Dossier Mediapolis Blog

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OPERAZIONE MEDIAPOLIS Un investimento produttivo o una speculazione devastante?

... il dolce Canavese, con il suo fiume d’argento, con le sue torri vetuste, i suoi villaggi, abbracciato dalle morene gualive, arato, abitato, coltivato, vissuto, goduto, tutto soffice di erbe, di muschi, di piante, umido di polle, chioccolante di fonti, garrulo di ruscelli, tutto appare dalla città romana al castello degli Arduinidi, dalla bocca della Valle al confine del Vercellese, appena segnato d’azzurro sulla foschia del cielo assolato. Salvator Gotta, Lula

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1. IL DEBUTTO DEL PROGETTO Del progetto Mediapolis, che nei primi tempi aveva nome “Millennium Canavese”, si cominciò a parlare esattamente dieci anni fa. Elaborato da una società torinese di servizi di progettazione, diventata S.p.A proprio in quel tempo, il progetto era infatti accolto nel Patto territoriale del Canavese sul finire nel 1998. Il luogo previsto per l’insediamento del parco era a Pavone, nei pressi del casello autostradale. Localizzazione in seguito mutata perché Regione, Provincia e città d’Ivrea esprimevano parere contrario sia in ordine all’utilizzo di suoli agricoli di pregio sia al peso finanziario del previsto adeguamento della viabilità (adeguamento al quale, sia detto per inciso, si sta peraltro provvedendo oggi nella medesima zona, per favorire il Bennet). Così la Società promotrice indicò una nuova localizzazione in un’area situata nel comune di Albiano. Area che in realtà non presentava criticità diverse da quella di Pavone, anzi, semmai maggiori, ma che aveva la peculiarità di costituire una passiva e ingombrante eredità del poderoso patrimonio immobiliare di Olivetti Multiservices. L’area, di ben 500.000 m2, era stata infatti acquisita dall’Olivetti negli anni ’70, in previsione dell’apertura di nuovi stabilimenti e magazzini collegati da autostrada all’insediamento industriale di Scarmagno. Ed è questo vecchio progetto che peraltro spiega il perché dell’incongrua allocazione dello stesso casello autostradale di Albiano, diversamente incomprensibile. Venute meno le necessità della ormai periclitante azienda e aumentati nel tempo i vincoli di tutela delle aree non edificabili, soprattutto per la nuova normativa regionale (in particolare la L.R. 56/1977), ad Olivetti Multiservices non restava che escogitare una giustificazione per rendere possibile l’impossibile: la variazione della destinazione d’uso da agricola a commerciale (con favorevolissimi indici di edificabilità) di un’area di formidabile interesse paesaggistico, nel cuore dell’anfiteatro morenico, nonché esondabile, nonché luogo di ricarica di falde. Fu così che nacque il sodalizio con la società Mediapolis. Che avrebbe procurato progetti e mezzi utili a rimuovere i vincoli. L’accordo consisterà nella cessione del terreno di Multiservices alla S.p.A. in cambio di una partecipazione del 10% al capitale sociale. Occorrevano poi altri alleati. E così il progetto contemplò l’utilizzo di ulteriori 100.000 m2 di superficie, ancora appartenente a proprietari locali. Allettati, come l’amministrazione, da possibili remunerativi introiti. Mancavano solo più le alleanze politiche; che tuttavia, come vedremo, non tarderanno ad aggiungersi con la più generosa delle disponibilità.

