Kriss

  • August 2019
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LA VERA STORIA DI KRISS OVVERO DA QUAL PARTE STA L'INUMANITA'

Il cane e l'uomo si incontrarono per caso nel canile comunale. Il cane ve lo avevano portato perché lasciato solo sul marciapiede di una strada cittadina,dove era rimasto per più di un giorno,fino a che alcune persone non avevano chiamato il 113. Di sicuro non era stata la compassione per la sua sorte,di più la paura di trovarsi di fronte a un animale incostudito,senza museruola e per giunta di quelli messi al bando da chiacchere di giornali e televisione. Erano stati anche disturbati dal pianto ininterrotto dell'animale,che non si era mosso da dove era stato abbandonato. Era arrivata una volante,era sceso un poliziotto con un'arma in pugno, poi era arrivato l'accalappia cani che lo aveva preso col cappio,infine sotto scorta lo avevano portato al canile comunale. L'uomo, anch'egli triste e angosciato,per la perdita del suo amico lupo, era arrivato nello stesso luogo. Con gli occhi arrossati e un nodo alla gola si era appoggiato con le palme delle mani alla rete dell'ultimo box con lo sguardo fisso davanti se, come un cieco.Il cane,avvicinatosi, si era alzato sulle zampe posteriori e con le zampe anteriori,immobile, premeva la rete contro le mani dell'uomo. Ne l'uno e ne l'altro avevano avuto il tempo di osservarsi,guardavano ma sembravano non vedersi,i loro corpi erano al momento trasparenti,forse solo anime o respiro. Il cane aveva preso a scodinzolare e l'uomo a guardare soffiandosi il naso con un tovagliolino di carta ormai troppo zuppo di lacrime. L'uomo,ritornando indietro,si era recato nell'ufficio del custode per chiedere notizie di quel cane nero, rinchiuso in quell'ultimo box. Voleva conoscerlo da vicino e se fosse stato possibile accarezzarlo. Fu accontentato.Il cane si avvicinò e si strusciò contro i calzoni e con il corpo si fermò contro di essi appogiandovisi e facendovi pressione.L'uomo passò la mano destra sul suo dorso con cautela. Il pelo era del tipo corto,ruvido più che morbido.Lo sporco che vi si era ac= cumulato sopra lo rendeva tale e ancor più male odorante.Tale odore acre e nauseabondo, simile a quello che deriva da escrementi secchi ravvivati da umidità, era rimasto anche attaccato alla mano che lo aveva accarezzato. Il muso corto si slargava in una possente mascella verso un cranio grosso, triangolare,tondeggiante su cui si aprivano due occhi scuri con sclere rosse, le palpebre ora si aprivano interamente,ora solo parzialmente. Le orecchie gli erano state tagliate quasi alla base e ora la loro forma appariva come un appassita inflorescenza (taglio a mezza rosa). Il resto del corpo proporzionato,con muscolatura ben scolpita e sviluppata alle coscie.Una macchia piccola sul muso,bianca,non candida,tendente al grigio.Una grande macchia,candida questa, si estendeva dal mento fino alla faccia anteriore del torace,dove si andava via via più allar= gando.Bianche anche la parte superiore delle dita delle quattro zampe.

