Operazione Mediapolis

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OPERAZIONE MEDIAPOLIS Un investimento produttivo o una speculazione devastante?

... il dolce Canavese, con il suo fiume d’argento, con le sue torri vetuste, i suoi villaggi, abbracciato dalle morene gualive, arato, abitato, coltivato, vissuto, goduto, tutto soffice di erbe, di muschi, di piante, umido di polle, chioccolante di fonti, garrulo di ruscelli, tutto appare dalla città romana al castello degli 1

Arduinidi, dalla bocca della Valle al confine del Vercellese, appena segnato d’azzurro sulla foschia del cielo assolato. Salvator Gotta, Lula

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1. IL DEBUTTO DEL PROGETTO Del progetto Mediapolis, che nei primi tempi ebbe nome “Millennium Canavese”, si cominciò a parlare esattamente più di dieci anni fa. Elaborato da una società torinese di servizi di progettazione, diventata S.p.A proprio in quel tempo, il progetto era infatti accolto nel Patto territoriale del Canavese sul finire nel 1998. Il luogo previsto per l’insediamento del parco era a Pavone, nei pressi del casello autostradale. Localizzazione in seguito mutata perché Regione, Provincia e città d’Ivrea esprimevano parere contrario sia in ordine all’utilizzo di suoli agricoli di pregio sia al peso finanziario del previsto adeguamento della viabilità (adeguamento al quale, sia detto per inciso, si è peraltro provveduto in tempi recenti, nella medesima zona, per favorire il Bennet). Così la Società promotrice indicò una nuova localizzazione in un’area situata nel comune di Albiano. Area che in realtà non presentava criticità diverse da quella di Pavone, o semmai maggiori, ma che aveva la peculiarità di costituire una passiva e ingombrante eredità del poderoso patrimonio immobiliare di Olivetti Multiservices S.p.a..1

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Per meglio comprendere il significato dell’operazione occorrerà ricordare che il ruolo primario svolto da Olivetti Multiservices, società controllata al 100% dal Gruppo Telecom Italia, fu quello della dismissione dell’immenso patrimonio immobiliare ex Olivetti, allocato in Canavese e nel resto d’Italia. Dismissione per un volume d’affari di 1 miliardo di euro deliberata da Telecom il 21 dicembre 2005 al fine di contenere il proprio indebitamento finanziario (o perlomeno quella fu la ragione dichiarata). Tra il 28 dicembre 2005 e il 14 dicembre 2006 furono infatti conferiti 852 immobili al Fondo Raissa (Pirelli) e tra il 29 dicembre 2005 e il 26 giugno 2006 altri 246 pervennero al Fondo Spazio Industriale (sempre Pirelli). Le quote del Fondo Raissa furono successivamente cedute a investitori istituzionali facenti capo a The Morgan Stanley Real Estate Funds (cui Pirelli partecipava in via minoritaria) e quelle del Fondo Spazio Industriale a investitori istituzionali facenti capo a Cypress Grove International Funds (partecipati in via minoritaria da Pirelli & C. Real Estate). Nel 2009, anno in cui l’a.d. Luigi Pescarmona esce di scena, Olivetti Multiservices risulta essere una società che gestisce le rimanenze immobiliari di Ivrea della ex Olivetti e svolge modesta attività in ambito di gestione dei rifiuti tecnologici pericolosi. Ha oggi un capitale sociale ridotto da 60 a 5/10 milioni di euro e meno di 20 dipendenti. Cfr. http://www.impresecanavesane.it/imprese/imprese_scheda.asp?codaz=811.

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L’area, di ben 500.000 m2, era stata infatti acquisita dall’Olivetti negli anni ’70, in previsione dell’apertura di nuovi stabilimenti e magazzini collegati da autostrada all’insediamento industriale di Scarmagno. Ed è questo vecchio progetto che peraltro spiega il perché dell’incongrua allocazione dello stesso casello autostradale di Albiano, diversamente incomprensibile. Venute meno le necessità della ormai periclitante azienda e aumentati nel tempo i vincoli di tutela delle aree non edificabili, soprattutto per la nuova normativa regionale (in particolare la L.R. 56/1977), ad Olivetti Multiservices non restava che escogitare una giustificazione per rendere possibile l’impossibile: la variazione della destinazione d’uso da agricola a commerciale (con favorevolissimi indici di edificabilità) di un’area di formidabile interesse paesaggistico, nel cuore dell’anfiteatro morenico, nonché esondabile, nonché luogo di ricarica di falde. Fu così che nacque il sodalizio con la società Mediapolis. Che avrebbe procurato progetti e mezzi utili a rimuovere i vincoli. L’accordo consisterà in un primo tempo nella cessione del terreno di Multiservices alla S.p.A. in cambio di una partecipazione del 10% al capitale sociale. Occorrevano poi altri alleati. E così il progetto contemplò l’utilizzo di ulteriori 100.000 m2 di superficie, ancora appartenente a proprietari locali. Allettati, come l’amministrazione, da possibili remunerativi introiti. Mancavano solo più le alleanze politiche; che tuttavia, come vedremo, non tarderanno ad aggiungersi con la più generosa delle disponibilità.

2. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO Si è ricordato che la superficie totale interessata al progetto era, ed è tuttora, di 600.000 m2, vale a dire la medesima di Gardaland. Ma cosa prevedeva il primo progetto Mediapolis?

