Incontri - Rivista Settembre 2009

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  • Words: 12,374
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Fondato nel 1948 Anno 61°

n. 3 - Settembre 2009 Sped. in abb. postale comma 20, lett. C, Art. 2 - Legge 662/96 Taxe perçue -Tariffa riscossa To C.M.P.

Il mare Biancheggia l’onda in mezzo al mar torna e ritorna per cancellar ogni orma del passar di gente, del passar di pescatori che dall’alba in sulla barca gettar le reti va in mezzo al mar. Ritorna e s’allontana l’onda del mar portar con se vuol l’allegria dei bimbi che sulla spiaggia echeggia. Libero vola l’aquilone, mentre riporta a riva la barca, stanco il pescatore. A sera di fuoco il sole appare, pian, piano si tuffa in mare e scompare all’orizzonte nell’immenso silenzio dell’ondeggiar dell’onda che ritorna e s’allontana. Dio del ciel, del mare e della terra protegger vuol i desii dei figli suoi. MafaldaVisentin

Mafalda Visentin, anni 87 da Vicenza, entrata al Cottolengo nel 1947 e da quella data (da 62 anni) è ospite della Famiglia S.S. Innocenti

■ 1959/2009 50 anni di gratitudine ■ Musica su un pentagramma speciale ■ Qualcuno soffre di più ■ Centro Cottolengo Nairobi

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I n c o n t r i

N o t i z i e

9 Maggio

24 Maggio 2009

G io iornata della Memoria Una legge, approvata all’unanimità dal Parlamento nel 2007, ha riconosciuto il 9 maggio, anniversario dell’uccisione dell’On. Aldo Moro, quale “Giorno della memoria” dedicato a tutte le vittime del terrorismo e, come già lo scorso anno, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ospitato, nel salone dei Corazzieri al Quirinale, una cerimonia in ricordo dei tragici anni di piombo e delle vittime. Per il Capo dello Stato, particolarmente sensibile a quella dolorosa memoria, è stata l’occasione per incontrare i familiari dei caduti, i superstiti e le loro famiglie. Ho avuto l’onore, in qualità di Presidente dell’Associazione nazionale Vittime del terrorismo e dell’eversione contro l’ordinamento costituzionale dello Stato, di partecipare alla manifestazione, all’inizio della quale Napolitano ha voluto far proiettare alcuni stralci di un film-documentario intitolato “Vittime” promosso dalla nostra Associazione con il Ministero per i beni e le attività culturali e con la RAI anche al fine di bilanciare, almeno in parte, la ecces-

siva esposizione mediatica di alcuni dei terroristi tornati in libertà. Un film che, in linea con i nostri dettati statutari, come già la mostra itinerante “Anni di piombo. La voce delle vittime per non dimenticare”, partendo dalla strage di piazza Fontana a Milano, in cui ci furono 17 morti e 88 feriti e di cui ricorre il quarantennale, contribuisce al ricordo degli episodi di terrorismo con particolare risalto alle vicende delle vittime ed al significato del loro sacrificio. Un film che possa servire di monito a tutti, e specialmente alle nuove generazioni, affinchè non abbiano mai più a verificarsi fatti come quelli che tante sofferenze e gravi lutti portarono nel nostro Paese. Poichè già lo scorso anno, in occasione della prima giornata della memoria, avevamo dovuto lamentare come le leggi in favore delle vittime del terrorismo fossero rimaste in larga parte inattuate per le enormi difficoltà burocratiche frapposte alla concreta applicazione dei diritti riconosciuti, mentre i terroristi protagonisti degli anni di piombo trovavano sempre più generosa ospitalità presso istituzioni pubbliche, nelle università, nei convegni, in filmati sulle loro gesta che trasformavano gli assassini di ieri negli eroi di oggi con ulteriore grave oltrag-

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gio alla memoria delle vittime, il Presidente della Repubblica aveva pronunciato le seguenti paole: “Lo Stato democratico, il suo sistema penale e penitenziario, si è mostrato in tutti i casi generoso, ma dei benefici ottenuti gli ex terroristi non avrebbero dovuto avvalersi per cercare tribune da cui esibirsi e tentare ancora subdole giustificazioni. Chi ha regolato i conti con la giustizia deve agire con discrezione e misura, Le responsabilità morali non cessano per il fatto stesso di aver espiato la pena, anche in caso di eventuale riabilitazione”. E quest’anno, il 9 maggio, il Presidente Napolitano ha nuovamente usato le seguenti dure parole: “Ci sono ancora memorie romanticheggianti di quegli anni che non sono accettabili. Non si può scambiare l’eversione, l’attacco criminale allo Stato e alle persone per manifestazioni di dissenso o contestazione politica. Per quelle scelte, per quei comportamenti non ci sono giustificazioni o attenuanti”. Abbiamo preso atto con soddisfazione dell’atteggiamento del Capo dello Stato e, come Associazione, abbiamo ribadito il fermo impegno a continuare la battaglia contro il terrorismo anche in termini culturali, coltivando la memoria delle vittime e tramandando alle generazioni future un patrimonio di valori come la libertà, la legalità, la giustizia e la fedeltà alle istituzioni democratiche. Dante Notaristefano

Convegno Nazionale

Associazione Ex Allievi e Amici del Cottolengo

N

elle ultime ore avrò scritto questo articolo cento volte nella mia testa, eppure adesso resto qui, davanti al foglio bianco tra chili di carte accumulate in oltre trent’anni di presidenza. E mi passano davanti agli occhi tanti personaggi che hanno fatto la storia dell’Associazione: da quelli che il 20 luglio del 1917 la fondarono: Aiello, Buzzo, Leonatti, Fongo, Barbera a figure storiche che hanno lasciato traccia nella vita del sodalizio: Crespo, Ostraccione, Della Libera, lo stesso Campanella, dagli Assistenti Ecclesiastici don Elia Baldassarre, don Balzaretti, don Gemello a quelli che negli anni curarono il periodico “Incontri”: don Poggio, don Ingegneri, ancora don Balzaretti e l’attuale direttore don Carlevaris, dalle instancabili animatrici dei gruppi femminili Bruna Bianchi prima e Anna Teresa Grasso Costamagna poi, all’inossidabile Tesoriere Giuseppe Mattiotto e a numerosi altri amici e amiche che hanno creduto sempre e continuano fermamente a credere nell’Associazione. Li vedo purtroppo tutti con il dito puntato contro di me e li sento rivolgermi in tono accusatorio queste domande: “Cosa hai fatto di notevole per l’Associazione in tanti anni di presidenza?” “Quale impulso hai dato alla crescita del nostro sodalizio?” “Credi che sia sufficiente un incontro annuale sempre meno frequentato, oltre alla piccola riunione natalizia, a tranquillizzare la tua coscienza?” Li sento che urlano: “E per domani, 24 maggio 2009, come pensi di cavartela? Attendiamo di verificare il risultato”. Sono terrorizzato e vedo già la catastrofe ... Chino la testa sulla scrivania e resto a meditare, poi penso alla Divina Provvidenza e mi sembra di poterle rivolgere una domanda e una preghiera: “Ma anche se ha un presidente poco efficiente, non merita l’Associazione che riuni-

sce tanti ex allievi e amici del Cottolengo di continuare egualmente a vivere per non disperdere quel buon seme che hanno ricevuto dalla Piccola Casa? Confido!...” Ma è già il 24 maggio e... incominciano a giungere alla spicciolata ex allievi, ex allieve ed amici. Il numero va crescendo continuamente e, pur mancando quelli che di solito arrivano da lontano come Guido Bianchi da Cles, Paolo Lucchini da Udine, Giuseppina Dalle Prane da Venezia o Giuseppe Mattiotto da Luino ai confini svizzeri, altri arrivano da svariate località del Piemonte e dalla Lombardia. Tutto sembra ritornato normale e, anche se il numero dei presenti non è quello delle annate migliori, si può procedere con il tradizionale programma: • S.Messa celebrata per noi da Padre Sarotto, accompagnata dai canti sacri delle ex allieve ed intensamente vissuta anche al momento della coinvolgente omelia. • Assemblea con partecipazione di don Roberto Provera in sostituzione di Padre Sarotto, trasferitosi di corsa a Valdocco per la festa di Maria Ausiliatrice. Gioiosa accoglienza alla lettura di una interessantissima ed affettuosa lettera di Padre Gemello da Nairobi, al quale si risponde subito con un sms. • Pranzo splendidamente organizzato e curato da Sr. Maria Pia, da tutti particolarmente apprezzato. La sorpresa però giunge dalla lotteria. Avevamo ripetutamente affermato che non l’avremmo più fatta perchè, venuti a mancare i grandi sponsor C.R.T., Fondinvest, Federbanca, SITAF e persino il buon Nino Floro, diventava sempre più difficile raccogliere dei premi ed era pertanto meglio abolirla. Invece, da ex allievi ed amici sono giunti talmente tanti premi da renderla davvero interessante e assicurandole quindi un grande successo. La giornata è stata così vissuta con gioia da tutti i partecipanti che hanno finito per chiedere a gran voce di non interrompere la bella tradizione che consente di mantenere vivo ed operante il legame con la Piccola Casa, con il suo spirito e con gli incancellabili ricordi. Allora ho potuto riprendere il mio foglio bianco e scrivere, superando anche... gli incubi della vigilia e sperando che quel dito accusatore incominci lentamente a ritrarsi. Deo gratias! Dante Notaristefano

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I n c o n t r i

N o t i z i e

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Il Padiglione denominato “Pier Giorgio Frassati” si trova all’interno del complesso del Cottolengo a Torino. L’edificio fu donato alla Piccola Casa all’inizio del XX secolo dalla famiglia di Pier Giorgio Frassati. Il suo aspetto esteriore ricorda le vecchie cascine piemontesi. La facciata rivolta a sud è ritmata da tre ordini di archi ribassati che incorni-

Gli amici che ci hanno lasciati Addio, Candida Cipriani, dolce sorella, amica e madre

Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo

ssati” Padiglione “P. G. Frassati”

Candida Cipriani

Una vita di fede e di amore

Grande rammarico e profondo dolore ha provocato in tutti la scomparsa della nostra compagna Candida Cipriani. Ha vissuto 80 anni alla Piccola Casa dimostrandosi capace di amare tutti come una mamma, una sorella, sollecita ad ogni richiesta di aiuto. La sua vita l’ha spesa in Dio, dando uno splendido esempio d’integrità morale, spirituale e soprattutto di costante preghiera in comunione con Dio, a differenza di altre che hanno abbandonato sopraffatte dalle avversità della vita. Don Pellegrino l’aveva scelta come presidentessa dell’Azione Cattolica, incarico ricoperto con abnegazione ed amore sino al 1963. Con Suor Giovanna Ernestina e Suor Maria Da Preda aveva studiato musica e recitato in teatro finchè le sorelle son vissute. Aveva una voce bellissima, cantava come un usignolo le lodi a Dio e – maestra instancabile e precisa – insegnava a noi il canto, scegliendo le ragazze secondo le relative doti canore.

