LA TECNICA APPLICATA NEL POSSESSO PALLA
INTRODUZIONE: TECNICA DI BASE E TECNICA APPLICATA La tecnica calcistica è il complesso delle abilità inerenti i movimenti che il giocatore è chiamato a compiere durante la gara, quando si trova in contatto o comunque in relazione con la palla. Sotto il profilo didattico, che è quello che maggiormente intendo sviluppare, si parla di tecnica di base, che consiste nel contatto uomo - palla, a prescindere da ogni fase dello sviluppo del gioco, e di tecnica applicata, che è invece relativa a tutti quegli accorgimenti per mezzo dei quali i fondamentali vengono espressi in relazione allo sviluppo del gioco, tenendo conto dei compagni e degli avversari, il tutto nella forma più redditizia per lo sviluppo dell’azione. La tecnica di base è dunque un contenuto didattico preliminare, ma insostituibile, anche se non sufficiente per la formazione del calciatore che dovrà, per essere completo, perfezionare la sua tecnica globale in situazione di gioco. Per questo motivo ritengo che l’allenamento moderno debba considerare entrambi gli aspetti della tecnica. Per capire però quale peso dare nell’allenamento a tecnica di base e tecnica applicata, o meglio, quale relazione esista tra loro, ho voluto definire molto brevemente come si sia evoluto il concetto di “gioco del calcio” in questi ultimi 20 anni: tutto ciò al fine di determinare come sia cambiato con il modo di giocare anche il modo di allenare. So che esistono molti modi di intendere il calcio moderno e altrettante applicazioni, ognuna legata a qualche grande nome di allenatore: a prescindere da essi, il mio obiettivo nel corso di questa trattazione è di definire quali per me siano le priorità e le metodiche più appropriate e suggerire in questo senso una serie di esercizi di allenamento.
LE TRASFORMAZIONI DEL CALCIO NELL’ERA MODERNA Per la mia rapida analisi delle trasformazioni del calcio prendo in prestito un’affermazione che condivido, secondo la quale “il calcio deve sempre essere visto, considerato ed analizzato sotto l’ottica dei suoi fattori fondamentali: Tempo e Spazio”. Negli anni 70 – 80 si assisteva ad una pressione statica (determinata dalla marcatura) che assicurava spazi e tempi molto dilatati. Le squadre attuavano una sorta di pressione, ma questa era sviluppata quasi esclusivamente nelle due zone difensive e quasi sempre con pressioni individuali, data la disposizione delle squadre in campo. Raramente si assisteva a raddoppi di marcatura e anche con le squadre disposte a zona le coperture erano relative. Le zone di pressione erano quindi ben definite e difficilmente si spostavano a prescindere dalla posizione della palla. Tutto ciò definiva un calcio meno pressato, dove generalmente gli spazi e i tempi di manovra erano più ampi (essendo le squadre più lunghe) e dove spesso la tecnica di base era prevalente sulla tecnica applicata. In questo ambito, la sequenza per chi riceveva palla era:
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Gesto tecnico : azione di tecnica di base con supporto di spazio e tempo
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Scegliere
: pensiero, atto tattico (capire, valutare e decidere)
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Eseguire
: azione di tecnica applicata
Esistevano quindi due momenti tecnici: il primo, che era prettamente di tecnica di base (stop, controllo, ecc.) e il secondo di tecnica applicata (passaggio, dribbling ecc.); ma tra essi si interponeva l’atto tattico, che poteva più o meno prolungarsi secondo le zone di campo in cui si operava e secondo la pressione statica esercitata dagli avversari. In questo momento tattico si doveva capire e valutare per scegliere le varie opzioni di gioco. Con l’avvento del calcio moderno, molte variazioni nel modo di intendere lo stesso, dovute a molteplicità di fattori, hanno imposto una sequenza diversa a queste parole chiave. Se, come abbiamo visto, precedentemente si assisteva ad una pressione “statica" , ai giorni nostri, essendo mutate in modo sostanziale le situazioni tattiche ed essendo con loro migliorate le condizioni psicofisiche, si è determinato lo sviluppo di una pressione “dinamica” con le squadre che si muovono in funzione della posizione della palla. Di conseguenza, gli spazi ed i tempi a disposizione sono di molto diminuiti. In questo ambito, la sequenza per chi riceve palla non può più essere Gesto tecnico – Scegliere – Eseguire , ma: •
Scegliere: pensiero, atto tattico (capire, valutare e decidere)
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Gesto tecnico: azione di tecnica di base o di tecnica applicata a seconda dello spazio e del tempo a disposizione
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Eseguire: azione di tecnica applicata
Analizziamo dunque le differenze tra le due sequenze proposte. Innanzitutto, nel calcio attuale lo scegliere è divenuto un atto molto complesso ed articolato: esso dipende sia dalla quantità di informazioni date dal vissuto dell’allenamento, sia dalle opzioni date dal movimento dei compagni (e dall’atteggiamento degli avversari). Inoltre, nella fase del gesto tecnico, più il tempo a disposizione e gli spazi si restringono, più l’azione di tecnica di base confluisce rapidamente in azione di tecnica applicata. Ciò significa che il gesto tecnico e l’eseguire, che prima erano divisi (quasi sempre dallo scegliere) e quindi distinti, ora si sono avvicinati. In pratica, tecnica di base e tecnica applicata si fondono spesso in un unico gesto.
