Il Realismo Ai Tempi Di Obama

  • May 2020
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Il realismo ai tempi di Obama 3/2009

Chi siamo

L

o Spazio della Politica è un “social think tank” indipendente dedicato allo studio dei temi politici dell’agenda globale, composto da giovani studiosi con varie competenze e provenienze di studio (scienze politiche, economia, diritto, filosofia, scienze ambientali). Nel

sito www.lospaziodellapolitica.com vengono fornite delle analisi quotidiane sui principali temi di politica internazionale, oltre a dei report più approfonditi su varie questioni di politica internazionale rivolti agli attori politici ed economici del sistema italiano. Uno di questi, “La scommessa dell’Europa globale”, è stato recentemente presentato in occasione di due seminari alla Camera dei Deputati ed al Parlamento Europeo. Particolare attenzione è dedicata alla diffusione dei propri lavori tramite l’utilizzo delle nuove tecnologie e del social networking, per favorire il contributo delle giovani generazioni nel dibattito pubblico. Lo Spazio della Politica ha collaborato e collabora inoltre con diversi istituti e centri di ricerca politici italiani: la Casa della Cultura di Milano, la Fondazione ItalianiEuropei (Milano e Roma), la fondazione Gianni Pellicani ed il comune di Venezia. Un rapporto privilegiato, attivo dal 2007, è quello con Limes, la principale rivista di geopolitica italiana. Per LimesOnLine, Lo Spazio della Politica cura la rubrica “Esiste l’Europa?”.

www.lospaziodellapolitica.com

[email protected]

Autori Alessandro Aresu è nato a Cagliari (1983). Si è laureato in filosofia all’Università San Raffaele. Ha pubblicato, tra l’altro, Filosofia della navigazione (Bompiani, 2006) e ha curato con M. Scurati Perché filosofia di Guido Rossi. Attualmente sta curando per Bompiani la prima edizione italiana di The Irony of American History di Reinhold Niebuhr. È editorialista de La Nuova Sardegna e collabora con Abitare, Limes, Limesonline.

Indice Introduzione

p. 5

Dentro il Padrino

p. 8

Obama e Michael Corleone

p. 13

La crisi e oltre

p. 21

Riferimenti e approfondimenti

p. 28

introduzione

D

a lettore di Limes, ho sempre

Niebuhr, oltre a Kennan e Morgenthau, è

apprezzato gli articoli di John

uno dei tre riferimenti fondamentali). È

Hulsman, per la loro la forza

un libro che dovrebbe essere studiato e

provocatoria e capacità di sintesi. Il pen-

tradotto, perché – anche per la sua con-

siero di Hulsman, sebbene sia un practi-

sapevolezza storica – offre un ritratto ec-

cal man, è stato espresso anche in modo

cellente della politica estera americana

più teorico e articolato rispetto a quanto

del Novecento. Recentemente Hulsman

possono verificare i lettori di Limes e delle

ha pubblicato un nuovo libro, The Godfa-

riviste internazionali in cui appaiono più

ther Doctrine (Princeton University Press,

frequentemente i suoi contributi. Mi rife-

2009) assieme a A. Wess Mitchell, noto per

risco in particolare al testo da lui scritto

aver co-fondato il Center for European Fo-

con Anatole Lieven, Ethical Realism. Do-

reign Policy Analysis a soli 27 anni, il che

vendomi occupare del pensiero di Rein-

non può che renderlo simpatico agli occhi

hold Niebuhr1, ho trovato di grande utilità

de Lo Spazio della Politica, visto il nostro

molte delle osservazioni riportate in Ethi-

grimaldello generazionale. Il libro di Hul-

cal Realism (Pantheon Books, 2006, in cui

sman e Wess Mitchell è geniale, già a par-

1

Si veda Reinhold Niebuhr, The Irony of

American History, a cura e con un’introduzione

moleskine) ma ancor più per il contenuto:

di Alessandro Aresu, Bompiani, Milano, 2010. Tra

difatti, propone un paragone tra le idee

l’altro intendo discutere sia i testi di Hulsman sia quelli di un importantissimo “discepolo” di Nie-

della politica estera americana e la visio-

buhr, Andrew Bacevich, a cui dedicherò un altro

ne del mondo presente ne “Il Padrino”,

di questi lavori per Lo Spazio della Politica, che

con particolare riferimento ai personaggi

sono evidentemente incentrati sull’attualità di quello che le distinzioni accademiche definisco-

principali del primo film della trilogia di-

no “realismo classico”. Ovviamente, vista la natu-

retta da Francis Ford Coppola. Come ve-

ra del social think tank, è più che mai benvenuta ogni forma di discussione, anche contattandomi

dremo, bisogna tenere presente – anche

all’indirizzo [email protected]. Lo stile

per le osservazioni critiche – che l’idea ge-

di questo lavoro, nonostante qualche nota a piè

nerale non è quella del testo accademico

di pagina e alcuni necessari riferimenti bibliografici, non è propriamente accademico e contiene

ma della “parabola della politica”.

giudizi personali, in conformità allo stile della “pa-

Il libro si apre con un’introduzione che

rabola” della dottrina del Padrino.

6

tire dalla veste grafica (sembra un piccolo

introduzione

Il realismo ai tempi di Obama

presenta sia lo sfondo del lavoro sia il

ca), Stephen Walt, ha espresso per molto

suo scopo. Lo sfondo del lavoro è il mon-

tempo una preoccupazione sull’insuffi-

do trasformato del 2008, un mondo in

cienza del peso del realismo nel dibattito

cui gli Stati Uniti sono in declino, come

pubblico americano, prima di impegnarsi

viene riconosciuto ormai da un’enorme

per la causa in prima persona con un blog

letteratura, che spazia dalle possibilità di

su Foreign Policy e accogliere i suoi lettori

cavarsela ai destini apocalittici, per una

con William Arthur Ward:

nazione poco tempo fa caratterizzata dal “momento unipolare” o dal “fardello im-

The pessimist complains about the wind;

periale”. Lo scopo dichiarato di The Godfa-

the optimist expects it to change;

ther Doctrine è rendere il realismo più at-

the realist adjusts the sails.

