Gendun Rinpoche - Guardando Dentro Alla Vera Natura Delle Emozioni

  • November 2019
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Guardando dentro alla vera natura delle emozioni Lama Gendun Rinpoche

Coloro che praticano il Vajrayana, gli insegnamenti tantrici segreti, hanno un impegno sacro nel non rifiutare le emozioni di attaccamento, rabbia, ignoranza, orgoglio e gelosia. La ragione e' che se le lasciano, essi non saranno mai in grado di scoprire la saggezza che e' loro intrinseca. Nell'abbandonare i cinque veleni, abbandoniamo contemporaneamente qualsiasi possibilita' di realizzare le cinque saggezze, dato che esse non saranno mai trovate se non nelle emozioni. Siamo sempre pronti a lasciare che la nostra mente si faccia sopraffare da questi stati emotivi. Ma quando arriva il momento di veramente sperimentare la sofferenza che ne risulta, ne siamo meno entusiasti.

Un estratto dal libro Change of Expression. Working with the emotions pubblicato dalle Ed. Dzambala.

Il testo sul quale si basa questo insegnamento e' un lavoro di Chagme Rinpoche, un lama del XVII secolo, di grande cultura ed esperienza.

Ecco perche' quando siamo impegnati nella pratica tantrica dobbiamo lavorare con i diversi oggetti che provocano l'insorgere di reazioni emotive in modo da sperimentarne la saggezza corrispondente. Gli oggetti stessi dell'attaccamento, dell'avversione ecc. diventano i mezzi per la liberazione dal conflitto emotivo. In pratica questo significa che quando uno dei cinque veleni appare nella mente, dobbiamo guardare direttamente alla sua essenza fino a quando comprendiamo che di fatto esso non ha alcuna esistenza reale. Percezione, emozione e saggezza Le emozioni appaiono a causa delle condizioni create dalla nostra mente con fusa. La nostra

coscienza basilare, che e' in una condizione di ignoranza al momento attuale, proietta da se' l'idea di un mondo sperimentato attraverso i cinque sensi, attraverso i cinque organi dei sensi e la loro relazione attiva con oggetti esterni. A causa delle nostre precedenti abitudini, la mente proietta da se' immagini che essa poi considera separate da se stessa. Queste poi diventano forme che agiscono come oggetti per la vista oculare, suoni che sono oggetti per il nostro udito, ecc. La presenza di questi oggetti apparentemente indipendenti causa dei disturbi alla mente, permettendo il sorgere delle emozioni. Per esempio, quando i nostri occhi vedono una forma, le cose non si fermano li', subito reagiamo. Quando troviamo tale forma piace vole, ce ne sentiamo attratti. Se la troviamo spiace vole o repellente, la rifiutiamo e vogliamo allontanarcene. Lo stesso succede nel caso di tutte le altre nostre informazioni sensoriali, sia nel caso che sentiamo, annusiamo, gustiamo o tocchiamo qualche cosa.

Ogni volta che gli organi sensoriali sono in funzione dovremmo guardare direttamente alla vera essenza di cio' che sta accadendo. Gradualmente arriviamo a vedere che l'oggetto che stiamo percependo e' in realta' solo la mente in azione. Non diverso dalla mente, l'oggetto e' la mente, e non c'e' quindi alcuna necessita' di creare una dualita' artificiale tramite il mantenere una chiara distinzione tra soggetto e oggetto. Se guardiamo all'essenza di questa non dualita', la vera natura di entrambi - l'oggetto e la mente che lo

percepisce - scopriremo l'essenza della mente stessa. Questa percezione dell'essenza della mente accade quando tutti i pensieri precedenti sono giunti ad una fine, ed il pensiero successivo non e' ancora apparso. La mente e' nel presente spontaneo la sua stessa realta'. E' la mente che vede la propria natura, e questo e' cio' che chiamiamo saggezza primordiale. La presenza della saggezza primordiale nella mente poi spazza via automaticamente le emozioni. E' giusto come accendere una candela in una stanza buia: non appena la luce e' presente l'oscurita' svanisce automaticamente. In modo simile, il semplice fatto che la saggezza sia presente nella mente serve a bandire totalmente tutte le emozioni. Se riusciamo a meditare in questo modo, nel momento in cui scoviamo una delle emozioni nella nostra mente, in quello stesso preciso istante vediamo la sua saggezza e cosi' ci liberiamo dal suo aspetto emotivo. Questo e' cio' che si conosce sotto il nome di simultaneo apparire e liberarsi dalle emozioni. Ognuno dei cinque veleni e' poi riconosciuto come una delle cinque saggezze. Se comunque non riusciamo a vedere l'aspetto di saggezza dell'evento che accade nella mente, ci lasciamo una volta di piu' coinvolgere dalla dualita'. Seguiamo il pensiero, da questo ci lasciamo influenzare, e iniziamo a reagire all'oggetto, o accettandolo o rifiutandolo, fino a che la mente e' invasa dalla confusione e dall'emozione e finisce che dobbiamo sperimentare la sofferenza che ne deriva.

