Relazione Stage Tortona Apport

  • June 2020
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ASSOCIAZIONE ITALIANA PREPARTORI PORTIERI DI CALCIO STAGE DI AGGIORNAMENTO PER PREPARATORI DEI PORTIERI TORTORA 5 OTTOBRE 2009

PREVENZIONE E RECUPERO TRAUMATOLOGICO NEL SETTORE GIOVANILE

enrico sarli masso fisioterapista – allenatore di base – preparatore portieri Gli argomenti trattati non riguardano la traumatologia diretta del gioco del calcio, e non trattano i gravi infortuni del gioco del calcio, ma propone una approfondita e diversa disamina di come deve essere la prevenzione e le modalità di recupero specifico del trauma giovanile.

Il gioco del calcio è praticato da soggetti che presentano le più svariate caratteristiche morfofunzionali. E’ sicuramente questo uno dei motivi che lo rendono cosi popolare in tutto il mondo: tutti possono giocare a pallone. Questa affermazione mette in gioco le capacità dell’allenatore perché deve selezionare e tenere sempre presente le svariate caratteristiche di ogni individuo giovane calciatore e deve saper trarne le dovute soluzioni. Solo in quel caso noteremo che forse non tutti possono giocare a pallone e ai pochi con caratteristiche morfofunzionali poco attinenti saranno dedicati allenamenti differenziati. Tutte le attività sportive producono benessere a tutte le età, in modo particolare nei preadolescenti e adolescenti. Ma anche nello sport ci possono essere eventi negativi uno di questi si riferisce all’infortunio sportivo in età evolutiva. A questa età tratteremo traumatismi acuti o microtraumi che non richiedono ospedalizzazione, e l’apparente semplicità con cui si risolvono non tirano l’interesse scientifico. Nel passato quindi erroneamente avremmo fatto una raccolta dati del ragazzo, i dati li avremmo confrontati con quelli degli adulti ottenendo risultati critici e generalizzati. Mentre la tipologia di infortunio è assai differente da quella dell’adulto. La probabilità di infortunarsi è bassa proprio per le caratteristiche fisiche del giovane, per la ridotta velocità del gioco , la ridotta massa muscolare è la ridotta resistenza. Ma esiste un elevato “OVERUSE INJURI” cioè l’infortunio da sovrallenamento per eccessivo carico di lavoro durante gli allenamenti. Pertanto il principale errore è un inadeguato programma di allenamento fatto eseguire meccanicamente senza avere conoscenze specifiche sulle modificazioni muscolo-scheletriche del preadolescente e adolescente. E’ obbligatorio da parte del tecnico avere le conoscenze specifiche sulla precisa definizione di infortunio in età evolutiva, deve avere dei validi strumenti di valutazione dell’infortunio, bisogna studiare e capire quale relazione esiste tra l’abbandono dell’attività e l’infortunio e per ultimo, avere una maggiore conoscenza didattica sui principali fattori di rischio di infortunio. Tra i fattori di rischio sottolineo una scarsa struttura fisica, una ridotta mobilità articolare, la scarsa capacita cardiovascolare, scarse capacità coordinative, scarsa forza muscolare. Presenza di una lassità legamentosa, rigidità muscolare e una cattiva alimentazione. Nel far praticare il gioco del calcio è necessario identificare i fattori di rischio a cui vanno incontro i giovani calciatori , identificare le strutture di misura affidabili sulle caratteristiche biomeccaniche e comportamentali a rischio e verificare gli efficaci sistemi di sorveglianza di prevenzione. Ma di quale prevenzione vogliamo parlare? Sicuramente non più quella di rispettare il recupero, la multilateralità, la mobilità articolare, scarpe, allungamento muscolare,terreni di gioco, riscaldamento o alimentazione,già conosciuti da tempo. Dobbiamo parlare di una prevenzione che si identifica in quei sistemi di lavoro fisico tale da impedire che le strutture subiscano danni perché maggiormente sollecitati dall’allenamento fisico e tecnico, sapendo che i gesti tecnici specifici tendono a creare squilibri nella muscolatura soprattutto quando non eseguiti correttamente. Nella analisi della correzione non bisogna valutare il solo