Ho avuto la gioia di vivere vicino a lei per 7 anni, poi mi ha sempre seguita sino al 2008 anche se la malattia l’aveva ormai segnata. L’ho amata come una sorella e anche i miei cinque figli, mio marito e i miei nipoti l’hanno conosciuta e le hanno voluto subito bene. Aveva sempre una risposta adatta ai bisogni di chiunque ricorreva a lei e, con vero senso della carità, aiutava persino alcune ex allieve in difficoltà economiche con i suoi piccoli risparmi, donando con amore, senza chiedere nulla in cambio. Spesso mi diceva «Tu vieni a trovarmi sempre senza chiedere, perchè mi vuoi bene, e di questo ti ringrazio». Per la sua malattia non si lamentava, soffriva in silenzio e a volte mi diceva «offro tutto anche per te», come – con un fil di voce – disse ancora qualche giorno prima di mancare. Cara, dolce Candida, perdendo te ho perso il più grande punto di riferimento che avessi mai avuto. Non potrò mai dimentica-

re la tua assidua presenza ai raduni delle ex allieve, pronta a suonare alla funzione religiosa, ad accogliere tutte noi, Orsoline, Clarine, Invalide, ad ascoltare le nostre pene, riuscendo sempre a trovare per ognuna, con ammirevole spirito cottolenghino, parole di conforto e di affetto. Con infinita tristezza ho partecipato al tuo funerale, bene organizzato dalle Suore e dalle compagne della Famiglia di Santa Elisabetta, commuovendomi particolarmente al ricordo che Don Lino ha saputo dare di te e della tua vita. Ero presente anche in rappresentanza dell’Associazione, a ciò delegata, per dirti che non ti scorderemo mai. E tu da lassù veglia su di noi ora che il tuo spirito è con Dio. Addio, Candida Cipriani, mi mancherai tanto, dolce sorella, amica e madre, ti porterò nel cuore sino alla fine dei miei giorni. Rosa Lombardi Ex allieva

ciano le aperture della facciata, interrotta da due logge nella parte centrale mentre il prospetto a nord presenta un paramento continuo in mattoni a vista. Il progetto di ristrutturazione, oltre al consolidamento statico ed al risanamento delle murature, ha cercato di conservare i caratteri morfologici del manufatto esaltandoli con colori caldi nelle parti di facciata intonacate, inserendo in corrispondenza delle logge, dei terrazzi aggettanti con parapetti in vetro. Internamente la progettazione si è confrontata con le norme vigenti in materia di prevenzione incendi e sanitarie operando una ridistribuzione degli ambienti al fine di realizzare due reparti R.S.A. (Residenza Sanitaria Assistenziale) di 20 posti letto ciascuno volti a fornire accoglienza e prestazioni assistenziali per utenti anziani non autosufficienti. Tutti gli ambienti sono dotati di aria condiziona-

ta inoltre le camere da letto dispongono anche di attacchi per i gas medicali. Il riscaldamento degli ambienti è stato previsto con serpentine a pavimento a bassa temperatura per dare maggior confort e per evitare correnti d’aria eccessive. L’ingresso avviene dal porticato presente nel tratto centrale del fronte sud da dove si accede alla portineria filtrata da una bussola. Il resto del piano è dedicato in larga parte alle attività comuni per gli ospiti ed ai servizi sanitari e fisioterapici. Solo in prossimità della portineria sono localizzati gli uffici amministrativi per la gestione dei reparti. Al piano primo e secondo ci sono i due nuclei abitativi per gli ospiti suddivisi in due aree: La zona notte che comprende le camere singole e doppie con bagno annesso e la zona giorno con gli spazi per il pranzo, il soggiorno ed il locale del personale di assi-

stenza. A questi due livelli, dove gli ospiti trascorrono buona parte del loro tempo, sono presenti i terrazzi dove l’ospite può stare all’aria aperta senza necessariamente scendere al livello del giardino. Particolare attenzione è stata rivolta ai colori interni ed agli arredi cercando di allietare e rendere il più confortevole possibile il soggiorno degli ospiti. Anche la scelta della differenziazione delle linee di arredo tra il

momento diurno e notturno va nella direzione di scandire i tempi delle giornate stimolando il più possibile le esperienze sensoriali. La durata dei lavori di ristrutturazione è stata di circa un anno solare ed il progetto e l’organizzazione generale dei lavori sono stati curati dall’ufficio tecnico interno alla Piccola Casa coordinato dal Geom. I. Femia. La Redazione

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I n c o n t r i

P e r s o n a g g i

Un cielo terso ed un meraviglioso sole fanno presagire – sin dalle prime ore del mattino – che la giornata appena iniziata sarà sicuramente “meravigliosa”. Luigina ha organizzato una giornata di festa a casa sua a Vinovo.

1° Maggio 2009

Una giornata davvero Ce ne sono state altre in pre-

cedenza, ma questa volta l’avvenimento assume un significato particolare perché Luigina

festeggia i 25 anni di volontariato all’interno della piccola Casa. E quale modo migliore per festeggiarlo se non quello di trascorrere una giornata insieme alle sue “ragazze” dei SS. Innocenti. Alcune “Amiche del Cottolengo” e Volontarie si sono già trovate con Luigina dalle prime ore del mattino per dare una mano (anzi già da qualche giorno la casa di Vinovo è un vulcano di attività) e, alle 11 circa, tutto è pronto per accogliere le ospiti. Un allegro strombazzare preannuncia l’atteso arrivo; ecco entrare un piccolo corteo formata da tre pulmini e due mac-

S peciale

chine guidate da autisti d’eccezione: Don Roberto, Suor Eva e l’amico volontario Sergio.

Subito il giardino inizia a risuonare di voci e le ragazze, incuriosite, iniziano a “prendere possesso” del nuovo ambiente; chi si dirige nell’improvvisata cucina a dare un’occhiata; chi prende sotbraccio un’amica o per andarsene un po’ a spasso; chi si siede al fresco per avere un po’ di refrigerio. Ecco che subito vengono servite bibite, popcorn e patatine, con grande gioia ovviamente di tutte.

Suor Deborah prende la sua amata chitarra e inizia senza

indugio, accompagnata dalla fida Suor Giacomina, a rallegrare l’ambiente con alcune canzoni anni 60-70. Si avvicina l’ora di pranzo e le ragazze vengono fatte sistemare ai tavoli preparati con tanta

cura da Luigina e dalle sue amiche. È un bel colpo d’occhio di allegri colori ed il menù è veramente succulento: Insalata russa e affettati come antipasto. Lasagne al forno come primo. Bon Roll e patate fritte come secondo Tiramisu e macedonia per chiudere in bellezza C’è veramente da leccarsi i baffi e le ragazze non impiega-

no molto per “ripulire” i piatti; anzi, molte di loro non esitano a chiedere a gran voce il bis. Dopo un pranzo così sostanzioso ci vorrebbe una pennichella, ma le ragazze sono più vispe che mai; non vogliono perdersi nulla di questa bella giornata. Suor Eva non smette un attimo di scattare fotografie e, per

cogliere momenti particolari e teneri, non esita ad appostarsi dietro un muro od un cespuglio come una vera professionista. E di momenti “speciali” ce ne sono veramente tanti: Maria Barone che spinge la carrozzina con sopra una divertita suor Deborah; Anna Borca che “rapisce” in continuazione gli amici volontari per fare due passi (che con lei diventano 2.000); un amico volontario che gioca a nascondino con Rosella che è sempre molto brava a ritrovarlo ed a rincorrerlo in continuazione; la Madre Superiora che consegna a Luigina un piccolo pensiero a nome di tutte e Suor Giacomina che le dedica una poesia; Don Roberto, che si riposa dalle fatiche della guida, chiacchierando spensieratamente con Francesco; Suor Sandra, Suor Tarsilla e Samia che scherzano gioiosamente con tutte... e si potrebbe veramente continuare a lungo Alle 16 la merenda! Un buon gelato è quello che ci vuole per

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rinfrescare tutti perché la giornata è veramente calda. Per far rilassare le ragazze si improvvisano nuovi canti e a Suor Debora e Suor Giacomina si aggiunge Samia ma anche tante ragazze fanno sentire la loro voce: Angela e Carla in prima fila. Che peccato! Le ore passano e presto arriva l’ora della partenza che nessuno vorrebbe. Le ragazze vengono fatte salire sulle macchine che si avviano e si vedono tante braccia che salutano e tanti sorrisi felici. Non credo si possa esprimere in due parole il significato di questa giornata: l’incantevole sensazione di sentirsi in famiglia; la felicità di vedere negli occhi delle ragazze tanta spensieratezza; la gioia di Luigina che ha visto realizzato il suo desiderio. Ed allora non si può che esprimere un auspicio: ...che ci siano tanti altri momenti come questi. Alla prossima e Deo Gratias! La Redazione

