Corriere 33

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  • Words: 3,216
  • Pages: 8
27/3/2004 anno 2 n. 33 (13) Esce il sabato

33

Il “corriere” e le “pillole del corriere” possono richiedersi a [email protected]

Il corriere del pollaio La lieta morte

L

’arroganza di un mondo si vede dai fatti che ne calpestano il terreno e ne alterano le percezioni. E’ quello che ci consegna la vista di fatti, comportamenti, azioni e personaggi. Tutto ciò osservando semplicemente questa settimana la fine del calcio, in molti dei suoi aspetti, un calcio che è riuscito addirittura a unire due curve nell’intento comune di fermare un partita, l’ormai famoso derby romano del 22 mar zo. Ques ta premeditazione non è solo una mia teoria, ma è di poco la notizia che avvalora la tesi dell’accordo, nonostante le smentite ovvie degli interessati. È finito il calcio, o meglio quella parte del calcio che cercava di reagire alla violenza e al bieco condizionamento degli ultras, perché da questa data in poi questi delinquenti travestiti da tifosi avranno sempre il precedente per fare pressioni su questo o su quello. È finito il già labile calcio della gente, delle famiglie riunite intorno al pallone, ché ormai lo stadio è diventato “il” luogo malfamato per antonomasia. È finito allora il calcio? No, stranamente è ancora lì, ad ansimare e vivere animosamente simultaneamente. E che chiede però di potersi rinnovare, di cancellare il calcio travolto dai debiti, dai miliardi e dalle veline e di riaccomodarsi all’aria del campo verde. Il calcio è sommerso dalle richieste dei debitori, in primis dei tributi non pagati allo strato, nella morsa della prossime severe norme per l’iscrizione ai campionati 2004/2005 e alle prossime coppe. È

DIRETTORE RESPONSABILE Matteo Del Signore

PROGETTO GRAFICO Matteo Del Signore

REDAZIONE Nicolò Canestrari Giovanni Del Bianco

CHIUSO IN REDAZIONE IL 26/3/ 2004 www.spiox.3000.it [email protected]

sommario Storie di sport europei 2 Asfalto storia

3

Sanpioteca

4

Schermi accesi

5

Spunti e appunti

8

Nuovo capitolo della saga degli europei di calcio

2 un calcio che non si vergogna più di nulla: non si vergogna di chiedere per l’ennesima volta in un solo anno aiuto allo stato per continuare a vegetare, di permettere tutto quello (basta leggere i bilanci) che dovrebbe essere vietato, di usare il martello con i deboli (Fiorentina, Cosenza ecc.. ecc..) e la piuma e i tappeti rossi con i potenti (Lazio, Roma). È un calcio sovradimensionato oltre l’umano consentito, che deve essere ucciso. Questo calcio del 2004 deve morire e se la sua morte significa un campionato 2004 più povero e con Roma e Lazio in C, così deve essere, perché non si deve giocare il campionato dei più potenti e delle big (vero Galliani) , ma quello dei più bravi:nel campo e nei bilanci. Lo stato, e per una volta la Lega ha ragione, non può e non deve aiutare miliardari che sperperano oltre la ragione vagonate di euro per i loro capricci, ben consci di andare al di là della proprie possibilità, sapendo di avere sempre qualcuno a parargli il culo. Che il decreto salvacalcio venga cancellato e che si ricominci ad avere un calcio più genuino. Imparando da chi unisce bilanci sani e successi sportivi, leggasi, per restare alla serie A, Juventus, Milan, Inter (ma solo grazie a Moratti), Udinese, Bologna, Empoli, Sampdoria. È un caso in cui la morte è il migliore dei rimedi. P.S. Salutiamo “S.Pioteca”, per entrare vicino al nostro mondo. IL DIRETTORE

STORIE DI SPORT SPECIALE EUROPEI Il romanzo degli europei: SCOCCA L’ORA DEI TEDESCHI CON MÜLLER SUPERSTAR di Giovanni Del Bianco 4^A PUNTATA

