Dossier Monnezza Ii Parte

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Venerdì 10 Luglio 2009

Continua il nostro viaggio nell’impero delle discariche. Nella provincia di Taranto viene smaltita una quantità di rifiuti speciali 14 volte superiore a quella dell’intera Lombardia Nella sola provincia di Taranto viene smaltita una quantità di rifiuti speciali, provenienti da tutta Italia, di 14 volte superiore a quella dell’intera regione Lombardia. 72 le discariche che decorano la provincia jonica, alcune delle quali, coinvolte nello smaltimento illecito dei rifiuti. Una delle più “famose” discariche è Vergine Srl. La suddetta si estende attraverso una superficie adiacente la comunità di Fragagnano, Monteparano, Roccaforzata e Lizzano, isola amministrativa del Comune di Taranto. In passato, l’area in questione è stata utilizzata sia come discarica a cielo aperto, dal Comune di Taranto, che in qualità di “contenitore” per rifiuti solidi urbani. Successivamente in data 20/11/ 1997, la società Vergine Srl presentò istanza per la valutazione di impatto ambientale, al fine di realizzare una discarica per rifiuti speciali, in contrada Mennole. La voce dei comitati non si fece attendere poiché furono segnalate delle situazioni

DOSSIER -

“anomale” riguardo l’iter procedurale. In riferimento al parere del comitato tecnico, in data 16/03/1999, e quello del predetto organo collegiale, del 23/03/1999, le valutazioni erano diametralmente opposte. Cominciò una lotta all’ultimo decreto, tra il Comune di Taranto, la Provincia di Taranto ed il Tar Puglia sez. Lecce, terminata con l’autorizzazione all’esercizio, per la volumetria di circa 580.000 mc. L’attività doveva durare fino all’esaurimento della stessa. I comitati sottolinearono che l’area interessata era esposta a grave disagio ambientale derivante dalle numerose esalazioni ed odori sgradevoli, determinati dagli innumerevoli scarichi. Inoltre, già nel 2005, la società civile richiese, alle istituzioni tarantine e all’Arpa, infor-

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mazione sui controlli, sulla relativa periodicità ed esiti, senza comunque nessuna risposta. In seguito, la ditta Vergine Srl fece richiesta di una nuova discarica o meglio “ampliamento”, in località Palombara, area contigua alla località Mennole, per una volumetria di 2.288.000 mc di rifiuti, autorizzata senza la previa consultazione dei Comuni di Taranto, Lizzano, Monteparano e Roccaforzata. Questo portò a contenziosi tra le suddette istituzioni e la Provincia di Taranto, Regione Puglia, Arpa, Asl e Ministero delle Infrastrutture. A questo si aggiunse la richiesta di ammissibilità dei rifiuti, aventi tutti i parametri dell’eluato fino a tre volte quelli stabiliti dalla tab. 5 del DM 03 agosto 2005. Dai verbali dell’incontro, tenuto

Le maggiori Aziende della provincia jonica che si occupano di discarica

il 23 giugno 2009, si evince che il Comune di Taranto, Fragagnano, Lizzano, Monteparano e Faggiano evidenziano la seguente nota: le caratteristiche di impermeabilizzazione della discarica non sono conformi alla suddetta normativa. Quindi a tal proposito, ci si chiede come lo stesso impianto possa aver ottenuto l’AIA. Un altro elemento sfavorevole, secondo gli Enti interessati, è che l’analisi di rischio non è stata condotta secondo i dettami previsti dal D.Lgs 152/06, in quanto non è stata seguita la procedura prevista. I comuni, quindi, esprimono parere negativo a quanto richiesto dalla ditta in questione ed invitano la Provincia di Taranto e l’Arpa Puglia, che avevano già espresso

Nichi Vendola parere favorevole in merito, a rivedere la loro posizione. In occasione della concessione dell’AIA, i sindaci di Fragagnano, Lizzano, Monsegue a pagina 16