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I n c o n t r i

S p i r i t u a l i t à

S

Chiesa Grande:

il antuario delle reliquie N

ei suoi 182 anni di storia la Piccola Casa via, via è venuta in possesso di più di 10.000 reliquie di santi e sante prevalentemente martiri. Esse sono state decorosamente raccolte ed esposte alla venerazione dei fedeli nella cappella detta “Santuario” nella chiesa principale della Casa madre. In essa si venera un’immagine della Madonna nera di Oropa confezionata in carta stagnola dallo stesso Cottolengo e qui ogni sabato, circa fino a cinquanta anni fa e ora solo il primo sabato del mese (e solo le Suore), le famiglie della Piccola Casa si recano in processione cantando lodi e litanie e omaggiando la B. Vergine Maria con ceri e fiori. Le suddette reliquie sono contenute in reliquiari di tre tipi: in quadri contenenti piccole teche

metalliche; in cofanetti di legno dorato artisticamente scolpiti ed in fine in ostensori sempre in legno dorato e alcuni ricoperti da una lamina metallica. Questi due ultimi sono stati collocati in grandi armadi con pareti di vetro, mentre i quadri reliquiario sono stati appesi alle pareti della stessa cappella. Questi quadri sono stati confezionati dalle care suore del “Cuore di Maria” le quali, con arte e maestria, hanno inserito le teche porta reliquie fra fiori e palmizi ricamati in oro su velluto rosso. Ogni reliquia porta in bella scrittura su di una minuscola striscia di carta il nome del santo o del beato. Quasi tutti i reliquiari sono muniti di lettera rilasciata dalle competenti autorità religiose che autenticano la veridicità della reliquia, e sono sigillati con si-

gilli in ceralacca sui quali è impresso uno stemma vescovile o cardinalizio. Ebbene, questa raccolta, che non si sa quando sia iniziata, ma che si interrompe nel 1963 con i primi santi e beati del pontificato di papa Paolo VI, per la sensibilità dei superiori è stato deciso di riordinare ed inventariare. Questo lavoro di grande pazienza comportava tre fasi. La prima fase è stata portata a termine dal volontario Sig. Francesco Consiglio, il quale, coadiuvato da un altro volontario, ha catalogato ogni reliquiario, apponendo un numero progressivo; ha descritto le caratteristiche di ognuno di essi ; ha enumerato le reliquie contenute in ogni reliquiario e ne ha fatto un elenco scritto. Infine ha corredato questo elenco di

una foto a colori formato A4. La seconda fase è stata assegnata a me, che munito di altrettanta pazienza, e perché no anche con un pizzico di passione, per portare a termine il mio impegno, mi sono avvalso prevalentemente di tre strumenti: il reli-

quiario; il Martirologio Romano ed il computer. Il mio compito consisteva nel controllare il lavoro della prima fase apportandovi, laddove era necessario, le dovute correzioni. Inoltre ai singoli nominativi di santi e beati apponevo in calce una noticina presa dal Martirologio Romano laddove notificavo le caratteristiche generali del santo, la data della sua morte ed il giorno della sua liturgica memoria. Il lavoro riguardante ogni reliquiario è stato salvato in un floppino e poi stampato. Dopo quasi sette anni di lavoro sto volgendo al termine della mia impresa e consegno tutto il mio

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lavoro alla terza fase, che consisterà in un’ulteriore verifica e correzione di eventuali errori o dimenticanze ed infine si spera in una futura pubblicazione per consegnare ai posteri questo tesoro di arte e di fede. Portare a termine questo lavoro è stato per me motivo di soddisfazione e di arricchimento culturale e spirituale mediante il quale sono venuto a contatto con tante pagine di storia sacra della chiesa. Le reliquie che mi hanno tenuto compagnia per tutti questi anni e sono state oggetto della mia pur sacra indagine, mi hanno sussurrato al cuore che la santità è un impegno, un’avventura che anch’io, anche noi, possiamo e dobbiamo affrontare sempre se siamo disposti ad offrire per amore la nostra vita a Colui che è fonte di ogni Santità. Don Lazzaro Tranquillo

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T e s t i m o n i a n z e

I n c o n t r i

Tendere verso l’Autenticità

Un gruppo di Novizi dei Frati minori di Rieti ha scelto la Casa del Cottolengo di Torino per completare il loro anno di noviziato

Caritas Christi

urget nos: provare per credere... F rancesco, Raffaele, Simone, Paolo, Fabio, Michele, Giovanni, Sebastiano, Giuseppe: sono i novizi dei Frati Minori di Fontecolombo (Rieti) che hanno scelto la Casa del Cottolengo di Torino per completare il loro anno di noviziato. «Un’esperienza forte per il loro anno di prova – spiega padre Alessandro, il maestro che ha condiviso con i novizi ogni momento della giornata –, è già il secondo anno che porto i miei ragazzi a Torino perché qui si respira più intensamente il carisma del Cottolengo, che tra l’altro fu terziario francescano. Abbiamo molto in comune... e l’incontro tra due carismi fa scoprire la bellezza dell’altro nonché l’identità di se stessi». Gli fa eco fra Paolo: «questa esperienza ha chiarito un aspetto fondamentale della mia vocazione francescana: l’incontro con il lebbroso di san Francesco, che oggi si realizza con l’abbraccio a chi è

solo, sofferente, handicappato...». Ospiti dei confratelli piemontesi del convento di Sant’ Antonio da Padova, hanno passato giornate scandite dalla preghiera e dal lavoro: sveglia alle cinque per arrivare puntali alle lodi al Cottolengo alle 6.20, colazione con i religiosi e alle 7.30 già in servizio nei vari reparti dell’enorme Casa della Divina Provvidenza, chi a servizio dei degenti più gravi dell’ospedale, chi nelle famiglie degli anziani, dei sordomuti, dei ciechi, dei disabili... Fra Michele è entusiasta: «io sono stato assegnato alla famiglia dei sordomuti ed ero preoccupato di farmi capire, ma ho visto subito che sono proprio i sordomuti a insegnarti come relazionarti, ti fanno capire quello che vogliono, tu acquisti la loro fiducia e... a forza di starci insieme capisci anche il significato di un gemito!» . Aggiunge fra Simone: «alla fine

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torni a casa provato dalla fatica, ma con una risposta in più sul senso della vita, della fede e del dolore. Mi hanno fatto pensare anche i numerosi religiosi che dedicano tutta la vita a questa missione». Non solo. I novizi hanno scoperto quanti volontari si prodigano silenziosamente a questo servizio: «abbiamo visto un bel segno di Chiesa dai mille volti: abbiamo incontrato religiosi di ordini diversi, volontari credenti e non credenti, cattolici, ortodossi, valdesi... e ci si riconosce tutti nella stessa umanità». Qualcuno azzarda qualche suggerimento? «Sì, tutti dovrebbero fare questa esperienza di incontro con il dolore – conclude fra Francesco – in una realtà autentica, serena ma fuor di ogni irenismo; ho visto gente accettare il dolore e gente che non si dava pace, proprio come nella vita». Sono tutti d’accordo nel riconoscere che al Cottolengo l’esperienza del dolore è molto forte, ma così pure la sorprendente creatività del Signore. L’appuntamento è al prossimo anno, con un nuovo gruppo di fratelli di san Francesco. ChiaraTamagno

Chiamati dall’Amore del Padre alla sequela di Cristo, la nostra missione come preti cottolenghini è caratterizzata dall’impegno della carità. Gesú ha proclamato: “Dio mi ha mandato a evangelizzare i poveri, a soccorrere i bisognosi, ad annunziare la misericordia”. Inviando i suoi discepoli li ha mandati con la stessa missione e lo stesso compito. Credo che per questo possiamo parlare del sacerdozio come quel “rendere Cristo presente in mezzo a tutti i sofferenti, a tutti i poveri, a coloro che hanno necessità o sono nella prova”. Ho già sperimentato che tutti i poveri possono, anzi, hanno diritto di bussare alla nostra porta per trovarvi accoglienza. “Sono i nostri padroni” e perciò ci possono chiamare al loro proprio servizio. L’atteggiamento che ritengo giusto è quello di essere pronti a servirli là dove l’obbedienza ci chiama. Quando Dio ci chiede d’essere suoi strumenti, ci sta

chiedendo di cooperare con Lui cosicché il suo Amore Divino possa passare agli altri. Un onore e una responsabilità enormi. Questo passo dell’ordinazione sacerdotale significa prima di tutto consegnarsi totalmente e per sempre senza condizioni, restrizioni o riserve. La scoperta della vocazione, infatti, esige di rendersi conto dell’amore di Dio che inonda i nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo elargitoci (Rom 5,5). È l’amore che ci spinge. Oggi sto provando ad aprirmi all’amore di Dio, cioè, superare i limiti di una pura umanità. Voglio dire che la mia esperienza, come prete novello, non è altro che tendere verso l’autenticità. E ciò vuol dire imparare a stare dalla parte di Dio, una scelta che mi fa consapevole della mia fragilità. Credo che accorgermi delle mie debolezze mi spinge a stare ancora di più dalla parte di Dio (cf. 2 Cor12,9). Sono contento di vivere il mio sacerdozio al Cottolengo, casa dei poveri, dove posso donarmi

pienamente al loro servizio. I miei formatori e compagni nell’itinerario formativo mi hanno fatto capire che per farsi prossimo agli ospiti della Piccola Casa o a chiunque sia affidato alla mia cura, bisogna assimilare lo Spirito Cottolenghino. Oggi vorrei ringraziare tutti e chiedere a tutti di continuare a vivere ciò che mi hanno insegnato, convinti che lo spirito del nostro fondatore vive in tutti noi oggi. Per i parrocchiani di Mukothima, sono il loro primo figlio a essere ordinato prete. Quale gioia per me e per una comunità così giovane. Ringrazio Mons. Salesius Mugambi, i superiori e tutti quelli che hanno accolto la nostra richiesta di fare questa festa a Mukothima. Erano numerosissimi i cristiani presenti, tra cui anche protestanti. La famiglia cottolenghina era rappresentata dalle suore, dai fratelli, dai preti, dai volontari e dagli ospiti. Ringrazio tutti e chiedo umilmente la vostra preghiera per me e per tutti quelli che sono chiamati al sacerdozio. Deo Gratias! Nicholas Fr. Kirimo, SSC (ordinato sacerdote domenica 28 giugno a Mukothima [Kenya])