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2. CARATTERISTICHE DEL PROGETTO Si è ricordato che la superficie totale interessata al progetto era, ed è tuttora, di 600.000 m2, vale a dire la medesima di Gardaland. Ma cosa prevedeva il primo progetto Mediapolis? In primo luogo un parco a tema, con una parte coperta, che avrebbe interessato 24.000 m2, e una all’aperto, di 150.000 m2. Quindi un albergo di 270 stanze che nelle prime previsioni doveva essere allocato in una costruzione-torre, un incredibile sconcio estetico, alta ben trenta metri. Nelle ultime progettazioni l’altezza è stata di poco ridotta, ma le stanze sono diventate 342, per complessivi 684 posti letto. Un teatro e un cinema multimediali. Tre centri commerciali per complessivi 70.000 m2 . Parcheggi per un terzo dell’area. Sin dalla prima proposta appariva dunque chiara, almeno in termini di volumetrie, la preponderanza di edifici a destinazione commerciale. Edifici che si sarebbero necessariamente dovuti allocare altrove se ad essi non fosse stato abbinato il jolly del parco a tema. Un parco già a quel tempo di successo improbabile considerando la crisi generale in cui, a cominciare da Euro Disney, versavano allora altri analoghi settori. Con l’aggravante di una zona che, a diversità di quelle italiane del lago di Garda o della riviera romagnola, non vantava tradizioni di turismo di massa. Di queste difficoltà la società Mediapolis sembrava in larga misura conscia. Infatti le previsioni più ottimistiche, prodotte dalla società stessa, dicevano di un bilancio di gestione del parco passivo per i primi sei anni. Un attivo di 200.000 euro era ipotizzato soltanto al settimo anno di attività. Piuttosto in là nel tempo e pertanto soggetti a variabili poco prevedibili i profitti successivi che dovrebbero rendere infine pienamente remunerativa l’operazione. Redditività dunque alquanto incerta rispetto al volume totale dell’investimento, che si stima oggi di almeno 350 milioni di euro. Ma - fortunatamente per la società - non mancava tuttavia la previsione di altri consistenti ammortizzatori, di cui diremo.

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3. UN “TEMA” PRETESTO Altra aggravante del progetto si doveva all’assenza di contenuti di forte impatto o con significativi legami con il territorio. Il tema del parco, più volte mutato negli anni, appare infatti soltanto un pretesto per la legittimazione dell’opera. Nel giugno 2000, tempo di approvazione della bozza di convenzione tra società Mediapolis e comune di Albiano, si diceva infatti di un parco a tema sportivo. Ma già due mesi più tardi la società parlava di un tema scientifico-ambientale. In seguito il tema indicato sarà la tecnologia e poi ancora la comunicazione. Non mancheranno poi nel tempo altre proposte, d’orientamento non più tecnologico ma pseudo naturalistico, come quando, qualche anno fa, la società propose il modello dei giardini di Tivoli, il celebre parco di Copenaghen. Altra impostazione affossata dopo non molto tempo. Resta la previsione di un laghetto artificiale di 12.000 m2 . Anche se tra i laghi di Viverone, di Candia e i 5 morenici uno stagno artificiale non costituisce la presenza più originale. Per non dire del confuso progetto di Rocklandia, con una maxidiscoteca per 4.500 persone. La società ha poi sempre rigettato con sdegno l’accusa di volere un grande parco dei divertimenti, anche se nel sito internet di Mediapolis figurano elencate tra le 22 attrazioni: montagne russe, percorso tipo a tronchi, torre a caduta libera, percorso tipo Niagara di Mirabilandia, mongolfiera. C’è in ogni caso da rallegrarsi che il progetto non sia decollato nel 2001 - con inaugurazione nel 2003, come dai primi propositi - perché il tema prescelto sarebbe stato sicuramente sbagliato. E ciò secondo la stessa società Mediapolis, considerando i significativi e incessanti cambi di rotta della progettazione. La tante diverse proposte significano alla fine una sola cosa: il tema non è il fine del parco ma uno strumento effimero per la sua realizzazione. E in realtà il parco e i suoi contenuti sono per la società assai meno importanti di altre iniziative collegate.