distretto muscolare interessato al gesto ma tutto il movimento della catena cinetica. Molto spesso il gesto tecnico viene considerato solo nella sua forma come una rappresentazione cinematografica e meno importanza viene data all’immagine interna del movimento che corrisponde all’immagine interna del calciatore. E’ vero. Noi allenatori diamo la priorità all’insegnamento della forma senza dedicarci ai contenuti, i bambini apprendono le componenti della tecnica ma li viene difficile assimilare la struttura interna che sono i contenuti. Spesso forme e contenuti non coincidono. La rappresentazione interna è diversa dal movimento realizzato a causa di un a errata interpretazione dei vari feed-back, quindi resta importante che il giovane calciatore adegui i suoi gesti alle variazioni morfologiche e funzionali che cambiano durante la sua crescita, mantenendo la coscienza del gesto tecnico. Quando la cattiva esecuzione dipende da una scadente interpretazione del movimento è utile inserire esercizi che aumentano la consapevolezza cinestesica muscolare e articolare in modo da apprendere l’esatto movimento. Quando è coinvolta la dinamica muscolare l’intervento correttivo diventa più difficile e in questi casi ritornano utili le esercitazioni di resistenza con esercizi a secco e l’utilizzo della propriocezione. Per un allenatore o un preparatore di settore giovanile sono importanti conoscere i meccanismi neurofisiologici che sono alla base della prestazione sportiva, possono suggerire nuove metodologie di allenamento che risultano essere utili per ridurre quei rischi del gioco del calcio e migliorare la prevenzione sfruttando le potenzialità naturali del giovane calciatore. La prevenzione è l’insieme di azioni finalizzate ad impedire e ridurre il rischio, o la probabilità che si verificano aventi non desiderati. Gli interventi di prevenzione devono ridurre i rischi che possono generare danni, quindi ogni mezzo di prevenzione prima di tutto deve essere concreto e attendibile. I rischi del calcio giovanile partono dalla non conoscenza della traumatologia in età evolutiva che a sua volta comporta delle ripercussioni sul corpo del giovane calciatore con alcuni casi di abbandono delle attività agonistiche. La non conoscenza degli aspetti morfologici del ragazzo possono indurre ad attività condizionate e sbagliate. Il rischio è la non conoscenza delle patologie dell’età evolutiva che sono un gruppo di forme morbose con localizzazione intra od extra articolare che colpiscono il segmento scheletrico durante la fase di crescita. Il rischio è non riconoscere le principali alterazioni dell’apparato muscolo scheletrico in età evolutiva, le alterazioni morfologiche sono definiti atteggiamenti viziati cioè difetti del portamento, tra questi segnalo i paraformismi e i dimorfismi, quindi consiglio di non imitare i grandi nelle proposte di allenamento, ma molto spesso capita che gli allenamenti sono uguali a quelli dei grandi cioè dell’atleta maturo ridotto nella qualità che comporta:

blocco delle prestazioni, determinato da un cattivo allenamento che a sua volta determina eccesso di carico di lavoro o una distribuzione di carico sbagliato, una specializzazione precoce, richieste inadeguate alla disponibilità del bambino, stress di allenamento. Gli infortuni o le alterazioni morfologiche sono cause di alterazioni dell’apparato muscolo-scheletrico. Pertanto la proposta operativa rimane che i carichi di lavoro devono essere attentamente valutati prima di essere applicati. Il trauma nei giovani calciatori è dettato da uno squilibrio tra la forza muscolare e la resistenza ai carichi offerta ai tendini, cartilagine, articolazioni e legamenti, la causa di quando detto possono essere gli allenamenti, quindi i compiti del tecnico, dell’allenatore sono quelli di fare molta attenzione all’equilibrio muscolare, alternare la contrazione e decontrazione, sviluppare la mobilità articolare, non creare punti deboli nella catena muscolare, educare il calciatore ad assumere posture corrette, tonificare i muscoli del piede e della caviglia e potenziare il sistema muscolare con esercitazioni a carico naturale. Quali sono le patologie dell’età evolutiva ? Osteocondrosi del collo del femore, della testa del II° metatarso, del calcagno, apofisite tibiale prossimale, sofferenza del polo inferiore rotuleo e la necrosi asettica della testa del femore. Le lesioni traumatiche si identificano nel morbo di Osgood-schlatter, morbo di Hanglund o la malattia di Sinding Larsen. Detto questo alcune considerazioni personali: il principale obiettivo della preparazione sportiva del giovane calciatore deve essere quello di una costruzione di base delle capacità motorie, ovvero dello viluppo armonico generale del fisico in un contesto di educazione e formazione della persona. Abbiamo l’obbligo di rispettare le regole che regolano l’accrescimento fisiologico e psicologico del fanciullo per ottenere benefici effetti di una sana attività fisica ed il risultato sportivo. La prevenzione nel calcio usufruisce di alcuni sussidi cosi detti “tecnici”: 1 stabilire i livelli di efficienza fisica di ogni ragazzo 2 rispettare l’età biologica e anagrafica 3 capacità di produrre lavoro 4 capacità di tollerare il carico di lavoro 5 stabilire le metodiche tecniche da eseguire 6 escludere eventuali alterazioni anatomiche e biomeccaniche 7 fare una valutazione biomeccanica I punti essenziali della prevenzione sono racchiusi nella programmazione, nei metodi di allenamento e nella valutazione chinesiologica posturale che personalmente la propongo attraverso il progetto “LA PROGRAMMAZIONE COME PREVENZIONE”. E’ un programma di prevenzione fisico-atletico basato

