Blu pesto - I misteri di ISR: Il padre di Robertino Cervo 1ª Puntata Lume, Aprile 2007
Il tredici Settembre 1999, all'ospedale S.Giuseppe di Casal Pusterlengo, in provincia di Milano, la signora Rosapia Cervo da alla luce un bambino. E' un maschio, sano, di tre kg. Il suo nome è Robertino. Il padre non è però il marito della signora Rosapia. Il padre è sconosciuto... -----------------------------------------------BLU PESTO. I MISTERI DI ISR. IL PADRE DI ROBERTINO CERVO -----------------------------------------------Mario Cervo è il marito di Rosapia. Nove mesi prima della nascita di Robertino si trova in Libia, per lavoro. Fa il saldatore, Mario, al seguito di una grossa compagnia petrolifera. Parte da casa, in trasferta, nel novembre del 1998 e rimane in Libia fino a marzo del 1999. Ovviamente non può essere lui il padre di Robertino, concepito nel gennaio 1999. Chi è dunque il padre? E' quello che si chiedono anche gli inquirenti, ovvero il maresciallo Carnoso, carabiniere in pensione e vicino di casa di Mario, che collabora alle indagini. Al ritorno dall'ospedale, la signora Rosapia viene interrogata per ore. Salta fuori un misterioso viaggio in treno, da Milano a Parigi, che la signora avrebbe compiuto di notte, per andare a trovare i genitori che vivono in Francia. Durante quel viaggio, avrebbe subito violenza nella cuccetta del vagone letto. Rosapia non ricorda perfettamente o finge di non ricordare. Dice di essere stata probabilmente addormentata con dell'etere o qualcosa di simile. Il maresciallo Carnoso ha l'idea di chiedere alle FS l'elenco dei passeggeri saliti su quel treno a Milano. La risposta è però negativa: non c'è nessun elenco o, se c'è, non si trova più. Le FS asseriscono che gli elenchi delle prenotazioni non vengono conservati così a lungo. Forse è vero, o forse no; forse qualcuno vuole nascondere qualcosa. Forse, in questa triste vicenda, è implicato anche un dipendente delle FS; magari un alto funzionario. Le indagini sono comunque ad un punto fermo. Su consiglio del maresciallo Carnoso, Mario Cervo chiede aiuto ad un investigatore privato, Tommasino Panzeri, amico del Carnoso. Questa scelta porterà successivamente Mario alla rovina finanziaria. Ma questa è un'altra storia. Panzeri interroga nuovamente la signora Cervo. In seguito alle sue
indicazioni, riesce a risalire al numero di vagone e di scompartimento in cui lei aveva dormito e, grazie ad alcuni misteriosi agganci in ferrovia, riesce ad avere il nome di una compagna di viaggio di Rosapia: è la donna che quella notte divideva con lei lo scompartimento; la donna che aveva dormito nella cuccetta sottostante. Si tratta di Annamaria Centomini in Candela, anche lei diretta a Parigi, quel fatidico 9 gennaio 1999. Annamaria ricorda di aver visto la porta dello scompartimento aprirsi e richiudersi, quella notte, e di aver intravisto per un attimo la sagoma di un uomo illuminata dalla luce del corridoio. Nel buio, aveva sentito l'uomo salire sulla scaletta delle cuccette del suo lato. Ricorda di aver udito un veloce bisbiglio, seguito da una serie di strani e ritmati cigolii protrattisi per alcuni minuti ed accompagnati da alcuni lamenti sommessi, probabilmente gemiti. Ad un certo punto - e questo particolare è importante - aveva udito distintamente l'uomo grugnire come un maiale. Poi lo aveva sentito ridiscendere per la scaletta. Infine aveva visto la porta dello scompartimento riaprirsi e richiudersi un'ultima volta, prima di addormentarsi. Questa testimonianza è importantissima: c'è dunque un uomo. Ora però bisogna dargli un volto. Nei giorni seguenti, Panzeri insiste con la testimone che, opportunamente incoraggiata, si ricorda all'improvviso di aver visto la signora Cervo, quella fatidica sera, al bar-ristorante del treno, parlare con un signore alto, moro, ben