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© 2009 - PONTIFICIA UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE Ufficio Comunicazione

Servizio agli uomini e lievito della società, seguendo gli esempi di San Josemaría Escrivá e del Servo di Dio Álvaro del Portillo Inaugurato il nuovo Anno Accademico della Pontificia Università della Santa Croce

ROMA (4.11.2009) – Mercoledì 4 novembre ha avuto luogo l’inaugurazione dell’Anno Accademico 2009/2010 della Pontificia Università della Santa Croce, che festeggia il suo venticinquesimo anniversario. Presiedendo la cerimonia svoltasi nell’Aula Magna “Giovanni Paolo II”, il Prelato dell’Opus Dei e Gran Cancelliere dell’Università, Mons. Javier Echevarría, ha raccontato le origini della Santa Croce, ribadendo che il suo compito è di “seguire fedelmente gli esempi di amore e di servizio alla Chiesa, che costituiscono la preziosa eredità di San Josemaría Escrivá e del Servo di Dio Álvaro del Portillo”. Ripercorrendo quindi la nascita e lo sviluppo dell’Istituzione, desiderata da San Josemaría Escrivá, il Prelato ha sottolineato “la viva ed operosa coscienza” del fondatore dell’Opus Dei “dell’esigenza di comunione con il Romano Pontefice, quale nota distintiva della missione dei cristiani nel mondo, che affermò ripetutamente fino alla fine dei suoi giorni. Il suo apostolato era cristocentrico, mariano e petrino”. Successivamente, facendo riferimento alle parole del Servo di Dio Álvaro del Portillo, il Gran Cancelliere ha esposto i tratti che devono caratterizzare l’Università - inaugurata il 15 ottobre del 1984 con una solenne Messa nella Chiesa di San Girolamo della Carità con il nome di Centro Accademico della Santa Croce -, ossia la “piena adesione al Magistero della Chiesa”, un “fecondo dialogo con la cultura contemporanea”, una “accurata formazione scientifica degli studenti” e la “migliore assistenza spirituale possibile”. La lezione inaugurale di quest’anno è stata affidata al Direttore dell’Istituto di Liturgia, Mons. Antonio Miralles, il quale ha sintetizzato lo stile dell’Università accogliendo proprio le parole del suo fondatore e primo Gran Cancelliere, Mons. del Portillo: “la linfa della vita universitaria sta nell’entusiasmo per la verità, unito al comune desiderio di professori e studenti di continuare sempre ad imparare”. Secondo il relatore, “la più alta missione dell’Università” è “il servizio agli uomini, l’essere lievito della società in cui vivere”. Per cui, come auspicava San Josemaría Escrivá, essa è chiamata a “ricercare la verità in ogni campo”. “L’attività di ricerca – ha spiegato il docente – è essenziale al lavoro universitario”, “la verità cui tende è autentica conoscenza della realtà, e questa è inesauribile; se poi si tratta della scienza su Dio e sull’attuazione del suo disegno di salvezza, la conoscenza è inesauribile in modo assoluto”. Un ulteriore tratto della Santa Croce, ha aggiunto, è “la fedele docilità al Magistero della Chiesa, garanzia dell’universalità dell’orizzonte intellettuale dell’insegnamento che viene impartito perché il Vangelo è indirizzato a tutti gli uomini”. Nel richiamare infine l’universalità della comunità accademica composta da studenti e docenti di ogni parte del mondo, Mons. Miralles ha auspicato che l’Università della Santa Croce continui a mantenere “il senso di comunità” e “lo stile di famiglia, pienamente compatibile con la serietà professionale” che la caratterizza.

Piazza di Sant’Apollinare, 49 – 00186 ROMA – Tel. +39 06 68164399 – Fax +39 06 68164400

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Da parte sua, rivolgendo il saluto ai partecipanti, il Rettore Magnifico, Rev. Luis Romera, ha rammentato quello che a suo dire rappresenta un “elemento costitutivo dell’Università della Santa Croce”, riprendendo le parole che il Servo di Dio Giovanni Paolo II rivolse a tutta la comunità accademica durante l’udienza concessa il 29 maggio 1999. In quella occasione il Santo Padre ebbe a dire: “Lo stemma della vostra Università riprende un disegno [di San] Josemaría Escrivá e ricorda il senso del vostro lavoro. Il suo elemento centrale è una croce greca, le cui braccia terminano in punte di freccia. Sembra così che la Croce sia come in tensione verso ogni direzione, protesa ad abbracciare l’umanità e l’intero universo. Accanto alla Croce si leggono le parole Iesus Christus, Deus Homo. Quale significativa sintesi dell’orientamento dell’attività didattica e della ricerca! La Croce è la suprema rivelazione del mistero del Verbo incarnato, perfectus Deus, perfectus homo (cfr Simbolo Quicumque). Nel suo amore ineffabile, Cristo crocifisso rivela, in modo sconvolgente, l’infinita misericordia del Padre verso gli uomini di ogni tempo”. L’immagine rappresentata nello stemma dell’Università – ha aggiunto il Rettore - era infatti cara a San Josemaría; “con essa intendeva indicare che l’amore salvifico di Dio, che si rivela pienamente nella Croce di Cristo, anela ad espandersi per tutto il mondo” e “per una Università, tale missione si concretizza nell’approfondimento intellettuale della rivelazione divina, ma anche nel dialogo serio con la cultura odierna”. In occasione del 25° anniversario dell’Università, al primo piano del Palazzo dell'Apollinare è allestita una mostra storico-fotografica sulle origini e lo sviluppo dell’Ateneo.

