 si era impegnata ad attenuare l’impatto ambientale. Non l’ha fatto. Di qui la condanna per i danneggiamenti alle cose. Un punto a favore per il pm Manuela Fasolato che ha aperto un altro filone d’inchiesta sugli eventuali danni alla salute che vede i 4 manager indagati per omicidio colposo plurimo e omissione dolosa di cautele contro gli infortuni. Prima di leggere il dispositivo della sentenza, il giudice di Adria Lorenzo Miazzi si è tolto un sassolino dalla scarpa. Ha definito «una sconfitta inaccettabile» il fatto che debba passare per un processo penale «un periodo così vasto di inefficienze amministrative, di ambiguità legislative, di scelte politiche e industriali». Ha voluto dire che altri - sindaci, Asl, ministeri, ispettorati vari - dovevano intervenire prima della giustizia penale. Non l’hanno fatto e il geometra Giorgio Crepaldi, che abita a 5 chilometri dalla centrale, nel 2002 ha fondato il «Comitato cittadini liberi di Porto Tolle». Liberi di denunciare l’Enel, di rompere una cappa di consenso e di rassegnazione che durava dal 1980, anno di costruzione della centrale. Ma cosa sono le «ricadute oleose»? «Ogni volta che gli impianti si bloccano e vengono riattivati qui piove nero», spiega Crepaldi, «la ciminiera sputa palline di catrame che bruciano le cose e rovinano le colture». Basterebbe questo a rendere fastidiosa la coabitazione con la centrale. Ma c’è dell’altro: «Nei licheni i periti nominati dal tribunale hanno trovato percentuali allarmanti di metalli». E c’è il dubbio che la centrale sia una concausa di allergie, disturbi alla tiroide e tumori. Il chimico Paolo Rabitti, uno dei periti, ci dà alcune informazioni tecniche sulla centrale di Porto Tolle. Con quattro gruppi generatori e una potenza di 2.600 MegaWatt, è una delle più grandi d’Europa. E’ alimentata ad olio combustibile e rilascia ossidi di zolfo, di azoto e polveri. E’ una delle quattro centrali «lasciate fuori temporaneamente» dal decreto che all’inizio degli anni Novanta ha abbassato le soglie per le emissioni. La deroga doveva servire per rientrare nei nuovi parametri. Niente di trascendentale, 38

spiega Rabitti, bastava passare dall’olio combustibile Btz (a basso tenore di zolfo) all’Stz (che è quasi senza zolfo). Quindici anni dopo, solo un gruppo della centrale di Porto Tolle va a Stz, ma viene usato meno degli altri tre che continuano a bruciare Btz che costa meno. Per risparmiare l’Enel produce consapevolmente un inquinamento che altri pagheranno. «Inoltre gode di un vantaggio rispetto alle altre società concorrenti», fa notare Rabitti, «e tocca dirlo a me che non sono un liberista». La querelle sull’olio combustibile è destinata a passare in cavalleria. L’Enel ha deciso di riconvertire la centrale di Porto a carbone. La Regione Veneto ha già dato il suo placet, contraddicendo se stessa che, in precedenza, aveva stabilito che nel parco del Delta del Po possono funzionare solo centrali a metano. «Vogliono farci cadere dalla padella nella brace», reagisce Giorgio Crepaldi, che da «dilettante autodidatta» si è fatto una cultura su centrali e fonti energetiche rinnovabili. Il suo comitato, insieme alle associazioni ambientaliste, è già sul piede di guerra contro il carbone. Per dirla tutta, il signor Crepaldi pensa che la centrale di Porto Tolle sia arrivata al capolinea e vada chiusa. Gli facciamo notare che, con il prezzo del petrolio alle stelle e la fame energetica del nostro paese, la sua pretesa di certo non godrà di buona stampa. Lui non si scompone: «Noi abbiamo sopportato una mega centrale per un quarto di secolo. Abbiamo diritto a un periodo di convalescenza». (Manuela Cartosio) Tratto da: http://www.blogeko.info/index.php/2006/06/01/enel_porto_tolle_omicidio_colposo Dettagli del messaggio: Enel Porto Tolle: omicidio? 01.06.06

Enel Porto Tolle: omicidio? Sono quattro gli avvisi di garanzia per omicidio colposo plurimo ed omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, quelli che la Procura della Repubblica di Rovigo ha emesso nei confronti di Paolo Scaroni, Francesco Luigi Tatò, Carlo Zanatta e Renzo Busatto. I primi due, ex amministratori delegati Enel, il terzo e il quarto, direttori succedutisi nella centrale elettrica di Polesine Camerini a Porto Tolle. Insieme a una superperizia, la Procura della Repubblica di Rovigo, intende dimostrare la connessione tra le patologie tumorali riscontrate tra numerosi abitanti del Delta del Po e le emissioni della centrale elettrica. Gli avvisi, inviati nei giorni scorsi, seguono le condanne emesse contro i quattro lo scorso 31 marzo dal tribunale di Adria, per i gravi episodi di inquinamento provocato dalle emissioni solforose e dalle ricadute oleose dell'impianto che ora l'Enel vorrebbe addirittura convertire a carbone. L'azione della Procura rodigina si è resa necessaria per dare il via agli accertamenti sulla possibile relazione di patologie tumorali riscontrate in 60 persone e l'attività della centrale. Ipotesi accusatoria suffragata già da una precedente consulenza svolta da Maria Antonietta Gatti, dell'Università di Modena, che su 25 campioni provenienti dalle persone ammalate, ha trovato micro e nanoparticelle giudicate compatibili con le emissioni della centrale. Passo successivo per il sostituto procuratore Manuela Fasolato, dimostrare il potenziale cancerogeno di quelle sostanze. In seconda istanza, provare che per ognuna delle 60 persone che costituiscono il campione di una nuova perizia, prevista a giorni, è possibile ipotizzare un nesso causale diretto tra i tumori e le sostanze campionate, e smentire quindi la tesi della difesa - che erano valsa pure nel caso dell'Enichem di Marghera e in quello in corso a Siracusa. Contributo fondamentale, a quel punto, sarà quello dell'oncologo Lorenzo Tomatis, già direttore dello Iarc, Agenzia internazionale di Lione per la ricerca sul cancro.

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del diritto d'iniziativa economica tratto da Giangiulio Ambrosini, la Costituzione spiegata a mia figlia, Einuadi

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del principio chi inquina paga •

Responsabilità ambientale - Direttiva



Applicazione del principio " chi inquina paga "

SINTESI La direttiva istituisce un quadro di responsabilità ambientale basato sul principio "chi inquina paga" per prevenire e riparare i danni ambientali. Campo di applicazione e regime di responsabilità * Ai sensi della direttiva, i danni ambientali sono definiti nel modo seguente: * i danni, diretti o indiretti, arrecati all'ambiente acquatico coperti dalla legislazione comunitaria in materia di gestione delle acque ; * i danni, diretti o indiretti, arrecati alle specie e agli habitat naturali protetti a livello comunitario dalla direttiva " Uccelli selvatici " del 1979 e dalla direttiva " Habitat " del 1992; * la contaminazione, diretta o indiretta, dei terreni che crea un rischio significativo per la salute umana. Il principio di responsabilità si applica ai danni ambientali e alle minacce imminenti di danni qualora risultino da attività professionali, laddove sia possibile stabilire un rapporto di causalità tra il danno e l'attività in questione. La direttiva distingue due situazioni complementari cui si applica un regime di responsabilità diverso: da una parte, le attività professionali elencate nella direttiva stessa, e dall'altra parte, altre attività professionali.