vestito. "La signora gli faceva gli occhi languidi" dice Annamaria. Messa alle strette, Rosapia Cervo ammette di aver avuto una conversazione con un uomo, al bar del treno, e di aver bevuto con lui un aperitivo. Ricorda anche il suo nome: Tano. Tano le aveva detto di essere un ballerino e di recarsi a Parigi per una serata. In realtà Tano è un noto gigolo d'alto bordo, già molto conosciuto a Milano, città in cui si è trasferito da qualche anno. Panzeri riesce a risalire a lui in breve tempo e ad interrogarlo. Il caso sembra sul punto di essere risolto. Tano dice di ricordarsi della signora Rosapia, ma nega di aver avuto con lei rapporti sessuali. Almeno, non lo ricorda. In ogni caso, Tano, non eiaculerebbe mai con una donna che non sia la sua ragazza. Molte testimonianze a riguardo lo confermano. Gli inquirenti tornano a brancolare nel buio: che Tano abbia avuto un rapporto sessuale con la signora Cervo non ha più importanza. Non è lui il padre del bambino. Le analisi del DNA fatte successivamente lo confermano. Il mistero si infittisce. (continua - pubblicità)
Blu pesto - I misteri di ISR: Il padre di Robertino Cervo 2ª Puntata
Mario, il marito di Rosapia, non è mai stato convinto della colpevolezza di Tano. Seguendo il suo istinto, indaga da solo su un'altra pista, quella che porta ad un amante della moglie di molti anni prima: il signor Felice Della Sega. Ma facciamo un passo indietro. E' l'agosto del 96 quando Mario, di ritorno da uno dei suoi viaggi di lavoro, sorprende la moglie a letto con l'amante. Nella colluttazione che segue tra i due uomini, il Della Sega ha la peggio. Mario gli intima di non farsi più vedere, pena la morte. Da quel giorno Rosapia viene sorvegliata a vista dai suoceri, quando è a casa, mentre, sul lavoro, viene tenuta d'occhio da un suo collega, amico di Mario. Non sembra quindi che negli anni successivi la donna abbia nuovamente incontrato l'amante. Mario è però convinto del contrario; è convinto che i due, in qualche modo, continuino a vedersi. Anzi, è sicuro che Robertino sia figlio del Della Sega. Ma torniamo a quel treno, che nella notte corre verso Parigi. Dalla testimonianza di Annamaria Centomini in Candela emergono alcuni particolari inquietanti: Rosapia era cosciente (il bisbiglio), non c'è stata alcuna violenza (nessun urlo), quindi Rosapia era consenziente; infine l'uomo ha probabilmente eiaculato (il grugnito finale). Rimane solo il dubbio su chi poteva essere quell'uomo. Nel dicembre del 99, Mario porta la moglie a fare la spesa. Poco prima aveva dato una copia delle chiavi di casa al maresciallo Carnoso chiedendogli di effettuare una perquisizione tra gli effetti personali della moglie. Carnoso trova un secondo cellulare appartenente a Rosapia; un cellulare segreto. Su questo è memorizzato un solo numero. Il numero risulta essere proprio quello di Felice Della Sega. Mario, il maresciallo Carnoso e Tommasino Panzeri tornano ad interrogare Rosapia che, messa alle strette, sotto torchio, crolla. Ammette di essere rimasta in contatto con l'amante. Ammette di avergli dato appuntamento su quel treno, a quell'ora di notte, per non dare nell'occhio. Ammette di aver avuto un rapporto sessuale con lui, quella notte. Il caso sembra risolto. Resta soltanto da ascoltare il Della Sega e farlo confessare. I tre investigatori si recano a casa dell'amante di Rosapia. Felice Della Sega parla senza remore ed ammette di aver organizzato il viaggio insieme alla signora Cervo. Ma qualcosa non va. I conti non tornano. Già! Perché il Della Sega, quella sera, aveva perso il treno. Era arrivato alla
stazione Centrale di Milano in ritardo, a causa del traffico, ma non aveva potuto avvisare Rosapia perchè questa aveva dimenticato il cellulare a casa. Il mistero si fa ancora più fitto. (continua - pubblicità - paura?)