Altezza media se ci si riferisce a un cane lupo di cui si hanno in mente le carat= teristiche,normale per la sua razza. L'uomo avrebbe voluto prenderlo per averne cura e amarlo,così come aveva fatto per gli altri cani che di volta in volta aveva avuto,ma era in dubbio. Appariva docile e anche al momento ubbidiente ,ma poiché aveva in mente la statuaria bellezza del suo ultimo cane lupo non sapeva decidersi ;per questo continuava ad osservarlo e a studiarlo. Ad un tratto chi decise fu proprio il cane.Si era sentito rifiutato e temendo di essere rimandato nel suo triste recinto si gettò a terra con la pancia all'aria restando immobile con gli arti anteriori flessi e rattenuti stretti al torace Un atto di preghiera o di sottomissione,potevano anche essere entrambi. L'uomo si commosse ancor più e si decise. Quel cane non era vissuto sempre a lato di strade,non aveva solo conosciuto persone ingrate,non era stato sempre schivato o abbandonato. Un tempo anche lui era stato accettato,amato,coccolato,accarezzato, vezzeggiato,al centro di pensieri e discorsi. Poi ,come accade anche tra le persone,il destino si era accanito e rivoltato contro di lui.La sua vita repentinamente era cambiata. Era stato un pitbull rispettabile ancor prima che le chiacchere gli avessero rovinata la reputazione. Si era ritrovato solo con gli occhi che cercavano, che non vedevano chi un tempo aveva amato e aveva difeso con un grande cuore di cane. La forza dell'uomo é nella bastemmia,nell'accusa,nel vituperio; quella del cane é nell'attesa infinita, nel perdono prima che nell'accusa,nello scodinzolare che ogni torto subito cancella . Così per bisogno di compagnia più che di carità era stato raccolto da un ultimo come lui.Tra diseredati e senza patria ci si capisce subito e si fa amicizia . Dalle stelle alle stalle-molte volte la gente pronuncia questa frase.Nessuno meglio di lui poteva capirne la portata. Le creature semplici sono quelle che meglio si adattano e si accontentano godendo anche degli avanzi degli altri come doni di vita. Un Barbone lo aveva preso e lui pure era diventato un barbone,non aveva chiesto ne di più ne di meno. La libertà era tanta e anche il cibo sarebbe stato tanto come il caldo e il freddo.Avrebbe avuto sempre di più di quelli che lo avevano rifiutato. La libertà va di pari passo con la felicità e l'amore e non crea affanni ma solo sogni.Quali sogni può avere un cane? Di strada in strada,di città in città vicini e a fianco in un mondo che vortica attorno con inutile frastuono. Un giorno quest'uomo cadde senza potersi rialzare e lui rimase come sempre al suo fianco.L'uomo fu soccorso e lui dimenticato.Seduto sul marciapiede aspettava seguendo con lo sguardo la gente che gli veniva incontro e che si dileguava fino a che fu portato via anche lui ma in altro modo. Ora un altro incontro.Un altro uomo,anche lui un barbone.Un barbone dell'ani= mo più che dell'aspetto.Un barbone della solitudine e del buio. Avevano fatto amicizia,era salito con un salto nella sua automobile,si era fatto mettere il guinzaglio e la museruola. Dopo tutto era stato ben educato.I suoi primi padroni (il cane non ha padroni ma solo amici :buoni o cattivi ) erano persone benestanti,con una bella casa,

maniere gentili,istruiti e giovani. Lo avevano voluto appena sposati e lo avevano comprato in un canile rinomato dove si allevano solo cani di razza pura.Lo avevano voluto pitbull,nero e con una stella bianca lucente sul petto.Lo avevano voluto per tutta la vita come si può desiderare un amico o un figlio,quando entrambi sono buoni. Lo avevano circondato di regali:una pallina magica,una tartarughina,una palla ovale.Quello che lo aveva attirato di più era stato un riccietto di plastica morbida che appena sfiorato emetteva un gemito,quasi un pianto. Questo oggetto lo prendeva con delicatezza e lo trasportava tra le fauci girando e rigirando quasi a cercare un posto adatto e riparato.Infatti lo metteva in disparte in un angolo,lontano dagli altri.Se tentavano di afferrarlo subito si gettava a riprenderlo e gli cambiava posto,sempre in luoghi distanti dagli altri oggetti . Proteggeva una creatura viva che esprimeva con il suono un richiamo di affetto e di sicurezza. Al momento erano felici della scelta e sinceri,ma i desideri umani non sono eterni anzi mutevoli. Imparò da loro tutto quello che in cane buono può desiderare e anche di più perché lui voleva ripagarli di tutto. Alla coppia col tempo nacque un bambino,piccolo come lui.I piccoli dell'uomo hanno bisogno di più cure e per un periodo più lungo.Le attenzioni si river= sarono eclusivamente sul nuovo venuto.Questo non infastidì per nulla il cane, fù solo un pò sorpreso,ma anche lui si mise al servizio del nuovo intruso. Voleva proteggerlo,leccarlo,giocare,ma a lui nessuno aveva insegnato come fare.Quel giorno si era gettatto ringhiando contro di lui perché lo aveva visto in pericolo,ma era stato frainteso,aspramente rimproverato e cacciato. Come é facile che il bene si trasformi in male!E' perche il confine non é netto. La sua vita si era messa improvvisamente in moto. Era diventato triste e serio,non aveva più voluto giocare o scherzare,era cioé cresciuto o meglio gli era stata impartita suo malgrado una dura lezione.

stelvio palmonari

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