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4. VICENDE DEGLI ANNI 1998-2001 Riprendiamo la storia del progetto. Già si è detto che a partire dal 1998/1999 l’iniziativa era accolta nel Patto Territoriale del Canavese. La qual cosa avrebbe fruttato alla società 6 milioni di euro a fondo perduto. Non poca cosa considerando che nel 2001 il capitale sociale di Mediapolis ammontava a 3 milioni. In un contesto economico devastato come quello canavesano, dove uno dopo l’altro i settori della smembrata Olivetti conoscevano recessioni o liquidazioni, chi parlava, sia pure in termini vaghi e senza garanzie, di nuovi sbocchi occupazionali sembrava offrire manna del cielo. Così, da parte dei circa 120 comuni aderenti al patto, l’adesione fu plebiscitaria. La legittimazione del progetto da parte del Patto Territoriale sarà in seguito decisiva per consentire a Mediapolis di sormontare ostacoli diversamente invalicabili. Dacché conferiva all’iniziativa di una società privata una patente d’opera di pubblica utilità. Un riconoscimento senza il quale il progetto si sarebbe irrimediabilmente arenato. Parte di primo piano nell’operazione fu svolta dal Comune d’Ivrea. Che peraltro all’epoca della giunta Maggia aveva un assessore, Massimo Teppa, così fiero sostenitore del progetto da assumere in seguito il ruolo assai meno pubblico di project manager di Millennium! Dopo Maggia, il nuovo e più acceso paladino di Mediapolis sarà Grijuela. Sempre molto attento, nel corso dei suoi due mandati, alle esigenze di Olivetti Multiservices. Per contro, a partire dal 2001, cominciavano a insorgere contro il progetto le associazioni ambientaliste: Fai, WWF, Italia nostra, Legambiente, Pro natura. Che non si limitavano a proteste verbali ma intervenivano direttamente nelle procedure attuative presentando osservazioni alla terza variante di PRG di Albiano e piano particolareggiato contestuale. Ch’erano stati redatti al fine di consentire l’insediamento. Le contestazioni al piano concernevano soprattutto le caratteristiche idrogeologiche dell’area, il fabbisogno idrico, la tutela del paesaggio, la compatibilità ambientale nonché anomalie procedurali. Osservazioni rigettate dal consiglio comunale di Albiano che il 9 settembre 2001 licenziava il piano e lo trasmetteva alla Regione Piemonte per l’approvazione definitiva.

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5. I POLITICI SCENDONO IN CAMPO (2002) La solida coalizione di finanziarie, di Pirelli/Olivetti Multiservices e del Patto Territoriale doveva tuttavia fare i conti con un organismo autorevole e autonomo come la Commissione Tecnica Urbanistica Regionale, cui competeva la valutazione della variante del P.R. di Albiano. Verosimilmente in attesa di quel verdetto nonché, forse, per l’acquisita consapevolezza di alcune debolezze del piano, nell’aprile del 2002 entra in scena la Regione Piemonte che promuove la sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra soggetti pubblici (regione, provincia, comuni, agenzie turistiche regionale e del Canavese) e operatori privati interessati all’attuazione del progetto. Protocollo che coinvolgerà finanziariamente anche il Ministero del bilancio e della programmazione economica. Sommamente inquietante il fatto che l’accordo precedesse gli esiti della verifica per l’approvazione del piano. Il 12 giugno 2002 è finalmente resa nota la valutazione della C.T.U.R., che bocciava inesorabilmente la variante riconoscendo: l’interesse dell’area sotto il profilo agricolo e per la ricarica delle falde idriche, nonché per il suo valore paesaggistico ambientale [...] inoltre l’area in oggetto è classificata in classe IIIa [aree esondabili], inedificata ed inedificabile ai sensi della circolare 7/LAP. A questo punto la giunta regionale, allora governata da Ghigo, avrebbe dovuto restituire al comune gli atti. E invece quanto seguì fu un fatto di una gravità senza precedenti: la giunta ignorava infatti il parere tecnico e si limitava a richiedere al comune di Albiano di porre rimedio ai difetti più vistosi del piano. Come nell’osservazione che diceva la documentazione allegata di «veste grafica finalizzata più alla promozione dell’iniziativa che all’illustrazione tecnica del progetto». Ovvero depliants pubblicitari anziché elaborati. O in quella che chiedeva di riconsiderare l’altezza della torre albergo, che da 30 metri sarà effettivamente ridotta a... 28! Nei giorni successivi, ormai certa della rimozione degli ostacoli, la società Mediapolis delibera un aumento del capitale sociale e perfeziona l’accordo con Olivetti Multiservices. E altri alleati scendono in campo: in luglio l’Associazione Industriali del Canavese e in dicembre persino la Federazione canavesana dei D.S. (la cui direzione approvava il pronunciamento con 12 voti favorevoli, 5 contrari, 2 astenuti).