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Il padre di Robertino Cervo 3ª Puntata
...Se questa storia fosse un romanzo giallo (come diceva Ladybird) potrebbe intitolarsi "Ingravidamento sull'oriente Express". Purtroppo è tutto tristemente vero. Molte cose ancora però non quadrano: perché Rosapia ammette qualcosa che non ha commesso? Perché dice di aver avuto un rapporto sessuale con l'ex amante, sul treno, quando in realtà quest'ultimo, quel treno, non è mai riuscito a prenderlo? Perché la super-testimone Annamaria Centomini (in candela) insiste nel dire di aver sentito consumare un amplesso sopra la sua testa? Ma soprattutto, perché mi sono preso la briga di spiegarlo? Questo, per ora, rimane un mistero. Ma procediamo con ordine. Torniamo per un attimo a Tano. Lo avevamo lasciato al test del DNA, che lo aveva scagionato completamente. Qualcosa però nella sua testimonianza è stato omesso. C'è qualcuno che dice che quella sera, con Rosapia, Tano non era solo; qualcuno che dice di averlo visto in compagnia di un altro uomo, un amico forse: un tipo basso, tarchiato, dall'aspetto sgradevole. Qualcuno che poteva ricordarsi bene della scena perché era lì, presente: è il barman del vagone ristorante. L'investigatore Tommasino Panzeri lo ha rintracciato attraverso il registro dei servizi. E' un ragazzo napoletano di nome Nicola che lavora spesso su quella linea. E' proprio lui a servire al bar la sera del 9 gennaio 1999. Nicola si ricorda bene dei due uomini e della donna perché gli aveva servito una quantità impressionante di cocktail ed aveva ricevuto una grossa mancia. Ricorda che la donna e l'uomo di nome Tano erano decisamente ubriachi, che parlavano e ridevano tra loro mentre l'altro uomo rimaneva un po' in disparte. Ricorda anche che quest'ultimo veniva ogni tanto preso in giro dagli altri due. Infine - particolare importantissimo - ricorda di aver visto, ad un certo punto, Tano e Rosapia allontanarsi ed entrare furtivamente assieme in una toilette. Perché Tano ha omesso questi importanti particolari agli inquirenti se sapeva comunque di non essere lui il padre del bambino? Perché non ha mai fatto cenno della presenza dell'altro uomo? La risposta ce la fornisce proprio quest'ultimo: si chiama Bruno Bellano e si autodefinisce l'impresario di Tano. Tano è costretto a fare il suo nome in seguito ad un faccia a faccia con Nicola, organizzato dagli inquirenti. Asserisce di non aver fatto cenno prima a Bellano perché riteneva il suo ruolo marginale. Ma le cose non stanno così. Bruno Bellano, in questa triste vicenda, ricopre un ruolo importantissimo.
L'investigatore Panzeri riesce ad arrivare a lui e lo mette sotto pressione per settimane. Alla fine, visto il rifiuto da parte di Bellano di collaborare, decide di bluffare. Lo accusa di essere il padre di Robertino e minaccia di farlo sottoporre al test del DNA. Bellano allora cede e vuota il sacco. Dice che tra lui e Tano esisteva un accordo: lui non avrebbe mai fatto parola di quanto accaduto nella toilette tra Rosapia e Tano in cambio dell'omertà di quest'ultimo. Già! Ma l'omertà per cosa? E cos'era accaduto in quella toilette? Ma lasciamo per un attimo Tano e Bellano e torniamo a Rosapia Cervo. Rosapia è sconvolta. Da Gennaio, da quando cioè è rimasta incinta, non ha più voluto sentire al telefono l'amante Felice Della Sega, per paura di essere scoperta. Apprende quindi dagli inquirenti e solo adesso, che Felice non è mai salito su quel treno e quindi che Felice non è il padre di suo figlio. Lei però il rapporto l'ha avuto. Ed anche il figlio. (continua - pubblicità - terrore e raccapriccio)
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Il padre di Robertino Cervo 4ª Puntata
