Corriere 280709

  • May 2020
  • PDF

This document was uploaded by user and they confirmed that they have the permission to share it. If you are author or own the copyright of this book, please report to us by using this DMCA report form. Report DMCA


Overview

Download & View Corriere 280709 as PDF for free.

More details

  • Words: 1,664
  • Pages: 1
Cronache 17

Corriere della Sera Martedì 28 Luglio 2009

L’intervista

Il presidente del gruppo Techint: l’Expo è un’occasione per alzare lo sguardo sul futuro

«La sfida di Milano: vincere la paura premiare l’eccellenza»

Chi è

Gli incarichi Gianfelice Rocca, presidente di Techint, vicepresidente di Confindustria e membro dell’advisory board di Harvard

Rocca: la città punti sui privati, al pubblico la regia Il dipinto Il Duomo di Milano visto da Dino Buzzati

garsi sul territorio. Dall’altra ci sono spinte localistiche che rischiano di cadere nella trappola del "piccolo e locale è bello". Il localismo è un valore ma come ogni cosa può essere una risorsa o un limite». I valori non si inventano. «I valori positivi sono già presenti nella società. La domanda è: come far emergere questi valori? Con le testimonianze, attraverso i media, la cultura. Facendo vedere la strada, moltiplicando i casi di successo, facendoli conoscere, che è possibile...». Il presidente Davide Rampello afferma che Milano ha bisogno di nuovi eroi del lavoro. Lei? «Stiamo demotivando gli infiniti eroi della Lombardia, li stiamo circondando di formalismi, li stiamo disconoscendo con una concorrenza sleale e qualche volta illegittima. Noi dobbiamo premiare chi fa. Aiutare chi osa».

Sta parlando dei privati? «Milano deve essere l’avanguardia e il modello innovativo del rapporto tra pubblico e privato. Dove il pubblico ha la regia, crea piattaforme di convergenza, ma non si intromette in attività che deve svolgere il privato». Invece? «Chi sta all’estero e guarda l’Italia vede un’eccellenza del privato e una debolezza del pubblico. Mentre da noi sta rispuntando l’idea che il pubblico sia lo strumento per risolvere la crisi. A Milano non tenere in conto l’eccellenza del privato sarebbe un gravissimo errore». A quale eccellenze si riferisce? «Ai sapori della città. Milano è ricca di sapori competitivi, università, grandi ospedali e centri di ricerca privati, biotecnologie, design, finanza, media, telecomunicazioni ma rischia di non trovare la ricetta per competere in serie A e accettare una lenta discesa in B. Dobbiamo avere squadre di serie A a livello mondiale. Dobbiamo compararci campo per campo con le altre città come Monaco, Zurigo, Barcellona». Qual è la ricetta?

Ha detto

❜❜ Su Tettamanzi

❜❜ Su Rampello

Il cardinale dice che è una città smarrita? Più che smarrita è incerta, divisa tra la preoccupazione e il futuro

I nuovi eroi del lavoro invocati da Rampello? Stiamo demotivando gli infiniti eroi lombardi, li stiamo circondando di formalismi