L

a quarta edizione del Campionato d’Europa per nazioni si svolge in Belgio, nel 1972. L’anno dei tragici fatti delle Olimpiadi di Monaco. Solita formula con semifinali e finali svolte in unico paese, mentre le eliminatorie si svolgono in inverno in partite d’andata e ritorno. Il tentativo dell’Italia di fare il bis, svanì ai quarti, quando perse contro il Belgio. Alla manifestazione partecipò la Germania Ovest di Helmut Schön (scomparso di recente), allenatore di una certa esperienza tattica, che costruì la nazionale attorno al nucleo del Bayern Monaco e del Borussia Münchengladbach. I tedeschi occidentali furono la squadra più interessante e che alla fine si aggiudicò il titolo. Le altre squadre qualificate erano l’URSS e l’Ungheria. LE SEMIFINALI (Germania Ovest-Belgio 2-1; URSS-Ungheria 1-0) I tedeschi si sbarazzarono dei padroni di casa con una doppietta di Gerd Müller, “l’uomo dei piccoli” gol, per le sue reti mai di potenza e sempre d’opportunismo. Il risultato non fu mai in discussione e solo alla fine, il Belgio segnò il gol della bandiera con Polleunis. Intanto, l’URSS centra la sua terza finale in quattro Europei totali, battendo gli ungheresi 1-0, con un gol di Konkov, in apertura di ripresa. LA FINALISSIMA (Germania Ovest-URSS 3-0) Il 18 giugno, allo stadio Heysel di Bruxelles, Germania Ovest e URSS scendono in campo di fronte a 50.000 spettatori per contendersi la vittoria finale. Il giudice di gara è l’austriaco Marschall. La gara è senza storia. Netzer colpisce due legni che fanno da preludio alla vittoria. Müller sfodera un’altra doppietta, aprendo e chiudendo le danze. In mezzo il gol di Wimmer: 3-0 il finale. Quel risultato ancor oggi è quello con il più ampio margine di differenza reti in una finale europea. I tedeschi dì lì a due anni vinceranno il mondiale in casa. LA FINALE PER IL 3/4 POSTO (Belgio-Ungheria 2-1) I padroni di casa battono l’Ungheria in un match non esaltante. Dopo essere andati in vantaggio per 2-0 (Lambert e Van Himst nel primo tempo), gli ungheresi hanno accorciato nel secondo tempo con Ku su rigore. L’UOMO DELL’EUROPEO

3 Franz Beckenbauer. Inventò un ruolo rivoluzionario, quello del libero. Era il capitano e il leader indiscusso di quella formazione teutonica. Centotre presenze in nazionale (record a quei tempi) e fu l’unico che ananche da allenatore portò al titolo mondiale la Germania. Il Kaiser Franz era il giocatore più temuto di quella compagine ed è tutt’oggi uno dei più forti di sempre. NELLA PROSSIMA PUNTATA Jugoslavia 1976, e venne il gioco alla Ceca.

ASFALTO STORIA Storia di un secolo di auto fiat

di Matteo Del Signore

12^a puntata UNA STORIA FATTA DI AUTOMOBILI (8^a parte) “STILO”

E

’ l’auto della discordia, ma in origine era etichettata come l’auto della riscossa e della conquista europea di Fiat. Nulla di tutto questo e la Stilo è il prodotto che ha aperto ufficialmente la crisi e ha fatto partire il taglio delle teste nella dirigenza Fiat e la ristrutturazione societaria. Ciò che ha reso così difficile il camino della Stilo, principalmente in Italia è il suo design troppo poco italiano e troppo ispirato al linguaggio teutonico, nonostante poi buone qualità nel comfort, nelle finiture, nella meccanica. La Stilo ha esordito nel settembre 2001 e un anno dopo la gamma si è ampliata con la versione station wagon, denominata Multiwagon. Questo gennaio tutta la gamma è stato oggetto di un moderatissimo restyling, che ha visto soprattutto l’introduzione di nuovi motori. Sul finire del 2004 o inizio 2005, la “Stilo” dovrebbe essere oggetto di un restyling più corposo alla carrozzeria, cge dovrebbe consentire un dignitoso fine carriera. Il 2006 sarà già ora di una “Stilo” tutta nuova. “NUOVA PANDA”

Auto fondamentale, la “nuova Panda”. Commercializzata nel settembre 2003, è stata fin dalla sua prima uscita un successo enorme. Vendite sopra ogni più rosea previsione in tutta Europa, seconda nelle vendite italiane dietro la “Punto”, la “Panda” ha ricevuto premi a ripetizione, tra cui vincitrice del concorso “L’auto che preferisco” nella categoria utilitarie, “Novità dell’anno 2003”, “Auto Europa 2003”, e il prestigioso “Auto dell’anno 2003”. E la gamma già nel corso di quest’anno è pronta a d espandersi: da aprile arriverà la versione con il diesel 1.3 multijet e da settmbre le due versioni integrali 4X4 e Suv, già viste a

