20 08
Il mio terrazzo Nell'immenso silenzio del mio sguardo navigo sul mio mondo dal mio terrazzo accovacciato e nudo nutro con l'attesa questo mio sogno. Un dolce presagio accompagna la mia rivoluzione in atto il suo ronzio lo avverto sul mio cielo. Al calar del sole il verso della rondine
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sale su irrompendo con il suo stridere la quiete del mio terrazzo. Le prime luci accarezzano le ombre del mio paese sembrano degli urli usciti da anni solitari di dimenticanza dell'essere. Le anime del passato risorgono indietro l'imminente rivoluzione. Da questo poggiolo godo solo del tuo silenzio del tuo sguardo oggi malato.
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Esso frana dal peso che porta terra mia terra natia la tua immensa storia ha oppresso la tua vastità oggi noi, i tuoi figli siamo prigionieri, di questa esistenza, di quest’aria. Luciano
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La Rabatana Vago per le strade della tana ove a ogni angolo una sacca raccoglie i pensieri dei passanti dai tetti scivola nelle grondaie il sapere del passato; Ogni angolo adombrato nasconde il suo grido nel verso di un gatto
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e giù dalla torre la voce della civetta s’infrange nel crepaccio; Solo cammino in questo deserto di pietre e ricordi loro riempiono il mio dolore loro riempiono il mio sapere; Oggi ho sepolto un altro mio giorno nella terra dei ricordi ormai anch’esso ceduto al profumo delle notti; Cammino nelle stradine della mia testimonianza
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dove lo splendere di una tenue luce inutilmente accende i portoni chiusi di questo presepe di quest’antica tana. Luciano
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Spezzata Violata memoria porrà rimedio a una spezzata strada rotta la speranza sterpi sulla tua via e il melo selvatico ha tentato i tuoi tanti giorni mille parole a loro, hai rivolto tutte lasciate nelle polveri del cammino su questa strada.
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Il sole laggiù s’innalza con uno strano sorriso illumina il nato connubio nel clamore della via; questa mia ricca esistenza lucente fiera determinata mi libera dell’incertezza di questa condizione non stabilita. Il tempo delle polveri ha preso coscienza austera risvegliando la fuga del tempo spezzata dal rumore di un pruno secco spinoso e del suo lento sfacelo in questo frastuono carcerante
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la rabbia in me rode i rimorsi di questa lunga immobilità Luciano
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Il mio orizzonte Il verso del mio sguardo e disteso in altri orizzonti come il volo del falco sulle irte cime, della giovenca giovinezza di un nuovo canto che si ode nell’estasi delle sere alpine. Tutto mi è nuovo in un’orgia di suoni e colori i miei vecchi pensieri inariditi penzolanti
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a dei rami del mio passato; la mia vecchia realtà, l’unica fedele dalla prima ora del mio mattino; le mie vecchie sensazioni superate da nuove idee: ieri seppelliti oggi rinate con una nuova coscienza. Mi sono spogliato come un albero dall’incanto della tempesta atterratasi nel mio mondo e la mia libertà brilla nel verso del mio nuovo sguardo. Il mio animo incatenato alla radice della mia terra alle pietre del mio cammino alle strade hai cieli senza confini.
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Ove solo il creato ha un confine. Ora è tutto diverso la voce di Zefiro mi parla. Il suo urto oggi mi regge senza essere per lui un insopportabile peso. L’illimitata forza ha lasciato me verticale; ho abbattuto muri, ho scavalcato montagne ho evitato di schiantarmi, che io non ho scelto. Ho conosciuto il sudore sul mio sangue oggi il suo attrito non ha più una cifra. Il mio nuovo sguardo oggi sferico non lascerò che esso cambierà la sua rotondità e la mia giocondità la mia nuova legge l’amore del mio orizzonte. Il mio ieri una pena oggi divelta. Il mio nuovo sudario oggi lavato.
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Il mio nuovo fiume oggi abbonda. L’oscura onda si franga sull’ultima radice del mio male. Luciano
Un paradiso Un paesaggio muto. Un paesaggio privo di modernità. Dove,
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il nostro passaggio è privo di qualità il nostro presente dietro delle sbarre e una vita vasta e solare su questo sentiero cosi pare. Giorni trascorsi nella valle una pineta e dei fili spinati erano lungo il cammino segni visibili sulla mia carne di questi reticolati; e un torrente secco cieco che parlava ogni giorno al mio mondo fiabesco quanti desideri ho espresso lì seduto accanto al tuo letto nel tuffarmi nella tua magia la quale era infinita nel tuo palpito.