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In primo luogo un parco a tema, con una parte coperta, che avrebbe interessato 24.000 m2, e una all’aperto, di 150.000 m2. Quindi un albergo di 270 stanze che nelle prime previsioni doveva essere allocato in una costruzione-torre, un incredibile sconcio estetico, alta ben trenta metri. Nelle ultime progettazioni l’altezza è stata di poco ridotta, ma le stanze sono diventate 342, per complessivi 684 posti letto. Un teatro e un cinema multimediali. Tre centri commerciali per complessivi 70.000 m2 . Parcheggi per un terzo dell’area. Sin dalla prima proposta appariva dunque chiara, almeno in termini di volumetrie, la preponderanza di edifici a destinazione commerciale. Edifici che si sarebbero necessariamente dovuti allocare altrove se ad essi non fosse stato abbinato il jolly del parco a tema. Un parco già a quel tempo di successo improbabile considerando la crisi generale in cui, a cominciare da Euro Disney, versavano allora altri analoghi settori. Con l’aggravante di una zona che, a diversità di quelle italiane del lago di Garda o della riviera romagnola, non vantava tradizioni di turismo di massa. Di queste difficoltà la società Mediapolis sembrava in larga misura conscia. Infatti le previsioni più ottimistiche, prodotte dalla società stessa, dicevano di un bilancio di gestione del parco passivo per i primi sei anni. Un attivo di 200.000 euro era ipotizzato soltanto al settimo anno di attività. Piuttosto in là nel tempo e pertanto soggetti a variabili poco prevedibili i profitti successivi che dovrebbero rendere infine pienamente remunerativa l’operazione. Redditività dunque alquanto incerta rispetto al volume totale dell’investimento, che si stima oggi di almeno 350 milioni di euro (ma nel 2009 si giungerà a dire di 450). Fortunatamente per la Società - non mancava tuttavia la previsione di altri consistenti ammortizzatori, di cui diremo.

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3. UN “TEMA” PRETESTO Altra aggravante del progetto si doveva all’assenza di contenuti di forte impatto o con significativi legami con il territorio. Il tema del parco, più volte mutato negli anni, appare infatti soltanto un pretesto per la legittimazione dell’opera. Nel giugno 2000, tempo di approvazione della bozza di convenzione tra società Mediapolis e comune di Albiano, si diceva infatti di un parco a tema sportivo. Ma già due mesi più tardi la società parlava di un tema scientificoambientale. In seguito il tema indicato sarà la tecnologia e poi ancora la comunicazione. Non mancheranno nel tempo altre proposte, d’orientamento non più tecnologico ma pseudo naturalistico, come quando, qualche anno fa, la Società si richiamò al modello dei giardini di Tivoli, il celebre parco di Copenaghen, scelta tuttavia affossata dopo non molto tempo. Per non dire del confuso progetto di Rocklandia, con una una maxidiscoteca per 4.500 persone. Altre proposte ancora, a ritmi incalzanti, seguiranno negli anni successivi. L’ultimo tema annunciato, nel giugno 2010, è quello del viaggio “declinato in tutte le forme”. Ma chi volesse maggiori ragguagli andrebbe deluso perché l’a.d. Porcellini dice che il progetto è ancora «un segreto. Non possiamo assolutamente rivelare nulla sulle attrazioni. Lo faremo a sei mesi dall’apertura». Resta la previsione di un laghetto artificiale di 12.000 m2 . Anche se tra i laghi di Viverone, di Candia e i 5 morenici uno stagno artificiale non costituisce la presenza più originale. La Società ha poi sempre rigettato con sdegno l’accusa di volere un grande parco dei divertimenti, anche se tra le 22 attrazioni elencate nel sito internet di Mediapolis figurano: montagne russe, percorso tipo a tronchi, torre a caduta libera, percorso tipo Niagara di Mirabilandia, mongolfiera.

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C’è in ogni caso da rallegrarsi che il progetto non sia decollato nel 2001 - con inaugurazione nel 2003, come dai primi propositi - perché il tema prescelto sarebbe stato sicuramente sbagliato. E ciò secondo la stessa Mediapolis Spa, considerando i significativi e incessanti cambi di rotta della progettazione. Ma le diverse ed estemporanee proposte significano alla fine una sola cosa: il tema non è il fine del parco ma uno strumento effimero per la sua realizzazione. O al più uno strumento pubblicitario. E probabilmente il parco e i suoi contenuti sono oggi per la Società assai meno importanti di altre iniziative collegate.

4. VICENDE DEGLI ANNI 1998-2001 Riprendiamo la storia del progetto. Già si è detto che a partire dal 1998/1999 l’iniziativa era accolta nel Patto Territoriale del Canavese. La qual cosa avrebbe fruttato alla società 6 milioni di euro a fondo perduto. Non poca cosa considerando che nel 2001 il capitale sociale di Mediapolis ammontava a 3 milioni. In un contesto economico devastato come quello canavesano, dove uno dopo l’altro i settori della smembrata Olivetti conoscevano recessioni o liquidazioni, chi parlava, sia pure in termini vaghi e senza garanzie, di nuovi sbocchi occupazionali sembrava offrire manna del cielo. Così, da parte dei circa 120 comuni aderenti al patto, l’adesione fu plebiscitaria. La legittimazione del progetto da parte del Patto Territoriale sarà in seguito decisiva per consentire a Mediapolis di sormontare ostacoli diversamente invalicabili. Dacché conferiva all’iniziativa di una società privata una patente d’opera di pubblica utilità.

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Un riconoscimento senza il quale il progetto si sarebbe irrimediabilmente arenato. Parte di primo piano nell’operazione fu svolta dal Comune d’Ivrea. Che peraltro all’epoca della giunta Maggia aveva un assessore, Massimo Teppa, così fiero sostenitore del progetto da assumere in seguito il ruolo assai meno pubblico di project manager di Millennium! Dopo Maggia, il nuovo e più acceso paladino di Mediapolis sarà Grijuela. Sempre molto attento, nel corso dei suoi due mandati, alle esigenze di Olivetti Multiservices. Per contro, a partire dal 2001, cominciavano a insorgere contro il progetto le associazioni ambientaliste: Fai, WWF, Italia nostra, Legambiente, Pro natura. Che non si limitavano a proteste verbali ma intervenivano direttamente nelle procedure attuative presentando osservazioni alla terza variante di PRG di Albiano e piano particolareggiato contestuale. Ch’erano stati redatti al fine di consentire l’insediamento. Le contestazioni al piano concernevano soprattutto le caratteristiche idrogeologiche dell’area, il fabbisogno idrico, la tutela del paesaggio, la compatibilità ambientale nonché anomalie procedurali. Osservazioni rigettate dal consiglio comunale di Albiano che il 9 settembre 2001 licenziava il piano e lo trasmetteva alla Regione Piemonte per l’approvazione definitiva.

5. I POLITICI SCENDONO IN CAMPO (2002) La solida coalizione di Olivetti Multiservices e del Patto Territoriale doveva tuttavia fare i conti con un organismo autorevole e autonomo come la Commissione Tecnica Urbanistica Regionale, cui competeva la valutazione della variante del P.R. di Albiano.

