Riassunto Rivoluzione Francese: Mattia Lai E Noemi Monni

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La Francia rivoluzionaria. 1. La Francia prima della rivoluzione. La Francia del settecento e la società di ordini. Erano tre gli elementi principali che causarono la crisi della Francia del XVIII secolo: Divisioni sociali e giuridiche, l'insufficienza delle istituzioni e la situazione finanziaria. La società francese era divisa in tre classi (Stati): • Clero. • Nobiltà. • Terzo Stato: Questa categoria comprendeva tutti coloro che non appartenevano alle prime due. In ogni ordine potevano convivere individui con diversissime condizioni economiche. La distinzione principale era di tipo giuridico. Ogni ordine aveva i suoi privilegi specifici (estremamente grandi per il clero e la nobiltà, esigui per il terzo stato). In questo scenario, non vi era il sentimento di appartenenza sociale. Prima di tutto un individuo avvertiva l'appartenenza al suo ordine. La Francia poteva essere definita non come un insieme di sudditi del re, ma come insieme di classi. Entità e privilegi del clero e della nobiltà. • Clero. 130000 individui circa. Era esente da tasse. Non veniva giudicato per mezzo di tribunali statali e leggi civili, ma tramite il diritto canonico e i tribunali ecclesiastici. Aveva grandissime proprietà terriere, queste erano amministrate malissimo, non producevano, ma non venivano toccate perchè appartenenti alla chiesa. Per lungo tempo andò avanti la proposta di confiscare questi terreni per darli a persone che li avrebbero potuti gestire al meglio. Infine la chiesa assorbiva una grande quantità di reddito tramite la riscossione delle decime (che erano delle imposte). • Nobiltà. Circa 25000 individui. Anch'essi non pagavano tasse e avevano grandi proprietà terriere, ma distribuite in maniera diseguale, infatti vi erano molti nobili economicamente poveri, quindi ancora più interessati a far valere i loro privilegi. Anche i nobili, per tradizione feudale, imponevano le loro tasse e inoltre amministravano la bassa giustizia. Vantavano altre prerogative di tipo giuridico, erano giudicati da tribunali speciali e subivano pene inferiori. A questa classe venivano date le maggiori cariche statali e dell'esercito. Col tempo i nobili cercarono sempre più di diventare un ceto chiuso, facendo in modo di non conferire nuovi titoli nobiliari, questo per mantenere tutti i loro privilegi. Il Privilegio. Il privilegio e un provvedimento in favore di un singolo o un gruppo, che configura una situazione speciale rispetto alla normale regola. La monarchia assoluta cercò di limitare i privilegi. Non vi riuscì, anzi, con il tempo, annettendo nuove regioni, queste pretendevano di far valere i propri organi amministrativi e far valere i loro privilegi. Composizione sociale del Terzo Stato. Clero e nobiltà erano il 2% di 26 milioni di abitanti, tutti gli altri facevano parte del Terzo Stato. Il Terzo Stato internamente era diviso in varie categorie: • Ceto alto-borghese: esercitavano i lavori più remunerati, non erano nobili, ma potevano aspirare ad esserlo. • Ceto medio: Esercitavano i lavori ben remunerati. • Artigiani, Commercianti al dettaglio e Lavoratori salariati. • Lavoratori della terra. 20 milioni di persone che si dividevano ancora in: 1. Piccoli proprietari e contadini benestanti: Spesso più ricchi anche dei lavoratori urbani. 2. Mezzadri o Fittavoli: Possedevano un'esigua quantità di bestiame e coltivavano le terre dei grandi proprietari. 3. Contadini poveri: Non avevano abbastanza terra per sostenere la famiglia, lavoravano per grosse aziende agrarie. Tutti i lavoratori più poveri della campagna, comunque, pagavano tasse ai signori e decime agli ecclesiastici. La sopravvivenza del regime feudale. In Francia la servitù era ormai scomparsa. I contadini avevano adesso pieno diritto sulle loro proprietà immobili, ma questa libertà era comunque limitata da tantissime tasse. Vi era infatti la distinzione tra: • Proprietà utile: Che era esercitata dal contadino. • Proprietà eminente: Esercitata dal signore della terra. In questa maniera era come se su ogni proprietà ci fosse una concessione e, dunque, un diritto prioritario da parte del signore. Per questo, in favore del signore, a ogni passaggio di proprietà veniva pagata una tassa. Inoltre, ogni anno ne veniva imposta una seconda, che variava di regione in regione e che veniva considerata un abuso feudale. Per via del pagamento di queste tasse e delle decime ecclesiastiche, i contadini perdevano gran parte del loro guadagno. Altre tasse sui contadini erano di tipo contrattuale, cioè coloro che lavoravano terre non proprie, pagavano ai proprietari un certo tanto. La borghesia poteva comunque, a differenza di quasi tutta Europa, comprare terre classificate come nobili, ma pagando il Feudo Franco (una tassa molto pesante), a ogni passaggio di proprietà. Il disordine fiscale e l'aumento del debito pubblico. Nel '700 si cercò di abolire i privilegi feudali, ma si fallì. Nel settore delle finanze era chiara l'insufficienza statale. Le imposte indirette erano affidate in appalto alla Ferme générale, controllata da finanzieri francesi e svizzeri. Questo sistema causava la dispersione di gran parte delle imposte, anche per via della corruzione. Inoltre, per via della partecipazione alla guerra, la Francia era in grave deficit, dunque tra il 1777 e il 1781 si tentò una riforma amministrativa e fiscale durante il mandato del ministro delle finanze Jacques Necker, ma il parlamento (aristocratico) si oppose, e lui si dimise. Il debito pubblico aumentò sempre più. L'antico regime. Inizialmente con tale nome ci si riferiva al sistema feudale. Dopo il 1789 il termine venne esteso a tutto il complesso socioeconomico esistente prima del 1789. Infine venne riferito al sistema monarchico, che quindi, già durante i dibattiti per la costituzione (1791), era visto in maniera assolutamente negativa. Da questo la rivoluzione fu vista come un netto taglio col