UNA NUOVA CONCEZIONE TECNICA L’avvento delle sostanziali modifiche appena sopra riportate ha portato alla definizione di una diversa concezione tecnica. Nel calcio moderno con questo concetto si intende la capacità di eseguire un movimento voluto, cosciente e giustificato Questa nuova concezione tecnica nasce da un apprendimento intelligente, che sfrutti l’arma della motivazione (personale e di gruppo) per rendere cosciente ogni movimento e dare ad esso una finalità, con il preciso scopo di creare degli automatismi che possano essere riutilizzati o modificati secondo le diverse situazioni di gioco che via via si presenteranno. Personalmente ritengo che la capacità tecnica di un giocatore non sia solo attitudinale e che una buona collaborazione fra la mente ed il corpo in movimento nasca anche dall’abitudine ad analizzare e comprendere le più svariate situazioni di gioco. In altre parole, un’attenta, creativa e metodica opera di sensibilizzazione da parte dell’allenatore permette alla mente del giocatore motivato di percepire e riconoscere le sensazioni trasmesse dal corpo attraverso i canali percettivi (tatto, vista, udito, collocazione spazio/temporale…) e di conseguenza di elaborare in tempi brevi una risposta adeguata ad una determinata situazione. In definitiva, l’allenatore deve stimolare ed abituare i propri giocatori alla lettura della situazione, utilizzando una grande varietà di tempi e spazi a disposizione, per il raggiungimento degli obiettivi, tenendo conto che durante la gara si debbono affrontare problemi di tipo tecnico, comunicativo, collaborativo, tattico e strategico. Da parte sua, il giocatore deve saper attivare la sua personale capacità di adattarsi e risolvere problemi, sviluppando fantasia, creatività, autonomia e discrezionalità, e sfruttando tutte le esperienze precedenti in riferimento al pensiero tattico.
L’IMPORTANZA DELL’ALLENAMENTO Per quanto ho vissuto nel mio passato di giocatore e nel mio presente di allenatore, credo fermamente che la chiave delle risoluzioni positive dei problemi del gioco stia nel “bagaglio” di conoscenze frutto delle esperienze vissute durante l’allenamento. Oggi più che mai, con la complessa struttura del gioco, il continuo mutare delle situazioni, l’esistenza di tanti fattori coinvolti nel rendimento individuale e di squadra, sono convinto che l’allenamento sia il punto focale intorno al quale ruota il processo formativo del giocatore sia dal punto di vista dello scegliere (atto tattico) che dell’eseguire (atto tecnico), anche se sono cosciente di tralasciare, in questo contesto, la componente fisica e quella caratteriale, che pure sono molto importanti. L’attenzione che rivolgo alla formazione di un giocatore in rapporto allo sviluppo del gioco, infatti, non significa affatto che voglio dimenticare gli altri aspetti che concorrono alla formazione di un buon giocatore. In particolar modo mi preme ricordare che la tecnica è un presupposto fondamentale per il
gioco collettivo, e che pertanto non possiamo pensare di creare abilità complesse a prescindere da quelle puramente individuali. In questo senso il nostro compito di allenatori è quello di essere attenti osservatori e di riservare uno spazio ed un tempo adeguato anche allo sviluppo o al mantenimento dei gesti tecnici. Se nel calcio moderno tecnica di base e tecnica applicata possono arrivare a fondersi in uno stesso gesto, significa che entrambe devono essere allenate con uguale intensità.
IL RUOLO DELL’ALLENATORE Dal momento in cui tra gioco ed allenamento deve esistere una grande “correlazione”, compito dell’allenatore è quello di facilitare il trasferimento nella gara, dando la possibilità al giocatore di partecipare come soggetto attivo, in grado di vivere l’allenamento, e non come soggetto puramente allenabile: cercando cioè di creare, attraverso il maggior numero di informazioni e quindi di vissuto, giocatori che sappiano “decidere” nei modi e metodi più corretti e che siano dotati di qualità adatte a risolvere le molteplici soluzioni ed i quesiti tecnico – tattici che la gara propone in continuazione. E’ sviluppando queste qualità nell’allenamento che permetteremo al giocatore di essere creativo e costruttivo utilizzando il giusto approccio nel momento giusto: un suo elevato rendimento dipenderà dal “saper” cosa fare nelle diverse circostanze della partita. L’allenatore perciò deve perfezionare un allenamento che fornisca: •
Una globalità dell’attività agonistica per permettere un processo di formazione
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Un’infinità di situazioni varie e complesse, per far nascere nel giocatore esperienze sempre nuove, in modo che, dapprima subendole e poi vivendole, egli le possa comprendere ed analizzare coscientemente, in modo da affrontarle sempre positivamente nella gara, potendole riconoscere.
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Situazioni che permettono di accrescere il bagaglio personale di ognuno e quindi migliorare gli aspetti di gioco.
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Esercitazioni tecniche, tattiche e strategiche mirate in tutte le loro varietà ed efficacia in modo da essere sublimate.
Tutto questo per permettere al giocatore, nella gara, di esprimere oltre che un gioco istintivo, anche uno organizzato, in quanto capace di analizzare, elaborare, comprendere i diversi elementi presenti nella competizione ed essere preparato, nell’ambito della squadra, a dar vita ad una prestazione ottimale. Non è possibile chiedere o pretendere dai propri giocatori un certo comportamento tecnico – tattico, che non è realizzabile se, durante gli allenamenti, non è stato mai o sufficientemente provato e analizzato. L’apprendimento si completa solo attraverso l’imitazione (anche se ritengo che questa fase sia soprattutto ad appannaggio dell’età giovanile) e la sperimentazione attiva.
Quindi il nostro compito di allenatori è dare: •
Al giocatore (e al gruppo) la possibilità di migliorare il proprio apprendimento nel saper “leggere” le varie informazioni in modo da poter agire conseguentemente.
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Proporre compiti nuovi in modo da obbligare il giocatore (e il gruppo) a ricercare nuove e adatte soluzioni aiutandolo nelle scelte e indirizzandolo nelle giuste direzioni.
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Richiedere più metodi di sviluppo e di esecuzione sia dal punto individuale che collettivo.
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Proporre un allenamento mirato, basato direttamente sul gioco vero, originale.