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Verosimilmente in attesa di quel verdetto nonché, forse, per l’acquisita consapevolezza di alcune debolezze del piano, nell’aprile del 2002 entra in scena la Regione Piemonte che promuove la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra soggetti pubblici (regione, provincia, comuni, agenzie turistiche regionale e del Canavese) e operatori privati interessati all’attuazione del progetto. Protocollo che coinvolgerà finanziariamente anche il Ministero del bilancio e della programmazione economica. Sommamente inquietante il fatto che l’accordo precedesse gli esiti della verifica per l’approvazione del piano. Il 12 giugno 2002 è finalmente resa nota la valutazione della C.T.U.R., che bocciava inesorabilmente la variante riconoscendo: l’interesse dell’area sotto il profilo agricolo e per la ricarica delle falde idriche, nonché per il suo valore paesaggistico ambientale [...] inoltre l’area in oggetto è classificata in classe IIIa [aree esondabili], inedificata ed inedificabile ai sensi della circolare 7/LAP. A questo punto la giunta regionale, allora governata da Ghigo, avrebbe dovuto restituire al comune gli atti. E invece quanto seguì fu un fatto di una gravità senza precedenti: la giunta ignorava infatti il parere tecnico e si limitava a richiedere al comune di Albiano di porre rimedio ai difetti più vistosi del piano. Come nell’osservazione che diceva la documentazione allegata di «veste grafica finalizzata più alla promozione dell’iniziativa che all’illustrazione tecnica del progetto». Ovvero depliants pubblicitari anziché elaborati. O in quella che chiedeva di riconsiderare l’altezza della torre albergo, che da 30 metri sarà effettivamente ridotta a... 28! Nei giorni successivi, ormai certa della rimozione degli ostacoli, la società Mediapolis delibera un aumento del capitale sociale e perfeziona l’accordo con Olivetti Multiservices. La documentazione consultata non consente al momento una chiara ricostruzione dell’operazione, ma sembra che, più che una ricapitalizzazione,

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tra il 2002 e il 2003 sia avvenuta una significativa rivalutazione delle voci concernenti il valore dei terreni acquisiti. Che - secondo notizie ultimamente diffuse da Lega ambiente - una perizia richiesta allora dalla società già quantificava in 12 milioni e 400mila euro. Somma da 15 a 20 volte superiore a quella di una zona agricola di analoga estensione. Intanto altri alleati scendono in campo: in luglio l’Associazione Industriali del Canavese e in dicembre persino la Federazione canavesana dei D.S. (la cui direzione approvava il pronunciamento con 12 voti favorevoli, 5 contrari, 2 astenuti).

6. UN ITER ACCIDENTATO (2003-2004) Nel gennaio 2003 la Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio del Piemonte richiede il vincolo paesaggistico per l’anfiteatro morenico. E ovviamente l’area destinata a Mediapolis risulta inclusa. Rabbiosa la reazione. Intervengono Grijuela, Ricca e persino il presidente Ghigo. Un documento di protesta contro l’iniziativa della Soprintendenza raccoglie ben 3000 firme. Curiosamente raccolte anche a Biella e Vercelli, che non sembrano le località più interessate all’iniziativa. Un anno di svolta è il 2004. — 14 giugno 2004 — Il sindaco d’Albiano sollecita l’approvazione del protocollo di intesa che se non comporta particolari costi per il suo comune richiede altri forti impegni pubblici. Il nuovo casello autostradale, per esempio, dovrebbe costare - se l’Ativa deciderà di aderire - circa tre milioni e mezzo di euro. Spesa imponente anche per Regione e Provincia, che unitamente ad Ativa e Mediapolis devono finanziare opere per complessivi 26 milioni di euro.

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— 14 ottobre 2004 — Saitta, anch’egli sostenitore acceso di Mediapolis, parlando del protocollo esclude tuttavia che la provincia (che peraltro è azionista di ATIVA) debba accollarsi i costi del nuovo casello. — 6 dicembre 2004 — La giunta provinciale sigla il protocollo di intesa. Gli emendamenti apportati dalla Provincia al protocollo già approvato dalla Regione sono stati concordati con la giunta Ghigo cui tocca, ora, approvare il nuovo testo. A carico della Provincia sono previsti i costi delle opere di raccordo per la viabilità stimati un milione di euro. A Mediapolis spettano opere idrauliche per 8milioni di euro mentre alla Regione altri interventi per 4milioni e mezzo. Quanto al «nodo» dell’ampliamento del casello la questione rimane aperta. I comuni chiamati a sottoscrivere l’accordo sono Ivrea, Vestignè ed Albiano. Obietta il FAI: «dei 26 milioni e 50mila euro previsti dal protocollo per gli interventi solo 9 milioni di euro sono a carico del soggetto privato Mediapolis, che in verità ne pagherà solo 6 perché 3 milioni gli verranno scontati dagli oneri di urbanizzazione. Quindi, se calcoliamo l’esborso diretto e ad esso aggiungiamo il mancato guadagno sugli oneri abbiamo un impegno di risorse pubbliche di 20 milioni di euro che salgono a 25 milioni di euro considerando il contributo ottenuto dai Patti Territoriali del Canavese. Si tratta di una cifra considerevole in un periodo che vede il Governo tagliare pesantemente le risorse destinate alle amministrazioni locali, mettendole in difficoltà, costringendole a ridurre i servizi o ad accrescere le tasse ai cittadini». Che

invece

Mediapolis

attendesse

con

impazienza

la

sottoscrizione

dell’accordo di programma è evidente. Solo dopo l’accordo diventa infatti possibile, oltre che beneficiare del generoso intervento pubblico, presentare la richiesta per la concessione delle licenze edilizie e, per quanto riguarda i centri commerciali, chiedere alla Regione che si convochi la Conferenza dei servizi che ha tempo 6 mesi per esaurire l’istruttoria di merito ed esprimere valutazioni.