passato. Per esempio venne istituito un nuovo calendario proprio come simbolo di questo.

2. Verso la rivoluzione: gli Stati generali. Nobiltà contro l'assolutismo e la polemica sugli Stati generali. Dal 1781, le finanze andarono sempre peggio. L'aristocrazia scaricò tutte le colpe sulla monarchia. Le proposte di riforma portate avanti dal re, vennero presentate dai nobili alla popolazione, come un tentativo di aumentare l'assolutismo. In questa maniera l'aristocrazia trovò il favore popolare e vennero così convocati gli Stati generali. Gli Stati generali erano un'assemblea formata dai rappresentati di ogni ordine sociale. L'aristocrazia credeva di aver ormai la capacità di diminuire i poteri della monarchia, grazie agli Stati generali, ma così non era, infatti: • gli interessi dell'aristocrazia e del popolo erano molto diversi. • l'assemblea non era in grado di rappresentare in maniera accettabile gli interessi di tutti, anzi, esprimeva la superiorità unicamente del clero e della nobiltà. Le tre classi infatti avevano tutte le stesso numero di rappresentanti -nonostante la netta superiorità numerica del terzo stato, per popolazione-. Inoltre contavano, non i voti per testa, ma i voti per classe, dunque vinceva sempre l'alleanza Clero-Nobiltà. Per via di tutto questo, in breve il favore della popolazione per l'aristocrazia diminuì. Il Terzo Stato ottenne poi di vedere aumentato il numero dei loro rappresentanti a quello delle altre due classi insieme. Inoltre, si continuò a lottare per accettazione del voto “per testa”. L'aristocrazia aveva sollevato il popolo, ma ormai ne stava perdendo il controllo. Le elezioni e i cahiers de doléance. Per eleggere i deputati, il Terzo stato prima designava delle assemblee primarie, le quali sceglievano delle assemblee di “grandi elettori”, che infine indicavano i deputati. La partecipazione alle elezioni fu molto estesa. Sin dal livello più basso, furono compilati dei Cahiers de doléance, nei quali venivano riportate le lamentele e richieste della popolazione. Furono stilati circa 60000 cahiers, le ragioni di malcontento più comuni nei ceti più bassi erano i privilegi delle classi dominanti. Nei Cahiers dei ceti più colti veniva espressa la richiesta di trasformare gli Stati generali in un'ASSEMBLEA COSTITUENTE. L'apertura degli stati generali. Nel 4 maggio 1789 gli Stati generali vennero aperti a Versailles con un corteo. All'inizio del corteo vi erano i deputati del Terzo stato in abito nero, che erano in gran parte uomini di legge e intellettuali. Dopo loro sfilavano i nobili con abiti sgargianti. Alla fine del corteo stava il clero, a sua volta diviso in parroci di provincia -poveri- e vescovi. Per quanto riguarda l'assemblea e i vari interessi in gioco: • Aristocrazia e Clero: Desideravano smantellare definitivamente il potere assoluto. • Terzo stato: Voleva che fosse ascoltata la voce del popolo e abolire i privilegi la maggiore giustizia fiscale e sociale. • Monarchia: Dal canto suo, la monarchia cercava di limitare l'attività di quest'assemblea a una semplice votazione per l'approvazione di un nuovo prestito in favore della corona. Dagli Stati generali all'assemblea nazionale. La questione del voto andò avanti. Il Terzo Stato propose che tutti i deputati si riunissero in un'assemblea con voto “per testa”. Così non fu, dunque il Terzo Stato si staccò, aprendo una nuova assemblea (10 giugno) e invitando gli altri deputati. I deputati non risposero all'invito, dunque nel 17 giugno, in maniera autonoma la nuova assemblea si autoproclamò Assemblea Nazionale. Con questo avvenimento, si stava passando dalla concezione di “ordini”, a quella di “nazione”, passaggio chiave verso la mentalità rivoluzionaria. Luigi XVI si schierò con i nobili. Il 23 giugno ordinò che l'assemblea fosse sciolta, ma le sue direttive vennero ignorate. Così iniziarono ad unirsi all'assemblea alcuni esponenti dell'aristocrazia e dell'alta nobiltà. Il 9 luglio l'assemblea fu proclamata ASSEMBLEA NAZIONALE COSTITUENTE, il primo passo per la COSTITUZIONE e dunque per una Monarchia COSTITUZIONALE. Se Luigi XVI avesse cercato di accettare questo passaggio con qualche compromesso, la rivoluzione sarebbe stata pacifica. Come mediatore dunque scelse Necker, ma questo tenne un atteggiamento troppo conciliante secondo il re che dunque lo licenziò. Il licenziamento fu visto dalla massa del popolo come la prova che il re li considerava ribelli e non aveva intenzione di mediare come aveva fatto credere.