CONCLUSIONE: I PRESUPPOSTI PER UN BUON ALLENAMENTO DELLA TECNICA Sulla base di quanto espresso finora, la mia idea è che quindi ogni esecuzione proposta in allenamento debba essere la rappresentazione di una o più situazioni di gioco nei particolari e nel suo complesso, in modo da rappresentare la complessità del gioco stesso. Ogni esercitazione sarà un “momento” una “situazione” una “tematica” che i giocatori devono affrontare con la mentalità giusta e nelle situazioni tecnico - tattiche che si troveranno a vivere nelle vere competizioni. Poiché ai giorni nostri un gioco sempre più rapido ha richiesto un adattamento degli schemi ed un affinamento della tecnica, data la velocizzazione dei diversi gesti, per migliorare il bagaglio tecnico della squadra sarà altrettanto importante che le esercitazioni tecniche siano effettuate: •
ad alta intensità
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con la massima attenzione, concentrazione e applicazione
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in modo che si debba, nell’esercitazione, effettuare i diversi gesti tecnici ad una velocità uguale o superiore a quella che sarà loro richiesta nel corso della partita, dato che, nei centri celebrali della coordinazione, la velocità è un fattore molto importante
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in presenza di avversari veri o presunti.
I giocatori considerati bravi saranno quelli che sanno cosa devono fare in quel particolare momento, piuttosto che come farlo.
Le esercitazioni nel loro insieme (sia di tecnica di base che applicata) dovranno comprendere le componenti reali di gioco: velocità, continuità delle azioni stesse, susseguirsi continuo di modificazioni, presenza dell’avversario, paura di sbagliare, aiuto proposto dai compagni, ecc. In altre parole nell’allenamento, bisognerà creare un “ CLIMA REALE ” e non artificiale.
APPENDICE: DEFINIZIONE DELLE FASI DI POSSESSO PALLA Mi sembra importante a questo punto definire in termini concettuali le fasi di possesso palla:
A) Possesso diretto - in riferimento al possesso individuale (se stessi) 1) controllo e difesa 2) passaggio 3) dribbling 4) tiro in porta
B) Possesso indiretto - in riferimento al possesso palla di un compagno 1) smarcamento 2) contromovimento 3) sostegno offensivo 4) velo
A) Possesso diretto 1) – Il controllo e la difesa della palla “Per quanto concerne questo elemento di tecnica applicata, assume un’importanza determinante il gesto tecnico dello stop. E’ implicito quindi che il calciatore debba disporre di un’appropriata preparazione tecnica e coordinativa specifica, e sarà quindi opportuno addestrarlo ad una corretta esecuzione di tutti i vari tipi di stop, tenendo conto della necessaria progressività metodologica. (…) Fattori fondamentali -
Il calciatore deve essere in possesso di una buona capacità di valutazione spazio –temporale, cioè quella capacità che gli consenta di effettuare un’appropriata valutazione della distanza, della traiettoria e della velocità con cui arriva la palla.
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Il calciatore non dovrà aspettare la palla, ma dovrà portarsi il più rapidamente possibile sul punto di arrivo di questa, per non rischiare l’anticipo e per predisporre il proprio corpo già in equilibrio per effettuare lo stop.
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Sarà comunque fondamentale per il calciatore a conclusione del movimento di smarcamento, per venire in appoggio al compagno, “non dare le spalle al campo” ma orientare il proprio corpo in modo da avere a disposizione un campo visivo il più ampio possibile,
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In presenza di un avversario, al momento della ricezione, sarà fondamentale mantenere la copertura della palla, frapponendo il proprio corpo tra questa e l’avversario stesso controllandola con l’arto opposto rispetto alla sua posizione.
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Il calciatore dovrà effettuare lo stop il più rapidamente possibile, oltre che in base alla traiettoria e alla velocità con cui arriva la palla, alla situazione contingente e conseguentemente all’obbiettivo che egli stesso vuole raggiungere, posizionandosi nella direzione verso la quale intende proseguire.
In talune situazioni, soprattutto in fase di impostazione, sia davanti alla zona pericolosa che a centro campo, nella tipica giocata a due tocchi, sempre in sicurezza, sarà opportuno controllare la palla con un piede per poi calciarla con l’altro, avendo l’accortezza di orientare la punta del piede partente (quello che ha anche effettuato lo stop) già verso l’obbiettivo, in modo così da guadagnare tempo. Nella circolazione della palla da una parte all’altra del campo, con questa proveniente da sinistra, e dovendola indirizzare sulla propria destra, sarà opportuno che il calciatore la controlli con l’interno piede destro per poi calciarla col sinistro, e viceversa, con palla in arrivo da destra, stop con l’interno piede sinistro e passaggio di destro. Anche durante una corsa di smarcamento in profondità, sarà opportuno, al momento del controllo di palla, avere il corpo rivolto nella direzione verso cui si intende proseguire o concludere l’azione. Nel caso dello stop a seguire, sarebbe opportuno abbinare al gesto una finta, una sorta di contromovimento, per potersi meglio sottrarre da un’eventuale marcatura dell’avversario. Così come lo stop di interno piede su traiettoria rasoterra, oltre a permettere al calciatore di giocare in sicurezza (stop e do), soprattutto nei pressi della zona pericolosa, gli consentirà, se attaccato alle spalle da un avversario, di sottrarsi alla sua marcatura: stop, finta, portando via la palla con l’interno dell’altro piede in direzione opposta. Con il rallentamento della velocità della palla, effettuato generalmente con l’interno piede, l’attaccante, andando incontro a questa, oltre a mantenerne la copertura, potrà proseguire nella direzione stessa della palla.”
2) – Il passaggio “Potrebbe essere definito come l’atto di indirizzare la palla verso il compagno. E’ il gesto tecnico del calciare applicato allo sviluppo del gioco, può essere quindi considerato l’elemento che collega la tecnica individuale al gioco collettivo. Il passaggio serve fondamentalmente a : - guadagnare tempo e spazio - superare uno o più avversari; - mantenere il possesso di palla Il passaggio richiede inoltre un minor consumo energetico rispetto al dribbling e alla guida della palla.