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7. VICENDE SUCCESSIVE (2005-2008) — 14 aprile 2005 — Il consiglio comunale di Albiano esamina e accoglie le modifiche al P.R. richieste dal gruppo di lavoro costituito dai rappresentanti della Regione Piemonte, del Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza per le Attività Culturali e per i Beni Architettonici e Paesaggio e la società Mediapolis. Per migliorare l’impatto visivo, sarà modificata la struttura destinata ad ospitare il parco coperto, eliminando l’edificio a vela e compattando i volumi; l’albergo sorgerà in posizione arretrata rispetto all’autostrada, l’altezza dell’edificio è ridotta da 28 a 24,50 metri. Si provvederà poi alle modifiche seguenti. Ampliamento dell’area per acquisire le dovute distanze dall’autostrada dell’edificio che ospiterà l’albergo. Inerbimento delle coperture per migliorare l’impatto visivo e linee dell’energia elettrica interrate. Inserimento nella nuova variante dei lavori per il canale scolmatore che dalla Roggia dei Cugnoni andrà ad innestarsi nelle opere idrauliche previste per l’argine di Tina. Spostamento di circa 20 metri della strada di collegamento della provinciale Caravino-Albiano con quella di Vestignè-Ivrea. — 28 aprile 2005 — Due settimane più tardi sono presentati in anteprima i progetti dei tre centri commerciali, parte integrante del parco a tema Mediapolis. La prima area è destinata alla casa e alla famiglia, la seconda all’abbigliamento, la terza all’elettronica e al tempo libero. — 4 luglio 2005

— È emessa la sentenza del T.A.R. che boccia il ricorso

delle associazioni ambientaliste contro Regione Piemonte, Comune di Albiano e società Mediapolis. Dopo la prima discussione, avvenuta il 22 giugno, si attendeva la sentenza successivamente alla pausa estiva. E invece, una tantum, il T.A.R. si pronuncia in tempi insolitamente brevi.

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Il ricorso è considerato parzialmente infondato ed in parte inammissibile e tutte le critiche avanzate dalle associazioni ambientaliste sono respinte. Tuttavia, nella sentenza, i giudici osservano:«Dall’esame delle planimetrie acquisite agli atti si rileva in effetti che una consistente porzione delle aree disciplinate dal piano particolareggiato del “Millennium Park” è soggetta a vincolo idrogeologico e che anche su di esse è prevista l’edificazione. Ma occorre considerare che è l’approvazione stessa del piano particolareggiato a comportare la dichiarazione di pubblica utilità delle opere in esso previste». E se l’opera è dichiarata di pubblica utilità l’organo non ha competenza per entrare nel merito di scelte politico-amministrative. Pertanto la sentenza conclude: «In giurisprudenza è pacifico che la strumentazione urbanistica è legittima anche laddove risulti finalizzata alla realizzazione di un intervento esclusivamente privato, almeno tutte le volte che questo risulti rispondente (anche) all’interesse pubblico. In questo caso, tale rispondenza è appunto riconosciuta dalle disposizioni del Patto Territoriale che hanno previsto l’intervento medesimo». Circa la riclassificazione delle due tipologie d’area a rischio idrogeologico i giudici aggiungono: «in entrambe non sono consentite edificazioni nuove, con l’eccezione delle opere di interesse pubblico non altrimenti localizzabili». Ma perché l’insediamento non possa essere localizzato altrove i giudici non lo possono spiegare. Sul danno d’immagine recato al castello di Masino dicono infine: «La censura è inammissibile perchè si risolve in considerazioni meramente estetiche (e quindi ‘di merito’) non sindacabili in sede di legittimità». Gli ambientalisti annunciano ricorso al Consiglio di Stato. — 12 settembre 2005 — Mediapolis ottiene dalla Conferenza dei Servizi l’approvazione dei tre grandi centri commerciali. Entro il 27 settembre il comune di Albiano dovrà quindi rilasciare alla società le autorizzazioni. La Conferenza ha tuttavia prescritto che Mediapolis non possa trasformare i centri commerciali in ipermercato (almeno per un decennio). E che i centri commerciali potranno esistere soltanto se sarà realizzato il parco a tema.

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— settembre 2005 — Si svolgono audizioni presso la provincia di Torino in previsione di un consiglio aperto sul caso Mediapolis. Per la prima volta alcuni sindaci dissentono, preoccupati per le nuove presenze commerciali nonché per l’impatto del territorio con i previsti undici milioni di visitatori l’anno. La Sentinella definisce Grijuela «difensore d’ufficio del parco». — 27 febbraio 2006 — Salta il consiglio provinciale aperto previsto in marzo. Per l’imminente pausa elettorale. Nè è lieto l’amministratore delegato Porcellini perché, dice, « rischierebbe di surriscaldare gli animi»; mentre annullarlo significa «evitare strumentalizzazioni».

— 3 luglio 2006 — La Sentinella promuove un sondaggio per Sms su Mediapolis. Il 69% degli intervenuti è favorevole. Tre giorni più tardi scende al 67. Dopo una settimana al 65. Il 13 luglio al 61.

— 13 luglio 2006 —

Dopo tre convocazioni saltate il consiglio provinciale

aperto ha infine luogo il 22 settembre. Dopo tredici ore di discussione, in cui intervengono promotori, fiancheggiatori e oppositori, la maggioranza di centro sinistra rischia la crisi. Si ricompatta in extremis quando Saitta dice: «o il voto favorevole o mi dimetto». E la maggioranza cede al ricatto. Saitta commenta: «Il caso Mediapolis per noi è chiuso». — 8 novembre 2006 — È depositata dalla società la documentazione (di 2000 pagine e sessanta tavole) che dà il via alla procedura di valutazione di impatto ambientale sollecitata dalla Conferenza dei servizi. Il giorno prima, in consiglio regionale, la maggioranza di centro sinistra approvava compatta l’assestamento di bilancio. Così sancendo l’intervento della Regione per un milione di euro nell’anno in corso e tre milioni e mezzo di euro nell’anno successivo, da destinare alle opere previste dal costituendo accordo di programma con Mediapolis. Rifondazione Comunista approva il provvedimento. Ricca esulta.

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— 25 settembre 2007 — Il Consiglio di Stato respinge il ricorso degli ambientalisti. Soddisfazione di Ricca e Bresso. «Il Consiglio - osservano Fai, Italia Nostra, Legambiente, Pro Natura e Wwf - non ha giudicato il merito dell’iniziativa, ma solamente la legittimità, che pure avevamo contestato, nel procedimento amministrativo fin qui seguito». — 27 marzo 2008 — All’ultima ora dell’ultimo giorno utile, la società Mediapolis inoltra l’integrazione della documentazione richiesta dalla Provincia, per la cui consegna aveva già richiesto e ottenuto una proroga di 40 giorni. — 12 maggio 2008 — Ad Albiano si svolge l’incontro dedicato all’inchiesta pubblica su Mediapolis. Sono esposte quattordici osservazioni di enti, associazioni e privati. Il pubblico favorevole al progetto indossa magliette con slogans pro Mediapolis. — 16 giugno 2008 —

La conferenza dei servizi conclude i lavori.

