Kapitelplatz Francesca indossava una felpa verde chiaro, sulla schiena una rosa e la scritta "love". Giovanni quella grigioverde. "Custom - Joes racing shop - JRS". Strana scritta. Stavano seduti di spalle sulla panchina, nella Kapitelplatz. Osservavano assieme ad altre persone due uomini in piedi, che giocavano a scacchi. Scacchi enormi, posati sul selciato. Più in là una fila di bancarelle. Sotto il portico, i suonatori ambulanti avevano attaccato l'ouverture delle "Nozze di Figaro". Bravi. Suonavano strani strumenti. Una sorta di gigantesca balalaika faceva la parte del contrabbasso. La città era illuminata da un sole incerto, che presto avrebbe ceduto il passo ad una pioggia leggera. Faceva abbastanza caldo, e Agnese dormiva tranquilla nel passeggino. Io la badavo in silenzio. Sopra di me la fortezza di Salisburgo attirava il mio sguardo. Monica cercava tra le bancarelle qualcosa da regalare, e scattava fotografie. Quel giorno c'eravamo solo noi. Niente zavorra di parenti o amici. Nessun litigio, nessun figlio ammalato o vomitoso o ammaccato. Nessuna tabella di marcia. Unico obiettivo, trascorrere una giornata a Salisburgo e poi arrivare a casa tutti interi. Nient'altro a cui pensare. Niente da desiderare. Sto guardando la foto di Kapitelplatz. Guardo i miei figli su quella panchina, avvicinati in un'intimità per loro inusuale. A volte il presente offre quel che si desidera nel profondo del cuore. Momenti che ti passano attraverso senza fare rumore e senza attirare l'attenzione. Momenti inconsapevolmente felici.