Corsi Avanzati Questa è l'area destinata a tutti gli utenti già in possesso dei principi base per comprendere la finanza, che cercano approfondimenti e maggiori dettagli sulla materia. Qui di seguito troverai l'elenco dei corsi esistenti (con accanto indicazione dello stato dell'opera) e una loro breve presentazione: Corso di ANALISI TECNICA (ultima lezione: Oscillatori stocastici) Quando conviene vendere? Quando è meglio comprare? Qual è il momento giusto per entrare in Borsa? Non esistono certezze nel mondo finanziario, ma secondo l'analisi tecnica esaminando il trend del corso di un titolo se ne può cogliere l'andamento futuro. Benvenuto al corso di Analisi tecnica, in collaborazione con FTA Online, che ti illustrerà i principi matematici che accompagnano le scelte di investimento di tutti i più importanti operatori finanziari. Introduzione Il fattore più importante in ogni investimento azionario è il prezzo dei titoli. Se il prezzo sale si guadagna, se il prezzo scende si perde. Ma come prevedere in quale direzione si muoverà il mercato? Come pronosticare le azioni in ascesa e quelle in declino? Nonostante sia impossibile prevedere con certezza il destino dei mercati finanziari, un aiuto viene sicuramente dall'analisi tecnica, secondo la quale il prezzo di ogni titolo può essere previsto con una certa attendibilità attraverso lo studio matematico della sua storia. Ecco dunque una serie di lezioni che forniranno al lettore le nozioni di base dell'analisi tecnica e i concetti principali del suo metodo applicativo in maniera tale da facilitare la comprensione della crescente quantità di analisi finanziarie oggi disponibili. L'analisi tecnica è la disciplina che analizza l'andamento dei mercati finanziari (azioni, indici borsistici, futures, valute ecc.) attraverso lo studio dei grafici (serie storiche delle quotazioni) e dei risultati derivanti dall'utilizzo di metodi matematico-statistici applicati alle serie storiche. L'analisi tecnica basa le proprie teorie su tre assunti di base: • I prezzi scontano tutto. L'analista tecnico ritiene che il livello di mercato di un qualsiasi valore mobiliare sia il risultato della combinazione di tutte le notizie politiche, economiche, finanziarie che possono teoricamente modificarne l'andamento; di conseguenza, nello studio "tecnico" del prezzo sono già racchiusi tutti gli elementi utili al fine di un'elaborazione previsionale.
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Le quotazioni si muovono secondo un trend. Il trend viene individuato da una serie di massimi/minimi crescenti/decrescenti e rimane tale fino a che non si verifica la condizione contraria (figura). Sta all'analista tecnico riuscire a individuare la fase direzionale del mercato e riconoscere i potenziali livelli critici di inversione o di continuazione.
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La storia si ripete. Questo assunto si basa sullo studio della psicologia umana: poiché il comportamento dei mercati è dettato dalle decisioni dell'uomo e poiché gli atteggiamenti umani tendono a mantenersi simili in determinate situazioni, ne consegue che anche l'andamento grafico dei mercati tenderà a essere simile a quello passato al verificarsi di situazioni analoghe (figura).
La teoria di Dow viene considerata la madre di tutte le teorie tecniche. Ecco in sintesi i punti salienti che la compongono: • Le medie scontano tutto. È il corrispettivo dei prezzi scontano tutto. L'unica differenza sta nel fatto che invece di basarsi sui singoli prezzi Dow prende in considerazione un loro valore medio. Valore che tuttavia riflette i fattori che determinano domanda e offerta di mercato. •
Esistono tre tipi di trend: primario, secondario, minore. Il trend primario dovrebbe durare almeno un anno se non di più; quello secondario, che rappresenta una correzione del primario, da tre settimane a tre mesi; quello minore, caratterizzato da movimenti di breve termine, meno di tre settimane (figura). Dow paragonava il trend primario alla marea, quello secondario alle onde che ne determinano l'avanzamento e quello minore alle increspature delle onde.
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l trend primario si articola in tre fasi: accumulazione, tendenza, distribuzione. Secondo Dow, nel caso di un trend al rialzo (figura), alla prima fase partecipano i trader più esperti, ovvero coloro che riescono a percepire per i primi i segnali di una nuova fase di crescita; nella seconda fase entrano in gioco gli operatori
tecnici, ovvero coloro che seguono il trend senza anticiparlo; nella terza fase vi è l'ingresso in "massa" degli operatori, che vanno ad aumentare sensibilmente i volumi delle contrattazioni. Durante questa fase molti operatori esperti che avevano contribuito alla fase di accumulazione iniziano ad alleggerire le proprie posizioni (figura).
Alla fase di accumulazione (preparazione al rialzo) e di distribuzione (preparazione al ribasso) partecipano solo i trader più esperti. Il mercato diventa invece "di massa" nella fase di tendenza.
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Le medie si devono confermare a vicenda. Questo assunto, che ovviamente si riferisce agli indici elaborati da Dow, sta a significare che affinché si abbiano segnali di acquisto o di vendita, è necessario che entrambe le medie superino determinati livelli (massimi o minimi precedenti); il superamento da parte di una sola delle due non è sufficiente a garantire il segnale stesso fino a che anche l'altra non si comporti in maniera analoga.
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I volumi devono confermare il trend. In un trend al rialzo i prezzi dovrebbero crescere insieme all'aumentare dei volumi, così come in un trend ribassista i prezzi dovrebbero scendere sostenuti da volumi in aumento.
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Un trend rimane tale finché non ci sono precisi segnali di inversione. Un trend al rialzo è caratterizzato da massimi e minimi in successione, crescenti (viceversa durante un ribasso); questo assunto implica indirettamente che un trend in essere tenderà a rimanere tale il più a lungo possibile. (figura).
Un trend rimane in essere fino a che non si hanno precisi segnali di inversione. Non anticipare una inversione di tendenza se non vi sono chiari segnali in quel senso. L'analisi tecnica utilizza quattro principali categorie di grafici: lineari, a barre, a candele, punto e figura. Grafico lineare. È sicuramente il più semplice e intuitivo, ma anche il meno utilizzato perché visualizzando un solo un prezzo (massimo, minimo, apertura e chiusura) fornisce un numero limitato di informazioni sul valore mobiliare in questione. Rappresenta l'andamento del titolo nel tempo, calcolato sulle chiusure temporali prescelte, siano esse orarie, giornaliere, settimanali e così via (figura). Viene utilizzato soprattutto quando si vuole visualizzare l'andamento dei prezzi oltre che in scala aritmetica anche in scala logaritmica per quantificare meglio gli incrementi/decrementi percentuali dei prezzi.
Il grafico lineare illustra l'andamento del titolo nel tempo. In questo caso, i punti rappresentano le chiusure giornaliere dell'indice Mibtel.
Grafico a barre. È sicuramente tra i più utilizzati; ogni barra verticale esprime il valore massimo, minimo, apertura e chiusura dell'orizzonte temporale prescelto. L'apertura e la chiusura vengono indicate con due trattini orizzontali posti rispettivamente a sinistra e a destra della barra verticale, la quale a sua volta esprime l'escursione di prezzo. Il grafico a barre fornisce quindi molte più informazioni contemporaneamente rispetto a quello lineare (figura).
Il grafico a barre (che in questo caso illustra l'andamento dell'indice Mibtel) fornisce più informazioni contemporaneamente. I trattini orizzontali indicano infatti i prezzi di apertura e chiusura e quindi l'escursione registrata nell'arco temporale prescelto. Grafico a candele. È molto simile a quello a barre. Anche in questo caso vengono visualizzate le informazioni relative a massimo, minimo, apertura e chiusura del valore mobiliare, nell'orizzonte temporale prescelto, con la differenza che la "candela" è costituita da un vero e proprio "corpo" che ne delimita l'intervallo tra apertura e chiusura. Il corpo assume un colore chiaro o scuro a seconda che l'apertura nell'unità temporale considerata sia stata superiore o inferiore alla chiusura. Il massimo e il minimo vengono poi visualizzati con segmenti ("code") posizionati rispettivamente sopra e sotto il corpo della candela (figura).
Il grafico a candele (che in questo caso illustra l'andamento dell'indice Mibtel) è simile a quello a barre. In questo caso, però, il corpo della candela è colorato di nero se l'apertura è superiore alla chiusura (giornata con andamento negativo); viceversa, è colorato di bianco (giornata con andamento positivo). Punto e figura (Point & figure). Risulta il più complesso da interpretare. Innanzitutto, viene costruito su di una scala indipendente dal tempo e quindi viene aggiornato solo se il prezzo subisce una variazione di una certa entità stabilita a priori. I prezzi vengono rappresentati in colonne costituite da X e O ("box") a seconda che siano crescenti (X) o decrescenti (O). Prima di disegnare un grafico point & figure si deve fissare il cosiddetto "box reversal", ovvero il numero di box consecutivi che si devono verificare, nella direzione di mercato opposta a quella in essere, affinché si possa passare a disegnare nella colonna a destra di quella utilizzata fino a quel momento; si disegneranno X o O a seconda che la colonna precedente sia costituita da O o X (figura).