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Sentenza N. 415/2007

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Il Sindaco è l'organo responsabile dell'amministrazione comunale Il potere di ordinanza del Sindaco ex articoli 50, comma 5°, e 54, comma 2°, del Decreto Legislativo n° 267/2000 (Testo Unico degli Enti Locali) Il Sindaco è l'organo responsabile dell'amministrazione comunale; egli, pertanto, è legittimato1, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 50 D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267, ad emanare ordinanze contingibili ed urgenti in presenza o meglio per far fronte ad un pericolo imminente ed attuale. In alcuni casi, però, il comma 8 dell'articolo 54 del d.lgs 267/2000 individua anche il Prefetto come organo statale competente ad emanare ordinanze contingibili ed urgenti. Ciò può avvenire quando il Sindaco omette di adottare tali ordinanze e così la legge accorda all'autorità Prefettizia il potere sostitutivo attraverso la nomina di un commissario che agisce, in forma diretta ed a spese dell'ente, per l'adempimento delle funzioni stesse. L'articolo 50, comma 5°, D.Lgs. 267/2000 si collega con l'articolo 54 del D.Lgs. 267/2000 il quale al comma 2° dispone che il Sindaco, nella qualità di ufficiale del Governo, può adottare provvedimenti contingibili ed urgenti con lo scopo, la finalità di reprimere e prevenire pericoli che minacciano la pubblica incolumità. Tuttavia, l'esercizio del potere di emanare ordinanze contingibili ed urgenti2 ha carattere eccezionale e presuppone che, per salvaguardare le esigenze della popolazione locale, non possa farsi fronte con gli strumenti ordinari alla situazione di pericolo imminente ed attuale. Infatti, il presupposto della contingibilità ricorre quando si è in presenza di un evento del tutto abnorme, accidentale, eccezionale, del tutto inaspettato da parte dei consociati (cittadinanza). In sostanza, gli articoli 54 e 50 T.U. attribuiscono al Sindaco lo stesso tipo di potere; il primo fa riferimento ad un'ipotesi più generica, ossia alla tutela dell'incolumità dei cittadini. Il secondo, invece, fa riferimento ad un ambito circoscritto e più delimitato, ovvero la sanità e l'igiene pubblica. Le ordinanze del Sindaco si caratterizzano per la loro temporaneità, anche perché è necessario che l'ordinanza indichi un preciso termine finale. Infatti, ritengo che sia illegittimo il ricorso da parte del Sindaco al potere di ordinanza contingibile ed urgente allorquando il provvedimento, in relazione alle sue finalità, rivesta il carattere della continuità e stabilità di effetti, eccedendo le finalità del momento, ed appaia destinato a regolare stabilmente una situazione o un assetto di interessi. Tuttavia, affermo che non è questa una regola generale da adottare e da seguire per ogni singolo caso. Infatti, l'ordinanza non deve necessariamente avere il carattere della provvisorietà, in quanto il suo connotato essenziale è l'adeguatezza della misura a far fronte alla situazione provocata dall'evento straordinario. È del tutto ovvio il fatto che, nell'adozione di provvedimenti contingibili ed urgenti non esiste, in astratto, un parametro di valutazione fisso da seguire. Quindi, la soluzione va individuata caso per caso, in base alla natura dei rischi e dei pericoli da fronteggiare. La durata dell'ordinanza è determinata nient'altro che dalle c.d. “esigenze obiettive” della fattispecie concreta3. 1

In alcuni casi, però, è prevista una delega di competenze, previa comunicazione al prefetto, al presidente del consiglio circoscrizionale (ex articolo 54, comma 7, del D.Lgs. 267/2000), limitatamente al territorio della circoscrizione, di una frazione o quartiere. Tuttavia, si tratta della delega di talune delle funzioni attribuite al Sindaco dalla legge quale ufficiale del Governo e tra di queste non è ricompresso il potere di adottare i provvedimenti contingibili ed urgenti. 2 È urgente il provvedimento che si prefigge lo scopo, la finalità di soddisfare un'esigenza che non può essere fronteggiata con i mezzi ordinari apprestati dall'ordinamento giuridico (necessitas non habet legem). 3 Nelle condizioni create dall'evento sismico, in cui la situazione abitativa dell'intero comune era seriamente compromessa dalla nuova calamità naturale, la durata della requisizione non può considerarsi inadeguata rispetto alla situazione contingente che si era presentata e che non offriva, secondo la stessa descrizione fatta dal Sindaco, una valida soluzione