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6. UN ITER ACCIDENTATO (2003-2004) Nel gennaio 2003 la Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio del Piemonte richiede il vincolo paesaggistico per l’anfiteatro morenico. E ovviamente l’area destinata a Mediapolis risulta inclusa. Rabbiosa la reazione. Intervengono Grijuela, Ricca e persino il presidente Ghigo. Un documento di protesta contro l’iniziativa della Soprintendenza raccoglie ben 3000 firme. Curiosamente raccolte anche a Biella e Vercelli, che non sembrano le località più interessate all’iniziativa. Un anno di svolta è il 2004. — 14 giugno 2004 — Il sindaco d’Albiano sollecita l’approvazione del protocollo di intesa che se non comporta particolari costi per il suo comune richiede altri forti impegni pubblici. Il nuovo casello autostradale, per esempio, dovrebbe costare - se l’Ativa deciderà di aderire - circa tre milioni e mezzo di euro. Spesa imponente anche per Regione e Provincia, che unitamente ad Ativa e Mediapolis devono finanziare opere per complessivi 26 milioni di euro. — 14 ottobre 2004 — Saitta, anch’egli sostenitore acceso di Mediapolis, parlando del protocollo esclude tuttavia che la provincia (che peraltro è azionista di ATIVA) debba accollarsi i costi del nuovo casello. — 6 dicembre 2004 — La giunta provinciale sigla il protocollo di intesa. Gli emendamenti apportati dalla Provincia al protocollo già approvato dalla Regione sono stati concordati con la giunta Ghigo cui tocca, ora, approvare il nuovo testo. A carico della Provincia sono previsti i costi delle opere di raccordo per la viabilità stimati un milione di euro. A Mediapolis spettano opere idrauliche per 8milioni di euro mentre alla Regione altri interventi per 4milioni e mezzo. Quanto al «nodo» dell’ampliamento del casello la questione rimane aperta. I comuni chiamati a sottoscrivere l’accordo sono Ivrea, Vestignè ed Albiano. Obietta il FAI: «dei 26 milioni e 50mila euro previsti dal protocollo per gli interventi solo 9 milioni di euro sono a carico del soggetto privato Mediapolis, che in verità ne pagherà solo 6 perchè 3 milioni gli verranno scontati dagli oneri di urbanizzazione. Quindi, se calcoliamo l’esborso diretto e ad esso aggiungiamo il mancato guadagno sugli oneri abbiamo un impegno di risorse pubbliche di 20 milioni di euro che salgono a 25 milioni di euro considerando il contributo ottenuto dai Patti Territoriali del Canavese. Si tratta di una cifra considerevole in un periodo che vede il Governo tagliare pesantemente le risorse destinate alle amministrazioni locali, mettendole in difficoltà, costringendole a ridurre i servizi o ad accrescere le tasse ai cittadini». Che invece Mediapolis attendesse con impazienza la sottoscrizione dell’accordo di programma è evidente. Solo dopo l’accordo diventa infatti possibile, oltre che beneficiare del generoso intervento pubblico, presentare la richiesta per la concessione delle licenze edilizie e, per quanto riguarda i centri commerciali, chiedere alla Regione che si convochi la Conferenza dei servizi che ha tempo 6 mesi per esaurire l’istruttoria di merito ed esprimere valutazioni.