Il grafico riporta l'andamento dell'indice Mibtel: la dimensione dei box (le "X" e le "O") è di 250 punti; il fattore di reversal è 250. Questo significa che ogni elemento del grafico rappresenta 250 punti (e quindi una colonna di 4 X è pari a un rialzo di almeno 1000 punti)e che si devono avere 750 punti (250x3) di trend inverso per passare a disegnare una nuova colonna. Poniamo, per esempio, che il Mibtel passi in una giornata da 30000 a 31000. Disegno 4 X sul grafico. Il giorno successivo il rialzo è di 500 punti. Aggiungo 2 X alla colonna del giorno precedente. Il giorno successivo il mibtel scende di 500 punti. Non disegno nulla poiché il fattore di reversal è 3 e quindi mi impone di attendere un movimento nella direzione opposta prima di cambiare colonna. Il giorno successivo il mibtel perde 800 punti. Disegno una nuova colonna di 5 O di fianco a quella rialzista di X (500 + 800 = 1300. Questo totale diviso 250, la dimensione del box, è uguale a 5,2. Dal momento che non posso disegnare una porzione di X o di O lo 0.2 andrà perso, non verrà registrato. La rappresentazione dei grafici relativi a prodotti scambiati sui mercati regolamentati (azioni, futures ecc.) viene di solito integrata da due fattori indipendenti dai prezzi, ma molto importanti: volumi e open interest. I volumi rappresentano il numero di contratti scambiati relativi al valore mobiliare in questione; gli open interest il numero totale dei contratti aperti in relazione allo stesso valore mobiliare (posizioni lunghe o posizioni corte, ma non la somma di entrambe). Graficamente i primi vengono rappresentati con delle barre verticali sulla parte inferiore della chart, in corrispondenza delle varie barre o candele; i secondi sono rappresentati da una linea continua di solito subito sopra le barre dei volumi. Sia i volumi sia gli open interest forniscono importanti segnali di conferma o meno al verificarsi di particolari situazioni tecniche. Chi si avvicina a una rappresentazione point & figure (P&F) per la prima volta si trova a dover mettere da parte il concetto ormai acquisito di rappresentazione dell'andamento degli strumenti finanziari su di un piano dove l'asse verticale rappresenta normalmente la scala dei prezzi e quello orizzontale la scala del tempo; deve quindi imparare a ragionare solo in termini di movimenti di prezzo. Infatti, il P&F viene costruito osservando solo le variazioni di prezzo dello strumento considerato. Per convenzione viene disegnata una "X" quando i prezzi salgono almeno di un'ampiezza definita a priori (box size o dimensione del box, ovvero ampiezza minima del movimento di prezzo al di sotto della quale la variazione non viene registrata); viene disegnata una "O" quando i prezzi scendono. Il P&F rappresenta quindi con efficacia l'andamento della dinamica domanda/offerta: una colonna di "X" mostra una fase in cui la domanda supera l'offerta; viceversa, per una colonna di "O". Se l'alternanza è tra colonne di segno opposto insolitamente brevi il mercato risulta essere in fase di equilibrio. Ogni colonna contiene uno dei due simboli, ma non può contenere entrambi. Quindi, dal momento che il mercato si
muove per fasi alterne di rialzo e ribasso, la costruzione del grafico sarà data da una serie di colonne affiancate dove le "X" e le "O" si alternano. Perché sia possibile cambiare colonna è necessario che i prezzi si muovano nella direzione opposta a quella tenuta fino a quel momento in base a due parametri definiti a priori: la dimensione del box e il fattore di inversione. (figura) Dal momento che il passaggio da una colonna all'altra indica una variazione di trend è indispensabile che sia la dimensione del box sia il fattore di inversione siano scelti accuratamente, dopo un attento studio del comportamento caratteristico del mercato in questione. Riassumendo: • il P&F rappresenta solo i momenti significativi di mercato (tempo intrinsecamente importante); • il P&F trascura i movimenti di prezzo derivanti da eccessi di mercato e le false rotture di livelli tecnici significativi; • il P&F richiede una conoscenza approfondita dello strumento a cui viene applicato per poter determinare la dimensione del box e il fattore di inversione.
Nell'illustrazione viene rappresentato l'andamento del Mibtel avendo stabilito una dimensione del box pari a 100 punti e un ammontare di inversione pari a 3 volte la dimensione del box (quindi 300 punti). Lo sforzo addizionale imposto dall'utilizzo del grafico P&F comporta l'individuazione di informazioni aggiuntive rispetto ai metodi di rappresentazione tradizionali? Innanzitutto va detto che lo studio delle configurazioni grafiche con le quali l'analista si cimenta sui grafici a barre può essere trasposto completamente anche su questa metodologia. Sul grafico P&F compaiono quindi doppi e tripli massimi e minimi, triangoli e testa spalle, e tutti hanno le stesse implicazioni che nell'analisi tradizionale (figura). Anche gli strumenti grafici come la trend line e i canali possono essere utilizzati efficacemente (figura).
La ricerca delle configurazioni grafiche risulta semplificata su di un grafico P&F: compaiono doppi e tripli massimi e minimi, triangoli e testa spalle. E tutti hanno le stesse implicazioni che nell'analisi tradizionale
La seconda area in cui l'utilizzo del P&F può risultare vincente è quella del calcolo degli obiettivi di prezzo. Il P&F fornisce in modo semplice uno strumento di previsione degli obiettivi di prezzo adattabile anche a orizzonti temporali molto ampi. Esistono due metodi con cui ottenere questo risultato: la conta orizzontale e la conta verticale.
Gli strumenti grafici di analisi come la trend line, i canali o le speedline possono essere utilizzati efficacemente sul grafico P&F
La conta orizzontale prende spunto dall'osservazione delle fasi di congestione presenti sul grafico. Una volta individuata una fase di congestione, intermedia a un movimento di trend o coincidente con un'inversione, si conta il numero delle colonne che la compongono (iniziale e finale incluse) e si moltiplica questo numero per la dimensione del box e per il fattore di inversione. Il risultato ottenuto rappresenta l'ampiezza obiettivo cui il mercato tende nel caso di rialzo a partire dai minimi (obiettivo conservativo) o dalla parte centrale della congestione (obiettivo aggressivo). (figura).
La conta verticale deve essere effettuata a partire da un massimo o da un minimo significativo; quindi, è necessario attendere una prima fase di evoluzione (nel senso della nuova tendenza) per fare il calcolo dell'obiettivo (i massimi e i minimi sono tali solo a posteriori). In questo caso si prende in considerazione la prima colonna che identifica la nuova tendenza (in caso di un'inversione al rialzo si guarda alla prima colonna di "X" successiva al minimo, in caso di ribasso alla prima colonna di "O" successiva al massimo), si conta il numero degli elementi che compongono la colonna, si moltiplicano per il fattore di inversione e per la dimensione del box. Il risultato rappresenta il target del movimento in corso, calcolato in termini di punti da aggiungere al valore del minimo o da sottrarre al valore del massimo. (figura).
Il P&F rappresenta un ottimo strumento per avvicinarsi in modo semplice alla gestione delle posizioni di investimento utilizzando un metodo di trading basato su regole fisse (trading system). Come è possibile utilizzare il P&F per basare le proprie decisioni di trading? Supponiamo di voler prendere una posizione al rialzo su di un titolo. Alla prima occasione in cui il massimo della colonna delle "X" supera il massimo della colonna della "O" precedente, si entra in acquisto con uno stop loss al di sotto del minimo della colonna delle "O" precedente. Nel caso in cui la correzione successiva alla fase di rialzo (quindi la colonna di "O" successiva a quella di "X" che ha attivato il segnale di acquisto) a seguito della quale è stata attivata la posizione di acquisto non scenda al di sotto del minimo della colonna di "X" precedente, la posizione viene mantenuta e incrementata quando la nuova colonna di "X" supera il massimo della colonna precedente di "O". Lo stop loss viene sempre spostato (trailing stop) al di sotto del minimo della colonna di "O" precedente a quella di "X" sulla quale il mercato si trova. (figura).
Il trend è una serie di massimi e minimi successivi, crescenti o decrescenti, cui l'analisi tecnica attribuisce un particolare significato, ovvero quello di supporto e resistenza. Il supporto viene definito come un livello di mercato che si oppone alla discesa dei prezzi, cioè dove la "forza" degli acquirenti risulta essere superiore a quella dei venditori. Viceversa per la resistenza, livello che si oppone alla crescita dei prezzi e dove la "forza" dei venditori risulta maggiore rispetto a quella degli acquirenti. Si può quindi affermare che durante una fase di mercato ascendente/discendente (uptrend/downtrend) le resistenze e i supporti rappresentano delle pause temporanee nel trend in corso e che ogni qual volta una resistenza e/o supporto vengono superati, si trasformano automaticamente in supporto/resistenza per il futuro. (figura)
Il postulato "la storia ripete se stessa" trova conferma nell'osservazione empirica di livelli di supporto e resistenza orizzontali, che rappresentano la memoria storica del mercato.
Le trend line sono supporti/resistenze dinamici, ovvero che si muovono nel tempo. La trend line è una linea retta che durante una fase di rialzo unisce i minimi crescenti del grafico e in un trend al ribasso i massimi decrescenti. Ne consegue che le trend line rappresentano un supporto dinamico in una fase di mercato crescente, mentre fungeranno da resistenza dinamica durante una fase di calo. Una variante delle trend line è rappresentata dai canali: poiché capita spesso che i prezzi si muovano all'interno di due linee parallele, è sufficiente, una volta individuata la trend line che supporta il mercato (trend ascendente), tracciarne la parallela a partire dal primo massimo relativo compreso tra i due minimi attraverso i quali transita la trend line, per definire un canale ascendente. Lo stesso concetto, invertito, vale per un trend al ribasso: una volta individuata la trend line che contiene il mercato, è sufficiente tracciarne la parallela a partire dal primo minimo relativo compreso tra i due massimi della trend line per ottenere un canale discendente. (figura)
Qual è il comportamento operativo che l'analista tecnico deve tenere di fronte a trend line e canali? Poiché uno degli assunti della teoria di Dow afferma che "Un trend rimane tale finché non ci sono precisi segnali di inversione", ne consegue che in un trend al rialzo, identificato da una serie di massimi e minimi crescenti, il supporto dinamico rappresentato dalla trend line che unisce i minimi crescenti fornirà dei segnali di acquisto ogni volta che i prezzi gli si avvicineranno, mentre segnalerà il rallentamento della tendenza nel momento in cui i prezzi riusciranno a oltrepassarlo verso il basso. Il ragionamento inverso è valido di fronte a una tendenza ribassista. In tale ottica il canale fornisce delle indicazioni addizionali rispetto alle trend line poiché, oltre a indicare il teorico livello di acquisto (in un trend rialzista rappresentato dalla trend line inferiore del canale), permette di individuare anche il teorico livello di vendita, rappresentato dalla trend line parallela. In questo caso la fuoriuscita dei prezzi da una delle due linee parallele può indicare il rallentamento del trend rialzista (forzatura della parte inferiore del canale) o il suo rafforzamento (rottura della parte superiore del canale) con probabile accelerazione dei prezzi stessi. Non sempre, come è normale che sia, i mercati rispettano scrupolosamente supporti o resistenze (statici o dinamici); sta all'analista tecnico interpretare bene il segnale, filtrandolo prima di ritenerlo valido. I mercati finanziari si muovono secondo determinati trend e all'interno di ciascun trend (rialzista o ribassista) si alternano fasi direzionali opposte. In pratica, un trend rialzista/ribassista viene generato da una serie di movimenti crescenti/decrescenti alternati da movimenti decrescenti/crescenti di minore ampiezza. Tali movimenti vengono definiti ritracciamenti o correzioni, a testimonianza del fatto che rappresentano una fase di pausa nel trend principale in atto. Risulta molto importante, quindi, per l'analista tecnico riuscire a individuarli: rappresentano nuove opportunità di acquisto/vendita a seconda che il trend principale sia crescente o decrescente. Tra tutti i gradi possibili di correzione quello più diffuso implica un movimento del 50% contro la tendenza principale. Altrettanto importanti risultano i ritracciamenti di 1/3 e 2/3, rispettivamente 33% e 66% di tutto il movimento (inteso come differenza tra un massimo e un minimo assoluti). Figure 1 e 2.
I ritracciamenti rappresentano una fase di pausa nel trend principale in atto. Tra tutti i gradi di correzione possibili, il più diffuso è quello di un movimento del 50% seguito da quelli del 66 e del 33%. Il primo grafico riporta l’andamento del titolo Tim; il secondo quello di San Paolo Imi.