CHIARA DATTOLA

MILANO — C’è il Grande Orologiaio e c’è il Grand Gourmet. Milano ha bisogno del Grand Gourmet, il maestro dei sapori, colui che sa mettere insieme le nicchie d’eccellenza della città con la spinta internazionale, il pubblico con il privato, i valori con gli strumenti, il «nuovo umanesimo» con la competizione. E sappia esaltare i «sapori» di Milano mettendoli in contrasto tra di loro. Siamo nella città che ospiterà Expo 2015. Feeding the planet, Energy for life, Nutrire il pianeta, Energia per la vita. Non è un caso che Gianfelice Rocca, presidente del gruppo Techint, vicepresidente di Confindustria e membro dell’advisory board di Harvard, scelga una metafora culinaria per tratteggiare il suo Manifesto di Milano. Lontana dall’amarezza di Corrado Stajano. Con un filo di speranza in più: «Bisogna alzare lo sguardo e sfidare il futuro». Per il cardinale Dionigi Tettamanzi, Milano è una città smarrita. È d’accordo? «Più che smarrita è una città incerta, divisa tra la preoccupazione e il futuro. Il Cardinal Martini ha detto che questi due elementi sono dentro ognuno di noi. Come dentro ogni milanese ci sono due diverse pulsioni: il localismo e l’internazionalismo. È un momento delicato. La crisi globale ci pone di fronte a un rischio enorme. Dobbiamo guardare in alto e accettare la sfida». Quale? «Milano deve essere la locomotiva che trascina la società italiana al di là di questa crisi globale. È una responsabilità enorme. Dobbiamo ripensare i valori e gli strumenti». Cosa ci impedisce di alzare lo sguardo? «Ci sono tante catene che frenano. Prima di tutto la paura. E poi la riduzione dell’uomo alla sola dimensione economica. Milano è al bivio. Da una parte sono all’opera delle forze che tendono a limitare il futuro come la grande crisi finanziaria e che spingono a ripie-

«Il pubblico deve dare la direzione e creare piattaforme di convergenza tra le varie nicchie d’eccellenza che sono i suoi sapori. La competizione asiatica è molto forte ma è basata sui prodotti di massa. Milano deve trovare la sua competitività nella differenziazione arricchendo le sue specialità». Ma i privati sono tutti buoni? «Il rischio c’è sempre. Ma la risposta non è il ritorno a un maggior coinvolgimento del pubblico in economia. Sarebbe un enorme errore culturale. Farebbe sì che chi opera per l’efficienza si sentirebbe profondamente discriminato, per poi scoprire qualche anno dopo l’inefficienza del nuovo sistema». Senza regole? «Le regole sono fondamentali e la magistratura è un arbitro esterno che aiuta la società a migliorarsi. Ma qualche volta la relazione tra magistratura, società civile e mondo delle imprese invece che spingere a far bene spinge il sistema ad autoproteggersi in un vortice di iperformalismo. Lo vedo nella sanità. Con i manager che si preoccupano più degli obblighi di piccolo livello che del resto. Lancio una proposta». Quale? «Una riflessione con la magistratura per trovare una soluzione che abbia a cuore il bene dei cittadini. Che individui un sistema di regole meno formali e più sostanziali. Che individui la differenza tra piccoli errori senza cattiva fede e volontà di reato. Lo si può fare per la sanità, lo si può fare per Expo». Ecco, l’Expo. Può essere il Grand Gourmet di Milano? «L’Expo è un’occasione per alzare lo sguardo e un simbolo di convergenza. Ma se interpretassimo questa sfida in modo retrò, del "piccolo è bello" perderemo la partita. Se invece accettiamo la sfida l’Expo può diventare un asset importante. Non solo per ripensare le infrastrutture materiali ma anche quelle immateriali. È un’occasione straordinaria».

Maurizio Giannattasio

Il progetto La proposta di legge di iniziativa popolare promossa da Mtv, sponsorizzata da Jovanotti e votata dagli spettatori

Affitti bassi e niente merito: l’università voluta dai ragazzi ROMA — Ci saranno Max Pezzali e i Finley, i Dari, i Lost, Francesco Sarcina delle Vibrazioni. E la benedizione di Jovanotti. Ma non sarà un concerto. E anche se a guidare la comitiva sarà Antonio Campo Dall’Orto, presidente di Mtv Italia, i ragazzi che andranno oggi alla Corte di Cassazione faranno qualcosa che non è mai successo prima: depositeranno una legge d’iniziativa popolare, scritta tutta dai giovani. Una legge per modificare l’università, votata da un milione e 400 mila ragazzi tra i 18 e i 30 anni. L’hanno scritta i ragazzi di Mtv. Una rivoluzione. Campo Dall’Orto non ha dubbi. Spiega, lui che in Mtv è anche il vice-presidente internazionale: «Abbiamo lanciato questa iniziativa quando ci siamo resi conto che dai nostri ragazzi arrivava un segnale forte e chiaro: la consapevolezza di poter

