I Sofisti, Riassunto Realizzato Da Diego Deplano

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Dalla “demonizzazione” tradizionale all’odierna rivalutazione La pessima fase dei sofisti e la loro rivalutazione Anticamente il termine sophistés (sapiente) era sinonimo di sophòs (saggio) e alludeva ad un uomo esperto, conoscitore di tecniche particolari e dotato di una vasta cultura generale. Quelle persone che si segnalarono per qualsiasi attività pratica o teorica, venivano indicati con questo nome. Nel V secolo invece vennero chiamati “sofisti” quegli intellettuali che facevano professione di sapienza e la insegnavano dietro compenso (prostituti del sapere): questo comportò la loro antipatia nei confronti di importanti filosofi come Platone e Aristotele, che li marchiarono come pseudo-filosofi. Oggi l’aggettivo “sofistico” ha un significato equivalente a “falso”, “artificioso” o “truccato”. Mentre la critica filosofica è predisposta ad una rivalutazione globale della sofistica e della sua importanza storicofilosofica.

L’ambiente storico-politico Rivoluzione filosofica e situazione d’Atene I sofisti operarono una vera e propria “rivoluzione filosofica”, spostando l’asse filosofica dalla natura all’uomo. Questo spostamento si spiega in parte con la sfiducia nella ricerca naturalistica, che non portava mai ad un’organica visione d’insieme delle cose. Ma è comprensibile anche in relazione al contesto storico di Atene: - Conclusione vittoriosa della guerra contro i Persiani; - Crisi aristocratica; - Accrescimento della potenza della borghesia cittadina; - Espansione dei commerci; - Raffinazione delle tecniche - Avvento della democrazia. Conservatori e progressisti In Grecia vi fu uno sviluppo commerciale, artistico e tecnologico notevole. Questo rapido sviluppo comportò la rottura delle tradizioni, che vengono stravolte. Si creano quindi due “fazioni”:

Pericle: l’elogio di Atene (le l'ambiente politico e sociale nel quale si sviluppò l'ambiente sofistico)  Democrazia e meritocrazia: Il governo di Atene favorisce i molti e non i pochi: democrazia. Le leggi assicurano una giustizia eguale per tutti. Chi è meglio e si impegna, sarà premiato.  Libertà e rispetto delle leggi: La libertà di cui godono gli ateniesi si estende anche alla vita quotidiana, ma questa liberà non li rende anarchici, infatti rispettano le leggi. Sono a favore dei più deboli e rispettano quelle leggi non scritte, comandate dal buonsenso.  L’importanza della partecipazione politica: Essi cercano sempre di migliorarsi, e credono che la propria povertà non sia una disgrazia, ma che lo sia non fare alcuno sforzo per evitarla. Non trascurano gli affari pubblici, poiché un uomo che non si interessa dello Stato viene ritenuto inutile. La discussione è alla base dell’agire con saggezza. La felicità dipende dalla libertà che a sua volta dipende dal valore. Democrazia e insegnamento sofistico La democrazia rappresenta il presupposto genetico e lo spazio operativo entro cui storicamente si mosse la corrente dei sofisti. Infatti, “vivere attivamente in una democrazia significa possedere quel complesso di nozioni che costituisce l’arte dell’eloquenza”. Così intervengono i sofisti, che si ritengono sapienti, ovvero: capaci di rendere gli uomini abili nelle loro faccende, adatti a vivere insieme, capaci di avere la meglio nelle competizioni civili. Così cominciano a sostenere lezioni, dietro a pagamento, limitate alle discipline formali (utili nella carriera di un avvocato o politico). Tant’è vero che la loro creazione fondamentale fu la retorica. La connessione tra sofistica e democrazia risulta strettissima: infatti la democrazia trovò, in alcuni sofisti, una legittimazione teorica e filosofica basata sulla tesi del possesso, da parte di tutti gli uomini, della “virtù” politica. Relativismo: Umanismo: Fenomenismo:

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Le caratteristiche culturali della sofistica Illuminismo greco La sofistica è stata definita come una sorta di “illuminismo greco” poiché esso aveva come propria insegna l’uso libero e spregiudicato della ragione in tutti i campi. La critica è il suo strumento principale, e va contro ogni tradizione e pretende di liberare l’uomo da ogni pregiudizio (superstizione, religione, tradizione). La funzione della sofistica consiste quindi nella liberazione critica del passato in nome della ragione. La paidéia I sofisti elaborano il concetto occidentale di “cultura” (paidéia), intesa come la formazione globale di un individuo nell’ambito di un popolo o di un contesto sociale. Con la sofistica il problema educativo viene in primo piano, poiché si ritiene che la “virtù” dipenda dal sapere. Così, si propongono di incrementare e diffondere lo scibile: da qui, il loro sforzo di collegare il sapere alla pratica in modo da renderlo accessibile a tutti. I maestri della sofistica I sofisti, per il loro viaggiare da un posto all’altro, si fanno portatori di istanze panelleniche e cosmopolitiche che contribuiscono ad un allargamento della mentalità greca. Parallelamente, i sofisti, essendo a conoscenza dei diversi costumi, rinunciano ai modi di vita assolutistici delle loro città. I sofisti si suddividono in maestri della “prima generazione” e quelli meno noti della “seconda generazione”.

Protagora Vita Il primo e più importante esponente della sofistica fu certamente Protagora, la cui fama si diffuse in tutta la Grecia. Egli nacque ad Abdera attorno al 490 a.C. Influenzato dal pensiero di Eraclito e amico stretto di Pericle. Gli crearono diverse opposizioni le sue idee spregiudicate in fatto di religione. La dottrina dell’uomo-misura e le varie interpretazioni Per Protagora: “L’uomo è misura di tutte le cose, delle cose che in quanto sono, delle cose che non sono in quanto non sono”. L’uomo è, quindi, il metro della realtà o della irrealtà delle cose, del loro modo di essere e del loro significato. Esistono diverse interpretazioni a seconda del valore che si attribuisce a “uomo” e “cose”. Sulla base di questo possiamo quindi affermare che la posizione di Protagora è una forma di: - Umanismo (l’uomo è giudice) - Relativismo (la verità è relativa) - Fenomenismo (la realtà è come appare)

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Relativismo culturale, ovvero la molteplicità delle credenze e dei costumi degli uomini Nello scritto “Ragionamenti doppi” viene dimostrato che: 1) “Le stesse cose possono essere buone o cattive, belle o brutte, giuste o ingiuste”. Ad esempio: la malattia, è un MALE per l’ammalato, ma un BENE per i medici. 2) Nella seconda parte dello scritto viene esposto il concetto che oggi si chiama “relativismo culturale”, ovvero del “riconoscimento della disparità dei valori che presiedono alle diverse civiltà umane”. Ad esempio: i Macedoni preferiscono coniugarsi con il partner prima delle nozze, mentre i Greci disprezzano sia prima che dopo. L’autore di questo scritto potrebbe aver seguito o la traccia di Gorgia, o quella di Protagora: non è ancora provato sicuramente. Considerazioni di questo genere non sono isolate, e ricorrono anche nell’ambito sofistico: “Predilezione delle proprie leggi e dei propri valori a discapito delle altre civiltà”, come disse Erodoto: se si invitassero tutti gli uomini a raccogliere tutte le leggi e di scegliere la migliore tra queste, ogni uomo sceglierebbe quella del suo paese. L’utile come criterio di scelta Il relativismo conoscitivo e morale dei sofisti portava alla dottrina secondo cui “tutto è vero” (equivalenza ideale delle opinioni). DOMANDA: Protagora giunge a questa tesi per servirsene e legittimare ogni comportamento? RISPOSTA: No, in quanto egli credeva in un principio di scelta. DOMANDE: - Se non esistono verità assolute, quale può essere il criterio di scelta? DOMANDE: - Perché saranno preferite alcune opinioni a scapito di altre? DOMANDE: - Perché si accetterà il punto di vista di alcuni anziché di altri? RISPOSTA: Nel vuoto di verità “forti”, l’unico criterio al quale l’uomo può attenersi è il principio “debole” dell’utilità privata e pubblica delle credenze. (In questo principio di scelta, l’utile {inteso come il bene del singolo e della comunità} diviene lo strumento di verifica e di legittimazione delle teorie stesse). Concezione oggettivistica ed assoluta della realtà

Concezione umanistico-storicista della realtà di Protagora

“Il vero è qualcosa di già dato e scoperto una volta per sempre, e si impone a tutti allo stesso modo”