I ritracciamenti rappresentano una fase di pausa nel trend principale in atto. Tra tutti i gradi di correzione possibili, il più diffuso è quello di un movimento del 50% seguito da quelli del 66 e del 33%. Il primo grafico riporta l’andamento del titolo Tim; il secondo quello di San Paolo Imi. Esiste poi un'ulteriore tipologia di correzione che si ottiene attraverso il 33% e 66% del movimento e che viene rappresentata tramite le speedline, che svolgono la funzione sia di supporto sia di resistenza a seconda che il trend principale sia ascendente o discendente. Per costruire una speedline è sufficiente tracciare una linea verticale dal
massimo/minimo del movimento preso in considerazione fino alla base costituita dal minimo/massimo dello stesso movimento e dividere successivamente in 3 parti (1/3, 2/3) il segmento ottenuto. Le speedline si costruiscono unendo il minimo/massimo dell'intervallo con i due punti del segmento verticale così ottenuti e rappresentano i livelli di target della correzione di tutto il movimento principale (figura). Il ruolo più importante, tuttavia, in ambito di ritracciamenti viene sicuramente svolto dai numeri di Fibonacci, che vengono fra l'altro utilizzati nell'ambito dell'analisi tecnica per calcolare sia le percentuali di correzione di un determinato movimento di mercato le proiezioni di prezzo.
Il grafico illustra come si costruisce una speedline, che può svolgere la funzione di supporto o resistenza (a seconda che il trend principale sia al rialzo o al ribasso). Per l’esemplificazione, si è utilizzato il titolo del Credito Italiano. Un pattern grafico altro non è che una configurazione formata da una serie di barre o di candele che acquisiscono un particolare significato tecnico a seconda della posizione assunta. Iniziamo dal cosiddetto reversal day: si verifica sempre alla fine di un movimento, rialzista o ribassista, quando i prezzi fanno segnare un nuovo massimo/minimo prima di andare a chiudere la giornata a un livello inferiore/superiore rispetto alla chiusura del giorno precedente. Il reversal day assume un significato importante sia quando è accompagnato da un incremento dei volumi, sia quando, oltre a chiudere la giornata sotto il livello di chiusura del giorno precedente (nel caso di un precedente rialzo), il mercato riesce a chiudere sotto ai minimi del giorno precedente, dando origine al cosiddetto outside day (Figura).
Le barre e le candele acquisiscono un particolare significato a seconda del loro posizionamento. Il grafico, che riporta l’andamento del titolo del Credito Italiano, mostra il cosiddetto reversal day. Un caso particolare del reversal day è il cosiddetto two day reversal: in tale situazione, dopo una chiusura di giornata in prossimità dei massimi, si assiste a una giornata in cui l'escursione dei prezzi risulta simile a quella del giorno precedente, ma la chiusura avviene in prossimità del minimo. Sta all'analista tecnico riuscire a interpretare al meglio l'importanza del segnale fornito dal mercato (ad esempio, quando il reversal day si manifesta in prossimità di resistenze o supporti chiave o in presenza di particolari condizioni sugli indicatori, la sua valenza previsionale ne risulta accresciuta). Osservando un grafico può capitare spesso di trovare zone "vuote", ovvero aree in cui il valore mobiliare non ha fatto registrare scambi, tali zone vengono dette gap e rivestono un ruolo particolare nell'interpretazione del grafico. Possiamo classificare i gap secondo quattro tipologie: common gap, breakaway gap, runaway gap ed exhaustion gap. Il common gap è sicuramente quello di minor rilievo; si verifica di solito durante fasi di "stanca" del mercato in corrispondenza di bassi volumi e per tale motivo viene spesso ignorato dal trader. Il breakaway gap si forma all'inizio di un movimento di mercato rilevante, quando i prezzi riescono a superare un importante livello (supporto, resistenza ecc.) aumentando o diminuendo improvvisamente di valore (lasciandosi così alle spalle un "vuoto"). Questo tipo di gap è di solito accompagnato da un incremento nei volumi degli scambi, incremento che ne conferma la validità o meno. Il runaway gap si verifica di solito intorno alla metà del movimento e rappresenta un ulteriore segnale di forza/debolezza (dipende dalla direzione del trend) del mercato. L'exhaustion gap si verifica alla fine del movimento. Apparentemente è simile ai due precedenti, ma di solito nell'arco di un paio di giorni i prezzi tornano a chiuderlo oltrepassandolo, fornendo così un forte segnale sull'imminente fine del movimento in corso. Spesso alla fine di un movimento, dopo l'exhaustion gap, i prezzi rallentano la propria corsa, mantenendosi all'interno di un intervallo ristretto, prima di ripartire nella direzione opposta con un breakaway gap. Tale configurazione prende il nome di island reversal proprio perché genera una semi specie di isola circondata dai due gap e assume un particolare significato negativo/positivo a seconda che si trovi alla fine di un trend rialzista/ribassista (figura).
Gli andamenti dell’indice tedesco Dax (nel primo grafico) e del titolo Seat (nel secondo) vengono utilizzati per esemplificare i gap, ovvero le zone vuote in cui il valore mobiliare, per svariati motivi, non ha fatto registrare scambi. Si può quindi affermare che i gap rappresentano sicuramente importanti livelli di supporto/resistenza per il mercato. Inoltre, è corretto dire che spesso (nonostante la teoria affermi che ciò non sia vero a priori) i gap vengono ricoperti dai prezzi dopo intervalli di tempo variabili, fornendo così un ulteriore segnale all'analista tecnico su cui individuare l'eventuale evoluzione futura del mercato. Testa spalle, doppi e tripli massimi o minimi, rounding top/bottom (figura) sono i modelli di inversione grafica più importanti nell'ambito dell'analisi tecnica. La caratteristica che hanno in comune è quella di trovarsi sempre al termine di un movimento, rialzista o ribassista e quindi la loro formazione viene, di solito, anticipata dalla rottura di un'importante trend line o di un importante supporto/resistenza orizzontale. (figura).
Il grafico illustra i principali pattern di inversione di tendenza da analizzare per stabilire quale posizione prendere sul mercato.
Quello che potrebbe sembrare un testa spalle ribassista, in realtà fa solo parte di una congestione. Non c'è infatti un precedente trend rialzista da invertire. Perchè ci sia un'inversione di tendenza deve esserci prima una tendenza ben definita. Un altro aspetto di rilievo è rappresentato dai volumi, che in un mercato regolamentato devono confermare la validità della configurazione (soprattutto a fronte di un trend rialzista), aumentando sensibilmente nel momento in cui i prezzi forzano tali livelli. Ultima caratteristica di rilievo riguarda le differenze grafiche tra un'inversione rialzista e una ribassista: di solito, una
configurazione ribassista impiega meno tempo di una rialzista per essere portata a termine e presenta una volatilità dei prezzi superiore. Il testa spalle è costituito da tre massimi/minimi relativi, posizionati al termine di un movimento al rialzo/ribasso, dei quali quello centrale (posizionato più in alto/basso rispetto agli altri due) rappresenta la testa della configurazione, mentre gli altri due fungono da spalle. La trendline che unisce i due minimi alla base della testa, prende il nome di neckline (linea del collo) ed è la linea che, in caso di superamento, fornisce il primo segnale di completamento della configurazione. Di solito, infatti, successivamente alla rottura della neckline (accompagnata da forti volumi), il mercato torna a testare dal basso/alto tale livello (con volumi limitati) prima di riprendere la corsa nella direzione della rottura; tale movimento prende il nome di return move, cioè movimento di ritorno e rappresenta un'importante conferma per il testa spalle. Nel caso in cui, invece, il return move riuscisse a superare la neckline si avrebbe un segnale di negazione della configurazione e il testa spalle perderebbe la propria validità (figura). Come deve comportarsi un trader quando si trova di fronte a un testa spalle? La teoria insegna che il comportamento più sicuro e quindi meno rischioso è di aprire la posizione di vendita/acquisto nel momento in cui, successivamente al verificarsi del return move, i prezzi superano il minimo/massimo fatto registrare dopo la rottura della neckline. Il trader che più ama il rischio, invece, può stabilire di operare alla diretta rottura della neckline, scommettendo così su una forte accelerazione dei prezzi prima che si possa verificare il return move, oppure al suo termine, ovvero in prossimità della neckline (figura).
Il grafico illustra il testa spalle, uno dei princpali pattern di incersione di tendenza. L'esempio si riferisce all'indice della borsa francese CAC40.
Il grafico illustra come si deve muovere l'investitore, a seconda della propria propensione al rischio, di fronte a un testa spalle. I doppi/tripli massimi o minimi sono importanti configurazioni di inversione che possono essere riscontrate al termine di un trend rialzista o ribassista (figura).
Il grafico illustra chiaramente le dfferenza fra testa spalle e doppio/triplo massimo minino. Il triplo massimo/minimo è molto simile a un testa spalle, l'unica differenza di rilievo è rappresentata dal fatto che, in questo caso, i tre massimi sono tutti posizionati sullo stesso livello, mentre la base della configurazione (la neckline nel testa spalle) è rappresentata dalla trend line che unisce i due minimi/massimi successivi compresi tra i suddetti massimi/minimi.
Il segnale di conferma del triplo massimo/minimo si ha alla rottura della base (che dovrebbe essere accompagnata da volumi in aumento) e dal successivo return move verso tale livello, con volumi più bassi. Come per il testa spalle, anche per il triplo massimo/minimo la negazione del pattern si ha nel caso di prezzi nuovamente superiori/inferiori alla base. Il doppio massimo/minimo presenta le stesse caratteristiche di quello triplo con l'unica differenza sostanziale data dal numero dei massimi/minimi che costituiscono il pattern: due invece di tre. Il pattern rounding top/bottom è molto meno frequente rispetto al testa spalle e ai doppi/tripli minimi e massimi e dà luogo a un'inversione di tendenza che impiega molto più tempo a realizzarsi (figura).