DOSSIER -

16 continua da pagina 15 teparano e Faggiano effettuarono un sopralluogo presso il sito della discarica. Durante la verifica notarono che i rifiuti provenienti da Lecce, in emergenza dal gennaio 2007, non risultavano biostabilizzati, cioè arrivavano così come venivano raccolti, contrariamente a quanto, secondo loro, il presidente della Regione, Nichi Vendola, aveva garantito. Ci furono delle dichiarazioni della ditta Vergine Srl: «Non abbiamo l’obbligo di valutare se i rifiuti che giungono da Lecce sono biostabilizzati o meno, e questo i sindaci lo sapevano. I rifiuti che arrivano dal Salento vanno raccolti così come

sono. Avevamo chiesto al presidente Vendola di far biostabilizzare i rifiuti prima di trasferirli a Taranto proprio per evitare problemi olfattivi, ma questo non ci obbliga a non riceverli». Un ennesimo problema riguardante le discariche tarantine è la legge che sancisce il principio di prossimità. Fu proprio la Corte Costituzionale che bocciò la legge regionale di iniziativa popolare per la disciplina dello smaltimento in Puglia dei rifiuti prodotti al di fuori della Regione. Approvata il 31 ottobre del 2007, la legge costituiva uno dei mezzi messi in campo da associazioni e comitati per bloccare l’attività delle discariche per rifiuti speciali operanti nel ta-

Roccaforzata

Fragagnano

Gli uffici del T.A.R. di Lecce

seconda parte

rantino, che invece devono buona parte del loro fatturato proprio allo smaltimento di rifiuti speciali provenienti da varie zone d’Italia. A ricorrere al Tar di Lecce contro “la prossimità” furono i legali della discarica, con una istanza, poi accolta, che ha portato la legge all’attenzione della Corte Costituzionale. «La legge regionale - sostennero i legali della Vergine - era contraria all’ordinamento comunitario, alle norme riportate nell’ordinamento italiano, e segnatamente nel codice dell’ambiente, ed alla ripartizione delle competenze in bacini ottimali in materia di rifiuti speciali tra stato e regioni così come definite. Il presidente del Tar Lecce Aldo Ravalli, nella parte narrativa dell’ordinanza da lui personalmente redatta, nel ritenere meritevoli di approfondimento le questioni di illegittimità costituzionale sollevate dalla ditta ricorrente e quindi l’illegittimità del divieto opposto dal dirigente della Provincia di Taranto, e valutando positivamente la situazione di grave danno lamentata dalla ditta Vergine in relazione ai contratti firmati con i produttori delle regioni Lazio, Umbria e Toscana, aveva disposto la sospensione del divieto di smaltimento dei rifiuti extra regionali fino alla decisione assunta dalla Corte Costituzionale». Oltre alla suddetta discarica, nelle vicinanze vi è un altro azienda: l“Universal Service”. Stando alle autorizzazioni del progetto concesse dagli enti locali, l’uso della piattaforma era quella di stoccare rifiuti speciali. E dopo? Portarle nel terzo lotto nella vicina discarica Ecolevante per poi impacchettare le ecoballe per gli inceneritori di Taranto e Massafra. Il legame tra Universal Service ed Ecolevante Spa era chiaro già dal 2005. Quest’ultima, infatti, sottopose all’attenzione degli enti locali un

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Lizzano

Monteparano progetto di piattaforma identico a quello proposto dalla Universal Service, ma dato i troppi problemi dettati dal terzo lotto della discarica, Ecolevante rinunciò. Si fece avanti, quindi, il titolare della Ecologistica Servizi, impresa che estrae il percolato dalle discariche di Ecolevante. Lo stesso titolare al quale la Guardia di Finanza ha posto sotto sequestro le vasche per il deposito, proprio, di percolato, in Calabria; che insieme ad un suo socio, si è visto revocare l’appalto in Salento, per la raccolta dei rifiuti, a causa di infiltrazioni mafiose nella società. A San Marzano di San Giuseppe, l’imprenditore continua a percepire circa 40mila euro

annuali per occuparsi di raccolta differenziata. Dando un’occhiata ai dati, si può scoprire che la differenziata, nel suddetto comune, si attesta attorno allo 0% o poco più. Inoltre, si pensa che 2000 metri della piattaforma siano abusive. Anche qui, la coscienza civile ha fatto la sua parte. Il 18 novembre 2008 un cittadino, facendo richiesta, nei modi e nei termini previsti dalla legge, di poter allestire un gazebo in piazza Milite Ignoto, al fine di raccogliere le firme per l’allora nota petizione contro la piattaforma Universal Service, si vide negare il persegue a pagina 17