4 Bologna, e forse la versione 3 porte. Ancora in forse una eventuale versione cabrio (anticipata in realtà dal prototipo “Marrakesch” dello scorso anno) e sul suo pianale dovrebbe essere prodotta la “Trepiùuno”. È lei l’auto della carica. “IDEA”

Al pari della “Panda”, l’”Idea” ha un ruolo fondamentale nella ripresa Fiat. Dopo la presentazione lo scorso anno, l’”Idea” ha iniziato la sua commercializzazione solo a Gennaio. È ancora presto per parlare di successo, ma i primi segnali sono molti positivi. UNO SGUARDO DOPO IL 2004

Questa qua sopra è un ritorno al futuro : quella che è stata battezzata “Trepiùno” nasconde lo spirito della mitica “500” e dovrebbe diventare realtà nel 2006—2007: sarebbe un errore imperdonabile far morire una macchina di così sicuro successo. Le novità fiat partono già quest’anno con la cosiddetta “Large” , l’erede a distanza della “Croma”, per colmare un vuoto che Fiat ha da troppi anni. Il 2005 è un anno fondamentale perché sarà la “Punto” a cambiare completamente e a dare la spinta decisiva al gruppo, preparando al strada alla nuova “Stilo”, nuova in primis nella concezione, nel 2006. E altre auto che sono nascoste nell sigle di progetto. La Fiat dell’auto è qui tra passato presente e futuro. Siamo quasi alla fine della nostra strada. un ultimo tassello per chiudere questo lungo viaggio. (CONTINUA)

SANPIOTECA HADAR DOBRODOBRO-CAMPEON!

di Rodolfo Meletti

Ha battuto tutti quelli che c'erano da battere; non ha perso neanche un set; non c'è che dire, è lui il miglior pingponghista della parrocchia di S.Pio X!! i è concluso la scorsa settimana il 4° Torneo di ping pong maschile singolo di S.Pio X (4°dell"era moderna"). Torneo che ha visto impegnate 16 persone che per più di un mese si son date battaglia sui

S

5 tavoli da ping pong del salone polifunzionale (se fa tut malì!) della nostra parrocchia. Un mix di ragazzi di età anche molto diverse (dal mitico Maurizio Cecconi alla rivelazione Davidino Vitali) che ha dato vita a interessanti sfide. Tasso tecnico del torneo medio: basti pensare che in finale è arrivato Moro, che di certo è stato aiutato da un sorteggio assai favorevole. Cosa che invece non è capitata al Campeon che nel suo cammino si è sbarazzato di avversari del calibro di Giulio e di suo fratello Nadir vincendo il girone e compiendo l'ascesa alla vittoria in un solo pomeriggio! Hadar è l'unico uomo che è riuscito ad aggiudicarsi per 2 volte il torneo. Ricordiamo Teo Mariani, strepitoso vincitore della prima edizione, e Ale Ricci, grande assente di questa edizione, anche lui con un titolo. Hadar si piazza quindi di diritto al primo posto del ranking parrocchiale e fa sapere che è a disposizione di chiunque voglia tentare di batterlo per strappargli il titolo. Complimenti Omicch! Sei il migliore!