Il tempo del passaggio è dettato dal movimento senza palla del possibile ricevitore. Il passaggio può essere: - Diretto: se viene effettuato sulla figura del proprio compagno. Ad esempio, se indirizzato a un compagno che, muovendosi in diagonale, venga in appoggio per costituire un punto di riferimento per il portatore di palla. Se il compagno fosse marcato, il passaggio dovrebbe essere effettuato sul piede opposto al lato dove si trova l‘avversario, in modo da consentirgli di effettuare una buona copertura della palla. - Indiretto: se viene effettuato nello spazio libero, sulla direzione di corsa del compagno. Ad esempio, se la palla viene indirizzata in profondità oltre la linea di una difesa schierata a zona nell’interspazio tra due difensori, per l’inserimento da dietro di un compagno Il passaggio inoltre può essere: - Breve o medio breve: entro i 15-20 metri. Può essere effettuato calciando con l’interno piede: viene utilizzato maggiormente davanti alla zona pericolosa, dove il portatore deve giocare in sicurezza (entro il proprio campo visivo) per garantirsi una maggiore precisione, ma anche a centrocampo, dove non può permettersi di perdere palla. Può anche essere effettuato con l’esterno collo piede: viene utilizzato più frequentemente in fase di finalizzazione, dove occorre più rapidità e più imprevedibilità, anche durante una corsa veloce. - Lungo: oltre i 20-25 metri. Può essere effettuato calciando con l’interno collo piede: potendo abbinare potenza a precisione, può essere abbinato a cambi di gioco, cross, traversoni, ecc. Può essere effettuato anche con l’esterno collo piede: non garantisce la medesima precisione del calcio di interno collo piede, ma potrebbe sopperire alla mancanza del piede meno abile, ed essere utilizzato al meglio durante una corsa veloce. Il passaggio può anche essere effettuato con la punta del piede: questo tipo di calcio sarà usato prevalentemente su terreni fangosi, ma potrà essere usato anche per anticipare l’intervento dell’avversario. In rapporto alle linee perimetrali del campo, il passaggio può anche essere così definito: - Passaggio in profondità: La palla si muove tendenzialmente lungo l’asse maggiore del campo; viene utilizzato soprattutto per le verticalizzazioni, previo movimento senza palla degli attaccanti atto a creare spazio per vie centrali. - Passaggio incrociato: il cosiddetto cambio di gioco, con la palla che viene calciata dalla zona destra del campo a quella sinistra o viceversa. Questo passaggio viene usato pure nell’applicazione di uno sviluppo di tattica: il gioco dalla parte cieca – sviluppo di tattica in fase di possesso, che può essere utilizzato come contromossa alla zona, al pressing e al fuorigioco. Attraverso una fitta rete di passaggi, congiuntamente al rallentamento del ritmo di gioco, si cerca di attrarre i giocatori avversari in una
determinata zona di campo, per poi metterli in difficoltà grazie ad una cambio di gioco nello spazio opposto, resosi libero, dove si andrà ad inserire imprevedibilmente un compagno. Ecco che in questo contesto tattico, disporre del calciatore col passaggio di 40-50 metri nei piedi (con palla veloce e traiettoria tesa per guadagnare tempo), sia condizione determinante. - Passaggio trasversale: con palla che si sposta parallelamente all’asse mediano del campo. Contrariamente ai due precedenti, con questo tipo di passaggio non si conquista spazio. Tra l’altro, il passaggio trasversale potrebbe rivestire connotati di notevole pericolosità, se effettuato ad esempio nel contesto di una circolazione della palla, da destra a sinistra o viceversa, sia nei pressi della zona pericolosa che a centrocampo. Soprattutto nel caso in cui il calciatore decidesse di giocare la palla dall’esterno verso l’interno, si potrebbe dare origine ad un intercettamento molto pericoloso da parte di qualche avversario seminascosto, che taglierebbe fuori sia chi effettua il passaggio, sia il possibile ricevitore. Quindi (…) sarà obbligo del ricevitore arretrare in diagonale verso il portatore di palla, invitandolo ad effettuare un passaggio indietro. - Passaggio in diagonale: con la palla che si muove obliquamente rispetto alla linea mediana del campo, come ad esempio nel caso appena citato, ma anche in situazioni in cui si debba comunque guadagnare spazio. Per effettuare triangolazioni, passaggi a muro o uno – due ecc. - Passaggio indietro: nel caso vi sia l’impossibilità di giocare la palla in avanti, vuoi perché gli spazi sono chiusi, vuoi perché i compagni sono marcati, sarà opportuno, anziché dare un calcione alla palla, effettuare un passaggio indietro al compagno venuto a sostegno, che avrà un campo visivo migliore a disposizione. Non si guadagnerà spazio, ma avremo senza dubbio la possibilità di mantenere il possesso palla, e comunque, nel frattempo, qualche situazione potrebbe sbloccarsi. Anche in fase di finalizzazione, l’attaccante spalle alla porta, trovandosi nell’impossibilità di potersi girare, dovrebbe cercare di trovare un appoggio indietro per quel compagno, che avesse la possibilità di proseguire l’azione, o di concluderla con il tiro in porta. Al momento del passaggio, se possibile dovranno essere considerate ed eventualmente valorizzate le caratteristiche del possibile ricevitore: -
per giocatori veloci: dovranno essere effettuati passaggi indiretti, nello spazio sulla corsa
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per giocatori lenti: passaggi diretti, sulla figura
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per giocatori dotati di elevazione: potranno essere effettuati passaggi con traiettoria aerea
Ad esempio, disponendo di attaccanti veloci ma di bassa statura, sarebbe improponibile chiedere agli esterni di andare al cross dal fondo imprimendo traiettorie molto alte; sarebbe più opportuno giungere alla finalizzazione attraverso veloci verticalizzazioni, uno –due, tagli, corse orizzontali e taglio o movimenti a L, movimenti a mezzaluna ecc. Tuttalpiù, i cross potrebbero essere con traiettoria bassa e tesi sul primo palo, per un’eventuale spizzicata. Il calciatore, nel momento dell’esecuzione del passaggio, deve tener conto dei fattori TEMPO e SPAZIO