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Altro carattere che identifica le ordinanze in oggetto è proprio quello della c.d. proporzionalità. Quest'ultimo carattere fa obbligo ad ogni autorità amministrativa di prescegliere e di adottare nell'esercizio dei propri poteri lo strumento meno gravoso a carico dei soggetti destinatari. Alle considerazioni sopra riportate bisogna aggiungere che, in base al potere discrezionale della Pubblica Amministrazione, tutte le ordinanze del Sindaco debbono essere anche adeguatamente motivate in modo stringente ed approfondito4 . A questo punto della trattazione ritengo opportuno specificare le materie che sono oggetto del potere di ordinanza da parte del Sindaco. Il capo dell'amministrazione comunale è legittimato ad emanare ordinanze contingibili ed urgenti in materia di inquinamento ambientale. Infatti, egli, anche in presenza di norme specifiche in materia di inquinamento, conserva i poteri di cui all'articolo 13, comma 2°, della legge 23 dicembre 1978, n. 833. Questo sta a significare che il Sindaco, legittimamente, può ordinare, dove esistano specifici pericoli per la salute pubblica che impongono interventi immediati, la cessazione di attività lavorative nocive e dannose per la salute pubblica; il tutto, finché non siano stati adottati gli strumenti ed i meccanismi idonei ad eliminare la predetta situazione e ripristinare, così, lo status quo ante. Classici esempi di tali provvedimenti possono essere le ordinanze emanate a seguito dell'insorgere di epidemie o che stabiliscono la temporanea non potabilità dell'acqua. Altra situazione in cui il Sindaco può esplicare il suo potere di ordinanza è data dall'inquinamento acustico. Pertanto, egli, in qualità di capo dell'amministrazione comunale, può adottare i provvedimenti che ritenga più idonei ed opportuni in tale materia. Il Sindaco, in presenza di urgenti ed indifferibili necessità della salute pubblica, può ordinare di contenere, di limitare o persino di eliminare tutte le reali fonti delle emissioni sonore. Un'altra materia che legittima il Sindaco ad emanare ordinanze è quella dei c.d. rifiuti. Un esempio può essere fornito dall'ordinanza attraverso la quale il Sindaco impone al proprietario di un'area di bonificarla, in relazione a rifiuti tossici e nocivi su di questa giacenti. In tal caso l'ordinanza non ha carattere sanzionatorio, nel senso che non è diretta ad individuare e punire i soggetti ai quali è da attribuire la responsabilità civile e/o penale della situazione abusiva, ma solo ripristinatorio5 dello status quo ante. In sostanza l'ordinanza è indirizzata per ottenere la rimozione dell'attuale stato di pericolo e per prevenire ulteriori danni all'ambiente circostante ed alla salute pubblica degli abitanti nelle zone limitrofe. Altro profilo da analizzare per le ordinanze è quello legato alla responsabilità, di fronte all'ordinamento giuridico, per colui il quale le pone in essere. In questo caso, ovvero nell'ipotesi in cui tali ordinanze cagionino un danno alla collettività ed alle persone destinatarie del provvedimento, unico responsabile sarà sempre lo Stato, poiché il Sindaco agisce in qualità di ufficiale del Governo6. In conclusione, mi accingo ad esporre del sistema sanzionatorio collegato all'inosservanza delle ordinanze adottate dal Sindaco sulla base di disposizioni di legge. Tale sistema sanzionatorio si basa e trova il suo fondamento nell'articolo 7bis, comma 1bis (introdotto dal Decreto Legge 50/2003, alternativa, neanche ricorrendo a eventuali iniziative straordinarie, considerati i tempi materiali occorrenti alla ricostruzione o al risanamento degli edifici danneggiati (Coniglio di Stato, sentenza del 13 ottobre 2003, n. 6168). 4 T.A.R. Campania, Napoli, sez. I, 22 aprile 2004 n. 716. 5 Consiglio di Stato, sezione V, decisione 07 novembre 2005 n° 6406. 6 Qualifica attribuita al Sindaco che è chiamato ad agire in qualità di rappresentante dello Stato.

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convertito con modif. dalla L. 116/2003) del Decreto Legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Pertanto, dalla inosservanza dell'ordinanza del Sindaco ne discende la sanzione amministrativa pecuniaria del pagamento di una somma dai 25 euro a 500 euro7. Un ultimo aspetto della materia riguarda l'individuazione dell'organo giurisdizionale legittimato a sindacare nel merito le ordinanze. Si può affermare che in relazione alle ordinanze contingibili ed urgenti emesse dal Sindaco, quale ufficiale del Governo, a tutela dell'incolumità pubblica, sussiste la giurisdizione di merito del giudice amministrativo in virtù del combinato disposto dell'art. 7, L. TAR, e dell'art. 1, T.U. n. 1958/1924. Pertanto, alla luce di quanto esposto, tali ordinanze possono essere pienamente sindacate dal giudice amministrativo con riferimento non solo a tutti gli aspetti concernenti la legittimità, ma anche ai profili relativi alla sufficienza ed all'attendibilità istruttoria ovvero alla convenienza, opportunità ed equità delle determinazioni adottate. Avv. Alessandro Amaolo

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Trattasi della medesima sanzione prevista per le contravvenzioni ai regolamenti comunali.

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I Sindaci delle città hanno responsabilità anche penali Rai Report pm10 04 giugno 2006 [...] TG3 I rilevamenti delle ultime 24 ore segnalano il pm10 ben oltre i 50 micogrammi a metro cubo soglia di allarme a Milano. Con 123 e 109 microgrami/metrocubo. PAOLO CROSIGNANI-Istituto nazionale tumori Milano Per ogni 10 microgrammi al metro cubo di Pm2,5 che è una frazione importante del Pm10 il rischio di tumore polmonare aumenta del 14%. TG3 REGIONALE Maggiormente esposti i bambini che accusano la cosidetta tosse da smog. ALESSANDRO FIOCCHI-Fatebenefratelli Milano Se però isoliamo la mortalità infantile da malattie respiratorie, ogni 10 microgrammi di polveri sottili determinano un incremento del 22% della mortalità. [...] AUTORE Quante regioni italiane hanno presentato il piano di risanamento della qualità dell’aria al 31 Dicembre 2003 secondo la Direttiva europea 99/30? BARBARA ELFFERICH-Portavoce Commissario Ambiente Commissione Europea E’ molto semplice: a quella data non abbiamo ricevuto nessun piano, nessuno, nessuno, no. E’ per questo che abbiamo cominciato una procedura di infrazione che si chiama messa in mora a luglio 2004. AUTORE E dire che eravamo stati avvisati fin dal 1996. Avvisati, proprio così. Prima con una direttiva quadro, la 96/62, una specie di avviso appunto, con il quale l’Europa ci diceva cominciate a organizzarvi per ridurre l’inquinamento atmosferico. Noi ci mettiamo 3 anni per recepire la direttiva, e lo scriviamo pure nel decreto legislativo 351, nell’art. 7, che sono le regioni a dover individuare le zone dove gli inquinanti superano la soglia di rischio per la salute umana e fare dei piani per combatterlo il rischio. Poi ne segue un’altra di direttiva, la 1999/30, e se la prima diceva cominciate a organizzarvi, questa ci dice fate. Le indicazioni sono precise: elenco di inquinanti, soglie di rischio e date di rientro. La più vicina è 1 gennaio 2005 per il biossido di zolfo e le particelle, il Pm10: dove Pm sta per particulate matter, particolato, polveri sottili insomma e 10 per inferiore a 10 millesimi di millimetro. La porzione più dannosa per l’uomo, quella inalabile. Per intenderci quella che ci entra in corpo e non riusciamo più a cacciare via. 46

ROBERTO BERTOLLINI-Organizzazione Mondiale della Sanità In sostanza si vede che la maggiore concentrazione del particolato molto fine, quindi che è penetrato nella circolazione, quindi nel sangue ed è andato in tutti i distretti, si manifesta particolarmente nel polmone ma vediamo anche nella vescica, lo vediamo nella tiroide, lo vediamo anche in altri distretti. AUTORE Scatenando che cosa? ROBERTO BERTOLLINI-Organizzazione Mondiale della Sanità Scatenando effetti potenzialmente cancerogeni, effetti infiammatori. AUTORE Insomma il danno alla salute è chiaro e per recepire la nuova direttiva europea, quella che ci dice fate, ci mettiamo altri tre anni e arriviamo così al 2 aprile 2002 con il decreto n. 60. Aprile 2002 il decreto e 31 dicembre 2003 la data ultima per presentare i piani delle regioni alla Commissione europea. Troppo poco tempo! E nessun piano è stato presentato, appunto. E per l’altra data da rispettare, il 1 gennaio 2005? Per metterci a posto con il pm10, le polveri sottili? Innanzi tutto diciamo che stare a posto significa che le città italiane per tutto il 2004 non devono aver superato per più di 35 giorni la media di 50 microgrammi al metro cubo di Pm10, le polveri sottili, ed essere state nella media annuale di 40 microgrammi sempre al metro cubo. Vediamo come sono andate le cose. [...] AUTORE Tutto daccapo: allarme polveri sottili, Pm10 alle stelle, complice il bel tempo, forse è colpa dei saldi. E i sindaci delle città, che hanno la responsabilità anche penale della salute dei cittadini, appena possono bloccano il traffico e ci riprovano con le targhe alterne. Risultato?

