Conclusioni

  • May 2020
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Conclusioni "I cannibali non mordono più"198 - scrisse nel 2005 Gianni Turchetta esprimendo la sua disillusione nei confronti delle opere dei postcannibali, gli scrittori secondo lui molto abili, in cui vedeva la speranza della letteratura italiana. Secondo il critico i cannibali, inizialmente lodati per la capacità di stupire e provocare il pubblico, non riuscirono ad approfittare delle oportunità che avevano dopo la pubblicazione di Gioventù cannibale; le loro opere seguenti essendo meno agressive sembrano prive di contenuto e non si distinguono tra di loro e dagli altri prodotti nel mercato editoriale. A sentire Turchetta, a dieci anni dopo la pubblicazione dell'antologia, la forza della narrativa cannibale si è esaurita assieme alla volontà di trasgressione da parte degli scrittori, le cui opere diventano degli esempi calzanti del romanzo medio definito da Senardi. Comunque, dall'analisi delle opere di tre scrittori postcannibali (Aldo Nove, Isabella Santacroce, Tiziano Scarpa), si possono trarre delle conclusioni ben diverse. Leggendo le opere degli autori postcannibali si possono osservare le diverse strategie narrative scelte da questi scrittori, il che nega la generalizzazione fatta da Turchetta, che percepisce i narratori come un movimento omogeneo. Molti di loro elaborarono le loro proprie caratteristiche stilistiche e tematiche, solo in qualche misura ricorrendo alla poetica delle loro prime opere. Analizzando le opere di tre scrittori già nominati, ho cercato di tracciare dei loro ritratti, per mostrare la diversità dei percorsi scelti dopo la prima esperienza letteraria all'insegna cannibale. A cominciare da Aldo Nove, osservando tutta la sua produzione letteraria si può senz'altro dire che le sue opere assumono un grande carico della critica della società. Lo stesso autore ammette che la scrittura è per lui uno stumento per "interpretare marxisticamente la storia"199 perché

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la vita dell'essere umano è legata ai processi produttivi, alle modalità di lavoro, alla presa di coscienza dei lavoratori rispetto alla propria condizione: la letteratura non può prescindere da questi processi200.

Le opere di Nove sono il riflesso della sua formazione academica e osservazioni della quotidianità italiana, in cui il ruolo più importante è riportato dalla televisione - spazzatura. Gli italiani sono visti da Nove come illustazione del termine homo videns201- cioè un uomo totalmente perso nella realta mediatica. A proposito dello stile adoperato da Nove Tommaso Labranca nel suo libro Chaltron Hescon usa il termine noverealismo, chiamando lo scrittore il proncipe dei realisti. Nove è spesso presentato come la personalità più spiccata degli ex cannibali, per cui la poetica cannibalesca è soltanto uno strumento per sviluppare le tematiche ben più profonde, perciò si sottolinea spesso il carattere aspremente intellettuale delle sue opere. Il già citato Labranca afferma che la violenza usata da Nove è presenta "non come patologia abberante, ma come ultimo anello di una catena di violenze acutamente concorrenziali (...) che definiscono la libera economia del mercato"202. Si potrebbe anche arrischiare la costatazione che Nove è un esempio dell'autore impegnato, il che sembra molto adeguato se si prende in considerazione il suo Mi chiamo Roberta, ho 40 anni e guadagno 250 euro al mese - un ciclo delle interviste con i lavoratori italiani che mostra la loro condizione precaria sul mercato del lavoro, pubblicato in forma del libro nel 2006. Lo stesso autore afferma d'essere contento del fatto d'essere letto dal pubblico giovane, perché i ragazzi sono più indifesi alle schemature intellettuali. Per finire, pare interessante riportare l'opinione di Elisabetta Mondello che dice "la macchina narrativa di Nove più che al pulp sembra isporarsi ai procedimenti tipici delle avanguardie storiche, che si proponevano di evidenziare la violenza o la falsità del mondo mediando un procedimento di amplificazione e rovesciamento"203. Nove rappresenta quindi un esempio del cannibale che è riuscito a andare oltre le tematiche attribuite tradizionalmente al movimento. Un personaggio dagli interessi ben diversi è Isabella Santacroce, la cui opera, a ripetere le parole di Renello, è un caso particolare nella narrativa cannibale. La scrittrice nelle 81