traente, renderlo un obbiettivo condiviso nella cultura americana, e non soltanto un

Questa piccola divagazione per colloca-

oggetto di dibattito accademico. Alcune

re The Godfather Doctrine in quello che si

espressioni dello stesso Hulsman aiutano

può definire un complesso di inferiorità,

in quest’ottica pop: si pensi alla citazione

che giustamente, a mio avviso, Hulsman

dei Beach Boys nel dialogo con Kupchan

e Mitchell attribuiscono anche alla sofisti-

pubblicato su Aspenia n. 45 2009 (ma gli

cazione accademica della teoria2. Il tut-

esempi potrebbero essere molto nume-

to viene condensato in una formula elo-

rosi). Tra l’altro, i realisti hanno sofferto

quente, individuando un benchmark per-

veramente nella lunga era Clinton/Bush.

fetto: “Realism, like Shakespeare, must be

Un realista tradizionale non aveva molto

for everyone” (The Godfather Doctrine, 15).

da dire sul soft power (può pensare o che

2

non esista, o che in ogni caso se ne de-

Nei bassi s’include convenzionalmente la fine

vono occupare altri studiosi) o sulla fine

Il realismo ha avuto i suoi alti e bassi.

della guerra fredda, che ha contributo, tra l’altro, all’ascesa del costruttivismo. Il realismo, per para-

della storia (perché per lui la storia non fi-

frasare un’efficace recensione di The Clash of Civi-

nisce, punto). Perciò ha sofferto, eccome.

lizations firmata da Stephen Walt, non soffre della

Uno degli studiosi più celebri (che io cito

se vi sono alcune rilevanti eccezioni), e per questo

incessantemente sullo Spazio della Politi-

sindrome da costruzione dell’uomo nero (anche a volte la sua retorica appare relativamente debole.

Il realismo ai tempi di Obama

introduzione

7

dentro il padrino

V

eniamo al punto di partenza di

to di un GOP oggettivamente alla frutta.

The Godfather Doctrine, e cioè il

L’antipatia che l’era dei neoconservatori

“mondo in trasformazione” del

ha sollevato nella “famiglia” della politi-

2008. Una volta che si accetta questo pre-

ca estera – e, soprattutto, nell’elettorato

supposto, a detta degli autori, gli Stati

americano – è differente dal ricordo che

Uniti hanno un solo modo per garantir-

la famiglia riserverà al figlio maggiore, pur

si al meglio la sopravvivenza nel nuovo

nella consapevolezza dei suoi errori. Per

mondo: abbracciare una visione realista

Sonny non ci saranno le “lezioni” all’Ame-

della politica estera. Di qui l’idea della pa-

rican Enterprise Institute o gli applausi di

rabola ispirata a Il Padrino, nonché l’idea

Halliburton. E nessun membro della fami-

di rappresentare le posizioni della politi-

glia d’altra parte si sognerà di rileggere

ca estera degli Stati Uniti con le tre figu-

tutta la vicenda in senso complottistico.

re salienti nella transizione del primo film

Rimarrà il dispiacere per una strategia

dopo l’attentato a Marlon Brando (para-

radicalmente sbagliata, priva di pensiero

gonato all’11 settembre, per la sua impre-

critico, e che avrebbe potuto condurre a

vedibilità nonché per l’impreparazione

conseguenze tragiche per la famiglia. In-

dell’intelligence). La “famiglia” può essere

vece, ha condotto a conseguenze tragi-

quindi descritta in questi termini:

che soltanto chi l’ha proposta. La responsabilità di Sonny non è ricaduta sulla sua

- Tom Hagen, “figlio adottivo” e consigliere:

comunità. Questa mi sembra la differenza

liberalistituzionalismo.

fondamentale, ma l’analogia con i neo-

- Sonny Corleone: neoconservatorismo.

conservatori in fondo funziona.

- Michael Corleone, il nuovo Padrino: realismo.

Ho invece una riserva generale su Tom Hagen, che tra l’altro è il mio personag-

Il ritratto di Sonny è eccezionale, nono-

gio preferito. Sebbene la descrizione de-

stante il fratello maggiore sia molto più

gli autori si adatti alla vicenda Sollozzo

spontaneo di, che so, Dick Cheney, che

meglio di chiunque altra, in generale Tom

pare sia diventato il punto di riferimen-

Hagen non è necessariamente una figura

Dentro il padrino

capitolo 1

9

liberal-istituzionale. Nel suo ruolo di con-

lifornia per trattare, eppure non protesta

sigliere rimane uno spazio per l’uso della

affatto, né sembra che – avendo il potere

forza, quando sia giustificato dalle circo-

di decidere – avrebbe preso una decisio-

stanze o dalle scelte della leadership, e la

ne differente.