Nel testo si dice che se noi abbandoniamo i cinque veleni sara' impossibile trovare una qualche saggezza. L'attivita' delle emozioni e' l'attivita' della mente. Ogni emozione che appare non e' altro che la mente stessa in azione, quindi se respingiamo le emozioni stiamo contemporaneamente respingendo la mente. Ancora: e' solo attraverso la sua attivita' che arriveremo a scoprire l'attivita' della saggezza, quindi rifiutando l'attivita' emotiva della mente rifiutiamo contemporaneamente la possibilita' di incontrare la sua attivita' di saggezza. Cio' non ci portera' mai alla realizzazione della realta' ultima della mente. Un avvertimento Abbandonare le cinque emozioni di disturbo e' prendere un cammino meno diretto verso l'illuminazione. E' la via seguita dagli Sravakas. Ma vedere dentro la vera natura delle emozioni come e quando accadono non e' un compito facile. Se semplicemente permettiamo a noi stessi di guardare le emozioni una dopo l'altra cosi' come appaiono nella mente nel solito modo, non siamo poi diversi da prima. Non e' cambiato niente. Se in realta' gustiamo le nostre emozioni, aumentandone deliberatamente la forza fino a che non ce ne sentiamo completamente intossicati, ci stiamo comportando come qualcuno che e' posseduto, con il risultato che accumuliamo il karma di un demone. Puo' accadere anche che noi diventiamo il tipo di persona che diventa sempre piu' orgogliosa della propria abilita' di trattare con le emozioni grazie al guardare dentro la loro vera natura. Nonostante la

capacita' di capire di questa persona non sia pienamente sviluppata, essa aumentera' la forza delle emozioni. Piu' forti queste diventano, piu' grande diventa l'orgoglio di questa persona. E non si ferma qui. Nonostante questa persona non sia veramente libera dalla confusione emotiva, afferma di esserlo, e si erige ad esempio per gli altri di come sperimentare le emozioni senza essere da queste trascinato via. Motivata dal grande orgoglio, questa persona cerca costantemente di migliorare la propria reputazione, di essere riconosciuta come qualcuno di molto importante, qualcuno famoso per la sua abilita' a lavorare con le emozioni. Sempre piu' fuori dal controllo, e persino ancora piu' confusa, questa persona accumula karma che diventa piu' e piu' negativo. Un Buddha per ogni emozione Se ce la facciamo a guardare direttamente alla realta' di ognuno dei cinque saggezza dell'uguaglianza ed il Buddha Ratnasambhava. Nella natura del desiderio scopriamo la saggezza discriminante ed il Buddha Amitaba. Se guardiamo la gelosia vediamo la saggezza che porta ogni cosa alla perfezione (allaccomplishing) e il Buddha Amoghasiddhi. E quando guardiamo l'ignoranza troviamo la saggezza del dharmadhatu, la realta' stessa, ed il Buddha Vairocana.

Che cos'e' un'emozione? E' importante essere chiari su cosa intendiamo con la parola emozione. Usiamo questa parola quotidianamente per descrivere

qualcosa che puo' essere prontamente identificato, un sentimento definito nella mente che e' sia una reazione sia una forza motrice. Nel Buddhismo comunque, l'emozione e' molto piu' di questo. E' uno stato mentale che inizia nell'istante nel quale la mente funziona in modo dualistico, molto prima che la persona normale ne sia consapevole. L' emozione e' l'abituale aggrapparsi che ci fa automaticamente categorizzare le nostre esperienze a seconda che il nostro ego le trovi attraenti (desiderio), non attraenti (rabbia) o neutre (ignoranza). Maggiore e' questo aggrapparsi, piu' forte sara' la nostra reazione, fino a che raggiungiamo un punto nel quale finalmente esse irrompono nella nostra mente consapevole e si manifestano come quei sentimenti ovvi che normalmente chiamiamo emozioni.