sue opere ha creato una visione della femminilità che infrange i canoni e decostriusce le norme. Come nota Adalgisa Giorgio nel suo saggio Bad girls in the 1970s and 1990s: female desire and experimentalism in Italian woman's writing, Santacroce rifiuta di produrre una tipica écriture femminine, però con le sue opere sembra continuare la linea tracciata dalle femministe francesi - Monique Wittig e Hélène Cixous. Secondo la studiosa Santacroce adopera un linguaggio incarnato (embodied language) per dare l'espressione del radicale desiderio femminile. Il ricorso alla tematica carnale è un motivo dominante nella prosa della scrittrice, perché come afferma lei stessa: "Io esibisco la mia carne, e la mia carne è ovunque nei miei libri. Il mio corpo è un alfabeto di carne. Il mio corpo è il primo libro che ho scritto. Io pubblico il mio corpo, corpo che mi permette di esistere e di scrivere."204. Tuttavia, la narrativa di Santacroce non è soltanto una scrittura istnitiva e provocatoria, è una prosa colta, fortemente collocata nella tradizione letteraria con cui polemizza, riproponendo i nuovi modelli. Mentre a due scrittori precedenti, si poteva senza sforzo attribuire un campo degli interessi particolari (Nove - la televisione e le merci, Santacroce - la donna e il corpo), Tiziano Scarpa pare resistere a ogni tentativo di schematizzazione.Analizzando le sue opere nell'arco di dieci anni (cominciando dal suo esordio letterario del 1996 e terminando con Batticuore fuorilegge pubblicato nel 2006) si può osservare le diverse tentative dell'autore di combattere contro l'etichettizzazione della sua persona con l'aggettivo cannibale. Scarpa nei suoi libri, come giustamente nota Berardinelli, fa un ricorso continuo a due elementi: orrore e amore (identificato spesso con il sesso) che mescola in modo ironico. Comunque, come osserva Marino Sinibaldi, lo scrittore può essere definito come una "natura ambigua, anfibia rispetto al mondo del pulp"205 che con capacità riesce a mescolare i riferimenti culturali alti con quelli bassi e sottolineare il suo carattere individuale. Scarpa in ogni libro presenta una sua faccia differente con consapevolezza maneggiando convenzioni e mode letterarie: una

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volta è uno scrittore oscillante sui confini di grafomania che descrive in dettagli la sua vita sessuale, l'altra conduce un'analisi della percezione d'amore e infine si mostra nei panni del moralista per denudare gli assurdi della televisione italiana. Grazie a questa capacità di comportarsi come un camaleonte diventa uno scrittore che difficilmente potrebbe essere schematizzato. Scarpa nelle sue opere presenta una vasta varietà delle tematiche non limitandosi a un solo nucleo tematico. Anche se a volte le sue divagazioni sono scritte in modo poco coerente possono essere trattate come gli esperimenti dello scrittore sempre pieno di idee nuove. Scarpa nella sua scrittura si presenta come l'autore esibizionista, definito in Batticuore fuorilegge, un personaggio coraggioso che non teme di infrangere le norme anche se rischia di diventare ridicolo. È proprio per la sua inflessibilità nei contfronti della critica, che l'autore con ogni libro riesce a sorprendere i lettori trattando sempre dei temi importanti. Come si può osservare, ognuno degli autori analizzati, elaborò la propria risposta per le sfide del tempo. Le opere di tre scrittori presentati possono essere trattate come le prove, che la letteratura cannibale non è ancora morta. Le loro opere spesso toccano dei temi di attualità e sempre provocano delle reazioni vivaci da parte dei critici.

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G. TURCHETTA, ivi. F. SENARDI, Aldo Nove, p. 56. 200 Ivi, p. 56. 201 G. SARTORI, Homo videns, Laterza, Bari,1997. 202 T. Labranca, Chaltron Hescon. Fenomenologia del cialtronismo contemporaneo, Einaudi, Torino, 1998, p.140 203 E. MONDELLO, In principio fu Tondelli, p. 87. 204 www.isabellasantacroce.com. 205 M.SINIBALDI, Pulp, p. 199

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