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Mio paesaggio dal sapere illimitato non osi ribellarti a questo degrado a questa insignificante ingovernabilità vivi tu, come me del primo istante libero selvaggio primitivo immutabile perenne nelle nostre menti. Voi signori non esibite figure configurazioni a questa creazione la vostra una stupenda disconoscenza obnubila sotto il velo delle vostre avidità; non ambite per non rompere la già fragile consuetudine di questo paesaggio eterno. La mia una triste avanzata ove ogni giorno elevo
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una pietra sepolcrale in ricordo di questo paesaggio Che qualcuno ha lasciato alle spalle; di sera da questi sepolcri risalgono in pochi per ridarsi battaglia. Luciano
San Michele
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Le tue strade uguali a ruscelli d’irte montagne ove d’estate il sole si divide tra la marina e il monte; arrampicarsi in tortuose vie e giù negli orti come paradisi nel precipizio; sopra le case sono un presepe quotidiano di umili genti; ulivi e aranceti come boschi formano il tuo orizzonte trasparente e onesto e l’albero di ficodindia rimane in attesa dell’amore; un groviglio di cipressi
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in lontananza nobili vessilli al cimitero; il mio ricordo è il tuo campanile spuntato dalla furia del tempo da anni di attesa. La tua croce muta e senza cura il destino in quel giorno l’impronta lasciò a quella lunga insegna cristiana somigliante a una rosa; Ora ti lasciano marcire più di un fiore rinato a vita; vorresti fuggire da questo lento decadere. Luciano
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Domenico Oh bimbo, la tua felicità la hai conosciuta prima della tua venuta nutrendoti di parola eletta di amore beato nella tua vita intima le tue ebbrezze di gioia
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le hai date ai loro cuori in delirio nell’amplesso della tua nascita essa non finirà nei semplici ricordi. Tu sei la nuova aurora. Essa non cesserà di suonare. Tu sei la nuova linfa. Essa non finirà di nutrire. Tu sei la nuova danza. Il tuo abbraccio annienta ogni lesione oggi indispensabile sei nato per gioco desiderato non c’è ricordo di pentimento che scalfisca questo momento oh d’imprecazione che vincoli; solo di pianto
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pianto diletto. Che loro ascoltarono nel precedente creato. Nutrendosi del suo dolore della sua ragione. La tua ragione essa ancora nuda del loro abbraccio ove il tuo nudo spirito ha ridipinto il loro folle amore dove l’occhio della vicina giudicò ingiusto. La tua carne oggi si è manifestata nella tua nascita; tu hai scelto anima candida la rinascita. Ove l’onnipotente
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è il tuo consorte. Luciano
L’aurora disfatta nel sole Sorella sei allegra in questo giorno di gaiezza
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il tuo nuovo albeggiare si è disciolto tra le sue braccia come l’aurora si scompone nel sole. La tua carne ti si libera nell’incontrare l’amore; la tua carne riassunto di vita la sua carne nera riassunta nelle lacrime; il vero anello di più profonde ferite il vero anello di più profonde gaiezze; come l’aurora si disintegra nel sole. Le tue nozze sorella solide e certe come la luce rifà la sua cerimonia nuziale. Nella notte raggiungendo l’ansimante allegria del tanto atteso abbraccio del mattino
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ove l’aurora si scioglie nel sole. La rinascita del tuo fiore la rinascita di un altro giorno sua giocondità di essa scomparsa per udire la dolcissima ricomparsa della luce maestra. Le sue forme guglie dolomitiche ove un tuo bacio sa di tanto e i loro grappoli di anime si condensano nella nuova luce. il tuo corpo giace nel suo palazzo annunciando a noi tutti, la sua venuta quando tu varchi la sua soglia. Il tuo fondere quest’atto d’amore ti rende universale che sia boreale oh astrale.