“Il vero è ciò che si è dimostrato storicamente e socialmente utile all’individuo, alla comunità e alla specie”

Dalla critica tradizionale questa teoria è ritenuta poco solida: 1) OBIEZIONE: Perché dimenticherebbe che anche per stabilire ciò che è realmente utile bisogna presupporre un criterio di verità. RISPOSTA: L’utile protagoreo non implica la negazione di qualsiasi criterio di verità, ma soltanto di un criterio assoluto. 2) OBIEZIONE: Perché si risolverebbe in una forma di “pragmatismo amoralistico”. RISPOSTA: La teoria di Protagora è un abbozzo di una concezione della responsabilità dell’uomo di fronte a se stesso e alla società. Utilità e pòlis Il sofista, per Protagora, si presenta come un intellettuale che mediante l’arte della parola tenta di modificare le opinioni in base al principio dell’utilità (propagandisti dell’utile), in questo senso Protagora diceva di “rendere migliore il discorso peggiore”. Con tale posizione i sofisti, convincendo sull’utile, rischiavano di legittimare solo l’utile dei potenti. Ma questo non è attribuibile a Protagora il quale concepiva l’utile in prospettiva del benessere comune della pòlis, mentre più avanti si conosceranno sofisti che teorizzeranno la “legge del più forte”.

Gorgia Introduzione Gorgia, rispetto a Protagora, presenta una dottrina più negativa circa le possibilità conoscitive e pratiche dell’uomo. Egli nacque nel 485 a.C. in Sicilia e probabilmente morì a 109 anni a Larissa. L’impensabilità e insesprimibilità dell’essere Nella prima opera (sul non essere) che doveva essere quella più importante, Gorgia stabilisce le sue tre tesi: 

Nulla c’è;



Se anche qualcosa c’è, non è conoscibile dall’uomo;



Se anche è conoscibile, è incomunicabile agli altri.

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Commento alla prima tesi Quando Gorgia sostiene che “nulla esiste”, egli non intende far “sparire” la realtà ma concettualizzarle filosoficamente. Gorgia quindi nega la pensabilità logica ed ontologica dell’essere, in quanto filosoficamente non asseribile.

Commento alla seconda tesi Gorgia esclude l’equazione “pensiero = essere” in quanto il pensiero non rispecchia necessariamente la realtà (ammesso che l’essere esista).

Commento alla terza tesi Gorgia sostiene che la realtà non sarebbe spiegabile con parole, poiché il linguaggio è altra cosa dalla realtà. (ammesso che la realtà sia conoscibile).

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Lo scetticismo metafisico Le tesi di Gorgia acquistano ulteriore densità speculativa se riferite all’ “essere” di cui parlava Parmenide, o Dio (verità assoluta). Un’entità del genere, quindi, secondo le tesi del sofista o non c’è (1° tesi), o è inconoscibile (2° tesi), o è inesprimibile (3° tesi). La prima affermazione costituisce una negazione radicale dell’essere (l’essere parmenideo) o una professione di ateismo (l’essere concepito come Dio). La seconda porta ad uno scetticismo o agnosticismo metafisico (essere) o teologico (Dio). Il messaggio più profondo di Gorgia sembra quindi essere l’agnosticismo o scetticismo metafisico, ovvero la persuasione dell’impotenza umana a parlare dell’essere e delle strutture del reale. Il risultato conclusivo della sua consista è quindi la distruzione di ogni possibile metafisica, cosmologia o teologia. Lo scetticismo gnoseologico Sganciati dall’essere e dalla verità, quindi, anche il pensiero e il linguaggio perdono ogni valore (scetticismo gnoseologico). Se nulla è dimostrabile come vero, quindi “tutto è falso”. Mentre in Protagora vi è ancora un criterio di verità, ossia l’utile (che giova all’uomo), in Gorgia non troviamo più alcun criterio. L’unica cosa che conta è quindi la potenza del linguaggio, inteso come forza ammaliatrice che permette il dominio degli stati d’animo. La visione tragica della vita Un altro aspetto importante del pensiero gorgiano è la concezione tragica del reale: Gorgia ritiene che l’esistenza sia qualcosa di fondamentalmente irrazionale e misterioso. Egli ritiene che le azioni dell’uomo non siano rette da logica o verità, ma dalle circostanze, menzogne, passioni e un fato sconosciuto, che lo rendono “determinato” e “incolpevole”. Questa teoria è affermata nell’ “Encomio di Elena”, che è già di per sé una contraddizione, perché Elena è sempre stata mal giudicata, mentre Gorgia la giustifica grazie alla sua teoria dell’uomo incolpevole. Oltre alla sua abilità dialettica, Gorgia mostra significati più profondi del suo testo, come la consapevolezza della fragilità e della nullità umana.

