la Repubblica SABATO 12 SETTEMBRE 2009
MILANO
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ICRONACA PROBLEMI DEL LAVORO
PER SAPERNE DI PIÙ www.cgil.milano.it quellideltetto.blogspot.com
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Crisi, 60mila a casa entro fine anno Allarme Cgil per Milano e provincia: “La cassa integrazione sta finendo” I numeri
STEFANO ROSSI
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A CGIL programma di scendere in piazza a Milano entro ottobre «per dare voce alla gente che sta perdendo il lavoro», quasi sessantamila entro fine anno. E, annuncia il segretario milanese, Onorio Rosati, «sarà una grande manifestazione che vorremmo unitaria e regionale». La situazione, infatti, continua a peggiorare. Man mano che le imprese raggiungono le 52 settimane ammesse per la cassa integrazione — limite che la Cgil chiede di raddoppiare — passano ai licenziamenti. La maggioranza degli iscritti alla mobilità appartiene ormai ad aziende con oltre 15 addetti: la crisi ha raggiunto pienamente l’area del lavoro più garantito. Lo scorso agosto sono state
Quintuplicate dal 2008 le richieste di ammortizzatori Rosati: a ottobre tutti in piazza chieste 3 milioni e 395.000 ore di cassa integrazione, contro le 912.000 dell’agosto 2008. Nel periodo gennaio-agosto 2008 le ore di cassa a Milano e provincia sono state 5,8 milioni, nello stesso periodo di quest’anno 27 milioni (il 467% in più), equivalenti a 19.500 persone senza lavoro (70% operai, 30% impiegati). Sempre da gennaio ad agosto la cassa in deroga, per le aziende sotto i 15 dipendenti e per quelle sopra i 15 che hanno esaurito le 52 settimane concesse, ha riguardato 8.950 persone. In mobilità ne sono finite altre 12.895 ma la Cgil ne stima 20mila entro fine anno. Aggiungiamo il precariato: l’Osservatorio nazionale sul lavoro temporaneo conta 100mila posti in meno. Milano vale circa un decimo del mercato, quindi 10mila: in tutto 58.450 senza lavoro. Ma pure limitandosi alle cifre docu-
27 milioni LE ORE
Il totale delle ore di cassa integrazione da gennaio ad agosto a Milano e provincia, il 467% in più dello stesso periodo del 2008 (5,8 milioni)
52 LA DURATA
PREOCCUPATO Il segretario della Camera del lavoro Onorio Rosati. A destra, protesta dei lavoratori della Star di Agrate
Il limite massimo di settimane per le quali è ammessa la cassa La Cgil chiede di raddoppiare la soglia a 104 settimane
fanno (Nokia, Siemens), la scuola. Un lavoratore in cassa integrazione guadagna al massimo 750 euro netti se lo stipendio lordo è sotto i 1.917 euro, oppure 850 se supera questa cifra. La Cgil chiede invece mille euro per tutti, «se
no non si campa». E soprattutto propone un piano straordinario per il lavoro concertato con gli enti locali (il 16 i sindacati sono convocati in Provincia): o, avverte, «la ripresa sarà lentissima e si moltiplicheranno i casi come Innse ed Esab».
750 euro
mentate si superano i 41mila. Snocciola molte cifre, Rosati. Indispensabili, però, per capire quante persone, e famiglie e storie ci sono dentro la crisi. Dall’eterna agonia dell’Alfa, che a giugno ha liquidato progettazione e centro stile, vanto del Biscione,
alla modernità già declinante di Mtv, che fa campagne sociali ma assume metà dei 300 dipendenti con contratti a termine e ne lascia a casa 40. Poi ci sono il comparto chimico farmaceutico che licenzia i ricercatori (Bayer, Roche, Bracco), i settori innovativi in af-
Il caso
Undicesimo giorno sul tetto della fabbrica. Gli operai replicano alla proprietà: “Mancano impegni precisi”
LA CASSA
Il lavoratore in cassa guadagna 670-750 euro netti o 800-850 a seconda dello stipendio lordo. La Cgil propone un netto di 1.000 euro per tutti
Esab, uno spiraglio nel muro contro muro “Trattativa aperta, cerchiamo investitori” SANDRO DE RICCARDIS
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La protesta sul tetto
A TRATTATIVA non è chiusa. Sono ottimista, spero che nell’incontro di dopodomani al ministero del Welfare, con il contributo delle istituzioni, si arrivi a un accordo. Ma finora i sindacati sono sempre rimasti fermi sulle loro posizioni». Mentre gli operai della Esab sono da undici giorni e dieci notti sul tetto dello stabilimento, l’amministratore delegato Massimo Impavidi apre alla possibilità di un accordo in extremis, e risponde ai sospetti di un progetto già pron-
to sull’area dello stabilimento. «Speculazione? Lo escludo. Il piano regolatore del Comune non lo permette e noi non abbiamo questa intenzione. Stiamo cercando un investitore serio». Al momento, però, non ci sono candidature concrete: «Tocca a tutti trovarlo, a noi e alle istituzioni. Anche se sarebbero necessari incentivi pubblici per favorire l’ingresso di nuovi attori in questo periodo di crisi». E comunque, spiega l’ad, Esab non lascerà l’Italia. «Resteremo con la progettazione e amministrazione, la mente dell’azienda, responsabile dello sviluppo dei mercati del Mediterra-
neo». Ieri, intanto, sindacati e operai hanno definito «assolutamente insoddisfacente e irricevibile» la bozza di accordo presentata dalla Esab: mancano impegni precisi, dicono, su reindustrializzazione e sbocchi occupazionali. «Se l’azienda non modificherà le proprie proposte — insiste Walter Montagnoli dei Cub — non firmeremo accordi». Posizioni che i lavoratori hanno ripetuto in serata a Pierluigi Bersani, ex ministro per lo Sviluppo economico e candidato alla segreteria del Pd, in un incontro alla Festa democratica a Lampugnano.