sulla misurazione precisa e attendibile dei particolari parametri fisici al fini di ottenere un quadro dettagliato delle capacità del giovane calciatore. Il progetto nella forma pratica usufruisce appunto di una valutazione funzionale ad opera del fisioterapista, di progetti di recupero preventivi, basi di ripristino tecnicofisico attraverso le capacita coordinative e la velocità e infine l’allenamento differenziato che lo ritengo utile anche nei settori giovanili. Tutto questo per poter migliorare l’aspetto forse più importante del gioco del calcio : saper calciare la palla,migliorare il gesto tecnico. Le conseguenze del gesto tecnico(il calciare la palla)sull’ortostatismo rachidiano non sono passeggere, spesso si cronicizzano. E’ necessario studiare il gesto tecnico nel suo movimento naturale, le alterazioni, il controllo neuro muscolare che regola i movimenti automatici delle unità motorie coinvolte, e dei muscoli antagonisti reciprocamente innervati. Calciare la palla tende a creare uno spostamento del bacino in antiversione che comporta una accentuazione della lordosi lombare, con conseguente torsione delle vertebre creando una curva scoliotica a causa dell’intervento del muscolo ileo-psoas continuamente sollecitato in accorciamento. Questo comporta delle compressioni che varia il normale equilibrio neuro-muscolare. Calciare il pallone è un gesto fondamentale che tutti conoscono, ma che non tutti apprendono in maniera corretta. Soprattutto in età giovanile si comincia a giocare “contro il pallone” per arrivare attraverso appropriati insegnamenti e automatismo corretti a “giocare con il pallone”. L’atto del calciare è un gesto tecnico con molte variabili dal punto di vista biomeccanico, di conseguenza tecnico, sono coinvolti, oltre che il piede anche la caviglia ed il ginocchio e un’articolazione con una ampia particolarità come l’anca che necessita di una buona stabilizzazione del bacino per questo i programmi di prevenzione che proponiamo non possono essere limitati alla solo mobilizzazione della colonna vertebrale ma devono occuparsi del’equilibrio muscolare in modo da correggere la statica del bacino stesso. Nel calciatore è molto frequente una iperlordosi lombare aggravata da una scoliosi provocata dall’uso continuo di un arto calciante e quindi dallo squilibrio muscolare. Nel programma preventivo inserisco le esercitazioni di core stabyliti e le esercitazioni con la swit bool, evitando assolutamente quegli esercizi che creano una contrazione e rigidità dei muscoli delle gambe e delle spalle che possono ripercuotersi sulla colonna vertebrale. Sono da evitare gli esercizi di potenziamento che possono causare danni sulla parte debole della colonna vertebrale cioè i dischi, esercizi di arco dorsale da posizione prona,flessione femorale anteriore da supino. Per concludere i fattori preventivi da considerare nel calcio giovanile sono : 1 efficiente struttura organizzativa del settore giovanile 2 valida struttura medica 3 esatta valutazione diagnostica 4 corretta terapia riabilitativa