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Omelia per la Santa Messa celebrata in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico 2009-2010 dell'Università della Santa Croce Mons. Javier Echevarría, Prelato dell'Opus Dei Basilica di Sant'Apollinare, 4-XI-2009 Fratelli, nessuno può dire: "Gesù è Signore!", se non sotto l'azione dello Spirito Santo (1 Cor 12, 3). Queste parole di San Paolo ci invitano ad invocare frequentemente lo Spirito del Signore per essere in grado di unirci anche noi a Gesù Cristo, l'unico salvatore. La ricerca di questa azione dello Spirito Santo è la giustificazione ultima della nostra presenza qui e dell'esistenza stessa dell'Università. La celebrazione odierna, nel venticinquesimo anniversario dall'avvio delle attività di quest'ateneo, porta in primo piano la necessità di ringraziare Dio per tutti i doni ricevuti, etiam pro ignotis!, come piaceva dire a San Josemaría. Invochiamo il Signore, in primo luogo, per ringraziarlo. La Messa (eucaristia, ringraziamento) è il momento più adatto per esprimere questi sentimenti in unione al ringraziamento universale per l'evento pasquale che in essa si realizza. «Vivere la Santa Messa significa rimanere in preghiera continua, con la convinzione che per ciascuno di noi si tratta di un incontro personale con Dio: lo adoriamo, lo lodiamo, gli chiediamo tante cose, lo ringraziamo, facciamo atti di riparazione per i nostri peccati, ci purifichiamo, ci sentiamo una cosa sola, in Cristo, con tutti i cristiani»1. Il nostro ringraziamento si rivolge anche a San Josemaría e al Servo di Dio Mons. Álvaro del Portillo, che sono stati gli strumenti utilizzati dal Signore per far diventare realtà questo "sogno", l'Università della Santa Croce, che oggi contempliamo con i nostri occhi. Quando, fra alcuni minuti, i celebranti invocheranno lo Spirito Santo perché santifichi i doni che offriamo, metteremo sull'altare la nostra intera esistenza e quella di tutti i membri del Popolo di Dio e, in modo particolare, l'anno appena trascorso e quello che stiamo inaugurando oggi. Quest'unione intenzionale di tutto il nostro essere al Sacrificio eucaristico appare particolarmente adeguata nell'Anno sacerdotale, nel quale, uniti al Sommo Pontefice, chiediamo «l'impegno d'interiore rinnovamento di tutti i sacerdoti per una loro più forte ed incisiva testimonianza evangelica nel mondo di oggi»2. Nella Santa Messa, Cristo, unico Sacerdote della Nuova Alleanza, assume tutto quanto è umano e lo trasforma in culto gradito a Dio. Il nostro ringraziamento, assunto dal Figlio nell'universalità del suo sacrificio per la nostra salvezza, sale quindi a Dio Padre. Per questa centralità del mistero pasquale, l'Eucaristia deve presiedere tutte le nostre attività. Nell'Anno sacerdotale, l'offerta eucaristica comprenderà anche in modo particolare il nostro lavoro quotidiano (la ricerca, lo studio, il disbrigo delle pratiche 1 2

San Josemaría, È Gesù che passa, n. 88. Benedetto XVI, Lettera per l'indizione dell'Anno sacerdotale, 16-VI-2009.

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amministrative, la cura degli strumenti di lavoro, ecc.). L'abitudine che molti di voi hanno, di passare in cappella per salutare Gesù eucaristico entrando o uscendo dall'Università o dalla Biblioteca, può diventare un modo pratico di unire le vostre attività quotidiane al sacrificio di Cristo. In tale prospettiva, anche per i fedeli laici il lavoro diventa un campo privilegiato per esercitare il sacerdozio comune ricevuto nel Battesimo. Cerchiamo di non lasciare solo Nostro Signore. Sotto l'impulso della grazia dello Spirito Santo, con l'anima sacerdotale propria di tutti i battezzati, saremo in grado d'integrare l'impegno lavorativo con la carità di Dio. Nell'enciclica Caritas in veritate, il Santo Padre ci invita a comportarci proprio in questo modo: «La carità non è un'aggiunta posteriore, quasi un'appendice a lavoro ormai concluso delle varie discipline, bensì dialoga con esse fin dall'inizio. Le esigenze dell'amore non contraddicono quelle della ragione. Il sapere umano è insufficiente e le conclusioni delle scienze non potranno indicare da sole la via verso lo sviluppo integrale dell'uomo. C'è sempre bisogno di spingersi più in là: lo richiede la carità nella verità »3. All'inizio di questo nuovo anno accademico, anno sacerdotale, invochiamo quindi lo Spirito Santo perché ci insegni a unire il nostro lavoro universitario al sacrificio eucaristico. Perché sappiamo informare le nostre attività con l'amore di Dio. Perché lo studio delle scienze sacre non rimanga estraneo al mistero pasquale. Vogliamo spingerci più in là sotto l'azione dello Spirito Santo. Maria, nostra Madre, sempre piena di grazia, ha saputo mettere a disposizione del disegno salvifico di Dio la sua vita intera. Voglia Lei, Donna eucaristica, Sede della Divina Sapienza, ottenerci dal Cielo la grazia di saper adeguare la nostra esistenza universitaria agli ideali della ricerca della verità nella carità in unione al mistero pasquale che si realizza nell'Eucaristia.

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Benedetto XVI, enc. Caritas in veritate, 29-VI-2009, n. 31.

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