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Il tuo animo è sublime mia aurora alla sua presenza nella sua venuta il tuo silenzio e nobile nelle tue radici leggere come la tua luce che si rompe nel sole. Luciano
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Arrivederci a … Ti lascio con un abbraccio sull’uscio del nostro mondo la tua mano una debole e docile carezza crolla in un mondo di tristezza nel lasciarmi andar via; mi rigiro mi ringoio nuovamente la distanza tra noi
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per udire la tua voce; il suono del tuo canto nelle disperate parole della sera del nostro spezzare; oh cuori tristi fluttuanti sull’onda della notte nella luce del giorno dopo ogni volta di sera.
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Luciano
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Il corso
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Ogni giorno incrocio il tuo sguardo che attraversa la strada; il nostro abisso morale cerca sempre i nostri cuori affamati d’amore; il lume nella notte lascia il paese dove la straniera
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campagna, annuncia al nostro vortice il nostro mistero. Luciano
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Il volto di un amico Stiamo perdendo tutto il nostro mondo le nostre passeggiate il nostro secondo gongolante e dopo solo parole udiremo inutili vane a questi nostri dialoghi che hanno fatto sognare i nostri spazi. Immancabile
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la sensazione di ribrezzo nel vagare nel deviare i giorni passati i tuoi occhi amico hanno visto hanno giudicato mentre la ragione aizza il tuo sangue mentre la ragione incita il tuo limite mentre la ragione sprona la disperazione all’estremità della pietà umana. La tua ansia la tua viva preoccupazione
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la tua paura ora l’hai spogliata; la tua presenza smarritasi in un altro mondo non tuo Amico l’amara esistenza di una volgare verità. I tuoi desideri arderanno su di un’umile brace custodita dall’antica cenere. Luciano
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La Madonna delle Grazie Rasente il mulino vidi i corpi di giovani donne con il rosario dondolante nelle mani i loro visi ricolmi di allegria ricomposti in un ordinato silenzio di un muto messaggio;
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Hai suggerito loro dei passi raccolti nell’ammirabile volto solenne fatto di gesti rituali ovattati di donne che amano il tuo seme la tua persona anch’essa figlia della terra; Io che t’inseguivo mi apparvi sempre sorridente straripante di fiori; il tuo tabernacolo solitario luogo dove riposano le tue armonie Signora delle grazie; Sul ciglio delle strade la bellezza del tuo messaggio
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di casa in casa oltre passando i confini da noi partoriti; io dietro la giocondità del tuo lamento senza arrendermi a chi non sa sperare; Tu Signora delle grazie conosci la mia ventura quanto lei sia amabile in questo porto di sventura ricco di prove che trascino avanti nell’implorarti una grazia per il domani nel godere di questa grazia
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sono sulla grata dell’infinito Luciano
L’Incontro Scende la notte nelle vie
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del mio presepe natale la sua luce fa sparire gli ultimi raggi di sole il mio sguardo è catturato della pace di questo incontro; i nostri passi quotidiani hanno tracciato questo itinerario questa danza nel nostro atto d’amore unico, nel futuro più vicino nella nostra attesa nulla più avanza solo essa … la sera! L’ora del mistero dell’incontro; la nostra carne ancora non sazia odora di freschezza flessa al peso di paurose
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e timorose confidenze lei mi attende sola è seduta sulla sponda del marciapiede a volte abbandonata all’attesa per attimi infiniti i nostri segreti vengono adesso spogliati nella notte ove al nostro scambio d’idee anch’essa partecipa con il suo sguardo con la sua espressione al nostro incontro non gelido alle regole. I nostri incontri hanno divorato i nostri attimi d’amore hanno mondato le nostre oscurità nell’agiata fiaba;
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oggi noi narriamo a ogni notte l’infinta bellezza dell’amore entrambi a rincorrere il suo messaggio di libertà; lei rimane sul margine di una strada pronta a esser presa da chi non la conosciuta: l’incontro con l’amore! Luciano
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La tua nudità Non ho parole trasparenti la tua voce oggi non è ruvida le tue mani oggi chiare i tuoi desideri oggi limpidi luminosi ricchi di concupiscenza.