5 insegnamento tecnico e non fisico 6 educazione sportiva 7 cultura sportiva 8 fair play Il recupero dal trauma nel giovane calciatore necessita di una approfondita conoscenza del soggetto da trattare per poter usufruire al meglio dei campi di azione che un fisioterapista ha a disposizione. La fisioterapia è un valido strumento se le apparecchiature strumentali vengono applicati con la dovuta moderazione in rispetto della cartilagine in accrescimento, molto sicura oggi si è rilevata l’utilizzo della TECAR TERAPIA, un misto tra applicazione strumentale non invasiva e la manualità che la ritengo fondamentale. Il lavoro da svolgere in palestra viene limitato alla ginnastica di recupero e alla ginnastica medica, il recupero fatto sul campo, la cosi detta riabilitazione sul campo è l’ultimo stadio del recupero ma il più imprevedibile. Il Concetto di riabilitazione dopo infortunio è racchiuso nello specifico nella riabilitazione funzionale che comprende gli aspetti delle complesse interazioni fisiche e psicologiche che colpiscono il paziente. Essa è finalizzata al trattamento della disabilità e non cerca solamente di diminuire il dolore riferito dal paziente, si deve delineare una distinzione netta tra il dolore e funzione. Nel recupero funzionale si sviluppano degli argomenti specifici . Il trauma colpisce l’unità mente corpo interrompendo il normale flusso esistenziale, bisogna curare la persona e non solo il distretto colpito, curare tutte le attività funzionali del corpo e non solo quelle lesi e rimane fondamentale l’obiettivo del fisioterapista, che è quello di come poter migliorare le qualità del movimento del giovane calciatore infortunato. Il programma della riabilitazione funzionale prevede . 1 la quantificazione delle capacitò fisiche 2 quantificare le funzioni psico-fisiche 3 recupero del fitness 4 ricondizionamento delle unità funzionali infortunati 5 riallenamento attraverso compiti multi-unitari 6 simulazione del gesto tecnico 7 verifica dei risultati ottenuti Il reinserimento del giovane infortunato passa dal disallenamento al riallenamento per poi concedergli l’attività agonistica. Tutto questo avviene dopo che il fisioterapista ha avuto attenzione nel restituire al distretto infortunato le sue reali capacità e proporre gradualmente le sollecitazioni più intense. Molta attenzione va rivolta all’ansia di ripresa da parte dell’atleta e curarlo in funzione della fase di riallenamento.

Una delle traumatologie più specifiche del calcio è quella relativa al portiere. Ma chi è il portiere di calcio? E’ un protagonista inconfondibile per spettacolarità della sua azione, per il suo abbigliamento e per la sua posizione in campo diversa dagli altri compagni di squadra, da sempre un autentico fantasista. Il portiere di calcio è l’ultimo baluardo da superare per gli attaccanti, ma anche il primo attaccante della squadra. Nell’immaginario collettivo evoca un eroe sprezzante che mette a repentaglio la sua incolumità fisica a servizio della squadra. Ma per quali motivi un bambino scegli di giocare in porta? E’ un egocentrico ha la necessità di emergere dal gruppo e sentirsi diverso dagli altri. Per imitazione, il desiderio di imitazione che il bambino nutre verso i personaggi più famosi che interpretano questo ruolo. Il fascino del ruolo che equivale al fascino e alle sensazioni di colui che realizza un gol. Valutando con attenzione i portieri della scuola calcio, la suddivisione per categorie oltre a rimarcare le caratteristiche caratteriali ci propone anche il tipo di infortunio. Nella categoria piccoli amici- primi calci non possiamo certamente parlare di una formazione o di un ruolo specifico, in porta gioca il meno dotato nel gioco d’attacco, va in porta il meno intraprendente. Quindi siamo di fronde ad un soggetto dalle condizioni psicologiche deboli che di fronte alla porta gli aumentano le responsabilità ponendosi delle domande come : “ se arriva il pallone mi sposto “, per una manifestata paura nei confronti dell’attrezzo palla che arriva forte verso di lui. Oppure : “se cado a terra mi faccio male “, paura del contatto con il terreno, quindi il tutto è un approccio negativo che potrebbe causare dell’infortunio solo di tipo traumatico come fratture delle dita della mano, contusioni degli arti inferiori molto colpito è il ginocchio, trauma alla testa per una non corretta coordinazione spazio tempo, contatto con i compagni di squadra o avversari. Nella categoria esordienti già possiamo trovare il portiere esuberante, bravo capace e predisposto al superamento dei problemi che va incontro ad un particolare tipo di trauma come può essere una contusione dell’anca di contatto con il terreno, la spalla di solito quella dove preferisce buttarsi, il braccio o le ginocchia. In questa categoria inizia la corretta esecuzione del gesto tecnico soprattutto per fini preventivi del ruolo, ma molti abbandoni dipendono dai troppi traumi subiti. Nella categoria giovanissimi la correzione del gesto continua, ma vanno inseriti elementi specifici del ruolo e da questo nascono problemi traumatologici di tipo : borsite trocanterica ( per un errore del gesto tecnico nel contatto con il terreno) distorsioni dei distretti articolari superiori e inferiori. Contratture soprattutto dei muscoli flessori per un eccessivo carico di lavoro, sovraccarico articolare classica lombalgia del portiere. Negli allievi siamo al completamento del ruolo. Non dovrebbero esistere più traumi ingenui o causati da

atteggiamenti scorretti, ma sono in agguato stiramenti, lussazioni, fratture degli arti superiori e distorsioni.

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