scelta tra la forza o la trattativa non vie-

10

ne basata su un principio valoriale non

Tale discorso può essere svolto anche in

negoziabile. Certo, Tom Hagen si siede

termini storici: il liberal-istituzionalismo

sulle comode poltrone delle stanze del-

non è un “figlio adottivo” che deve con-

le trattative e può restarci per ore, per il

quistarsi uno spazio attraverso l’istruzio-

bene della famiglia. Eppure il consigliere

ne e lo stile. Il peso di Wilson è noto. La

sa quando deve abbandonare le stanze

sua influenza è stata un elemento pre-

dell’ONU. Sa qual è la sua appartenen-

ponderante della dottrina americana del-

za più importante: la famiglia. My family,

le relazioni internazionali fino a quando

right or wrong. Tom Hagen tiene sempre il

le diverse correnti del realismo hanno

Blackberry acceso, e comunica al Padrino

potuto contare su figure di straordinaria

le decisioni. Se il Padrino dice di colpire,

attrazione, tanto dal punto di vista acca-

right or wrong si colpisce. Dopo il consi-

demico (Hans Morgenthau), quanto dal

glio, l’azione. Tom Hagen non è Woodrow

punto di vista dei policymakers (natural-

Wilson, anche e soprattutto per la sua

mente, Henry Kissinger). Secondo i para-

posizione. Non vuole mai essere il nume-

metri del testo, è evidente che il realismo

ro uno (e non lo sarà mai): il fatto che lui

di Kissinger era a suo modo “sexy”. Il pro-

stesso non eserciti potere ne garantisce

blema è che quel realismo è invecchiato. E

l’attività di consigliere. Eppure esercita un

va ripensato, dato che come ha ammesso

ruolo cosciente dei propri limiti. Non è un

lo stesso ex Segretario di Stato, perfino il

simbolo. Non è un’icona. Non c’è nessun

suo pupillo Joshua Cooper Ramo, lo tratta

alone di indispensabilità. Tom Hagen sa

con sufficienza nel suo libro The Age of the

quando la trattativa si deve fermare. L’ini-

Unthinkable. Naturalmente anche queste

zio del primo film da questo punto di vista

soluzioni devono passare al vaglio della

è illuminante. Il consigliere si reca in Ca-

critica, e perfino della critica attraverso

capitolo 1

Dentro il padrino

le immagini. Sicuramente davanti alla di-

ruolo degli Stati Uniti poteva essere cri-

smissione di Cooper Ramo del “maestro”

ticato, ma abbiamo detto di puntare più

Kissinger, Hulsman1 e Mitchell storcereb-

alla parabola): per quanto la sua ascesa lo

bero il naso, e direbbero che della com-

porterà in alto, non avrà mai in mano un

plessità e della caring economy ce ne

equivalente del dollaro. Né sarà lender of

facciamo relativamente poco per salva-

last resort. Stesso discorso per la potenza

guardare l’interesse nazionale degli Stati

militare, al di là della razionalità del suo

Uniti e la loro “promessa”. E qui veniamo a

impiego.

Michael Corleone, l’eroe realista. Oggi invece (e qui torniamo a rimarcaOra, il problema generale del libro è che

re la differenza), gli Stati Uniti si trovano

l’analogia tra gli Stati Uniti e Michael reg-

in un momento della loro storia in cui la

ge fino a un certo punto. In sintesi: Mi-

consapevolezza dei limiti del potere vie-

chael è una potenza in ascesa rispetto al

ne imposta non soltanto dalla strategia,

vecchio equilibrio di cui suo padre era un

ma soprattutto dalla necessità. Questa

attore preponderante. Così come il secolo

è una differenza determinante. I primi

appena trascorso è stato il “secolo ame-

passi dell’ascesa di Michael Corleone lo

ricano”, è lecito parlare di un “ventennio”

porteranno alla costruzione di un impe-

di Michael Corleone. Con la differenza es-

ro. Il business aumenterà, anche quanti-

senziale che Michael Corleone non è una

tativamente. Il patto con le altre famiglie,

potenza che fornisce la stabilità egemoni-

perciò, è qualcosa di più di “it’s Dubai,

ca (per quanto ovviamente anche questo

Shanghai, Mumbai or bye-bye”, il motto

1

Hulsman in ogni caso esprime riserve

dell’immediato pre-crisi. Conquistare Las

sulla filosofia politica attribuita correntemente a

Vegas non vuol dire impegnarsi in scher-

Kissinger anche in Ethical Realism: “We condemn classical realism in the style of Henry Kissinger

maglie. L’impero di Michael Corleone, più

and former national security adviser Zbigniew

vasto e con nuove regole rispetto a quel-

Brzezinski. This philosophy has been widely and

lo del padre, conoscerà poi il suo declino

justly criticized for its obsession with states, its tendency to see states and nations as unchan-

inevitabile. Qui sta dunque la differenza:

ging, and therefore its indifference to internal de-

nel tempo dell’ascesa fotografato dal pri-

velopments within them” (Ethical Realism, p. 85).

Dentro il padrino

capitolo 1

11

mo episodio de “Il Padrino”. Michael, in un certo senso, anche se erede di un mondo ormai tramontato (appunto, il mondo in cui Don Vito era l’attore strategico fondamentale), si trova a confermare il ruolo di primus inter pares in un contesto in cui il suo spazio d’azione si allarga e non si restringe. Lo spazio d’azione dell’esercito statunitense deve invece probabilmente restringersi, dopo la prassi della sole superpower alimentata in realtà con un inadeguato apparato militare e costellata di errori strategici. L’affermazione di Dennis Blair “i cieli e i mari sono nostri” si adatterà sempre di meno al nuovo secolo, e non sempre di più. Esiste una tragedia del declino, anche se mitigata da una nuova consapevolezza dei “limiti del potere”, anche se caratterizzata da una novità determinante in termini di leadership, che vale la pena di affrontare.

12

capitolo 1

Dentro il padrino

obama e michael corleone

P

er una lettura ulteriore della “pa-

avvicinarsi alle idee presentate da Hul-

rabola” raccontata da Hulsman

sman e Mitchell, e altrettanti per cui po-

e Mitchell, a mio avviso, la do-

trebbe allontanarsene. Proviamo ad ana-

manda fondamentale oggi è la seguente:

lizzarli.

Barack Obama può essere Michael? Ov-

14

viamente, se non si dà a questa doman-

Primo, la freddezza di Michael ricorda un

da una risposta affermativa, la dottrina

elemento dello stile di Obama. La trasfor-

del Padrino non potrà essere praticata.

mazione di Obama a fine 2008 è la stes-

Stando alle categorie del testo, Obama

sa trasformazione di Michael. Anche se,

possiede automaticamente una qualità

è bene ricordarlo, i due provenivano da

(la sexiness) che al realismo manca. Anzi,

situazioni diverse. Da una parte, Michael

la possiede più di chiunque altro. Per rima-

era appena tornato dalla seconda guer-

nere alla cultura popolare, Randy Marsh

ra mondiale, era appena diventato un

non è l’unico che è andato e va per stra-

uomo, e fino al momento decisivo si era

da a urlare come un esaltato “Celebrate

sempre disinteressato delle questioni del-

good Obama come on!” dopo aver godu-

la famiglia. Dall’altra, Obama ha pronun-

to davanti al televisore in una sequela di

ciato un trascinante keynote address alla

“You’re so handsome! You’re so perfect!”.