Agli occhi di Mario Cervo, del maresciallo Carnoso, suo vicino di casa, e dell'investigatore privato Tommasino Panzeri, le persone cioè che indagano su come e da chi sia stata ingravidata la signora Cervo, la notte del 9 gennaio 1999, sul rapido Venezia-Parigi, il quadro degli eventi accaduti comincia a delinearsi più chiaramente. La signora Rosapia Cervo aveva organizzato il viaggio con il suo ex amante, il signor Felice Della Sega, al quale aveva dato appuntamento all'una di notte, nel suo scompartimento a cuccette. Fino a quel momento, Felice avrebbe dovuto tenersi nascosto in un altro scompartimento. Qualcosa però va storto: Felice perde il treno ma non riesce ad avvisare Rosapia. Questa riceve comunque la visita di un uomo durante la notte, un uomo che lei crede Felice ma che in realtà non lo è (o almeno lo diviene solo dopo, in senso lato); un uomo che la ingravida. Una testimone, Annamaria Centomini in Candela, che quella notte dorme nello stesso scompartimento, dichiara di aver sentito i rumori provocati da un amplesso. Dichiara anche di aver visto Rosapia, la sera prima, al bar del treno, in compagnia di un bell'uomo. Si tratta di Tano, un gigolo spogliarellista che abborda Rosapia offrendole da bere, si ubriaca con lei e finisce col trascinarla in una toilette. Tano però non è il padre del bambino. Il test dell DNA lo scagiona. Ma Tano non viaggia da solo: con lui c'è anche Bruno Bellano, il suo impresario. A dichiararlo è Nicola, il barman. Inizialmente Bellano non collabora. L'investigatore Panzeri si vede così costretto a ricattarlo: ufficialmente attribuendogli la paternità del bambino, ma in realtà minacciando di rivelare alla polizia quella che è la sua vera attività: lo sfruttamento della prostituzione. Bellano è infatti il protettore di Tano. Bellano rivela allora il patto che esisteva tra lui e il suo protetto: Tano non avrebbe fatto il suo nome e non l'avrebbe coinvolto nella vicenda; in cambio, lui non avrebbe raccontato a nessuno i dettagli di ciò che avvenne nella toilette tra il suo protetto e Rosapia. Ma cos'era successo in quella toilette? Come fa Bellano a saperlo e perché per Tano e tanto importante? A raccontarcelo è lo stesso Bellano, nella sua confessione. Dopo pochi minuti Tano e Rosapia escono dalla toilette e tornano al loro tavolo. Potrebbe sembrare che siano semplicemente andati a rinfrescarsi o ad espletare dei bisogni fisiologici, ma agli occhi esperti di Bellano non sfugge un particolare importantissimo: il vestito di Rosapia è macchiato e
quella macchia è inequivocabilmente sperma. Probabilmente Rosapia non si è accorta, nella fretta di ricomporsi, che una goccia di sperma di Tano le ha imbrattato un angolo del vestito. Questa è la prova che tra i due è avvenuto un rapporto sessuale (probabilmente una fellatio), ma soprattutto implica due conseguenze sconvolgenti: la prima, che il rapporto è durato pochi secondi, la seconda, che Tano ha eiaculato. Ce n'è abbastanza per rovinare la reputazione del famoso gigolo. Bellano aspetta che Rosapia si congedi, poi, deridendo il suo protetto, gli rivela le sue deduzioni. Tano ammette distrutto e si giustifica attribuendo ogni responsabilità all'alcool. A questo punto Bellano propone a Tano il patto di reciproca omertà mettendolo al corrente delle sue intenzioni verso Rosapia. Bellano infatti rivela a Tano di essere attratto da Rosapia - "una gran bella topa" dice testualmente - ma gli rivela anche di provare rancore per lei, perché in tutta sera non lo ha degnato di nessuna attenzione, se non per deriderlo. Bellano ha ascoltato le confidenze che Rosapia ha fatto a Tano. Sa dell'appuntamento con l'amante all'una di notte, ha memorizzato il numero di scompartimento ed ha intenzione di fare visita a Rosapia mezz'ora prima dell'altro uomo fingendosi lui. L'investigatore Tom Panzeri esulta. Il caso sembra risolto. Ancora una volta però c'è un colpo di scena. (continua - pubblicità - tanta paura?)