Associazione ex allievi ed amici del Cottolengo

FESTA DELLA FAMIGLIA Domenica 13 dicembre prossimo, alle ore 16, si terrà la tradizionale Festa della Famiglia. L’incontro avverrà, come di consueto, nel locale “Mensa dipendenti” di via San Pietro in Vincoli n.9. Oltre al solito scambio di notizie sulla vita dell’Associazione e sulle novità della Piccola Casa, si affronterà l’argomento del Convegno annuale per il 2010 e se ne fisseranno la data e le modalità di svolgimento. Sarà un piacevole momento di festa per i partecipanti e l’occasione per porgere gli auguri in vista delle imminenti festività natalizie al Sig. Padre, a tutti i superiori e alla comunità della Piccola Casa. Il Presidente Dante Notaristefano

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I n c o n t r i

S p i r i t u a l i t à

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Provvidenzialmente, abbiamo avuto la grazia di averlo tra noi. In un ottimo italiano ha presentato il tema affidatogli: Quale spiritualità per il laico oggi. Un tema importante per il cristianesimo odierno e soprattutto per la nostra Casa di Spiritualità che desidererebbe acquisire col tempo proprio la

In questo secondo numero della rivista Magis, trovano posto anzitutto le conferenze svoltesi nei mesi di gennaio, febbraio e marzo presso la Casa di Spiritualità Mater Unitatis, per il ciclo ‘Mistica al femminile. Donne del ‘900’. Tre incontri interessanti, volti ad approfondire rispettivamente tre figure straordinarie di donne che in modo diverso hanno segnato la cultura e la spiritualità del secolo appena trascorso: Etty Hillesum, Simone Weil, madre Teresa di Calcutta. Questi profili sono stati presentati rispettivamente da Luca Bistolfi, giornalista torinese, Oreste Aime professore di Filosofia a Torino, e da sr. Elena responsabile della comunità “Missionarie della Carità”, unica presenza delle suore di Madre Teresa a Torino.

M istica al femminile

Donne del ’900

Riguardo ad Etty Hillesum e a Simone Weil, si è trattato d’incontri di presentazione di figure forse non molto note al grande pubblico. Dopo una lettura biografica d’insieme, i relatori, con indubbia bravura, hanno cercato di approfondire l’aspetto mistico di queste due donne eccezionali, e attraverso testi e testimonianze hanno condotto un vero e proprio

Etty Illesum

invito alla lettura come scoperta, o riscoperta, di un tesoro che se accostato e frequentato certamente non delude, anzi, dopo aver affascinato e sconvolto per profondità e ricchezza non abbandonerà più facilmente il cuore del lettore. Riguardo la terza conferenza, Madre Teresa Mistica, è stata tenuta da sr. Elena. Mi sento in dovere di ringraziare nuovamente, anche qui, questa carissima suora per la sua disponibilità e per l’esempio donato a tutti gli astanti di quella sera. Il parlare in pubblico non rientra certamente nell’abitudine di queste sorelle, schive e silenziose per ‘vocazione’. Ma alla fine, grazie anche all’intercessione di amici in comune, questa figlia di Madre Teresa ha accettato. Si è presentata timidamente dietro ad un tavolo immenso, quello della sala conferenze, con un piccolo pezzo di carta su cui

Anselm Grün

peculiarità di essere centro di formazione spirituale per il laicato. Un intervento da leggere, rileggere e meditare. un italiano infarcito di parole in inglese, lingua ufficiale della congregazione delle Missionarie della Carità; e col suo parlare s’è creato nella sala un Madre Teresa

v’erano appuntate poche parole a matita. Quando è stato il momento di prendere la parola, sr. Elena ha esitato un minuto, e senza alzare la testa ha messo da parte il foglietto e ha cominciato, immersa nel suo grande microfono a parlare, leggendo, questa volta, nel cuore. Quel cuore impresso a caratteri cubitali da anni trascorsi con Madre, come confidenzialmente la chiama lei. E il tutto con

Simone Weil

clima di surreale silenzio e di preghiera. Non è stata una conferenza, bensì momento di incontro col Divino. Madre era presente. E Dio con lei. Il quarto contributo è una conferenza di Anselm Grün, monaco benedettino tedesco dell’abbazia tedesca di Münsterschwarzach in Franconia. Un gigante della vita spirituale, un uomo eccezionale. Autore prolifico; si pensi che in italiano oggi sono pubblicati circa 140 titoli, e in totale ha venduto, nel mondo, oltre 14 milioni di libri!

I testi qui riportati sono sbobinature di registrazioni non riviste dagli autori. Risentono, malgrado l’ottimo lavoro di trascrizione, necessariamente del ’parlato’, ma ciò che conta, crediamo, al di là della forma estetica dello scritto è il contenuto. E riguardo a questo siamo in presenza di qualcosa di profondamente alto, in grado di nutrire, e di guarirci dalle nostre distrazioni e superficialità. E di questo ringraziamo. Don Paolo Scquizzato Il Quaderno di spiritualità è possibile reperirlo presso la Casa di Spiritualità “Mater Unitatis” di Druento o presso la portineria della Piccola Casa in via Cottolengo 14 a Torino

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N o t i z i e

Il Centro Cottolenghino di Nairobi Una

presenza cottolenghina in Nairobi era richiesta dalla necessità di facilitare gli studi delle nuove leve maschili e femminili e di creare una casa di accoglienza per i religiosi ed i volontari in arrivo e partenza per l’Italia. Di conseguenza negli anni 1986-87 sono stati acquistati 20 acri di terreno (8 ettari) nella zona Langata Road-Karen ed a partire dal 1989 sono iniziate le costruzioni: prima le case dei Padri e delle Suore, poi negli anni 1993-94 il centro assistenziale, nel 1996 il noviziato delle Suore e negli anni 2007-08 il seminario. Attualmente le Suore in servizio formano due comunità:

comunità Madre Nasi per i servizi generali e comunità S.G.B. Cottolengo per il servizio al centro assistenziale. Il noviziato ospita 5 novizie del secondo anno, il seminario 11 studentidi filosofia e teologia, la casa Padri don Giusto ed il sottoscritto, nonché i sacerdoti ed i Fratelli di passaggio. Il Centro assistenziale ospita 70 bambini sieropositivi, di cui 20 dall’età di un mese all’età di un anno. Se con la cura diventano negativi, passano in un

religiosi che ne sono a conoscenza. La cura consiste soprattutto nell’alimentazione, nella somministrazione di vitamine, nelle medicine antiretrovirali. Negli anni passati la

orfanotrofio per una eventuale adozione, oppure vengono

ripresi da qualche familiare; quelli invece che permangono positivi, restano da noi e frequentano le scuole materna, primaria e secondaria. Questi bambini ci vengono segnalati dagli ospedali, dove muore la mamma per Aids, oppure da

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mortalità di questi bambini era molto alta; ora con i nuovi farmaci è diminuita, ma restano creature molto fragili, senza difese immunitarie e quindi soggette a raffreddori, mal di gola .... Inoltre si presenta un nuovo grosso problema: come inserirli nel lavoro e nella società dopo la scuola primaria e secondaria? Naturalmente non solo le spese del vitto, vestiario, medicine ecc.. sono a carico della Piccola Casa, ma anche tutte le spese degli studi, perché all’interno del nostro centro vi è soltanto la scuola materna e la prima classe della scuola primaria, mentre tutte le altre classi sono inserite in altri istituti a pagamento, né esistono sovvenzioni statali o di altro genere. Ancora una volta si fa assegnamento sulla Divina Provvidenza e sulla generosità dei benefattori. Don Francesco Gemello

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Il

Alle dieci di sera dopo averli lavati, cambiati, aver rimboccato le coperte e dato il bacio della buona notte la stanchezza si fa sentire ma con la consapevolezza che servire i nostri ragazzi è servire Gesù. Deo Gratias Nadia Guidi

Sono già passati nove anni e sembra ieri. Ricordo con precisione il primo giorno di lavoro: fresca di corso, senza alcuna esperienza con persone disabili, in un ambiente religioso, per me nuovo.

mio servizio

a M appano

L

a giornata scorre tranquilla, l’unica preoccupazione è che gli ospiti abbiano un’assistenza adeguata. A fine turno mi fermo a riflettere sulle persone che ho incontrato e provo tenerezza. Alcuni mi hanno sorriso, altri mi hanno parlato con naturalezza, penso: “finalmente il lavoro che mi piace. Mi fermo qui!”. In questi anni al Cottolengo di Mappano sono cresciuta, ho avuto l’impressione di dare, invece ora, riflettendo, mi sono accorta che ho ricevuto molto e sono certa che ancora riceverò, giorno dopo giorno, in modo particolare dai ragazzi che si trovano nelle situazioni più difficili. Basta un loro sorriso e la giornata s’illumina.

Il mio servizio non è per “qualcosa” (denaro) ma per “qualcuno”. A volte osservo le mie colleghe e gioisco nel vedere l’attenzione e la premura rivolta ai ragazzi, come semplicemente cambiare un bavaglino, una maglietta, dare da bere, regalare una carezza, sembrano piccole cose ma dimostrano come, in tutte noi, emerga lo spirito materno. Le suore, i fratelli, i sacerdoti

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sin dall’inizio li chiamavano “i nostri ragazzi” ed è vero non sono più ospiti, come ci avevano insegnato a scuola, ma molto di più. Li sentiamo nostri, perché con loro condividiamo metà della nostra giornata. Sì, ragazzi, perché anche se avanti con gli anni la purezza li mantiene giovani. Molti di loro ci hanno lasciati, e quando li ricordiamo emergono particolari teneri e divertenti... che ci fanno anche scendere qualche lacrima. Altri sono arrivati con un carico di sofferenza grande e che in breve tempo si è trasformata in serena accettazione.