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Class action Vera (Azione collettiva) Un'azione collettiva, che negli Stati Uniti è conosciuta come "class action" inglese, è un'azione legale condotta da uno o più soggetti che, membri della classe, chiedono che la soluzione di una questione comune di fatto o di diritto avvenga con effetti ultra partes per tutti i componenti presenti e futuri della classe. Gli altri soggetti della medesima possono chiedere di non avvantaggiarsi dell'azione altrui (esperendone una propria) esercitando l'opt-out right, oppure possono rimanere inerti avvantaggiandosi dell'attività processuale altrui che avviene sulla base del modello rappresentativo. Con l'azione rappresentativa (class actions) si possono anche esercitare pretese risarcitorie per esempio nei casi di illecito plurioffensivo, ma lo strumento oltre alle ben note funzioni di deterrenza realizza anche indubbi vantaggi di economia processuale e di riduzione della spesa pubblica . L'azione rappresentativa è il modo migliore con cui i semplici cittadini possano essere tutelati e risarciti dai torti delle grandi aziende e delle multinazionali, in quanto la relativa sentenza favorevole avrà poi effetto o potrà essere fatta valere da tutti i soggetti che si trovino nell'identica situazione dell'attore. La particolarità del modello statunitense di tutela dei consumatori si incentra soprattutto su due aspetti: la possibilità di ricorrere ad una azione collettiva a fini risarcitori e quella di ottenere i cosiddetti danni punitivi. Si tratta, in sostanza, di un meccanismo processuale che consente di estendere i rimedi concessi a chi abbia agito in giudizio ed abbia ottenuto riconoscimento delle proprie pretese a tutti gli appartenenti alla medesima categoria di soggetti che non si siano attivati. L'azione collettiva nasce dall'esigenza di consentire, per ragioni di giustizia, di economia processuale e di certezza del diritto, a chi si trovi in una determinata situazione di beneficiare dei rimedi che altri, avendo agito in giudizio ed essendo risultati vittoriosi, possono esercitare nei confronti del convenuto.

Coordinamento Reset Class Action CLASS ACTION: UNA BATTAGLIA DI CIVILTA' Elenco degli enti, comitati ed associazioni che hanno già aderito e che collaborano attivamente con noi: Greenpeace Italia WWF Italia LEGAMBIENTE Comitato Sopravvissuti del Vajont Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Comitato 8 Ottobre (Incidente di Linate) Associazione Disastro Aereo Capo Gallo 06/08/05 Telefono Blu Sos Consumatori Telefono Rosa Telefono Rosa Internazionale Telefono Antiplagio Comitato Cittadinanza Attiva Ambiente Legalità Azionariato Diffuso/Federisparmiatori/Comitato Risparmiatori e piccoli azionisti Bipop-Carire Tangobond-ForumFree in supporto esterno SITI Sindacato Italiano per la Tutela dell' Investimento e del risparmio (promotore dell'iniziativa) Giovani dell'Italia dei Valori FALBI Federazione Autonoma Lavoratori Banca d'Italia 48

Telefono Azzurro Onlus API Associazione Politrasfusi Italiani A.I.T.F. Associazione Italiana Trapiantati di fegato ONLUS USICONS Associazione USI, Unione Sindacale Italiana, per la tutela dei consumatori e degli utenti Tano Grasso e il FAI Federazione delle Associazioni Antiracket ed Antiusura Italiane Confas - Confederazione delle Associazioni Federinquilini Federprofessioni Federtrasporti & Spedizioni Federconsumatori-Confas Federimprese Federazionisti Si.n.p.a. Sindacato Nazionale Piccoli Azionisti A.n.r.e.c. Associazione Nazionale dei Revisori Contabili A.l.a.i.e. Ass. lav. Aut. Italeuropea A.n.p.a.r. Associazione nazionale per l'arbitrato S.n.a.a.a. Sindacato Nazionale autonomo Ambulanti Consorzio Crealavoro Associazione Mediaweb 2000 Assoeditoritalia nuove adesioni: - Aec- Associazione europea per la tutela del cittadino contribuente - COMITATO NAZIONALE TUTELA UTENTI ELITEL - La Grande Famiglia, Associazione in difesa dei consumatori - CRIPAP, Comitato Risparmiatori Piccoli Azionisti Parmalat - Generazione Attiva, associazione per la tutela dei consumatori presieduta da Andrea D'Ambra - Europeanconsumers NOTA: a seguito dell'approvazione della Finanziaria 2008, è stato introdotto anche in Italia l'istituto legale delle cause collettive risarcitorie. Il Coordinamento Nazionale ha contribuito concretamente al perfezionamento del testo inizialmente proposto al Senato. Grazie al nostro intervento e alla collaborazione assidua di numerosi Senatori e Deputati della Maggioranza di Centro Sinistra è stato possibile ampliare la piattaforma della legittimazione attiva che inizialmente era limitata alle sole 16 Associazioni consumeristiche generaliste iscritte al CNCU. Altre importanti modifiche sono frutto del nostro diretto intervento. Per un resoconto dettagliato delle iniziative del Coordinamento è possibile consultare la sezione Messages di questo meetup. I nostri obiettivi, illustrati di seguito in questa pagina, sono dunque in gran parte già stati conseguiti. E tuttavia molto resta ancora da fare. Speriamo che la caduta del Governo non implichi ripercussioni negative sul processo virtuoso che per merito degli sforzi di molti ha visto la luce negli ultimi mesi per la prima volta in Italia. 1° Febbraio 2008 La situazione in Italia: un paese allo sbando Parmalat, Cirio, TangoBond, ricariche telefoniche, Vajont, Porto Marghera, Banco Ambrosiano, Seveso, Linate, RC auto, Capo Gallo, Giacomelli, calciopoli, sangue infetto, vino al metanolo, grano 49

