No Al Test Amen To Biologico

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LETTERA APERTA A S.E.R. CARD. BAGNASCO PERCHE’ DICIAMO “NO” AL TESTAMENTO BIOLOGICO Eminenza Reverendissima, mi faccio portavoce di varie Associazioni e Comitati “Pro life” sparsi nelle nostre città italiane, per segnalare il nostro sconcerto davanti alla notizia di una eventuale apertura al testamento biologico che Lei avrebbe indicato all’inizio dei lavori del Consiglio permanente della Cei. D’accordo che questa frase è stata subito seguita da molti “distinguo” per metterci in guardia da eventuali “forme mascherate di eutanasia”, come Lei ha espressamente precisato, tuttavia mi permetta, Eminenza, di chiederLe che cos’altro può essere il testamento biologico se non un modo subdolo, ipocrita e solo apparentemente democratico di una nuova forma di eutanasia che si sta profilando all’orizzonte dell’Unione Europea come nuova conquista sociale da perseguire con tutti i mezzi, a coronamento di altre nefaste “conquiste” quali l’aborto facile, i matrimoni sempre più “variegati”, la sessualità più trasgressiva e istintiva, detta gender, da elevare a valore giuridico? L’ipotesi che si possa in qualche modo distinguere il testamento biologico dall’eutanasia è assurda, se pensiamo che l’autore di questa proposta di legge è il prof. Veronesi, lo stesso che in un suo libro avrebbe suggerito a tutta l’umanità di “sparire” (non si sa in quale modo!) al compimento del 50.mo o massimo 60.mo anno di età, cioè dopo che l’uomo e la donna hanno già assolto al loro compito di procreare e allevare la prole. Se il prof. Veronesi suggerisce di sparire a chi sta bene, solo perché segue le leggi della vita che sono quelle di invecchiare, figuriamoci che speranza di guarigione può avere chi inizia a star male, a qualunque età, in virtù del testamento biologico! Con molta probabilità si tratta di legalizzare un semplice “lasciapassare” all’altra vita, sottoscritto dagli interessati, ai quali si è fatto prima il solito lavaggio del cervello mediatico, al fine di tacitare la coscienza di quei politici e di quei medici che hanno perso di vista l’alto valore deontologico della loro professione, e che si sono lasciati ottenebrare da una mentalità sempre più qualunquista, opportunista, disfattista, e “affarista” proprio sulla pelle di ingenui come noi. Basti vedere con quanta superficialità hanno condotto la questione della donazione degli organi, con l’ipocrita legge sul silenzio-assenso, per capire dove hanno intenzione di approdare costoro! Persa di vista la grande dignità della persona umana in qualunque situazione essa si trovi, (concetto troppo spudoratamente cristiano per essere accettato da certa gente!) per costoro siamo solo oggetto da manipolare a seconda degli interessi del momento, e sono così astuti da farci credere che la nostra dignità consiste nel farci ammazzare, piuttosto di dover affrontare l’inevitabile sofferenza che di solito accompagna il destino di ogni uomo in prossimità della morte! E se questa sofferenza dovesse essere causata in qualunque periodo della vita per motivi non fisici ma morali, quali delusioni, umiliazioni, insuccessi, tradimenti, fallimenti… ecc. a tal punto da invocare la morte come liberazione, potremmo lo stesso sperare di essere inclusi nel “testamento biologico” per evitare certe sofferenze morali spesso assai più dolorose di quelle fisiche? Eminenza, perso di vista il senso del vivere dell’uomo su questa terra per questi pochi anni che ci è consentito di vivere, con tutto il suo carico di gioie e di dolori, di fatiche e di speranze, perso di vista il valore spirituale, trascendentale e non solo materiale ed economico della persona umana, mi dica… vale veramente la pena di vivere, anche fossimo nell’abbondanza e nel gaudio massimo? Perché molta gente ha paura della morte? Perché la morte per chi non crede in Dio è il disfacimento totale, è l’annientamento di tutto, cosa terribile da affrontare con le sole nostre forze, meglio chiudere del tutto prima che si presenti questo non facile momento. Ma il cristiano, il credente, non ha paura di affrontare la morte e la sofferenza perché sa che non è solo, ma lo accompagna sempre la mano paterna di Dio in vista del premio finale. “Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano”, dice con forza San Paolo nella prima lettera ai Corinzi, e noi lo vogliamo credere fermamente, o Signore, anche se siamo pieni di paure, di miserie e di debolezze. Patrizia Stella – Verona

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