a seconda delle situazioni. Un passaggio lento può dare tempo all’avversario di prendere posizione, di anticipare o intercettare la palla. In fase di finalizzazione, una manovra lenta dà modo alla squadra avversaria di concentrarsi dinanzi alla zona pericolosa; quindi, per evitare ciò, sarà opportuno che i passaggi siano veloci con palla tesa e rasoterra, cioè immediatamente giocabile. Pochi passaggi ma veloci. In fase di impostazione, davanti alla zona pericolosa, sarà opportuno giocare in sicurezza (all’interno del cono visivo). Se la squadra avversaria dovesse accennare movimenti a pressione, a quel punto sarebbe opportuno effettuare una circolazione veloce della palla, grazie a passaggi tesi e veloci con palla rasoterra, in modo da non offrire punti di riferimento per pressioni individuali, raddoppi e azioni coordinate di pressing. Va comunque sottolineato che non sempre è consigliabile far circolare la palla in modo veloce; talvolta è consigliabile anche il contrario: vi sono infatti delle situazioni tattiche in cui il ritmo di gioco deve essere rallentato, per poi magari essere accelerato nuovamente (es: gioco dalla parte cieca) e quindi anche il passaggio potrà essere più o meno veloce. E’ particolarmente importante che il calciatore effettui il passaggio comunque con imprevedibilità, in modo di non far capire troppo in anticipo agli avversari dove vuole giocare la palla. Le capacità coordinative sono assai importanti nell’esecuzione del passaggio; ne citiamo 2 tra le tante: - La capacità di differenziazione, che permette di gradualizzare in modo preciso la forza da impiegare nel gesto tecnico. - La capacità di orientamento, che consente al calciatore di muoversi nello spazio in riferimento alla posizione della palla, dei compagni e degli avversari. Essa viene associata con la cosiddetta VISTA PERIFERICA. Nel caso in cui il terreno di gioco sia fangoso, sarà opportuno effettuare il passaggio colpendo la palla nella sua parte inferiore, per imprimere una traiettoria aerea , impedendogli così di impantanarsi nel terreno; così come in caso di terreno bagnato, sarà più logico effettuare passaggi tesi ma sulla figura del compagno. Il passaggio potrà essere effettuato anche con il COLPO DI TESTA, utilizzando la fronte, che essendo superficie ampia e piatta, garantirà precisione. Collocandosi frontalmente nei confronti della palla e grazie ad un accentuato inarcamento, si potrà offrire al gesto anche più potenza.”
3) – Il dribbling “ (…) Questo elemento di tecnica applicata , pur essendo un comportamento puramente individuale, riveste nel contesto collettivo a livello tattico, un aspetto determinante, in quanto col dribbling si può acquisire superiorità numerica e non solo; il dribbling può anche essere considerato una valida contromossa al pressing avversario, in particolare a quello difensivo.
Il dribbling è un’azione Psico-Fisico-Tecnica del calciatore, compiuta col preciso obbiettivo di superare uno o più avversari, mantenendo il possesso di palla. I fattori che determinano quindi la predisposizione del calciatore a questo tipo di azione sono molteplici: tecnici, coordinativi, condizionali e, non ultima, la personalità dell’individuo. La personalità dell’individuo è un fattore importante e pluricomposito: le qualità psicologiche ricoprono un ruolo fondamentale (il calciatore intelligente capisce quando e dove effettuare il dribbling). Ad esempio, durante un’azione di pressing ultraoffensivo avversario, a ridosso della zona pericolosa, sarebbe molto rischioso effettuare il dribbling, e potrebbe essere più opportuno optare con un lancio con l’intento di scavalcare la zona del pressing. E’ invece più consigliabile effettuare il dribbling in fase di finalizzazione, anche come contromossa al pressing difensivo. Il dribblatore deve possedere equilibrio emotivo e fiducia in se stesso, deve cioè essere conscio delle proprie possibilità, senza però sopravvalutarsi. Deve sapersi prendere delle responsabilità, sapendo a cosa si espone, sia in senso positivo che in senso negativo. (…) Come già accennato in precedenza, il dribbling viene usato più frequentemente in fase di finalizzazione, oppure in situazioni di difficoltà, quando cioè il portatore di palla non ha alternative di passaggio. In fase di finalizzazione, può capitare che, grazie ad un’abile movimento di allontanamento dalla linea palla-porta delle punte, il portatore riesca a dare scacco al libero o al centrale difensivo, creando così un uno-contro-uno. In un contesto situazionale, sarà opportuno, dato anche l’aspetto estremamente personale del dribbling, dare solo alcuni input al dribblatore: -
conoscenza del lato debole dell’avversario
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nel puntare il difensore, l’attaccante deve cercare di acquisire più velocità possibile, senza peraltro pregiudicare il controllo della palla
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se il difensore si trova in posizione di divaricata laterale, l’attaccante deve costringerlo con delle finte a mantenere un equilibrio precario e saltarlo così dalla parte dove è rimasto sbilanciato
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se il difensore assume una posizione antero-posteriore, l’attaccante deve saltarlo sul piede più avanzato, nel momento in cui questi lo poggia a terra in modo da coglierlo sbilanciato e controtempo
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deve mantenere possibilmente la copertura della palla
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non deve farsi portare verso zone esterne lontano dalla porta
La finta è parte integrante del dribbling. E’ un movimento d’inganno, la cui caratteristica più importante è la verosimiglianza. Può assumere le forme più varie ed essere effettuata con più parti del corpo (col tronco, con le gambe, con cenni della mano, anche con uno sguardo). Le capacità coordinative che possono intervenire durante l’esecuzione del dribbling sono molteplici,
eccone alcune: - capacità di differenziazione: è la capacità di gradualizzare in modo preciso la forza da impiegare nella guida della palla - capacità di reazione: è la capacità di reagire il più rapidamente possibile ad un segnale, magari dopo aver effettuato una finta, e aver notato lo sbilanciamento dell’avversario, anticipando il suo intervento - capacità di equilibrio: è la capacità di mantenere il proprio corpo in condizioni ideali di appoggio al terreno, soprattutto da un punto di vista dinamico - capacità di combinazione od accoppiamento: è la capacità di coordinare più gesti nella stessa azione (ad esempio: finta e guida della palla) - capacità di adattamento e trasformazione: è la capacità del dribblatore di rispondere istantaneamente allo sbilanciamento dell’avversario, dopo aver eseguito una finta, con l’immediata esecuzione di un’azione intenzionale (ad esempio: la guida della palla) Determinanti nel dribbling sono anche le capacità condizionali, come velocità e forza. Soprattutto la velocità ricopre un ruolo importante, in particolar modo la velocità di decisione, che consentirà al calciatore di agire velocemente da un punto di vista psico-motorio: capire e decidere immediatamente che tipi di dribbling effettuare è dote essenziale del dribblatore, come del resto lo è conseguentemente anche la capacità di reazione, che consentirà all’attaccante di eseguire il movimento il più rapidamente possibile.”