convention democratica del 2004 e ha

Obama non ha rivali.

confessato di poter “giocare allo stesso li-

Tra l’altro, essere sexy è importante. Hul-

vello di LeBron James, dopo una brevissi-

sman e Mitchell sono spinti all’analogia

ma esperienza come senatore dell’Illinois

con Michael Corleone proprio da questa

si è gettato nella corsa delle primarie e ha

mancanza. Si tratta di comprendere, per

battuto la favorita Hillary Clinton. Ma, al di

quanto possiamo giudicarlo, se Obama

là delle differenze di background, ciò che

possieda anche altre caratteristiche in

li accomuna è la capacità di cogliere l’atti-

grado di rendere la sua visione del mon-

mo. Michael deve prendere il potere, Oba-

do e le sue azioni compatibili con quan-

ma deve essere eletto Presidente degli

to enunciato in The Godfather Doctrine. Vi

Stati Uniti. Michael analizza e comprende

sono tre motivi per cui Obama potrebbe

meglio di chiunque altro una situazione

capitolo 2

Obama e Michael Corleone

ingarbugliata, Obama comprende e ca-

il “simbolo” dell’America1, con la logica ri-

valca il disagio di una nazione schiaccia-

badita nel discorso della notte elettorale:

ta dall’esplosione di una crisi economica dall’incapacità di comprendersi. Nessuno

If there is anyone out there who still

legge il contesto meglio di Michael o di

doubts that America is a place where all

Obama. Nessuno.

things are possible; who still wonders if the dream of our founders is alive in our

Tra l’altro, in entrambi le emozioni non

time; who still questions the power of our

hanno il sopravvento, non perché non

democracy, tonight is your answer.

abbiano un cuore (all’inizio, Michael ce l’ha, in seguito su questo

La risposta, ovviamente,

punto si può dibattere),

è lui stesso. La risposta è

ma semplicemente per-

il defining moment. Ora,

ché si trovano in un mo-

sebbene il realismo non

mento in cui calcolare le

ammetta in via assiomati-

mosse è necessario per

ca l’eccezionalismo, esso

non commettere errori

può e deve ammettere la

fatali. Inoltre, in entram-

considerazione dell’ecce-

bi la consapevolezza del

zione in via del raggiun-

momento (il timing) è de-

gimento realistico del

cisivo: se da una parte per Michael l’omi-

suo scopo fondamentale. Anche in The

cidio di Sollozzo è determinante, dall’altra

Godfather Doctrine la promessa dell’Ame-

parte Obama non ha avuto una “scena

rica è presente, ed ha addirittura un ruolo

madre”, in linea con l’atteggiamento pre-

fondativo, come viene riconosciuto pro-

sidenziale che ha caratterizzato l’ultima

prio negli ultimi passaggi del testo, che

parte della sua campagna. Ma è stata de-

1

gna di una scena madre la capacità di sfi-

della concession speech del candidato repubbli-

lare al prigioniero di guerra John McCain

Americans. And please believe me when I say

Non c’era alcuna ipocrisia in questa frase

cano: “Whatever our differences, we are fellow no association has ever meant more to me than that”.

Obama e Michael Corleone

capitolo 2

15

vale la pena di citare:

of other family to America to begin with. There is so much in America worth preserv-

For America to regain and maintain its glo-

ing, both for ourselves, our future, and for

rious lineage as a “City upon a Hill”, an in-

the world (The Godfather Doctrine, 80-81).

spiration to the rest of the world because of what it stands for as much as for what

Secondo punto, Obama sa che esistono gli

it does, realism must always remain a sec-

“altri”. Questa consapevolezza esiste so-

ondary virtue.2 It is an instrument of state,

prattutto a livello di retorica e di rappre-

to be brought to bear in the service of the

sentazione, eppure esiste. E conta. Con-

Republic, to safeguard the things about this

tava anche nella campagna elettorale.

country – our inspiring history, durable con-

Chi era assordato dagli “Yes we can” forse

stitutional system, class mobility, economic

non l’ha sentita abbastanza, ma era pre-

dynamism, love and use of individual liber-

sente nella stessa promessa dell’America

ty – that brought the Corleones and millions

come “a more perfect union”, che ha ca-

2

Il libro si conclude poi, significativamen-

te, con la citazione di Franklin D. Roosevelt se-

ratterizzato in particolare il discorso sulla controversia del Reverendo Wright.

condo cui l’America aveva un appuntamento col destino, che lo strumento del realismo aiuterà a mantenere. Il riferimento alla promessa dell’Ame-

Questo refrain ritorna nella stessa presen-

rica – e all’appuntamento con la storia – rimane

za del Senatore dell’Illinois nella veste di

un punto ambiguo, in questo senso, perché sposta il realismo a un momento successivo. Prima del realismo viene la fondazione “etica”, che ri-

rivendica allo stesso tempo la sua forza

prende l’appuntamento con la storia. Quindi l’ap-

realistica e la sua forza simbolica. Quando

puntamento con la storia è segnato, la promessa è formulata, e va mantenuta (e/o realizzata ulte-

Obama è andato a presentarsi al pubbli-

riormente) attraverso gli strumenti del realismo.

co di Candidates@Google ha giocato su

Eppure, l’ambiguità rimane perché i valori possono sfociare nella “tirannia dei valori” (Schmitt) e

questo piano, proponendo agli altri la sua

perché la promessa può ritrovarsi a confinare con

maggiore efficacia. Ha chiesto al suo pub-

l’eccezionalismo. La nazione del “nuovo inizio”

blico: pensate che se andrò in Africa sarò

e lo “scontro con la storia” che genera un “ottimismo pessimista”. Eppure si deve continuare a

più efficace? Sì, lo sarai. È realistico pen-

pensare il nuovo inizio, perché il marchio di quel-

sarlo. Così come era realistico pensare che

la storia.