Il presidente della Provincia Antonio Saitta, anticipando scorrettamente i tempi, comunica che dopo l’estate i lavori potranno cominciare. Gli ambientalisti replicano a Saitta che nessuno ha mai commissionato o prodotto uno studio autorevole e indipendente. — 17 luglio 2008 — La giunta provinciale, di cui fa ora parte anche S. Rao di R.C., approva all’unanimità la valutazione d’impatto ambientale favorevole a Mediapolis. La delibera è tanto ampia e articolata quanto ricca di contraddizioni. Il contenuto merita un’attenta analisi non possibile in questa sede. Si ricorderà tuttavia un unico punto, relativo alla proposta più volte avanzata dagli oppositori al progetto della scelta del male minore. Ovvero la localizzazione dell’insediamento in altra area. Per esempio quella degli stabilimenti ex Olivetti di Scarmagno; già compromessa, urbanizzata, dotata di collegamenti e in larga misura dismessa (e con un’attenta pianificazione pubblico-privata le poche realtà produttive

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localizzate a Scarmagno avrebbero potuto essere trasferite nei semi-dismessi stabilimenti di S. Bernardo d’Ivrea). La risposta, ambigua e insostenibile, è che «le condizioni di uso del sito, nonché le previsioni urbanistiche dell’area e del suo complesso e delle parti della stessa destinate a nuovi [sic!] insediamenti rendono improponibile questa localizzazione». Quel che non si dice è che sarebbe invece un problema di costi, perché oggi l’area appartiene a finanziarie controllate da Pirelli. Mentre fino al 2006 apparteneva a Olivetti Multiservices che se l’avesse ceduta a quel tempo avrebbe visto svanire l’affare di Albiano. — 10 settembre 2008 — Il coordinamento degli ambientalisti annuncia ricorso al Tar contro la VIA. L’avvocato Ezio Antonini, consigliere nazionale del Fai, commenta: «Leggendo il documento della Provincia abbiamo notato alcune questioni che, secondo noi, sono assolutamente meritevoli di un ricorso al Tar [...] Non c’è conformità con il documento urbanistico in vigore, non c’è accordo di programma tra gli enti. Una cosa che non si era mai vista. Sinceramente, ci pare alquanto singolare che si rinvii ad un accordo di programma tra enti pubblici l’adeguamento alla viabilità. Così come pare strano che siano Regione e Provincia a dover coprire importanti costi di viabilità per un albergo, tre centri commerciali e un parco divertimenti». In autunno, alla presentazione del Distretto commerciale dell’eporediese, si sono risentite celebrazioni (soprattutto da parte di Luigi Ricca, da poche settimane promosso assessore regionale al commercio). A fine 2008 è convocata una nuova conferenza sugli sviluppi possibili del nuovo centro commerciale che ovviamente suscita larga preoccupazione tra gli esercenti canavesani (soprattutto dell’ASCOM). Per appianare divergenze e preoccupazioni Ricca continua a dedicare le sue migliori energie al nebuloso progetto del distretto, finanziato dalla Regione. Del parco, invece, si parla di meno. L’amministratore delegato Porcellini, in un’intervista rilasciata nel mese di luglio a «L’Espresso», lascia intendere che

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la società non si occuperebbe direttamente della sua gestione, ma l’affiderebbe ad un partner europeo di cui non svela tuttavia il nome (sempre che esista; ma, si sa, il riferimento a un partner straniero è d’obbligo considerando che persino Gardaland e Mirabilandia sopravvivono in quanto rispettivamente rilevate da Blacstone e da Parques Reunidos). Quella della concessione sarebbe una soluzione che sgraverebbe da ogni responsabilità la società, impegnata quindi esclusivamente nella gestione dell’infrastruttura e nel godimento della rendita. E soprattutto, caduta un giorno la possibilità di rendere il parco operante, di una lucrosa riconversione dell’area. La società Mediapolis è apparentemente più ricca di soci che in passato. O almeno è quel che la medesima vuol far credere, dal momento che nel sito ufficiale si citano Telecom, Unicredit, Intesa S. Paolo, Banca Nazionale del lavoro e UNIPOL. Tuttavia il ruolo di questi istituti appare indefinito o modico o precario. Mentre l’unica partecipazione che risulta certa, per quanto attiene alla responsabilità finanziaria, è quella di Unipol Merchant Nel 2008 le quote maggioritarie del capitale sociale - di 8 milioni di euro sono quelle di Mediapolis Investments (società di diritto lussemburghese per evidenti ragioni di... riservatezza gestionale e sicurezza fiscale) con il 69.5%, di Incmedia con il 10%, di Olivetti Multiservices con 8.5%, di Breakline Bv con il 6.5%. Il restante 5% risulta suddiviso tra una dozzina di altri piccoli azionisti.

8. ULTIMI AVVENIMENTI (2009-2010) — 31 marzo 2009 — Un’interpellanza sulla vicenda Mediapolis è inoltrata al Presidente della Provincia Saitta, su proposta dei Grilli Eporediesi, dalle consigliere Gianna De Masi e Gianna Tangolo (gruppo misto). Dopo aver premesso che “la società Mediapolis non ha mai provveduto a definire un effettivo piano occupazionale e tanto meno ad attualizzarlo al contesto attuale; che l’aggravarsi della situazione economica comporterà