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Il padre di Robertino Cervo 5ª Puntata
Nella notte del 9 Gennaio 1999 un treno corre veloce verso Parigi. Su quel treno, una donna, Rosapia Cervo, rimane incinta dopo un rapporto sessuale. Bruno Bellano, un magnaccia milanese, venuto a conoscenza dell'incontro segreto che la donna deve avere con il suo amante, fingendosi quest'ultimo ed approfittando dell'oscurità, entra nel suo scompartimento ed abusa di lei. Bruno Bellano non è però il padre del bambino che nascerà. Perché Bruno Bellano, quella notte, non ha un normale rapporto con Rosapia Cervo. Bruno Bellano, in realtà, la sodomizza. E' lo stesso Bellano a confessarlo. Ecco la sua dichiarazione testuale: "Entrai nello scompartimento e, approfittando per un attimo della luce proveniente dal corridoio, vidi dove dormiva Rosapia. Salii la scaletta delle cuccette del lato destro e la trovai completamente nuda sotto le lenzuola. Risposi al suo saluto con un bisbiglio, per fingermi il suo amante, quindi mi distesi sopra di lei che, in quel momento, era in posizione prona. Ero molto eccitato ma anche molto arrabbiato. Tastai con le mani alla ricerca dei suoi orifizi. Trovai l'ano, vi appoggia il pene, spinsi ed entrai in lei." Gli investigatori sono sconvolti. Chiedono conferma a Rosapia che, tra le lacrime, confessa e conferma ogni cosa: "Quando mi accorsi di quello che mi stava facendo" - ammette - "ormai era troppo tardi. Rimasi zitta per non dare scandalo, anche se mi ero resa conto che non si trattava di Felice, il mio amante, perché quell'uomo aveva un odore diverso, sgradevole, che avevo già notato la sera al bar. Era l'odore dell'impresario di Tano." Dunque Rosapia riconosce Bellano ma non dice niente. Si aspetta che di lì a poco arrivi il suo amante e quindi spera solo che Bellano faccia in fretta e se ne vada. "Non ho confessato la cosa prima" - aggiunge - "perché mi vergognavo e perché non la ritenevo importante al fine di identificare il padre di Robertino, visto il tipo di rapporto sessuale. Del resto, fino a poco tempo fa, ero convinta si trattasse di Felice; ma ora so che non era lui neppure il secondo uomo di quella notte, quello che entrò nello scompartimento qualche minuto dopo." Gli investigatori sono nuovamente di fronte ad un vicolo cieco. Credevano di aver identificato in Bellano l'uomo che cercavano, ma si sono sbagliati. Hanno però ancora una appiglio a cui aggrapparsi: sanno dell'esistenza di un secondo uomo che, come ammette Rosapia, entra nello scompartimento qualche minuto dopo.
Ma chi è quest'uomo? (continua... ARANCIATTTEEE, CARAMELLE, POPCORN, PATATINEEE)
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Il padre di Robertino Cervo 6ª Puntata
Gli inquirenti decidono di ripartire da capo e lo fanno proprio riascoltando la prima testimone: Annamaria Centomini in Candela. Alcuni particolari della sua deposizione, infatti, non convincono. Annamaria aveva detto di aver visto la porta dello scompartimento aprirsi solo due volte, cosa che corrisponde all'entrata ed all'uscita di Bruno Bellano. Ma gli inquirenti sanno anche - perché lo dice Rosapia Cervo - che la porta si è aperta altre due volte, ovvero quando è entrato ed uscito il secondo uomo. Perché Annamaria non si ricorda di questo particolare importantissimo? "...Poi mi sono addormentata" aveva detto. Ma è possibile che Annamaria, in pochi minuti, cadesse in un sonno talmente profondo da non sentire entrare il secondo uomo e, soprattutto, da non sentire che sopra la sua testa veniva consumato un secondo amplesso? Gli inquirenti non lo ritengono possibile. Sono convinti che Annamaria nasconda qualcosa. Annamaria comunque conferma la sua prima deposizione, si chiude nel più stretto riserbo, non aggiunge altro e non collabora più. Le indagini sembrano essere arrivate ad un punto morto quando il Maresciallo Carnoso ha una brillante intuizione. Carnoso capisce che anche il secondo uomo