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continua da pagina 16 messo: infatti, il giorno successivo il Comune di San Marzano comunicò la propria decisione di non concedere l’uso di quella piazza in quanto inagibile a causa dei

DOSSIER lavori di ristrutturazione dell’ex sede municipale, spiegando anche telefonicamente, tramite un suo addetto, che la linea adottata dal Comune, da lì in poi, sarebbe stata quella di negare ogni autorizzazione che richiedes-

seconda parte

se l’occupazione della piazza, a causa del pericolo dovuto al cantiere in corso. In merito a quella decisione partì un esposto alla Procura di Taranto, in quanto si era ritenuto che gli amministratori avevano presumibilmente

Inserzioni pubblicitarie pubblicate su alcuni quotidiani

abusato della loro posizione per sabotare un’attività (la raccolta di firme) che evidentemente risultava politicamente scomoda. Le “maliziose idee” di alcuni sono state alimentate dal seguente evento: dopo quindici giorni, il Comune di San Marzano di San Giuseppe, allestì il presepe nella piazza che lo stesso comune aveva dichiarato “inagibile”. Un altro esempio di mancato “dialogo” tra le istituzioni e la coscienza civile, attiva nella questione “discariche”, fu la notifica, ai danni di un cittadino, per la manifestazione che si svolse il 13 novembre 2008: l’uomo in quei giorni era ricoverato in ospedale. Ma a volte non è solo la gente semplice a subire ambiguità, infatti i finanzieri che sequestrarono il I ed il II lotto di Ecolevante furono trasferiti. Inoltre, ad oggi, sembra che i suddetti lotti siano stati chiusi per l’opera di bonifica. Molte sono le cose fanno pensare, come la parole del sostituto procuratore Montanaro, all’interno del resoconto stenografico 2008 della Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse: «Si è parlato finora di permeabilità degli enti pubblici. Vorrei sollevare il problema della specializzazione della polizia giudiziaria addetta a compiere le indagini in materia ambientale. Cito l’esempio pratico di Taranto, in cui abbiamo a disposizione il NOE che, tuttavia, ha sede a Lecce e incontra notevoli difficoltà di volta in volta per intervenire sul territorio tarantino ed esercitare i controlli richiesti e la Polizia provinciale che, per la verità, è piuttosto attiva e competente. Non posso esprimere analoghe considerazioni per quanto concerne le competenze della polizia municipale, ovvero le forze dell’ordine che in generale si muovono per la prevenzione di altri tipi di attività delittuose. In sostanza, per quanto concerne in particolare l’attività della poli-

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Altero Matteoli, l’attuale Ministro delle Infrastrutture zia provinciale, che è l’organo che opera sul territorio in maniera più pregnante,vi è il grosso problema della sua dipendenza dall’ente provincia. La Provincia è infatti uno degli enti con cui ci scontriamo maggiormente non solo in tema di permeabilità ma talvolta anche per l’illegittimità di determinati provvedimenti. Vorrei citarvi il caso di un’indagine che si è conclusa, nel corso della quale alcuni ufficiali di Polizia giudiziaria della Provincia hanno subito forti pressioni, oserei dire quasi dei maltrattamenti, da parte dell’assessore al ramo perché non uniformati alla linea di comportamento seguita dall’ente pubblico». Le parole della dott.ssa Montanaro possono far riflettere, anche se, dobbiamo dire, che l’esercizio della Commissione Parlamentare d’inchiesta, da alcuni, non è vista di buon occhio: non si capisce, ad esempio, come il vicepresidente della suddetta, ovvero l’on. Franzoso, possa essere stato indagato anche se successivamente scagionato, per la vicinanza dello stesso agli esponenti di spicco del clan Soloperto. Un’aggravante è costituita dal fatto che Franzoso, quando furono concesse le autorizzazioni al terzo lotto della discarica Ecolevante, era assessore regionale. Ritornando alla discarica Vergine Srl, un evento “curioso” fu il Consiglio comunale di Fragagnano tenuto l’11 maggio 2008 dalla giunta Spada ed i consiglieri di maggioranza, riguardo una delibera in tema ambientale. Questa aveva per oggetto l’accordo raggiunto tra il sindaco Rocco Spada e la discarica in questione. Un accordo seguito ad un incontro avvenuto tra le due parti il 9 marzo 2008, il cui Sindaco dichiara: «L’amministrazione comunale di Fragagnano, pone all’attenzione della società Vergine Srl, quelli che sono gli impianti per l’intero territorio comunale dovuti alla presenza della discarica, che segue a pagina 18