contaminato, cromo esavalente nelle falde acquifere, petroliere in fiamme, inceneritori, alta velocita.... : storie di ordinarie catastrofi ambientali, di quotidiane truffe miliardarie, di normali e consuete stragi nostrane. Chi non ha detto già mille volte: basta! Chi non è stufo, sconvolto, amareggiato, insultato da questa incredibile teoria di calamità? Chi non è indignato per le impunità, i mancati risarcimenti, il quotidiano sberleffo mediatico dei resoconti processuali trentennali? Chi non ha in cuor suo voglia di reagire? Ma che possibilità reali abbiamo per reagire concretamente a questa indecente, perversa ed intollerabile situazione? Oggi in Italia, se un gruppo numeroso di cittadini-lavoratori-consumatori intende fare causa legale contro un ente privato o pubblico, gli individui che compongono tale gruppo debbono adire vie legali in maniera più o meno individuale. Si crea quindi una grande sproporzione tra le forze in campo, da una parte il colosso di turno, sia esso una multinazionale, una banca, una assicurazione o una partecipata statale, dall'altra i singoli individui con i rispettivi avvocati (e le relative spese legali). La situazione delle altre democrazie: chi sbaglia paga! Negli USA, in Olanda, in Inghilterra ed in numerose altre democrazie occidentali, con le "class actions" è possibile agire in gruppo. Se 10.000 cittadini sono stati danneggiati, taglieggiati, avvelenati, truffati, 10.000 cittadini, TUTTI INSIEME, UNITI e con un pool di avvocati agguerriti e motivati, fanno causa comune e collettiva contro il colosso avvelenatore-truffatore, con ottime possibilità di vittoria. E per vittoria intendesi: risarcimenti enormi che spesso ammontano a centinaia di milioni di dollari o euro. In Italia, con le leggi vigenti, risultati simili sono del tutto impensabili e i grandi potentati economici pubblici e privati possono dormire sonni tranquilli, perché sanno non potremo mai colpirli sull'unica questione che sta loro realmente a cuore: il denaro, fattore determinante alla base dei loro comportamenti criminosi, scorretti e lesivi dei nostri interessi specifici e collettivi. Ma non si tratta solo di recuperare il mal tolto, anche perché spesso la perdita di un parente o un danno alla propria salute non sono risarcibili. Si tratta soprattutto di creare un poderoso deterrente colpendo il capitale delle corporations: è l'unico modo per inibirne in futuro il comportamento scorretto ed evitare che si ripeta senza fine come avviene da 60 anni in Italia. (Vajont>Petrolchimico Porto Marghera>Inceneritori Mantova: disastri avvenuti in tempi diversi, dove però "l'autore" ha avuto l'occasione di perseverare...Montedis...) Ma il risultato delle Class Actions va oltre: danneggia le aziende scorrette in maniera ancor più significativa, colpendole indirettamente in borsa (quando sono quotate). Quando si viene a sapere che una class action è stata intentata contro una corporation, le azioni di quest'ultima generalmente si deprezzano, danneggiando gravemente gli interessi degli azionisti e minando la sopravvivenza stessa della società quotata. Si tratta di danni per centinaia di MILIARDI di dollari/euro.(dal 1996 al 2005, solo negli USA, le "corps" hanno perso mediamente 680 miliardi di dollari all'anno "per colpa" delle class action...) E non ci sono solo effetti punitivi: colpendo le corporations sleali, le aziende sane ed oneste risultano premiate in termini di reddito e competitività. Una delle priorità di BUSH all'inizio del suo primo mandato è stata ovviamente quella di danneggiare l'istituto delle Class Actions negli USA, 50

che dava fastidio ai suoi amichetti. Nel 2005 è riuscito a modificare la legge (riforma CAFA). Nel 2006 le statistiche indicano un crollo del 40% dei danni patiti dalle corporations...

Tratto da: http://www.vglobale.it/Aria/Normative.php

Normative sulla qualità dell’aria Le normative sulla qualità dell’aria sono in continua evoluzione per la sempre più crescente necessità di proteggere le risorse fondamentali e la salute umana a livello europeo, nazionale e regionale e anche di assicurare uno sviluppo economico responsabile per garantire un futuro alle prossime generazioni. Durante gli ultimi decenni in Italia il quadro delle emissioni in atmosfera è profondamente mutato: si è passati da quelle dovute prevalentemente all'utilizzo di derivati del petrolio e di carbone, caratterizzate da alte quantità di biossido di zolfo (oltre che di particolato, di ossidi di azoto e monossido di carbonio), alle emissioni di particolato e di ossidi di azoto dovute alla combustione del gas naturale e di monossido di carbonio da traffico stradale. Di conseguenza, l'inquinamento atmosferico interessa oggi principalmente le aree urbane, le grandi infrastrutture stradali e i poli industriali. La principale causa dell'inquinamento atmosferico nelle aree urbane è il traffico veicolare, all'origine di elevate concentrazioni di inquinanti, il cui accumulo può essere aggravato da condizioni atmosferiche sfavorevoli alla dispersione. A oggi, anche in seguito all'introduzione dei nuovi combustibili, gli inquinanti più critici per i centri urbani sono il particolato (PM da Particulate Matter) e l'ozono e lo smog fotochimico, mentre si è mediamente ridotto l'impatto delle emissioni di monossido di carbonio e di benzene; permangono criticità per quanto riguarda il biossido di azoto. L'attenzione rivolta all'inquinamento atmosferico deriva ovviamente dai rischi per la salute che comporta, associati principalmente all'inalazione di gas e particolato, oltre che dai danni osservati agli ecosistemi e ai materiali, con particolare riguardo ai monumenti. I rischi per la salute sono stati osservati in cambiamenti nella mortalità e frequenza di malattie sia a breve sia a lungo termine. Un ruolo fondamentale è svolto dalla Comunità Europea che ha definito nuove normative per assicurare in modo determinante la riduzione delle concentrazioni nell’ambiente degli inquinanti in tutti gli stati. Il quadro legislativo relativo alle emissioni ed alle concentrazioni ambientali degli inquinanti atmosferici ha subito negli anni una evoluzione legata alla storia degli inquinanti e alla loro gravità. Se fino alla fine degli anni 80, l’attenzione era rivolta principalmente ai macroinquinanti, nel corso degli ultimi anni il campo dei composti soggetti a normative si è notevolmente ampliato. Il rilevamento della qualità dell’aria mediante sistemi automatici risale alla metà degli anni Settanta principalmente con l’obiettivo di controllare gli impianti industriali. È solo negli anni Ottanta che l’attenzione si sposta sulle «immissioni» attraverso l’introduzione di limiti sulla qualità dell’aria relativi alle particelle sospese: DPCM 28 marzo 1983 - che considera alcuni inquinanti «ubiquitari» per l’aria in ambiente esterno e fissano limiti massimi e metodi di prelievo e di analisi al fine della tutela igienico-sanitaria delle persone. I composti coinvolti sono: biossido di zolfo, biossido di azoto, ozono, piombo, fluoro, 51