SCHERMI ACCESI

Una vacanza introspettiva

di Nicolò Canestrari

“Che ne sarà di noi” Regia di Paolo Veronesi, con Silvio Muccino e Violante Placido, 2004. il luglio di un anno qualsiasi. Matteo (Silvio Muccino) è uno studente alle prese con l’importante scoglio della maturità ed è molto innamorato di una ragazza più grande di lui di un paio d’anni, Carmen (Violante Placido), che lo inganna, gli vuole bene ma non lo ama, va a letto con lui giusto per farlo contento. Matteo deve sostenere l’orale e poi sarà in vacanza, in vacanza con la sua ragazza. Lei, come se nulla fosse, lo avverte che non ci sarà nessuna vacanza insieme perché il giorno seguente lei se ne andrà coi “suoi amici” in Grecia, nella paradisiaca isola di Santorini. Matteo non si perde d’animo e convince i suoi due amici più cari, Paolo e Manuel, a partire con lui. Proprio alla volta di Santorini. Senza, ovviamente, dir loro che il suo unico obiettivo è quello di raggiungere la sua amata. Vengono da subito fuori le caratteristiche principali dei protagonisti in modo marcato, deciso, netto: Matteo, per quanto invaghito totalmente di Carmen, è molto riflessivo, pieno di idee, voglia di fare, sogni e voglioso di scoprire quale sarà il suo futuro. Paolo è compassato, preciso, inquadrato dai genitori verso un futuro da avvocato o qualcosa del genere. È timido, impacciato, caricaturale. Fa ridere. Manuel è il classico coatto, una vita difficile, soddisfazioni poche, cinque anni di scuola in cui si è sempre dovuto destreggiare contro l’insidia della bocciatura. Ha un che di triste negli occhi ma è ironico, simpatico, sempre allegro e le sue battute in romanesco sanno tirargli su il morale. Così delineati, si direbbe che l’uno non c’entra nulla con gli altri. Non si direbbe possibile una amicizia così forte fra i tre. Invece è possibile. E l’unione stretta che li lega gli uni con gli altri li spinge a partire. Ma questa vacanza sarà una guerra e loro come tre soldati: torneranno con tante medaglie al petto e tanti graffi sulla pelle… La metafora è chiarissima. Giunti sull’isola greca il viaggio sembra finito. Non sarà così: un altro viaggio, quello “introspettivo”, quello che va a solcare le rotte più nascoste del cuore sta per iniziare. È così, infatti, che inizia una maestosa girandola di “sensazioni”, di riflessioni, di feste, nuovi amori, di battute, di litigi, screzi e riappacificazioni. La trama vera e propria scompare. Si potrebbe dire che non accada nulla ed invece succede tanto, tantissimo. Matteo trova Carmen, la quale prima sfugge, poi riappare per poi scomparire di nuovo lasciandolo in uno stato di totale confusione, nervosità, difficoltà. Paolo è lo zimbello del gruppo, tutti ridono di lui, tutti scherzano con lui. È un tipo senza manico, si direbbe. Ed invece, alla fine… Manuel vive

È

6 appieno la sua vacanza, senza problemi né difficoltà, senza pensare a nulla. Ma poi gli giungerà la notizia della sua bocciatura ed allora tutto cambierà per lui: non ne vuole più sapere di se stesso, di quello che era, di quell’anima sbracata che ha convissuto con lui per tutti i 19 anni della sua vita. Ha voglia di cambiare e rendersi utile. Ci riuscirà…? Come detto, se dapprima andava tutto a gonfie e vele, poi, nello svilupparsi della storia, i problemi personali che ognuno porta dentro di se vengono a galla e finiscono per rendere problematico il resto della vacanza. Ma poco importa: ad ognuno dei tre ragazzi interessa sapere che ne sarà della loro vita, del loro futuro, dell’amore, della morte, della vita. “Che ne sarà di noi…” si chiede Matteo. Senza mettere il punto interrogativo. Anche perché forse una risposta non c’è. O quanto meno, non si può dare subito.

SPUNTI E APPUNTI Il filosofico ostacolo del ponte

il direttore risponde

Caro direttore, Ho una domanda in testa che mi sta togliendo il sonno ed arrovellando le cervella. Ma...mi chiedo: se costruiscono il ponte sullo stretto, la Sicilia rimane un’isola? Grazie ed alla prossima… Eupremio Pippocorto gni tanto uno si guarda intorno e si chiede come va il mondo. E quando senti certe domande, la risposta è ovvia: male, molto male. Il ponte come amava tanto esclamare il prof. Cane, è un artifizio creato dall’uomo come prolungamento dei soffusi poteri della ragione e dell’inventiva umana. L’isola è circondata nei suoi quattro quarti dal mare: un ponte per caso impedisce ad un alto di essere accarezzato dalle soffuse brezze marine? Il ponte rimane per caso una protuberanza inamovibile della nostra isola? O abbattendolo, la terra ritorna slegata completamente dalla terra ferma? Lascio a voi le risposte. Forse filosoficamente possiamo dire che un’isola con un ponte diventa una penisola di fatto, ma rimane isola nell’essenza. Ma, giunti in fondo alla questione, resta da chiedersi, che cazzo di problema è questo da non dormirci la notte. Almeno non dormissi per qualcosa di molto serio che mi sembra di capire ti attanaglia:anche perché dormendo potresti sognare un qualcosa che non esiste o non nelle dimensioni desiderate. A buon intenditor…