3. Gli eventi dell'estate 1789. L'insurrezione parigina del 14 luglio. Dopo la convocazione degli stati generali la situazione era sempre più tesa, questo per via: • Dell'aumento del prezzo del pane a causa del raccolto del 1788, che era stato molto scarso. • Della diminuzione di domanda per beni manifatturieri. • Della disoccupazione che andava diffondendosi tra i ceti urbani. • Delle voci che circolavano riguardo a una congiura da parte degli aristocratici per sciogliere gli Stati Generali. Ciò che fece però divampare la rivolta popolare fu il licenziamento di Necker. Anche i borghesi erano molto preoccupati da questo licenziamento, infatti un fallimento dell'assemblea costituente avrebbe portato il re a chiedere la bancarotta statale, condannando così alla fame una grande fetta della popolazione. 12 Luglio: Si formarono grandi gruppi di manifestanti che si scontrarono con le truppe di Parigi. I moti culminarono negli assalti ai caselli dove le merci pagavano i dazi doganali -questo perchè tempo prima il re aveva respinto la richiesta di abolire i dazi sulla farina, richiesta portata avanti per via dell'aumento del costo del pane.-. 13 Luglio: I saccheggi aumentavano. I borghesi decisero dunque di prendere in mano la situazione. Le assemblee degli elettori istituirono una milizia borghese con il compito di tenere sotto controllo la rivolta e per opporsi a qualunque atto di repressione regio. 14 Luglio: Venne attaccata la caserma “Hotel des Invalides”, gli insorti si impadronirono così di fucili e armi e si unirono ad un'altra folla per far cadere la BASTIGLIA, dove si trovavano ulteriori armamenti. Ci fu una vera e propria battaglia con la vittoria finale del popolo e la conseguente caduta della fortezza. 15 luglio: Il re aveva ormai perso il controllo della capitale e non poteva contare sulla fedeltà delle truppe -spesso queste infatti

erano passati a favore degli insorti-. Una delegazione dell'Assemblea Nazionale si spostò a Parigi per consolidare il potere dei cittadini. Il marchese Lafayette assunse il comando della milizia borghese, che divenne la GUARDIA NAZIONALE. La bandiera del re venne sostituita dal tricolore. 16 Luglio: Luigi annuncia il richiamo al governo di Necker e il ritiro dei militari a Parigi. 17 Luglio: Il re arriva a Parigi, viene accolto da una folla immensa e viene insignito della coccarda col tricolore simbolo della rivoluzione.

