Null

  • July 2020
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  • Words: 942
  • Pages: 3
Versione 92 pagina 115 Quando l’inverno non era ancora arrivato, siccome erano state radunate le quattro legioni più vicine, all’improvviso Cesare marciò velocemente verso i confini dei Nervi e, prima che essi poterono o riuniursi o sfuggirgli, siccome aveva catturato un gran numero di pecore e di uomini e aveva concesso alle milizie quella preda e la devastazione dei capi, li costrinse a venire alla resa e a dare a lui degli ortaggi. Egli siccome aveva conclusa la cosa velocemente, ricondusse nuovamente le legioni all’accampamento invernale. Cesare, convocato giustamente il primo consiglio della Gallia come aveva deciso, quando furono arrivati i rimanenti oltre i Senoni, i Carnuti e i Treviri, pensando che questo fosse l’inizio della guerra e della ribellione, al punto che tutto sembrava da posticipare, trasferì l’assemblea a Luterzia dei Parisi. Questi erano confinati dai Senoni e nella memoria dei padri avevano unito la civiltà; si pensava che fossero lontani da questo piano. Detta questa cosa dalla tribunia lo stesso giorno partì con le legioni verso i Senoni e giunse là a marce forzate.

Versione 100 pagina 124 – Una decisione strategica Quando le torri si erano ormai avvicinate alle mura, Cesare venne a sapere dai prigionieri che Vercingetorige, poiché aveva finito le risorse nell’accampamento, di persona si stava muovendo vicino ad Avarico con la cavalleria e con i fanti che erano soliti combattere tra i cavalieri, era partito per fare un agguato là dove pensava che il giorn0o seguente i nostri sarebbero andati. Avendo conosciuto queste cose era partito nel mezzo della notte, in silenzio, ed era giunto all’accampamento. A lui velocemente per mezzo degli esploratori con il famoso arrivo di Cesare, nascosero i carri e le armi nel folto del bosco, predisposero tutte le truppe in un luogo elevato e aperto. Cesare velocemente annunciata questa cosa comandò di radunare le i bagagli e di preparare le armi.

Versione 102 pagina 125 – Temistocle Suo padre Neocle nacque da genitori nobili. Egli condisse in sposa una cittadina dell’Acarnia dalla quale nacque Temistocle. Questo, siccome fu meno accettato dai genitori, poiché viveva troppo liberamente e trascurava il patrimonio famigliare, fu cacciato dal padre. Quell’affronto non lo ferì, ma anzi, lo irrobustì. Infatti quando pensò che quello non poteva essere estinto senza il massimo impegno, si dedicò totalmente allo stato, ponendosi più diligentemente al servizio degli amici e della gloria. Si occupò molto dei processi provati, partecipava spesso all’assemblea del popolo; nessuna cosa di una certa importanza fu sostenuta senza di lui; trovava velocemente le cose che servivano, nello stesso tempo chiariva facilmente con un

discorso. E non era da meno disposto nel portare a termine le cose piuttosto che nell’escogitare, siccome per quelle presenti e quelle future giudicava oggettivamente e metteva astutamente in movimento, come disse Tucidide. Dopo questo avvenne che in breve tempo era diventato illustre. Fu il primo inoltre in grado di impossessarsi dello stato nella guerra di Coriacea: fu fatto pretore dal popolo per amministrare non solo durante la guerra, ma restituì anche una civiltà più ardita in un tempo seguente.

Versione 106 pagina 135 – Scene di distruzione e strage I Focisi sono colpiti da tutte le parti e vengono rapiti; i figli non sono lasciati ai genitori, i coniugi agli sposi, le statue degli dei ai loro templi. Soltanto uno fu il conforto per gli infelici, i quali, perché Filippo aveva defraudato gli alleati dalla parte del bottino, non videro nulla delle loro cose presso gli avversari. Ritornato nel regno, come i pastori portano il bestiame ore nelle tenute invernali ora nelle tenute estive, così lui conduce a suo piacimento popolazioni e città come a lui sembrava o da riempire o da lasciare. Ovunque l’aspetto delle cose era da compiangere e simile ala distruzione. In verità quella paura non era del nemico, né il correre qua e là delle milizie per la città, né il fragore delle armi, né il saccheggio dei beni e degli uomini, ma un dolore e un lutto silenzioso; poiché temevano che le loro stesse lacrime non fossero considerate davanti all’arroganza. Il dolore crebbe per la stessa trascuratezza, tanto più profondamente represso quanto meno era lecito dichiararlo. Consideravano ora i sepolcri degli antenati, ora gli antichi Penati, ora le cose nelle quali erano stati generati, per le quali avevano generato commensuranti ora la loro sorte, pochè erano vissuti in quel giorno, ora dei figlio, poiché non erano nati dopo quel giorno.

Versione 107 pagina 136 – La battaglia di Farsalo Cesare in quello stesso tempo ordinò che il terzo schieramento, che era stato fermo ed era rimasto fino a quel momento nel luogo, accorresse. I pompeiani non poterono sostenere e si diedero tutti quanti alla fuga. E in verità non era sfuggito a Cesare che dalle sue coorti, che erano collocate nel quarto schieramento contro la cavalleria, era cominciato l’inizio della vittoria, come lui stesso aveva detto incitando i soldati. Di quelli infatti la prima fila fu respinta, dagli stessi furono fatte stragi di arcieri e di frombolieri, dagli stessi lo schieramento fu accerchiato dalla parte sinistra dei Pompeiani e fu fatto l’inizio della fuga. Ma Pompeo, quando vide la sua cavalleria respinta e volse l’animo da quella parte tetto rizzata nella quale confidata maggiormente, disperò per sé e per gli altri, si allontanò dallo schieramento e subito si recò all’accampamento con il cavallo e disse ai suoi centurioni, che aveva lasciato a difesa della

porta pretoria, chiaramente, per accontentare le milizie: “Proteggete e difendete con diligenza l’accampamento, se accadrà il peggio. Io mi occupo delle parti rimaste e rafforzo i presidi degli accampamenti”. Quando ebbe detto queste cose, si recò nel pretorio temendo cose gravissime e aspettando tali eventi. seguente.

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