Meno frequente degli altri pattern, il rounding top/bottom dà luogo ad un'inversione di tendenza più lenta a realizzarsi. Secondo la teoria, nel caso di un rounding top, il rallentamento del trend dovrebbe essere accompagnato da una diminuzione nei volumi, che dovrebbero tornare a salire mano a mano che i prezzi, una volta raggiunto il massimo, iniziano a decrescere. Più è lungo il periodo di tempo impiegato dalle quotazioni a invertire la tendenza tanto maggiore risulterà il movimento dei prezzi nella direzione opposta al trend iniziale. In un rounding bottom il rallentamento della discesa dei prezzi dovrà essere accompagnato da una diminuzione dei volumi. Lo stop loss ("bloccare la perdita"). è un concetto di estrema importanza ogni qual volta si assume una posizione di acquisto o di vendita sul mercato; infatti, rappresenta la massima perdita che si è disposti a sopportare a fronte del guadagno teorico ipotizzato. Ciò significa che quando si decide di aprire una posizione, bisogna avere ben chiaro sia l'obiettivo di mercato da raggiungere sia il livello oltre il quale chiudere la propria posizione. anche se si è in perdita per evitare di subire una perdita ancor più pesante. Lo stop loss deve quindi essere posizionato poco oltre importanti livelli di supporto o resistenza e non deve essere posto troppo lontano dal livello di apertura per evitare di assumere posizioni troppo rischiose, cioè posizioni che a fronte di un ipotetico guadagno di 1 implichino un rischio di simile entità. Come insegna la teoria, il rapporto ottimale tra guadagno e perdita teorici per ciascuna operazione di compravendita mobiliare dovrebbe essere di 1 a 3, ovvero rischio una unità per guadagnarne tre. La teoria di Dow insegna che il trend primario si divide in tre fasi: accumulazione, tendenza, distribuzione. Le figure di inversione tipicamente segnano la prima e la terza fase, mentre le figure di continuazione di solito si formano durante la fase intermedia, quella della tendenza. Di fatti, un trend (rialzista o ribassista), per quanto sostenuto, non procede mai in linea retta; il mercato si prende a intervalli delle pause, durante le quali i prezzi ripercorrono in parte il movimento nella direzione contraria (correzione) oppure semplicemente assumono un andamento laterale, usualmente compreso tra due linee parallele o convergenti. Da
queste fasi di pausa nascono le figure di continuazione: esse indicano che l'azione laterale dei prezzi non è altro che una pausa del trend primario, destinato a riprendere non appena il mercato ritrova le giuste motivazioni. Spesso lo studio delle figure di continuazione permette il calcolo di obiettivi di prezzo intorno ai quali strutturare efficaci strategie operative. I triangoli rappresentano la categoria più ampia dei modelli di continuazione grafica e vengono suddivisi in simmetrici, ascendenti e discendenti. Ogni triangolo è caratterizzato da un apice, una base e un numero di segmenti ascendenti e discendenti che lo compongono. L'apice è il punto di incontro delle trend line che uniscono i massimi e i minimi successivi che vanno a formare il triangolo; la base è rappresentata dal segmento verticale che unisce l'origine della configurazione con la trend line opposta e ne indica l'ampiezza. Il triangolo simmetrico è caratterizzato da un insieme di massimi decrescenti e minimi crescenti, proporzionali (figura), mentre il triangolo ascendente (figura) e quello discendente (figura) sono delimitati rispettivamente da una trend line inferiore/superiore crescente/decrescente e dalla trend line opposta che si posiziona orizzontalmente sul grafico.
Tutti i triangoli sono caratterizzati da una base (qui rappresentata da AB) che rappresenta l'ampiezza della figura.
Il triangolo ascendente è delimitato da una trend line superiore crescente e dalla trend line opposta che si posiziona orizzontalmente sul grafico.
Il triangolo discendente è delimitato da una trend line inferiore decrescente e dalla trend line opposta che si posiziona orizzontalmente sul grafico. Le configurazioni triangolari vengono utilizzate prevalentemente per il calcolo degli obiettivi di prezzo, proiettando l'ampiezza del triangolo (base) dal punto in cui la configurazione triangolare viene nuovamente superata dai prezzi (figura). Per i triangoli simmetrici esiste un'ulteriore possibilità per il computo degli obiettivi di prezzo: tracciare dalla parte della rottura della configurazione triangolare una retta parallela a una delle due trend line, che abbia origine dalla base del triangolo (figura). La retta così ottenuta rappresenta l'obiettivo dinamico (cioè che varia al passare del tempo) di prezzo della configurazione.
Le configurazioni triangolari vengono utilizzate prevalentemente per il calcolo degli obiettivi di prezzo. I rettangoli (figura) sono delimitati da un intervallo di prezzi caratterizzato da una serie di massimi e minimi successivi fatti registrare approssimativamente sugli stessi livelli, e quindi individuano una fase di mercato caratterizzata da una direzionalità laterale. L'obiettivo di prezzo viene individuato proiettando l'ampiezza dell'intervallo (distanza tra le due rette parallele) da uno degli estremi del range nel momento in cui questo viene forzato dai prezzi.
I rettangoli presentano una direzionalità trasversale, mentre le bandiere sono caratterizzate da un movimento dei prezzi contenuto all'interno di due rette parallele, nella direzione opposta a quella del trend principale. Le bandiere (flag) (figura) sono caratterizzate da un movimento dei prezzi contenuto all'interno di due rette parallele, nella direzione opposta a quella del trend principale. Come nel caso dei rettangoli, l'obiettivo di prezzo
viene calcolato proiettando l'ampiezza della configurazione (distanza verticale tra le due rette parallele) dal punto in cui i prezzi oltrepassano una delle due parallele. I cunei (wedge) (figura) apparentemente assomigliano a dei triangoli simmetrici, ma se ne distinguono per la particolare pendenza che assumono e che risulta contraria a quella del trend principale, come nel caso delle bandiere. Talvolta possono essere riscontrati anche al termine di un movimento crescente o decrescente e anticipare, quindi, un'inversione di tendenza. In tale contesto, tuttavia, il cuneo presenta una particolarità molto importante: la sua pendenza appare orientata nella stessa direzione del trend principale e non in quella opposta, "avvertendo" così l'analista di una probabile e imminente inversione di tendenza del mercato.
I cunei sono apparentemente simili a dei triangoli simmetrici, ma se ne distinguono per la particolare pendenza. I testa spalle di continuazione (figura) presentano caratteristiche opposte a quelli di inversione, ovvero durante un trend rialzista/ribassista sono caratterizzati da due spalle orientate contro la tendenza principale tra le quali si inserisce il picco più basso/alto della testa. La conferma della configurazione viene fornita dal superamento della neck line che in questa circostanza è rappresentata dalla retta che unisce i due massimi/minimi da cui ha origine la testa del pattern. L'obiettivo di prezzo viene così calcolato proiettando la distanza esistente tra la testa e la neck line dal punto in cui i prezzi la superano.
I testa spalle di continuazione sono caratterizzati da due spalle orientate contro la tendenza principale tra le quali si inserisce il picco più basso/alto della testa, a seconda che il trend sia rialzista o ribassista. Le medie mobili sono uno strumento utilizzato nel campo dell'analisi tecnica come approssimazione del trend di mercato (figura). Si presentano graficamente come una linea continua, "smussata" rispetto a quella dell'andamento dei prezzi (figura) e quindi di più facile lettura perché eliminano la rappresentazione di movimenti di breve che potrebbero essere fuorvianti; vengono prevalentemente utilizzate per fornire conferme dell'avvenuto inizio/fine di un trend di mercato.
La media mobile come approssimazione del trend : in blu la trend line, in rosso la media.
rosso: media mobile standard a 20 sedute verde: media mobile standard a 40 sedute L'utilizzo di una media mobile permette di presentare una sintesi (una media, appunto) della realtà relativa a uno strumento finanziario (es. un titolo), dove gli eccessi vengono riassorbiti dal comportamento tipico dello strumento.Un grafico molto dettagliato (es. un grafico orario) fornirà molte indicazioni, ma con la sua ricchezza di dettagli rischia di distogliere l'attenzione dalla visione generale. Se per operare bene è necessario avere a disposizione tutte le informazioni possibili (es. il grafico orario), ci vuole anche uno strumento che permetta di estrarre velocemente (la velocità è essenziale se si vuole essere efficaci sul mercato) le informazioni più rilevanti (es. la media mobile). Un grafico su scala temporale breve accompagnato da una media mobile offre il meglio dei due mondi, fornendo contemporaneamente dettaglio e sintesi. Lavorando sullo stesso orizzonte temporale (es. grafico giornaliero) è possibile variare il dettaglio di informazioni rappresentate dalla media variando il numero di osservazioni incluse nel calcolo, ovvero la velocità. Più la media è "veloce", cioè per il suo calcolo vengono utilizzate relativamente poche osservazioni, più il suo andamento sarà simile a quello dei prezzi stessi; più la media è "lenta", cioè per il suo calcolo vengono utilizzate relativamente molte osservazioni, più l'andamento della media si discosterà da quello dei prezzi, livellando le oscillazioni di breve termine. Esistono tre differenti tipologie di media mobile: semplice, linearmente ponderata ed esponenziale (figura). Le tre categorie si differenziano per la formula matematica con cui la media viene calcolata. La media semplice è il risultato della media aritmetica delle n osservazioni incluse nel calcolo (media a 10 giorni, nel calcolo entrano solo le ultime 10 osservazioni); la media linearmente ponderata si ottiene moltiplicando ogni osservazione per il numero intero corrispondente (nel caso di 10 osservazioni, per esempio, la prima verrà moltiplicata per 1, la seconda per 2 e così via fino alla decima che verrà moltiplicata per 10) dividendo successivamente il risultato ottenuto per la somma dei pesi; la media esponenziale è calcolata assegnando un peso crescente alle osservazioni mano a mano più vicine nel tempo; in questo caso, tuttavia, il peso viene stimato sulle base di tutte le osservazioni disponibili per la serie storica di riferimento. Tra le tre categorie appena citate, da un punto di vista formale la media mobile semplice è quella che si presta a maggiori critiche poiché tiene conto alla stessa maniera delle ultime n osservazioni, mentre quella esponenziale è sicuramente la più completa e allo stesso tempo complessa poiché, oltre a inglobare le principali caratteristiche delle altre due, tiene conto di tutta la serie storica dei dati a disposizione nell'assegnare i pesi alle varie osservazioni (ciò non implica che debba essere a priori quella maggiormente utilizzata). L'utilizzo di un tipo di media da un punto di vista grafico piuttosto che di un altro dipende da scelte soggettive. Diverso il discorso quando le medie entrano a fare parte di un sistema di trading automatico.
In rosso è segnata le media mobile semplice, in blu quella esponenziale, in verde quella ponderata. Sono tutte medie mobili a 40 giorni. Da un punto di vista grafico, la differenza tra i vari tipi di media è ridotta, quindi la scelta dipende dalle preferenze soggettive. Diverso è il caso di utilizzo di medie in sistemi di trading, dove i segnali possono cambiare in modo significativo a seconda del tipo di media utilizzato. Caratteristica peculiare delle medie mobili, è quella di appartenere alla categoria degli indicatori tecnici cosiddetti "trend following" (che seguono il trend), ovvero che non anticipano l'evoluzione dei prezzi, ma ne forniscono conferme una volta che gli eventi si sono verificati. Tuttavia, anche se la media in sé non esprime una previsione (essendo calcolata su dati passati), una volta che si è familiarizzato con lo strumento è possibile anticipare alcuni comportamenti del mercato: per esempio, se in passato un titolo non si è allontanato dalla media più di una certa percentuale, si può immaginare che in presenza delle stesse condizioni il comportamento del titolo sarà simile a quello tenuto in precedenza (figura).