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M usica su

un pentagramma S

Speciale

volgo la mia esperienza di volontariato presso gli handicappati mentali, i più fragili e indifesi, i buoni figli, le perle preziose del Cottolengo ed è nata, più per un disegno della Provvidenza che per una mia scelta; la mia intenzione in origine era infatti sì quella di occuparmi di persone bisognose, ma che fossero in grado di comunicare con me, con cui poter avere una relazione... dagli altri, pensavo, ci sarebbe andato qualcuno con più esperienza, più forte di me nell’affrontare quel tipo di difficoltà e si accontentasse di un rapporto personale limitato. Ma ho incontrata Suor Immacolata, responsabile del laboratorio musicale femminile [ .... ] che scoprendo che sono una violinista, mi volle con sé per aiutarla con le sue “buone figlie”. Oggi ringrazio Dio di questo incontro e cambio di programma, perché il mio modo di pensare si è completamente ribaltato: se inizialmente credevo che mi sarebbe mancato un dialogo con le persone che andavo ad assistere, ho scoperto invece un rapporto fatto, non di discorsi, ma di amore puro e semplice, di gesti di affetto, di piccole cose; e se credevo di andare per dare loro qualcosa, ho presto capito che era molto di più quello che ricevevo. Le buone figlie accolgono chiunque a braccia aperte, come se lo conoscessero da sempre,

senza sapere chi è e cosa fa, con la semplicità, l’innocenza e l’entusiasmo dei bimbi. Dopo che sei stata con loro una volta, capisci che non può rimanere un episodio isolato, che ti hanno già legata a sé, ti amano, ti aspettano, e che tu comunque ormai hai bisogno di loro, li senti già come la tua famiglia. Nella Piccola Casa le sofferenze fisiche e morali sono tante, ma quello che si respira al suo interno è gioia, pace, amore per la vita e per il prossimo, fiducia in Dio. È una grande lezione di vita: quando si vedono persone che pur con gravi handicap sono sempre sorridenti e capaci di gioire, di ringraziare per ogni piccola cosa; che se confidi loro di avere un familiare ammalato, mai si dimenticano di chiederte-

ne notizie e di pregare per lui; che si accorgono quando sei a terra con una sensibilità rara persino nelle persone “normali”; non si può non uscirne trasformati. Con i disabili si sperimenta come la felicità non consista tanto nell’avere, quanto nell’essere: tu ai loro occhi vali non per la tua posizione sociale, per l’attività che svolgi o per quello che possiedi (nessuna di loro ti chiederà queste cose!) ma per i sorrisi che sai regalare, per le carezze e i baci di cui sono tanto avidi che doni loro, per il tempo trascorso insieme. Agli occhi della nostra società, sembrano invece solo persone che non hanno nulla dalla vita se non la vita stessa. La mentalità relativista ed edonista tipica del nostro tempo, considererebbe

l’esistenza di molti di loro nemmeno degna di essere chiamata vita. Assistere chi è costretto all’immobilità, magari anche mentalmente ritardato, necessitato di assistenza in tutto, sovente, con un significato completamente distorto è ritenuto un atto di carità e forse sarebbe auspicabile una morte dignitosa, magari una soppressione nel grembo materno se la creatura è down, oppure è senza braccia e senza gambe! “Fateli nascere e poi dateli a noi” raccomandava Madre Teresa di Calcutta. E tanti di loro grazie al buon Dio hanno avuta questa possibilità e così le nostre “perle”, sono felici di essere nel mondo e di godere di quello che hanno; non possiedono beni materiali, non hanno l’integrità fisica, ma si sentono ricchi, perché possono godere di tante altre cose belle che la vita offre ma che sfuggono ai nostri occhi saturi di paganesimo, soprattutto hanno l’amore di chi le circonda, che per loro è la cosa più importante! Queste creature, rifiutate dalla società e spesso anche dalle famiglie d’origine, perché diverse, imbarazzanti, hanno nella Piccola Casa la loro famiglia, sono qui accolte e amate, nonostante siano così, ma di più, proprio perché sono così. E’ questo il criterio che ispira religiosi e laici cottolenghini, che non si limitano al corretto esercizio dei loro compiti, ma compiono ogni cosa con amore e attenzione, nella

consapevolezza di avere davanti Gesù. Non dobbiamo servire i poveri come fossero Gesù; dobbiamo servirli perché sono Gesù (madre Teresa di Calcutta). Condividere questa visione non è conquista immediata, o almeno, per me non è stato così. Agli inizi sono stata tentata di chiedermi a che cosa potesse servire fare musica con le handicappate più gravi, apparentemente incapaci di capire, dallo sguardo perso nel vuoto, talvolta urlanti, senza reazioni al suono del mio violino, e in quella situazione mi sentivo inutile, anche forse un po' ridicola. Ma le mie amiche suore, con il loro esempio mi hanno aiutata, "coccolando le loro bimbe con il consueto entusiasmo, con baci, parole dolci, trattandole come persone perfettamente normali e in grado di capire tutto"; anzi con più tenerezza ancora perché più deboli e indifese e mi dicevano: "Paola sii contenta perché oggi hai suonato per Gesù", insegnandomi così, che non si giudicano le azioni solo in base alla loro utilità pratica o a

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quanto vengono comprese e apprezzate da chi le riceve, ma per l'amore con cui le si compie, per il valore che hanno in sè, per l'offerta che di esse si fa al Signore. "Caritas Christi urget nos": una forza, una perseveranza, un amore così grande nell'occuparsi dei più poveri, non possono venire che da Dio, e sarebbe ingiusto relegare l'attività della Piccola Casa a pura assistenza sociale. La principale e più importante attività dei religiosi cottolenghini è la preghiera, e la carità ne è la conseguenza; manifestazione dell'amore da Dio e per Dio. Per usare ancora parole di Madre Teresa di Calcutta: "La preghiera genera fede, la fede genera amore e l'amore genera dedizione ai poveri". "Deo Gratias" è il saluto e ringraziamento che usano scambiarsi i cottolenghini, a continuo riconoscimento che ogni cosa viene da Dio; e di tutto a Dio bisogna rendere grazie. Un'esperienza di volontariato nella Piccola Casa arricchisce profondamente e lascia un segno indelebile, fa riflettere sul vero senso dell'esistenza, sul valore della fede e della persona, sull'importanza dell'incontro e della condivisione, e da tanta gioia a chi dona e a chi riceve. Paola Betella Paola è violinista del Teatro Regio di Torino. Fa volontariato nel padiglione S.S.Innocenti dalle buone figlie.

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N o t i z i e

G

“ ita” A ssociazione Amici del Cottolengo Torino 2 maggio 2009

Il calendario dei programmi formativi, prevedeva per questo primo sabato del mese di maggio, un pellegrinaggio attraverso i luoghi della memoria cottolengnina comprendente: “Visita al monastero di Pralormo, sosta a Corneliano d‘Alba, prosecuzione verso Castellinaldo, visita a Risbaldo, fratello del Venerabile Fratel Luigi, preghiere al Pilone votivo, eretto dai due fratelli per ringraziare la Vergine della Consolata del ritorno incolumi, dalla drammatica esperienza nelle sterminate e gelide steppe della Russia e della Siberia”.

Un

bel programmino, denso di impegni e di forti sollecitazioni; ben studiato e organizzato, non poteva che riuscire bene. Infatti, già a partire dalle adesioni che hanno raggiunto subito la completa saturazione del pullman, la soddisfazione dei partecipanti è stata palese e totale e ha reso giustizia al Presidente che non si era certo risparmiato nell’organizzare il tutto.

L’incontro con le sorelle Adoratrici del monastero di Pralormo è stato un momento molto bello, coronato subito dalla Santa Messa, celebrata dal nostro Don Roberto che ci accompagnava nel pellegrinaggio. È stata la premessa per una giornata, nel bello ma in preghiera. Terminata la Santa Messa un saluto dalla Rev.da Superiora che ci ha donata l’immagine della Madonna della Spina da loro tanto venerata e poi subito, partenza verso Corneliano, nella gioia di una giornata densa di colori meravigliosi, sullo sfondo di vette alpine innevate, tutte a sfoggiare la loro maestosità.

Arrivati a Corneliano, sulla bella piazza dominata dalla maestosa facciata della Chiesa Parrocchiale dedicata a San Gallo e Nicola e dove ancora si respira un non lontano passato napoleonico, ad attenderci troviamo il Parroco Don Italo, che ci dà il benvenuto con amicizia. Raccolti nella sua bella Chiesa, ci ha parlato del passaggio in Corneliano del Santo Cottolengo, dei primi passi del novello Pastore di anime, che pur nel breve tempo della sua permanenza, si è fatto ben

volere e ha cominciato da subito a manifestare la disposizione della sua anima verso i poveri e i più bisognosi. Don Italo aveva poi preparato la preghiera della Santa Messa della festa del Santo, che distribuita a tutti i convenuti è diventata corale preghiera di ringraziamento al Santo Cottolengo per quanto, partendo da questa sua prima esperienza, ha saputo donare alla Chiesa. Certamente il clima di questi meravigliosi avanposti delle prime colline collocate tra Roero e Langhe e la meravigliosa serenità di questi luoghi, devono aver inciso non poco nell’animo del giovane Sa-

cerdote. Nei locali della parrocchia poi, Don Italo ci ha illustrato i tanti documenti e referti lasciati dalla permanenza del Santo in Corneliano, una bella e curata raccolta che ci ha stupiti; poi le belle immagini in Chiesa a testimoniare il non sopito ricordo di Corneliano per il nostro Santo. Prima di ripartire tutti sulla gradinata della parrocchiale, per una bella foto ricordo. Ripartiamo e le colline sono sempre più belle, ricche di vigneti curati come tanti adolescenti in fasce. All’arrivo a Castellinaldo subito al ristorante, perché ormai da tempo le campane del bel campanile avevano rintoccato l’Ave dell’Angelus. Anche qui un’atmosfera tanto diversa dalle abituali che troviamo in città, non secondario anche che abbiamo mangiato veramente bene… e che vini! A fine pranzo una rapida e fugace visita al paese, che dai suoi terrazzi consente di spaziare su una successione di colli e vigne tali da mozzare il fiato per la loro bellezza. Poi incontro con Risbaldo (fratello di Fratel Luigi Bordino), ormai novantaduenne ma sempre molto