L'insurrezione delle campagne e l'abolizione del feudalesimo. Nelle città il potere era ormai della Borghesia, ma i disordini si erano estesi anche alle campagne. I contadini si rivoltarono rifiutandosi di pagare le decime alla chiesa e le varie tasse ai nobili. Molti assaltarono dei castelli e bruciarono gli archivi con i diritti feudali. La rivolta era ingovernabile, dunque la borghesia decise di accontentare le richieste dei rivoltosi. 11 Agosto: Viene abolito il regime feudale, con esso i privilegi. Più problematica era la situazione riguardo le tasse sulla proprietà. Nessuno voleva infatti abolire la proprietà privata, ma, di fronte alle pretese dei nobili che rivendicavano la proprietà “eminente”, divenne necessario modernizzare queste forme arcaiche di proprietà. La dichiarazione dei diritti. 26 agosto: l'assemblea nazionale proclamò una dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Questa rivendicava i diritti inalienabili di ogni cittadino e l'uguaglianza davanti alla legge, cose calpestate fino a quel momento; causa, secondo il Terzo Stato, di tutte le corruzioni dello stato. Erano affermate inoltre l'idea del re come semplice funzionario statale e la legge come volontà dell'intero popolo. Nella dichiarazione convergevano varie teorie politiche fra cui quella democratica di Rousseau. Questo documento si occupava comunque solo delle libertà che ogni uomo ha a priori, infatti fu elaborato a parte rispetto alla costituzione. In tale dichiarazione però mancavano dei punti riguardanti la schiavitù e il diritto di voto esteso a tutti, per evitare di perdere una fetta dei sostenitori.

4. L'esperimento costituzionale e la fine della monarchia. La ricerca di un nuovo assetto costituzionale. La popolazione parigina decise di intervenire ancora, nell'ottobre 1789, con una manifestazione per spostare il re, la corte e l'assemblea nazionale, da Versailles a Parigi. Le cose sembravano ristabilizzarsi, ma questo periodo di calma era provvisorio e quindi serviva uno stabile assetto costituzionale. Nell'assemblea non c'erano dei partiti ben distinti, ma le posizioni di pensiero si identificavano con le posizioni in assemblea: • A destra: Rispetto alla posizione della presidenza. Non era incline alle modificazioni. Volevano ispirarsi alla costituzione inglese; con un re che poteva nominare un'assemblea parallela a quella del popolo, e opporsi alle leggi. • A sinistra: Posizione di chi voleva una divisione dei poteri. Desideravano un unico parlamento che non poteva essere sciolto dal re, il quale aveva un diritto di veto limitato, cioè non valeva la seconda volta che una legge veniva proposta e approvata in parlamento. Il dibattito sull'estensione del diritto di voto. La sinistra però si divise in moderati (guidati da La Fayette e Mirabeau) e in un gruppo volto a soluzioni democratiche (dove emergeva Robespierre). Tanti erano i problemi su cui si dividevano, ma il più importante era l'estensione del suffragio. Si partiva dal fatto che tutti i cittadini erano uguali di fronte alla legge, MA il diritto di voto era di chi aveva libertà propria, quindi i maschi maggiorenni. Chi non disponeva di questa libertà (minorenni, donne e servitori) non poteva votare. Così ci fu una distinzione fra cittadinanza "passiva", priva di diritto di voto, e una "attiva" con tale diritto. I cittadini votavano degli elettori di secondo grado (aventi un reddito maggiore) che a loro volta eleggevano i deputati, scelti in un numero ancor più ristretto di persone. La partecipazione alla vita politica non era per tutti. La rifondazione della Francia. Le varie classi sociali riuscirono a trovare un accordo su varie questioni: • Abolizione dell'assolutismo: Divisero i vari poteri, rendendo eleggibili le cariche relative a questi ed eliminarono gli intendenti (commissari di nomina regia con pieno potere fiscale) • Liberalizzazione del commercio e della produzione: Tolsero le dogane interne e i privilegi alle compagnie monopolistiche. • Rimedio alla disonestà degli uffici: l'amministrazione della giustizia divenne gratuita e i privilegi fiscali soppressi, TUTTI i cittadini avevano poi la possibilità di accedere a cariche pubbliche. La società era cambiata profondamente, considerando anche i titoli nobiliari eliminati e la concessione dei diritti civili a ebrei e protestanti. Il problema del debito pubblico e gli assegnati. Un grave problema era quello finanziario. Non si poteva sanare il debito pubblico con le sole entrate fiscali in un breve periodo, così si decise di confiscare tutti i beni immobili della chiesa e di rivenderli per estinguere il debito. Anche se la rendita di questi beni era alta, i tempi di vendita erano comunque lunghi e, poco prima, furono emessi dall'assemblea degli assegnati (titoli di credito pubblico con un interesse del 5%) con cui lo stato avrebbe potuto cominciare a risanare il debito. Questi assegnati potevano essere utilizzati per acquistare i beni ecclesiastici messi in vendita, ma, pian piano, vennero usati anche per pagamenti privati e successivamente diventarono una cartamoneta senza interessi, che NON poteva essere rifiutata in caso di pagamento. La costituzione civile del clero. Un'ulteriore riforma riguardante la chiesa in Francia fu quella del 1790, chiamata "costituzione civile del clero":

