“insegnamenti” e “discipline”: i casi delle “scienze integrate”, delle “scienze naturali” e degli “insegnamenti di indirizzo” Premesso che le bozze di quadri orario, di relazioni illustrative, regolamenti ed altro a cui si riferisce quanto sotto riportato non sono ancora ufficiali, sembra utile ed opportuno riportare alcune osservazioni prese qua e là. Partiamo dalle “scienze integrate” (Scienze della terra/ Fisica/ Chimica), insegnamento-calderone previsto in dette bozze per gli Istituti tecnici e degli istituti professionali. In qualche sito internet si legge di una loro presunta “disintegrazione”, per effetto della giusta e dura protesta di chimici e fisici. Niente di più errato. Le "scienze integrate", come "insegnamento" compaiono nelle bozze di quadri orario, anche se a fianco al nome di questo assurdo "insegnamento" compare, TRA PARENTESI il nome di una delle tre discipline [es: scienze integrate (chimica)] . Inoltre nelle relazioni illustrative ai quadri orario degli istituti tecnici, ma anche di quelli professionali, si legge che uno degli elementi chiave che caratterizzano il provvedimento è: “la previsione dell’insegnamento di scienze integrate, al quale concorrono, nell’autonomia dei loro statuti epistemologici, le discipline di “Scienze della terra e biologia”, di “Fisica” e di “Chimica”, con l’obiettivo di potenziare la cultura scientifica secondo una visione sistemica;”. La parola “insegnamento” dal testo del Regolamento però pare evidente sia sinonimo di “materia”: nell’articolo 8 Il comma 3 demanda infatti ad un successivo regolamento “la definizione delle indicazioni nazionali relative ai risultati di apprendimento declinati in termini di abilità, competenze e conoscenze relative agli insegnamenti indicati negli allegati B e C.”; cioè: le “scienze integrate”, per quanto riguarda aspetti fondamentali, come quelli competenze e conoscenze, saranno considerate come un unico insegnamento … Ma chi insegnerà l'insegnamento-calderone “scienze integrate”? Il timore è che si voglia affidarlo, mediante classi di concorso ad hoc o con il sistema delle "classi di concorso atipiche" (mediante il quale differenti classi di concorso possono accedere ad uno stesso insegnamento), ad un unico insegnante e non a tre diversi insegnanti, distinti per disciplina (come sarebbe logico e ragionevole, vista la formazione specialistica degli attuali docenti laureati rispettivamente in chimica, biologia, fisica, che viceversa rappresenterebbe una utile risorsa). Tale timore è giustificato dal fatto che la parola “insegnamento” viene usata nello stesso modo nei Licei, per l’ulteriore insegnamento-calderone “scienze naturali” (Chimica+scienze della terra e biologia), già purtroppo presente negli attuali Licei e che, invece di essere scisso negli autonomi “insegnamenti” “Chimica” e “Scienze della terra e Biologia” , viene tenuto inspiegabilmente unito, e per di più affidato ai docenti di scienze della
classe di concorso A060, per la quasi totalità laureati in scienze naturali o biologiche (in media 2 esami universitari di chimica), con buona pace delle migliaia di docenti laureati in Chimica e CTF della classe di concorso A013 (oltre 20 esami di discipline chimiche), che né ora né in futuro (se vengono confermati questi regolamenti) potranno mettere piede in un Liceo, e contrariamente a quanto avviene nel liceo scientifico tecnologico attualmente attivo presso gli Ist. Tecn. Industriali (fino a quando?). In un contesto che vorrebbe mettere al centro lo studente tutto ciò appare inspiegabile. Da notare infine che in nessuno dei quadri orari (né per i Licei, né per gli Istituti Tecnici né per gli Istituti Professionali) vengono considerate elementari propedeuticità (l’insegnamento della chimica generale ed inorganica e della fisica deve precedere quello delle scienze naturali, quello della chimica organica le scienze biologiche). Passando dalla analisi qualitativa a quella quantitativa, cioè considerando le ore previste per le singole discipline, emergono ulteriori carenze: ad esempio non si considera che gli studi per un apprendimento significativo, e quindi efficace, delle scienze sperimentali chimica e fisica è richiesta una didattica laboratoriale, impensabile con appena 2 ore settimanali di lezione [v.quadri orario di Professionali e Tecnici economici, in questi ultimi tali 2 ore, in un solo anno, sarebbero tutto l’insegnamento della chimica nel quinquennio (10 volte meno di italiano!)]. Inoltre nel triennio finale del Tecnico Tecnologico le discipline scientifiche e tecnologiche di indirizzo subirebbero un taglio notevolissimo, con una diminuzione del 20%, a fronte di un incomprensibile aumento delle ore di Italiano del 15% e di Matematica del 10%. C’è quindi il pericolo che i futuri diplomati tecnici tecnologici, abbiano un bagaglio di conoscenze scientifiche e tecnologiche molto minore degli attuali periti. Proprio il contrario di ciò di cui hanno bisogno gli studenti, le aziende ed il Paese. Un’ultima considerazione: il Ministero, per tentare di far fronte al calo vertiginoso degli iscritti a facoltà scientifiche, finanzia progetti del tipo “lauree scientifiche”, in sé encomiabili. Se permangono tali storture nei quadri orario di Licei ed Istituti Tecnici e Professionali ne dovrà finanziare sempre di più, e con risultati sempre più deludenti. Sarebbe molto più efficace (e magari anche economico) affrontare invece il problema “in itinere”, dando modo alle vocazioni scientifiche e tecnologiche (che possono essere presenti in tutte le scuole) di manifestarsi, semplicemente dando modo agli alunni di conoscere in maniera adeguata queste discipline, con un numero minimo di ore per un insegnamento significativo, e affidando l’insegnamento di tali discipline, che hanno piena dignità di “insegnamento” a sé stante, ai rispettivi laureati, con il
docente laureato in chimica e CTF della classe A013 che insegni la chimica, il docente “fisico” della classe A038 la fisica, il docente “di scienze” della classe A060 le scienze della terra e biologia. È chiedere troppo? Dopotutto è ciò che avviene nel liceo scientifico tecnologico, che tutti sembrano apprezzare (ma che qualcuno nei fatti forse vuole eliminare)...