Il mercato ha una memoria: se i prezzi in passato, una volta allotanatisi dalla media di una certa distanza, hanno reagito bruscamente, anche in futuro in condizioni analoghe potrebbero aver un comportamento analogo. Lo studio delle situazioni di eccesso fornisce quindi interessanti indicazioni previsionali. Il nome media mobile deriva dalla metodologia utilizzata per il calcolo. In pratica, la media mobile di n eventi viene calcolata elaborando la media delle n osservazioni a disposizione; al trascorrere del tempo e quindi all'aumentare delle osservazioni, la stessa media viene rielaborata aggiungendo alla serie originaria l'ultima osservazione disponibile e togliendo la prima. Si ottiene così un valore che viene aggiornato al variare del tempo e delle osservazioni. Il risultato viene visualizzato sul grafico insieme all'andamento dei prezzi. Trattandosi della media aritmetica di un insieme di osservazioni successive ed essendo quindi in "ritardo" rispetto all'andamento dei prezzi, è necessario chiedersi come posizionare il risultato (il valore della media rispetto ai prezzi): in corrispondenza del valore centrale della serie su cui viene calcolato (quindi in avanti di tanti periodi quanti sono quelli inclusi nel calcolo diviso due, valore quest'ultimo chiamato di "shift") o sull'ultimo prezzo a disposizione? La teoria insegna che quest'ultima soluzione risulta essere la più pratica (anche se errata dal punto di vista statistico); la media viene quindi posizionata in corrispondenza dell'ultimo prezzo della serie su cui viene calcolata, prezzo che a sua volta corrisponde a una chiusura di mercato, sia essa oraria, giornaliera, settimanale... (figura)
In blu è segnata la media a 40 giorni tracciata senza "shift", secondo l'analisi tecnica in corrispondenza dell'ultimo prezzo. In rosso, la media a 40 giorni tracciata con uno "shift" secondo criteri statistici (ma meno significativa come indicatore di tendenza per la sua distanza dai prezzi). Le medie mobili possono essere utilizzate singolarmente o in combinazione, cioè sfruttando il confronto di più medie calcolate su basi temporali diverse. Nel caso della media mobile singola, le indicazioni operative vengono generate dall'incrocio tra la media e l'andamento dei prezzi. Sta all'analista tecnico saper individuare la media mobile ottimale, cioè quella che non sia né troppo veloce né troppo lenta. Un metodo empirico per farlo consiste nell'individuare nella storia passata del titolo un trend e la successiva inversione (per esempio, trend ribassista e inversione rialzista): la media da utilizzare è quella sulla quale si appoggia la prima correzione successiva all'inversione. (figura). L'utilizzo della combinazione di più medie trae i propri spunti operativi dall'incrocio delle medie stesse in base alla loro velocità. L'incrocio fra due medie genera dei segnali operativi di acquisto o di vendita a seconda che la media lenta intersechi al rialzo/ribasso quella più veloce, oppure quando il mercato fa segnare una chiusura temporale (ora, giorno, settimana...) superiore o inferiore a entrambe le medie. Analogamente, nel caso in cui le medie siano tre, il segnale operativo di acquisto/vendita viene generato nel momento in cui la media più lenta supera dal basso/alto verso l'alto/basso le altre due e anche quella intermedia supera dal basso/alto verso l'alto/basso quella più lenta (in questo caso ci sarà una fase in cui la media che deve dare il segnale ha intersecato la seconda ma non ancora la terza, quindi nella sequenza dei segnali si introduce anche la condizione di neutralità, oltre che di acquisto e vendita). La fase più delicata nell'utilizzo dell'incrocio tra due o più medie mobili al fine di ottenere dei segnali operativi è sicuramente rappresentata dalla scelta dei periodi temporali a cui devono fare riferimento le medie stesse oltre alla tipologia (semplici, ponderate, esponenziali) ritenuta più idonea a seconda del mercato di riferimento. Tale compito spetta all'analista tecnico che, in base alla propria esperienza, seleziona le combinazioni migliori. Tra i metodi di selezione più utilizzati vi è quello che prende spunto dalla serie di Fibonacci che ricorre a medie mobili con impostazioni temporali ottenute dai numeri originati dalla serie.
La media da utilizzare per evere un riferimento grafico affidabile in termini di supporto e resistenza è quella sulla quale si appoggia il minino della prima correzione successiva ad una inversione di tendenza di un movimento significativo per l'orizzonte temporale considerato. Nell'utilizzo delle medie mobili a conferma o meno dell'avvenuto inizio/fine di una tendenza di mercato, vengono seguiti due approcci diversi e in un certo senso complementari. Il primo osserva la posizione della media (o delle medie) relativamente ai prezzi. Se i prezzi sono al di sopra (la media supporta quindi i prezzi), siamo in un trend al rialzo; se i prezzi sono al di sotto (la media offre resistenza ai prezzi), siamo in un trend al ribasso. L'utilizzo di due o più medie rende questo approccio maggiormente adatto alla descrizione della condizione del trend (rialzista, ribassista o neutrale/non determinato): fino a che i prezzi si mantengono al di sopra di entrambe le medie (o di tutte le medie utilizzate) il trend è al ribasso; quando i prezzi sono nello spazio compreso tra le medie (l'ampiezza dello spazio dipende dalla differenza di velocità) il trend è neutrale; se le medie sono al di sopra dei prezzi, il trend è al ribasso (figura).
Le medie rappresentano delle conferme degli eventi che si sono verificati. La media rossa identifica il trend di medio trermine, (50 giorni), quella blu il trend a lungo termine (100 giorni). Quando i prezzi sono al di sopra di entrambe le medie, il trend è al rialzo; quando i prezzi sono all'interno delle medie, il trend è neutrale; quando i prezzi sono al di sotto di entrambe le medie, il trend è al ribasso. Questo secondo approccio si disinteressa della posizione dei prezzi in relazione alla media e guarda la relazione esistente tra la media lenta e quella veloce (nel caso di due medie). Quando la media veloce è al di sopra di quella lenta, il trend viene definito al rialzo; viceversa, quando la media veloce è al di sotto della media lenta. Il punto in cui le medie si incontrano è il punto di "incrocio", dove per convenzione si fa cadere l'inversione di tendenza. Si individueranno anche degli spazi dove il trend è indeterminato, ovvero dove la media veloce ha incrociato la seconda più veloce ma non ancora la terza, più lenta. (figura) Lo stesso approccio si può utilizzare con una media singola: in quel caso le indicazioni di cambiamento della tendenza vengono generate dall'incrocio tra la media e l'andamento dei prezzi (che poi altro non sono che la media a un periodo).
L'incrocio della media veloce (blu = 15) con la media lenta (rosso = 30) fornisce segnali di acquisto (freccia verde) e di vendita (freccia rossa). Quando la media blu si porta sopra la media rossa, il trend è al rialzo e la posizione suggerita è di acquisto. Viceversa quando la media blu si porta sotto la media rossa. Al fine di evitare il più possibile i falsi segnali che possono essere generati dall'incrocio della media con i prezzi, l'analista tecnico utilizza dei filtri che possono essere sia temporali sia numerici. Ecco i più comuni: • Attendere che il superamento del mercato da parte della media sia confermato almeno in chiusura di un'unità temporale di riferimento (ora, giorno, settimana...) • Attendere che la media superi i prezzi di un valore percentuale precedentemente determinato (figura)
Un forte trend ribassista o rialzista si evidenzia solo quando i prezzi si scostano dlla media (qui in rosso, quella a 40 giorni) più una percentuale decisa a priori (qui in blu, +/-12,5%) calcolata osservando il comportamento passato. In caso contrario, l'avvicinarsi delle "bande" fornisce un'opportunità d'ingresso contro tendenza. • • •
Attendere la rottura di un importante livello di supporto/resistenza che confermi il segnale inviato dalla media Attendere una chiusura dei prezzi superiore/inferiore a quella di una linea tracciata parallelamente sopra e sotto la media a una determinata percentuale di distanza (banda di volatilità) Nel caso di combinazioni di più medie, prima di seguire il segnale, attendere non solo che la media veloce intersechi quella lenta, ma che superi anche il filtro percentuale applicato su quest'ultima (figura).
Tramite l'applicazione di un filtro è possibile limitare il numero di segnali. Ad esempio, un filtro del 3% sulla media lenta (rossa) permette di operare solo quando la media velocenon solo supera la media lenta ma anche il filtro ad essa applicato. In rosso le frecce che indicano la vendita, in verde l'acquisto. Le medie mobili sono per loro natura strumenti adatti a seguire l'andamento del trend e a descrivere la tendenza per la quale sono calcolate, eliminando l'eccesso di dettagli che potrebbero distrarre l'osservatore nella lettura del quadro di insieme. Anche se l'analisi del comportamento passato di indicatori come le medie mobili può fungere da base per previsioni (ad esempio, quando la distanza tra due medie mobili si approssima ai valori massimi raggiunti in passato è lecito attendersi una reazione del mercato a questa situazione di eccesso), questi strumenti sono essenzialmente utilizzati per avere conferme di un avvenuto mutamento di trend, non per anticiparlo. Come strumenti previsionali, possono invece essere utilizzati con successo gli oscillatori visto che permettono di riconoscere una perdita di forza del trend prima che questa sia evidente sul grafico. Un'altra differenza fra i due strumenti è rappresentata dal fatto che medie mobili sono lo strumento più adatto da utilizzare in fase di mercato direzionata, cioè quando la tendenza sottostante è evidente, mentre gli oscillatori sono estremamente utili in quelle fasi dove il mercato oscilla lateralmente. Il valore degli oscillatori non è ovviamente limitato all'utilizzo in queste particolari fasi, dove tuttavia si dimostrano di facile utilizzo e intuitivi. Da dove deriva il "potere" previsionale degli oscillatori? Le formule utilizzate nel calcolo degli oscillatori, per quanto complesse, cercano di sintetizzare fenomeni verificabili anche qualitativamente (quindi a occhio nudo) sul grafico. Per comprendere bene questi concetti, analizzeremo un trend al rialzo (ma le stesse cose sono valide anche per uno al ribasso) e un grafico su scala giornaliera (ma le stesse cose sono valide per qualsiasi grafico, da quello mensile a quello che copre 5 minuti). 1) In fase di forte tendenza (al rialzo), la chiusura (giornaliera) dell'ultima seduta è posta al di sopra della chiusura della seduta precedente (rapporto tra chiusure consecutive). (figura) 2) In fase di forte tendenza, la chiusura della seduta è prossima ai massimi della seduta stessa (rapporto tra chiusura e intervallo minimo-massimo). (figura) 3) I massimi della seduta sono superiori ai massimi della seduta precedente, così come i minimi (rapporto tra massimi consecutivi). (figura) Se accettiamo, per averlo sperimentato empiricamente, che questi tre comportamenti sono tipici di una tendenza al rialzo, possiamo affermare che fino a che queste tre condizioni sono presenti il trend si mantiene al rialzo. Quando iniziano a venire meno, potrebbe essere prossima un'inversione di tendenza. Dal momento che i mercati non si muovono mai in linea retta, ma procedono (al rialzo come al ribasso) attraverso una serie di impulsi e relative correzioni, anche il trend più forte e motivato sarà caratterizzato da fasi in cui l'impulso (ad esempio rialzista) viene temporaneamente meno per essere sostituito da una fase di ritracciamento (che può successivamente anche trasformarsi in inversione). Il ruolo degli oscillatori è proprio quello di riconoscere questa "stanchezza" del trend dominante prima che ve ne siano chiare indicazioni sul grafico. Non bisogna tuttavia dimenticare che questi strumenti sono dei complementi che l'analista utilizza per essere più
efficace nell'analisi del grafico, ma che non possono sostituire l'analisi del grafico stesso. Quindi, anche se gli oscillatori possono aiutare a "prevedere" il futuro, è sempre buona norma attendere segnali di conferma provenienti dal grafico, come la rottura di supporti e resistenze o trend line e il superamento di precedenti massimi o minimi significativi.