16

candidato presidenziale. In questa veste,

capitolo 2

Obama e Michael Corleone

Obama sapesse comprendere un mondo

“romanzo di formazione”, e, se lo è, risul-

trasformato in modo più radicale rispetto

ta assolutamente imparagonabile alla vi-

a John McCain. C’è uno spunto genera-

cenda di Obama. C’è una trasformazione

zionale e di esperienza di vita in questo.

e un’evoluzione del personaggio – anche

Per la sua formazione, per la sua storia,

fisica, per merito di Al Pacino – eppure

Obama sa che esistono gli altri. E si vede.

quest’evoluzione non ricapitola “la bio-

Un esempio fulminante è stato il discor-

grafia di una nazione”. Il percorso della

so del Cairo, che è fin troppo facile citare:

crescita individuale che allo stesso tempo

là dove c’erano i progetti di Condoleeza

racconta una storia americana, una nuo-

Rice (che lei ha tentato, senza efficacia,

va storia americana, è invece il sostrato

di sdoganare più tardi come “realismo”,

di Dreams from my father, il libro con cui

termine su cui evidentemente bisogna

Obama ha fatto i conti con i temi della

intendersi) c’era un uomo di colore che

“razza” e dell’“eredità” dopo l’elezione a

diceva “la pace sia con loro” e chiamava

Presidente della Harvard Law Review. La

ad ascoltarlo i Fratelli Musulmani. Là dove

riedizione del testo, come è noto, ha rag-

c’erano l’Asse del Male e “siete con noi o

giunto un successo popolare eccezionale

contro di noi” adesso ci sono le tre religio-

nella riedizione che comprendeva il key-

ni di Abramo. Obama come Louis Massi-

note address alla convention democratica

gnon, praticamente.

del 2004 – e che è stata in fondo la prima avvisaglia della campagna presidenziale

Di nuovo per quanto riguarda l’analogia,

capolavoro (poi, tuttavia, raffinata oltre

bisogna sottolineare che il romanzo di

ogni immaginazione). Il tema di Dreams

formazione di Obama è più potente ed

from my father è l’apprendimento, il ri-

efficace di quello di Michael. Chi è Micha-

congiungimento. Eppure quest’idea del

el? Micheal non ha storia: per il padre, non

ricongiungimento ha anche le caratteri-

doveva essere coinvolto negli affari della

stiche di una tragedia. Un essere umano

famiglia, aveva la possibilità di essere un

dovrà sempre mettere insieme i pezzi del-

americano normale. Ma l’esperienza in

la sua biografia: e questo è un compito

guerra di Michael non è un vero e proprio

essenziale anche per l’essere umano che

Obama e Michael Corleone

capitolo 2

17

dona parte della sua esistenza alla vita po-

pomodoro sono italiani, dato che a que-

litica. Le biografie di Obama si concentra-

sto mondo c’è perfino qualche idiota che

no particolarmente sulla scelta politica ri-

ci mette il ketchup. Ciò significa che, seb-

spetto alla scelta accademica, o una scelta

bene Obama sia ben attrezzato per com-

professionale differente. La capacità em-

prendere e praticare la “Dottrina del Pa-

patica ha svolto un ruolo fondamentale in

drino” nell’interesse degli Stati Uniti, non

questo contesto.

è detto che vi riesca con completezza ed efficacia, per tre problemi fondamentali.

Terzo (molto brevemente): Obama ragiona secondo una scacchiera che compren-

Primo problema: il liberal-istituzionalismo

de gli eventi non-convenzionali, i cosid-

a volte è molto peggio di Tom Hagen, da

detti “cigni neri”. Per la sua via alla Casa

un punto di vista realista, nella variante

Bianca (un capolavoro già studiato per la

del family interest. Michael, a mio avviso,

capacità di “impresa”, e subito analizzato

rimuove Tom dalla carica di consigliere

in questo senso anche nello Spazio della

perché desidera maggiore libertà d’azio-

Politica), sa ragionare in modo flessibile.

ne e perché vuole acquistare potere cari-

Il pensiero di Obama include possibilità

smatico. Eppure continua a considerare il

imprevedibili ed è impostato su un’archi-

suo punto di vista. Obama non rimuove

tettura flessibile e pragmatica (come si è

il liberal-istituzionalismo. Una versione

visto nella campagna presidenziale e nel-

recente di queste teorie (che naturalmen-

la capacità di cavalcare il tema della crisi).

te dentro la metafora non può essere di-

Quest’architettura può avere effetti con-

scussa nella sua pienezza accademica) in-

creti sulle sue scelte politiche, che posso-

siste, esattamente come certi nuovi abiti

no così avvicinarsi alla straordinaria visio-

dei neoconservatori, sull’idea della “lega

ne dell’ascesa di Michael Corleone.

delle democrazie”. La sapienza convenzionale dell’istituzionalismo richiede una

18

Naturalmente, non è tutto oro quel che

nuova superistituzione, e ottenendola

luccica. O meglio, per restare alle immagi-

raggiungerebbe due obiettivi pericolosi:

ni dei film sulla mafia, non tutti i sughi di

uno, direbbe che le altre istituzioni fanno

capitolo 2

Obama e Michael Corleone

schifo; due, direbbe che tutto ciò che non

Morgenthau era uno dei tre riferimenti

è democratico (tra l’altro, in un contesto

fondamentali di Ethical Realism. Nell’am-

di crisi e problematicità del concetto di

ministrazione Obama, queste idee con-

democrazia) fa altrettanto schifo. Questo

tinuano ad avere una certa presa, così

è il messaggio più ridicolo che si possa

come le idee utopiche. Ma le idee utopi-

lanciare ai cosidetti BRICs: gli Stati Uniti

che non sono “carote” contrapposte a ba-

si permettono di dire chi sono i buoni e

stoni. Sono, semplicemente, cose che non

chi sono i cattivi, mentre essi creano un

hanno a che fare col mondo così com’è.

loro network a parte in cui naturalmen-

Le idee utopiche servono per mettersi in

te i buoni fanno affari coi cattivi (si con-

mostra ma non costruiscono proposte

siderino i recenti accordi

politiche. Nei primi pas-

tra il Brasile e la Cina),

si

con tanti saluti ai nuovi

Obama, le idee utopiche

Woodrow Wilson. Appa-

principali sono state due.