fare qualcosa di concreto, ma di non essere ascoltati da nessuno». Ed ecco quindi la proposta che sfonda sul web: «Tocca a noi». «Ai ragazzi abbiamo chiesto di scegliere i temi sui quali articolare una proposta di legge», dice Campo Dall’Orto. E aggiunge: «Hanno vinto la scuola e l’università, seguita dal lavoro, l’ambiente e la partecipazione politica». Una graduatoria per la quale sono stati coinvolti 300 mila persone. Ma il boom di partecipazione c’è stato quando si è chiesto di votare la proposta di legge, fra le tre proposte scritte dai ragazzi di tre università: la Spisa (Scuola di specializzazione in studi sull’amministrazione pubblica) di Bologna, l’università di Cagliari, la Bicocca di Milano. Un milione e 400 mila voti, appunto. Ha vinto la proposta di Bologna (il 57% delle preferenze),

agevolati, gli estensori della legge bolognese. Dice ancora il presidente di Mtv: «Queste leggi sono state scritte da studenti di Giurisprudenza. Ma poi i testi sono stati lasciati sul web non soltanto per venire votati, ma soprattutto per venire migliorati. Un po’ come accade per l’enciclopedia telema-

quella che vuole disegnare un’università a misura di studente. Quella che sarà depositata stamattina in Corte di Cassazione. Quella che chiede che le università non siano degli «esamifici», ma luoghi dove poter avere una articolata gamma di attività aggiuntive. Hanno pensato anche agli affitti

tica Wikipedia. Ad ogni step veniva apportato un miglioramento e una correzione». Ha sfondato la legge bolognese, mentre quella milanese che puntava tutto sulla meritocrazia degli studenti è rimasta decisamente al palo. Diceva una cosa semplice la legge scritta dai ragazzi della Bicoc-

La decisione L’idea vincente

Scuola, il Tar boccia il ministero I prof possono cambiare i libri

Attività aggiuntive Garantire più attività tramite una carta dei servizi

ROMA — Sembrava una cosa acquisita: per 5 anni — con grande sollievo delle famiglie — non si cambiano i libri di testo. Niente da fare. La circolare Gelmini secondo il Tar del Lazio lede, almeno in un punto, la libertà d’insegnamento (e di adozione). Quindi addio blocco. Ogni nuovo docente avrà la facoltà, «seppure motivatamente», di cambiare il libro di testo adottato dal collega. Naturalmente a maggio, quando scatteranno le procedure di adozione, non a settembre.

Mobilità Aumentare la mobilità non solo all’estero, ma anche tra gli atenei italiani Alloggi Agevolare gli affitti ai giovani In concerto Jovanotti

ca: i 5000 studenti più bravi d’Italia potranno scegliere in quale università studiare grazie alle borse di studio. È stata votata da appena il 3% dei frequentatori del web di Mtv. Ben più fruttuosi i risultati della proposta di legge di stampo cagliaritano. Una proposta decisamente pragmatica. I punti cardine: la formazione all’estero e l’inserimento nel mondo del lavoro. Ma anche una sana educazione alla cittadinanza europea. Questo disegno di legge si è portato a casa il 40% dei consensi. E chissà se sarà la prossima proposta che verrà depositata. Per adesso tocca a loro, ai bolognesi. Insieme a Campo Dall’Orto e ai cantanti, al Palazzaccio ci saranno il gruppetto di studenti autori del testo di una legge che, fanno fatica a crederci, potrà vedere le luci del Parlamento.

Alessandra Arachi

Related Documents

Corriere 280709
May 2020 8
Corriere
June 2020 28
Corriere 37
November 2019 17
Corriere 33
October 2019 25
Corriere 35
October 2019 15
Corriere 34
October 2019 22