doveva essere in qualche modo a conoscenza dell'appuntamento segreto di Rosapia. Le coincidenze infatti sono troppe: stessa donna, stesso scompartimento, stesso orario. Ma chi poteva sapere? Doveva essere qualcuno che aveva ascoltato le confidenze di Rosapia a Tano, cioè qualcun altro oltre Tano stesso e Bruno Bellano; qualcuno presente al bar ristorante del treno, la sera prima. E quel qualcuno non poteva essere che Nicola, il barman. Tommasino Panzeri rintraccia nuovamente Nicola e riesce a farlo confessare utilizzando ancora uno dei suoi bluff: dice di essere a conoscenza delle sue attività in nero come barman presso vari villaggi turistici e locali notturni e minaccia di raccontare tutto alla Finanza. Nicola allora confessa: dice che, mentre serviva da bere alla donna, l'aveva sentita raccontare all'altro uomo dell'appuntamento notturno con l'amante. Poiché si trattava di una bella donna e poiché era visibilmente ubriaca, si era ricordato del numero di scompartimento e dell'orario dell'incontro, con l'idea di sostituirsi al vero amante, anticipandolo di un quarto d'ora. Idea che ora sappiamo non essere del tutto originale. Questa volta gli inquirenti pensano di essere sulla strada buona. Per evitare però altre sorprese, organizzano un confronto tra Nicola e Rosapia, in modo che la confessione del barman sia confermata dalla donna,
così da fugare finalmente ogni dubbio sulla paternità di Robertino. L'incontro ha luogo una sera del febbraio del 2000, in casa Cervo, alla presenza di Mario Cervo, del marsciallo Carnoso e dell'investigatore Tom Panzeri.
(continua... quasi finito però...)
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Il padre di Robertino Cervo 7ª Puntata
Febbraio 2000. E'la sera del confronto tra Rosapia Cervo e Nicola, il barman, probabilmente il padre di Robertino. Siamo in casa dei coniugi Cervo, alla presenza di tutti gli inquirenti. Nicola inizia la sua confessione: "Verso l'una meno un quarto di notte mi diressi verso lo scompartimento della signora. Ne ricordavo bene il numero perché avevo origliato la sua conversazione al bar. Ero sul corridoio della sua carrozza quando vidi uscire dal suo scompartimento un uomo: era uno dei due che avevo visto in sua compagnia, al bar. Mi voltai dall'altra parte prima che mi potesse riconoscere. Per fortuna lui si diresse nella direzione opposta. Quando fui certo che si fosse allontanato, tornai indietro ed entrai nello scompartimento della signora; poi... abusai di lei.? Questa volta le cose cominciano a quadrare. Il riferimento a Bellano, l'uomo che Nicola vede uscire dallo scompartimento, è chiaro e coincide, anche nei tempi, con quanto gli inquirenti già sanno. Il maresciallo Carnoso chiede per prima cosa a Rosapia se Nicola corrisponde, per corporatura, all'uomo con cui ebbe il secondo rapporto quella notte. Rosapia, dopo averlo osservato attentamente, conferma la somiglianza fisica tra Nicola e Felice, il suo ex amante, ed il fatto che poteva benissimo averlo scambiato per lui. "Si, probabilmente era lui." Ammette con imbarazzo. Mario Cervo allora, già scottato dal caso di Bellano, chiede a Nicola se il rapporto avuto con la signora Cervo fosse stato di tipo normale e completo. Nicola conferma di aver introdotto il pene nella vagina della donna, di essersi mosso dentro di lei fino al raggiungimento dell'orgasmo e di aver eiaculato in lei. Per Mario Cervo è più che sufficiente. E' addolorato per quanto ha dovuto sentire ma è anche contento di aver finalmente trovato il padre naturale di Robertino. L'investigatore Tom Panzeri però, dall'alto della sua esperienza, insiste perché Nicola continui nella sua deposizione, scendendo nei particolari, dal punto in cui si era interrotto, ovvero dal momento in cui entrò nello scompartimento. Panzeri fa bene ad insistere. Da buon investigatore intuisce che qualcosa ancora non quadra. Un dubbio si annida ancora nella sua mente. Un dubbio legato ad una delle deposizioni precedenti. Un dubbio che diventa drammaticamente certezza nel momento in cui Nicola riprende a parlare: "Entrai nello scompartimento. Mi chinai sulla donna e la baciai. Poi mi distesi su di lei, le abbassai il pigiama e le mutande e la penetrai"