4) – Il tiro in porta “E’ un elemento di tecnica applicata di fondamentale importanza, perché rappresenta la finalizzazione, l’obbiettivo di ogni situazione, sia collettiva che individuale in fase di possesso. L’attaccante che conclude a rete deve tener conto di alcuni parametri, quali: -
La posizione della palla (la distanza dalla porta, la posizione più o meno decentrata rispetto alla porta, il contatto o meno della palla con il terreno)
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La situazione contingente, riferita sia ad elementi soggettivi che oggettivi (posizione degli avversari, portiere compreso, dei compagni, condizioni meteorologiche
Per l’esecuzione del tiro, l’attaccante ha inoltre a disposizione tre opzioni: -
il tiro cosiddetto di potenza
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il tiro di precisione
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il tiro in cui vengono abbinate potenza e precisione
Nel tiro in porta dalla lunga distanza (20-25 metri circa dalla porta) tendenzialmente occorrerà imprimere al calcio la massima potenza, a discapito di una certa precisione; l’obbiettivo minimo sarà quindi quello di centrare la porta, mentre l’obbiettivo ideale, per i più bravi, sarà quello di calciare la palla nello spazio tra palo e portiere. In questo caso, il tiro potrà essere effettuato calciando con il collo pieno del piede.
L’approccio (o la rincorsa) dovrà essere diritto rispetto all’obbiettivo. Per imprimere una traiettoria rasoterra, sarà opportuno che, al momento dell’impatto, il piede d’appoggio sia posizionato accanto alla palla e sulla sua stessa linea, in modo da consentire al calciatore di mantenere il corpo nel giusto equilibrio; la punta del piede sarà rivolta verso l’obbiettivo. La massima escursione della gamba, con la relativa oscillazione e la conseguente rapida distensione dell’articolazione del ginocchio, garantiranno la massima velocità d’impatto del piede calciante sul centro palla e , conseguentemente, la maggior potenza possibile del tiro in porta. L’articolazione della caviglia dovrà essere ben bloccata, e la punta del piede tesa verso il basso. Il tiro in porta potrà essere effettuato anche con l’esterno collo, soprattutto per sostituire l’arto debole, la punta del piede d’appoggio sarà orientata leggermente verso l’esterno, per dar modo al piede calciante di entrare meglio tra palla e piede portante. Con il calcio di drop il tiro acquista la massima potenza;, un accorgimento utile sarà quello di tenere il piede d’appoggio leggermente più avanti rispetto alla linea della palla, in modo da tenere bassa la traiettoria del tiro. (…) Nel tiro in porta dalla media distanza (15-20 metri circa dalla porta), oltre al calcio di potenza che, data la minor distanza dalla porta, potrà acquisire requisiti di maggiore precisione, il calciatore potrà calciare anche con l’interno collo del piede, in modo da conferire al proprio tiro una miscela di potenza e precisione. Nel calcio di interno collo, l’approccio sulla palla sarà obliquo rispetto all’obbiettivo, prendendo posizione dalla parte opposta del piede con cui si calcia. Il piede d’appoggio dovrà essere posizionato sulla stessa linea, ma più distante dalla palla rispetto al calcio di collo pieno, in modo da consentire alla gamba portante di piegarsi e alla gamba calciante di distendersi. Questo tipo di calcio consentirà all’attaccante, sempre che ne abbia il tempo, dato che ci troviamo nella zona calda del campo, di indirizzare più facilmente la palla verso un angolo della porta, ricorrendo talvolta anche al tiro ad effetto. (…) Il tiro in porta dalla breve distanza (entro l’area di rigore) può essere effettuato sia con il collo che con l’esterno collo del piede, utilizzando la massima potenza, in modo da poter anticipare il gesto tecnico del portiere. A tal fine può essere utilizzato, data la rapida oscillazione, anche il calcio con la punta del piede che, oltre ad essere utilizzato per anticipare l’intervento dell’avversario anche durante una mischia, potrà essere utilizzato anche in caso di terreno fangoso. Per il tiro in porta di precisione è possibile cercare il goal anche col calcio di interno piede, che conferisce al tiro in porta la massima precisione, dato che si va a colpire la palla con la superficie più ampia del piede. Il tiro in porta con l’interno del piede non garantisce però molta potenza, in quanto dispone di un’oscillazione della gamba calciante limitata, ed il movimento è privo della distensione dell’articolazione del ginocchio. E’ sconsigliabile il tiro, se il portiere in uscita chiude lo specchio della porta, o se comunque un difensore si pone sulla linea palla-porta, sarà preferibile saltarlo in dribbling o effettuare un passaggio
ad un compagno. Considerazioni generali Nei tiri da posizione decentrata, da media e lunga distanza, sarà opportuno che l’attaccante cerchi il secondo palo, cosicché, se la palla finisse fuori dallo specchio della porta, il tiro potrebbe diventare un passaggio per un compagno che arrivi esternamente da dietro. Quindi, da sinistra l’attaccante calcerà col collo del piede sinistro e da destra, col collo del piede destro. Se l’attaccante dovesse convergere al centro da destra verso sinistra calcerà di sinistro e, viceversa, se dovesse muoversi da sinistra verso destra, calcerà col piede destro, anche nell’eventualità di anticipare l’intervento del difensore. Sui calci di punizione diretti nella zona calda, per scavalcare la barriera e indirizzare la palla in porta lontano dalla portata del portiere, l’attaccante calcerà col piede sinistro da destra, e viceversa col piede destro da sinistra. Da breve distanza, l’attaccante potrebbe cercare anche il primo palo: calciando forte sotto la traversa, se il portiere non dovesse rimanere in piedi, potrebbe essere anche goal. E data la minor distanza dal primo palo, con una rapida escursione ed oscillazione, l’attaccante potrebbe comunque anticipare l’intervento dell’estremo difensore. Il tiro in porta può essere effettuato anche di testa. Su cross da fondo campo, sarà opportuno che l’attaccante non si faccia attrarre troppo dalla palla: il trovarsi troppo in anticipo all’appuntamento con essa lo potrebbe costringere a colpire di testa indietreggiando. Il comportamento ideale sarebbe quello di andare in corsa sulla palla partendo da dietro, con i conseguenti vantaggi: -
