C'era una volta il cinema italiano Scritto da Cristiano Marafon
C'erano Federico Fellini e Sergio Leone. C'era Michelangelo Antonioni. Ma anche Mario Bava, Umberto Lenzi, Lucio Fulci, Sergio Martino. E in mezzo ti capitava magari un Nico D'Alessandria, o un Tinto Brass in forma.
Erano gli anni Sessanta e Settanta, e c'erano platee e botteghini. C'era un pubblico, e, difficile a credersi, lo stesso pubblico che si emozionava davanti a Marcello Mastroianni, faceva lo stesso con Maurizio Merli. Diversamente reagiva la critica (ma, francamente, a chi serve la critica?), e il perbenismo della censura, al solito, colpiva tutti.
C'era una volta il cinema italiano “di genere”. Giallos, poliziotteschi, spaghetti western, e chi più ne ha più ne metta. Film strani, a rivederli oggi. Film che volevano raccontare storie, e tenerti inchiodato alla poltrona. Filoni e sottogeneri che a volte nascevano sull'onda di un successo di Hollywood, e che si intrecciavano con la cronaca del tempo e con altri fermenti artistici provocatori, come il fumetto nero.
Fissiamo qui l'attenzione, che tanto ripetere quant'è bravo Visconti non interessa a nessuno.
Pensiamo a quest'orda di registi amati e snobbati al tempo stesso, e al tempo stesso geni e mestieranti.
Quei bravi ragazzi del cinema italiano.
Eravamo bravi ragazzi, ragazzi svegli.
(Martin Scorsese, Quei bravi ragazzi)
1/6
C'era una volta il cinema italiano Scritto da Cristiano Marafon
Erano ragazzi prolifici. Siamo in Italia e non si può mica girare un film ogni dieci anni come Kubrick. O ripetere cento ciak cercando la perfezione. Pochi giorni per girare, e si era di nuovo al lavoro su un'altra pellicola.
Ragazzi tuttofare, che scrivono e dirigono, che saltano dall'horror alle commedie demenziali come nulla fosse.
Ragazzi scapestrati, sempre alle prese con censure, sequestri, processi. Ma anche questa è una storia tutta italiana, perchè mentre un'intera generazione si sparava per le strade, il problema erano ovviamente le autoreggenti della Fenech.
Ragazzi pazienti, spesso costretti a tollerare ingerenze disastrose da parte dei produttori, e a fare il possibile per salvare le loro pellicole da idee discutibili.
Ragazzi ingegnosi, perchè Cinecittà non è Hollywood, e bisogna far andare il cervello per non sforare quei budget ristretti.
Insomma, dei gran bravi ragazzi.
Affiancati da musicisti impareggiabili, maestri come Ennio Morricone, Stelvio Cipriani, Riz Ortolani, creatori di uno stile inconfondibile e mai imitato. Affiancati da attori entrati a diritto nell'immaginario collettivo del nostro paese, come Tomas Milian e Barbara Bouchet, o sconosciuti ai più ma osannati da pochi, come George Eastman e Barbara Steele.
Un cinema al tempo stesso leggendario e segreto, oggi appannaggio di fanatici appassionati
2/6
C'era una volta il cinema italiano Scritto da Cristiano Marafon
(spesso illustri: pensiamo ai tributi e alle dichiarazioni d'amore della coppia Tarantino-Rodriguez, o di Tim Burton, o Martin Scorsese) ma sostanzialmente snobbato dalla nostra generazione.
Un cinema da conoscere e ri-scoprire.
E venne la tv.
Non sono un botanico, ma questa frutta ha un aspetto insolito.
(Joe D'amato, Porno Holocaust)
I guai arrivano con il successo della televisione commerciale, e tutto il suo carico di spettacoli opinabili e sceneggiati sconfortanti. Negli anni Ottanta il declino è palese, ma si tiene duro. La tv stessa è in declino, sul piccolo schermo non troviamo più attori come Sergio Tofano, ma l'ascesa della cosidetta “tv-spazzatura”.
Al lancio del cattivo gusto (quello vero: la banalità) si aggiunge il ri-lancio del moralismo (la programmazione televisiva, si sa, è molto poco permissiva, e produrre certe pellicole comincia a diventare, economicamente parlando, un suicidio). Adesso è il piccolo schermo che detta legge al suo fratello maggiore. Il cinema “estremo” scompare, e si affermano le accoppiate alla Boldi-De Sica. Lo scenario, sì, è drasticamente mutato. Così come il gusto del pubblico, assuefatto al torpore della morfina catodica. L'unico tentativo di dare uno scossone fu, forse, quello della DAC Film di Dario Argento, che produsse risultati alterni ma spesso pregevoli
3/6
C'era una volta il cinema italiano Scritto da Cristiano Marafon
(come Demoni, di Lamberto Bava, o Deliria, di Michele Soavi), per poi dissolvesi nei primi anni Novanta.
Inoltre, al drastico calo di pellicole, il pubblico fa fronte donandosi anima e corpo al rassicurante baraccone americano, che inietta nelle nuove generazioni altri miti, altre iconografie, altre idee.
E oggi?
Eccoti davanti a te.
Nessuno girerà mai questo film.
(Area 19 – Dum Dum Zoom)
Siamo negli anni delle fiction. Preti, poliziotti, famiglie simpatiche. Si ride e si litiga, ma alla fine ci si vuole tutti bene. Pubblico e mercato (ed è inutile discorrere su chi influenza chi) nuotano sorridenti in una boccetta di Valium. I grandi attori di ieri, restano lontani dalle scene o si sono auto-esiliati in teatro, e i grandi registi di ieri restano anonimamente in tv, perchè “questo passa la casa”.
E il cinema? Non scriverò che è morto, perchè di fronte ad autori come Garrone o Ciprì e Maresco, non si può far finta di nulla.
4/6
C'era una volta il cinema italiano Scritto da Cristiano Marafon
Ma il resto? Completamente inglobato dal mondo della fiction televisiva, tanto che si può parlare a ragione di fiction cinematografica. Poi, come è noto, il sonno della ragione genera Ozpetek: così nei multisala sono noia e moralismi a trionfare. Adolescenti innamorati e trentenni in crisi, una gioventù molliccia e piagnona, boghesotta e tronfia, alle prese con un quotidiano tanto scialbo quanto patinato, dove ogni timida denuncia non esce mai dal seminato del politicamente corretto.
Guardiamoci in faccia, sono anni che nessuno tira più un pugno, e nessuna indossa più i tacchi.
Noi.
Non v'è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere considerata un capolavoro.
(F.T. Marinetti, Manifesto del Futurismo)
Perenni equilibristi tra passato e presente, e perennemente lanciati verso il futuro. Siamo intimamente lontani da torpore e pilloline, ed estranei ad una società de-virilizzata,
rinchiusa in un luna park dove tutto ciò che è brutto, sconveniente, o scorretto, ha divieto d'accesso. Vogliamo recuperare e diffondere quel cinema che fu, quel cinema che rincorreva
5/6
C'era una volta il cinema italiano Scritto da Cristiano Marafon
l'estremo e godeva nello shockare e offendere, quel cinema denso di fermenti di rivolta fino a sfociare, spesso, nel nichilismo, rimanendo però indipendente da qualsiasi logica politica.
E vogliamo sostenere qualsiasi giovane incendiario che ha deciso di non allinearsi alla sonnolenza che ci propinano, e di essere brutto, sporco e cattivo, o per come la vediamo noi, Libero Bello e Ribelle.
6/6