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lucido. Tutti attorno a lui, per un po’ di ricordi, di preghiere e un bel canto alla Salve Regina, prima di scendere al Pilone votivo per rinnovare la gratitudine al Padre Provvidente per il dono del Venerabile e pregare perché arrivi presto la sua canonizzazione. Deo Gratias! Mario Carissone

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avremmo causato ad Esther, che è nullipara ed ha diciannove anni, una sterilità permanente che forse le potrà causare un divorzio e quasi certamente le precluderà ogni possibilità di risposarsi. Non abbiamo potuto chiederle il permesso, perché lei dormiva e forse sarebbe stata incosciente ancora molte ore dopo l’operazione a causa dell’ipotensione e dell’anemia. “Che responsabilità davanti a Dio… eppure non posso mica rischiare di riparare una salpinge che poi le causerà una nuova emorragia interna, quasi certamente mortale”. Ho quindi deciso di relegare questi dubbi nel profondo del mio cuore, di affondare due klemmer nel legamento largo, di tagliare e poi suturare. Ho controllato il campo operatorio e lavato abbondantemente con soluzione fisiologica. Non sanguinava più. Abbiamo chiuso in fretta il peritoneo, prima che si met-

tesse a spingere e ci desse problemi con le anse intestinali. Quando ho visto la donna dopo l’operazione, mi sembrava una bambina. Era ancora addormentata, ed una nuova sacca di sangue scendeva stavolta lentamente. Ho pensato con un brivido al momento in cui le dovrò dire che non potrà più avere figli.

“Queste comunicazioni sono la parte peggiore del nostro lavoro”, ho confidato con amarezza ad Ogembo. Poi, camminando verso la comunità, con la speranza che mi avessero lasciato qualcosa da mangiare, ho ripensato alla mia depressione del mattino. Non che il dolore provato poche ore fa sia passato del tutto, ma la storia di Esther mi ha aiutato a mettere ogni cosa nella prospettiva più corretta: ha senso lottare… ce l’ha sempre. Per Esther è stato importante che ci fossimo, prima che per lei fosse troppo tardi… e poi non devo fare la vittima. C’è tanta gente che sta molto peggio di me. Esther rischia di essere ripudiata, additata a vista come una donna sterile e quindi inutile e questa condizione la bollerà per sempre: che diritto ho io di lamentarmi? Fr. Beppe

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N uove Professioni fra i Sacerdoti Cottolenghini

Sabato 4 aprile Shijo Solomon e Lourdusamy Vincent Xavier, entrambi provenienti dal Cottolengo Seminary di Parur, terminato il periodo della formazione iniziale nella casa madre di Torino, hanno emesso per la prima volta la promessa di obbedienza, per entrare a far parte della comunità dei Sacerdoti cottolenghini. Auguri. Venerdì 19 giugno, solennità del Sacro Cuore di Gesù, tre seminaristi cottolenghini, con la promessa perpetua di obbedienza hanno offerto definitivamente la loro vita al Signore nel servizio dei poveri della Piccola Casa della Divina Provvidenza: altri preziosi frutti del Cottolengo Seminary di Parur (Kerala-India), dove essi hanno iniziato il loro cammino di formazione sacerdotale, e della Famiglia dei Tommasini, ove l’hanno completata. Essi sono: Francis Benny, di

anni 27, Koimmakkadu Jobin Antony, di anni 27, e Varghese Xaviour di anni 29. Nello stesso giorno hanno avviato il tempo iniziale di formazione cottolenghina due altri giovani seminaristi, Costamagna Gabriele, proveniente dalla Famiglia Tommasini, e Kurishinkal Joselin John Paul, proveniente dal Cottolengo Seminary di Parur. Deo gratias.

s! Caritas Christi urget no Cuore” o acr “S Monastero Cottolenghino ma Ro 19 giugno 2009, Manziana e Xaviour Carissimi Benny, Jobin della iamo accolto l’annuncio con grande gioia abb Sacerdoti tua nella Società dei vostra Promessa Perpe in questo particolarmente vicine Cottolenghini. Vi siamo otale: il erd l’inizio dell’anno sac giorno che segna anche formaziosia guida e modello di con Santo Curato d’Ars vi ne al Cuore di Cristo. e per la un dono davvero grand La vostra vocazione è e ringrasa e per tutti noi e insiem Chiesa, per la Piccola Ca ziamo il Signore. moria di cui la Chiesa fa me Maria, la donna del SÌ, pre percolato, vi accompagni sem domani del Cuore Imma ontrate inc con la vita a quanti ché possiate annunciare vvidente. di Dio Padre Buono e Pro l’Amore e la tenerezza Lui, Auguri di cuore, uniti in Priora

e Sorelle

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T e s t i m o n i a n z e

C’è

sempre

qualcuno che

soffre di più ggi mi sono svegliato con O l’umore sotto i tacchi e con un senso di depressione e di fallimento: a volte sembra che quanto più ci si impegna, tanto più il prossimo pare ignorare quello che facciamo per attaccarci ancora, e metterci un po’ di fango sulla faccia. La tentazione dello scoraggiamento è forte, ed è così profonda oggi che mi attanaglia la gola e rende il mio cervello lento ed impastato. Vorrei sdraiarmi sulla barella di room 17, chiudere la porta a chiave, spegnere la luce e rimanere inerte guardando il soffitto. Eppure non è possibile: me ne rendo conto che devo lavorare e che bisogna aiutare gli altri, ma in questo momento faccio

fatica a ritrovare le motivazioni. Certo, lo devo fare per Dio, che tutto vede e non si lascia certo impressionare da ciò che dice la gente: Lui sa vedere anche sotto lo strato di fango che a volte ci viene spalmato addosso; Lui è anche capace di togliere il bollo che spesso ci ha marchiati e classificati. Ma la mia poca fede in questo momento chiede anche un segno da Dio. Ed il Signore ha risposto alla mia richiesta. Fin da stamani continuavo a chiedermi che senso ha lottare e stancarsi fino allo sfinimento, e la risposta è arrivata verso mezzogiorno: era una giovane donna, minuta, di nome Esther. È arrivata in barella perché collassava ogni

volta che tentava di mettersi in piedi. La sua fronte era imperlata di sudore freddo. Ho misurato la pressione, ma non si è sentito nulla. L’ho fatta portare in ambulatorio e, mentre la preparavamo per l’eco, ho notato una cicatrice sulla pancia: “Quanti anni hai?” “Diciannove”, ha risposto con voce flebile. “Hai altri figli? Che tipo di intervento hai subito?” “Non ho bambini… si è trattato di un intervento per gravidanza extrauterina”. Non ho risposto, ed ho messo la mano sul suo addome. Era dolentissimo e la donna saltava ad ogni mio tentativo di premere un po’. Mi sono quindi focalizzato sulle congiuntive: era

davvero pallida. Ho provato a percuotere la pancia, ed ho sentito un gorgogliare di fluido che si stava muovendo. Immaginavo già di cosa si trattava ma ho deciso di trattenere le mie fantasie e di lasciar parlare la sonda ultrasonografica. Purtroppo la diagnosi si è presentata immediatamente, ed è apparsa veramente spietata: era chiaro che si trattava di una nuova ectopica, nell’unica tuba che era rimasta ad Esther. La malata intanto peggiorava ed ora era quasi incosciente. Era chiaro che l’emorragia interna era massiva. Abbiamo quindi trasfuso in fretta e furia una sacca di sangue e poi siamo entrati in sala con procedura di emergenza. Mentre mi lavavo e mi preparavo all’intervento, continuavo a sperare di estrarre il prodotto del concepimento e di poter riparare la salpinge. Abbiamo operato sotto ketamina, perché la spinale avrebbe ulteriormente peggiorato l’ipotensione: è stata una anestesia difficile, con la paziente che ha smesso di respirare due volte. Il sangue raccolto in cavità addominale era moltissimo, e facevamo fatica ad aspirarlo. Il pavimento della sala era inondato, ed io non riuscivo a trovare la tuba a causa dei fiotti di sangue che emergevano dalla breccia operatoria come da un idrante rotto.

Poi, quando finalmente sono riuscito a mettere una klemmer nel punto giusto, il torrente ematico si è arrestato di colpo.

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Jesse ha continuato a infondere sangue, usando anche lo spremisacca per fare prima. Le condizioni generali pian piano si sono normalizzate, ed abbiamo così potuto riflettere un momento. La tuba era letteralmente scoppiata insieme al sacco ovulare; tutto intorno alla ferita si presentava necrotica. Abbiamo rimosso il prodotto di concepimento ormai morto da tempo, e poi abbiamo tentato di suturare quello che rimaneva della salpinge. Ma ogni volta che provavamo a cucire, il filo tagliava il tessuto “marcio” e causava una nuova emorragia. Pressati anche da Jesse che ci chiedeva di chiudere in fretta a causa delle gravi condizioni della donna, siamo stati forzati verso l’inevitabile: abbiamo dovuto accettare la realtà. L’unica via di uscita era di asportare la salpinge, con la consapevolezza che

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È il fascino sempre attuale della santità di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo – di cui il 19 marzo abbiamo celebrato il 75° anniversario della canonizzazione –, che invita: “Se voi pensaste e comprendeste bene chi è il povero, di continuo lo servireste in ginocchio”, espressione che illumina le parole di Gesù: “In verità vi dico, ogni volta che avrete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40).