Nella stanza in cui si sta svolgendo il confronto, il salotto di casa Cervo, piomba improvvisamente il gelo. Tutti hanno già capito l'equivoco. Tutti ricordavano che Rosapia, quella notte, sotto le lenzuola, era nuda. Il maresciallo Carnoso chiede penosamente conferma a Nicola dello sbaglio: "Lei quindi non è salito sulla scaletta del lato destro?" "No. La donna si trovava sul lato destro ma nella cuccetta in basso" Ribadisce Nicola. Improvvisamente tutti capiscono perché Annamaria Centomini in Candela si fosse mostrata reticente a collaborare e perché non ricordasse della seconda visita di un uomo, quella notte, pochi minuti dopo la prima: la vittima della seconda visita infatti era stata lei. Era lei che dormiva nella cuccetta in basso, sul lato destro. A questo punto si rende subito necessario ascoltare la testimonianza di Annamaria Centomini in Candela. Qualcosa però, in quella sede, può e deve ancora essere chiarito. Se L'oggetto delle attenzioni di Nicola fu Annamaria, chi è allora l'uomo che ingravida Rosapia? Quando è entrato nello scompartimento? Possibile infine che Rosapia non si sia accorta di quanto avveniva nella cuccetta sotto di lei? (continua)
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Il padre di Robertino Cervo 8ª ed ultima Puntata
Siamo nel Febbraio del 2000. Nel salotto di casa Cervo, alla presenza degli inquirenti, è in corso il confronto tra Rosapia Cervo e Nicola, il barman, che sicuramente non il padre di Robertino. Nicola infatti non si accoppiò con lei la notte del 9 Gennaio 1999: sbagliando persona, fece l'amore con Annamaria Centomini in Candela che dormiva nella cuccetta sottostante. A parlare ora è la volta di Rosapia: "Ero ancora sdraiata in posizione prona nella mia cuccetta quando, poco dopo l'uscita di Bellano, la porta dello scompartimento si aprì nuovamente e sentii entrare l'uomo che credevo essere finalmente il mio amante. L'uomo richiuse la porta, cercò la scaletta nel buio e dopo un po' mi raggiunse nella cuccetta. Senza darmi il tempo di parlare, mi baciò con foga e passione, poi mi prese in maniera naturale e facemmo l'amore. Alla fine venne dentro di me." Gli inquirenti si domandano come sia possibile che lo stesso uomo si sia accoppiato contemporaneamente con due donne. Giungono pertanto alla ovvia conclusione che non si tratti dello stesso uomo. Ma di chi, allora, visto che Nicola era entrato da solo e nessun altro era entrato dopo di lui? A fornire l'indizio per giungere alla risposta è involontariamente il maresciallo Carnoso che domanda a Rosapia come mai non avesse udito provenire dalla cuccetta sottostante i caratteristici rumori relativi al rapporto sessuale che vi si stava consumando. "Certo che li ho sentiti!" - ribatte Rosapia - "Ma ho pensato che la signora della cuccetta sotto, eccitata per quello che era appena avvenuto tra me e Bellano, data la situazione e perdendo ogni inibizione, ne avesse approfittato per fare l'amore con suo marito." Il salotto piomba nuovamente nel silenzio. Dunque Annamaria Centomini in Candela non viaggiava sola quella notte; con lei c'era anche il marito. Viene chiesto a Rosapia quale cuccetta occupasse il signor Candela quella notte e, a scanso di altri equivoci, se fossero presenti altri passeggeri oltre a quelli già noti. Si viene a sapere che il signor Candela dormiva nella cuccetta in basso a sinistra, di fronte a sua moglie, e che la cuccetta in alto a sinistra era vuota. Non erano quindi presenti altri passeggeri. Gli inquirenti, a questo punto, si sono già fatti una precisa idea di come si svolsero effettivamente i fatti. Per fugare ogni dubbio però è necessario sentire la testimonianza dei coniugi Candela.