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7. ULTIME VICENDE (2005-2008) — 14 aprile 2005 — Il consiglio comunale di Albiano esamina e accoglie le modifiche al P.R. richieste dal gruppo di lavoro costituito dai rappresentanti della Regione Piemonte, del Ministero dei Beni Culturali, Soprintendenza per le Attività Culturali e per i Beni Architettonici e Paesaggio e la società Mediapolis. Per migliorare l’impatto visivo, sarà modificata la struttura destinata ad ospitare il parco coperto, eliminando l’edificio a vela e compattando i volumi; l’albergo sorgerà in posizione arretrata rispetto all’autostrada, l’altezza dell’edificio è ridotta da 28 a 24,50 metri. Si provvederà poi alle modifiche seguenti. Ampliamento dell’area per acquisire le dovute distanze dall’autostrada dell’edificio che ospiterà l’albergo. Inerbimento delle coperture per migliorare l’impatto visivo e linee dell’energia elettrica interrate. Inserimento nella nuova variante dei lavori per il canale scolmatore che dalla Roggia dei Cugnoni andrà ad innestarsi nelle opere idrauliche previste per l’argine di Tina. Spostamento di circa 20 metri della strada di collegamento della provinciale CaravinoAlbiano con quella di Vestignè-Ivrea. — 28 aprile 2005 — Due settimane più tardi sono presentati in anteprima i progetti dei tre centri commerciali, parte integrante del parco a tema Mediapolis. La prima area sarà destinata alla casa e alla famiglia, la seconda all’abbigliamento, la terza all’elettronica e al tempo libero. — 4 luglio 2005 — È emessa la sentenza del T.A.R. che boccia il ricorso delle associazioni ambientaliste contro Regione Piemonte, Comune di Albiano e società Mediapolis. Dopo la prima discussione, avvenuta il 22 giugno, si attendeva la sentenza successivamente alla pausa estiva. E invece, una tantum, il T.A.R. si pronuncia in tempi insolitamente brevi. Il ricorso è considerato parzialmente infondato ed in parte inammissibile e tutte le critiche avanzate dalle associazioni ambientaliste sono respinte. Tuttavia, nella sentenza, i giudici osservano:«Dall’esame delle planimetrie acquisite agli atti si rileva in effetti che una consistente porzione delle aree disciplinate dal piano particolareggiato del “Millennium Park” è soggetta a vincolo idrogeologico e che anche su di esse è prevista l’edificazione. Ma occorre considerare che è l’approvazione stessa del piano particolareggiato a comportare la dichiarazione di pubblica utilità delle opere in esso previste». E se l’opera è dichiarata di pubblica utilità l’organo non ha competenza per entrare nel merito di scelte politico-amministrative. Pertanto la sentenza conclude: «In giurisprudenza è pacifico che la strumentazione urbanistica è legittima anche laddove risulti finalizzata alla realizzazione di un intervento esclusivamente privato, almeno tutte le volte che questo risulti rispondente (anche) all’interesse pubblico. In questo caso, tale rispondenza è appunto riconosciuta dalle disposizioni del Patto Territoriale che hanno previsto l’intervento medesimo». Circa la riclassificazione delle due tipologie d’area a rischio idrogeologico i giudici aggiungono: «in entrambe non sono consentite edificazioni nuove, con l’eccezione delle opere di interesse pubblico non altrimenti localizzabili». Ma perché l’insediamento non possa essere localizzato altrove i giudici non lo possono spiegare.