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sicuramente una forte riduzione di disponibilità di finanziamenti da parte delle banche, a fronte di un investimento che la Società stessa, che pur dispone di modesto capitale sociale, definisce dell’ordine di 350 milioni; che la stessa crisi economica in atto riduce sensibilmente la previsione di una significativa utenza di centri commerciali e parco a tema”, le consigliere chiedevano: - quali provvedimenti economico-finanziari e di tutela del territorio siano contemplati dall’accordo di programma in relazione alla non remota eventualità di una mancata realizzazione totale o parziale dell’opera; - quali ulteriori cautele potranno essere assunte onde evitare successive devastanti speculazioni edilizie, senza soddisfazione di quelle attese occupazionali che hanno costituito l’unica motivazione dell’approvazione del progetto. Sconcertante la risposta assessore agli insediamenti produttivi Carlo Chiama che, non si sa bene sulla scorta di quali informazioni, replicava che il progetto Mediapolis rappresenterebbe “un motore di sviluppo, anche perché, a differenza di molti altri comparti, quello dei parchi a tema è dimostrato essere un settore anticiclico, che non risente cioè di più ampie dinamiche economiche negative.” Inoltre, secondo l’assessore, “le preoccupazioni in ordine a eventuali speculazioni edilizie nell’area a seguito della realizzazione del progetto debbono essere fugate, in primo luogo, dal rispetto della normativa vigente che sempre gli Enti coinvolti hanno garantito”. Infatti basta guardarsi attorno per vedere come vanno le cose nel nostro paese e per avere misura di quanto poco efficace contro la speculazione sia la “normativa vigente”. Chiama conclude dicendo che sarebbe “controproducente in primis per la Società stessa non cercare di tutelare il territorio su cui andrà ad investire circa 170 milioni di Euro”. Ma, a parte il fatto, che la società parlava di 350 milioni, non lo sfiora il minimo dubbio che questi soldi non ci siano; rifiutando irresponsabilmente di prendere in considerazione, anche come semplice ipotesi, la possibilità che i lavori possano partire e poi fermarsi. Così come bellamente ignora che Mediapolis svolge ormai alla luce del sole il ruolo di semplice proprietaria e intermediaria, senza diretta assunzione di responsabilità imprenditoriali nell’operazione.

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— 1 aprile 2009 — “Mediapolis chiede aiuto alle banche libanesi”. No, non è il classico “pesce” ma il titolo di un articolo pubblicato dalla Stampa in cui si legge: «Le banche tentennano. E Mediapolis, in cerca di coperture finanziarie per dare il via al parco dei divertimenti ad Albiano, lancia la provocazione: “Male che vada - dice l'amministratore delegato Sergio Porcellini - ci rivolgeremo agli istituti di credito libanesi. Lì, certamente, non hanno problemi di soldi”». E questo sarebbe il piano finanziario. — 15 maggio 2009 — È firmato l’accordo di programma tra Società Mediapolis, Regione, Provincia e Comuni. Il costo totale degli interventi infrastrutturali ammonta ad Euro 55.053.659 e comprende, fra le altre, opere di mitigazione del rischio idraulico, opere di compensazione (interne ed esterne), urbanizzazioni e opere di adeguamento della viabilità, sia autostradale, sia ordinaria. L’impegno degli enti locali è fissato nella cifra complessiva di 5,5 milioni di Euro, di cui 4,5 milioni a carico della Regione Piemonte ed 1 milione a carico della Provincia quale cofinanziamento delle opere di viabilità (realizzazione della nuova rotatoria di connessione con la S.P. 80). Il finanziamento (pari circa a 6,2 milioni di Euro) concesso alla società Mediapolis a valere sulle risorse del Patto Territoriale del Canavese potrà essere utilizzato per la sola realizzazione del progetto d’investimento del parco a tema e non per la parte infrastrutturale. — 27 maggio 2009 — Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste commenta la sigla dell’accordo ricordando che: “non risulta che questo impegno sia stato assunto dopo aver chiarito la provenienza del capitale privato che dovrebbe finanziare la maggior parte delle opere, e soprattutto sia stata controllata l’attendibilità finanziaria dei promotori”; tutto ciò mentre “l’Assessore Regionale Ricca dichiarava sulla stampa «purchè si aprano i cantieri, non importa da dove vengono i soldi». [...] La singolare disattenzione delle Amministrazioni Pubbliche piemontesi sull’argomento desta sconcerto ed anche paura: soprattutto se si pensa che anche lo scarso capitale sino ad ora impiegato da Mediapolis appartiene ad una Società lussemburghese, i cui soci sono coperti dal più rigoroso anonimato. Soprattutto appare inaccettabile la

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circostanza che - al momento in cui le maggiori Amministrazioni interessate si accordano per mettere a disposizione della iniziativa 12 milioni di € - non si sia preventivamente chiesta ed ottenuta alcuna garanzia finanziaria ai promotori privati: almeno quelle garanzie finanziarie che ogni Comune per quanto piccolo chiede ed ottiene dai lottizzanti, nella forma di fideiussioni per le eventuali inadempienze. [...] Da ultimo, sembra che nell’Accordo di Programma (e con riserva di un diretto esame del testo) sia prevista una fase della iniziativa (la quarta) nella quale verrebbe organizzato il controllo delle “trasformazioni che verranno indotte dalla realizzazione del parco a tema nelle fasce limitrofe ed in quelle adiacenti”. Se questa indicazione sarà confermata, la stessa riveste valore di confessione per ciò che le Associazioni hanno sempre sostenuto anche nei ricorsi al TAR: e cioè che l’iniziativa Mediapolis non è che il cuneo che servirà ad aprire la strada per nuove più vaste compromissioni territoriali, con consumo e degrado ulteriore di territorio. Eppure sull’argomento la VIA non si è nemmeno espressa”. — 10 novembre 2009 — Per la prima volta il compatto ottimismo dei politici s’incrina. Diego Borla, coordinatore d’Ivrea del PDL, sostiene infatti in un incontro pubblico che la realizzazione del mega insediamento ludicocommerciale è in forse perché «non vi sarebbero i finanziatori. Ma loro [Provincia e Regione] continuano a raccontarci che verrà fatto e che porterà mille posti di lavoro. E la gente ci crede e spera». — 4 dicembre 2009 — All’assemblea straordinaria della Società si conferma che è rimasto ineseguito l’aumento di capitale riservato da Mediapolis al Consorzio Cooperative Costruttori di Bologna, per un totale di circa 10 milioni di euro tra capitale e sovrapprezzo. Evidentemente le Cooperative, già allettate dalla prospettiva dell’affido di imponenti lavori, si rendono ora conto della totale inaffidabilità del progetto. Ed essendo andata a vuoto anche la sottoscrizione di nuovi titoli obbligazionari deliberata da precedente assemblea, la Società è costretta a richiedere l’aumento di capitale ai propri soci. Che si limiteranno tuttavia a un apporto di 300mila euro così da “poter affrontare meglio le trattative con i potenziali partner, soprattutto con un orizzonte temporale maggiore,