1. Parroci e vescovi sarebbero stati eletti direttamente dai cittadini e non dal papa. 2. Le diocesi vescovili furono ridotte al numero dei dipartimenti, facendo perdere a diversi vescovi la propria carica 3. I parroci avrebbero ricevuto uno stipendio statale Tale riforma però fu rifiutata dalla maggior parte del clero, poichè fu imposta senza convocare nessun concilio, portando così ad

uno scisma nella chiesa francese. Gli inizi della controrivoluzione e la fuga di Varennes. Dall'esterno intanto, le monarchie di tutta europa assistevano agli avvenimenti francesi Da una parte erano sollevati perchè la maggiore potenza militare europea era in crisi, dall'altra temevano che le proprie folle seguissero l'esempio francese. Quindi i sovrani d'Europa si schierarono a favore di Luigi XVI. Il re di Francia però, nel 1791, ritrattò tutto l'operato della rivoluzione, tentando la fuga. Questa fu stroncata il giorno dopo quando furono riconosciuti a Varennes e ricondotti a Parigi. L'assemblea però non accusò i reali e accreditò la vicenda ad un rapimento. Intanto i giacobini si divisero tra coloro che optarono per una scelta moderata -la maggior parte- e il resto che volgeva ad un'evoluzione più democratica. In quest'ultima fazione spiccava Robespierre che voleva mantenere un'alleanza con i parigini, stringendo amicizia con Danton e Marat. Gli schieramenti all'assemblea legislativa. Il re fu riabilitato alle proprie funzioni giurando fedeltà alla costituzione, e successivamente si tennero le elezioni per l'assemblea legislativa. C'erano 745 deputati che si dividevano in: • Foglianti: Gruppo moderato. • Giacobini. • Girondini: Seguaci di Jean-Pierre Brissot, rappresentavano gli interessi della borghesia di Bordeaux e Nantes. I restanti erano neutrali rispetto a queste fazioni. La guerra e la seconda rivoluzione. L'Europa, spaventata da una possibile rivoluzione generale, minacciava un intervento militare. Questo era voluto dal re di Francia perchè sperava di essere così sconfitto e in modo tale da sopprimere anche la rivoluzione; anche i girondini volevano la guerra, ma loro pensavano di vincere e rovesciare le varie tirannie. Fu così che nel 1792 i girondini attaccarono gli austriaci, con l'accusa che questi avessero protetto alcuni aristocratici, ma lo scontro procedeva a sfavore dei girondini stessi. La pesante situazione, sia di sconfitta, sia economica, portò qualche mese dopo ad una rivolta a Parigi; il re fu imprigionato e furono indette nuove elezioni. Dopo che sul fronte di Verdun i soldati francesi si arresero, una folla di popolani parigini (sanculotti) andò in cerca di traditori da massacrare, con l'accusa di essersi venduti al nemico; i massacrati però spesso non avevano nulla a che fare con la politica. Venne in seguito preparata una nuova costituzione e il 21 settembre venne proclamata la repubblica, e i francesi conseguirono una vittoria a Valmy.