In fase di forte tendenza al rialzo la chiusura giornaliera dell'ultima seduta è posta al di sopra della chiusura della seduta precedente.
In fase di forte tendenza al rialzo la chiusura della seduta è prossima ai massimi della seduta stessa.
In fase di forte tendenza al rialzo i massimi della seduta sono superiori ai massimi della seduta precedente. Gli indicatori, seppure semplici da un punto di vista del calcolo, si prestano ad essere utilizzati in moltissimi modi diversi, tutti ugualmente validi a seconda delle diverse fasi di mercato. Il risultato di questa molteplicità di regole di utilizzo è che non ci sono regole, e che quindi ognuno deve cercare, con la pratica e l'esperienza, di scegliere la strada più adatta alle proprie esigenze e caratteristiche. Il motivo per cui gli oscillatori sono nati è sicuramente quello di individuare un indicatore che in modo automatico (quindi applicando una regola) fornisse segnali (per quanto possibile anticipati e corretti) relativi alle variazioni di tendenza che permettessero al suo "creatore" di prendere posizione sul mercato (guadagnando) senza fare troppi sforzi nell'analisi del trend. Purtroppo un indicatore con queste caratteristiche non esiste, o per lo meno il suo scopritore non lo ha ancora reso noto. Il paradosso che si viene a creare è che proprio gli strumenti ideati allo scopo di facilitare una lettura "automatica" del mercato non fanno altro che aggiungere una miriade di nuovi possibili ingredienti da utilizzare nella creazione di analisi e strategie operative. Quindi, lo studio di questi strumenti non è facile e non è risolutivo. Tuttavia, una volta adottato l'indicatore che meglio risponde alle proprie esigenze e dopo aver imparato a usarlo nelle diverse condizioni di mercato, si avrà un utile complemento agli altri strumenti di analisi tradizionale. La regola generale per l'utilizzo è comunque la seguente: quando l'indicatore raggiunge un valore estremo (rispetto alla sua storia precedente) il mercato potrebbe essere prossimo a un punto di svolta. Quando l'indicatore raggiunge l'area dei massimi il mercato si dice ipercomprato, quando l'indicatore raggiunge l'area dei minimi il mercato si dice ipervenduto. Il raggiungimento delle aree estreme va tuttavia considerato come l'inizio della fase "a rischio", non come il momento coincidente con l'inversione. Anche in questo caso, si applica uno dei postulati su cui si basa l'analisi tecnica: "trend is my friend"; quindi, fino a che non ci sono segnali contrari, l'operatività deve rimanere nel senso della tendenza. Al raggiungimento in un trend al rialzo dell'area di ipercomprato vanno serrati maggiormente i controlli, ma non vanno assolutamente attivate strategie di riduzione dell'esposizione o di vendita, cosa che sarà invece opportuno fare alla comparsa dei primi segnali di inversione sul grafico. Questo indicatore viene normalmente scelto come punto di partenza nella trattazione degli oscillatori per l'estrema semplicità della sua formula. Momentum misura infatti la differenza tra le chiusure tra due momenti. In pratica, il Momentum a 10 giorni non è altro che la differenza tra l'ultima chiusura disponibile e la chiusura di 10 giorni prima. Come con le medie mobili, aumentando il numero di eventi inclusi nel calcolo, l'indicatore avrà un andamento più "smussato"; riducendo il numero di eventi, avrà un andamento più erratico e simile a quello dei prezzi. In altre parole, modificando il numero di eventi inclusi nel calcolo si interviene sulla sensibilità dell'oscillatore ai movimenti di prezzo (figura).
A seconda dell'orizzonte temporale prescelto per calcolare il valore dell'oscillatore Momentum si avrà un andamento più o meno smussato. I valori ottenuti oscilleranno intorno alla linea di zero se l'ultima chiusura utilizzata nel calcolo è uguale a quella degli N periodi utilizzati per il calcolo. Momentum fornisce il tasso di crescita (e di diminuzione) del mercato relativamente al periodo incluso nel calcolo. Quando l'indicatore è sopra la linea di zero (oppure la linea 100), il trend per il periodo incluso nel calcolo è al rialzo. Se l'indicatore aumenta significa che il trend "accelera", cioè cresce più rapidamente; se l'indicatore diminuisce (sempre sopra la linea di zero), significa che il trend è ancora positivo ma la sua velocità di crescita è diminuita (figura). Al passaggio dalla soglia di 0 (o 100) l'indicatore segnala un'inversione di tendenza. Pensando al modo in cui l'indicatore è costruito è facile rendersi conto che la sua curva sarà sempre in anticipo rispetto a quella dei prezzi: Momentum inizia a livellarsi quando i prezzi stanno ancora salendo; scende (nel caso di un trend al rialzo) quando i prezzi salgono con minore vigore (figura). Di conseguenza, il declino della linea di Momentum quando l'indicatore è in territorio positivo (sopra allo zero) indica solo una decelerazione del trend rialzista e non un'inversione, che invece corrisponde all'attraversamento dall'alto verso il basso dello zero.
Quando il rialzo accelera, l'oscillatore Momentum è crescente; viceversa, quando il rialzo decelera. In questo esempio, il passaggio della linea di zero significa che l'ultima chiusura disponibile è inferiore in valore a quella registrata 10 sedute prima.
La curva dell'oscillatore Momentum è sempre in anticipo rispetto a quella dei prezzi Da un punto di vista pratico si potrebbero ad esempio seguire gli incroci tra la linea di zero e l'indicatore per ricavarne segnali operativi. L'incrocio dal basso verso l'alto della linea di zero fornirebbe un segnale di acquisto, l'incrocio dall'alto verso il basso della linea di zero fornirebbe un segnale di vendita. Tuttavia, secondo il principio base dell'analisi tecnica, "the trend is my friend", è opportuno seguire con interventi operativi solamente i segnali inviati nel senso della tendenza; cioè, di fronte a una tendenza di fondo rialzista solo i segnali che implicano una conferma del rialzo, ovvero il passaggio della linea di zero dal basso verso l'alto (figura).
Con questo approccio, oltre a evitare di incorrere in falsi segnali legati a fasi correttive e non a vere e proprie inversioni di tendenza, è possibile introdurre un metodo più sofisticato di gestione dell'investimento, ovvero il money management. Da un punto di vista pratico è anche opportuno applicare dei "filtri" sui segnali generati dall'indicatore, come già fatto per le medie mobili, onde allontanare ulteriormente il rischio di incorrere in falsi segnali. Il filtro potrebbe essere rappresentato da un set di linee orizzontali, equidistanti dalla linea di zero, che l'indicatore deve superare perché il segnale di attraversamento della linea di zero si tramuti in un segnale operativo (figura). Uno dei problemi nell'utilizzo di Momentum è l'assenza di un limite inferiore e superiore predefinito e quindi di un punto di riferimento per capire se il mercato è prossimo a una svolta. Utilizzando questo oscillatore, l'unico modo per scoprire quali sono le zone estreme in corrispondenza delle quali è possibile una svolta è visualizzare tutta la storia disponibile per lo strumento analizzato e tracciare due linee orizzontali in corrispondenza dei massimi e dei minimi a demarcare le zone estreme. Non esiste nessuna garanzia, tuttavia, che i massimi o i minimi precedenti non possano essere (anche largamente) superati, quindi i concetti di ipercomprato e ipervenduto sono difficilmente applicabili. È possibile tuttavia "normalizzare" Momentum, cioè fare in modo, tramite un procedimento matematico, che il suo valore sia sempre compreso tra -1 e +1 (figura). In questo caso è più appropriato parlare di oscillatore rispetto al caso della linea di Momentum non normalizzata, in quanto il valore dell'indicatore effettivamente oscilla tra due valori estremi costanti
È opportuno seguire con interventi operativi solamente i segnali inviati nel senso della tendenza per non incorrere in falsi segnali legati a fasi correttive e non a vere e proprie inversioni di tendenza.
Quando l'indicatore supera i filtri introdotti, il segnale di attraversamento della linea di zero si tramuta in un segnale operativo.
Applicando delle formule matematiche è possibile fare in modo che Momentum oscilli soltanto fra +1 e -1. Simile come indicazioni a Momentum, l'oscillatore ROC (Rate of Change) viene calcolato come rapporto tra l'ultima chiusura disponibile e la chiusura del giorno al quale fa riferimento l'intervallo scelto. Il ROC a 10 giorni sarà quindi dato dal rapporto tra l'ultima chiusura e quella di 10 giorni prima. Il risultato è la percentuale di cui è variato il prezzo dello strumento analizzato nel periodo utilizzato per il calcolo. La linea di 100 diviene così la linea di segnale, con le stesse funzioni della linea di zero per Momentum. A parità di eventi utilizzati per il calcolo, Momentum e Roc forniscono le stesse indicazioni ed evidenziano il medesimo andamento (figura). In questo caso è più appropriato parlare di oscillatore rispetto al caso della linea di Momentum non normalizzata, in quanto il valore dell'indicatore effettivamente oscilla tra due valori estremi costanti.