Questi Buddha corrispondono alle diverse energie degli elementi nel corpo, ognuna delle quali e' in relazione con una delle emozioni. Guardar dentro all'emozione produce non solo la realizzazione di un aspetto di saggezza, trasforma anche il corrispondente elemento del corpo in uno dei cinque Buddha. Su questo cammino non cerchiamo di abbandonare le cinque emozioni, solo di guardare direttamente alla loro essenza o realta', sulla quale sono automaticamente trasformate subito nelle cinque saggezze e noi generiamo spontaneamente le menti dei cinque Buddha archetipi. Questo tipo di pratica e' impiegata da coloro che meditano secondo la Mahamudra o la tradizione Dzogchen.

Una medicina per tutte le malattie Guardare direttamente l'essenza o la natura di una emozione e' un metodo che puo' essere applicato in tutti i casi, proprio come si puo' usare una sola medicina per curare un centinaio di malattie. Il praticante di grandi capacita' usera' questo metodo per appiattire le emozioni non appena una di queste appare nella mente. E' come piazzare una piccolissima scintilla in un mucchio di fieno secco: immediatamente prendera' fuoco e sara' completamente distrutto. Nonostante la scintilla all'origine sia minutissima, puo' bruciar via qualsiasi quantita' di fieno. In modo simile, solo una piccolissima scintilla di saggezza puo' bruciare via completamente tutta la confusione della mente e le emozioni ad essa associate, fino a che l'unica cosa che rimane e' la verita' ultima della mente. Coloro che hanno delle capacita' medie useranno questo metodo come segue. Non appena scoprono la presenza di un'emozione nella mente mentre stanno meditando, la guarderanno direttamente con uno sguardo torvo. L'emozione si calmera' e mollera' la presa sull'individuo. Questo processo e' detto essere proprio come riconoscere la nondualita' delle onde e dell'acqua. Molte onde in movimento, che

assumono una varieta' continua di forme e configurazioni differenti, possono essere viste sulla superficie dell'oceano, eppure il contenuto delle onde e' semplicemente la stessa acqua dell'oceano. Non deve essere fatta alcuna vera distinzione tra le onde e l'acqua. Ugualmente le molte e varie forme emotive che appaiono nella mente non sono altro che la mente stessa. Non c'e' quindi alcun motivo di rifiutare l' emozione o di considerarla diversa dalla mente. Il praticante medio sara' in grado di capire tutto cio', e attraverso lo sperimentare direttamente il fatto che le emozioni sono semplicemente la mente, queste si calmeranno da sole. Il praticante di capacita' ordinarie riuscira' attraverso questa pratica ad essere consapevole dell'emozione nel momento in cui appare nella mente. Non si lascera' coinvolgere e portar via dall'emozione, che e' cio' che normalmente accade. E' come qualcuno pazzo che improvvisamente diventa sano di mente; libero dalla pazzia, la sua coscienza ordinaria ritorna. Allo stesso modo, non appena una tal persona realizza la presenza di un'emozione, applica la pratica che ritiene appropriata al particolare caso. Essere consapevoli dell'emozione, anche se la nostra consapevolezza non e' sufficientemente chiara da liberarcene totalmente, ci fornisce il punto di partenza per mettere in pratica altri approcci piu' accessibili. E' difficile per noi pensare all'ignoranza come ad una emozione, ma se ci pensiamo bene, possiamo essere influenzati dall'ignoranza proprio come dal desiderio o dalla rabbia. L'ignoranza non e' un qualcosa di neutro senza effetti o conseguenze, e' una condizione

mentale definita che ci porta ad agire in un determinato modo. L'ignoranza e' quando siamo incapaci di vedere le cose come veramente sono. Cio' puo' essere conscio o inconscio, l'inabilita' di riconoscere che cosa sta succedendo, a volte lodato come innocenza, o un definito senso di indifferenza, persino il deliberato non voler sapere. Puo' variare dalla confusione generale circa cosa sta accadendo in realta', fino al prendere forma di definite visioni errate. C'e' anche un certo elemento di attaccamento. L'ignoranza puo' anche avere un qualcosa di confortevole ("l'ignoranza e' gioia"). Se guardiamo noi stessi da vicino troviamo questo atteggiamento in molti dei nostri comportamenti. Dal punto di vista buddista l'ignoranza e' tutto tranne gioia e innocenza. E' davvero la causa principale della nostra sofferenza, e quindi la troviamo decisamente inclusa nei cinque veleni.

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