L’uomo, la storia e le tecniche Civiltà e progresso Con il V secolo a.C. si va facendo strada la nuova dottrina della storia, che non la vede più come un regresso, ma come un progresso, cercando di scrutare le origini dell’uomo aldilà del mito e di spiegarne il faticoso costituirsi in società mediante le “tecniche” e le leggi. Secondo Protagora infatti l’uomo si differenzia dagli animali entrando in società e creando delle “tecniche”, ovvero quel complesso di arti mediante le quali trasforma l’ambiente a proprio vantaggio. “La tecnica di tutte le tecniche” è la politica, ossia l’arte di vivere insieme nella città. Il sofista concepisce la politica come un’arte che riguarda ogni uomo, in quanto uomini della pòlis. L’affermazione dell’importanza della “tecnica politica” e l’idea che essa fosse aperta a tutti, rispecchiavano la condizione storica della democrazia ateniese. Una teoria analoga sull’origine e sviluppo della civiltà la ritroviamo in Prodico di Ceo. Prodico appare ottimista sulle possibilità umane ed esalta il lavoro come via che conduce gli uomini alle più alte conquiste. In Antifonte invece vi è un accenno all’idea della concordia tra gli uomini vista come condizione e scopo della società. Queste teorie dimostrano come l’Atene delle tecniche, della democrazia e dei sofisti si sia innalzata l concetto di “civiltà” come sforzo progressivo di modifica dell’ambiente naturale a vantaggio dell’uomo. Il

mito di Prometeo, ovvero la metafora di ciò che rende “uomo” l’uomo Dopo che gli dei plasmarono le stirpi animali, incaricarono Prometeo (il preveggente) ed Epimeteo (l’imprevidente) di distribuire tra esse le facoltà di cui ciascuna necessitava per sopravvivere. Così, dopo che essi distribuirono tutte le abilità a tutti gli animali, Epimeteo si accorse che il genere umano ne rimaneva ancora sfornito, così intervenne Prometeo che rubò ad Efesto e ad Atena il fuoco e l’abilita meccanica, donando questi all’uomo. Così l’uomo poté svilupparsi, costruendo case, indumenti, utensili ecc.. e fu l’unico mortale che onorò gli Dei e costruì altari in loro onore. Ma ad essi mancava ancora l’arte politica, per poter vivere insieme pacificamente. Intervenne allora Zeus che mandò Ermes a portare tra gli uomini il rispetto reciproco e la giustizia, e al contrario delle arti meccaniche che non furono donate a tutti, l’arte della politica fu data a tutti e chi l’avesse rifiutata sarebbe dovuto essere allontanato. MORALE: Il genere umano non può conservarsi senza l’arte mezzani che e senza l’arte del vivere insieme.

Tesi sulla religione L’agnosticismo religioso: Protagora Protagora affermava che: Dio non è razionalmente affermabile o negabile, in quanto non si possiedono strumenti mentali adeguati per ammetterne o escluderne l’esistenza, e troppo complesso è il problema. “Divino” è ciò che serve alla vita: Prodico di Ceo Prodico di Ceo affermava che: Gli uomini divinizzano quelle entità naturali che sono necessarie per la loro sopravvivenza e con riti e sacrifici cercano di ottenere da essi vantaggi. Gli Dei sono invenzioni dei governanti: Crizia Crizia affermava che: La religione è uno strumento di potere con cui chi governa cerca di controllare i governati per far fare loro ciò che vuole; attraverso il timore di punizioni divine è possibile controllare il comportamento degli uomini; la divinità è una polizia segreta inventata per controllare le coscienze.