particelle sospese, idrocarburi totali escluso il metano. Con il DPR 24 maggio 1988 n. 203 si aggiornano i limiti ed i metodi fissati dal DPCM rispetto al biossido di zolfo, di azoto ed alle particelle totali sospese e prevede i valori limite per le particelle totali sospese. Col DM del 25 novembre 1994 vengono definiti i livelli di attenzione e di allarme per gli inquinanti prioritari citati sopra, per le particelle totali sospese in aree urbane e definisce anche i metodi di misura, periodo di monitoraggio e obiettivi di qualità per la frazione respirabile delle polveri sospese(PM10), il quale viene indicato come inquinante di interesse prioritario. Il decreto si occupa anche di predisporre sistemi permanenti di monitoraggio delle concentrazioni di benzene, IPA e PM10 per le aree urbane maggiormente a rischio. Vengono descritte le modalità di campionamento del PM10: il metodo di misura preso come riferimento deve essere un metodo gravimetrico. Nel decreto vengono anche stabilite le tecniche di misurazione di riferimento per quanto riguarda gli IPA: la tecnica utilizzata è una gascromatografia con colonna capillare e rivelatore a ionizzazione di fiamma. In questi ultimi anni è emersa l’importanza di disporre di dati sulle concentrazioni individuali di componenti organici volatili (VOC) presenti in atmosfera poiché essi presentano reattività e pericolosità diverse. La semplice determinazione del contenuto totale dei VOC in atmosfera non è risultata sufficiente per quantificare i livelli di inquinamento e la loro origine. È risultato inoltre necessario determinare la concentrazione di questi composti organici ad un livello nettamente inferiore a quanto fatto in precedenza per poter seguire l’efficacia dei programmi di abbattimento delle emissioni sulle loro concentrazioni in atmosfera. Questa esigenza è stata concretizzata sia in programmi di ricerca di molte organizzazioni sia nella legislazione in materia ambientale. Normative d’interesse La direttiva europea 96/61/CE del 24 settembre 1996 – direttiva IPPC(Integrated Pollution and Contol o Prevenzione e Riduzione Integrate dell’Inquinamento) chiede ai Paesi membri della Comunità Europea un atteggiamento nuovo nei confronti della tutela dell’ambiente e della salute umana in quanto si pone l’obiettivo di prevenire, ridurre ed eliminare l’inquinamento intervenendo alla base dell’attività inquinante (cioè sulla sorgente) e garantendo una corretta gestione delle risorse naturali. L’IPPC ha introdotto il concetto del valore limite di emissione, basati sull’individuazione di standard gestionali e criteri di valutazione politica: le migliori tecniche disponibili (Bat - Best Available Techniques). Con il Decreto Legislativo. n. 59 del 18/02/2005 viene introdotta in Italia, l'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e viene abrogato il D.Lgs 04.08.1999 n. 372 che aveva recepito la Direttiva Europea n. 96/61/CE del 24.09.1996. L’AIA prevede che le Aziende ricorrano alle BAT (Best Available Techniques) ovvero adottino le Migliori Tecniche Disponibili (MTD) al fine di limitare ed eventualmente abbattere tutte le fonti di emissioni nocive nell'ambiente. La direttiva 96/62/CE del 27 settembre 1996 - direttiva quadro – «valutazione e gestione della qualità 52

dell’aria ambiente», reimposta, a livello europeo, il quadro di riferimento per quanto concerne la valutazione della qualità dell’aria ponendo i seguenti obiettivi: a) stabilire valori limite per le concentrazioni di benzene e di monossido di carbonio nell'aria ambiente al fine di evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi sulla salute umana e sull'ambiente in generale; b) valutare le concentrazioni nell'aria ambiente di benzene e di monossido di carbonio in base a metodi e criteri comuni; c) ottenere informazioni adeguate sulle concentrazioni di benzene e di monossido di carbonio nell'aria e far sì che siano messe a disposizione del pubblico; d) adottare piani di risanamento per le aree in cui gli standard non sono rispettati. L’Italia ha recepito la direttiva europea 96/62 tramite il Decreto legislativo n. 351 del 4 agosto 1999 «Attuazione della direttiva 96/62/CE in materia di valutazione e di gestione della qualità dell’aria ambiente», introducendo novità importanti sul numero degli inquinanti e la definizione di valori limite. A livello comunitario sempre in aprile fu approvata la prima direttiva figlia - 99/30/CE - «Valori limite di qualità dell’aria ambiente per il biossido di zolfo, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo» concernente i valori limite di qualità dell'aria ambiente per il biossido di zolfo, il biossido di azoto, gli ossidi di azoto, le particelle e il piombo. Particolare attenzione è stata posta alla normativa relativa al particolato atmosferico considerato un composto emergente. Nel dicembre del 2000 entra in vigore la seconda direttiva figlia - 00/69/CE – «Valori limite di qualità dell’aria ambiente per benzene ed il monossido di carbonio» - che fissa i valori limite per il benzene ed il monossido di carbonio nell'aria ambiente rispettivamente a 5 µg/m3 dal 1° gennaio 2010 ed a 10 µg/m3 dal 1° gennaio 2005. La direttiva dispone, inoltre, che gli Stati membri sono tenuti ad informare sistematicamente il pubblico sulle concentrazioni di tali sostanze nell'aria ambiente. Nel 2002 la UE approva la terza direttiva figlia – 02/03/CE – «Valori limite di qualità dell’aria ambiente per l’ozono» - sull’ozono, e gli obiettivi seguono le linee direttrici dell’OMS relative all’ozono e stabilisce che per l'ozono il livello di allarme, già nel 2005, passa dai 360 ai 240 µg/m3. Le prime due direttive figlie sono state recepite in Italia con il Decreto Ministeriale del 2 aprile 2002 n°60 - «Attuazione delle direttive 99/30/CE e 00/69/CE riguardanti i valori limite di qualità dell’aria relativi a biossido di zolfo, ossidi di azoto, PM10, piombo, benzene e monossido di carbonio» - che va ad abrogare in parte le leggi precedenti. Emanato per ottemperare alle Direttive Europee, pone come valore limite giornaliero per il PM10 50 µg/mc (da raggiungere entro il 2005), come limite annuale 40 µg/mc (anche questo da raggiungere entro il 2005). La terza direttiva figlia è stata recepita con il Decreto legislativo n°183 del 21 maggio 2004. Il raggiungimento dei valori limite per il PM10 in due fasi: Periodo di mediazione FASE 1 1. Valore limite di 24 ore 24 ore per la protezione della

Valore limite

Data alla quale il valore deve essere raggiunto

50 µg/m3 PM10 da non 1° gennaio 2005 superare più di 35 volte

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salute umana 2. Valore limite annuale per la protezione della Anno civile salute umana FASE 2 (1) 1.Valore limite di 24 ore per la protezione della 24 ore salute umana 2. Valore limite annuale per la protezione della Anno civile salute umana

per anno civile 40 µg/m3 PM10

1° gennaio 2005

50 µg/m3 PM10 da non superare più di 7 volte 1° gennaio 2010 l’anno 20 µg/m3 PM10

1° gennaio 2010

Valori limite indicativi da rivedere con successivo decreto sulla base della futura normativa comunitaria. Negli allegati successivi si fissano i criteri per l’ubicazione dei punti di campionamento per la misurazione in siti fissi dei livelli di materiale particolato, i metodi di riferimento per il campionamento e la misurazione del PM10 e i metodi provvisori per il PM2,5 e le procedure operative per la certificazione di equivalenza dei metodi per il campionamento e la misura del PM10 da parte dei laboratori primari di riferimento. Il PM2,5non è allo stato attuale ancora oggetto di normativa, né a livello nazionale né internazionale; esistono solo i valori limite definiti dall’EPA (Environmental Protection Agency) nel 1997, la cui validità come standard di legge è stata temporaneamente sospesa nel 1999 in attesa di ulteriori studi i valori limite indicati dall’EPA per il PM2,5 sono i seguenti: Limite medio giornaliero15mg/m3 Limite annuo65mg/m3 Per quanto riguarda l’ozono, altro inquinante di interesse emergente nel D.M. del 16 maggio 1996 stabilisce i seguenti limiti: Valore limite per la protezione della salute Valore limite per la protezione della vegetazione

Concentrazione media di 8 ore: 110 µg/mc Concentrazione media di 1 ora: 200 µg/mc Concentrazione media di 24 ore: 65 µg/mc

A livello comunitario per l’Ozono è attiva la terza direttiva figlia non ancora recepita a livello nazionale per cui i valori attualmente vigenti sono quelli riportati nella tabella.