18 continua da pagina 17 dista circa 2km dall’abitato e pertanto crea disagio all’intera comunità territoriale di Fragagnano. A tale scopo, pur nella consapevolezza che detto territorio, ove insiste la discarica, non rientra nella competenza diretta dell’amministrazione comunale di Fragagnano, e considerata la distanza dal centro cittadino ed i disagi creati dai mezzi di transito nel centro abitato, e preso atto, infine, che in altre realtà locali sono state riconosciute le cosiddette royalty a favore di enti

DOSSIER territoriali, ove insistono le discariche, si ritiene opportuno quanto legittimo avanzare una richiesta a titolo di ristoro ambientale per bilanciare gli effetti dell’impianto della discarica. A tal proposito viene formalizzata una richiesta di 100.000, 00 euro annue da versare in due rate semestrali[….]». I cittadini del territorio si posero delle domande, tra cui: come verranno impiegata queste nuove risorse? Il discorso “discariche” sembra essere complesso tanto che il Procuratore nazionale antimafia, Pietro Gras-

Sopra: San Marzano di San Giuseppe - La piazza nel periodo della mancata autorizzazione e Palazzo Marchesale Sotto: un momento della manifestazione

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Antonella Montanaro

Pietro Franzoso

Piero Grasso

so, ha proposto, alla Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, di prevedere una fattispecie di reato associativo ambientale, facendolo rientrare nella competenza delle Direzioni distrettuali antimafia mediante una modifica dell’articolo 51, comma 3bis, del Codice di procedura penale. In questo modo si consentirebbe anche di recuperare l’uso dello strumento delle intercettazioni telefoniche in materia. Altri fattori che incidono sullo scempio ambientale sono le discariche abusive: dall’inizio dell’anno, le Fiamme Gialle, hanno sequestrato 70 aree destinate a discariche abusive per oltre 8.407.000 metri quadri e 182.000 tonnellate di rifiuti speciali e denunciate 189 persone all’autorità giudiziaria. Inoltre, la Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per violazione delle norme sullo smaltimento dei rifiuti. Secondo la Corte non sono stati adottati tutti i provvedimenti necessari per garantire lo smaltimento dei rifiuti senza pericolo per la salute umana e per l’ambiente. Inoltre, quest’ultima ha censurato la circostanza che in Italia gli adempimenti legali dettati in

tema di discariche, requisiti per le imprese autorizzate a smaltire, identificazione e catalogazione dei rifiuti avvengano senza un effettivo controllo pubblico. Molte volte le situazioni si complicano e risultano senza senso, poiché in una democrazia, la volontà dei cittadini deve essere valorizzata. A questo serve il voto: a scegliere chi può rappresentarci. Ed a quanto sembra la maggiorparte dei cittadini non vuole alcuna discarica: non la vede una soluzione coerente, o al limite, si vorrebbero discariche apposite, soltanto per i

rifiuti prodotti in loco. In questa maniera le cose si faciliterebbero. Ma sappiamo benissimo che dove c’è business, tutto si tinge dello stesso colore, a beneficio dei pochi ed a scapito dei tanti.

A cura di: Cosimo Salvatorelli Seconda parte – continua venerdì 17 luglio La Prima parte sul numero del 3 luglio

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