19 maggio ore 9.20: chi ha atterrato il dollaro? Nel 2005, Al Adl, responsabile della sicurezza di Al Qaida (in arabo significa "La base") dichiarò: "la fase 5 dell'operazione contro gli Stati Uniti, prevede il consolidamento del dinaro d'oro (una moneta d'oro in vigore nel mondo arabo fino alla caduta dell'impero ottomano), con cui destabilizzare il dollaro americano e provocare il crollo della relativa economia ....." In sostanza: tra gli obiettivi di Al Qaida c'è l'atterramento dell'economia americana tramite la destabilizzazione del dollaro, cui si dovrebbe pervenire attraverso il ritorno ad una storica moneta araba (il mitico dinaro d'oro), che dovrebbe far saltare il sistema stesso su cui si fonda l'economia stars and stripes (stelle e strisce), ovvero la fiducia nel greenback. Ora, famo a capisse, di sto "dinaro d'oro" s'è sentito effettivamente parlare qualche anno fa, ma alla Banca mondiale lo ricordano come una delle tante "bufale" di Bin Laden ed i suoi portavoce; e vero, però, che i paesi arabi si stanno sempre più allontanando dal dollaro, "accogliendo" l'euro tra i "preferiti" e, contemporaneamente, accumulando oro. A rifamo a capisse, gli sceicchi fuggono dal dollaro non già per compiere la Jahd (la guerra santa islamica contro gli infedeli), ma per motivi molto più prosaici: nelle more del Patriot act (quella legge antiterrorismo emanata il 26 ottobre 2001), si intravede la possibilità di un "sequestro" dei beni islamici denominati in dollari (ad esempio il possesso di Bonds americani da parte di stati arabi), qualora il presidente americano ne riscontrasse la pericolosità. Accà nisciuno è fesso, sembrano voler dire i nipoti di Maometto...... Tirando le somme: dopo l'attentato alle Torri gemelle ed il conseguente Patriot act, le Mafie di tutto il mondo e gli sceicchi arabi produttori di petrolio, hanno cominciato a "riciclare" i loro profitti in euro, se non direttamente in oro; da ciò discende la drammatica caduta della moneta americana che, stando alle premesse, non è ancora finita. Ritorniamo ad Al Adl ed alle sue dichiarazioni: se la destabilizzazione del dollaro è una tappa importante nella guerra di distruzione del "nemico americano", significa che la zio Sam sta perdendo ed è prossimo al crollo economico? Su questo argomento non ho certezze da offrirvi, ma solo ipotesi: l'economia americana ha sempre avuto nel dollaro lo "strumento" di penetrazione e crescita; un po come se ognuno di noi avesse a disposizione la macchinetta stampasoldi con cui "produrre" la cartamoneta che ci serve. Fintantoché gli altri accettano la "carta" che noi stampiamo, non ci servirebbe altro ....... .... Questo mi sembra chiaro; no? Il problema sorge (eccome se sorge) quando gli altri smettono di accettare la "nostra carta" ........... ...... Eravamo ricchissimi, e diventiamo poveri!! Supponete di essere voi in quella situazione, cosa fareste? ....... Accettereste la nuova situazione con tranquillità, ritirandovi a meditare sul monte Athos, eppure fareste il diavolo a quattro??
..... Appunto. Questo è quanto sta facendo lo zio Sam.....!! Ora, vedete, sulla base di quella fiducia (che tutti avrebbero continuato ad accettare la "carta" prodotta nelle stamperie dello Zio Sam) gli americani si sono indebitati fino alla punta dei capelli (i mutui subprime sono solo la punta dell'iceberg)...... cosa che poteva essere tollerata finché la loro moneta era quella accettata da tutto il mondo, ma diventa un casino maestoso se così non è più. Sempre nell'esempio di prima (possediamo la macchinetta stampasoldi), finché i nostri creditori accettano la "nostra carta", siamo in grado di ripagare i nostri debiti solo stampando altra carta..... ..... Ma se i nostri creditori cominciano (ad esempio) a volere oro, siamo in guai seri..... ..... E siamo pure nei guai se vogliono essere ripagati in euro (la moneta stampata dal nostro vicino di casa), perché dovremmo andare da lui e chiedergliela, per sentirci rispondere: ahoo, a fregnobuffo americano, e tu che me dai in cambio? Fino ad ieri ci bastava stampare carta per acquietare tutti, e da oggi dobbiamo pagare ciò che compriamo all'esterno (petrolio, macchine, televisori, computers, etc...) con ciò che, a nostra volta, riusciamo a vendere (all'esterno). In poche parole: prima vivevamo a francazzo (sui debiti), mentre oggi dobbiamo cominciare a vivere del nostro lavoro (in termini tecnici, la nostra bilancia commerciale deve essere in pareggio: tanto importiamo e tanto esportiamo). Brutto risveglio, eh? Capitò qualcosa del genere agli inglesi, quando la sterlina fu rimpiazzata dal dollaro americano. Che cosa può succedere all'Economia sottostante, quindi, lo capite da soli; l'Inghilterra allora, entrò in una crisi senza precedenti, da cui si riprese solo con la dolorosissima "cura Thatcher" e la scoperta del petrolio nel mare del Nord. In ogni caso, l'impero inglese che fino ad allora aveva dominato il mondo, si ridusse ad essere la quinta o sesta (negli anni ottanta, sembrava addirittura che l'avessimo sorpassata anche noi) potenza mondiale. Gli Yankees potrebbero fare la stessa fine? Certo che si; ma prima se la giocherebbero; ....... non sono certo tipi da andare a meditare sul monte Athos. Per questo il simpatico Al Adl (il tizio da cui siamo partiti) prevede una guerra nel 2016..... Ma, nel frattempo, prendiamo atto che, rispetto all'euro, la valuta americana si muove secondo le solite previsioni..........
.... esattamente come il Bund.......
....... che, però, manda in onda una "possibile Lingua" .........
......... una scena che, quando si compie, lascia i segni. Fuor di metafora: attenzione alle Lingua indicata in figura sopra, perché (se confermata) potrebbe sconvolgere le previsioni fin qui in atto (do, ovviamente, per scontato che, chi mi legge sappia cos'è una Lingua e ne conosca le implicazioni). Passiamo all'azionario italiano su cui, oggi, scattano gli stacchi dei dividendi (e da li, ovviamente, il -2.6% d'apertura), con uno scenario che, tuttavia, resta (più o meno) uguale......
...... in sostanza: siamo in fase di accumulazione (viatico per il ciclo a cinque anni). Notizie flash: Effetto dividendi oggi su Piazza Affari con l'S&P/mib che cede in avvio il 2,56% a 33.504 punti. Sull'S&P/Mib l'incidenza dello stacco cedole è del 3,30% circa.