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necessario per poter ingegnerizzare le prossime operazioni sia sotto il profilo operativo sia finanziario sia societario”. — 9 febbraio 2010 — Il Coordinamento delle associazioni ambientaliste commenta: “La dichiarazione rivela una grande incertezza di prospettive ed anche una attuale inadeguatezza di mezzi. Si ha infatti conferma dal verbale di assemblea che il capitale sociale (€ 8.037.285,00, oltre ad una riserva di sovrapprezzo) risulta più che dimezzato considerate le perdite dei precedenti esercizi (€ 4.558.082,00) e quelle dell’esercizio 2009 (al 30 Settembre 2009, € 408.845,00). A ciò si aggiungono i debiti in scadenza alla fine del 2009

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come si ricava dal bilancio societario del 2008 - fra cui oltre 3 milioni di euro verso le banche ed € 3.690.000,00 nei confronti di Olivetti Multi Service. Quest’ultimo debito è anche garantito da ipoteca sui terreni di Albiano, per cui il mancato pagamento potrebbe anche far tornare in forse la stessa disponibilità dell’area su cui è previsto il progetto” (la qual cosa significa peraltro che anche Olivetti Multiservices, dopo aver ben piazzato il proprio bene, si sta ora defilando dall’impresa). Il comunicato così prosegue: “Le dichiarazioni della Società parlano dei finanziamenti ottenuti da Brainspark, per ora soltanto annunciati : gli unici deliberati, a quanto risulta, sono al momento di 475.000,00 euro a copertura di un aumento di capitale di Mediapolis SA del Lussemburgo, di cui Brainspark diverrà il principale azionista, rendendo ancora meno trasparente la proprietà di Mediapolis SpA. E Brainspark, come si ricava dall’Annual Report al 31 Dicembre 2008, è una società finanziaria inglese che nel bilancio 2008 presentava una perdita di 2.305.000 sterline e che ha recentemente annunciato ai propri soci una “potenziale sinergia” con la società italiana “Filmmaster”. Brainspark raccoglie capitali sul mercato londinese, senza alcuna consapevolezza nè interesse alle vicende del Canavese ed ai suoi problemi. — Giugno 2010 — Mediapolis Investment Sa Lussemburgo, che detiene il 71% di Mediapolis spa, cambierà nome diventando B’Parks and Leisure Sa. Ne sarà presidente Villa – già a.d. delegato di Brainspark , società che a sua volta detiene il 55,4% della ex Mediapolis Investment – e a.d. Porcellini.

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Insomma il gioco delle scatole cinesi è cominciato lasciando presagire nulla di buono. Ad aumentare la confusione è il fatto che Mediapolis spa separerà i rami d’azienda: il parco a tema dovrebbe infatti rientrare in Medpark e i centri commerciali in Medretail. Tra le altre novità di questo mese: - l’assessore regionale Roberto Ravello annuncia una riduzione di 1,6 milioni di euro del finanziamento regionale relativo all’accordo di programma finalizzato all’insediamento del parco Mediapolis; - Massimo Teppa, per anni project manager di Mediapolis e primo “volto pubblico” del progetto presentato dieci anni fa, esce dal consiglio di amministrazione, dove ricopriva la carica di consigliere; - il sindaco d’Albiano Gildo Marcelli sbotta: «In questi anni mi sono scottato troppe volte le dita. Parafrasando, mi sono scottato talmente tanto che sono rimasto senza impronte digitali. Prima di sollecitare, lo dico sinceramente, vorrei garanzie precise». — 9 luglio 2010 — Su proposta dei Grilli Eporediesi i consiglieri regionali piemontesi del Movimento 5 Stelle, Davide Bono e Fabrizio Biolé, presentano interrogazione con richiesta di risposta scritta alla Giunta: - per sapere se in considerazione dei cambiamenti intervenuti nella proprietà, compresa l’annunciata scomposizione nei rami d’azienda Medpark (parco tematico) e Medretail (centri commerciali), la Giunta intenda verificare la credibilità finanziaria dei nuovi interlocutori, chiedendo che siano resi noti piano finanziario e piano occupazionale prima della concessione dei previsti permessi; - per conoscere come si orienterebbe la Giunta se, dopo aver avallato ingenti esborsi di capitale pubblico e dopo che l’area fosse stata compromessa dai primi interventi, la Società dichiarasse l’impossibilità di portare a compimento le opere per mancanza di finanziamenti e/o per intervenuto fallimento; - per sapere quanto si debba ancora attendere perché, a più di un anno dalla sigla dell’Accordo, il Collegio di vigilanza presieduto dal Presidente della Regione Piemonte, cui compete a norma dell’art. 9 “di vigilare sulla corretta applicazione e sul buon andamento dell’esecuzione dell’Accordo”, valuti i gravi elementi precedentemente richiamati, in modo tale che gli enti pubblici

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possano recedere dal medesimo Accordo qualora fosse accertata l’impossibilità per Mediapolis Spa di offrire garanzie inconfutabili in ordine all’adempimento degli impegni sottoscritti.

9. CONCLUSIONI: LE RAGIONI DEL NO A MEDIAPOLIS La storia fino a qui raccontata ci consente di formulare conclusioni ragionate. In primo luogo emerge con chiarezza che il motivo ispiratore dell’opera è stato la destinazione di un’area già soggetta a forti vincoli di tutela a mega insediamenti commerciali. Con il regalo da parte pubblica di infrastrutture che ne accrescono significativamente il valore. Per realizzare tutto ciò la società Mediapolis ha ottenuto da parte politica il riconoscimento di pubblica utilità del progetto. Un’utilità che deriverebbe esclusivamente dalla previsione di un incremento occupazionale. Ma a questo proposito non esiste alcuna garanzia seria. Anzi. La vertiginosa girandola di cifre prodotta negli anni da Mediapolis circa il numero dei possibili occupati depone a favore di molti dubbi. O, se si preferisce, della certezza della speciosità delle previsioni. Infatti nel 1998 si diceva di 148 nuovi posti certi di lavoro. Nel 2000 di 1000. Nel 2002 di 400. Nel 2005 di 1300. Nel 2007 di un numero di addetti compreso tra i 1200 e i 1500. Nel 2008 il sindaco di Albiano parla di 1000 posti, ma aggiungendo: «se fossero anche solo 500 sarebbe già un bel risultato». Si tace comunque sul fatto che la stagionalità del lavoro sarebbe ben superiore a quella finora dichiarata (cosa del tutto ovvia considerando che, secondo le stesse stime prodotte dalla società, le 430 mila presenze del mese di agosto si ridurrebbero a 34 mila in novembre). Del resto dei 1000 dipendenti di un parco di tradizione come quello di Mirabilandia ben 900 sono stagionali.