re disonesto, tra paren-

La prima riguarda il ru-

tesi, che questo ritorno

more di fondo, e cioè la

dell’idea dell’istituzione

volontà di ascoltare tutti.

salvifica

finestra

Si tratta del classico pre-

venga condito (e mi rife-

gio che si può trasforma-

risco a Robert Kagan e al

re in un difetto: difatti,

dalla

dell’amministrazione

suo Il ritorno della storia e la fine dei sogni3)

l’ascolto ha senso soltanto se è un ascolto

con le citazioni di Reinhold Niebuhr, che,

critico. E cioè, se ascoltando seleziona al-

come abbiamo ricordato, con Kennan e

cuni punti della conversazione degli alleati e degli avversari (tenendo presente che

3

Probabilmente il libro di Kagan, tradotto

in Italia da Mondadori a fine 2008, offre uno degli

gran parte di essi è volto alla volontà di

esempi più lampanti del caso in cui la recensione

mettersi in mostra) e li organizza tattica-

del libro (che lo stronca) è infinitamente più con-

mente secondo i propri interessi. L’ascol-

vincente del libro stesso. Mi riferisco alla recensione-capolavoro di Andrew Bacevich “Present

to ha senso nei termini in cui costruisce

at the Re-Creation”, Foreign Affairs, July/August

la reputazione di chi ascolta e lo prepara

2008, Volume 87, Number 4: 125-131.

Obama e Michael Corleone

capitolo 2

19

al passo successivo, che ha a che fare con

conoscono ancora il suo modo di agire;

le scelte. La seconda idea utopica riguar-

due, deve ancora effettivamente “costru-

da un punto specifico, e cioè quella che

ire” il proprio personaggio. Con Obama

possiamo definire la sindrome di Bono. In

è diverso, principalmente perché la sua

una recente pubblicazione, l’economista

elezione ha creato un’enormità di aspetta-

Dambisa Moyo ha attaccato con veemen-

tive. Il nuovo Presidente non ha la possi-

za l’idea degli aiuti per lo sviluppo, pro-

bilità di sorprendere le altre famiglie con

ponendone il congelamento per cinque

le mosse di Michael nella seconda parte

anni. Con ogni probabilità, la presa me-

del film. Tutto quello che Obama riuscirà

diatica della Moyo non deriva dall’utilità

a ottenere passerà sotto silenzio o quasi,

della sua proposta, ma dalla sua capaci-

già incluso nello spettro delle straordi-

tà di rappresentare la donna di successo

narie aspettative che ha suscitato. Natu-

passata dalla Zambia a Goldman Sachs

ralmente, tutto ciò che non riuscirà a ot-

che accusa le rappresentazioni occidenta-

tenere potrà essere utilizzato contro di

li delle “grandi soluzioni” con cui “possia-

lui. Questa situazione crea una pressione

mo rendere la povertà storia”. Di qui l’idea

notevole, che Michael soffriva più nei ter-

della “sindrome di Bono”, che nel caso di

mini dell’eredità del padre (ma è eviden-

Obama potrebbe agire a suo sfavore. Il

te che Obama vive una pressione ancora

punto è che la politica non si costruisce

più forte, quella dell’eredità, quella di un

dicendo che sconfiggeremo la guerra, la

“We the people” che, per usare il lessico

fame, la povertà e, magari, gli alieni.

di Bruce Ackerman, in lui sembra aver trovato un’altra “fondazione”). La pressione

20

Secondo problema, legato alla differenza

di Obama può portare sia a una tendenza

nel potere carismatico tra Michael Corle-

a delegare sia a una volontà di centraliz-

one e Obama: Michael all’inizio (e anche

zare, di essere egli stesso al centro di ciò

alla fine del film) può muoversi in un cer-

che convenzionalmente viene definito

to senso nell’ombra, e quindi con mag-

“grand strategy”. Eppure nemmeno una

giore libertà. Ciò accade essenzialmente

Presidenza così straordinariamente sim-

per due motivi: uno, i suoi avversari non

bolica potrà gestire qualsiasi cosa dalla

capitolo 2

Obama e Michael Corleone

cabina di regia. La Presidenza conoscerà

immaginato dalla retorica o cambiato dai

inevitabilmente alti e bassi. Soprattutto,

sogni. Punto e basta. Se avviene il cambia-

dovrà affrontare le tre D che caratteriz-

mento, è per una consapevolezza (magari

zano gli esseri umani in una posizione di

straordinaria ed epocale) del mondo così

potere: Delegare, Decidere, Deludere. Per

com’è in un dato tempo, non per la po-

lo “specchio del realismo” preso sul se-

tenza dei sogni o delle parole. Così dob-

rio, il mondo va così, e chi non è schiavo

biamo leggere il cambiamento di Obama.

della “sindrome di Bono” lo sa e agisce di

Così – se Obama è un “attore razionale”,

conseguenza. Il problema è che, una volta

con tutte le limitazioni della convenzio-

che si sono creati l’alone magico e l’attesa

nalità di quest’espressione – egli stesso

messianica, la realtà non può che smen-

legge il proprio cambiamento. Allora i di-

tirli. Perché nel mondo così com’è non vi

scorsi vanno misurati col metro di questa

sono né magie né messia. Vi sono soprat-

consapevolezza. Ma il “vero cambiamen-

tutto aspettative e interessi.

to” deve essere misurato col distacco del suo ridimensionamento. Altrimenti, sia-

Terzo problema: la retorica. Qui torniamo

mo ancora in un’ubriacatura che impedi-

ancora alla crisi delle idee utopiche. Oba-

sce la riflessione.

ma non ha ancora chiarito questo punto completamente, secondo alcuni critici.