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Sul danno d’immagine recato al castello di Masino dicono infine: «La censura è inammissibile perchè si risolve in considerazioni meramente estetiche (e quindi ‘di merito’) non sindacabili in sede di legittimità». Gli ambientalisti annunciano ricorso al Consiglio di Stato. — 12 settembre 2005 — Mediapolis ottiene dalla Conferenza dei Servizi l’approvazione dei tre grandi centri commerciali. Entro il 27 settembre il comune di Albiano dovrà quindi rilasciare alla società le autorizzazioni. La Conferenza ha tuttavia prescritto che Mediapolis non possa trasformare i centri commerciali in ipermercato (almeno per un decennio). E che i centri commerciali potranno esistere soltanto se sarà realizzato il parco a tema. — settembre 2005 — Si svolgono audizioni presso la provincia di Torino in previsione di un consiglio aperto sul caso Mediapolis. Per la prima volta alcuni sindaci dissentono, preoccupati per le nuove presenze commerciali nonché per l’impatto del territorio con i previsti undici milioni di visitatori l’anno. La Sentinella definisce Grijuela «difensore d’ufficio del parco». — 27 febbraio 2006 — Salta il consiglio provinciale aperto previsto in marzo. Per l’imminente pausa elettorale. Nè è lieto l’amministratore delegato Porcellini perché, dice, « rischierebbe di surriscaldare gli animi»; mentre annullarlo significa «evitare strumentalizzazioni». — 3 luglio 2006 — La Sentinella promuove un sondaggio per Sms su Mediapolis. Il 69% degli intervenuti è favorevole. Tre giorni più tardi scende al 67. Dopo una settimana al 65. Il 13 luglio al 61. — 13 luglio 2006 — Dopo tre convocazioni saltate il consiglio provinciale aperto ha infine luogo il 22 settembre. Dopo tredici ore di discussione, in cui intervengono promotori, fiancheggiatori e oppositori, la maggioranza di centro sinistra rischia la crisi. Si ricompatta in extremis quando Saitta dice: «o il voto favorevole o mi dimetto». E la maggioranza cede al ricatto. Saitta commenta: «Il caso Mediapolis per noi è chiuso». — 8 novembre 2006 — È depositata dalla società la documentazione (di 2000 pagine e sessanta tavole) che dà il via alla procedura di valutazione di impatto ambientale sollecitata dalla Conferenza dei servizi. Il giorno prima, in consiglio regionale, la maggioranza di centro sinistra approvava compatta l’assestamento di bilancio. Così sancendo l’intervento della Regione per un milione di euro nell’anno in corso e tre milioni e mezzo di euro nell’anno successivo, da destinare alle opere previste dal costituendo accordo di programma con Mediapolis. Rifondazione Comunista approva il provvedimento. Ricca esulta. — 25 settembre 2007 — Il Consiglio di Stato respinge il ricorso degli ambientalisti. Soddisfazione di Ricca e Bresso. «Il Consiglio - osservano Fai, Italia Nostra, Legambiente, Pro Natura e Wwf - non ha giudicato il merito dell’iniziativa, ma solamente la legittimità, che pure avevamo contestato, nel procedimento amministrativo fin qui seguito». — 27 marzo 2008 — All’ultima ora dell’ultimo giorno utile, la società Mediapolis inoltra l’integrazione della documentazione richiesta dalla Provincia, per la cui consegna aveva già richiesto e ottenuto una proroga di 40 giorni. — 12 maggio 2008 — Ad Albiano si svolge l’incontro dedicato all’inchiesta pubblica su Mediapolis. Sono esposte quattordici osservazioni di enti, associazioni e privati. Il pubblico favorevole al progetto indossa magliette con slogans pro Mediapolis. — 16 giugno 2008 — La conferenza dei servizi conclude i lavori. 9