Il Ruolo delle Regioni La legislazione italiana con il D. Lgs. 351/99attribuisce alle Regioni l’Autorità Competente a: • effettuare la valutazione preliminare della qualità dell’aria (art. 5), • fissare le zone e gli agglomerati (art. 5), • curare la valutazione della qualità dell’aria (art. 6), • individuare le zone e agglomerati ove si superano i valori limite e le soglie di allarme (art. 7 e 8), • nelle zone di cui al punto precedente, ad adottare piani e programmi per evitare il superamento delle soglie e il raggiungimento dei valori limiti (art.7 e 8), 54

• adottare piani di mantenimento nelle zone in cui non si superano i valori limite (art. 9), • trasmettere dati, superamenti, piani e programmi al Ministero (art. 12). La Regione Lombardia, ad esempio, ha già effettuato una valutazione preliminare della qualità dell’aria e zonizzazione del territorio emersa anche sulla base degli studi per il precedente Piano Regionale della Qualità dell’Aria (previsto dal DPR203/88) e adottata con DGR VII/6501/2001. La zonizzazione prevede una divisione del territorio regionale in tre tipologie di aree per il conseguimento degli obbiettivi di qualità dell’aria: zona critica: parte del territorio regionale nel quale i livelli di uno o più inquinanti comportano il superamento dei valori limite e delle soglie di allarme o i livelli di uno e più inquinanti eccedono il valore limite aumentato del margine di tolleranza. zone di risanamento: la parte del territorio regionale nel quale i livelli di uno o più inquinanti sono compresi tra valore limite e valore limite aumentato del margine di tolleranza. zone di mantenimento: parte del territorio regionale nel quale i livelli degli inquinanti sono inferiori ai valori limite e tali da non comportare il rischio di superamento degli stessi. Proposte nuove direttive comunitarie Le proposte comunitarie scaturiscono da Programmi europei come CAFE (Clean Air for Europe) che è un programma di analisi tematiche e di sviluppo politico che nel settembre del 2005 ha adottato una strategia sull’inquinamento atmosferico nell’ambito del 6°programma d’Azione per l’Ambiente dell’UE. Tale programma è finalizzato alla predisposizione di una strategia di lotta all’inquinamento atmosferico, con particolare riferimento soprattutto a ozono e particolato, nonché alla finalizzazione della revisione di direttive europee come la prima direttiva figlia sulla qualità dell’aria (per quanto riguarda soprattutto PM10). I principali elementi della strategia sono nel COM(2005)446.

Tratto da: http://www.epicentro.iss.it/temi/ambiente/forastiere.asp Osservazioni sulla nuova direttiva del 21 settembre 2005 proposta per il particolato atmosferico Francesco Forastiere - Dipartimento di epidemiologia Asl Roma E, Roma Leggi anche la lettera aperta alla Commissione europea dei ricercatori.

La legislazione attuale La legislazione EU attuale per il PM è raccolta nella Direttiva del Consiglio 1999/30/EC del 22 aprile 1999: 3 • Il valore limite del PM10 da rispettare dal 1 gennaio 2005 è stabilito in: 40 µg/m annuali (nessuna tolleranza), 50 µg/m3 nelle 24 ore da non superare più di 35 volte all’anno (nessuna tolleranza). 3 • PM10 valori limite indicativi dal 1 gennaio 2010: 20 µg/m annuali (nessuna tolleranza a partire 3 da questa data), 50 µg/m nelle 24 ore da non superare più di 7 volte l’anno. 55

• Eccezione per i superamenti provocati da “eventi naturali che risultano per concentrazioni

significativamente in eccesso rispetto ai normali livelli” (art. 5.4). • Eccezione per le eccedenze di PM10 causate da “risospensioni delle particelle a seguito dello spargimento di materiale antigelo sulle strade in inverno” (art. 5.5); gli stati membri sono nondimeno obbligati a dimostrare che “misure ragionevoli sono state prese per abbassare la concentrazione”. • Il PM2.5 deve essere misurato in postazioni rappresentative delle concentrazioni di PM2.5, collocate dove possibile insieme alle centraline che misurano il PM10 (art. 5.2). La nuova proposta del 21 settembre 2005 (leggi il documento) 3 • Un valore limite annuale per il PM10 di 40 µg/m al 1 gennaio 2010 con un 20% di tolleranza senza una specifica data di scadenza. Questo significa in realtà un valore limite di 48 µg/m3. 3 • Un valore limite del PM10 per le 24 ore di 50 µg/m con 35 eccedenze, ma con il 50% di tolleranza senza una specifica scadenza. • Gli Stati membri sono autorizzati a ritardare il conseguimento dei valori limite – non è specificata alcuna data limite – allorché sia stata dimostrato alla Comunità Europea che essi hanno adottato “tutte le ragionevoli misure” (pag. 8). Nell’articolo 20 a pag. 25, tuttavia, si specifica che ogni stato membro ha tempo fino al 31 dicembre 2009 per conformarsi ai valori limite del PM10. 3 • Il valore limite indicativo del PM10 di 20 µg/m per il 2010 è stato cancellato. In associazione con le proposte citate, questa cancellazione rappresenta una significante riduzione delle ambizioni previste nella direttiva del Consiglio 1999/30/EC del 22 aprile 1999. 3 • Viene introdotto un “tetto” annuale di PM2.5 obbligatorio per legge pari a 25 µg/m da 3 introdurre dal 1 gennaio 2010 con il 20% di tolleranza (es. 30 µg/m effettivi), da ridurre di 1 µg/m3 ogni anno fino a raggiungere nel 2015 il livello di 25 µg/m3. A parziale giustificazione di questo “tetto” relativamente elevato si deve sottolineare che il “tetto” viene applicato anche nelle rilevazioni effettuate dalle centraline “da traffico”. Dal momento che per le centraline da traffico la concentrazione di PM2.5 può essere più alta in media di circa 5 µg/m3 rispetto alle centraline di background, questo significa che effettivamente il “tetto” in città può arrivare annualmente a circa 20 µg/m3. In ogni caso si tratta di un valore elevato: sulla base degli studi scientifici più accreditati negli USA è stata proposta di riduzione dello standard annuale di PM2.5 a 12-14 µg/m3 (EPA staff paper, giugno 2005), • In risposta ai dati scientifici che dimostrano la natura continua del rapporto concentrazionerisposta tra PM2.5 e mortalità, la Commissione propone inoltre un programma di “annullamento del divario” (“gap closure”) per arrivare a ridurre del 20% la media del PM2.5 nel 2018/2020 rispetto al periodo di riferimento 2008-2010. Tale riduzione non deve essere perseguita nei luoghi dove la media annuale di PM2.5 è già di 7 µg/m3 o inferiore. Malgrado la rilevazione del PM2.5 sia stata già prevista dalla normativa fin dal 1999, il periodo di riferimento viene spostato in avanti al 2008-2010. Ciò permetterà di non ridurre i valori entro quella data in modo da favorire la dimostrazione del “guadagno” negli anni successivi. In sintesi • Gli effetti dell’inquinamento atmosferico da polveri sospese sono documentati con elevato