Quali sono, allora, i limiti della retorica? I

Nella logica plasmata da aspettative/in-

suoi limiti stanno – si perdoni il bisticcio –

teressi, la retorica solleva aspettative. In-

nella stessa capacità di conoscere i propri

somma, la corda delle aspettative non si

limiti. Questa è la fondamentale capacità

deve spezzare. Ovvero, non può arrivare

critica di qualsiasi attore. Se non si cono-

a un punto di rottura ben definito. Defi-

scono i propri limiti, non si può agire co-

nito, in particolare in questi termini: la

erentemente. Da questo punto di vista, la

retorica non può vincere sul mondo così

critica di Andrew Bacevich è importante:

com’è. Da un punto di vista realista, biso-

se gli Stati Uniti vivono l’era post-imperia-

gna avere chiaro – in senso assiomatico e

le pensando di avere la capacità di gestire

assiologico – che il mondo non è quello

partite su cui non hanno nessuna capaci-

Obama e Michael Corleone

capitolo 2

21

tà strategica, culturale e strutturale, allora serve a poco cambiare il fronte dall’Iraq all’Af-Pak se rimane un’incapacità strutturale di giudicare i propri punti di forza e le proprie debolezze. Allo stesso modo, serve a poco la scelta di Obama di nominare responsabili (i cosiddetti zar, criticati aspramente da David Rothkopf) per tutte le questioni fondamentali, così come riempirsi di inviati speciali. A volte, la prima mossa (e l’unica) riguarda la consapevolezza dei propri limiti. Gli spettatori del “Padrino”, a questo proposito, dovrebbero affiancare alla sua tattica quella di un altro siciliano. Si tratta del più grande amministratore di potere dell’Italia del secolo scorso, e cioè Enrico Cuccia. Cuccia amava osservare, in riferimento all’Italia: bisogna giocare con le carte che abbiamo in mano. Ciò che vale per l’Italia, dovrebbe valere – in misura diversa – per Little Italy e dintorni.

22

capitolo 2

Obama e Michael Corleone

la crisi e oltre

T

24

orniamo al punto sottolineato

in quanto tale. Perciò il momento è de-

all’inizio, e cioè all’idea del reali-

cisivo, così come appare decisivo ogni

smo etico. Si tratta di compren-

momento di cambiamento e riassesta-

dere che gli Stati Uniti hanno qualcosa

mento nel potere, che – nella mafia così

di fondamentale da offrire al mondo. In

come nella vita – regola l’esistenza degli

Ethical Realism, Hulsman e Lieven parla-

uomini. Hulsman e Mitchell hanno ragio-

vano di una “grande pace capitalista”, e

ne a rimarcare che nella vita delle nazioni

cioè della possibilità concreta per gli Stati

c’è dell’altro oltre al potere. Il problema è

Uniti di attirare l’interesse delle altre po-

che proprio lo spunto fondamentale del-

tenze attraverso “re dollaro” e il controllo

la loro esistenza e della loro permanenza

del centro del sistema economico-finan-

è andato in crisi negli ultimi anni. Obama

ziario mondiale per una crescita inclusiva.

ha promesso di reinventarlo. Reinventare

In questo scenario, l’impossibile esistenza

qualcosa è una cosa seria, in cui non c’è

di un “fronte anticapitalista” non farsesco

spazio per i sogni. Per riferirsi ad altri film

avrebbe garantito l’interesse strategico

sull’America (la cui qualità evidentemen-

degli Stati Uniti su altre partite, se gli Stati

te cambia col cambiare dei tempi), nessu-

Uniti stessi si fossero dimostrati ricettivi

no ha il cubo di Rubik di Will Smith/Chris

rispetto agli interessi degli altri attori fon-

Gardner per passare dalle dormite nei ba-

damentali. Insomma, si trattava di ripren-

gni della metropolitana col figlio a fare un

dere il doux commerce, prendendolo sul

pacco di soldi a Wall Street. Tra l’altro, per

serio attraverso la politica. Naturalmente,

quanto vi sia un acceso dibattito sul futu-

la “grande pace capitalista” appare meno

ro dell’America, c’è un certo consenso sul

attraente dopo la crisi finanziaria, così

fatto che l’America oggi non si reinventa

come il dollaro appare meno “re” del si-

coi broker. Anche se a volte l’immagina-

stema. Eppure il leverage degli Stati Uni-

zione supera la realtà. Si attende sempre

ti in questa situazione – il loro spazio di

il ritorno sulla scena pubblica di Robert

movimento – non è trascurabile: gli Stati

Rubin, già mentore di Lawrence Summers

Uniti hanno ancora la carta per rendere i

e suo collega nel “comitato di salvezza del

BRICs partecipi attivamente del sistema

mondo” della crisi messicana, poi ricicla-

capitolo 3

La crisi e oltre

tosi consigliere di Citigroup e infine spa-

to the United States itself, and not just to a

rito magicamente dalla scena a fine 2008.

particular period in history (e.g., the Cold

Torniamo ancora al valore della retorica e

War, or the post-9/11 era), or a particular

alla consapevolezza “critica” che caratte-

president (George W. Bush). If America’s

rizza la Presidenza Obama. È senza dubbio

first black president -- a man with a Muslim

lecito sottolineare i limiti della retorica.

name, a cosmopolitan background, and a

Lucio Caracciolo, in riferimento al discor-

remarkable capacity to express his aware-

so del Cairo, ha notato che “Il presidente

ness of the concerns of those with whom

degli Stati Uniti ha parlato da predicatore

he disagrees--cannot get beyond rhetoric,

di una fede universale”. Vero: Obama par-

then many of the people who applauded

la – tra l’altro – come un predicatore. E nel-

yesterday are going to be profoundly disil-

le sue parole c’è uno spunto universalista.

lusioned. Some of them will conclude that

Michael Corleone non approverebbe. Per-

the United States is in fact at war with Islam

ché tra i compiti del Padrino non c’è quel-

-- no matter what Obama might say -- and

lo di “predicare”, e questa tattica può es-

extremists on both sides will be quick to say

sere controproducente nell’ottica di una

“I told you so.”1

strategia più ampia. Anche il commento di Stephen Walt insiste su quest’elemento

Perciò, la retorica produce frizioni nel

di forza che può trasformarsi in una debo-

rapporto tra aspettative e interessi. Ma

lezza, anche perché vi sono i fari puntati

la retorica ha anche alcuni effetti positivi.

del mondo:

Che non riguardano soltanto, per riprendere ancora Hulsman nel suo colloquio

After a day’s reflection, my biggest concern

con Kupchan, quel mondo che “è fatto

is that the Cairo speech has really raised

di chiacchiere su quanto sia simpatico o

the stakes. If Obama is unable or unwilling

affascinante Barack Obama” (per quanto,

to move beyond speechifying and make

se stiamo al presupposto sexy, si tratti di

some genuine shifts in U.S. policy, he will have unintentionally reinforced Arab and Muslim beliefs that the problem is intrinsic

1

Stephen Walt, “The Cairo’s speech

(round two)”, 05/06/2009, http://walt.foreignpolicy.com/posts/2009/06/05/the_cairo_speech_ round_two

La crisi e oltre

capitolo 3

25

elementi rilevanti). Il fatto è che nella re-

ca interna che, stando agli stessi presup-

torica di Obama c’è qualcosa di più. Basta

posti del realismo citati in precedenza,

analizzare i suoi discorsi con un po’ di at-

condiziona la politica estera, la retorica

tenzione per rendersene conto. Anche la

dell’individuazione del limite ha avuto

struttura dei discorsi più importanti pre-

un ruolo in un certo senso “pedagogico”.

senta spesso un’articolazione “critica”:

Si pensi alla rivendicazione razziale e alla

all’inizio si individua una limitazione, e poi

composizione etnica degli Stati Uniti, che

la consapevolezza di quel limite dà spazio

si lega a un punto su cui ha insistito spes-

all’elaborazione di una soluzione, o perlo-

so Lo Spazio della Politica: tutto ciò può

meno di un percorso atto alla risoluzione

“funzionare” effettivamente se si realizza

del problema. I discorsi di Obama sono

una sorta di nuovo patto, che tenga con-

fatti di limiti, nel momento in cui tematiz-

to, per esempio, delle trasformazioni de-

zano i conflitti. Per esempio:

mografiche e della capacità di “tolleranza strategica” (una partita ben più delicata

La rivendicazione razziale ha dei limiti

di quelle con cui aveva a che fare Michael Corleone). Altrimenti si tratta di risultati

I sogni stessi hanno dei limiti (segnati da

necessariamente provvisori.

responsabilità e doveri) Infine, due domande conclusive. L’utilizzo della forza di Israele ha dei limiti 1) La prima domanda è più che altro un

26

E così via. La critica in politica estera rima-

dubbio, un rumore di fondo: che Obama

ne: all’affermazione dei limiti dell’utilizzo

sia veramente in grado di andare “oltre” il

della forza di Israele non si accompagna

realismo? È questa la convinzione rivendi-

(ancora) una strategia d’azione per supe-

cata, per esempio, da David Bromwich che

rare questa consapevolezza: Obama non

sulla New York Review of Books (“Advice

ha una posizione precisa sugli insedia-

to the Prince”, Volume 56, Number 12, 16

menti israeliani. Però in altri campi, e in

July 2009) ha usato il discorso del Cairo

particolare in quell’orizzonte della politi-

per attaccare il realismo “puro” adottato

capitolo 3

La crisi e oltre

da Leslie Gelb (Power Rules: How Com-

ca, oggi? Esiste un elemento apologetico?

mon Sense Can Rescue American Foreign

Esiste un elemento messianico? Evidente-

Policy, Harper, 2009). Anche qui, c’è da

mente, per rispondere a queste domande

imparare da Barack Obama. Bisogna sot-

bisogna spingersi oltre “Il Padrino”.

tolineare che il realismo puro si confronta sempre col paradosso dell’autobiografia

2) Un altro punto interrogativo: abbiamo

della nazione che cerca di rappresentare.

detto che la dottrina del Padrino dovreb-

Questo è il problema posto da Obama:

be cominciare dalla realtà. Già, la realtà. La

una domanda sull’America. Da una parte,

realtà è che l’appeal dell’American Dream

è evidente che, ammesso che l’opinione

è in crisi (i dati sulla reputazione nell’ulti-

pubblica mondiale esista, una delle sue

ma gestione Bush sono stati catastrofici).

funzioni fondamentali negli ultimi mesi è

La realtà è il “mondo in trasformazione”

stata quella di “essere invaghita di Barack

del National Intelligence Council. Ok sul-

Obama” e di discutere della sua simpatia

la crisi del sogno americano e sulla fine

e del suo fascino. Nel mentre, Obama si

dell’impero a debito. Eppure… quanta

rivolge all’America. Si pensi per esempio

crisi c’è negli Stati Uniti, visto anche il ruo-

alla conferenza stampa alla fine del G20.

lo della “rete” che Obama è stato capace

Quando un giornalista cinese gli ha chie-

di costruire nella nazione e della stessa

sto quale formula la sua amministrazio-

logica di “rete” con cui si muove anche

ne avrebbe adottato per il rapporto (evi-

in alcuni sussulti di politica estera? E so-

dentemente determinante) con la Cina,

prattutto, se il potere è relativo, quanto le

Obama ha ringraziato per l’acume della

altre “famiglie” sono in grado di approfit-

domanda e subito dopo ha puntualizza-

tare di questa crisi? Fino a che punto pos-

to che il suo dovere primario è rispondere

sono veramente farlo?

del proprio operato ai suoi elettori e darsi da fare per ricostruire il sogno americano. Ovviamente, qui torniamo all’America come una domanda. Quali sono gli elementi con cui pensare la storia dell’Ameri-

La crisi e oltre

capitolo 3

27

riferimenti e approfondimenti

Al di là dei brevi riferimenti bibliografici nel testo, alcune delle idee espresse in questo scritto si possono ritrovare in vari articoli che ho scritto per La Nuova Sardegna e per lo Spazio della Politica negli ultimi mesi. Per esempio, su www.lospaziodellapolitica.com: “Celebrate Good Obama come on!”, 21/11/2008 “Altro che fenomeno”, 04/12/2008 “Obama ha fallito? Yes he can”, 11/02/2009 “Obama-network”, 16/04/2009 “Come cambia l’America”, 30/04/2009 “Star Trek e il paese multietnico”, 12/05/2009 “Obama: l’America si desta”, 07/06/2009

Il realismo ai tempi di Obama

Bibliografia

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