Il giorno seguente, Tom Panzeri si reca a casa Candela. Trova Annamaria; la mette al corrente di quanto è stato scoperto dagli inquirenti. La informa che ormai tutti sanno del rapporto sessuale che quella notte lei ebbe con Nicola, il barman, e che ormai non ha più senso nascondere la verità. Annamaria, tra le lacrime, confessa: "E' vero!" - ammette - "Quando sentii i gemiti ed i rumori che provenivano dalla cuccetta di sopra, dopo che il primo uomo era entrato nello scompartimento, mi turbai a tal punto che non seppi trattenermi dal masturbarmi. Perciò, quando entrò il secondo uomo e si chinò su di me, io ero già eccitata e disponibile. Non lo respinsi. Ero convinta che mio marito dormisse profondamente, ma evidentemente anche lui era sveglio ed anche lui si era eccitato. Infatti stava per raggiungermi nella mia cuccetta, per fare l'amore con me. Mi trovò però già occupata: il secondo uomo l'aveva preceduto. Allora sconvolto ed ancora più eccitato, salì sulla scaletta e si consolò con l'altra signora. Me lo confidò il giorno dopo, quando parlammo dell'accaduto. Di tutto questo non ho voluto fare parola prima perché mi vergognavo e perché non volevo infangare la memoria del mio povero marito." Gia! Perché Giuseppe Candela, nel frattempo, è morto. Se ne andò nell'estate del 99, in seguito ad un incidente stradale, portando con se nella tomba la testimonianza conclusiva di quanto era accaduto. A questo punto però gli inquirenti non hanno più dubbi: la testimonianza della vedova Candela è più che sufficiente. Inutile chiedere di riesumare la salma per effettuare un test del DNA. Tutti gli elementi in loro possesso combaciano e spiegano perfettamente come siano andate le cose. Mario Cervo ora sa che il padre naturale di Robertino si chiamava Giuseppe Candela. Paga la salatissima parcella di Tommasino Panzeri e scioglie il pool investigativo. Il caso è chiuso. Robertino oggi ha quasi cinque anni, cresce sano e bello. Qualche settimana fa però, c'è stato un nuovo colpo di scena nella vicenda. Un dipendente delle ferrovie, Italo Trombaiolo, suona al campanello di casa Cervo. Chiede di parlare con la signora. Dice di volersi togliere un peso dalla coscienza. Italo Trombaiolo afferma che la notte del 9 Gennaio 1999 era di servizio sul Venezia - Parigi. Italo Trombaiolo era il capotreno. Verso l'una di notte, mentre passava lungo un corridoio, aveva sentito dei rumori sospetti provenire da uno scompartimento. Ripassando di fronte allo stesso scompartimento, qualche ora dopo, verso le quattro del mattino, aveva notato che la porta era socchiusa. Probabilmente qualcuno l'aveva chiusa male e con gli scossoni del treno si era riaperta. Trombaiolo decide di effettuare un controllo, per sicurezza. Alla luce della piccola torcia di servizio da un'occhiata all'interno dello scompartimento. Vede una bella donna dormire completamente nuda.
Colto da un improvviso attacco di libidine, non resiste, sale sulla scaletta ed approfitta della signora che, peraltro, svegliatasi, non oppone resistenza. Italo Tronbaiolo, in seguito, aveva quasi dimenticato quell'episodio. Un mese fa però, in servizio, durante un viaggio, ha conosciuto un barman tale Nicola - che gli ha parlato di una strana storia avvenuta nel Gennaio del 99. Una storia che aveva visto implicata una donna ingravidata ed alcuni uomini che avevano abusato di lei. Una storia in cui Trombaiolo si riconosce subito come protagonista. Da quel giorno Trombaiolo non riesce più a convivere con il dubbio che quel figlio sia suo. E' per questo che si presenta a casa Cervo. Le indagini in questo momento sono tuttora in corso e sono coperte dal più stretto riserbo. Attualmente, in questa triste vicenda, l'unica certezza definitiva per il signor Mario Cervo è che sua moglie, Rosapia Cervo, sia una grandissima zoccola. Fine.