poter saltare più in alto; imprimere più potenza nel colpo di testa;- un più ampio controllo visivo con la conseguente possibilità di indirizzare meglio la palla
-
poter andare in anticipo per una deviazione in porta”
B) Possesso indiretto 1) - Lo smarcamento “Questo primo elemento di tattica individuale è un fondamentale supporto per l’economia del gioco collettivo in fase offensiva. Calcisticamente parlando lo smarcamento è sinonimo di mobilità, uno dei “principi generali” della tattica e concetto fondamentale per lo sviluppo del gioco. Per il portatore di palla la staticità dei propri compagni è un aspetto estremamente deleterio; solo attraverso il movimento senza palla è possibile offrirgli più alternative di passaggio, più soluzioni di gioco, in modo da creare, nel contesto di un necessario equilibrio tattico, una inscindibile sequenza di sviluppi inderogabili: -
sostegno al portatore di palla
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conseguimento della superiorità numerica
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mantenimento del possesso palla
Cos’è lo smarcamento? In sintesi, è quel comportamento che consente al calciatore di escludere la marcatura dell’avversario andando a ricevere palla nello spazio. Ma è altresì vero che grazie a questo movimento il calciatore potrà indurre il proprio marcatore a seguirlo, con la conseguente creazione di spazio, essenziale per imprevedibili inserimenti atti ad acquisire ampiezza e profondità. In talune situazioni, è possibile inoltre che il calciatore si muova verso uno spazio già occupato da un compagno che, a sua volta, sarà costretto a liberare quella determinata zona con un altro movimento, per cui il movimento di un calciatore diventerà un “moltiplicatore di movimenti”. Quando si effettua lo smarcamento? E’ inevitabile che nello sviluppo di certe situazioni di gioco, il fattore tempo sia di fondamentale importanza. A tal proposito, come regola generale, si può asserire che lo smarcamento viene effettuato dal calciatore, nel momento in cui si rende conto che il compagno in possesso di palla è realmente in condizione di poterla trasmettere. In certe situazioni, soprattutto in fase di finalizzazione, può capitare di anticipare il movimento di smarcamento, confidando anche su particolari capacità tecniche del compagno, prima ancora che questi riceva palla, facendo però attenzione a non finire in fuorigioco. In certe situazioni, è possibile effettuare uno smarcamento quando, pur non essendoci i presupposti per ricevere, si cerca col movimento senza palla la possibilità di creare comunque una nuova situazione. Dove effettuare lo smarcamento? Nella cosiddetta “zona luce”, cioè in uno spazio di campo libero entro cui il calciatore possa essere visto dal compagno e dove sia in grado di controllare la palla senza che il marcatore avversario abbia la possibilità di intercettarla. E’ altresì importante che il possibile ricevitore tenga conto delle qualità tecniche del portatore di palla, smarcandosi in un determinato spazio, in modo tale da poter essere raggiunto dal passaggio più o meno facile del compagno. A tal proposito il fattore Spazio assume una importanza rilevante così come la capacità di orientamento, quella capacità, cioè, che consente al calciatore di sapersi muovere nello spazio in riferimento alla posizione della palla, dei compagni e degli avversari. Nella situazione in cui l’attaccante non avesse possibilità di soluzioni valide sia in appoggio che in profondità, la corsa di smarcamento potrebbe essere effettuata anche verso una zona di campo dove non sia possibile ricevere palla, con la sola finalità di creare comunque spazio per eventuali inserimenti di qualche compagno. Nella situazione in cui l’attaccante, muovendosi spalle alla porta, all’interno della zona calda, dovesse
giocare la palla indietro ad un compagno, dovrebbe effettuare una corsa di smarcamento, nella direzione opposta del passaggio effettuato, in modo da vedere palla e porta. Come effettuare lo smarcamento? Principalmente con delle corse in diagonale,. Il calciatore durante il movimento deve cercare di guardare la palla, predisponendo il proprio corpo in modo tale da averlo orientato nella direzione verso la quale intende proseguire l’azione. Tutto ciò renderà più semplice l’esecuzione del gesto tecnico che dovrà essere effettuato conseguentemente. Un importante vantaggio di cui è possibile usufruire da una corsa in diagonale è senza dubbio la copertura della palla. Il calciatore, al momento della ricezione, dovrà frapporre il proprio corpo tra avversario e palla e, controllandola con l’arto opposto, rispetto alla posizione dell’avversario, ridurrà il rischio di subire un possibile anticipo. Inoltre, in fase di finalizzazione, muovendosi in diagonale e cercando di acquisire profondità verso la porta avversaria, oltre alla copertura della palla, il calciatore potrà beneficiare di un campo visivo completo: vedere palla e porta con il corpo orientato verso di essa. E’ senza dubbio una situazione ottimale per la finalizzazione. Tra l’altro, col movimento in diagonale, come già in precedenza è stato sottolineato, l’attaccante potrà creare spazio per possibili inserimenti e rapide verticalizzazioni; e ci sarà comunque un vantaggio, nel porre il difensore nell’incertezza di decidere se marcare