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Non si dimentichi infine che molti dei profili professionali richiesti non sono offerti dal nostro territorio. Una cosa è certa: in un territorio come quello canavesano – dove anno dopo anno, mese dopo mese, il problema dell’occupazione è sempre più drammatico – ogni miraggio di nuovi posti di lavoro è accolto con speranza e trepidazione. Per questo giudichiamo irresponsabili i politici che hanno contribuito ad alimentare tante speranze destinate a rimanere deluse. Infatti sono già migliaia le domande di assunzione a oggi pervenute. Ma l’accordo di programma ha omesso di richiedere a Mediapolis la prima cosa che avrebbe dovuto pretendere: un serio e vincolante piano occupazionale. Mentre, da parte della società, solo “sparate”. Come la più recente, per voce dell’a.d. Porcellini, che ha sostenuto che l’80% dei posti di lavoro sarà riservato a residenti della zona. Quando nessuna delle legge vigenti in Italia potrebbe consentire una siffatta riserva! Commentava già qualche anno fa Giulia Maria Crespi, presidente del FAI : «È un grande inganno. La società proponente utilizza come scusa la nascita di tanti nuovi posti di lavoro, ma non sarà così. Saranno invece messe alla porta molte persone che lavorano nei piccoli negozi, gli stessi grandi centri commerciali, con la troppa concorrenza, cominciano a dare segni di cedimento ridimensionando il personale». Restano comunque molti dubbi circa la possibilità, e la convenienza per la società stessa, non solo della realizzazione del parco tematico, per mancanza di partners e di risorse, ma anche di quello commerciale. E ciò considerando la concorrenza degli outlets di Vicolungo, a poco più di mezz’ora d’auto da Albiano. Inoltre, in tempi recenti, sono stati aperti al pubblico gli outlets “Gli Orsi” di Biella. Tutte strutture che hanno ormai reso saturo il mercato. E poi c’è la recessione economica: tant’è vero che persino gli outlets di Serravalle, posti nello strategico punto di confluenza di quattro regioni, risentono oggi della crisi.

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Sembra a questo punto indubbio che se anche il progetto di un parco esclusivamente commerciale dovesse essere accantonato la nuova destinazione dell’area dovrebbe mutare. Ma è anche parimenti difficile pensare a destinazioni produttive o residenziali, perché in quegli ambiti l’offerta di immobili in Canavese è già oggi superiore alla domanda. Di qui l’ipotesi che l’area, compromessa da scavi e da qualche gettata di cemento, ma ben dotata di infrastrutture, possa tornare utile ad altri utilizzi. Forse persino più devastanti di quelli ludico commerciali. Del resto le vicine discariche di Cavaglià sono ormai prossime all’esaurimento e così le cave volute da Impregilo... c’è poi la previsione diffusa di centinaia di ettari da ricoprire con pannelli fotovoltaici... Insomma, scenari inquietanti si prefigurano e amministratori politici responsabili dovrebbero finalmente preoccuparsi di prevenire catastrofi anziché ostentare superficialità e ottimismi. Dunque la cosa oggi meno certa è l’effettiva possibilità di realizzazione dei parchi. Che non costituisce in ogni caso una grave sciagura perché anche questa possibilità è sempre stata incerta e definita da numeri fluttuanti. Come quelli relativi al numero di visitatori ipotizzato dalla società. Da 1,4 milioni di visitatori del parco e 1,5 dell’area commerciale all’anno -previsti nei primi tempi del progetto - si è arrivati nel 2002 alla previsione di 10 milioni per la sola area commerciale. Sicuramente una boutade, ma in ogni caso, anche sulla carta, una prospettiva inquietante. Infatti qualcuno ha calcolato che se i visitatori fossero anche soltanto un milione si avrebbe - considerando un raggio di 25 chilometri, per restare in Canavese - un’emissione di 75mila tonnellate di anidride carbonica all’anno. E questo in un territorio la cui vocazione ad accogliere colture di pregio a iniziare da quella vinicola - come peraltro suggerisce anche il nuovo piano strategico del Canavese - dovrebbe essere oggi riconosciuta e promossa.

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Altre ancora le criticità, già più volte evidenziate dal coordinamento delle associazioni ambientaliste ai cui documenti si rinvia per i necessari approfondimenti. Come l’inquinamento, la precarietà dell’approvvigionamento idrico, la distruzione dell’ecosistema, la cementificazione e modificazione irreversibile di un territorio che nonostante il suo passato industriale aveva preservato oasi paesaggistiche: uno scempio incompatibile con la vocazione a un turismo di qualità che si va oggi faticosamente affermando in Canavese. E ancora il rischio di esondazioni (magari non più per Mediapolis ma per la zona di Tina che patirebbe per la riduzione della superficie golenale). E non ultimo la scelta di un modello di sviluppo fondato sul consumismo esasperato con gli inaccettabili modelli culturali connessi. Ragioni diverse e molteplici dunque per dire no senza condizioni a Mediapolis, emblema di interessi privati smodati e di miopia o complicità politica.

BEPPE GILLIO Luglio 2010

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FONTI ESSENZIALI

«Varieventuali» (in particolare Storia di un parco fuori tema, supplemento al numero del 4 giugno 2003) «La Sentinella del Canavese» (quasi 400 articoli del periodo 2003-2008) http://themepark.gruppomediapolis.com/ (sito ufficiale di Mediapolis) http://digilander.libero.it/idste/millenniumpark.html http://www.parksmania.it/parco.php?pid=134 http://www.fondoambie... http://www.legambient... http://www.enricomori...

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