rigore scientifico in molti Paesi, compresa l’Italia. La frazione più fine, misurata come PM2.5 è al centro dell’attenzione scientifica e di sanità pubblica. • Studi recenti testimoniano un effetto delle particelle fini sulla mortalità complessiva con stime di rischio più elevate di quanto in precedenza osservato (Jarret, 2005). • Nelle città europee sono stati osservati importanti effetti cardiovascolari attribuibili alle polveri fini; in particolare è stato osservato un aumento della morte improvvisa coronarica nella 56





• •

popolazione generale (Forastiere et al, 2005) e un aumento nella frequenza degli episodi di angina e di recidive di infarto in persone a elevata suscettibilità come i pazienti sopravvissuti a un primo infarto del miocardio (von Klot et al, 2005). Sulla base delle più recenti indicazioni della ricerca, l’Organizzazione mondiale della sanità emanerà nel mese di novembre 2005 nuove Linee Guida per la qualità dell’aria. Verranno considerati PM10, PM2.5, NO2 ed SO2. La proposta della Direttiva Europea sul PM pubblicata il 21 settembre 2005 è stata fortemente criticata dalla comunità scientifica europea poiché viene rimandata al 2010 (con ampia tolleranza) l’applicazione dei valori limite per il PM10 già previsti dalla Direttiva del 1999 e viene proposto un valore limite per il PM2.5 ancora troppo elevato. La eventuale approvazione della Direttiva nella forma attuale solleverebbe i Paesi membri dalla attuale emergenza ambientale. In realtà, i Paesi europei hanno bisogno di strategie aggressive e di lungo termine per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico che si registrano in molte aree.

Bibliografia Jerrett M, Burnett RT, Ma R, Pope CA 3rd, Krewski D, Newbold KB, Thurston G, Shi Y, Finkelstein N, Calle EE, Thun MJ. Spatial analysis of air pollution and mortality in Los Angeles. Epidemiology. 2005;16(6):727-36. Forastiere F, Stafoggia M, Picciotto S, Bellander T, D'Ippoliti D, Lanki T, von Klot S, Nyberg F, Paatero P, Peters A, Pekkanen J, Sunyer J, Perucci CA. A Case-crossover Analysis of Out-of-Hospital Coronary Deaths and Air pollution in Rome, Italy. Am J Respir Crit Care Med 2005 Jun 30; [Epub ahead of print] (in stampa). von Klot S, Peters A, Aalto P, Bellander T, Berglind N, D’Ippoliti D, Elosua R, Hörmann A, Kulmala M, Lanki T, Löwel H, Pekkanen J, Picciotto S, Sunyer J, Forastiere F. Ambient Air Pollution and Hospital Cardiac Readmissions of Myocardial Infarction Survivors in Five European Cities. Circulation (2005, in stampa).

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Introduzione .........................................................................................................................................2 Assenza di regole democratiche in Italia .............................................................................................3 Cos’è l’inquinamento ambientale?.......................................................................................................4 Prima parte: Salerno, il caso delle fonderie Pisano..............................................................................6 CroniStoria ...........................................................................................................................................6 Caso Fonderie Pisano, via dei Greci, 44 Salerno.................................................................................6 L’EMERGENZA AMBIENTALE Processo bis per le Fonderie Pisano ........................................7 Fonderie, allarme e nuova inchiesta.....................................................................................................8 Documentazione fotografica:.............................................................................................................11 Distanze fra la sorgente inquinante e le aree abitate..........................................................................14 Estratto dalla carta geochimica ambientale........................................................................................16 Controlli on-line fatti all’EPER (Registro Europeo, Agenzia Europea dell’Ambiente)....................17 Seconda parte: informazioni utili di carattere medico-scientifico .....................................................20 L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’ E LE LINEE GUIDA SULLA QUALITA’ DELL’ARIA ..................................................................................................................20 Febbraio 2006 - Dr. LORENZO TOMATIS .....................................................................................21 STEFANO MONTANARI – ricercatore Nanodiagnostics Srl..........................................................22 Nanopatologie: cause ambientali e possibilità di indagine ................................................................22 I tumori in Italia .................................................................................................................................23 SPECIALE INQUINAMENTO.........................................................................................................25 RISCHIO DI INQUINAMENTO DA POLVERI NEL COMPARTO DELLE FONDERIE DELLA REGIONE MARCHE ........................................................................................................................27 INTRODUZIONE..........................................................................................................................28 DESCRIZIONE CICLO LAVORATIVO .....................................................................................28 MATERIALI E METODI..............................................................................................................30 RISULTATI ...................................................................................................................................30 DISCUSSIONE..............................................................................................................................32 Terza parte: informazioni utili di carattere tecnologico.....................................................................33 Impianto industriale ...........................................................................................................................33 Ghisa ..............................................................................................................................................34 Appunti sulla produzione dell'acciaio................................................................................................34 1) Produzione con ciclo integrale...................................................................................................34 2) Produzione con forno elettrico...................................................................................................35 3) Lavorazione dell'acciaio. ...........................................................................................................35 Laminazione...............................................................................................................................36 b) Colata continua. .....................................................................................................................37 Informazioni utili di carattere giuridico .............................................................................................38 Sul Diritto Ambientale .......................................................................................................................38 Enel condannata per la centrale di Porto Tolle ..............................................................................38 Enel Porto Tolle: omicidio? ...........................................................................................................39 del diritto d'iniziativa economica .......................................................................................................40 del principio chi inquina paga............................................................................................................41 Sentenza N. 415/2007 ........................................................................................................................42 Il Sindaco è l'organo responsabile dell'amministrazione comunale...................................................43 I Sindaci delle città hanno responsabilità anche penali......................................................................46 Class action Vera (Azione collettiva) ................................................................................................48 Coordinamento Reset Class Action ...............................................................................................48 Normative sulla qualità dell’aria........................................................................................................51 Il Ruolo delle Regioni ....................................................................................................................54 Osservazioni sulla nuova direttiva del 21 settembre 2005 proposta per il particolato atmosferico...55 La legislazione attuale....................................................................................................................55 58

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