l’avversario o coprire lo spazio. Contro difese schierate a zona, non sempre le corse in diagonale potranno essere profonde a causa di pressing e fuorigioco; a tal proposito potranno essere utilizzate delle alternative individuali come: - tagli – corsa orizzontale e taglio – movimenti a mezzaluna e taglio – corse in sovrapposizione. A tal riguardo I TEMPI DI GIOCO saranno di fondamentale importanza! Sarà comunque facoltà del calciatore, in molte situazioni, abbinare al movimento di smarcamento una finta, una sorta di contromovimento, in modo tale da trarre in inganno il proprio avversario per potersi meglio liberare dalla marcatura. Il calciatore potrà così venire incontro per poi andare in profondità; potrà fingere l’ampiezza per poi trovare la profondità; potrà fingere la profondità per poi trovare ampiezza; potrà fingere la profondità per poi venire incontro. In talune situazioni, su cross dalla fasce laterali, l’attaccante, in una frazione di secondo: - potrà far finta di cercare il primo palo per poi staccarsi e prendere posizione nell’interspazio tra difensore e difensore, alle spalle del proprio marcatore, o, viceversa. - potrà fingere di staccarsi per poi cercare l’anticipo, cercando di prendere l’avversario in controtempo
2) – Il contromovimento E’ il movimento d’inganno che un giocatore deve compiere per eludere la marcatura di un avversario. Consiste nell’eseguire prima un movimento d’inganno (lungo – corto) per poi fare il contrario; questo permette a colui che deve ricevere la palla di guadagnare dello spazio rispetto a chi in quel momento lo sta marcando. Il contromovimento deve essere eseguito nei tempi adeguati, in modo di trarre vantaggio dello spazio ottenuto. E’ un movimento che si può attuare in tutte le zone del campo, per la ricerca dello spazio libero, e nei più svariati modi: •
Lungo – corto, per palla incontro
•
Corto – lungo, per palla in profondità
•
Dentro – fuori, per palla esterna
•
Fuori – dentro, per palla interna per tagli.
Il contromovimento ha la sua efficacia migliore quando un attaccante, al limite dell’area, con il contro movimento (corto - lungo) elude la marcatura e il fuorigioco, e se, una volta ricevuta palla può andare facilmente alla conclusione in porta. Lungo - corto palla incontro
Dentro - fuori per palla esterna
Corto - lungo palla in profondità
Fuori – dentro per interna tagli
3) – Il sostegno offensivo E’ il movimento che permette al possessore di palla di avere sempre la possibilità di giocare all’indietro in sicurezza, e in caso di perdita della stessa, di avere la copertura di un compagno. Ottimo quando si riesce ad effettuare in tutte le zone del campo.
sostegno sostegno
4) – Il velo E’ il movimento d’inganno teso a creare maggior libertà ad un compagno e favorirlo per uno smarcamento o per una conclusione, ostacolando il difensore impegnato a marcarlo. A mio giudizio esiste anche un velo articolato che permette di andare alla conclusione: dopo essere andato incontro al passatore di palla, il giocatore lascia filtrare il passaggio per un compagno posto alle sue spalle, e, fatta passare la palla, esegue (girandosi) un movimento a mezza luna per ricevere con un eventuale 1 – 2
2
1
ESERCITAZIONI Sulla base di quanto enunciato in teoria fino a questo punto e facendo riferimento alle situazioni di possesso palla definite nel capitolo precedente, come era già nei miei intendimenti iniziali vengo ora a proporre una serie di esercizi che riguardano prevalentemente quegli aspetti. Prima di passare alla loro esposizione, vorrei precisare i miei criteri di classificazione e di definizione degli stessi. Innanzitutto, tengo a precisare che ho inserito un discreto numero di esercitazioni riguardanti ogni fase di possesso palla, perché credo molto nel concetto della motivazione singola e di gruppo e quindi nella nostra responsabilità nel mantenerla viva. Per questo scopo, ritengo che la varietà degli esercizi sia altrettanto importante della metodicità del nostro lavoro. E’ vero che non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo primario prefissato, ma è altrettanto basilare evitare i presupposti della noia e, di conseguenza, della deconcentrazione dei singoli (e di conseguenza della squadra). La novità e la varietà stimolano l’attenzione, e rendono il giocatore partecipe. Negli schematici riferimenti ad ogni singolo esercizio ho voluto evidenziare gli obiettivi principali. Parlo di obbiettivi principali, in quanto gli esercizi che simulano una situazione di gioco difficilmente riguardano una sola situazione di possesso palla: quasi sempre, infatti, si tratta di esercitazioni complesse che implicano più fasi e, pertanto, anche obbiettivi secondari. In questo senso, proprio perché ritengo che ogni squadra faccia storia a se, propongo che sia ogni singolo allenatore, con creatività ed abilità, ad estrapolare dai miei suggerimenti i concetti di maggiore funzionalità in rapporto ai singoli e al gruppo di cui dispone. Nella stesura non mi sono volutamente soffermato sugli aspetti specifici delle fasi di possesso (scelta del tipo di passaggio, modalità di smarcamento, impostazione del dribbling, tipologia di tiro, ecc): Per quanto riguarda le modalità di esecuzione, ho cercato di definire gli esercizi nel modo più chiaro, asettico e conciso possibile: spero che chi vorrà utilizzarli possa ricavare da essi i concetti chiave per creare una personale interpretazione da portare sul suo campo, da spiegare ai suoi giocatori, per creare con essi le sue sinergie. Anche per quanto riguarda gli spazi ed i tempi di esecuzione di questi esercizi, ritengo che ogni singolo allenatore debba definire autonomamente queste variabili in relazione alle risposte della sua squadra, pertanto quelli che proporrò come aspetti spazio-temporali ideali, dovranno essere sempre considerati passibili di dilatazioni o restringimenti.