Roc (Rate of change) è un oscillatore che viene calcolato come rapporto tra l'ultima chiusura disponibile e la chiusura del giorno al quale fa riferimento l'intervallo scelto. L'RSI, Relative strength index, è forse l'oscillatore più conosciuto tra quelli comunemente usati in analisi tecnica. Due problemi rimasti irrisolti con gli indicatori di Momentum sono alla base della ricerca che ha portato alla creazione di questo strumento da parte di J. Welles Wilder (New concepts in technical trading systems, 1978). Infatti, se l'indicatore è costruito come semplice differenza fra due prezzi (il Momentum, appunto), è possibile che al momento di scartare una seduta caratterizzata da una brusca variazione di prezzo (ad esempio quella di 14 giorni prima nel caso del Momentum a 14 giorni) l'indicatore mostri una variazione significativa anche se in realtà nell'ultima rilevazione non vi sono cambiamenti di rilievo. Inoltre, per facilitare il confronto tra strumenti diversi (ad esempio, due azioni) è necessario che l'indicatore si muova all'interno di una banda di ampiezza costante (ad esempio da 0 a 100 o da -1 a 1). L'RSI si propone come soluzione a questi due problemi. L'indice di forza relativa non mette a confronto la forza di due strumenti (due titoli) come il nome potrebbe fare supporre (per forza relativa in analisi tecnica si intende comunemente un grafico ricavato dal rapporto tra due titoli o un titolo e un indice), ma piuttosto la forza espressa dal titolo stesso, tanto che un nome più appropriato potrebbe essere internal strength index. La formula relativa all'indicatore è: RSI=100 - (100/(1+RS)) Dove: RS = media di n giorni di chiusure al rialzo/media di n giorni di chiusure al ribasso Per semplificare la comprensione della formula procediamo con un esempio. Supponiamo di voler calcolare l'RSI a 13 giorni di un titolo. Il numeratore di RS sarà dato dalla media a 13 giorni della somma dei punti guadagnati nel corso delle sedute al rialzo sul periodo di 13 sedute (chiusura superiore all'apertura); il denominatore dalla media a 13 giorni della somma dei punti persi nel corso delle sedute al ribasso sul periodo di 13 sedute (chiusura inferiore all'apertura). L'indicatore sfrutta nel calcolo il concetto che in un trend al rialzo fortemente direzionato mediamente le chiusure tendono a essere posizionate al di sopra delle aperture (e in prossimità dei massimi) e che l'ampiezza del range percorso durante la seduta tende a salire all'aumentare della forza sottostante il movimento (di qui il nome di indice di forza relativa), mentre in un trend al ribasso le chiusure tendono a essere posizionate al di sotto delle aperture e l'ampiezza del range percorso durante la seduta tende ad aumentare al crescere della forza sottostante il movimento. Se su di un totale di 13 sedute si sono verificate 8 chiusure al rialzo con una media di 40 punti guadagnati, e 5 sedute al ribasso con una media di 10 punti persi, il valore dell'indicatore sarà: RSI=100-(100/(1+4))=100-20=80 La "velocità" dell'indicatore, ovvero la sua capacità di seguire più o meno fedelmente le oscillazioni dei prezzi, dipende (come per le medie mobili e il Momentum) dal numero di eventi inclusi nel calcolo. Al crescere degli
eventi, la linea dell'indicatore assume un aspetto più "smussato" e le sue oscillazioni all'interno del range 0-100 si fanno meno frequenti (figura). La scelta dei parametri da utilizzare dipende dall'utilizzo che si vuole fare dell'indicatore; tuttavia è buona norma utilizzare parametri che permettano all'oscillatore di raggiungere valori prossimi ai massimi e ai minimi dello spazio a disposizione che, per come è calcolato l'indicatore, variano da 0 a 100. Valori dell'indicatore superiori a 70/80 indicano una condizione di ipercomprato, valori dell'indicatore inferiori a 20/30 indicano una condizione di ipervenduto. Le soglie di ipercomprato e ipervenduto sono una convenzione scelta dall'analista a priori a seconda dello strumento analizzato. Ad esempio, l'RSI a 8 sedute difficilmente raggiunge il valore di 80 (ipercomprato) per un titolo prima di avviare una correzione, mentre per un altro questo valore viene raggiunto spesso, e magari anche superato prima che si verifichi una correzione. Quindi, mentre il fatto che l'oscillatore vari tra 0 e 100 indipendentemente dallo strumento analizzato permette di confrontare strumenti diversi sulla stessa base, le soglie significative di ipercomprato e ipervenduto non sono necessariamente uguali per tutti gli strumenti, ma dipendono dal comportamento passato del titolo. Per semplicità vengono fissate intorno a 30 e a 70, ma occorre fare molta attenzione nell'affidare il proprio giudizio su un titolo solo al raggiungimento/superamento di questi valori estremi. Un altro modo per intervenire sulla sensibilità dell'indicatore è variare il valore scelto per identificare le zone estreme ma, ovviamente, fissare il valore di ipercomprato a 70 piuttosto che a 80 incide sulla tempistica con cui la situazione estrema viene identificata. Ipercomprato e ipervenduto identificano quindi una fase di mercato potenzialmente pericolosa per la tendenza in atto. Tuttavia, è sempre necessario ricordare che l'analisi degli indicatori non può prescindere dall'analisi del grafico per avere segnali operativi affidabili. La presenza dell'indicatore in una zona estrema (fascia di ipercomprato o ipervenduto) indica una forza (o debolezza) anomala sottostante il trend, che tuttavia può proseguire anche per un periodo di tempo lungo prima di essere ricondotta da una correzione su di un sentiero di crescita più consono alla storia precedente del titolo (figura).
La "velocità" dell'indicatore, ovvero la sua capacità di seguire più o meno fedelmente le oscillazioni dei prezzi, dipende dal numero di eventi inclusi nel calcolo.
Ipercomprato e ipervenduto identificano quindi una fase di mercato potenzialmente pericolosa per la tendenza in atto.Ma questo non significa che il cambiamento sia imminenti. Nel caso specifico, per esempio, l'indicatore (RSI a 8 sedute) è rimasto in ipercomprato per un periodo relativamente lungo (ed il mercato è cresciuto di 5600 punti circa) prima che si registrassero i primi segnali di ripiegamento. La "velocità" dell'indicatore, ovvero la sua capacità di seguire più o meno fedelmente le oscillazioni dei prezzi, dipende (come per le medie mobili e il Momentum) dal numero di eventi inclusi nel calcolo. Al crescere degli eventi, la linea dell'indicatore assume un aspetto più "smussato" e le sue oscillazioni all'interno del range 0-100 si fanno meno frequenti (figura). La scelta dei parametri da utilizzare dipende dall'utilizzo che si vuole fare dell'indicatore; tuttavia è buona norma utilizzare parametri che permettano all'oscillatore di raggiungere valori prossimi ai massimi e ai minimi dello spazio a disposizione che, per come è calcolato l'indicatore, variano da 0 a 100. Valori dell'indicatore superiori a 70/80 indicano una condizione di ipercomprato, valori dell'indicatore inferiori a 20/30 indicano una condizione di ipervenduto. Le soglie di ipercomprato e ipervenduto sono una convenzione scelta dall'analista a priori a seconda dello strumento analizzato. Ad esempio, l'RSI a 8 sedute difficilmente raggiunge il valore di 80 (ipercomprato) per un titolo prima di avviare una correzione, mentre per un altro questo valore viene raggiunto spesso, e magari anche superato prima che si verifichi una correzione. Quindi, mentre il fatto che l'oscillatore vari tra 0 e 100 indipendentemente dallo strumento analizzato permette di confrontare strumenti diversi sulla stessa base, le soglie significative di ipercomprato e ipervenduto non sono necessariamente uguali per tutti gli strumenti, ma dipendono dal comportamento passato del titolo. Per semplicità vengono fissate intorno a 30 e a 70, ma occorre fare molta attenzione nell'affidare il proprio giudizio su un titolo solo al raggiungimento/superamento di questi valori estremi. Un altro modo per intervenire sulla sensibilità dell'indicatore è variare il valore scelto per identificare le zone estreme ma, ovviamente, fissare il valore di ipercomprato a 70 piuttosto che a 80 incide sulla tempistica con cui la situazione estrema viene identificata. Ipercomprato e ipervenduto identificano quindi una fase di mercato potenzialmente pericolosa per la tendenza in atto. Tuttavia, è sempre necessario ricordare che l'analisi degli indicatori non può prescindere dall'analisi del grafico per avere segnali operativi affidabili. La presenza dell'indicatore in una zona estrema (fascia di ipercomprato o ipervenduto) indica una forza (o debolezza) anomala sottostante il trend, che tuttavia può proseguire anche per un periodo di tempo lungo prima di essere ricondotta da una correzione su di un sentiero di crescita più consono alla storia precedente del titolo (figura).
La "velocità" dell'indicatore, ovvero la sua capacità di seguire più o meno fedelmente le oscillazioni dei prezzi, dipende dal numero di eventi inclusi nel calcolo.
Ipercomprato e ipervenduto identificano quindi una fase di mercato potenzialmente pericolosa per la tendenza in atto.Ma questo non significa che il cambiamento sia imminenti. Nel caso specifico, per esempio, l'indicatore (RSI a 8 sedute) è rimasto in ipercomprato per un periodo relativamente lungo (ed il mercato è cresciuto di 5600 punti circa) prima che si registrassero i primi segnali di ripiegamento. L'RSI viene tracciato in corrispondenza di una scala verticale che va da 0 a 100. Una volta definita la zona di ipercomprato e ipervenduto, ci si concentra sul comportamento dell'oscillatore in questo intorno. Per ricavare un segnale di cambiamento di tendenza applicabile al grafico è necessario che si verifichi quello che Wilder definisce un "top failure swing", cioè quando, in corrispondenza di un trend rialzista e di una lettura dell'indicatore superiore a 70, un massimo dell'indicatore non riesce a superare il massimo precedente, mentre il
minimo successivo supera al ribasso il minimo precedente (figura). Ovviamente lo stesso procedimento si adotta per riconoscere un cambiamento di direzione nell'ambito di un trend ribassista. In questo caso si parla di "bottom failure swing", cioè quando, in corrispondenza di un trend ribassista e di una lettura dell'indicatore inferiore a 30, un minimo dell'indicatore non riesce a superare il minimo precedente mentre il massimo successivo supera al rialzo il massimo precedente (figura). A differenza dei segnali registrati con le medie mobili, sempre ritardati rispetto al cambiamento della tendenza, il segnale proveniente dall'RSI può anche anticipare quello di variazione di tendenza sul grafico dei prezzi. In questi casi sta all'analista decidere se fare immediato affidamento su questo segnale anticipato o se attendere la conferma ricavata dall'applicazione dell'analisi tecnica tradizionale (rottura di trend line, superamento di massimi o minimi precedenti ecc.). Un altro modo per sfruttare il raggiungimento delle zone estreme al fine di ricavare segnali di variazione della tendenza è prendere in considerazione i segnali derivanti dal ritorno in territorio neutrale (nel range 30-70 in caso di zona estrema superiore a 70 e inferiore a 30) dell'indicatore dopo un periodo passato in ipercomprato e ipervenduto. Sebbene il raggiungimento della zona di ipervenduto (o di ipercomprato) significhi una situazione anomala di debolezza da parte del titolo, che prima o poi il mercato andrà a correggere, di fatto la permanenza in zona estrema può essere di durata variabile e in ogni caso non determinabile a priori. Sarebbe quindi un errore immaginare l'immediata realizzazione di una fase di rialzo tutte le volte che l'indicatore raggiunge la zona di ipervenduto. Per evitare di anticipare troppo un cambiamento di tendenza è possibile applicare una strategia dove l'operatività è legata a un ritorno in zona neutrale (al di sopra o al di sotto di certi altri valori, ad esempio 50, diversi dalle soglie estreme) dopo una permanenza in zona estrema (figura).
Si ha un top failure swing quando in zona estrema (es. oltre 70) un picco dell'RSI non riesce a superare il picco precedente e il minimo successivo si porta al di sotto del minimo precedente.
Si ha un bottom failure swing quando in zona estrema (es. sotto 30) un minimo dell'RSI non riesce a superare il minimo precedente e il massimo successivo si porta al di sopra del massimo precedente.