A ccoglienza dei V isitatori nella Piccola Casa L’

E

ra il 1989 quando l’allora Superiora Provinciale di Torino mi chiese di “rendermi disponibile” ad accogliere persone e gruppi che spesso bussavano alla porta n. 14 di via Cottolengo, chiedendo di poter conoscere la realtà della Piccola Casa. Il servizio, iniziato quasi in sordina, nell’arco di questi venti anni, è andato sempre più organizzandosi, prevedendo un luogo di accoglienza: il Punto incontro, (locali sotto la Chiesa Grande); del materiale audiovisivo e stampe così da presentare in modo efficace la persona e lo spirito del Santo Cottolengo e la vita nella Piccola Casa. L’apice, come affluenza e varietà di gruppi, è stato toccato nel

Giubileo del 2000. Già dall’inizio dell’anno giubilare numerosi gruppi parrocchiali, associazioni, istituti religiosi, studenti, anziani e tante altre categorie di persone da tutto il mondo, avevano scelto di celebrare il loro Giubileo al Cottolengo. La maggior confluenza è stata poi registrata nel periodo dell’Ostensione della Sindone (14 agosto – 22 ottobre 2000), per il desiderio di unire la contemplazione del Volto del Crocifisso all’attenzione ai Crocifissi, cioè a coloro che completano nella loro carne i patimenti dell’Uomo della Sindone. Per l’accoglienza degli oltre quindicimila pellegrini si rese necessario organizzare un servizio con numerosi volontari.

Sempre in quell’anno, si sono avute presenze particolari come il Metropolita russo ortodosso Kirill, ora Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Un momento straordinario è stato offerto dalla Giornata mondiale della Gioventù che ha portato a Torino migliaia di giovani. Anche la Piccola Casa ha accolto, per quattro giorni, un folto gruppo di giovani francesi, diretti a Roma. È stata un’esperienza bella e gioiosa, di nuove conoscenze e amicizie. L’arricchimento è sempre reciproco. Le richieste continuano per un totale di alcune migliaia di persone all’anno. Ma perchè una visita al Cottolengo? Che cosa spinge par-

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roci, catechisti, professori, scuole, responsabili di gruppi, a chiedere un incontro alla Piccola Casa? In generale mi pare di poter rispondere che non è solo entrare in un luogo che desta ammirazione e stupore per la grandezza e l’organizzazione, ma più profondamente per fare un’esperienza di fede, di speranza, di carità e di pace. Lo si legge negli sguardi, a volte commossi o nelle esclamazioni; lo si intuisce nei silenzi pensosi con cui vengono accolte alcune testimonianze. Per dono della Divina Provvidenza, la Piccola Casa rimane, per il mondo, un luogo

simbolo, un segno, sia per la Lode Perenne a Dio che si eleva fra le sue mura, sia per l’umile e silenzioso servizio offerto a persone in difficoltà, compiuto nella fedeltà al proprio carisma.

È il “Caritas Christi urget nos”, che ancora affascina e rende testimone chi si lascia possedere da questo Amore. Per tutto e sempre: Deo gratias! Sr. Milvia Molinari

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Il canto di comunione ideato nelle parole e nella musica dal Maestro Davide Tepasso ci fa gustare profondamente la gioia di “aderire intimamente e indissolubilmente al Signore Gesù e di concretare la nostra donazione totale in un servizio di amore verso i fratelli, particolarmente verso i più bisognosi” (cfr. Formula di Consacrazione delle suore cottolenghine). Al termine della solenne Concelebrazione, Madre Giovanna, le Consigliere e altre sorelle, si portano alla Cappella del Santo Fondatore: la preghiera si fa lode, canto, ringraziamento… tutto per la Gloria di Dio il bene dei fratelli e delle sorelle più bisognosi di pane e d’amore… All’uscita di Chiesa, si è invitate a passare da Casa Madre dove, vicino al grande pannello celebrativo, è stato installato per l’occasione, un video che racconta momenti della nostra Storia: un assaggio di quello che vedremo poi, alla sera, nella Sala Convegni! Che lieta sor-

presa per le sorelle! Un’occasione per rivedersi, ricordare, riportare alla memoria del cuore… l’onda della gioia s’infrange sugli scogli degli anni che passano! Il pomeriggio è caratterizzato dalla recita, in Chiesa Grande, del Rosario: nell’enunciazione dei misteri risuonano le parole incoraggianti, profonde ed esortative delle ultime nostre Madri Generali. Segue il canto del Vespro, il momento dell’adorazione e il solenne Te Deum di ringraziamento! La giornata volge al termine ma le sorprese non sono ancora terminate e l’ultima è davvero… sorprendente! Realizzato da Suor Milvia Molinari un montaggio di minuziosa ricerca storica e di fine bellezza ci ha portate, di stupore in stupore, dalla nostra prima Madre Marianna Nasi all’attuale Madre Giovanna Massè! Date, ricordi, eventi, esortazioni, “curiosità di famiglia” note o meno note, immagini

di un carisma “seminato” nel mondo, musiche e canti proposti dal Coro S. Cecilia. Il tutto ha “strappato” applausi… a cascata! numerosi, entusiasmanti, meritatissimi… Al termine, Suora Madre raccoglie l’eredità: commossa ringrazia e ricorda le sorelle che ci hanno preceduto in questo cammino di santità ed ora abitano il Cielo; le sorelle che, negli anni immediatamente precedenti all’Approvazione, hanno dato le loro migliori energie di mente, di cuore senza esitare di dare, anche per questo evento, la vita, come fece suor Vice Madre Agnese che tornò alla Casa del Padre due giorni prima dell’Approvazione, avendo nel cuore e sulle labbra il

desiderio che questo si avverasse. Il ricordo grato anche a suor Lucia Ceccotti, ancora “sul campo” in terra d’America. E gratitudine per tutte le sorelle cottolenghine con l’augurio di una santità, umile, fiduciosa, quotidiana. Gratitudine a Padre Aldo e ai Sacerdoti, a Fratel Giuseppe e a tutti i Fratelli. Il pensiero di Madre Giovanna va anche al prossimo appuntamento capitolare e, su tutte, invoca lo Spirito di Sapienza per aiutarci a camminare sulle vie dell’amabile Divina Provvidenza e guidarci, passo dopo passo, in fedeltà al carisma del nostro Santo Fondatore.



là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.



In conclusione il canto del Deo Gratias risuona nella sera ormai inoltrata; s’alza libero, lieto e oltrepassa confini e orizzonti… forse attende la prima stella del mattino per annunciare anche al nuovo giorno e, ad ogni nuovo giorno, che nel cuore cottolenghino c’è sempre un angolo dove celebrare la memoria dell’opera di Dio e coltivare la gratitudine. La Chiesa nella liturgia del lunedì della V° settimana di Pasqua ci fa pregare così: “O Padre…

concedi di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti perché tra le alterne vicende del mondo, là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia”. Sembra di sentire la voce del Cottolengo quando esortava a tenere gli occhi e il cuore rivolti lassù, a confidare straordinariamente in Dio Padre che pensa a noi più di quanto noi pensiamo a Lui, a vivere di fede, a far sì che la pace regni sempre tra noi, ad esercitare la carità con entusiasmo per vivere pienamente quella chiamata alla Santità, unico fine per il quale Dio, nella sua Divina Provvidenza e Misericordia, ha aperto la Piccola Casa; a questo solo scopo opera Egli, ad ogni istante meraviglie e miracoli! (Cottolengo, Detti e pensieri, 184, 41, 178, 116, 291, 319, 312). Questo scritto è dedicato a tutti coloro che risiedono,

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vivono o operano, a diverso titolo nella Piccola Casa, particolarmente alle sorelle cottolenghine in ogni luogo dove la Divina Provvidenza le chiama ad operare: la loro vita risplenda d’amore e, soprattutto dove nel cuore degli uomini il cielo è più buio, come stelle luminose risplendano, presenze umili e operose, Testimoni di quella Presenza che è vita ineffabile ed eterna. Auguri, a tutte e a tutti… di santità! Deo Gratias sempre! Sr. Luisa Busato

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I n c o n t r i

T e s t i m o n i a n z e

1959 2009

Decreto di Approvazione; suor Elda porta le Costituzioni mentre le 12 sorelle formanti il Consiglio Generale (sorelle di vita attiva e contemplativa) portano 12 lampade accese. L’olio della carità, della fede e della speranza, arda nella lampada della nostra vita per continuare ad essere quel segno certo della Presenza di Dio che riempie l’universo!

50 anni di

G ratitudine!

50° di Approvazione Pontificia delle Suore

20 Giugno 1959: finalmente la desiderata Approvazione! Sì! L’approvazione delle Suore di San Giuseppe Benedetto Cottolengo riconosciute dalla Chiesa come vere Religiose di Diritto Pontificio. Con Decreto a firma del Prefetto della Sacra Congregazione dei Religiosi, Cardinale Valeri, le suore Cottolenlenghine “pronte per amore del Signore e dei poveri ad ogni sorta di sacrificio, di preghiera e di lavoro…” (dal Decreto 20 Giugno 1959) ottengono il Riconoscimento affinché “gli uomini conoscano ed ammirino sempre più l’Opera della Divina Provvidenza…”( ib.)

N

el giorno dedicato alla Consolata, cinquant’anni dopo, l’Ouverture dell’Opera mirabile che lo Spirito Santo ha scritto per le Suore Cottolenghine nella Piccola Casa della Divina Provvidenza, si

apre ai piedi della Consolata, splendida Icona dell’Amore . Il Rosario, proposto ai fedeli stipati nel Santuario per l’impossibilità, a causa del maltempo di dare il via alla processione, è guidato da suor Milvia e dal coro delle suore cottolenghine. Il ricordo dei 75 anni della Canonizzazione del Cottolengo e la memoria del 50° di Approvazione Pontificia delle Suore, sono i due eventi portati all’attenzione orante di tutti: l’amore a Maria del nostro Fondatore è il “filo conduttore” che, di “Ave in Ave…”

canta le meraviglie dell’amore di Dio Padre, di Gesù il Figlio amato e dello Spirito Santo, dono di Grazia e di Fedeltà. Si prega e si canta con fede, con amore e con gratitudine “Vergine Consolata, sei la gioia dello Spirito…” “Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci Santi!”. Domenica 21 Giugno: Santa Messa di comunità. Le note dell’organo e le voci del Coro danno alla Celebrazione un tocco Festivo speciale! “Cantiamo osanna, la nostra Chiesa è in festa…”. Il canto d’ingres-

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L’Amore veglia sul cammino dei figli e delle figlie della Piccola Casa della Divina Provvidenza; veglia anche su quello della nostra Congregazione Religiosa. so accoglie i Sacerdoti e i Ministranti. Nella preghiera di lode ci uniamo al canto della creazione per benedire Colui la cui Grazia “vale più della vita”(Sal 62,4) e al quale s’innalza il nostro “canto nuovo” (Sal 149).