Il presidente della Provincia Antonio Saitta, anticipando scorrettamente i tempi, comunica che dopo l’estate i lavori potranno cominciare. Gli ambientalisti replicano a Saitta che nessuno ha mai commissionato o prodotto uno studio autorevole e indipendente. — 17 luglio 2008 — La giunta provinciale, di cui fa ora parte anche S. Rao di R.C., approva all’unanimità la valutazione d’impatto ambientale favorevole a Mediapolis. La delibera è tanto ampia e articolata quanto ricca di contraddizioni. Il contenuto merita un’attenta analisi non possibile in questa sede. Si ricorderà tuttavia un unico punto, relativo alla proposta più volte avanzata dagli oppositori al progetto della scelta del male minore. Ovvero la localizzazione dell’insediamento in altra area. Per esempio quella degli stabilimenti ex Olivetti di Scarmagno; già compromessa, urbanizzata, dotata di collegamenti e in larga misura dismessa. La risposta, sommaria, ambigua e insostenibile, è: «le condizioni di uso del sito [di Scarmagno], nonché le previsioni urbanistiche dell’area e del suo complesso e delle parti della stessa destinate a nuovi [sic!] insediamenti rendono improponibile questa localizzazione». Quel che non si dice è che anche quest’area appartiene a Olivetti Multiservices, che cedendola vedrebbe svanire l’affare di Albiano. Vanificando così dieci anni di fatiche. — 10 settembre 2008 — Il coordinamento degli ambientalisti annuncia ricorso al Tar contro la VIA. La vicenda sembra dunque essere oggi giunta alla conclusione. Ma non tutti i nodi sono sciolti. L’avvocato Ezio Antonini, consigliere nazionale del Fai, commenta: «Leggendo il documento della Provincia abbiamo notato alcune questioni che, secondo noi, sono assolutamente meritevoli di un ricorso al Tar [...] Non c’è conformità con il documento urbanistico in vigore, non c’è accordo di programma tra gli enti. Una cosa che non si era mai vista. Sinceramente, ci pare alquanto singolare che si rinvii ad un accordo di programma tra enti pubblici l’adeguamento alla viabilità. Così come pare strano che siano Regione e Provincia a dover coprire importanti costi di viabilità per un albergo, tre centri commerciali e un parco divertimenti». Nei giorni scorsi intanto, alla presentazione del Distretto commerciale dell’eporediese, si sono risentite celebrazioni (soprattutto di Ricca, da poche settimane promosso assessore regionale al commercio) e preoccupazioni (soprattutto dell’ASCOM). Del parco, invece, oggi si parla poco. L’amministratore delegato Porcellini, in un’intervista rilasciata lo scorso mese di luglio a «L’Espresso», lascia intendere che la società non si occuperebbe direttamente della sua gestione, ma l’affiderebbe ad un partner europeo di cui non svela tuttavia il nome (sempre che esista; ma, si sà, il riferimento a un partner stranierio è d’obbligo considerando che persino Gardaland e Mirabilandia sopravvivono in quanto rispettivamente rilevate da Blacstone e da Parques Reunidos). Quella della concessione sarebbe una soluzione che sgraverebbe da ogni responsabilità la società, impegnata quindi esclusivamente nella gestione dell’infrastruttura e nel godimento della rendita. E soprattutto, caduta un giorno la possibilità di rendere il parco operante, di una lucrosa riconversione dell’area. Mentre - è notizia recente - sugli sviluppi possibili del nuovo centro commerciale è stata convocata una nuova conferenza. In conclusione si aggiungerà che la società Mediapolis è oggi più ricca di soci, anche se con modesti apporti di capitale: oltre a Olivetti Multi Services si sono infatti aggiunti Telecom, Unicredit, Intesa S. Paolo, Banca Nazionale del lavoro e UNIPOL. Il capitale sociale è di oltre 8 milioni di euro. 10