O

Salve direttore, A qualche settimana dalla fine del Sanrenis, volevo chiederle una cosa. Gli ultimi tre anni hanno visto a San Remo tre sontuosi interpeti della canzone italiana: mino Reitano nel 2002, Bobby Solo e Little Tony nel 2003, Adriano Pappalardo nel 2004. So dapprincipio la difficoltà della questione, ma chi salverebbe dalla fameliche fauci del fuoco? Complimenti per tutto. Palmiro Occhidimerda Guarda, domanda più semplice non potevi porgermela:ma l’immenso Mino, di cui sono indissolubile fans. Anche se in effetti hai nominato tre grandissimi autori italiani che hanno deliziato la platea dell’Ariston negli anni scorsi, in sintonia con la direzione presa dal festivalone ultimamente, sempre più show. E show che si rispetti chiede sempre un folto numero di comici. E questi qua sono comici di prima specie: canzoni che sono evidenti prese per il culo, due Elvis che pensano che il carnevale sia eterno, un uomo delle caverne o scimpanzé travestito e un uomo meraviglioso, tellurico, svampito come solo Mino può essere. Era in effetti una bella sfida, hai ragione. P.S. Penso che nessuno ti abbia mai detto che “occhi belli hai”, vero. Come ho indovinato? Beh, sesto senso.

7 Cos’è il digitale terrestre?

8 Maniera, con una bella linea ispirata ad alcune vecchie Ferrari. È ancora in vendita, tra l’altro recentemente oggetto di restyling che ne ha accentuato con piccole modifiche la componente sportiva senza intaccare più di tanto la linea originaria. Non si sa niente al riguardo del suo futuro: gli anni si fanno sentire e dimenticare l’emozione delle spider è un peccato che fiat non deve permettersi. “DOBLO’ ”

Sul finire del 2000, ecco il “Doblò”, sulla scia del successo di “Berlingo” e “Kangoo” di Citroen e Renault con cui Fiat si getta nel nuovo settore di questa nuova categoria di multispazio che si pongono al confine tra auto e veicoli commerciali. Ma di un furgoncino (anche se esiste poi anche una versione appositamente creata per il lavoro) ha solo l’andamento della linea, ma per il resto, motori, equipaggiamenti sono da moderna auto del 2000. Il “Doblò” ha e ha ancora oggi un buon successo, grazie all’immensità dello spazio interno e del suo bagagliaio, tra i più grandi tra le auto dell’intero mercato, per trasportarsi dietro un’intera casa. (CONTINUA)

SPUNTI E APPUNTI Sbagliare è umano, perseverare è diabolico

il direttore risponde

Buongiorno direttore. Ho saputo dello spiacevolissimo episodio occorsole domenica sera in una piadineria e vorrei offrirle tutta la mia solidarietà. Mi sembra assurdo che per un errore banale come confondere Praga con Barcellona alcuni soggetti che non esiterei a definire cretini, abbiano cominciato a prenderla in giro. Per rincuorarla vorrei dirle che anche a me capita di commettere simili inezie: ricordo di una volta in cui confusi “calzaturificio” con “Giorgio Mastrota”. Poi errori come sbagliarsi tra pettine e Rubber cappello di paglia, deltoide e Paraguay, bandicot coniglio e Maria Teresa Ruta, telefono e giardino zoologico, filologia e God save the Queen, manicomio e Gatteo a mare sono all’ordine del giorno. Da piccolo mi confondevo spesso tra xilofono e industria aeronautica e tra cartello autostradale e Maga Magò, ma adesso non mi sbaglio più. Quindi coraggio direttore! Le faccio i complimenti per il suo bellissimo giornale. P.S.:Spero che la mia lettera le arrivi, perché qui al Gatteo a mare di Ortona controllano tutta la nostra posta. Napoleone Augusto Guarda, ti ringrazio perché è stato un episodio deplorevole che mi ha veramente fatto male e ci ho sofferto qualcosa come due nanosecondi. Che poi hai perfettamente ragione, sbagliare è umano: spesso mi sbaglio tra cerotti e Monte Bianco o tra baobab e bomba nucleare, o tra Nelson Mandela e Marco Pedrolin. È normale, come se cocomero e catetere non siano uguali. O come entrare in una piadineria e spavaldo ordinare un piadina rucola e stracciatella. È assolutamente normale.

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