PROLOGO
Dobbiamo incontrarci fra tre giorni alla torre d’ombra, dopo il calar del sole. E’ urgente, fate in modo di esserci. Haza rilesse il biglietto tre volte. << Eppure doveva già essere qua. Voglio dire.. ci ha detto lui che voleva vederci no? >> a parlare era stata Meifay, che ora guardava gli altri due in attesa della risposta. Asamir se ne stava seduto vicino al tavolo con le braccia incrociate e senza dire una parola da quando era arrivato. << Sephiro non è mai stato molto affidabile, però arriverà. Ne sono sicuro >> rispose Haza. Rimasero in silenzio per il resto del tempo, Asamir sempre seduto, Haza con il biglietto in mano e Meifay si guardava in giro. Si trovavano nella torre d’ombra, un luogo circondato dalle acque e dove il sole non splendeva mai. Era una torre completamente bianca, alta quindici metri, e con grandi finestre per ogni piano. << Siete qui >> tutti e tre si girarono e guardare Sephiro. << Sei arrivato finalmente >> lo riprese Haza << Al calar del sole. Non c’è male se si pensa che la luna si è alzata da un pezzo >> Si sedettero tutti quanti intorno al tavolo, tranne Asamir che lo era già. << Vi ho chiesto di venire qua oggi per parlare di una questione di massima importanza >> cominciò Sephiro, poi vedendo che nessuno rispose continuò << Bisogna usare i libri, è giunto il momento >> a questo punto parlò Meifay << No Sephiro, non possiamo ancora. È troppo presto e i libri sono ancora troppo potenti. Dobbiamo aspettare. >> Sephiro scrutò Meifay con sguardo feroce, poi si voltò verso Haza che fece un cenno di assenso in direzione di Meifay, e per ultimo guardò Asamir, che non fece niente. << Voi non capite. Si stanno prendendo gioco di noi, ci stanno rovinando. Credono di esserci superiori, vi rendete conto? Non ci temono più, non credono più a noi, non ci rispettano! Io dico che bisogna ricominciare da capo.>> << Non essere così drastico Sephiro >> disse Haza in un sussurrò << Gli esseri umani non sono poi così male. Io li osservo sai? Li studio in ogni particolare. Mi incuriosiscono. Tu che ne pensi Meifay? >> << Io ho già detto cosa penso. Non è ancora tempo. E anche se potessimo prendere i libri non lo farei lo stesso. Dobbiamo dargli un’altra possibilità >> concluse lei. Seguì un attimo di silenzio in cui nessuno parlò, né si guardarono in faccia. << Che assurdità >> un ghigno si formò sule labbra di Sephiro << Non ho mai sentito una tale assurdità. Sono millenni che li sopportiamo, troppo tempo che ci maltrattano. Qualche centinaio di anni fa non erano così. Dì un po’ Haza, chi pregavano gli umani quando le tempeste squarciavano i cieli? Pregavano te, ti imploravano di farla cessare. Ora ti pregano solo nei periodi di siccità. Non ti temono. E tu Meifay? Chiedevano a te di far cessare i terremoti e di vegliare sul loro raccolto. E adesso le foreste sono dimezzate, usano più legna di quanta gliene serva realmente. Ma non è finita, pregavano Asamir perché i maremoti finissero, e affinché la
pesca fosse più ricca e generosa. Ora usano le loro navi per attraversare il mare e i laghi, si credono degli dei. E in quanto a me? Di me non hanno più paura. Una volta non avevano paura di me, avevano terrore. Glielo leggevo negli occhi, mi imploravano di non bruciare le loro case, di aver pietà del loro bestiame. Ora mi usano per cucinare il loro maledetto cibo. Insomma siamo o non siamo gli Elementi? Noi mandiamo avanti questo marciume di mondo, e a noi spetta il dovere di decidere quando e come ricominciare da zero >> urlò sbattendo il pugno sul tavolo. Traboccava di rabbia. << No Sephiro è inutile che ti arrabbi. Questo non cambierà la nostra decisione. >> Sephiro non trattenne più la sua rabbia e con zampilli di fuoco che si sprigionavano dalle sue braccia, si gettò verso Meifay .Ma qualcosa glielo impedì. Asamir che fino a quel momento non si era mosso e non aveva detto niente, si era alzato di scatto e aveva afferrato le braccia di Sephiro, che iniziarono a emettere fumo. << Stai zitto >> disse semplicemente e Sephiro dovette obbedire, ritornando al suo posto e cercando di darsi un contegno. << Bene, allora è deciso. Per adesso non si farà proprio niente. Possiamo andare >> sentenziò Haza. E dopo queste parole si dissolsero tutti nell’aria.