8. CONCLUSIONI: LE RAGIONI DEL NO A MEDIAPOLIS La storia fino a qui raccontata ci consente di formulare conclusioni ragionate. In primo luogo emerge con chiarezza che il motivo ispiratore dell’opera è la destinazione di un’area già soggetta a forti vincoli a mega insediamenti commerciali. Con il dono da parte pubblica di infrastrutture che ne accrescono significativamente il valore. Per ottenere tutto ciò la società Mediapolis ha acquisito da parte politica il riconoscimento di pubblica utilità del progetto. Un’utilità che deriverebbe esclusivamente dalla previsione di un incremento occupazionale. Ma a questo proposito si dovrà aggiungere che non esiste in merito alcuna garanzia seria. Anzi. La vertiginosa girandola di cifre prodotta negli anni da Mediapolis circa il numero dei possibili occupati depone a favore di molti dubbi. O, se si preferisce, della certezza della speciosità delle previsioni. Infatti nel 1998 si diceva di 148 nuovi posti certi di lavoro. Nel 2000 di 1000. Nel 2002 di 400. Nel 2005 di 1300. Nel 2007 di un numero di addetti compreso tra i 1200 e i 1500. Nel 2008 il sindaco di Albiano parla di 1000 posti, ma aggiungendo: «se fossero anche solo 500 sarebbe già un bel risultato». Si tace comunque sul fatto che la stagionalità del lavoro sia ben superiore a quella finora dichiarata (cosa del tutto ovvia considerando che, secondo le stesse stime prodotte dalla società, le 430 mila presenze del mese di agosto si ridurrebbero a 34 mila in novembre). Del resto basterà ricordare che anche in un parco come quello di Mirabilandia ben 900 dei 1000 dipendenti sono stagionali. E non si dimentichi infine che molti dei profili professionali necessari non sono offerti dal nostro territorio. Commenta Giulia Maria Crespi, presidente del FAI : «È un grande inganno. La società proponente utilizza come scusa la nascita di tanti nuovi posti di lavoro, ma non sarà così. Saranno invece messe alla porta molte persone che lavorano nei piccoli negozi, gli stessi grandi centri commerciali, con la troppa concorrenza, cominciano a dare segni di cedimento ridimensionando il personale». Restano comunque molti dubbi circa la possibilità, e la convenienza per la società stessa, anche della realizzazione del grande parco commerciale. Considerando che oggi sono in espansione, di superficie se non di utenza, gli outlets di Vicolungo, a soli 20 minuti d’auto da Albiano. Che oltre a distare da Torino quanto il Canavese sono a soli 30 minuti d’auto da Milano. E considerando infine che persino gli outlets di Serravalle, posti nello strategico punto di confluenza di quattro regioni, cominciano a risentire oggi della crisi economica. Sembra a questo punto indubbio che se anche il progetto di un parco esclusivamente commerciale dovesse essere accantonato la nuova destinazione dell’area, ormai compromessa, sarebbe industriale o residenziale. Non meno lucrose per la società. Desultorie quanto le previsioni dei posti di lavoro sono quelle relative al numero di visitatori ipotizzato dalla società Da 1,4 milioni di visitatori del parco e 1,5 dell’area commerciale all’anno previsti nei primi tempi del progetto si è arrivati nel 2002 alla previsione di 10 milioni per la sola area commerciale. Nel sito ufficiale di Mediapolis si dice infine di 15 milioni. Probabilmente una boutade, ma in ogni caso non c’è da rallegrarsi e le certezze sono ben altre. 11

Qualcuno ha infatti calcolato che se i visitatori fossero anche solo un milione si avrebbe considerando un raggio di 25 chilometri, per restare in Canavese - un’emissione di 75mila tonnellate di anidride carbonica all’anno. E questo in un territorio la cui vocazione ad accogliere colture di pregio a iniziare da quella vinicola - come peraltro suggerisce anche il nuovo piano strategico del Canavese dovrebbe essere oggi riconosciuta e promossa. Altre ancora le criticità, già più volte evidenziate dal coordinamento delle associazioni ambientaliste ai cui documenti si rinvia per i necessari approfondimenti. Tra i principali problemi l’inquinamento, la precarietà dell’approvigionamento idrico, la distruzione dell’ecosistema, la cementificazione e modificazione irreversibile di un territorio che nonostante il suo passato industriale aveva preservato oasi paesaggistiche: uno scempio incompatibile con la vocazione a un turismo di qualità che si va oggi faticosamente affermando in Canavese. E ancora il rischio di esondazioni (magari non più per Mediapolis ma per la zona di Tina che patirebbe per la riduzione della superficie golenale). E non ultimo la scelta di un modello di sviluppo fondato sul consumismo esasperato con gli inaccettabili modelli culturali connessi. Ragioni diverse e molteplici dunque per dire no a Mediapolis, emblema di interessi privati smodati e di miopia o corruzione politica.

(a cura di Beppe Gillio)

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FONTI ESSENZIALI

«Varieventuali» (in particolare Storia di un parco fuori tema, supplemento al numero del 4 giugno 2003) «La Sentinella del Canavese» (quasi 400 articoli del periodo 2003-2008) http://themepark.gruppomediapolis.com/ (sito ufficiale di Mediapolis) http://digilander.libero.it/idste/millenniumpark.html http://www.parksmania.it/parco.php?pid=134 http://www.fondoambie... http://www.legambient... http://www.enricomori...

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