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I tuoi pensieri delle arterie e il tuo sangue oggi alleato delle notti meno acerbe alla tua memoria; essenziali al tuo diventar donna. La vite potata oggi ha ridisegnato la tua ombra di donna e il canto degli uccelli accompagna i tuoi delicati passi su queste pietre
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ornante della tua nudità. Luciano
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La vicina È sera nelle vie del rione le ombre rientrano nei loro seni spegnendosi agli angoli. La donna sola solleva lo scialle al freddo vento di tramontana accendendosi all’increspatura della sua voce.
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Luciano
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Il grande Albero Fratello Padre -di miei passi
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-necessari di uomo -io che sono un tuo braccio -il vento sinistro -accompagna -la venuta della nube oscura -piena di lacrime -e il suo vento squarcerà -le nostre carni -dove il grido di ognuno di noi -sarà un muto dolore. La purezza del mio/nostro peccato non da tormenti a questa mia/nostra pena in questa immeritata tempesta senza fine.
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Quanti anni i nostri occhi hanno condiviso le vie della speranza quanti nodi non abbiamo sciolto oltre il nodo, che ci ha divorato. Abbiamo rivoltato i nostri cuori per nuove speranze in tutte le direzioni amate e cercate da tutti noi. Ora il sentiero è diviso e il tuo ramo verde oggi è chino al dolore dell’’eterno miracolo, alla vita. Luciano
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Un sogno Ti rincorro -notte -nelle strade -tortuose -dei miei -sogni -rotte -solo
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-da un filo -di silenzio -purissimo -attimo -di altra -vita -ove -sono un albero -scuoiato -denudato -dalle mie vesti -e poi -risputato -nel mio -quotidiano. Luciano
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Tra le mie braccia Una notte sul colle. Una notte non uguale l’orizzonte dipinto di blu -e il profumo del mare -tempestoso sale sin qua su
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-dove le luci snodate son dei punti -sotto l’ombra della luna. Il tuo presente respira l’irreale. Il tuo corpo sulla soglia invalicabile -di millenni stretti nella tomba -il tuo mare burrascoso -amico mio -il mare un inferno di pace -ove ogni suo labiale vibra -nelle tue onde frangendosi -ai tuoi piedi freddi -la sua essenza si libera -su nello spazio -antistante al sagrato -del tuo sapere amico -del tuo malore di vita -custodito gelosamente
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-nelle conchiglie -e le pietre candide di peccato -custodiscono essa -nella tua riva. E tu li imperterrito -ha bere succo di papavero. Una notte sul colle. Una notte non uguale. Una notte di Loda Luciano
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Sulla riva Seduto sulla riva -le mie gambe penzolano -ai tuoi sensi sempre più solidali -nel calmo crepuscolo
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-di una sera d’estate; -da qua giù, udivo voci di donne -sedute sui balconi -esse cadevano in questo letto secco -dove il ruscello che ricordo -oggi fuggito via -dalla solitudine dalla tristezza -ai loro sguardi indifferenti -alla sofferenza quotidiana -di ognuna di loro arresasi -alla lunga, attesa “penelopea”. Tu riva raccogli -i sorrisi e i pianti -di questa gente di queste donne -sgretolatesi al dolore dell’attesa -come torre al sole -nell’amara solitudine
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-della rinuncia all’estremo dono -nel faticoso giorno. -propiziatosi sulla tua riva -nel richiamo della natura -mistero della nostra origine -anch’esso arenatosi -tra le pietre di questo canale. -A esso porto rispetto -mentre danza nella secca stagione -mentre ama tra le vigne. Riva tormentata. Riva rifiorita. Ancora nella pazienza -dei tuo argini -i quali vivono dell’essenza -delle solitarie passeggiate -delle solitarie parole
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-le quali fuggono -su nella selva selvaggia -senza fermarsi al vuoto di dietro -e le grida dei bambini -ridanno speranza -a questa riva oggi sempre -più solitaria. Luciano
Le mie tracce I Lascerò una mia traccia
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amando il ricordo del tuo sguardo padre; dove l’innocenza del tuo sorriso non conosce risacca. Dipingerò il tuo ricordo nel corso del tempo e quel freddo bacio sui tuoi guanciali bussa ogni sera alle mie labbra. Pieno di gioia corro sui tuio sentieri
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e un timido riflesso del tuo presente fugge dai miei occhi in mille nudi ricordi. Ogni tuo sibilo dentro e cara espansione di un ricordo il quale attende … il nostro amore espressione di una tua nostra carezza.
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