Per evitare di anticipare troppo un cambiamento di tendenza si può attendere un ritorno in zona neutrale dopo una permanenza in zona estrema. Una divergenza descrive una situazione dove la linea dell'oscillatore (l'RSI ma anche altri) e quella dei prezzi (quindi il grafico) "divergono", cioè si muovono in direzioni opposte. È quindi un concetto la cui applicazione permette di amplificare la forza dell'utilizzo degli oscillatori come strumenti anticipatori di un'inversione di tendenza. Applicando questo concetto a una tendenza rialzista avremo una divergenza quando il grafico delle quotazioni continua a registrare nuovi massimi, mentre quello relativo all'oscillatore inizia una fase di discesa. Questo tipo di comportamento viene indicato come divergenza ribassista, e indica molto spesso l'avvicinarsi di una pausa dell'uptrend, se non un'inversione vera e propria (figura). Allo stesso modo, quando durante un trend ribassista i prezzi fanno registrare nuovi minimi, ma la linea dell'oscillatore si pone orizzontale o addirittura al
rialzo, ci si trova di fronte a una divergenza rialzista, situazione che anticipa spesso una fase di rialzo delle quotazioni (figura). Se l'oscillatore si pone orizzontalmente e se alla divergenza segue un'inversione, si formano sul grafico relativo all'indicatore delle configurazioni di doppio o triplo massimo o minimo che hanno le stesse implicazioni di quelle che si trovano sul grafico dei prezzi (figura). La formazione di una divergenza di per sé non è sufficiente a decretare un'inversione di tendenza; tuttavia, è un segnale anticipatore da non sottovalutare mai. Se poi la divergenza si forma in una zona estrema, ad esempio sopra al 70 o sotto il 30 nella scala dell'indicatore, allora la sua significatività risulta grandemente aumentata, così come il rischio che sul grafico si stia preparando una fase contraria al trend dominante di ampiezza elevata.
Una divergenza ribassista indica molto spesso l'avvicinarsi di una pausa dell'uptrend.
Una divergenza rialzista rialzista anticipa spesso una fase di rialzo delle quotazioni.
Se l'oscillatore si pone orizzontalmente e se alla divergenza segue un'inversione, si formano sul grafico relativo all'RSI doppi o tripli massimi o minimi. In un trend ascendente (aumento dei prezzi), l'oscillatore stocastico e' dato dalla collocazione del prezzo di chiusura nella parte alta dell'intervallo percorso durante la seduta. Allo stesso modo, in un trend discendente, il prezzo di chiusura tende a collocarsi nella parte bassa dell'intervallo percorso durante la seduta. L'oscillatore stocastico si compone di due linee: la linea %K e la linea %D. • La linea %K e' la piu' sensibile alle variazioni di prezzo e si calcola in base alla formula: %K=100 ( Chiusura-Ln) / ( Hn-Ln) Dove: "Chiusura" rappresenta l'ultimo dato disponibile come per es. la chiusura di seduta "n" indica il numero di eventi inclusi nel calcolo come per es. 5 sedute "Ln" indica il minimo del periodo per cui viene effettuato il calcolo "Hn" indica il massimo Traducendo la formula in parole, possiamo dire che il risultato dell'operazione fornisce la misura in percentuale che ci permette di identificare la collocazione della chiusura rispetto allo spazio percorso dai prezzi nel periodo considerato. Facciamo un esempio: se ipotizziamo un prezzo di chiusura di 100 e negli ultimi 5 giorni un massimo a 105 ed un minimo a 80, l'intervallo percorso dai prezzi nei 5 giorni sara' di 25 unita'. Il risultato del calcolo: %K=100 ( 100-80) / ( 105-80)=80% questo indicherebbe che l'ultima chiusura registrata, si posiziona sull'80% del range complessivo massimominimo per il periodo considerato. •
La linea %D, e' una versione smussata o se vogliamo rallentata della linea %K, in pratica la sua media mobile (figura)
La linea rossa rappresenta la variazione di prezzo %K nel periodo considerato. La linea tratteggiata %D rappresenta la media mobile di %K. Abbiamo visto le linee %K e %D ma esiste una versione di oscillatori ancora piu' "rallentata" che risulta essere la preferita dalla maggioranza dei traders. Lo Slow Stocastico, cosi' definito perche' piu' lento, utilizza semplicemente la linea %D come punto di partenza ( per convenzione la %D dello stocastico originale diventa la %K dello stocastico rallentato) e calcola una nuova %D come media mobile della (nuova) %K. Negli esempi a seguire, utilizzeremo la versione rallentata dell'oscillatore stocastico, fermo restando che i concetti espressi sono applicabili ad entrambe le versioni. L'oscillatore si compone di due linee interne ad uno spazio prefissato che possono assumere valori compresi tra 0(zero) e 100. Si possono quindi individuare aree di ipercomprato ( ad esempio valori superiori a 70) o di ipervenduto ( ad esempio valori inferiori a 30) come abbiamo gia' visto per l'RSI nella precedente lezione. Il raggiungimento dell'area di ipercomprato non e' di per se' un segnale sufficiente ad indicare una prossima inversione di tendenza ribassista, tuttavia questa condizione evidenzia una fase di mercato dove la crescita delle quotazioni sta avvenendo in modo molto deciso e quindi il titolo ( o l'indice) e' suscettibile di correzioni tecniche anche violente nel momento in cui le forze di domanda ed offerta tornano in equilibrio (figura). A differenza di quanto visto con l'RSI, dove l'indicatore e' composto da una singola linea, nel caso dell'oscillatore Stocastico, e' possibile utilizzare il momento di incrocio delle linee ( la linea piu' lenta %D, viene attraversata dalla linea piu' veloce %K ) per ricavare segnali addizionali: l'incrocio in prossimita' dell'area di ipervenduto puo' essere preso come un primo segnale di inversione della tendenza ribassista (figura).
La condizione di Ipercomprato evidenzia una fase di mercato dove la crescita delle quotazioni sta avvenendo in modo molto deciso e quindi il titolo (o l'indice) è suscettibile di correzioni tecniche anche violente nel momento in cui le forze di domanda ed offerta tornano in equilibrio. Viceversa per la condizione di Ipervenduto.
L'incrocio in area di ipervenduto (valori inferiori a 30) rappresentato dalla linea più lenta %D attraversata da %K, è un segnale di inversione della tendenza ribassista. Anche per gli oscillatori Stocastici possiamo applicare il concetto di divergenza ( rialzista o ribassista). Una divergenza ribassista si forma quando la linea %D si trova in zona estrema superiore ( oltre il 70% ad esempio) e forma due massimi decrescenti, mentre sul grafico dei prezzi i massimi corrispondenti sono ancora crescenti (figura). Come si ricava il segnale ribassista? Si ottiene nel momento in cui la linea piu' veloce attraversa la linea piu' lenta (in questo caso K% taglia D% dall'alto verso il basso), supposto che quest'ultima abbia gia' cambiato direzione (figura). In altre parole "l'incrocio" di linee
fornisce un segnale maggiormente significativo quando entrambe le linee si muovono nella stessa direzione (perche' questo sia possibile normalmente deve essersi precedentemente sviluppata una divergenza). Volendo "filtrare" ulteriormente il segnale, si puo' attendere che le linee dell'oscillatore escano nella zona di ipercomprato. Allo stesso modo una divergenza rialzista si forma quando la linea %D si trova in zona estrema inferiore ( sotto il 30% ad esempio) e forma due minimi crescenti, mentre sul grafico dei prezzi i minimi corrispondenti sono ancora decrescenti (figura). Come si ricava il segnale rialzista? Si ottiene nel momento in cui la linea piu' veloce attraversa la linea piu' lenta ( in questo caso K% taglia D% dal basso verso l'alto), supposto che quest'ultima abbia gia' cambiato direzione. Volendo "filtrare" ulteriormente il segnale si puo' attendere che le linee dell'oscillatore escano dalla zona di ipervenduto.
Divergenza ribassista: quando la linea %D si trova in zona estrema superiore (oltre il 70%) e forma due massimi decrescenti mentre sul grafico dei prezzi i massimi corrispondenti sono ancora crescenti.
La linea rossa %K taglia la linea smussata %D dall'alto verso il basso.
Quando sul grafico dei prezzi i minimi corrispondenti sono ancora decrescenti e la linea %D si trova in zona estrema inferiore (sotto il 30%) e forma due minimi crescenti, viene a formarsi una divergenza rialzista. Prima di rendere operativo un segnale ricavato dalla sola analisi degli indicatori , e' buona norma cercarne una conferma nell'andamento del grafico dei prezzi ( ad esempio cercare la rottura di trend line significative, oppure il superamento di massimi o minimi precedenti). Questo passaggio permette di ridurre il rischio di incorrere in falsi segnali. E' possibile decidere di affidare maggior peso ai segnali derivati dall'utilizzo di un oscillatore, proprio in quelle fasi in cui gli oscillatori permettono di interpretare al meglio il mercato in assenza di tendenza o meglio, durante un trend laterale. Questo almeno in teoria, dal momento che un trading range (mercato laterale) e' riconoscibile come tale solo dopo che si e' sviluppato. Esiste una classe di indicatori il cui compito e' quello di riconoscere la forza della tendenza, ma riprenderemo in seguito questo tema. Per adesso possiamo citare una regola empirica e come tale da considerare
solo come riferimento generale. Secondo questa regola, la media mobile standard a 40 periodi ( giorni su un grafico giornaliero, ore su un orario...) assume un andamento orizzontale. In quella fase e' possibile seguire con maggiore confidenza i segnali ricavati dall'indicatore (nel nostro caso lo stocastico), senza mediarli con l'analisi tradizionale (figura).
quando la media mobile standard a 40 periodi ,assume un andamento orizzontale, è possibile seguire con maggiore confidenza i segnali ricavati dall'indicatore (nel nostro caso lo stocastico). Il semplice segnale ricavato dall'oscillatore puo' essere seguito anche quando si tratta di chiudere una posizione aperta precedentemente: chiudere una posizione in profitto è cosa decisamente diversa da iniziarne una nuova. Perchè? Ipotizziamo di aver sfruttato una divergenza rialzista, seguita dalla rottura di una resistenza significativa, per entrare in acquisto su un titolo. Dopo un certo lasso di tempo l'oscillatore invia un segnale di vendita (la linea %K e %D si incrociano in zona di ipercomprato). Ci troviamo difronte a due casi: 1. Se la posizione in essere é in profitto è possibile seguire questo primo segnale per chiudere parzialmente o del tutto la posizione al rialzo, in attesa di reingresso (segnale che potrebbe anche venire dal solo indicatore se inviato nel senso della tendenza prevalente) (figura). 2. Se il nuovo segnale dovesse essere inviato su livelli piu' bassi di quelli di chiusura, questo tipo di gestione della posizione si rivelera' vantaggioso. In caso il segnale venga inviato su livelli superiori a quelli di chiusura, l'unico danno che ne deriverebbe sarebbe quello di non aver partecipato ad una porzione del rialzo (salvaguardando pero' il profitto accumulato a fronte di segnali di incertezza del trend, tenendo fede al detto in voga tra gli operatori "vendi, guadagna e pentiti") (figura).
La linea %K e %D si incontrano in zona di ipercomprato (valori superiori a 70).
Ipotizziamo di aver sfruttato una divergenza rialzista, seguita dalla rottura di una resistenza significativa, per entrare in acquisto su di un titolo. Dopo un certo lasso di tempo l'oscillatore invia un segnale di vendita (la linea %K e %D si incrociano in zona di ipercomprato). Se la posizione in essere è in profitto è possibile seguire questo primo segnale per chiudere parzialmente o del tutto la posizione al rialzo.