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La problematica delle leggi Uomo e legge La questione filosofica sulle leggi nasce nel contesto dell’umanismo sofistico. DOMANDE: 1- Qual è l’origine delle Leggi che regolano la società? 2- Se le leggi sono esclusivamente opera umana, che cosa obbliga gli individui a rispettarle? RISPOSTE PROTAGORA: 1- Protagora sostiene che le leggi siano di origine umana, in quanto erano i cittadini, tramite le assemblee e le votazioni, a decidere per le leggi. 2- Per Protagora, l’uomo diventa uomo soltanto entrando in una società, la quale esiste solo in funzione di quell’insieme di regole che sono le leggi, quindi: le leggi devono essere rispettate, perché senza di esse non ci sarebbe la società, e quindi neppure l’uomo. RISPOSTE IPPIA:

1- Ippia distingue tra legge naturale immutabile e legge umana mutevole. 2- Sono da rispettare solo le leggi naturali in quanto uniscono gli uomini al di là dello spazio e del tempo, mentre le leggi umane li dividono e li tiranneggiano. RISPOSTE ANTIFONTE:

1- Anch’egli Ippia distingue tra legge naturale immutabile (uguaglianza di tutti gli uomini - concordia e armonia) e legge umana mutevole. 2- Però reputa la legge di natura solo vera, mentre quella umana falsa, e quando non falsa, opinabile. RISPOSTE TRASIMACO:

1- Per Trasimaco le leggi sono nate solo come una maschera per nascondere gli interessi dei potenti. 2- Quindi, gli individui sono obbligati a seguirle, appunto perché sono leggi che regolano la società, favorendo involontariamente i potenti. RISPOSTE CRIZIA: 1- Anche per Ippia le leggi sono nate solo come paraventi mediante i quali i potenti tutelano i propri interessi. 2- Per far rispettare queste leggi essi inventano il timore per gli Dei. RISPOSTE CALLICLE: 1- Anch’egli distingue tra legge naturali e civili, definendo le prime come “il diritto del più forte” e le seconde come “mezzi di difesa inventati dai deboli per difendersi dai potenti”. 2- Quindi le leggi vengono seguite per “difendersi” dal più forte.

Linguaggio e realtà Le antilogie L’importanza della parola è una delle grandi scoperte dei sofisti. Essi non si limitarono a celebrarne la potenza, ma la tematizzarono sul piano filosofico, studiandone i problematici rapporti con la realtà e la verità. Per gli antichi filosofi il linguaggio non costituiva un interrogativo, in quanto essi riconoscevano l’equazione “pensiero = essere = verità”. I sofisti dunque eliminano il rapporto tra linguaggio da un lato, e verità e realtà dall’altro. Protagora in particolare, propone il metodo dell’antilogia, o del “discorso doppio”, cioè l’arte di costruire, su ogni questione, due discorsi contrastanti. Sebbene i sofisti siano stati accusati di utilizzare il metodo dell’antilogia in modo vistoso e “scandaloso”, si può eliminare questa accusa, tenendo presenti alcune considerazioni.  Anticamente si pensava che su ogni argomento esistesse un unico punto di vista vero, e un unico discorso capace di esprimerlo. Il metodo dell’antilogia esclude questo modo di vedere, andando contro ad ogni assolutismo teorico e pratico, che vuol definire la Verità e la Realtà, tralasciando la molteplicità dei punti di vista da cui possono essere osservate.  Al pensiero antilogico può essere attribuito il merito di far posto al “nuovo” e al “diverso”, contrariamente ad ogni punto di vista dogmatico che esclude ogni apertura verso essi. L’antilogia ha quindi una connessione storico-politica con la democrazia. La retorica Nella retorica Gorgiana la parola diventa qualcosa di completamente autonomo rispetto ad essa, quindi in mancanza di un criterio di giudizio extralinguistico, la parola è tutto e può tutto. La retorica come arte del bel parlare diviene dunque l’arte della suggestione e della persuasione, chi la detiene ha in mano la retorica (la politica tende a ridursi a retorica). Ci si chiese se il linguaggio avesse un’origine naturale, capace di spiegare la connessione tra la parola significante e la cosa significata, oppure se fosse solo convenzionale e separato dalla realtà. Prodico di Ceo tuttavia non escludeva una connessione del linguaggio con la realtà. Le discussioni sulla connessione linguaggio-realtà, segnarono due fasi, una acritica e una critica che porsero una serie di questioni che ancor’oggi costituiscono tema di dibattito tra i filosofi.

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