Gianluigi Simonetti, La letteratura circostante, ed. IlSole24ore, Milano 2017 La letteratura circostante è la letteratura a noi contemporanea, quella che nasce oggi e oggi entra a far parte del circuito della comunicazione. (…).A ben guardare però la maggior parte della letteratura che si scrive oggi è decisamente diversa da quella che si scriveva ieri o l’altroieri: sia pure tra mille eccezioni e cautele sembra operare un distacco progressivo e forse irreversibile dalla tradizione del Novecento. La cultura letteraria che stiamo attraversando è in effetti una cultura mutante, che sta ripensando, e a tratti capovolgendo, le basi stesse del proprio sapere. La letteratura di una volta cristallizza un ideale estetico all’ingrosso umanistico e romantico, ancora centrale nella cultura italiana del Novecento, che assegnava al bello un ruolo centrale nell’educazione sentimentale e morale dei cittadini, e alla letteratura un posto chiave all'interno del sistema delle arti. Anche per questo nei nostri licei la letteratura è stata per lungo tempo la disciplina-guida: non solo un linguaggio artistico tra gli altri, ma per così dire l’arte per eccellenza, quella che ambiva a surrogare la politica, la filosofia, la religione, e in definitiva la vita stessa. Nella coscienza di un pubblico sempre più vasto entra in concorrenza con la parola scritta un numero vertiginoso di “opere” fatte soprattutto di immagini e suoni; opere che presuppongono un ideale specifico di bellezza, un nuovo senso del ritmo e un diverso rapporto con la conoscenza. Opere che sembrano spontaneamente alleate della realtà che rappresentano, assai più di quanto non lo sembri la parola scritta. Prima le storie-inmovimento del cinema, poi quelle della televisione (che oggi si incontrano sul terreno delle nuove serie intelligenti); poi le storie ibride dei reality, e infine quelle della rete, che coi social permette a tutti di narrare, o di inoltrarsi in narrazioni altrui disseminate e immersive quanto la vita stessa. Così il campo letterario italiano è passato nel giro di trent’anni da un complesso di superiorità a uno di inferiorità nei confronti della mediasfera. L’altra faccia di una letteratura sempre più veloce è dunque una letteratura sempre più ibrida, ansiosa di contaminarsi con linguaggi, nodi, ambiti e spesso anche supporti diversi: i suoni, le immagini. Mentre la modernità viveva soprattutto del progetto di arti autonome (e del sogno, o utopia, di un’opera d’arte totale), oggi l’ipermodernità invita linguaggi estetici lontani a collaborare tra loro, a sostenersi l’un l’altro, a uscire dai propri mondi specializzati e circoscritti per confluire nell’ambito più vasto e inclusivo della comunicazione. Il bisogno di un ritmo serrato e di scansioni narrative agili e brevi (anche all'interno di romanzi lunghi) si mette facilmente al servizio di opere, se non proprio ipertestuali – fatte cioè non solo di parole, ma anche di immagini - almeno modulari, costruite per accumulo di inserti di varia natura, spesso extraletterari. In un libro costruito per sequenze corte e componibili è più facile che il flusso veloce del racconto incontri e si mescoli a quelli che sono, o sembrano, frammenti di realtà: ad esempio verbali, articoli, documenti; lettere, certo, come nei vecchi romanzi epistolari, ma anche mail, o chat, o intercettazioni telefoniche, eccetera. E' il momento di precisare che va oggi particolarmente di moda miscelare scritture finzionali, come il romanzo o la poesia, a scritture che finzionali non sono, o non dovrebbero essere, perché vincolate alle regole di un discorso veridico. Generi come l'inchiesta, il saggio, il diario, il pamphlet; il giornale di viaggio, il taccuino, l'autobiografia. La fusione è simmetrica a quella
in atto nel campo dei media, dove un'analoga miscela fra generi porta a incrociare intrattenimento e informazione (infotainment), documentario e film (docufiction), vita quotidiana e spettacolo (reality show). L'altra faccia di una narrativa avida di fatti veri e documenti è infatti una narrativa affascinata dai meccanismi della testimonianza personale. Molto più che in passato si afferma al presente la tendenza a narrare in prima persona: dopotutto, resta questo il modo più semplice e diretto per autenticare ciò che si scrive. Su questa base le ricette possono variare, come varia il grado di adesione dell'io alla veridicità di quel che testimonia. Molta letteratura circostante vive e lavora sul confine tra il finto e il vero. Certo non smette di inventare situazioni e personaggi, ma li puntella col massiccio ricorso a storie vere, raccontate se possibile in prima persona. Vanno forte, in generale, le cosiddette «scritture del sé»; la testimonianza diretta, che produce sul lettore un effetto immediato di verifica, è diventata la forma più naturale per esprimersi. E questa nuova abitudine comincia a provocare conseguenze sullo statuto stesso dell’autore.