La Carità di Cristo ci possiede, ci spinge, ci sospinge, ci travolge, ci avvolge…



La Liturgia s’inoltra nell’ascolto della Parola e, sorprendentemente e provvidenzialmente, ascoltiamo l’invito di S. Paolo che ci porta al cuore del nostro carisma “La Carità di Cristo ci possiede, ci spinge, ci sospinge, ci travolge, ci avvolge…” (2 Cor 5,14). Paolo scrive ai cristiani di Corinto, scrive a ciascuno di noi.



La chiamata è un invito, sempre rinnovato, a seguire Gesù



Padre Aldo, nella sua omelia, sottolinea come “Cristo sia morto per tutti… perché noi non viviamo più per noi stessi ma per Lui, che è morto e risorto per noi…” (cfr 2 Cor 5,15). La chiamata è un invito, sempre rinnovato, a seguire Gesù, rivelatore del Volto di Dio, Padre Buono e Provvidente e al quale orientare l’anelito della nostra preghiera. “Nella preghiera confidente, ci ricorda Padre Aldo, troviamo la forza per la testimonianza; solo la Carità, la vera Carità ci conferma come cottolenghini; la fede si manifesta, si fa visibile nella carità”. È la stessa Carità che ha avvolto e sospinto le sorelle che ci hanno preceduto e che, con il loro amore e la loro dedizione, hanno fatto risplendere il carisma nei secoli! È intenso, commovente e toccante il momento dell’offertorio quando, insieme al pane e al vino, presentiamo la nostra vita perché lo Spirito ci trasformi in amore. Vengono presentati altri doni: Suora Madre ha tra le mani il

“Deo Gratias, Deo Gratias, ti cantiamo Divina Provvidenza con San Giuseppe Benedetto Cottolengo, in noi risplenda ogni giorno la carità di Cristo Signore!”



tutto per la Gloria di Dio il bene dei fratelli e delle sorelle più bisognosi di pane e d’amore…



I l

S OMMARIO NOTIZIE 3

Periodico della Famiglia Cottolenghina e degli ex Allievi e Amici della Piccola Casa n. 3 settembre 2009 Periodico quadrimestrale Sped. in abb. postale Comma 20 lett. C art. 2 Legge 662/96 Reg. Trib. Torino n. 2202 del 19/11/71 Indirizzo: Via Cottolengo 14 10152 Torino - Tel. 011 52.25.111 C.C. post. N. 19331107 Direzione Incontri Cottolengo Torino Direttore responsabile Don Carlo Carlevaris Amministrazione Avv. Dante Notaristefano Segreteria di redazione Salvatore Acquas [email protected] Comitato di redazione Salvatore Acquas Mario Carissoni Mauro Carosso Don Roberto Provera Rodolfo Scopelliti Progetto grafico Salvatore Acquas Valter Oglino

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Il punto M. Carosso Gita Associazione Amici del Cottolengo M. Carissoni Il Centro Cottolenghino di Nairobi don F. Gemello Gli amici che ci hanno lasciati: Candida Cipriani R. Lombardi Padiglione P.G. Frassati Redazione 9 maggio Giornata della memoria D. Notaristefano Convegno annuale associazione ex allievi e amici del Cottolengo D. Notaristefano Leggiamo un libro M. Carissoni Salvare una stella N. Monari - G. Pinna

PERSONAGGI 28 e 29

Una giornata davvero speciale 25 anni di volontariato di Luigina Redazione

SPIRITUALITÀ 22 e 23 26 e 27

Mistica al femminile: Donne del ‘900 don P. Scquizzato Chiesa Grande: il Santuario delle reliquie don L. Tranquillo

TESTIMONIANZE 4-5-6-7 8e9

Prove digitali LEM Stampa digitale via Bologna 220 - Torino Tel. 011 2475546

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Stampa: Tipografia Gravinese Corso Vigevano 46 – Torino Tel. 011 28.07.88

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In copertina: Bambini Centro Cottolengo Nairobi foto di: Don Eugenio Cavallo

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1959-2009, 50 anni di gratitudine Sr Luisa Busato L’accoglienza dei visitatori nella Piccola Casa Sr M. Molinari C’è sempre qualcuno che soffre di più Fr. Beppe Nuove Professioni tra i Sacerdoti Cottolenghini Redazione Musica su un pentagramma speciale P. Betella Il mio servizio a Mappano N. Guidi Caritas Christi urget nos: provare per credere Francescani al Cottolengo C. Tamagno Tendere verso l’Autenticità N. Kirimo Il Mare - poesia Maffalda “S.S.Innocent”

p u n t o

Rieccoci dopo la calda pausa estiva, occasione di riposo e di utili esperienze, con un nuovo numero di “INCONTRI” che vi racconta gli ultimi avvenimenti della Piccola Casa e del mondo Cottolenghino. Eravamo indecisi sull’uscita di un terzo numero per l’anno in corso perché - in confidenza - ogni pubblicazione e spedizione ha un costo che, seppur contenuto, ha finito per liquidare le nostre già scarse risorse. Ma qualcuno era ben fiducioso che la Provvidenza non sarebbe andata in ferie, e così è stato. Molti ex allievi e amici cottolenghini hanno inviato il loro contributo che ci ha permesso questa nuova pubblicazione, ulteriormente rinnovata nella grafica. Speriamo sia di vostro gradimento. Cosa vi raccontiamo? Prima di tutto il doveroso ricordo del 50° anniversario del riconoscimento Pontificio della Congregazione delle Suore di San Giuseppe Cottolengo, avvenuto il 20 giugno 1959. Un lungo e altisonante titolo che poi, in sostanza, non ha aggiunto nulla al Carisma e allo stile di semplicità e grande generosità delle nostre Suore. Un atto giuridico, certamente importante, che ci dà l’occasione di ricordare quanto tutti noi abbiamo ricevuto da loro, come bambini, alunni e malati. Un vero fiume di carità che ha coinvolto, fin dall’inizio, numerosissime comunità, istituti, e fondazioni sparse in tutta Italia, lasciando tracce indimenticabili. Poi le missioni, con testimonianze di grande impegno, il nuovissimo Padiglione Frassati, la realtà del Centro Cottolengo Nairobi, l’interessante esperienza dei novizi Francescani, e le notizie sempre attese di Casa. Vi lasciamo allora alla lettura con un arrivederci al prossimo numero, ricordandovi che, per proseguire, abbiamo bisogno di tutti e saremo quindi grati a chi vorrà dimostrarci apprezzamento, anche inviando articoli, commenti, o… contributi economici. Qui ci sta proprio bene un maiuscolo DEO GRATIAS. MAURO CAROSSO

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R e d a z i o n e

N o t i z i e

Testo di Nadia Monari

Leggiamo un libro

Disegni di Giuliano Pinna

Parliamo un po’ di noi

Storia delle Suore Vincenzine

del Cottolengo in Africa Sul numero due del mese di maggio, abbiamo dedicato una pagina alla presentazione della biografia di Suor Maria Carola Cecchin, ripresa dallo scrittore Paolo Risso. A partire da questo numero è nostro desiderio che a seguire, ogni numero abbia uno spazio per proporre di volta in volta un altro dei tanti libri della bibliografia cottolenghina. Ne sono stati scritti molti, in tempi recenti e in tempi lontani; tutti molto belli. Il libro che vogliamo presentarvi oggi è la “Storia delle Suore Vincenzine del Cottolengo in Africa nel periodo 1903-1925”. Una raccolta di vite missionarie

scritta da suor Giuliana Galli dopo un lungo lavoro di ricerca. Presentato dalla compianta Madre Emiliana Allasia, la domenica delle Palme del 2003, apre con l’invito a meditare l’entrata trionfale di Gesù in Gerusalemme, Gesù Signore della storia e della nostra vita, portatore di grazie, dono prezioso delle nostre esistenze, che accogliamo e con letizia vogliamo annunciare a quanti Egli pone sul nostro cammino, a coloro dei quali vogliamo farci prossimo, a cercarli ove sono. Proprio quello hanno fatto le nostre suore missionarie cent’anni fa. La prima parte del libro è un breve accenno alla nascita della Piccola Casa, delle prime religiose e ai Carismi che il Santo inculcava in quanti raggiunti dalla grazia, approdavano alla Piccola Casa. Abbiamo poi un passaggio sul Canonico Allamano e sul suo istituto, l’incontro con l’Africa del tempo, i suoi primi missionari, le difficoltà, la chiamata e

Salvare una stella

Un bimbo al mattino andava sulla spiaggia a ributtare le stelle marine che erano portate in secca dalle onde.

Quando qualcuno lo vide, gli disse che tale lavoro era completamente inutile, perchè egli non sarebbe mai riuscito a ributtare in mare tutte le migliaia di stelle, che si trovavano sul bagnasciuga.

l’arrivo delle Suore Cottolenghine di cui si parlerà ampiamente nella seconda parte del libro. Troviamo qui struggenti note biografiche e brevi ricordi di tutte le 44 suore Vincenzine del Cottolengo, che hanno collaborato, coadiuvato, condiviso lunghi anni con i primi missionari della Consolata. Fedeli alla Piccola Casa della quale erano Figlie, e secondo l’insegnamento del Buon Padre, il Canonico Cottolengo, servirono i poveri più poveri anche con il sacrificio della vita. Storie di vite generose, in un bel libro, da leggere tutto in un sol fiato! Mario Carissoni

Il bambino con calma guardò la stella che aveva ancora in mano,

la buttò in acqua e poi rispose: “per questa stella sicuramente non è stato inutile”.

Chiunque abbia voglia di aiutarci in questo intento, fosse anche per salvare una sola stella... non sarà stato invano. Grazie.

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