Seminario “Territori Turismi Identità” Teramo, 17 settembre 2009 Sintesi dell'intervento di Consuelo Diodati Il presente lavoro si propone di portare avanti un’analisi comparativa delle politiche di pianificazione urbana nei paesi che si affacciano sulla costa adriatica della regione Abruzzo. La ricerca è fondata sul presupposto che, nonostante tali aree abbiano alte potenzialità di sviluppo turistico (sono tutte localizzate sul mare, i costi di soggiorno sono abbastanza contenuti, sono vicine ad altre località interessanti - come parchi montani e città d’arte -, hanno sviluppato tutte nel corso del tempo una forte tradizione enogastronomia, nonché dei prodotti tipici, ecc.), in realtà tali potenzialità non vengono sfruttate a pieno. L’analisi ha evidenziato come il fallimento nel raccogliere tali opportunità possa essere attribuito a diversi ed eterogenei fattori: 1.
i paesi presi in considerazione sono insediamenti sorti abbastanza recentemente (tra l’inizio del Novecento ed il periodo subito successivo alla seconda guerra mondiale);
2.
anche se i paesi sono tutti localizzati sulla costa, la loro identità non appare delineata da tale elemento, quanto piuttosto dalla matrice contadina delle colline sovrastanti, delle quali sono un’estensione;
3.
tale identità contadina, peraltro, non appare immediatamente identificabile laddove venga trasposta in una differente localizzazione;
4.
tale identità contadina è, inoltre, strettamente legata all’ethos del ‘familismo amorale’ concettualizzato da Banfield, secondo il quale le persone, in particolare nel sud d’Italia, non sono inclini ad agire di concerto per il bene comune, ma piuttosto, in via esclusiva, per la promozione e la protezione di sé stessi e della propria famiglia;
5.
le politiche di pianificazione urbana portate avanti dalle pubbliche amministrazioni hanno fallito nel conservare la continuità con l’identità contadina, orientandosi verso esempi di modernizzazione senza radici, spesso assimilabili alla definizione di ‘non-luogo’ elaborata da Marc Augé;
6.
infine, l’approccio al territorio ed alla sua gestione da parte delle pubbliche amministrazioni ha spesso rappresentato una continuazione della tradizione di mezzadria tipica delle comunità contadine dell’Italia del sud, perpetuando il fallimento nell’incremento delle capacità degli individui di partecipare alle scelte ambientali, nonché alle istanze del territorio.
In altre parole, questi piccolo villaggi non sembrano avere un’identità chiaramente identificabile, con inevitabili ricadute negative nella promozione, tutela e conservazione del territorio, anche ai fini turistici (soprattutto, non è affatto in linea con le più recenti tendenze
turistiche
orientate
proprio
verso
la
sostenibilità,
l’autenticità,
l’ambientalismo, ecc.). Specificamente, appare molto problematico il ruolo svolto dalle pubbliche amministrazioni nella pianificazione urbana perché mentre nelle città storicamente o archeologicamente di maggior rilievo la pianificazione urbana è strettamente vincolata a restrizioni legislative (cosa può essere demolito, cosa e come può essere costruito o ristrutturato), i paesi di più recente insediamento – quali quelli lungo la costa appaiono una sorta di terra di nessuno della quale le pubbliche amministrazioni possono disporre abbastanza liberamente. In effetti, l’analisi comparativa dei differenti Piani Regolatori - P.R.G. - che governano l’urbanizzazione dei villaggi lungo l’asse adriatico della regione Abruzzo evidenzia come ci siano differenze significative tra le varie località sulle scelte relative alla disponibilità di aree pedonali, piste ciclabili, estetica degli edifici e, più in generale, in termini di qualità della vita dei residenti e dei turisti.
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