5. La repubblica giacobina. La convenzione e la condanna di Luigi XVI. In seguito alla seconda rivolta parigina ci furono dei cambiamenti, il gruppo dei foglianti smise si esistere, mentre alcuni filomonarchici decisero che fosse meglio trasferirsi. Erano rimasti tre partiti (girondini, giacobini, i neutrali), e anche se alleati per la rivoluzione, dibattevano sulla condanna del re. Ma dopo dei documenti incriminanti trovati, furono "accontentati" i giacobini e il re fu processato e messo a morte, ghigliottinato nel 1793. L'estensione del fronte bellico. Dopo la vittoria di Valmy, la guerra sembrava volgere a favore dei francesi che procedettero con l'invasione di Belgio e Olanda, porgendosi come liberatori e portatori di fratellanza. L'Inghilterra però si trovava così minacciata: • Internamente: dai numerosi consensi che la rivoluzione francese stava riscuotendo • Esternamente: dalla Francia che allargava i propri confini. Ma i girondini presero in contropiede l'Inghilterra, dichiarandole guerra prima che potesse farlo lei stessa. Contro i francesi si schierarono allora anche Olanda, Spagna, principi italiani e tedeschi. Così le truppe di Prussia entrarono in Belgio e conquistarono territori francesi, la Savoia fu ripresa dal re di Sardegna e gli spagnoli oltrepassarono i Pirenei. La crisi economica e politica del 1793. Intanto però si accendevano numerose ribellioni, a causa di una forte crisi economica. Questa era data dalla disoccupazione sempre in aumento, carestie e i prezzi che salivano alle stelle, danneggiando così contadini e artigiani. La vendita dei beni ecclesiastici intanto portava beneficio solo a chi stava meglio economicamente, dato che i lotti in vendita erano abbastanza grandi. Gli assegnati invece perdevano valore di giorno in giorno (inflazione) e lo stato, costretto ad accettarli come cartamoneta, diventava la prima vittima dell'inflazione visto che vendeva i beni in cambio degli assegnati. Questa situazione di costante crisi rischiava di far perdere l'appoggio del popolo, che era poi quello più colpito, infatti, dei contadini della Vandea scatenarono una rivolta che si gettò su chiunque avesse aderito alla rivoluzione. Di conseguenza, anche i parigini insorsero nuovamente di fronte al totale tracollo, e rovesciarono i girondini. Il governo del comitato di salute pubblica. Dopo le varie rivolte venne applicata una nuova costituzione, più democratica, in cui dominavano capi piuttosto intransigenti come Robespierre, che si erano sostituiti a Danton e i girondini, troppo benevoli con la corruzione e le speculazioni. Questa sorta di nuova dittatura era diretta perlopiù dal comitato di salute pubblica, che prese delle decisioni decisive: 1. Abolizione del riscatto dei feudi. 2. Riduzione dei lotti ecclesiastici, per permettere a più persone di acquistarli. 3. Furono istituite gravi punizioni contro chi speculava sugli assegnati. 4. Venne emanato un decreto sul 'maximum' dei prezzi, ovvero il livello massimo che ogni prezzo poteva raggiungere. 5. Si organizzò un nuovo esercito. 6. Nuovo tentativo di combattere la chiesa cattolica. Il Terrore a Parigi e in Francia. L'altro lato di questo governo fu quello del TERRORE verso i traditori, veri o presunti, della repubblica. In questo periodo infatti i prigionieri nelle carceri aumentarono a dismisura, così come le condanne a morte. La ghigliottina lavorava di continuo, non solo a Parigi, ma in tutte le province si diffondeva questo clima di repressione contro chi si rivoltava (come ad esempio i contadini

della Vandea). Questo continuo ammazzarsi portava i vari a capi a ghigliottinarsi a vicenda, tanto che lo stesso Danton fu messo a morte. D'altra parte la situazione militare migliorava, la rivolta vandeana fu contenuta del tutto e lo stesso per la guerriglia civile. Tale stabilità riaprì la conquista al Belgio, su cui si concentrarono anche Austria e Prussia, che si concentrarono meno sulla rivoluzione francese.

Fine.

Noemi Monni e Mattia Lai, Anno scolascico 2009\10

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